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LA NASCITA DELLA LETTERATURA ITALIANA

In origine erano sviluppati due generi di poesia: la poesia religiosa umbra (amore per
Dio) e la poesia siciliana (amore per la donna).
La poesia religiosa si sviluppa in Umbria e il principale esponente è Francesco D’Assisi,
seguito da Jacopone da Todi. La lingua che utilizzano è il volgare umbro.
La poesia siciliana nasce nell’Italia meridionale nel 1224. Alcuni funzionari della corte di
Federico II scrivono poesie sul tema dell’amore riprendendo il modello provenzale. Il più
grande esponente fu Jacopo da Lentini, che scriveva in volgare siciliano. Alla fine del
regno di Federico II la poesia siciliana si diffonde nel resto d’Italia e viene ripresa dai
poeti toscani che reinterpretano il modello (poeti siculo-toscani). Uno dei maggiori
esponenti fu Guittone d’Arezzo. I temi trattati sono quello amoroso e politico, la lingua è
il volgare toscano. Intorno al 1250 si diffonde in Toscana la poesia comico-realista, che
tratta temi quotidiani in un linguaggio di livello basso. Il più importante di questi poeti fu
Cecco Angiolieri, che nei suoi testi screditava l’amore e celebrava i piaceri della vita. La
lingua utilizzata era il volgare toscano.
Nel XIII secolo la situazione in Italia era disomogenea, infatti, si potevano individuare tre
zone: centro-settentrionale, la Pianura padana dove vi sono tante città indipendenti,
centrale, dominata dallo Stato della Chiesa, e meridionale, che dal 1220 era
controllata dalla monarchia sveva di Federico II.
Nella parte centro-settentrionale si affermano i Comuni, che sono sempre meno
vincolati all’imperatore. Nel comune venivano emanate leggi che valevano per la città e
anche per il contado, dal quale provenivano le risorse alimentari. Le ricchezze dei
Comuni erano dovute soprattutto alle attività mercantili dei mercanti, una classe
sociale che stava assumendo sempre più potere. Fra Comuni c’era una grande rivalità
dovuta al desiderio di essere autonomi dall’imperatore. Molti sovrani cercarono di
assumere il controllo di questi, senza troppo successo. Dalla fine del XIII secolo i
Comuni in Toscana assumono grande potere a livello economico, infatti, nel 1252, il
fiorino toscano diventa moneta degli scambi in tutta Europa.

LA POESIA RELIGIOSA
La poesia religiosa è strettamente legata alla fede. Uno dei testi più importanti fu il
Cantico di Frate Sole del 1224 di Francesco D’Assisi, che venne scritto in volgare
umbro e consiste nella lode e ringraziamento a Dio scritta in versi e accompagnata dalla
musica. Il suo genere letterario di appartenenza è la lauda, ovvero una lode a Dio, alla
Madonna e ai santi che veniva cantata durante manifestazioni religiose. Veniva cantata
dalle confraternite dei laudesi. All’inizio la circolazione è solamente orale, poi i testi
vengono raccolti nei laudari. La lauda prevede l’alternanza tra la preghiera del solista e
la risposta dei fedeli, infatti, le strofe sono destinate al solista e il ritornello ai fedeli.
Successivamente si sviluppò la lauda drammatica, che aveva scopi teatrali ed era
caratterizzata dal contrasto, ovvero uno scambio di battute. L’esempio più famoso fu
Donna de Paradiso di Jacopone da Todi.
Intorno al XIII secolo vengono fondati gli ordini mendicanti dei domenicani e dei
francescani, ovvero movimenti costituiti da laici che scelgono di fare una vita di
predicazione e povertà. L’ordine dei domenicani venne fondato da Domenico di
Guzman e approvato nel 1216 da papa Onorio III. I domenicani oltre a predicare si
dedicavano allo studio, infatti studiavano la teologia e scrivevano testi filosofici. Il più
importante tra questi fu Tommaso d’Aquino. L’ordine dei francescani viene fondato dai
seguaci di Francesco D’Assisi che decidono di vivere in povertà, e viene riconosciuto da
papa Onorio III nel 1223. Per loro non era previsto lo studio dato che era incompatibile
con la vita in povertà. Dopo la morte di Francesco D’Assisi il movimento si divide in
spirituali e convertiti. Francesco D’Assisi nasce ad Assisi nel 1181 da una famiglia
benestante. Nel 1207 nel duomo di Assisi, si spoglia e consegna i suoi vestiti al padre.
Nel 1209 fonda l’ordine francescano. Dopo intense predicazioni in Italia, in Europa, in
Palestina e in Egitto attraversa un periodo di decadimento fisico. Dopo la sua morte si
cerca di rendere la sua figura inimitabile e nel 1266 viene autorizzata la pubblicazione
della sua biografia ufficiale, la Legenda Maior, dove viene raffigurato come un uomo
umile e sereno, nonostante fosse molto esigente, soprattutto con se stesso. Si capisce
ciò dall’episodio del lebbroso. Jacopone da Todi fu un frate francescano appartenente
agli spirituali. Le sue laude non avevano l’obbiettivo di essere recitate collettivamente,
ma erano dei testi personali. Nasce a Todi nel 1230 da una famiglia nobile e svolge
l’attività di notaio. Dopo la morte della moglie e dopo aver scoperto che portava al collo
del cilicio come segno di penitenza entra in una crisi che lo porta a convertirsi nel 1268.
Nel 1278 entra nell’ordine francescano. Durante la sua attività si oppone apertamente al
papa, con la produzione di laude politiche, che lo scomunica o lo fa mettere in
prigione. Alla morte del papa, nel 1303, Jacopone viene liberato e 3 anni dopo muore. I
temi di cui fa uso Jacopone nelle sue laude sono l’amore smisurato per Dio,
accompagnato dalla svalutazione dell’uomo. Fa uso della lauda drammatica e scrive in
volgare umbro.

La letteratura che si era sviluppata in Francia nel XII secolo si diffonde in Italia, infatti, le
storie legate alle leggende di re Artù diventano un tema ricorrente negli affreschi.
Inoltre, nel XIII secolo in Italia settentrionale giungono i trovatori in fuga dalla Francia
meridionale dopo la crociata del papa contro gli albigesi. Nello stesso secolo di afferma
Federico II di Svevia, imperatore di Germania e re di Sicilia. Egli affida l’amministrazione
del regno a dei funzionari fedeli a lui. Tra il 1230 e il 1250 ci sono alle corte di Federico
II diversi autori che fanno parte della scuola siciliana. Questi non sono autori di
professione, ma sono giudici, notai… I più importanti autori furono Jacopo da Lentini e
Guido delle Colonne. le differenza con la lirica trobadorica erano: la selezione del tema
amoroso e l’abolizione dei temi legati alla politica, l’amore viene trattato con più
importanza, infatti, scompare il senhal, non c’è più il legame fra poesia e musica, e
viene utilizzato solamente il volgare locale. Questo sviluppo della scuola siciliana va di
pari passo con l’imperatore ed è talmente dipendente dalla sua figura che quando
muore entra in una crisi, così il centro letterario italiano diventa la Toscana e il suo
volgare diventa lingua nazionale della letteratura. Jacopo da Lentini fu in attività dal
1230 al 1240. Era un notaio alla corte di Federico II ed è considerato l’inventore del
sonetto. Le sue poesie sono collocate all’interno del Codice Vaticano 3793. Dopo la
fine del dominio svevo in Sicilia si disperde il gruppo di poeti della scuola siciliana.
L’esperienza letteraria si trasferisce in Toscana e viene ripresa da quei poeti. La
Toscana diventa il nuovo centro letterario in Italia poichè ai tempi di Federico c’erano
grandi relazioni fra i suoi collaboratori e gli amministratori dei Comuni dato che voleva
assumere il loro controllo. Per questo, i rimatori siculo-toscani presero spunto dalla
poesia siciliana e la elaborarono in volgare toscano. Il più importante fra questi fu
Guittone d’Arezzo che operò tra il 1260 e il 1294, e riprese la tecnica del trobar clus.
In questo gruppo di rimatori e presente anche una donna, Compiuta Donzella, di cui
non si capisce se fu la prima donna nella storia della letteratura italiana o se fu
un’invenzione di un poeta maschio. Questa formulò tre sonetti e in due di questi trattò il
tema della ribellione femminile al padre. Queste non potevano amare chi volevano e
spesso, per scappare dai matrimoni combinati, diventavano monache.

Nel Medioevo si sviluppò lo stile tragico, che trattava argomenti seri ed elevati, e lo stile
basso, detto comico, che trattava la vita materiale. Tra il XIII e il XIV secolo si sviluppò
lo stile comico-realista, che trattava temi quotidiani in uno stile comico. Tra i temi
utilizzati c’era: l’amore carnale, con riferimento al desiderio sessuale, il contrasto tra due
amanti, la celebrazione della vita dominata dai piaceri, l’esaltazione del gioco d’azzardo,
e gli attacchi personali contro avversari tramite offese. Con il tempo si svilupparono
canti della poesia goliardica, che indicava i chierici che si spostavano tra le università.
Gli autori principali furono Rustico Filippi, l’iniziatore del genere in Toscana che
nacque nel 1230 circa, a Firenze, Cecco Angiolieri, che nacque a Siena nel 1260 ed
era di stirpe nobile da parte di madre, e disperse, dopo la morte di suo padre, tutto
quello che aveva ereditato riducendosi in miseria. Morì nel 1312 e aveva 5 figli che
preferirono rinunciare all’eredità per non accollarsi i debiti. Nelle sue poesie fece uso di
sentimenti eccessivi e di improvvise crisi di malinconia. Infine, abbiamo Cielo
d’Alcamo, che durante la sua produzione fa riferimento alla pastorella provenzale,
ovvero al tentativo di seduzione di un uomo di rango elevato nei confronti di una donna
umile.

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