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Il Romanticismo

Introduzione
Il Romanticismo è stato un movimento artistico, musicale, culturale e letterario che si sviluppò in
Germania verso la fine del diciottesimo secolo. Il termine "Romanticismo" deriva dall'inglese
"romantic", che nella metà del XVII secolo indicava quei generi letterari, come i romanzi
cavallereschi, che rappresentavano vicende fantastiche all'interno di un'ambientazione storica più o
meno accurata. Preannunciato in alcuni dei suoi temi dal movimento preromantico dello "Sturm und
Drang", si diffuse poi in tutta Europa nel diciannovesimo secolo.

Il preromanticismo
Le basi del romanticismo furono poste negli anni Settanta del XVIII secolo in Germania dal
movimento letterario dello Sturm und Drang («Tempesta e impeto», dal titolo di un dramma di
Friedrich Maximilian Klinger). I principali esponenti, Friedrich Schiller e Johann Wolfgang von
Goethe, esaltarono la libertà nella vita e nell’arte: uniche guide dovevano essere il sentimento e
l’ispirazione. Simbolo del movimento fu il giovane Werther, protagonista di un romanzo di Goethe,
che visse con passione assoluta un amore impossibile fino al suicidio. Nel 1798 iniziò a Berlino la
pubblicazione dell’Athenäum, rivista che espose le idee dei fondatori del movimento (i fratelli
Friedrich e Caroline Schlegel, Novalis, Johann Ludwig Tieck e Wilhelm Wackenroder). Nello
stesso anno uscirono in Gran Bretagna le Ballate liriche di William Wordsworth e Samuel Taylor
Coleridge: la Prefazione alla seconda edizione (1800) fu il manifesto del romanticismo inglese.

Contesto storico
Nato in Germania e in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, il movimento romantico si diffuse in
Europa nei primi decenni del XIX secolo, accompagnando nel corso del secolo i grandi rivolgimenti
della storia d’Europa: l’ascesa e la caduta di Napoleone, le lotte per l’indipendenza e l’unità politica
in Germania e in Italia, le rivolte sociali e i cambiamenti di governo. Da questi mutamenti ebbe
origine una nuova sensibilità, attenta all’identità delle nazioni e agli individui, ai loro sentimenti, ai
sogni, all’immaginazione

L'importanza dei sentimenti e l’idea di Nazione.


Dal punto di vista sociale ed economico, in questo periodo si assiste a profondi cambiamenti, dovuti
alla Rivoluzione francese. Nel pensiero della popolazione ottocentesca, oltre a radicarsi l'ideale di
una società giusta e libera dal dominio straniero, di diffuse l'idea che oltre alla razionalità, esaltata
dalla "società dei lumi", si dovesse cominciare a rivalutare l'importanza dei valori dello spirito, dei
sentimenti, del mondo interiore e dell'individualità. L'uguaglianza invece fu considerata come un
modo per nascondere l'identità, la storia e la cultura di una nazione. Fondamentalmente, il pensiero
romantico esaltava gli ideali di libertà e indipendenza delle nazioni. In tutto l'Ottocento, si diffuse il
concetto di popolo, inteso come borghesia, ma anche come classe operaia: l'intellettuale, in questo
tipo di società, divenne quasi il portatore di una missione sociale nazionale. Il romantico italiano si
pose l'obiettivo di conquistare la libertà e di costruire uno stato unitario e democratico.

Filosofia e Natura
In questo quadro storico e culturale, si diffusero temi quali: la meditazione sul senso della vita e
della morte, la contemplazione della natura, gli ideali di amore, patria ed eroismo. Sul piano
filosofico, il Romanticismo inizia con la "Critica del giudizio" di Kant, opera che afferma che la
contemplazione della natura eleva l'animo umano. Su questa riflessione si fonda l'Idealismo
tedesco, caratterizzato dall'esaltazione dell'individuo e dalla continua ricerca dell'Assoluto, o
Spirito.
Il romanticismo nella letteratura
La nascita del movimento. Il termine romantico nacque in Inghilterra nel Seicento per criticare le
immagini bizzarre e strampalate dei romanzi cavallereschi. Nel XVIII secolo, però, il gusto cambiò
e il termine acquistò un significato positivo. Romantiche furono definite le emozioni destate da
paesaggi, come terre selvagge e desolate, mari burrascosi, castelli isolati in notti buie e tempestose,
antiche rovine. Si diffusero i romanzi neri (come Il castello di Otranto dello scrittore inglese Hugh
Seymour Walpole), che terrorizzavano i lettori con scene macabre e paurose. Al bello si preferirono
l’interessante, il sublime (cioè la manifestazione della smisurata potenza della natura che suscita
nell’uomo timore e senso dei propri limiti) e il pittoresco (ciò che piace perché spontaneo e
selvaggio).

L’arte totale
Per i romantici, l’arte e la vita dovevano fondarsi sul sentimento, cioè su quello che ogni individuo
ha di più personale e irrinunciabile. La banalità della vita quotidiana suscitava in loro
insoddisfazione e malinconia e li spingeva a cercare un’evasione nelle grandi passioni. Essi
vivevano l’amore come ricerca dell’unione assoluta con un’anima gemella, superando ostacoli e
convenzioni sociali.
In ogni esperienza e in ogni cosa cercavano le tracce di una realtà superiore, di un principio divino e
infinito, dotato di valore assoluto. Vedevano Dio come un poeta senza limiti, e nella natura il suo
meraviglioso poema. Per questi motivi, a loro avviso, solo il poeta, e non lo scienziato, può capire il
vero senso della natura: anche nelle cose più umili c’è un contenuto nascosto che sfugge all’uomo
comune, ma il poeta sa cogliere questo senso misterioso grazie alla sua sensibilità, e lo comunica
con le sue creazioni.
L’artista è l’uomo che più si avvicina a Dio, perché crea le sue opere come Dio ha creato la natura.
Quando crea, l’artista segue solo la propria ispirazione: per questo il romanticismo non accettava
imposizioni come la tradizionale divisione dell’arte in generi distinti (prosa e poesia, commedia e
tragedia, musica e letteratura). L’arte doveva essere totale, come le opere liriche di Richard Wagner,
che fondevano musica, letteratura e scenografia.

Il ritorno alla natura


L’arte romantica non seguiva i canoni classici della bellezza (classicismo), ma accoglieva anche il
brutto e il deforme, perché ogni aspetto della vita è reso poetico dal sentimento. I romantici
ammiravano i classici e molti vennero in Italia e in Grecia per ispirarsi alle fonti della classicità;
erano tuttavia convinti che l’arte moderna non dovesse imitare i modelli classici, bensì esprimere
l’anima e i sentimenti del poeta.
L’amore per la spontaneità portò a esaltare poesie popolari, leggende, favole e proverbi che
contengono la saggezza dei popoli. I romantici amavano il mondo contadino, con le sue passioni
elementari e la religiosità semplice e sincera, e ambientarono molti romanzi in ambienti rurali,
usando il linguaggio diretto del popolo.
Non amavano, invece, la nascente società industriale, che distruggeva la natura e uccideva i
sentimenti generosi, sostituendoli con l’egoismo e il calcolo utilitaristico. Vedevano nel progresso
una corruzione e reagivano tornando alla natura, come i poeti detti laghisti Wordsworth e Coleridge,
che amavano vivere presso i laghi del Cumberland (Inghilterra nordoccidentale), lontano dalla vita
cittadina.

Il poeta combattente
Per questi motivi si rivolgevano al passato, soprattutto medievale, nel quale ambientarono (come
Walter Scott e Victor Hugo) molti romanzi storici. L’amore per il Medioevo risaliva all’epoca
preromantica, quando ebbero grande popolarità i Canti di Ossian, poemetti scritti in stile medievale
dallo scozzese James Macpherson. Il Medioevo, inoltre, era anche il periodo storico in cui erano
sorte le lingue e le culture nazionali, e molti romantici erano convinti nazionalisti, fortemente
impegnati nelle lotte per l’indipendenza del proprio paese.
Non tutti i romantici, però, amavano il popolo: molti lo vedevano come una massa di individui
mediocri alla quale contrapponevano la figura dell’individuo eccezionale, simboleggiato dalla vita e
dalle opere del poeta inglese George Byron. L’eroe solitario agisce mosso solo dall’impulso e
dall’ispirazione e vive come uno straniero nella società, che disprezza e da cui non è compreso. Agli
altri appare misterioso e tenebroso: la sua vita è contrassegnata da solitudine e nobile infelicità, il
suo comportamento porta a una vittimistica chiusura in sé stesso oppure a una ribellione titanica
contro tutto e tutti. Spesso l’individuo eccezionale cerca di evadere da una realtà mediocre
viaggiando in terre lontane ed esotiche, o fantasticando e sognando mondi favolosi. Egli preferisce
vivere nel buio silenzioso della notte, piuttosto che tra la gente rumorosa. Nella donna cerca o
l’angelo che lo conduce alla perfezione o il demonio che lo porta alla perdizione.
Il romanticismo ebbe molti tratti di ambiguità: fu attratto dagli ideali, ma anche dalle seduzioni
materiali; esaltò l’individuo eccezionale, ma amò la semplicità del contadino; lottò per la libertà, ma
fu tradizionalista e in certi casi clericale. D’altronde, un atteggiamento tipico dei romantici fu
l’ironia: nessun’opera umana va presa troppo sul serio, perché non è possibile realizzare la
perfezione ideale.

Il Romanticismo in Italia
Nel 1816, in Italia fu pubblicato l'articolo di Madame de Stael "Sulla maniera e l'utilità delle
traduzioni", che invitava gli intellettuali italiani a confrontarsi con la letteratura europea dell’epoca.
Madame de Staël aprì il dibattito con l’articolo “Lettera sulla maniera e utilità delle traduzioni” –
apparso nel 1816 sul periodico milanese Biblioteca italiana –, in cui invitava gli Italiani a smettere
di imitare gli antichi e ad aprirsi alle moderne letterature europee e alla nuova sensibilità romantica.
L’invito fu colto dai letterati della rivista milanese. Il conciliatore (Silvio Pellico, Ludovico di
Breme e Giovanni Berchet), mentre la Biblioteca italiana difese il carattere nazionale della
letteratura classica contro l’introduzione di modelli stranieri. Il tema più discusso fu l’uso della
mitologia, difeso dai classicisti ma criticato dai romantici, che volevano un’arte più vicina ai
problemi concreti dell’età presente. Dopo un acceso dibattito tra i classicisti italiani e gli
intellettuali più aperti, Giovanni Berchet pubblicò un'opera in cui sosteneva che: “la poesia nasce
dalla fantasia e dal cuore; il poeta deve interpretare i sentimenti, le credenze e le tradizioni del
popolo, oltre che il sentimento nazionale; è necessario l'uso di un linguaggio comprensibile dal
nuovo pubblico cui si rivolgono le opere”.
Il romanticismo italiano, realista e meno legato di quello nordico a temi fantastici, si interessò al
problema del vero storico e assegnò alla letteratura la funzione di diffondere gli ideali risorgimentali
di libertà e unità nazionale. Appartennero a questa corrente Giuseppe Mazzini, Vincenzo Gioberti,
Giovan Pietro Vieusseux e Niccolò Tommaseo, ma lo scrittore più importante fu Alessandro
Manzoni, autore de I promessi sposi. Il romanticismo italiano produsse romanzi storici (Manzoni,
Tommaso Grossi, Ippolito Nievo), ballate (Berchet), opere dialettali (i poeti Carlo Porta, Giuseppe
Gioachino Belli) e di memorialistica (Silvio Pellico, Massimo D’Azeglio, Luigi Settembrini).

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