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Giuseppe Parini

Giuseppe Parini è l’esponente più importante della letteratura del ‘700. A Parini viene riconosciuto un
grande merito: aver riportato dopo Tasso la grande poesia. Infatti, dopo Tasso, per tutto il ‘600 e buona
parte del ‘700, non ci era stato un autore che si distinguesse come valore letterario in ambito poetico. Egli è
anche un esponente rappresentativo del movimento illuminista, in particolare si fece portavoce di un
illuminismo moderato.
Il suo capolavoro è il poemetto satirico intitolato Il Giorno, con cui porta avanti un’aspra critica nei confronti
della nobiltà.
Giuseppe Parini nasce nel 1729 a Bosisio, in Brianza vicino il Lago di Pusiano la cui rappresentazione dei
paesaggi la ritroviamo nelle sue poesie. Proviene da una famiglia di umili origini e modeste condizioni.
All’età di 10 anni, intorno al 1739, fu mandato a Milano a vivere da una prozia che, morendo dopo poco, nel
1740, gli lasciò una piccola rendita che gli avrebbe garantito una sicurezza economica, a condizione che
prendesse i voti e diventasse sacerdote (questa era l’unica strada attraverso cui i giovani più poveri
dell’epoca potevano accedere agli studi ed elevarsi socialmente, indipendentemente dalla vocazione).
Neanche Giuseppe Parini aveva la vocazione, però fu costretto per ottenere la rendita.
Nel 1752 compose la sua prima opera, una raccolta poetica intitolata Alcune poesie di Ripano Euplino
(Ripano era l’anagramma di Parino, suo vero cognome che successivamente modificò; Euplino era l’antico
nome latino con cui veniva chiamato il lago di Pusiano, presso cui il poeta era nato). Questa era una raccolta
di 94 componimenti dove prevale il classicismo; infatti, Parini considerò quest’opera come un’esercitazione
in cui attuare delle sperimentazioni e ispirarsi alla poesia classica (la sua formazione era classica).
Nel 1754 prese gli ordini minori e fu assunto al servizio del duca Gabrio Serbelloni come precettore dei figli
(anche questa era una condizione tipica dei preti poveri del tempo, che non avevano altri mezzi per vivere).
In questo modo Parini ha modo di osservare da vicino il modo di vivere degli aristocratici da cui Parini era
molto attratto. Presto entrò in contrasto con la duchessa Maria Vittoria Serbelloni, donna molto colta che di
fatto era separata dal marito, perché la duchessa un giorno schiaffeggiò la figlia del maestro di musica:
questo episodio colpì profondamente Parini perché con il suo comportamento la duchessa aveva offeso la
dignità umana della ragazza. In seguito a una discussione con la duchessa, Parini venne licenziato.
L’anno successivo nel 1773 diventa precettore di Carlo Imbonati, compagno di Giulia Beccaria (madre di
Manzoni), al quale dedica un’ode dal titolo L’Educazione (anche Manzoni gli dedicherà un’opera, l’ode In
morte di Carlo Imbonati).
Nello stesso anno, nel 1773, esce la prima importante opera, la prima parte del poema Il Giorno intitolata Il
Mattino e 2 anni dopo esce Il Mezzogiorno in cui si propone di narrare la giornata tipo del giovin signore.
Queste due opere escono anonime, ma in realtà lo stile fu facilmente riconducibile a Parini.
Nel frattempo, a Milano abbiamo il dispotismo illuminato di Maria Teresa d’Austria che al fine di attirare gli
intellettuali di maggior successo tendeva ad offrire loro diversi incarichi. Così Parini riceve tutta una serie di
incarichi pubblici molto importanti: diventa il direttore della Gazzetta ufficiale di Milano, ottiene la cattedra
di “belle lettere” nella Scuola Palatina (scuole pubbliche istituite da Maria Teresa) e addirittura diventa
sovrintendente delle scuole di Brera. Quest’ultimo è l’incarico più importante perché equivale all’attuale
ministro dell’istruzione.
Alla morte di Maria Teresa d’Austria nel 1780 gli successe il figlio Giuseppe II, e Parini subì negativamente le
riforme molto più centralistiche di Giuseppe II che non era così aperto come la madre nei confronti della
cultura e dell’istruzione.
Nel frattempo scoppia la rivoluzione francese e questa viene definita da Parini una “passione ritrattata”
perché in un primo momento aderisce agli ideali della rivoluzione in quanto illuminista ma, di fronte agli
eccessi rivoluzionari dei giacobini e del terrore di Robespierre, ritratta questa sua adesione alla rivoluzione.
Parini, che aveva uno stato di salute precario e soffriva di un’artrite alle gambe, al ritorno degli austriaci a
Milano ottenne un importante incarico nell’ambito della Municipalità per occuparsi dell’istruzione, della
cultura e della religione. Tuttavia, per un contrasto sorto all’interno della commissione, viene allontanato.
Ormai vecchio e di malferma salute, muore il 15 agosto 1799.
Nell’ambito del pensiero di Giuseppe Parini individuiamo alcuni temi fondamentali:
1. L’illuminismo moderato: Parini fu l’esponente di un illuminismo moderato in quanto riteneva
necessario un cambiamento della società da raggiungere in maniera graduale attraverso delle
riforme e non con una rivoluzione violenta. Per questo si allontanò dagli illuministi più radicali
ponendosi contro l’illuminismo francese e lombardo. Degli illuministi francesi aveva letto e
apprezzato Voltaire e Rousseau ma condannava fortemente il deismo. Parini, che era cattolico,
sosteneva l’importanza della religione sia in senso metafisico, cioè come rivelazione del significato
dell’esistenza dell’uomo, sia come principio che permette la convivenza pacifica fra gli uomini. Degli
illuministi francesi però, condivide l’adesione agli ideali di uguaglianza fra tutti gli uomini.
Allo stesso modo si pone contro l’illuminismo radicale di Cesare Beccaria e i fratelli Verri e quindi
anche all’accademia dei Lumi. Questo perché non condivideva quel forte radicalismo e quegli
eccessi che potevano sfociare in delle rivoluzioni. Parini può quindi essere definito un riformista
moderato.
2. La polemica antinobiliare: Parini critica fortemente la classe nobiliare perché sosteneva che si
trattasse di una classe oziosa, improduttiva, parassitaria: innanzitutto non erano impegnati sul piano
economico perché vivevano di rendita, non lavoravano e il loro prestigio, secondo Parini, nasceva
dalle violenze, dai furti e dalle rapine dei loro antenati. Inoltre, era una classe per nulla impegnata
sul piano intellettuale perché non si interessavano alla cultura, non scrivevano libri che potessero
portare al miglioramento o a un progresso della società; infine sul piano civile perchè i nobili non
ricoprivano nessun incarico politico importante e non avevano nessun impegno civile per la società.
Era anche una classe immorale perché attraverso il cicisbeismo legalizzavano l’adulterio in quanto la
dama veniva accompagnata da un cavalier servente che non era il marito. Il cicisbeismo in
particolare minava alla base dei valori fondamentali dell’uomo, cioè la famiglia.
Nell’introduzione a Il Vespro Parini inserisce un’espressione che rende perfettamente l’idea che egli
conduce nei confronti della nobiltà: parlando del nobile scrive che “colui che da tutti è servito a
nullo serve” ciò il nobile che è servito da tutti non è utile alla società.
Questa polemica antinobiliare viene portata avanti da Parini anche in un’altra significativa opera, il
Dialogo sopra la nobiltà dove immagina un dialogo tra due defunti, un nobile e un plebeo.
Se da un lato Parini polemizza e critica aspramente la nobiltà, questo non significa che Parini punta
all’eliminazione di questa classe sociale: Parini mira ad una rieducazione della nobiltà. In passato la
nobiltà ha compiuto delle imprese positive (partecipavano alle guerre, amministravano i regni); poi
però nel corso del tempo la nobiltà era entrata in decadenza che aveva toccato il culmine nel ‘700.
Ai nobili, quindi, andavano trasmessi quei valori di impegno civile e politico che i borghesi hanno,
mentre loro avevano perduto.
Questa polemica antinobiliare è spesso portata avanti da Parini in tono ironico e satirico. Ad
esempio, ne Il Giorno utilizza molto l’antifrasi (=dice il contrario di quello che pensa).
3. Il valore civile della poesia: per Parini la letteratura e la poesia hanno una forte funzione civile
perché deve affrontare argomenti di pubblica utilità al fine di portare alla risoluzione delle
problematiche sociali. Questa funzione civile della poesia la notiamo soprattutto in Parini nella
composizione del primo gruppo delle Odi dove affronta delle tematiche attuali (nell’ode La salubrità
dell’aria affronta una tematica ecologica). Tutte queste tematiche civile confluiscono poi nella sua
pera più importante, Il Giorno.

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