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Rivoluzione e Restaurazione
Con la salita al trono del figlio di Giacomo I, Carlo I Stuart, ebbe inizio una dei periodi più
turbolenti della storia inglese. Lo scontro tra il re ed il parlamento condusse inevitabilmente alla
guerra civile che vide contrapposti da una parte i piccoli proprietari terrieri ed il ceto medio, e
dall’altra la corona e la sua volontà di regnare in modo assoluto. Seguì la decapitazione di Carlo I e
la proclamazione della Repubblica con la nomina di Oliver Cromwell a lord protettore dello stato.
Nel 1688 il parlamento affidò il trono a Maria ed al marito Guglielmo D’Orange instaurando quella
che per la prima volta fu definita una monarchia costituzionale. Il re non poteva più essere assoluto,
ma king in parliament (re nel parlamento) e la vita politica smise di ruotare intorno alla vita del
sovrano e si sviluppò lungo la contrapposizione tra i due partiti parlamentari dei whigs (protestanti)
e tories (conservatori).
Il genere che quindi si andò affermando e che ebbe successo più duraturo nel tempo fu la cosiddetta
London comedy, che aveva per argomento i personaggi e la vita mondana londinese, con le sue
variazioni di genere di comedy of manners e sex comedy.
Protagonista indiscusso di queste commedie è il wit (spirito di ingegno) e l’ero delle commedie
naturalmente è colui che possiede ed è wit.
I teatri chiusi nel 1642 dietro la pressione dei puritani, riaprirono immediatamente con il ritorno alla
corte di Carlo II anche se la loro struttura cambiò completamente. I nuovi edifici, il Dorest Garden
ed il Drury Lane vennero costruiti sui modelli di quelli italiani e francesi, al chiuso, illuminati con
delle candele, a forma di U con palchi e galleria. In più si aggiunsero due novità importanti: l’uso di
scenografie mobili e la comparsa di attrici donne. Il teatro della Restaurazione fu frequentato da un
pubblico diverso (aristocratici, gentiluomini e ricchi borghesi ) da quello elisabettiano.
CAPITOLO 5
Il Settecento
George Addison (1672-1719) ed il suo periodico Sperctator rivolto non solo all’universo maschile
ma a tutta la famiglia, specialmente alle donne di casa (mogli, madri e figlie).
Jonathan Swift (1667-1745) era un pastore anglicano scettico sulla natura umana e disgustato
dall’ottimismo filosofico del tempo. Si va da The Battle of th Books (la battaglia dei libri) a Tale of
a Tub (Racconto di una botte) in cui vengono messe in ridicolo rispettivamente le velleità degli
scrittori moderni e parodiata l’intera storia del cristianesimo. In Modesta proposta per impedire che
i bambini della gente povera siano di peso ai loro genitori o al paese Swift attraverso la satira da
voce a tutta la propria indignazione per il comportamento degli inglesi nei confronti dell’Irlanda.
È soprattutto per Gulliver’s Travel che è ancora oggi ricordato. L’opera, ispirata dal viaggio sulla
luna raccontato da Luciano di Samosata è composta da 4 libri in cui si narrano altrettanti viaggi,
mentre di solito sono più comunemente conosciute le esperienze di Gulliver a Lilliput (dove si trova
ad essere gigante tra i minuscoli) ed a Brobdingag (dove le parti si invertono)
Alla morte di Pope si cominciarono a notare segnali di maggiore attenzione al processo poetico. Si
parla convenzionalmente di Age of Sensibility in relazione al clima culturale sviluppatosi nella
seconda metà del Settecento e caratterizzato dal manifestarsi di segnali di diffusa malinconia,
instabilità psicologica, inquietudine e marginalità sociale. La sensibility è segno della progressiva
intrusione di elementi borghesi nel panorama poetico del tempo. Ma il capolavoro della sensibilità
malinconica del periodo si deve alla penna di un colto latinista, Thomas Gray. Compose Elegy
Written in a Country Churchyard (elegia scritta in un cimitero di campagna) destinata a riscuotere
ampi consensi e a divenire modello per le generazioni future (Foscolo vi si ispirò per I Sepolcri).
Nell’opera, la vena malinconica porta al passaggio dalla contemplazione delle oscure morti di chi
sepolto nel cimitero di campagna in povere tombe senza nome alla riflessione sulla propria morte in
un percorso poetico che dalla esperienza universale porta a quella individuale. Particolarmente
significativa per il determinarsi di un nuovo atteggiamento poetico fu la pubblicazione di Edmund
Burke di Indagine filosofica sull’origine delle nostre idee del sublime e del bello, in cui l’autore fa
derivare il piacere estetico delle cose dalle emozioni che si vivono (il sublime nasce dalle emozioni)
Dalla sua esperienza di commediografo Fielding sapeva bene che il successo deriva, in primo luogo
dalla capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico, di stupirlo e farlo divertire, e che niente
diverte il pubblico più che la messa a nudo del vizio celato dietro l’apparenza di qualche virtù.
Shamela esce a solo un anno dalla pubblicazione di Pamela di cui, con la propria opera Fielding ne
mise in ridicolo i principi morali. Non contento mise il fratello di Pamela, Joseph, al centro della
sua opera successiva Joseph Andrews, immaginando che costui per sfuggire alle depravate mire
della sua lussuriosa padrona lady Booby, parte per un viaggio attraverso l’Inghilterra. Il romanzo si
rifà dichiaratamente (anche nel titolo) al modello di Cervantes.
Il capolavoro di Fielding è Tom Jones, storia di un trovatello che dopo una nutrita serie di avventure
erotiche e picaresche, approda alla piena integrazione nella società borghese attraverso una
provvidenziale agnizione ed il conseguente matrimonio con la giovane eredita che ha amato, pur
concedendosi numerose infedeltà sin dall’infanzia. La virtù che viene ricompensatala Fileding al
termine del romanzo non è tanto la castità di Sophie (che per sottrarsi al matrimonio con Blifil non
esista a mettere in atto una fuga) ma la generosità istintiva di Tom, esaltata in opposizione
all’opportunismo falsamente virtuoso del rivale Blifil. Nei vagabondaggi di Tom Jones il lettore
viene a contatto con le classi meno abbienti e con il loro quotidiano arrabattarsi per tirare avanti, tra
una miriade di coincidenze, incidente, avventure e disavventure in un insieme di personaggi, umori
e situazioni lungo cui il racconto si snoda fino al positivo epilogo.
In Amelia animazione e comicità cedono il posto al sentimento ed a una vicenda tristissima,
probabilmente ispirata da analoghe situazione in cui Fielding si era imbattuto da magistrato.
A meno di mezzo secolo dall’apparizione del primo romanzo realistico borghese ne scardina la
formula ed i presupposti, pubblicando una sorta di antiromanzo, The Life and Opinions of Tristram
Shandy, destinato ad avere enorme influsso sugli autori più innovativi del Novecento. Sterne
preferisce affidarsi alla libera associazione di idee per costruire la propria struttura narrativa
piuttosto che ad un ordine degli eventi cronologico e lineare stile Defoe-Fielding, o ad un artificio
formale come il romanzo di Richardson.
Sterne interrompe la sequenza temporale con continue digressioni, commenti, riferimenti a
situazioni trascorse, definendo il libro come “la storia di quel che passa nella mente umana”.
Sterne testimonia l’appartenenza del suo romanzo al mercato, il suo essere cioè prima ancora che
opera d’arte, una merce da vendere a potenziali fruitori. Quella di Tristram Shandy è una narrazione
che non procede per niente e finisce col perdersi all’interno del proprio percorso, ed in cui non
viene offerta una storia , ma una galleria di tipi umoristici tra cui spiccano padre di Tristram,
Walter e lo zio Toby, intenti in azioni spesso chiaramente teatrali. Sterne opera coscientemente una
demistificazione del genere letterario più in voga in quel tempo, il romanzo, e cosi facendo sancisce
contemporaneamente l’importanza del romanzo borghese e dei suoi codici, proprio mettendone in
ridicolo le convenzioni. In A Sentimental Journey Through France and Italy, Sterne porta a
compimento sul popolarissimo genere di resoconto di viaggio, la stessa dissacrazione operata sul
romanzo, raccontando dei suoi viaggi in Francia e Italia, intrapresi per gravi motivi di salute. È
ancora una volta quello che passa nella mente umana a costituire la materia del narrato: quello che
la mente coglie nel paese straniero, la sciocchezza che attrae l’occhio del viaggiatore.
Romanzo Gotico: alle sue origini ci sono il sentimentalismo, la rivolta contro il razionalismo
illuminista, l’inquietudine generata dall’industrializzazione e dall’influsso di nuove teorie
filosofiche problematizzanti il rapporto con il divino e con la spiritualità. La figura fondamentale
del romanzo gotico è quella della vergine perseguitata, purissima, costretta a fuggire da biechi
seduttori, attraverso corridoi oscuri e segrete di cupi castelli o inquietanti conventi, incontrando
minacce, paura ed angoscia.
Su uno sberleffo alla borghesia in ascesa, gioca la più famosa delle teatrali del Settecento, The
Beggar’s Opera (L’opera del mendicante) di John Gay Definire quest’opera una parodia degli
ideali borghesi è riduttivo poiché raccontando di un mondo capovolto, in cui dominano i criminali
con il loro ferreo codice di valori, Gay mette alla berlina anche gli aristocratici, l’opra lirica italiana,
il teatro tragico in generale e quello shakespeariano in particolare.
CAPITOLO 6
Il Romanticismo
Nella seconda metà del Settecento, al culto della ragione si oppone l’esaltazione della sensibilità
emotiva, alla limitata intelligenza umana le illimitate possibilità dell’immaginazione ed al realismo
la fantasia. Se gli autori dell’età augustea temevano e censuravano come malsane le visioni della
mente, i romantici non esitarono a procurarsele tramite l’uso di droghe (oooh finalmente cazzo!).
Bambini, eremiti, marinai, contadini diventano protagonisti poetici al posto di figure del mito,
battaglie e personaggi storici. Se il Settecento era stato un secolo sociale, la cui arte ed ideologia si
incentravano sull’uomo e sui suoi rapporti interpersonali, l’età romantica guardò piuttosto al
singolo, come individuo solitario a contatto non tanto coi suoi simili quanto con la natura, selvaggia
ed in continua evoluzione. In pratica se quella decantata nella poetic diction settecentesca era una
natura da vedere, quella dei romantici è più una natura da conoscere.
Byron (1788-1824)
Divenne in breve tempo il simbolo del poeta romantico maledetto, il cui fascino tenebroso
s’accresce alla luce di oscure colpe che gravitano sul suo passato. Un prototipo di poeta attraente,
libertino e misterioso destinato a divenire un autentico mito attraverso i poemi The Giaour (Il
Giaurro), The Corsari (Il Corsaro) e nel dramma Manfred. Ma al culto dell’eroe bello e dannato
contribuisce soprattutto la biografia del poeta, macchiata di colpe inconfessabili quali la bisessualità
e l’incesto. Cosi il Childe Harlod’s Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovane Aroldo) si rifà anche
alle esperienze di Byron ed ai suoi comportamenti sessuali trasgressivi, mentre in Manfred è
rivissuto il suo rapporto incestuoso con la sorellastra. La più originale opera di Byron si segnala per
il suo antiromanticismo. Il poema, comico, satirico ed appassionato, il Don Juan offre, attraverso
battute pungenti, rime e giochi di parole, un autoritratto ironico del poeta stesso, uomo avido di
piaceri, dedito a trasgressioni di ogni sorta, abilissimo conversatore, capace di usare il linguaggio
meglio di chiunque altro soprattutto per parlare di sesso e smascherare le ipocrisie perbeniste del
suo tempo.
Charls Lamb (1775-1834) è ricordato ad oggi soprattutto per gli Essay of Elia, capolavoro di
leggerezza stilistica in cui l’autore narra ricordi infantili dal sapore onirico e piccole storie di
ordinaria quotidianità.
William Hazlit (1778-1830) fu alla costante ricerca di un suo stile fondato sul ritmo della
conversazione. Di lui si ricorda in particolare My First Acquaintance with Poets (La mia prima
conoscenza dei poeti) incontro avvenuto con in poeti della prima generazione romantica.
Thomas De Quincey (1785-1859) noto soprattutto per The Confession of an English Opium Eater
(Confessioni di un mangiatore d’oppio) in cui attraverso il racconto autobiografico della propria
dipendenza dall’oppio, l’autore offre da un lato una serie di immagini allucinate che sembrano
percorrere analoghe descrizioni di stati paranormali provocati da allucinogeni reperibili nella
letteratura del Novecento.
L’età vittoriana
La regina Vittoria salì al trono appena diciottenne (1837) in un periodo caratterizzato da scontri
sociali, e morì nel 1901. Durante il suo regno, l’Inghilterra si trasformò nella massima potenza
imperiale mondiale, consolidando la ricchezza derivata dalla rivoluzione industriale. A livello di
abitudini sociali, mentre all’uomo era concesso di mantenere durante il giorno un’apparenza di
rigoroso decoro e durante la notte di ricercare piaceri proibiti, si assisteva ad una progressiva
desessualizzazione delle donne delle classi medie cui faceva da contraltare l’aumento della
prostituzione ed alla soddisfazione per i traguardi raggiunti nelle scienze si andava sovrapponendo
l’inquietante immagine di un universo senza Dio.
Il romanzo vittoriano:
Forma borghese per eccellenza che illustrò l’avanzata delle classi medie rivolgendosi apertamente
ad esse nella ricerca di un rapporto diretto con il pubblico. Ritmo narrativo,caratterizzazione dei
personaggi e svolgimento degli episodi erano influenzati dalla diffusione a puntate: le narrazioni
uscivano ad episodi mensili. In tal modo, l’opera si creava con la collaborazione dei lettori il cui
gradimento, di puntata in puntata poteva anche modificarne gli svolgimenti narrativi previsti
dall’autore, anche perché il romanzo era sempre più costretto a sottostare alle leggi del mercato.
La grande fioritura del romanzo vittoriano nacque dalle rovine del romanticismo individualista nel
passaggio dalla contemplazione della propria anima alla raffigurazione ironica della società.
Nell’ultimo ventennio dell’ottocento si fece avanti una progressiva perdita di fiducia sociale morale.
Malgrado la consapevolezza di essere una enorme potenza imperiale, il paese era vittima della
recessione: l’agricoltura soffriva della competizione con il nord ed il sud America e l’industria
attraversò un forte periodo di crisi. Le norme di comportamento che avevano sin qui caratterizzato il
regno di Vittoria (sobrietà, rettitudine, repressione sessuale) vennero messe in discussione a favore
di atteggiamenti trasgressivi, in aperta polemica con il culto vittoriano della famiglia borghese e del
focolare domestico. L’Education Act del 1870, allargando la scolarizzazione fino ad 11 anni, creò
un nuovo pubblico di lettori alla ricerca di una letteratura che divertisse e mettesse a confronto in
maniera semplice e diretta con problematiche quotidiane in cui riconoscersi. Ciò portò al successo
dei quotidiani popolari e all’emergere di una letteratura di genere che andasse incontro al gusto del
pubblico (polizieschi, avventure, racconti di fantascienza)
Novecento e modernismo
All’inizio del Novecento le condizioni di lavoro e di vita delle classi lavoratrici erano durissime, a
volte disumane, mentre la classe dominante, la trionfante borghesia inglese poteva pensarsi come
eterna, protagonista di un mondo che in un modo o nell’altro aveva sempre trovato i propri
equilibri. Ecco, la prima guerra mondiale li spazzò via per sempre.
Ci fu una sorta di rinnovamento delle convenzioni letterarie del passato, il liberarsi dalle gabbie
culturali dell’età vittoriana in nome della modernità.
E modernismo, fu il nome del movimento che intendeva distruggere tutto quello che impediva la
fondazione del nuovo, tutto ciò che andava contro il progresso in pratica.
Nel dopoguerra alcuni scrittori sentirono che i cambiamenti avvenuti alla fine dell’Ottocento,
culminati poi con lo sconvolgimento della guerra, avevano fatto crollare quella comunanza di
pensiero e di sentimento che in precedenza aveva consentito agli scrittori di ritrarre la realtà, avendo
in mano dei criteri sicuri su cui basarsi per ordinarla e raccontarla.
Per esempio tecnicamente questo comportò l’uso del rivoluzionario stream of consciousness di
Joyce, che consisteva nel riversare su una pagina quasi inconsapevolmente ed in maniera diretta
tutti i pensieri che attraversavano la mente dell’autore, nello stesso ordine confuso con cui venivano
fuori, oppure nel rinunciare al punto di vista del narratore nei romanzi (che non poteva più esserci
nella figura di completo conoscitore del mondo e della realtà) in favore dell’adozione di molteplici
punti di vista.
Lo sconcerto, la confusione, la mancanza di solidi punti di riferimento, ma al tempo stesso la
consapevolezza della necessità e della possibilità di rappresentare dimensioni inesplorate e nuove
dimensioni della realtà, si tradussero nella splendida fioritura letteraria degli anni Venti.
Sicuramente degno di nota è il Bloomsbury Group, associazione culturale che racchiudeva molti
intellettuali del tempo che consentì per esempio, alla rivendicazione della scrittura femminile
favorendo cosi la valorizzazione e l’affermazione delle scrittrici del primo Novecento.