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Vittorio Alfieri era figlio di ricchi nobili e grazie alle cospicue rendite puó dedicare tutto il suo

tempo alla letteratura. La sua condizione economica gli permetteva la libertà di espressione.
Sin dagli anni dell’infanzia si manifestó in lui una tendenza alla malinconia e alla solitudine.
A 9 anni inizia a frequentare l’Accademia Reale di Torino, anche se successivamente fece
una critica all’istruzione ricevuta in quel posto definendolo antiquato e arido. Uscito
dall’Accademia si dedicó a viaggiare per tutta l’Europa, e il viaggiare secondo la nobiltà
settecentesca si inseriva nello spirito cosmopolita e nel bisogno di far crescere le proprie
conoscenze, mentre per Alfieri i suoi spostamenti erano dovuti alla necessità di movimento
poichè fermarsi in un solo luogo gli provocava un senso di noia e scontentezza. Lui stesso
nella sua biografia narra di questa suo bisogno. Tutto ció non aveva una causa vera e
propria, ma sembrava quasi lui inseguisse qualcosa di ignoto, che avesse un animo
tormetato.

Ripudia il francese alfieri perché la lingua dei nobili.

Considerava il tiranno come suo nemico.

Aveva la passione per i cavalli che rappresentano per lui la libertà, aveva 19 cavalli, 1 per
ogni opera che ha scritto.

Alfieri visse la rivoluzione francese, all’inizio entusiasto.

Alfieri è pre-romantico.

Scrive tragedie- antonio e cleopatra

Parini a differenza degli altri uomini di cultura incontrati fino ad oggi è un borghese, non è
uno che si può mantenere da solo per fare la professione del letterato quindi deve lavorare,
il suo lavoro è essere un precettore, cioè colui che insegnava ai figli dei nobili la cultura,
infatti ciò lo ritroviamo nella sua opera più importante “il giorno”, un’opera di polemica della
nobiltà del suo tempo, che lui conosceva bene vivendo a corte presso le famiglie nobili di
Milano.
L’illuminismo aveva fatto breccia solo nei cuori degli intellettuali milanesi e napoletani,
perché gli altri intellettuali erano rimasti fermi al classicismo letterario, c’era un contesto
politico completamente differente, l’Italia non aveva capito la grandezza dei nuovi concetti e
della modernità che stava avanzando. Parini con il suo essere borghese fa si che lui capisca
i motivi della rivoluzione francese, l’Italia che ha questa presenza della nobiltà che incombe
sulla politica, Parini fa suo tutto ciò che è il cambiamento politico della rivoluzione francese.
L’opera letteraria di Parini, nella sua prima fase, appare in sintonia col programma di riforme
introdotto dall’imperatrice Maria d’Austria, d’Austria perché l’Italia stava sotto gli austriaci in
questo periodo storico. Maria d’Austria dopo la rivoluzione francese è una di quelle che
viene chiamata “un principe illuminato”, cioè sovrani che capiscono il cambiamento e
cercano di adattare la politica più alla borghesia e al popolo, sicuramente non si parla più di
monarchie assolute, tutto il movimento illuministico Lombardo risponde con favore al
governo austriaco, gli intellettuali più innovatori e di maggior prestigio come Pietro Verri e
Cesare Beccaria(colui che scrive dei diritti e delle pene, opera del 700 dove critica la
detenzione per reato troppo violenta che non educa, perché o c’era la pena di morte o le
torture), essi si impegnano in prima persona assumendo cariche di responsabilità
nell’amministrazione dello stato, quindi era questo il principio illuminato, far partecipare alla
vita politica anche persone borghesi, Parini può essere collocato in ambito di questa
intellettualità avanzata illuminista e formatrice, che collabora con il potere per diffondere
idee. Problematico è l’atteggiamento di Parini verso l’illuminismo francese, in particolare
verso Voltaire e Rousseau di cui respinge con forza le posizioni antireligiose e
edonistiche(teoriche), egli è ostile a ogni forma di fanatismo religioso, giudica negativamente
la controriforma, ritiene erpie le guerre di religione e considera disumani gli ebrei e gli eretici,
si scaglia contro l’oscurantismo degli ecclesiastici che si oppongono all’avanzamento delle
umane condizioni, crede profondamente nella religione, sia come indispensabile freno allo
scatenarsi delle passioni umane e come principio di un ordinata convivenza civile, crede
nell’uguaglianza originaria e naturale di tutti gli uomini, crede nella necessità di riconoscere a
ogni individuo una pari dignità umana, dovere fondamentale di ogni uomo è la solidarietà per
i suoi simili, quindi lui crede nel filantropismo. Parini critica duramente la classe aristocratica,
giudicandola oziosa, vuota e improduttiva:
• sul piano economico, poiché i nobili sperperano le ricchezze, invece di
adoperarsi ad accrescere la ricchezza comune;
• sul piano intellettuale invece perché non dedicano il loro ozio a studi che
servono per l’avanzamento della cultura e della scienza;
• sul piano civile poiché impiegano il loro tempo e le loro energie unicamente
nella ricerca del piacere è non aspirano a ricoprire cariche e magistrature che siano utili al
bene comune.
La differenza tra l’illuminismo di Parini è quello francese è che: Parini è un illuminista però
crede che devono essere in Italia i nobili a governare perché loro sono i deputati al governo
da sempre, ma li critica perché invece di dedicarsi alla politica, fanno cose di interesse
personale, senza valore per l’interesse civile. Egli poi testimonierà ciò appunto nella opera “il
giorno” dove lui scrive in prima persona dicendo di essere l’insegnante di un giovin signore,
e la divide nel mattino, pomeriggio, sera, la divide in più parti perché scrive in un’opera
enorme, la giornata di un nobile.

Parini è neoclassicista.

Siamo in un momento di transizione, e la Francia vive in un momento di caos politico dove


emerge la figura di un generale che è Napoleone Bonaparte che con l'ambizione di acquisire
i territori, piano piano acquisisce il potere monarchico e pensa di poter ricostruire un impero
che si chiamerà Impero Napoleonico che sarà fatto di lotte con territori vicino alla Francia.
Gli italiani addirittura lo vedono come un salvatore perché pensano che possa unire l'Italia,
ma in realtà non sarà così perché si ferma solo sull'Italia settentrionale e lo manderanno in
esilio e crollerà tutto. la cosa più importante che ci riguarda è che inizia il classicismo con
Winckernam e con la riscoperta di questi scavi di Pompei e Ercolano, c'è un atteggiamento
nuovo nei confronti del classico. La scoperta degli scavi avvicinano gli scrittori a quelli che
erano, alla classicità greca, quindi la scoperta degli scavi è per ritornare al passato. L'arte
classica è la rappresentazione della bellezza ideale, ovvero semplice, non di una bellezza
barocca che era l'eccesso ma una bellezza pura, quindi le forme, le linee e i suoni
rappresentano l'ideale di bellezza. Neoclassicismo e pre romanticismo sono più o meno figli
dello stesso momento storico, strettamente legati l'uno all'altro. Il neoclassicismo ha il gusto
del classico con la bellezza ideale, mentre il pre romanticismo di Alfieri é l'esaltazione delle
passioni. L'Italia rimanendo sempre nell'ambito del classicismo con la scoperta di questi
scavi ha rafforzato ancora di più il gusto di questo classico, però moderno, attuale. Foscolo è
il rappresentante del classicismo ed ha un linguaggio abbastanza elevato. È esistito un iditto
di Napoleone Bonaparte che ha vietato di mettere le persone morte nelle case quindi lui
mette i cimiteri, ma non furono molto contenti di ciò, e Foscolo evidenzia in questo momento
la figura di Napoleone perché vuole parlare del valore del sepolcro, della tomba per
esempio, perché la poesia è come un sepolcro che resta per tutti come esempio di vita. Le
opere più famose sono le lettere di Jacopo Hortis che poi vedremo, che rifiuta la vita e
risponde con il suicidio come una forma di protesta.

L'Illuminismo è un movimento culturale, filosofico e politico che ha il suo fulcro nella ragione
umana, ritenuta in grado di "illuminare" la conoscenza del mondo, sconfiggendo le tenebre
dell'ignoranza, della superstizione, delle false credenze. La Francia del Settecento è il centro
principale di elaborazione e diffusione dei nuovi valori come progresso; laicità; uguaglianza.
Il modello di convivenza sociale è ispirato alla convinzione che tutti gli uomini abbiano gli
stessi diritti.
Il pensiero illuminista contesta dunque alla base i principi dell'Antico regime, fondato invece
su disuguaglianze di sangue, di ceto, di religione.
L'ideale politico degli intellettuali illuministi è uno stato laico, basato sulla separazione tra
Stato e Chiesa.
I PENSATORI ILLUMINISTI E LA DIFFUSIONE DELLE IDEE
In Francia alcuni brillanti personalità cambiano in modo decisivo la storia del pensiero.
Montesquieu (1689-1755) nello Spirito delle leggi teorizza la divisione dei poteri – legislativo,
esecutivo, giudiziario –.
Voltaire (1694-1778), sostenitore della collaborazione tra sovrano e filosofi, è noto per le sue
campagne in difesa della libertà di opinione.
Rousseau (1712-1778), getta le basi della moderna discussione sulla democrazia
affrontando i concetti di volontà generale.
Tra gli italiani, svolge un ruolo di primo piano Cesare Beccaria si batte contro la tortura e
contro la pena di morte.
Nasce una “sfera pubblica borghese" che condivide informazioni, idee, valori, modelli di
comportamento e si crea la cosiddetta opinione pubblica. Oltre ai giornali nasce
l'Encyclopèdie, uscita grazie all'iniziativa di Diderot e D'Alembert, che ha l'ambizione di
sintetizzare l'intero sapere umano.
IL DISPOTISMO ILLUMINATO
Nel 18 secolo alcuni sovrani, conquistati dalle idee dell'Illuminismo, riformano i loro stati in
una doppia direzione, sostengono sia l’uguaglianza fra gli uomini sia i principi della
democrazia. Tuttavia, essi pensano che solo attraverso il potere dei sovrani si possono
introdurre negli Stati europei alcune importanti riforme.
Questa politica autoritaria è detta dispotismo illuminato e ha alcuni obiettivi come
ridimensionare il potere e la ricchezza della chiesa, rafforzando l’autorità dello Stato, laico e
tollerante.
Nonostante le apparenze, il dispotismo illuminato non porta a un vero rovesciamento
dell'Antico regime, contribuendo anzi a rafforzare l'assolutismo. Sebbene sia la patria della
filosofia illuminista, la Francia resta ferma su un impianto assolutista e non attua alcuna
riforma: l'aspirazione al cambiamento, insoddisfatta, condurrà alla rottura della Rivoluzione
francese.

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