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CAPITOLO 4

Rivoluzione e Restaurazione

Con la salita al trono del figlio di Giacomo I, Carlo I Stuart, ebbe inizio una dei periodi più
turbolenti della storia inglese. Lo scontro tra il re ed il parlamento condusse inevitabilmente alla
guerra civile che vide contrapposti da una parte i piccoli proprietari terrieri ed il ceto medio, e
dall’altra la corona e la sua volontà di regnare in modo assoluto. Seguì la decapitazione di Carlo I e
la proclamazione della Repubblica con la nomina di Oliver Cromwell a lord protettore dello stato.
Nel 1688 il parlamento affidò il trono a Maria ed al marito Guglielmo D’Orange instaurando quella
che per la prima volta fu definita una monarchia costituzionale. Il re non poteva più essere assoluto,
ma king in parliament (re nel parlamento) e la vita politica smise di ruotare intorno alla vita del
sovrano e si sviluppò lungo la contrapposizione tra i due partiti parlamentari dei whigs (protestanti)
e tories (conservatori).

John Milton (1608-1674)


Nacque a Londra e si laureò a Cambridge, viaggio a lungo soprattutto in Italia, assorbendone la
cultura. Si impegnò intensamente sul piano civile e politico nel vivace dibattito che lo vide schierato
con il partito puritano antimonarchico. A questo suo periodo di vita appartengono una serie di scritti
tra cui The Doctrine and Discipline of Divorce che sostiene la legittimità del divorzio per
incompatibilità di carattere ponendo il matrimonio al centro della vita privata degli esseri umani.
In Aeropagitica, scritto sotto forma di orazione, scaglia un duro attacco contro la censura,
affermando che “i libri non sono cose morte, ma contengono una potenza vitale tanto attiva quanto
l’anima di chi li scrive”e quindi “uccidere un buon libro significa uccidere un uomo”.
Il suo scritto più polemico fu The Tenure of Kings and Magistrate pubblicato dopo l’esecuzione di
Carlo I, in cui la sua fede repubblicana lo spinge a difendere e sostenere la messa a morte di un
monarca che si è mostrato tiranno e corrotto. Milton cominciò con una elegia pastorale, Lycidas,
poema che tratta il tema mitico del lamento di tirsi per la morte prematura di Licida dopo un
naufragio, mescolando miti pagani e tradizione cristiana. I valori che Milton dichiara di voler
inculcare negli inglesi sono fortemente antagonisti a quelli dell’aristocrazia, tanto che quando si
cimenta con il più aristocratico dei generi, il masque, ne stravolge a tal punto le regole da farne uno
dei più efficaci strumenti di demolizione della gloria e della grandezza dell’aristocrazia.
Comus è un masque che ruota tutto intorno al tentativo di seduzione di una giovane lady da parte
del protagonista Comus, che dotato di una irresistibile retorica invita la lady a cedere alle tentazioni
del carpe diem ricorrendo ad una raffinata esibizione verbale che fa uso di eccellenti capacità
linguistiche, ma la lady resiste alla tentazione e sfoggia una altrettanto convincente e brillante
retorica fondata sui principi cristiani della castità e della perseveranza. A liberarla dal pericolo della
seduzione di Comus può aiutarla solo l’acqua della ninfa Sabrina, simbolo del dono gratuito e della
grazia divina. Lo scontro tra i due ideali (cortesi e puritani) si manifesta anche nelle due liriche
L’Allegro ed Il Penseroso, opere che contrappongono le diverse gioie della vita attiva e della vita
contemplativa. Al suo capolavoro, Paradise Lost, Milton arriva in seguito al fallimento dei suoi
ideali politici. Si era a lungo preparato per scrivere un poema eroico, solo che il poema eroico era
un genere inteso a celebrare le grandi gesta militari che avevano, almeno nella leggenda, contribuito
a fondare il paese a cui apparteneva lo scrittore, cosi che lo scrittore stesso potesse diventarne il
poeta nazionale. L’ispirazione Milton la trovò invece nella Bibbia, scegliendo un argomento che già
nel titolo si presentava come una tragedia: la perdita della felicità originaria del paradiso. Paradise
Lost è un poema eroico che racconta la tragedia di tutta l’umanità cristiana, e della tragedia contiene
elementi simbolici come l’uso del blank-verse, la vendetta su cui si basa tutta l’azione e l’inizio al
centro del racconto con una linearità cronologica necessariamente discontinua. Nell’opera Satana
finisce per assumere i tratti dell’eroe epico con l sua grandezza d’animo, il senso dell’onore, il
coraggio e compie imprese memorabili. Nonostante ciò non attrae l’ammirazione di Milton ed anzi
alla fine verrà fuori l’invidia che Satana stesso proverà per la felicità di Adamo ed Eva. (analisi del
peccato di Adamo ed Eva; hanno perso il paradiso esterno ma potranno trovarlo dentro di loro)
Samson Agonistes (Sansone agonista) è un poema tragico, tratto ancora dall’antico testamento, che
narra di Sansone, accecato da Dalila, che divenuto schiavo dei filistei, riscatta l’umiliazione inflitta
alla sua libertà ed a quella del popolo di Israele con il suo sacrificio. Samson Agonistes è un
tentativo di adattare la forma della tragedia greca ad un argomento biblico, fondendo ancora una
volta tradizione pagana e cristiana.

John Bunyan (1628-1688)


Anche nel suo caso la Bibbia costituì un riferimento indispensabile per le sue opere. Il modello
esistenziale che Bunyan indicò agli inglesi protestanti nelle sue opere era profondamente radicato
nei principi puritani della sobrietà e dell’umiltà della vita di tutti i giorni degli uomini comuni e
della ricerca dell’elezione spirituale che ogni cristiano aveva il dovere di cercare e trovare dentro di
se per aspirare alla salvezza eterna. È sua una delle più grandi autobiografia del Seicento, Grace
Abounding to the Chief Sinners, in cui descrive il percorso della sua vocazione religiosa, dalla
sofferta presa di coscienza alla percezione della gloria dell’aldilà. Siamo dunque proprio sul lato
opposto della strada che avevano imboccato i poeti metafisici. Lo stesso intento didattico religioso è
presente nella sua opera più importante The Pilgrim’s Progress from This Word or That Which I sto
Come: Delivered under the Similitude of Dream ( Il viaggio del pellegrino da questo mondo a
quello a venire presentato nella forma di un sogno), che narra il progresso spirituale di un cristiano
e del graduale riconoscimento della sua elezione, fino all’assunzione in cielo (pieno di allegorie).

John Dryden (1631-1700)


Carlo II ritornò sul trono d’Inghilterra nel 1660 dopo la morte di Oliver Cromwell; scomparsa
l’atmosfera religiosa che alitava intorno alla corte di Carlo I e superate le sofisticate esperienze
intellettuali della poesia di Donne e dei poeti metafisici, la corte di Carlo II portò in Inghilterra
un’aria nuova e frizzante mista di eleganza, di sesso e di arguzia, di rilassatezza di costumi e
scetticismo. Jhon Dryden fu poeta, saggista, drammaturgo ed autore di satire, uno scrittore prolifico
e versatile. Non esitò a cambiare schieramento politico scrivendo l’ Heroic Stanza to the Glorious
Memory of Oliver Cromwell in cui lodava le imprese di Cromwell e celebrando soltanto un anno
dopo l’ascesa al trono di Carlo II in Astrea Redux.
Annus Mirabilis, The Year of Wonders è un poema storico come lo definisce l’autore stesso, in cui
si celebra la vittoria navale sugli Olandesi, che Dryden fa apparire come riscatto morale delle
sofferenze patite dai londinesi durante la peste e l’incendio di Londra.
In Absalom and Achitophel Dryden usa ancora i modi dell’epica per sferrare un attacco satirico
contro i whigs, che si erano battuti per l’esclusione di Giacomo II alla successione del trono. Ancora
una volta Dryden usala poesia per prendere partito, attaccare i nemici ed influenzare i lettori.
In Religio laici, esamina i fondamenti della propria fede ma anche qui finisce poi col prendere un
posizione politica.
Per Dryden la tragedia doveva essere una imitazione in piccolo, di un poema cavalleresco. I temi
ricorrenti della tragedie erano il conflitto tra amore ed onore, coscienza ed obbedienza, pubblico e
privato ed in quanto al finale non era necessario che fosse tragico. La tragicità doveva svilupparsi
lungo tutta l’opera cosi da consentire al protagonista di godere poi di un meritato lieto fine. Non c’è
da meravigliarsi allora se in questa epoca vennero riscritti Romeo and Juliet e King Lear
aggiungendovi proprio un finale lieto. Dryden di tragedie ne scrisse 5 e la più importante è All for
Love, scritta in blank-verse è si uno splendido rifacimento di Antonio e Cleopatra, ma avendo anche
eliminato al suo interno tutto il contesto storico del dramma di Shakespeare, Dryden concentra la
sua attenzione esclusivamente sulla coppia ed in particolare su Antonio, esaltando il valore del suo
desiderio verso Cleopatra e facendolo apparire al termine come un gentiluomo innamorato più che
un eroe tragico.
Fu comunque la commedia la vera protagonista del teatro della Restaurazione. Nel teatro della
Restaurazione c’è il passaggio dalla commedia degli umori alla commedia di maniere o di costume
che fu uno dei generi teatrali più praticati nel teatro della Restaurazione con tono raffinato, snello.
Si satireggiano delle convenzioni sociali diffuse, c’è una visione più ironica, vicina alla satira di
costume del tempo

Il genere che quindi si andò affermando e che ebbe successo più duraturo nel tempo fu la cosiddetta
London comedy, che aveva per argomento i personaggi e la vita mondana londinese, con le sue
variazioni di genere di comedy of manners e sex comedy.
Protagonista indiscusso di queste commedie è il wit (spirito di ingegno) e l’ero delle commedie
naturalmente è colui che possiede ed è wit.
I teatri chiusi nel 1642 dietro la pressione dei puritani, riaprirono immediatamente con il ritorno alla
corte di Carlo II anche se la loro struttura cambiò completamente. I nuovi edifici, il Dorest Garden
ed il Drury Lane vennero costruiti sui modelli di quelli italiani e francesi, al chiuso, illuminati con
delle candele, a forma di U con palchi e galleria. In più si aggiunsero due novità importanti: l’uso di
scenografie mobili e la comparsa di attrici donne. Il teatro della Restaurazione fu frequentato da un
pubblico diverso (aristocratici, gentiluomini e ricchi borghesi ) da quello elisabettiano.
CAPITOLO 5

Il Settecento

L’introduzione di una monarchia costituzionale che instaurò in Inghilterra un nuovo equilibrio


sociale e politico ed il Toleration Act, che mise fine alle guerre di religione furono le premesse ed il
fondamento per un periodo di complessiva stabilità politica. Anche in considerazione del fatto che il
sovrano Giorgio I disprezzasse apertamente poeti e pittori, gli scrittori iniziarono a cercare consenso
ed appoggio presso i librai ed il pubblico dei lettori, appartenenti per lo più alla media borghesia.
Per tutto il XVIII secolo due partiti si contesero il predominio: i whigs, esponenti della ricca nobiltà
ed tories, piccoli proprietari terrieri. Quello inglese fu una sorta di illuminismo di compromesso, in
cui alla razionalità intellettuale classica si unisce una vena di sentimentalismo tipicamente borghese,
espressione chiara della middle class in ascesa. Anche lo scrittore dunque, dovette far conti con la
commerciabilità delle sue opere, imparando a considerare il proprio lavoro non più con la finalità di
divertire una corte annoiata, bensì come merce culturale da offrire al mercato intellettuale per il
piacere e l’istruzione della media borghesia. Erano soprattutto le donne a leggere, ed anche se il
costo dei biglietti era alto, l’istituzione delle biblioteche circolanti permetteva ad una larghissima
fascia di persone di usufruire di tutti i testi a disposizione.

George Addison (1672-1719) ed il suo periodico Sperctator rivolto non solo all’universo maschile
ma a tutta la famiglia, specialmente alle donne di casa (mogli, madri e figlie).

Jonathan Swift (1667-1745) era un pastore anglicano scettico sulla natura umana e disgustato
dall’ottimismo filosofico del tempo. Si va da The Battle of th Books (la battaglia dei libri) a Tale of
a Tub (Racconto di una botte) in cui vengono messe in ridicolo rispettivamente le velleità degli
scrittori moderni e parodiata l’intera storia del cristianesimo. In Modesta proposta per impedire che
i bambini della gente povera siano di peso ai loro genitori o al paese Swift attraverso la satira da
voce a tutta la propria indignazione per il comportamento degli inglesi nei confronti dell’Irlanda.
È soprattutto per Gulliver’s Travel che è ancora oggi ricordato. L’opera, ispirata dal viaggio sulla
luna raccontato da Luciano di Samosata è composta da 4 libri in cui si narrano altrettanti viaggi,
mentre di solito sono più comunemente conosciute le esperienze di Gulliver a Lilliput (dove si trova
ad essere gigante tra i minuscoli) ed a Brobdingag (dove le parti si invertono)

Samuel Johnson (1709-17849)


Riuscì ad impersonare la nuova figura del letterato settecentesco indipendente ed autorevole. Critico
letterario, lessicografo e biografo, Johnson diventò la massima potenza delle lettere inglesi il cui
centro si riconosceva nel suo club. Con il suo Dictionary fu il primo a regolamentare, ordinare e
spiegare la lingua inglese. Compose un’amara satira London, cupa visione della capitale inglese in
cui tutti crimini sono tollerati tranne la povertà. Anglicano e tory, Johnson prese posizione tanto
contro l’indipendenza delle colonie americane quanto contro la schiavitù e gli abusi del governo
inglese in Irlanda. James Boswell gli dedicò una biografia considerata un capolavoro The Life of
Famule Johnson, studio di una personalità colta attraverso le sue azioni e le sue conversazioni,
documentata anche da lettere e scritti vari realizzati dallo stesso Johnson.

Alexander Pope (1688-1744)


Il poeta settecentesco, teme l’oscuro e si affida ai lumi della ragione per esprimere le proprie
razionali opinioni in versi, usando un linguaggio diverso da quello quotidiano.
Pope fu il primo poeta professionista che riuscì a vivere della proprio mestiere. Riversò nella satira
le proprie frustrazioni di brillante ingegno cui, a causa delle propria religione cattolica, fu negato
l’accesso agli studi universitari, e le angosce dovute alle deformità fisiche. La sua elegante e
stilisticamente attenta poesia riflette le convinzioni dell’epoca sia nel tono e nei temi, sia nelle
tecniche. Convinto sostenitore del ruolo educativo della poesia, tra i classici latini scelse e
predilesse Orazio. (Essay on Criticism, Essayon Man, Pastoral). The Rape of the Lock (Il riccio
rapito) è un poemetto in cui vengono riprodotte in forma eroicomica le futili schermaglie del
mondo galante settecentesco e le sciocchezze che accendono l’universo dei salotti. Raggiunse la
piena indipendenza economica con la traduzione dell’Iliade e mentre lavorava a questa traduzione,
compose l’elegia che va sotto il titolo di Eloisa to Abelard, ispirata alla tragedia de due eroi del
poema. In Moral Essay il poeta filosofeggia su argomenti di interesse universale e sia in questi
saggi morali che in Essay on Man, la poesia ha connotazioni prosastiche: è espositiva, semplice,
chiara come nella migliore tradizione neoclassica, ribadendo la profonda distinzione tra discorso
quotidiano e dizione poetica.

Alla morte di Pope si cominciarono a notare segnali di maggiore attenzione al processo poetico. Si
parla convenzionalmente di Age of Sensibility in relazione al clima culturale sviluppatosi nella
seconda metà del Settecento e caratterizzato dal manifestarsi di segnali di diffusa malinconia,
instabilità psicologica, inquietudine e marginalità sociale. La sensibility è segno della progressiva
intrusione di elementi borghesi nel panorama poetico del tempo. Ma il capolavoro della sensibilità
malinconica del periodo si deve alla penna di un colto latinista, Thomas Gray. Compose Elegy
Written in a Country Churchyard (elegia scritta in un cimitero di campagna) destinata a riscuotere
ampi consensi e a divenire modello per le generazioni future (Foscolo vi si ispirò per I Sepolcri).
Nell’opera, la vena malinconica porta al passaggio dalla contemplazione delle oscure morti di chi
sepolto nel cimitero di campagna in povere tombe senza nome alla riflessione sulla propria morte in
un percorso poetico che dalla esperienza universale porta a quella individuale. Particolarmente
significativa per il determinarsi di un nuovo atteggiamento poetico fu la pubblicazione di Edmund
Burke di Indagine filosofica sull’origine delle nostre idee del sublime e del bello, in cui l’autore fa
derivare il piacere estetico delle cose dalle emozioni che si vivono (il sublime nasce dalle emozioni)

Dal Romanzo alla Novella; Defoe, Richardson e Fielding.


Il romanzo è il genere nuovo in cui la classe borghese in ascesa trovò la propria voce nel Settecento.
Ciò che differenzia la borghesia settecentesca ed il suo romanzo da ogni precedente forme di
romanzo, è il diverso atteggiamento nei confronti della storia e della società.
Alienate dal mondo della politica, degli affari economici e sociali, costrette a trovarsi occupazioni
alternative, le signore scoprivano sempre di più il piacere della lettura. Queste nuove classi di lettori
richiedevano delle storie in cui potersi identificare, volevano narrazioni che stimolassero la loro
immaginazione educandoli al tempo stesso a ricoprire meglio il ruolo sociale di ladies.
L’innovazione del romanzo settecentesco fu proprio la narrazione fittizia di personaggi ed azioni
realistiche. Non è un caso che gli Inglesi coniarono per questo nuovo genere il termine novel in
opposizione a romance, usato invece per indicare narrazioni fantasiose, improbabili e per lo più di
origine medioevale. Nel novel invece, di fantastico ed irreale c’è solo la storia che si narra in quanto
inventate, mentre realistici e possibili sono i caratteri del contesto, l’ambientazione e le azioni.
Il novel è l’apoteosi dell’illusione letteraria.
Le premesse del romanzo moderno europeo risalgono al romanzo picaresco: il picaro è, nella
tradizione spagnola della fine del 16 esimo secolo, un furfante, un vagabondo, un
emarginato antitetico all’eroe del romanzo. “Don Chisciotte” di Cervantes ne è un esempio
ideale. Il romanzo picaresco racconta la vita di questo picaro fatta di vagabondaggi, scontri
con la realtà brutale, misera, povera e fatta di incontri difficili. Il picaro è un antieroe come
i personaggi dei romanzi realisti del ‘700 inglese, ed incarna il compimento di un
individualismo quotidiano. è lo stesso eroe nuovo che in DeFoe avrà i caratteri vitali ed
economici legati al mondo contemporaneo della società della borghesia in ascesa. L’eroe
del nuovo romanzo realista è verosimile, cioè può essere un rappresentante qualunque
della società borghese.
A tre romanzieri si deve la nascita del genere: Defoe, Richardson e Fielding. Se per qualcuno Defoe
pur vantando un innegabile primato cronologico, appare ancora troppo schematico e privo di
finezze psicologiche, per altri il primo romanziere a pieno titolo non è neanche Richardson,
riconosciuto dai più come padre del romanzo, ma Fielding, primo autore capace di vivacizzare con
dialoghi credibili il proprio complesso racconto.

Daniel Defoe (1660-1731)


Nessuno come Defoe ha saputo creare mondi fittizi cosi perfettamente articolati, stabilendo una
delle convenzioni basilari del genere: l’illusione della realtà. Quello di Defoe è un universo
totalmente inventato che tuttavia pullula di dettagli realistici sino a porsi come una bugia perfetta
più reale della verità. Defoe approdò alla narrativa dopo i sessanta anni, pubblicando forse il più
famoso dei suoi romanzi, il Robinson Crusoe, ispirato al resoconto del naufragio di un certo
Alexander Selkirk, il romanzo narra le avventure di un marinaio che sopravvive per più di venti anni
su un’isola deserta ricostruendovi poco alla volta il mondo borghese lasciato in patria. Fu scritto
senza pretese e con l’unico intento di guadagnare denaro. Crusoe non è un marinaio qualsiasi, ma è
il prototipo delll’English merchant settecentesco che naviga tutti i mari spingendosi fino alle terre
più lontane per procacciarsi nuovi affari, denari, e all’occorrenza nuovi schiavi. Crusoe incarna il
moderno borghese opportunista e materialista che quando incontra un indigeno sceglie di farne il
proprio servo e di sfruttarlo a suo piacere. I tanti dettagli che Defoe ammassa nella narrazione (per
esempio la lunga lista di oggetti salvati al naufragio) sono segnali della volontà di creare una
empatia tra autore e lettore, suscitando in quest’ultimo l’immedesimazione proprio attraverso il
riconoscimento degli oggetti quotidiani.
In Moll Flanders, cosi come in The fortunate Mistress (Lady Roxana) Defoe sfrutta le memorie dei
malavitosi per le proprie storie, riuscendo però a far si che il lettore si riconosca nel modo in cui le
protagoniste affrontano i propri misfatti in modo che pur non identificandosi in queste azioni, il
lettore possa comunque comprenderne le motivazioni che spingono le protagoniste a compierle.
Moll Flanders è uno spaccato vivace della realtà sottoproletaria che informa sui bassifondi e sulle
attività criminali del tempo, più di qualsiasi altro studio sociologico o storico.

Samuel Richardson (1689-1761)


Anche per Pamela, il comportamento retto è un mezzo per raggiungere il successo, non un fine da
perseguire per sé. La giovane domestica Pamela si nega infatti al suo datore di lavoro e cosi
raggiunge il proprio scopo, il matrimonio con il padrone che dapprima le appare come un cinico
molestatore ed una volta divenuta sua ricca moglie, diventa marito desiderabile e padre esemplare.
Il comportamento di Pamela può infastidire il lettore ma la borghesia puritana del tempo, si lasciava
eccitare dal fascino proibito della sessualità, auspicando per la protagonista il finale desiderato per
la propria stessa esistenza. Il successo del romanzo di Richardson testimonia una nuova
consapevolezza tutta femminile di poter interrompere il cammino verso la propria individualità
prima di raggiungere il traguardo, barattando la completa realizzazione di sé con il benessere
economico ed utilizzando a tal fine la propria virtù come potere di scambio.
Con il romanzo successivo, Clarissa, Richardson affinò notevolmente la proprie abilità narrative
sfruttando all’ennesima potenza le possibilità della narrazione epistolare che la storia consentiva.
In Clarissa è una ragazza dell’alta borghesia subire gli assalti di un bieco seduttore ed il romanzo
stesso vuole mettere in guardia le giovani donne per bene contro le macchinazioni a sfondo sessuale
di malintenzionati adescatori. A differenza di quanto accade in Pamela, la vicenda di Clarissa non si
chiude con un lieto fine: dopo quasi duemila pagine di intrigo, fuga d’amore, stupro, rifiuto del
matrimonio ed abbandono della famiglia, muoiono sia Clarissa che il suo amante Lovelace, e sarà
proprio questa elevata tragicità a far da modello a tutte le eroine dei romanzi gotici.
Henry Fielding (1707-1754)

Dalla sua esperienza di commediografo Fielding sapeva bene che il successo deriva, in primo luogo
dalla capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico, di stupirlo e farlo divertire, e che niente
diverte il pubblico più che la messa a nudo del vizio celato dietro l’apparenza di qualche virtù.
Shamela esce a solo un anno dalla pubblicazione di Pamela di cui, con la propria opera Fielding ne
mise in ridicolo i principi morali. Non contento mise il fratello di Pamela, Joseph, al centro della
sua opera successiva Joseph Andrews, immaginando che costui per sfuggire alle depravate mire
della sua lussuriosa padrona lady Booby, parte per un viaggio attraverso l’Inghilterra. Il romanzo si
rifà dichiaratamente (anche nel titolo) al modello di Cervantes.
Il capolavoro di Fielding è Tom Jones, storia di un trovatello che dopo una nutrita serie di avventure
erotiche e picaresche, approda alla piena integrazione nella società borghese attraverso una
provvidenziale agnizione ed il conseguente matrimonio con la giovane eredita che ha amato, pur
concedendosi numerose infedeltà sin dall’infanzia. La virtù che viene ricompensatala Fileding al
termine del romanzo non è tanto la castità di Sophie (che per sottrarsi al matrimonio con Blifil non
esista a mettere in atto una fuga) ma la generosità istintiva di Tom, esaltata in opposizione
all’opportunismo falsamente virtuoso del rivale Blifil. Nei vagabondaggi di Tom Jones il lettore
viene a contatto con le classi meno abbienti e con il loro quotidiano arrabattarsi per tirare avanti, tra
una miriade di coincidenze, incidente, avventure e disavventure in un insieme di personaggi, umori
e situazioni lungo cui il racconto si snoda fino al positivo epilogo.
In Amelia animazione e comicità cedono il posto al sentimento ed a una vicenda tristissima,
probabilmente ispirata da analoghe situazione in cui Fielding si era imbattuto da magistrato.

Laurence Sterne (1713-1768)

A meno di mezzo secolo dall’apparizione del primo romanzo realistico borghese ne scardina la
formula ed i presupposti, pubblicando una sorta di antiromanzo, The Life and Opinions of Tristram
Shandy, destinato ad avere enorme influsso sugli autori più innovativi del Novecento. Sterne
preferisce affidarsi alla libera associazione di idee per costruire la propria struttura narrativa
piuttosto che ad un ordine degli eventi cronologico e lineare stile Defoe-Fielding, o ad un artificio
formale come il romanzo di Richardson.
Sterne interrompe la sequenza temporale con continue digressioni, commenti, riferimenti a
situazioni trascorse, definendo il libro come “la storia di quel che passa nella mente umana”.
Sterne testimonia l’appartenenza del suo romanzo al mercato, il suo essere cioè prima ancora che
opera d’arte, una merce da vendere a potenziali fruitori. Quella di Tristram Shandy è una narrazione
che non procede per niente e finisce col perdersi all’interno del proprio percorso, ed in cui non
viene offerta una storia , ma una galleria di tipi umoristici tra cui spiccano padre di Tristram,
Walter e lo zio Toby, intenti in azioni spesso chiaramente teatrali. Sterne opera coscientemente una
demistificazione del genere letterario più in voga in quel tempo, il romanzo, e cosi facendo sancisce
contemporaneamente l’importanza del romanzo borghese e dei suoi codici, proprio mettendone in
ridicolo le convenzioni. In A Sentimental Journey Through France and Italy, Sterne porta a
compimento sul popolarissimo genere di resoconto di viaggio, la stessa dissacrazione operata sul
romanzo, raccontando dei suoi viaggi in Francia e Italia, intrapresi per gravi motivi di salute. È
ancora una volta quello che passa nella mente umana a costituire la materia del narrato: quello che
la mente coglie nel paese straniero, la sciocchezza che attrae l’occhio del viaggiatore.
Romanzo Gotico: alle sue origini ci sono il sentimentalismo, la rivolta contro il razionalismo
illuminista, l’inquietudine generata dall’industrializzazione e dall’influsso di nuove teorie
filosofiche problematizzanti il rapporto con il divino e con la spiritualità. La figura fondamentale
del romanzo gotico è quella della vergine perseguitata, purissima, costretta a fuggire da biechi
seduttori, attraverso corridoi oscuri e segrete di cupi castelli o inquietanti conventi, incontrando
minacce, paura ed angoscia.

Su uno sberleffo alla borghesia in ascesa, gioca la più famosa delle teatrali del Settecento, The
Beggar’s Opera (L’opera del mendicante) di John Gay Definire quest’opera una parodia degli
ideali borghesi è riduttivo poiché raccontando di un mondo capovolto, in cui dominano i criminali
con il loro ferreo codice di valori, Gay mette alla berlina anche gli aristocratici, l’opra lirica italiana,
il teatro tragico in generale e quello shakespeariano in particolare.
CAPITOLO 6

Il Romanticismo

Nella seconda metà del Settecento, al culto della ragione si oppone l’esaltazione della sensibilità
emotiva, alla limitata intelligenza umana le illimitate possibilità dell’immaginazione ed al realismo
la fantasia. Se gli autori dell’età augustea temevano e censuravano come malsane le visioni della
mente, i romantici non esitarono a procurarsele tramite l’uso di droghe (oooh finalmente cazzo!).
Bambini, eremiti, marinai, contadini diventano protagonisti poetici al posto di figure del mito,
battaglie e personaggi storici. Se il Settecento era stato un secolo sociale, la cui arte ed ideologia si
incentravano sull’uomo e sui suoi rapporti interpersonali, l’età romantica guardò piuttosto al
singolo, come individuo solitario a contatto non tanto coi suoi simili quanto con la natura, selvaggia
ed in continua evoluzione. In pratica se quella decantata nella poetic diction settecentesca era una
natura da vedere, quella dei romantici è più una natura da conoscere.

William Blake (1757-1827)


Cresciuto in un ambiente ancora pre-romantico maturò tuttavia una personalissima poetica
decisamente romantica focalizzata sulla visone fantastica e sul sentimento individuale.
I Songs of Innocence si ricordano perché sono alcune delle sue poesie più importanti.
In The Marriage of Heaven and Hell elabora una peculiare teoria poetica di redenzione individuale
attraverso la fantasia. La gioia spontanea dei Song of Innocence si muta nella cupa atmosfera dei
Songs of Experience. Pur anticipando caratteristiche romantiche, Blake appare troppo eccentrico d
estremo per potersi inserire nel tradizionale canone inglese di precursore del genere. Spetta più alla
coppia di poeti Wordsworth e Coleridge il merito di aver introdotto e divulgato il romanticismo in
Inghilterra. I due si incontrarono a Bristol ed arrivarono insieme alla pubblicazione della prima
raccolta inglese romantica, le Lyrical Ballads, precedute da una prefazione ritenuta universalmente
il manifesto del romanticismo britannico. Fu lo stesso Coleridge ad illustrare nella sua Biographia
Literaria, il progetto di lavoro in base al quale Wordsworth avrebbe dovuto scrivere poesie in cui
elementi quotidiani fossero trattati come nuovi ed originali, mentre Coleridge stesso si sarebbe
occupato del soprannaturale con tocchi naturalistici. A Wordsworth spettava dunque l’elemento
sociale mentre a Coleridge quello visionario. La componente sperimentale che caratterizza le
Lyrical Ballads è avvertibile sin dal titolo: i due termini lirico e ballata appaiono antitetici e
difficilmente compatibili, poiché l’aggettivo lirico esprime sentimenti ed emozioni, mentre il
termine ballata è più indicativo di un componimento popolare che rimanda ad una dimensione
sociale. Due anni dopo la pubblicazione delle Lyrical Ballads, i due poeti si separarono.

William Wordsworth (1770-1850)


Le sue poesie all’interno delle Lyrical Ballads propongono spesso incontri con personaggi
marginali (vecchi, bambini, eremiti, folli) isolati dal contesto naturale. Non è l’uomo sociale ad
interessare al poeta ma l’individuo isolato nella natura. È quanto accade alla mietitrice solitaria di
The solitary reaper che diventa una cosa sola col contesto paesaggistico che la circonda. Attraverso
il linguaggio evocativo in cui si esplica al meglio il credo di Wordsworth secondo cui “la poesia è
emozione ricordata in tranquillità”, elevando a significazione simbolica il canto della giovane e
l’atto della mietitura, entrambi abitudinari ed usuali: la ragazza solitaria che canta mentre lavora con
la “ricurva falce” rimanda all’iconografia classica della morte. In Lines Written in Early Spring
(Versi scritti all’inizio della primavera) l’enfasi invece è improntato sulle suggestioni musicali del
creato: il cinguettio degli uccellini, il gorgogliare del ruscello, la melodia della brezza.
Per Wordsworth la poesia è decifrazione della scrittura divina: il mondo è la grande parola di Dio,
che il poeta decodifica nominandone gli oggetti e facendosi, in questo modo, creatore a sua volta.
In Immortality Ode, la fede del poeta nel potere del creatore del verbo poetico appare minata dalla
delusione per non riuscire più a cogliere rivelazioni visionarie.
Samuel Taylor Coleridge (1772-1834)
Delle tre sue più notevoli composizioni, The Rime of the Ancient Mariner, Kubla Khan e Cristabel,
solo la prima è completa. La scarsa produttività e l’incompletezza dei lavori sono segnali della
mancanza di disciplina e di volontà che caratterizzò l’intera esistenza del poeta. Coleridge mancò
dalla decisione e fermezza necessarie per trasformare le proprie intuizioni e conoscenze in una
teoria letteraria ordinata o per tradurle in poesia. Schiavo dell’oppio per larga parte della sua
esistenza, trasformò la propria confusione personale in frammenti poetici misteriosi e visionari dal
tono incantato ed ossessivo. The Rime of the Ancient Mariner è la descrizione di un viaggio verso
l’ignoto, costituito da allitterazioni, onomatopee, rime interne e ripetizioni che rimandano all’uso
linguistico della ballata popolare mentre l’argomento trattato rimanda più ai libri di viaggio. Lo
schema è quello di una avventura trasgressiva in cui il protagonista, punito per un atto gratuito di
violenza, dopo aver toccato il fondo con l’esperienza alienante della morte in vita, arriva
all’espiazione ed alla rigenerazione attraverso il racconto compulsivo della propria storia ad un
ascoltatore privilegiato. Kubla Khan è la descrizione di un sogno indotto da oppiacei interrotto da
una visita inopportuna, al termine della quale il poeta non sarebbe più stato in grado di riprendere il
filo della visione.

Byron (1788-1824)
Divenne in breve tempo il simbolo del poeta romantico maledetto, il cui fascino tenebroso
s’accresce alla luce di oscure colpe che gravitano sul suo passato. Un prototipo di poeta attraente,
libertino e misterioso destinato a divenire un autentico mito attraverso i poemi The Giaour (Il
Giaurro), The Corsari (Il Corsaro) e nel dramma Manfred. Ma al culto dell’eroe bello e dannato
contribuisce soprattutto la biografia del poeta, macchiata di colpe inconfessabili quali la bisessualità
e l’incesto. Cosi il Childe Harlod’s Pilgrimage (Il pellegrinaggio del giovane Aroldo) si rifà anche
alle esperienze di Byron ed ai suoi comportamenti sessuali trasgressivi, mentre in Manfred è
rivissuto il suo rapporto incestuoso con la sorellastra. La più originale opera di Byron si segnala per
il suo antiromanticismo. Il poema, comico, satirico ed appassionato, il Don Juan offre, attraverso
battute pungenti, rime e giochi di parole, un autoritratto ironico del poeta stesso, uomo avido di
piaceri, dedito a trasgressioni di ogni sorta, abilissimo conversatore, capace di usare il linguaggio
meglio di chiunque altro soprattutto per parlare di sesso e smascherare le ipocrisie perbeniste del
suo tempo.

Percy Bisshe Shelley (1792-1822)


L’annegamento in mare fece di lui l’eroe tragico del romanticismo per antonomasia, emblema del
giovane poeta baciato dal talento e vittima di una destino avverso. Apparve fuori posto già
nell’adolescenza ed causa del suo libero pensiero venne in seguito espulso da Oxford per un suo
pamphet sulla necessità dell’ateismo, prima di rendersi protagonista nei due anni successivi, di un
paio di fughe passionali con altrettante sedicenni (la prima finì suicida per la disperazione e la
seconda, Mary Godwin, trasformò le proprie sensazioni ed i propri tormenti nella creazione del mito
di Frankestein). Shelley è ricordato per le sue poesie liriche effusive, ma la sua grandezza va
ricercata nei componimenti, nella sua ribellione, in quella volontà di ricercare il mistero non più
nella natura e secondo uno svolgimento logico (come per Wordsworth e Coleridge) bensì nella
mente umana. Significativi nella produzione di Shelley sono i poemi Prometheus Unbound
(Prometeo liberato) e Adonais. Il primo è una profezia di liberazione in cui la rigenerazione
universale risulta fondata sulla ribellione intellettuale, sociale e morale, ed il secondo è un’elegia
pastorale composta in morte di John Keats che ha versi molto duri contro critici accusati di aver
accelerato la fine del poeta amico, stroncandone le prime opere.
John Keats (1795-1821)
Amico di Shalley grazie al quale scoprì la traduzione elisabettiana di Omero fatta da Chapman,
opera che lo ispirò per il primo sonetto-capolavoro On First Looking into Chapman’s Homer.
Del 1817 è il poema Endymion, quattromila versi scritti per scommessa con Shelley e recensiti
molto negativamente. La dolorosa esperienza dell’assistenza al fratello moribondo e la
consapevolezza della propria stessa fine imminente ritorna con insistenza nelle odi, tra bellezza
dell’arte e pena di vivere e la conclusione delle Ode to Grecian Urn è proprio l’esaltazione assoluta
della bellezza come sorgente unica di verità. Sul piano della lirica Keats raggiunge la perfezione
nella ballata Le Belle Dame sans Merci.

Charls Lamb (1775-1834) è ricordato ad oggi soprattutto per gli Essay of Elia, capolavoro di
leggerezza stilistica in cui l’autore narra ricordi infantili dal sapore onirico e piccole storie di
ordinaria quotidianità.

William Hazlit (1778-1830) fu alla costante ricerca di un suo stile fondato sul ritmo della
conversazione. Di lui si ricorda in particolare My First Acquaintance with Poets (La mia prima
conoscenza dei poeti) incontro avvenuto con in poeti della prima generazione romantica.

Thomas De Quincey (1785-1859) noto soprattutto per The Confession of an English Opium Eater
(Confessioni di un mangiatore d’oppio) in cui attraverso il racconto autobiografico della propria
dipendenza dall’oppio, l’autore offre da un lato una serie di immagini allucinate che sembrano
percorrere analoghe descrizioni di stati paranormali provocati da allucinogeni reperibili nella
letteratura del Novecento.

Walter Scott (1771-1849)


Destinato a divenire il più popolare romanziere inglese del suo tempo, passò dalla poesia al
romanzo quando il successo di Childe Harold di Byron gli tolse il primato nel campo poetico. Dopo
Wavarley, pubblico più di trenta romanzi a sfondo storico tra cui spiccano The Heart of Midlothian
ed il celeberrimo Ivanhoe. L’importanza di Scott risiede nella capacità di rielaborare a livello
narrativo alcuni tra i più tipici motivi romantici come il gusto per il paesaggio, il recupero del
passato nazionale, l’attenzione agli umili ed alle figure marginali e la riscoperta di elementi
folkloristici che nelle sue opere contribuiscono a fare della Scozia la terra romantica per eccellenza.
Scott è soprattutto l’inventore del romanzo storico, un genere che egli crea completamente da solo,
narrando vicende individuali sullo sfondoni grandi eventi storici. L’ero di Scott non è un individuo
eccezionale, ma piuttosto un mediatore in quell’urto di estremi che è la grande crisi sociale.
Accanto ai personaggi fittizi appaiono figure storiche emergenti dalla realtà dell’epoca narrata, in
grado di comprendere le reazioni spontanee di massa e metterle in relazione con l’oggettivo corso
degli avvenimenti.

Jane Austen (1775-1817)


Antiromantica nei temi e nei modi, esordì nella narrativa con una divertente parodia del gotico,
Northanger Abbey e proseguì in ognuno dei suoi romanzi pubblicati nella sua beve vita, ad
esplorare le vicende di “tre o quattro famiglie di un paese di campagna”. Alla limitatezza
dell’orizzonte narrativo contrappose una comprensione della realtà sociale, un’accuratezza di
visione, un’attenzione al dettaglio ambientale ed al linguaggio tali da rendere le sue Comedies of
manners autentici spaccati della vita morale del suo tempo. La politica matrimoniale è alla base di
tutti i suoi romanzi. Scrisse solo di ciò che conosceva, diffidando dalla fantasia. Se tanto Sense and
Sensibility (Ragione e Sentimento) che Pride and Prejudice (Orgoglio e pregiudizio) offrono
insegnamenti dettati dal più augusteo common sense, già nel passaggio dalla severità di Sense alla
gaiezza di Pride, si manifesta una evoluzione nella tecnica narrativa e nella disciplina formale, che
condurrà alle atmosfere autunnali di Persuasion, in cui ad una trama forse più convenzionale fa
riscontro maggiore capacità nell’espressione delle emozioni.
La polemica antiromantica trova la massima espressione in Emma, gioiello di simmetria narrativa,
tutto giocato intorno ad una serie di personaggi tratti in inganno dalle apparenze della propria
immaginazione. Mansfield Park è la storia di una donna che nel proprio desiderio di immobilismo
figura la paura di cambiamento della piccola società di campagna. Questo appare come il primo
romanzo ottocentesco il cui autore sostenga apertamente l’impresa coloniale britannica e la stessa
vicenda narrata, si svolge all’indomani delle rivolte coloniali nei Caraibi.

Mary Shalley (1779-1851)


Già Mary Godwin (seconda moglie di Shalley) è la creatrice del più grande mito gotico di tutti i
tempi, la creatura che lo scienziato Frankenstein assembla mettendo insieme pezzi di cadaveri. Il
racconta si snoda attraverso la voce di tre narratori: un esploratore polare, lo scienziato Frankenstein
e la sua stessa creatura.
CAPITOLO 7

L’età vittoriana

La regina Vittoria salì al trono appena diciottenne (1837) in un periodo caratterizzato da scontri
sociali, e morì nel 1901. Durante il suo regno, l’Inghilterra si trasformò nella massima potenza
imperiale mondiale, consolidando la ricchezza derivata dalla rivoluzione industriale. A livello di
abitudini sociali, mentre all’uomo era concesso di mantenere durante il giorno un’apparenza di
rigoroso decoro e durante la notte di ricercare piaceri proibiti, si assisteva ad una progressiva
desessualizzazione delle donne delle classi medie cui faceva da contraltare l’aumento della
prostituzione ed alla soddisfazione per i traguardi raggiunti nelle scienze si andava sovrapponendo
l’inquietante immagine di un universo senza Dio.

Il romanzo vittoriano:
Forma borghese per eccellenza che illustrò l’avanzata delle classi medie rivolgendosi apertamente
ad esse nella ricerca di un rapporto diretto con il pubblico. Ritmo narrativo,caratterizzazione dei
personaggi e svolgimento degli episodi erano influenzati dalla diffusione a puntate: le narrazioni
uscivano ad episodi mensili. In tal modo, l’opera si creava con la collaborazione dei lettori il cui
gradimento, di puntata in puntata poteva anche modificarne gli svolgimenti narrativi previsti
dall’autore, anche perché il romanzo era sempre più costretto a sottostare alle leggi del mercato.
La grande fioritura del romanzo vittoriano nacque dalle rovine del romanticismo individualista nel
passaggio dalla contemplazione della propria anima alla raffigurazione ironica della società.

Charles Dickens (1812-1870)


Nessuno meglio di Dickens rappresenta nei suoi lavori il vittorianesimo, in tutte le sue
contraddizioni. L’eccezionale talento drammatico unito ad una non comune capacità inventiva che
si esplica soprattutto nella creazione di personaggi indimenticabili, fanno di Dickens il prototipo del
narratore puro che prende ciò che narra dall’esperienza, propria o che gli è stata riferita, e lo
trasforma in esperienza di quelli che ascoltano la sua storia. Due sono le caratteristiche che rendono
unico il racconto dickensiano: il suo essere pensato per l’ascolto (lettura familiare ad alta voce) ed il
suo rapportarsi all’esperienza di una classe sociale particolarmente conosciuta e colta in tutte le sue
sfumature: la borghesia. Dickens è il cantore di quella media borghesia cui lo sviluppo industriale
ha permesso di accedere a livelli sempre più alti nella scala sociale.
Debuttò nella narrativa trasformando i testi scritti su commissione per accompagnare una serie di
vignette: The Posthumous of the Pickwick Club (Il circolo Pickwick), spaccati umoristici della
vecchia Inghilterra preindustriale che ebbero enorme successo popolare grazie al divertimento
suscitato dalle (dis)avventure sportive, politiche,legali e persino erotiche di alcuni attempati
gentiluomini in viaggio. Oliver Twist è la storia di un orfano maltrattato che si perde nel sottobosco
londinese tra ladri e prostitute. La vicenda, una delle più lacrimevoli di Dickens, è in primo luogo
un atto di accusa contro la politica economica del tempo e le devastanti conseguenze della
rivoluzione industriale per gli strati più bassi ed indifesi della popolazione. L’opera si chiude
all’insegna dell’ambiguità con un lieto fine che porta il protagonista paradossalmente ad integrarsi
proprio in quella classe sociale che ha creato le condizioni della sua miseria. La denuncia dello
sfruttamento minorile e l’attenzione al mondo dell’infanzia costituiscono gli elementi più
affascinanti di quello che tra i suoi, era il romanzo preferito di Dickens, David Copperfield in cui vi
è una narrazione in prima persona, con molti spunti autobiografici sulle esperienze infantili. Il
romanzo si segnala come un trionfo della narrazione allo stato puro, della gioia di raccontare,
raccontarsi e farsi ascoltare. Il Bleak House (Casa desolata) si riscontra sin dal titolo un mutamento
nell’opera dickensiana: all’ottimismo subentra una visione sociale sempre più pessimista ed
all’umorismo subentra la riflessione metaforica. Con Hard Times, Dickens sferra il suo attacco più
sostenuto alla politica industriale del suo tempo. In una squallida città industriale si agitano
personaggi senza alcuno spessore psicologico e l’autore denuncia a piena voce le colpe
dell’industrializzazione, mettendo a nudo le debolezze della propria visione sociale e politica.
Inoltre, Hard Times è una denuncia dei guasti provocativa una educazione che impedisce ai bambini
il libero uso della fantasia. Great Expectationes (Grandi speranze), considerato dalla critica come il
capolavoro di Dickens, è una triste favola sulla perdita dell’innocenza nello scontro tra le
aspirazioni della adolescenza ed i compromessi dell’età adulta.

William Thackeray (1811-1863)


Considerato il rivale di Dickens, È ricordato soltanto per uno dei suoi numerosi romanzi, Vanity
Fair (La fiera delle vanità) affresco della società inglese all’indomani di Waterloo. La vicenda
ruota attorno ai casi di due donne, l’astuta ed immorale Becky Sharp e la mite Amelia Sedley, che
rappresentano i due aspetti ella femminilità riconosciuta dai vittoriani: la prostituta e l’angelo del
focolare. Ambiziosa, furba e calcolatrice, Becky crea da sé il proprio destino (e la propria sconfitta);
dolce ed ingenua, come ogni brava figlia e moglie vittoriana, Amelia lascia invece che siano gli
uomini a tracciare il corso della sua esistenza. Notevole è la struttura del romanzo, anche se i lettori
odierni possono essere infastiditi dal vezzo dell’autore di entrare in prima persona a commentare il
racconto, nessuno può rimanere indifferente di fronte all’abilità con cui l’autore regge le file del suo
teatrino di marionette ed ogni lettore riesce ad identificare nella ricca galleria di personaggi
proposta da Thackeray, tutta la casistica umana vittoriana.

Charlotte, Emily ed Anna Bronte.


Se è vero che le tre sorelle crebbero orfane di madre, lontane dalla città, nel vicariato paterno,
portate alla fantasticheria dall’isolamento e prive di una scolarizzazione, non va dimenticato che
l’anticonformismo paterno le espose fin da bambine alla discussione di questioni politiche e sociali.
Indipendente, visionaria e soggetta a frequenti crisi depressive, Charlotte fu l’unica delle sorelle a
conoscere il successo in vita, con il romanzo Jane Eyre pubblicato sotto lo pseudonimo maschile di
Currer Bell, il racconto conobbe un autentico successo di scandalo, raccontano in prima persona
l’educazione sentimentale di un’orfana che si impiega presso la misteriosa dimora di un gentiluomo
dal torbido passato, di cui finisce con l’innamorarsi. Jane, poco attraente anche se decisamente
passionale, rifiuta di ricoprire il ruolo di angelo del focolare domestico, ed alla fine del romanzo,
dopo alcune vicissitudini, sposa un Rochester menomato, lasciando al lettore il dubbio di trovarsi
davanti ad un tripudio di amore infermieristico oppure davanti all’estremo riscatto di una donnacce,
emancipata economicamente, rifiuta di occupare, anche fisicamente, una posizione subalterna
all’uomo. Nello stesso anno di Jane Eyre, uscirono le opere prime (ed uniche) di Anna Bronte,
Agnes Grey, e di Emily Bronte, il più famoso Wutherinh Heights (Cime tempestose), romanzo che
colpisce tanto per l’inaudita brutalità, l’assenza di condanna morale e per la scabrosa materia
trattata, quanto per la maestria della costruzione narrativa, il gioco sapiente delle voci narranti ed i
complessi slittamenti temporali. Lo sconvolgimento provocato dall’arrivo di un ragazzo zingaro
nella vita delle due famiglie che l’autrice segue attraverso tre generazioni, corrisponde alla scoperta
del male come forze primitiva inevitabile.
George Eliot (1819-1880) pseudonimo di Mary Ann Evans
Il suo primo lavoro narrativo, tre racconti riuniti sotto il titolo di Scenes of Clerical Life, non sembra
discostarsi troppo dalla descrizione di vita provinciale. Ma già in The Mill on the Floss (Il mulino
sulla Floss) alcune notazioni acute sulla condizione dell’infanzia nella società vittoriana e l’analisi
dei dilemmi morali quali la scelta tra famiglia, amore ed amicizia, manifestano la presenza di un
genio. Middlemarch è un grande esempio di narrazione multipla a trame intrecciate sulla condizione
del matrimonio: se in Dickens, nella Austen e negli altri autori romantici il matrimonio rappresenta
il lieto fine per antonomasia, suggellando di volta in volta la storia narrata, la Eliot si propone
proprio di mettere in discussione la felicità implicita di questi finali, raccontando quanto accade
dopo le nozze, ovvero al momento in cui gli altri narratori terminavano le loro storie.
Influenzata dalla propria personale impossibilità di convolare a giuste nozze la Eliot mette in
evidenza l’importanza del dialogo tra i coniugi nel matrimonio e la necessità di motivazioni ed
interessi al di fuori del focolare domestico per le donne. Inoltre a differenza della Austen per la
Eliot il matrimonio non è e non deve essere necessariamente generato da interessi economici.

Anthony Trollope (1815-1882)


Autentico artigiano della parola , ottenne notevole successo (anche economico) con tre cicli di
romanzi, di ambientazione provinciale i primi due, più politico il terzo. Scrisse narrativa realistica
d’intrattenimento per divertire la piccola e media borghesia che non solo si riconosceva nelle sue
storie di quotidianità provinciale, ma accettava anche di buon grado i suoi consigli ed i suoi giudizi
morali. Il suo romanzo più famoso è Barchester Towers, spaccato di vita clericale vittoriana in cui,
molto realisticamente, il sacerdozio è visto non come una missione, ma come una profezia
redditizia.

Nell’ultimo ventennio dell’ottocento si fece avanti una progressiva perdita di fiducia sociale morale.
Malgrado la consapevolezza di essere una enorme potenza imperiale, il paese era vittima della
recessione: l’agricoltura soffriva della competizione con il nord ed il sud America e l’industria
attraversò un forte periodo di crisi. Le norme di comportamento che avevano sin qui caratterizzato il
regno di Vittoria (sobrietà, rettitudine, repressione sessuale) vennero messe in discussione a favore
di atteggiamenti trasgressivi, in aperta polemica con il culto vittoriano della famiglia borghese e del
focolare domestico. L’Education Act del 1870, allargando la scolarizzazione fino ad 11 anni, creò
un nuovo pubblico di lettori alla ricerca di una letteratura che divertisse e mettesse a confronto in
maniera semplice e diretta con problematiche quotidiane in cui riconoscersi. Ciò portò al successo
dei quotidiani popolari e all’emergere di una letteratura di genere che andasse incontro al gusto del
pubblico (polizieschi, avventure, racconti di fantascienza)

George Meredith (1829-1909)


Prolifico autore dalla prosa troppo densa, ricca di barocchismi, si ricorda The Egoist, il suo unico
lavoro di facile lettura, un romanzo di impianto teatrale in cui è messo a nudo l’egoismo borghese,
partendo dall’analisi della natura umana nel salotto di uomini civilizzati arrivando a mostrare come
la società vittoriana adegui i propri standard comportamentali all’esaltazione dell’individualismo.
Robert Luis Stevenson (1850-1894)
Le ragioni del suo successo sono da ricercarsi nel suo essere un narratore puro, secondo solo a
Dickens per fantasia creativa ed abilità di confezionare intrecci, in cui invano più che ricercare
analisi psicologiche è più facile godere delle varietà delle situazioni avventurose. Per molto lettori
in tutto il mondo Stevenson è il grande narratore del passaggio dall’adolescenza alla maturità.
Con Treasure Island (L’isola del tesoro) uno dei romanzi più famosi di tutti i tempi, Stevenson si
inserisce nel filone marinaresco alla Robinson Crusoe, aggiungendo alla tematica dell’isola intesa
come banco di prova dell’individuo, elementi di pirateria e criminalità colti attraverso l’occhio di un
ragazzo nel trapasso dall’adolescenza alla giovinezza, e mentre il denaro cercato sull’isola porta alla
dannazione, all’odio ed alla rovina, appare evidente come il vero tesoro da ricercare sia la maturità
d’animo. Riservato alla comprensione di un pubblico maturo è il popolarissimo The Strange Case
of Dr Jekyll and Mr Hyde, resoconto in chiave di enigma poliziesco di uno sdoppiamento di
personalità: Jekyll, medico borghese che nasconde vizi privati dietro una irreprensibile facciata
virtuosa, si crea un alter ego criminale a cui delega ipocritamente tutta la sua corruzione. Segno di
un età in cui l’uomo ha perduto la propria interezza, Jekyll raffigura le varie fasi attraverso cui si
manifesta la scissione dell’io nell’individuo uscito dalla rivoluzione industriale, alienato nella
società e represso nel privato.

Thomas Hardy (1840-1928)


Con lui si chiude la grande stagione del romanzo vittoriano e si apre quella del romanzo moderno.
Hardy non si allontana mai dal suo Dorset nativo, una regione nel sud-ovest dell’Inghilterra che
nelle sue opere indica col nome di Wessex. Ripropone problematicamente i costumi, i dialetti ed i
comportamenti di quelle comunità agricole caratterizzate da un innegabile pessimismo di fondo. Per
Hardy l’uomo è contrastato nel suo agire da forze esterne di natura ignota, capaci di distruggere
ogni suo disegno, che si accaniscono soprattutto contro quelle personalità singolari che non si
adeguano alle norme di comportamento universalmente accettate ed osano sollevare il capo dalla
fatica quotidiana spesso senza scopo. Si scaglia contro l’incoscienza borghese, contro l’istituto
matrimoniale, il culto della famiglia, la religione e gli affetti domestici.

La poesia di questo periodo è soggettiva, emozionale, malinconica, ed il poeta si stacca subito


dall’oggetto vero e proprio e porta a rappresentazione se stesso. Il mondo appare problematico e per
questo il poeta non può che rifugiarsi nella creazione di un universo artistico a propria immagine e
somiglianza.
CAPITOLO 8

Novecento e modernismo

All’inizio del Novecento le condizioni di lavoro e di vita delle classi lavoratrici erano durissime, a
volte disumane, mentre la classe dominante, la trionfante borghesia inglese poteva pensarsi come
eterna, protagonista di un mondo che in un modo o nell’altro aveva sempre trovato i propri
equilibri. Ecco, la prima guerra mondiale li spazzò via per sempre.
Ci fu una sorta di rinnovamento delle convenzioni letterarie del passato, il liberarsi dalle gabbie
culturali dell’età vittoriana in nome della modernità.
E modernismo, fu il nome del movimento che intendeva distruggere tutto quello che impediva la
fondazione del nuovo, tutto ciò che andava contro il progresso in pratica.
Nel dopoguerra alcuni scrittori sentirono che i cambiamenti avvenuti alla fine dell’Ottocento,
culminati poi con lo sconvolgimento della guerra, avevano fatto crollare quella comunanza di
pensiero e di sentimento che in precedenza aveva consentito agli scrittori di ritrarre la realtà, avendo
in mano dei criteri sicuri su cui basarsi per ordinarla e raccontarla.
Per esempio tecnicamente questo comportò l’uso del rivoluzionario stream of consciousness di
Joyce, che consisteva nel riversare su una pagina quasi inconsapevolmente ed in maniera diretta
tutti i pensieri che attraversavano la mente dell’autore, nello stesso ordine confuso con cui venivano
fuori, oppure nel rinunciare al punto di vista del narratore nei romanzi (che non poteva più esserci
nella figura di completo conoscitore del mondo e della realtà) in favore dell’adozione di molteplici
punti di vista.
Lo sconcerto, la confusione, la mancanza di solidi punti di riferimento, ma al tempo stesso la
consapevolezza della necessità e della possibilità di rappresentare dimensioni inesplorate e nuove
dimensioni della realtà, si tradussero nella splendida fioritura letteraria degli anni Venti.
Sicuramente degno di nota è il Bloomsbury Group, associazione culturale che racchiudeva molti
intellettuali del tempo che consentì per esempio, alla rivendicazione della scrittura femminile
favorendo cosi la valorizzazione e l’affermazione delle scrittrici del primo Novecento.

Joseph Conrad (1857-1924)


Dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, Almayer’s Folly (La follia di Almayer) si stabilì in
Inghilterra. Notevole influenza su di lui e sulla sua letteratura ebbe la lunga esperienza marinara
vissuta per anni nelle parti più sperdute ed esotiche del mondo, raccontando la vita come un
misurarsi con le avversità e sottolineando l’importanza del senso di comunità che unisce coloro che
insieme affrontano queste avversità, come se l’importanza del microcosmo di una nave per
esempio, valesse e rappresentasse tutta una società.
Heart of Darkness (Cuore di tenebra): la vicenda si svolge in Congo ed ha al centro Kurz, un uomo
che tutta l’Europa, per via delle nazionalità diverse dei suoi ascendenti, “aveva contribuito creare”,
mandato nella colonia africana come portatore di civiltà, e come campione di efficienza
manageriale, il quale, sciaguratamente, si perde. Il cuore di tenebra è quello dell’uomo europeo
civilizzato che lasciato solo con sé stesso in quel mondo primitivo, si abbandona alla parte più
istintiva e selvaggia. Lo schema ricorrente dei suoi romanzi è quello secondo cui Conrad colloca il
suo personaggio in una situazione estrema, di fronte ad una scelta rapida e senza appello. Se il
personaggio la supera non c’è una particolare ricompensa, avrà solo fatto il suo dovere, (come in
Typhoon) mentre se non ci riesce muore (come Kurz).
James Joyce (1882-1941)
Il testo che per primo rivelò il suo talento è Dubliners (Gente di Dublino). I racconto che lo
compongono se pur autonomi l’un l’altro, furono pensati in modo da presentare la vita di Dublino
nei quatto aspetti dell’infanzia, dell’adolescenza, della maturità e della vita pubblica.
Ma è l’epifania, “l’improvvisa rivelazione dell’essenza di una cosa” che detta il senso del racconto,
cogliendo nel singolo momento il significato generale di una esistenza.
La scelta dell’esilio (in Francia, Italia e Svizzera) fu per Joyce una scelta di libertà dal clima
soffocante dell’Irlanda ed in Portrait of the Artista s a Young Man (Ritratto dell’artista da giovane)
L’esilio diviene quasi sinonimo della condizione di artista. Il romanzo ha indubbiamente degli
aspetti autobiografici, ma deve essere visto come illustrazione di un percorso di carattere generale
di maturazione del “giovane artista”. Dopo le ingiuste punizioni dell’infanzia ed i tormenti
dell’adolescenza, nella giovinezza ci sarà la liberazione da ogni vincolo, dalla famiglia, dalla Chiesa
e dallo stato (con la scelta dell’esilio).
Ulysse è un opera fantastica, influenzata ovviamente al poema omerico, con le figure dei tre
protagonisti Leopoldo Bloom, la moglie infedele Molly e l’intellettuale Dedalus che rimandano
rispettivamente ad Ulisse, Penelope e Telemaco. Ma agli anni di viaggio vissuti dall’eroe omerico si
sostituisce all’opera di Joyce un solo giorno di racconto, il 16 Giugno 1904. Ulysse da un lato è un
romanzo realistico che per esempio, riproduce con accurata precisione le strade e le case di
Dublino, e dall’altro è un romanzo che affida la sua ambizione di essere una sintesi di tutto
l’universo con un intreccio di riferimenti letterari e contenuti simbolici che avvolgono i due temi
basilari del romanzo: la ricerca del figlio da parte di Bloom e la ricerca del padre da parte di
Dedalus. I giochi di parole, i cocktail verbali, gli echi letterari, i prestiti dalle altre lingue ed
accostamenti imprevedibili percorrono le pagine come un fuoco d’artificio linguistico.
In Finnegans Wake (La veglia di Finnegan) la trama non c’è: il romanzo racconta i pensieri ed i
sogni del gestore di un’osteria alle porte di Dublino, e del suo rapporto con la moglie ed i figli e la
loro minuscola esperienza viene dilatata a raffigurare l’intera avventura umana.

Virginia Woolf (1882-1941)


La sua opera più famosa Mrs Dalloway si svolge in un solo giorno, il cui trascorrere del tempo è
scandito diciassette volte dai rintocchi delle ore. La vicenda della protagonista, una dama dell’alta
società londinese, sfiora e si alterna a quella di Septimus, uomo mentalmente distrutto
dall’esperienza bellica che nel finale si ucciderà. Di grandissima sensibilità e commovente
profondità è il ritratto psicologico che la Woolf offre dei suoi personaggi. L’autrice si colloca ai
vertici dell’espressione modernista e la arricchisce con la sua acuta e fondante riflessione
sull’universo femminile e sulla scrittura al femminile. Morì suicida cedendo a quella depressione
che l’aveva tormentata per tutta la vita.
Dylan Thomas: Portrait of the artist as a young dog

Si tratta di un ritratto volutamente scomposto in una sequenza di storie-eventi che seguono un


processo cronologico-evolutivo assolutamente interno alla coscienza dell’autore, il quale istituisce
subito un rapporto originale tra tempo narrativo e materia narrata.
Sebbene Thomas descriva l’azione al passato e con un linguaggio da adulto, dando cosi l’apparenza
della memoria, egli adotta un punto di vista limitato a quello di un bambino che può si registrare
l’azione ma senza poterne giudicare il significato e la rilevanza, facendo cosi sembrare il racconto
come contemporaneo all’azione narrata.
I critici sono d’accordo nell’accettare l’aspetto più rilevante della personalità poetica di Thomas il
suo essere un “poeta-regionale” che esprima un’esperienza intellettuale certamente originale e non
collocabile all’interno di una corrente o di un preciso movimento artistico.
In Portrait of the artist as a young dog in un’ottica dominata dall’idea del “processo” l’itinerario di
apprendistato giovanile che comincia con il racconto Le Pesche si trasforma in un viaggio mitico e
meraviglioso nell’età e soprattutto nei luoghi della fanciullezza.
Le dieci storie che caratterizzano il Portrait of the artist as a young dog acquistano coerenza
attraverso la cornice entro cui di compongono i piani molteplici dell’incontro fra il giovane artista
ed il mondo.
L’immagine del bambino che viaggia su un carretto color erba attraverso le campagna, per esempio,
e che apre la prima storia, focalizza un rapporto fondamentale fra lo spazio ed il protagonista: il
carretto diventa metafora di un viaggio arcaico ed universale che acquista una valore mitico nel
bambino di allora e, a distanza, nello scrittore attuale.
Il futuro artista è come un principe che esce dal suo travestimento, un bambino in grado di percepire
e sperimentare le segreta possibilità di trasformazione del reale, ed è lo scontro singolare tra questi
due aspetti (il fantastico ed il quotidiano) che può generare quella prospettiva ironica e parodistica
presente sin dal primo racconto.
I luoghi della prima educazione del bambino posseggono il fascino inesauribile della scoperta, non
solo nel ricordo (e nell’elencazione) di ogni dettaglio del “salotto buono” che fa sorridere
nostalgicamente lo scrittore attuale, ma anche nella condivisione di spazi segreti insieme al cugino
Gwilym che studia da prete ed organizza una chiesa personale dentro al granaio con tanto di pulpito
come palcoscenico e prediche come poesie surreali.
Il giovane artista non condivide il sistema chiuso di significazione degli adulti, caratteristica messa
in evidenza dal fatto che l’autore che narri in terza persona.
L’ultimo acconto legato alla memoria infantile (La lotta) rappresenta una evoluzione non solo nella
precoce inclinazione artistica del protagonista, ma anche in una progressiva consapevolezza del
rapporto tra arte e società.
Si passa gradualmente da una prospettiva globale ed inclusiva dell’arte come vita e dunque come
esperienza, alla posizione più distaccata di osservatore, sempre pronto però a scendere dalla sua
torre d’avorio per incontrarsi con il mondo reale, che è uno spazio riconosciuto come proprio.
La caduta nel mondo reale piccolo-borghese di una città di provincia implica la graduale
costruzione di una coscienza sociale che produce nel giovane artista un atteggiamento oscillante tra
una posizione di nostalgica evasione ed una posizione superiore di aperta sfida ironica nei confronti
di una mentalità ristretta basata su un codice etico-religioso di rispettabilità e repressione sessuale.
Nel libro, la natura, il vento e il mare richiamano il mondo perduto ed inclusivo dell’innocenza
come esperienza primaria del mondo, dove la vita e la morte appartengono al medesimo misterioso
disegno cosmico ed il dolore della vita viene attutito, quasi raddolcito, dalla costruzione estetica
dell’immagine. Nel Portrait of the Artist s a Young Man assistiamo ad un progressivo e
malinconico disincanto del cucciolo di provincia: la vergogna del mondo è per il giovane poeta un
tratto crudele e tangibile di squallore sociale che si insinua, non senza ironia, nella grande
commedia della vita.
(i poeti vivono e camminano insieme alla loro poesia)

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