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Giuseppe Parini

L'abate Giuseppe Parini (Bosisio, 23 maggio 1729 Milano, 15 agosto 1799) stato un poeta, librettista e traduttore italiano. Membro dell'Accademia dei Trasformati[1], fu uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo e dell'Illuminismo italiano.

Biografia
L'infanzia e gli studi
Giuseppe Parino, che pi tardi prefer modificare il suo nome in Parini, nacque in Brianza, a Bosisio (oggi Bosisio Parini, provincia di Lecco), sul lago di Pusiano da Francesco Maria Parini, modesto commerciante di seta, e da Angiola Maria Caspani, sorella del curato di un paese vicino. Quella del poeta era una famiglia di estrazione popolare e numerosa: i genitori,non potendo permettersi di mantenere il figlio agli studi, lo affidarono, a dieci anni, alle cure di una prozia Anna Maria Lattuada che abitava a Milano, dove Giuseppe venne iscritto alle classi inferiori delle Scuole di Sant'Alessandro, o Scuole Arcimbolde, gestite dai padri barnabiti. I padri barnabiti sono coloro che facevano parte della congregazione fondata a Milano il 1530 da Sant' Antonio Maria Zaccaria. Nel 1741 la prozia lasci in eredit al nipote dodicenne una modesta rendita annua sui beni immobiliari, a condizione che divenisse sacerdote. Il giovane, che era debole di salute e desiderava continuare gli studi, si avvi cos al sacerdozio (verr ordinato nel 1754) e prosegu gli studi senza grande profitto, come risulta dai registri della scuola che nell'anno 1749-1750cos riportano: "Parinus Joseph: ut plurimum abfuit, subdole per aliquot dies interfuit; litteris testimonialibus habitis, abfuit perpetuo".Gli scarsi risultati negli studi sono dovuti sia al fatto che, a causa delle difficolt economiche, il giovane fu costretto a dare lezioni private e a copiare carte per vari studi legali, sia soprattutto ad una sua spiccata insofferenza verso i metodi rigidi e antiquati d'insegnamento.Degli anni trascorsi in quella scuola conservatrice anche se prestigiosa, della quale furono allievi anche Pietro Verri e Cesare Beccaria, gli rimasero pi che altro la lettura personale dei classici greco-latini, come Anacreonte, Virgilio, Orazio e quella degli scrittori italiani, Dante, Ariosto, oltre ai poeti del Settecento.

La prima raccolta di poesie


Terminate le scuole nel 1752, grazie ad una maggiore, anche se modesta, sicurezza economica dovuta alla rendita della prozia (che aveva ottenuto nel 1751 in seguito ad una causa con l'esecutore testamentario, Antonio Rigola), il giovane chierico pubblic una prima raccolta di rime, dal titolo Alcune poesie di Ripano Eupilino (Ripano l'anagramma di Parino, Eupili il nome greco del lago di Pusiano: Parino da Eupili) sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere sacro, profano, amoroso, pastorale e satirico, che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito bernesco.Da questi versi semplici e non encomiastici, emerge l'immagine di un giovane ancora socialmente e intellettualmente isolato, che non conosce i dibattiti

dell'ambiente lombardo ma che ancora rivolto all'ambito dell'Accademia dell'Arcadia e del classicismo cinquecentesco.

Membro dell'Accademia dei Trasformati e precettore di casa Serbelloni ]


Grazie per ad una certa fama acquisita con questa raccolta, il Parini venne accolto nel 1753 nell'Accademia dei Trasformati che si radunava in casa del conte Giuseppe Maria Imbonatied era formata dal meglio dei rappresentanti della cultura milanese, dove trover amici e protettori.Dopo aver compiuto a Lodi gli studi ecclesiastici, il 14 giugno del 1754, fu ordinato sacerdote ma le risorse economiche, troppo scarse per farlo vivere in modo dignitoso, lo costrinsero a richiedere l'aiuto canonico Agudio e poi dell'abate Soresi che lo sosterr nell'entrare al servizio del duca Gabrio Serbelloni come ripetitore del figlio Gian Galeazzo. Il servizio a casa Serbelloni dur dal 1754 fino al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza economica, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva Rousseau e Buffon, al padre Soresi che sosteneva con ardore le riforme in campo scolastico, al medico di casa, Giuseppe Cicognini (in seguito direttore della facolt di medicina di Milano) che sosteneva il dovere morale ad allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati effetto di colpa. Intanto in casa Serbelloni il Parini osserv la vita della nobilt in tutti i suoi aspetti ed ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla Francia di Voltaire,Montesquieu, Rousseau, Condillac e dell'Encyclopdie, che influenzarono gli scritti di questo periodo al quale risalgono, tra gli altri, il Dialogo sopra la nobilt (1757), le odi La vita rustica(che sar pubblicata solamente nel 1790 nelle Rime degli arcadi con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio), La salubrit dell'aria (1759), che affronta come la precedente l'opposizionecittcampagna ma con uno stile completamente nuovo, e La impostura (1761).Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i Pregiudizi delle umane lettere (1756) del padre Alessandro Bandiera con il titolo Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere" e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita Onofrio Branda.Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica Giovanni Battista Sammartini che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato e, abbandonata casa Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo al quale il poeta dedicher, nel 1764, l'ode L'educazione.

Il poemetto Il Giorno e la protezione di Firmian


Nel marzo del 1763, incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte Firmian, pubblic, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, Il Mattino che ottenne accoglienza favorevole dalla critica e soprattutto dal Baretti che, nel primo numero della rivista La frusta letteraria, uscito il 1 ottobre del 1763, dedicava una critica positiva all'opera.Nel 1765 usc, ancora

anonimo, il secondo poemetto, Il Mezzogiorno, che ottenne dai critici un giudizio positivo, tranne che da Pietro Verri sul Caff.I due poemetti, con la satira della nobilt decaduta e corrotta richiamarono l'attenzione sul Parini e nel 1766 il ministro du Tillot lo chiam per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'Universit di Parma, cattedra che egli rifiut nella speranza di poter ottenere una cattedra a Milano. Nel 1768 la fama acquisita gli procur la protezione del governo di Maria Teresa che era rappresentato in Lombardia dal conte Carlo Giuseppe di Firmian che, intuendo le sue potenzialit poetiche, lo nomin nel 1768 poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro e lo incaric di adattare per la scena lirica la tragedia Alceste di Ranieri de' Calzabigi. Nello stesso anno il conte gli affid la direzione della Gazzetta di Milano, organo ufficiale del governo austriaco, e nel 1769 la cattedra di eloquenza e belle arti presso le Scuole Palatine, cattedra che conserv fino al 1773, con il titolo di "Principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio diBrera.Tra il 1770 e il 1771 Parini scrisse il testo delle opere teatrali l'Amorosa incostanza e l'Iside salvata, in occasione di due cerimonie di corte, e l'opera pastorale Ascanio in Alba per le nozze dell'arciduca Ferdinando d'Austria con Maria Beatrice d'Este, che verr successivamente musicata da Mozart, catalogata come opera K 111 e rappresentata per la prima volta al Ducale di Milano il 17 ottobre 1771. Tradusse dal francese la tragedia "Mitridate re del Ponto" (Mithridate nell'originale) di Racine, che Mozart aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da Vittorio Amedeo Cigna-Santi - ricavandone l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il 26 dicembre 1770.Nel 1771 tradusse, in collaborazione di alcuni "Accademici trasformati" tra cui il Verri, una parte del poemetto La Colombiade pubblicato da Anne Marie Du Boccage.Nel 1774 fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedic alla composizione de Il Giorno e delle Odi.Nel 1776 gli venne concessa una pensione annua dal papa Pio VI e fu nominato ordinario della Societ patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura.

La composizione delle Odi


Con il nome di Darisbo Elidonio entr nel 1777 a far parte dell'Arcadia di Roma proseguendo intanto nella composizione delle odi: La salubrit dell'aria, L'educazione, L'evirazione, La vita rustica, L'innesto del vaiuolo (dette "Odi illuministe") La laurea (1777), Le nozze (1777), Brindisi (1778), La caduta, In morte del maestro Sacchini, Al consigliere barone De Marini (1783-1784), Il pericolo (1787), La magistratura (1788), Il dono (1789).Nel 1791 il Parini venne nominato Soprintendente delle Scuole pubbliche di Brera e scrisse l'ode La gratitudine. Nello stesso anno vennero pubblicate ventidue delle sue odi con il titoloOdi dell'abate Parini gi divolgate. Le ultime due parti del "Giorno", il Vespro e la Notte, pur risultando promesse in una lettera al Goldoni, saranno invece pubblicate postume. Le "odi illuministe" sono tra le pi originali in quanto ricche di termini appartenenti al lessico specifico della scienza; talvolta riportano particolari anche scabrosi, con l'intento di educare i lettori su temi di scottante attualit, come l'inquinamento cittadino ("La salubrit dell'aria") o la prevenzione delle epidemie grazie ai progressi

della scienza ("L'innesto del vaiuolo"). Per quanto siano argomenti tradizionalmente non poetabili, Parini, con un'abilit tutta settecentesca, riesce nell'intento di elevare gli argomenti pi concreti a materia d'arte, cristallizzandoli in versi di inusitata accuratezza. In questo si riscontra l'influenza della poetica del sensismo.[2]

Gli ultimi anni e la morte


Tra il 1793 e il 1796 ospite del suo amico marchese Febo D'Adda scrisse altre odi (Il messaggio, Alla Musa, la Musica) e quando i francesi di Bonaparte occuparono Milano, seppure con riluttanza, entr a far parte della Municipalit per tre mesi, rappresentando, insieme a Pietro Verri, la tendenza pi moderata. Presto egli smise di partecipare alle assemblee della Municipalit e poco dopo venne destituito dalla carica.Come appare nel frammento dell'ode A Delia, scritta tra il 1798 e il 1799, il poeta avverso alla guerra e alla violenza e rifiuta la richiesta di una "ragguardevole donna" che voleva da lui un'esaltazione poetica delle vittorie francesi perch non poteva cantare "i tristi eroi" e "la terra lorda/ di gran sangue plebeo".Il poeta si spense nella sua abitazione di Brera il 15 agosto 1799, a pochi mesi di distanza dall'entrata degli austro-russi a Milano, dopo aver dettato il famoso sonetto Predro i filistei l'arca di Dio, nel quale condannava duramente i francesi, ma allo stesso tempo, pur salutando il loro ritorno, lanciava un severo ammonimento anche agli austriaci.Fu sepolto a Milano nel cimitero di Porta Comasina con funerali molto semplici come egli stesso aveva voluto nel suo testamento:

Critica
Nella storia della critica si assistito ad una distinzione nell'opera del Parini tra i contenuti civili, politici e morali della sua letteratura (pi legati agli ideali illuministici) e gli aspetti stilistici e poetici (pi legati alla tradizione arcadica). Francesco De Sanctis insieme alla critica romantica esalta il primo aspetto in contrasto all'edonismo della letteratura barocca, indicando il Parini come il primo poeta della nuova letteratura che sia anche uomo, cio che abbia dentro di s un contenuto vivace e appassionato, religioso, politico e morale[3] e sentenziando: in lui l'uomo valeva pi che l'artista[4]. Al contrario, Giosu Carducci si concentra sui valori artistici e poetici dell'opera del Parini, lodandolo come il prosecutore della tradizione letteraria dell'Arcadia. Gli studi successivi hanno tuttavia evidenziato come questa apparente ambiguit dell'opera del Parini, da una parte intenta a perseguire valori civili in ossequio all'ideale illuminista, dall'altra attenta agli aspetti letterari della tradizione, sia conciliabile considerando il percorso letterario dell'autore, che dopo un primo slancio legato alla battaglia illuministica avrebbe maturato una posizione pi moderata in direzione neoclassica, frutto anche della delusione storica. Anche l'atteggiamento ambiguo nei confronti del mondo nobiliare, valutato da un lato in modo critico ma guardato anche con un certo compiacimento, mostrerebbe in realt un segreto amore per quel mondo elegante e raffinato.

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