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ALESSANDRO MANZONI


VITA

🠶 Alessandro Manzoni nasce nel 1785 a 🠶 Nel 1791, prima di separarsi dal marito,
Milano, allora città del Regno Lombardo- Giulia lasciò il piccolo Alessandro nella
Veneto appartenente all'Impero Austro- collegio dei Padri Somaschi a Merate, in
Ungarico. Suo padre, Pietro Manzoni, è Brianza, e partì per Parigi con il suo nuovo
un nobile della Brianza lecchese compagno, il conte Carlo Imbonati,
benestante, conservatore e tradizionalista intellettuale illuminista milanese. Fino
sulla cinquantina; sua madre è Giulia all'età di sedici anni Alessandro studiò in
Beccaria, figlia di 23 anni dell'illuminista collegi - dopo Merate a Lugano e infine a
Cesare Beccaria. La donna, che professa Milano ai Barnabiti - dove manifestò un
temperamento ribelle e tendenze
idee rivoluzionarie, è mentalmente legata
anticlericali, e simpatizzò con i
a Giovanni Verri - fratello dei fondatori
rivoluzionari che, nel frattempo, diedero
de "Il Caffe" - che, secondo alcuni
vita alla Repubblica Cisalpina Francese. .
studiosi, è il vero padre del romanziere.
FORMAZIONE CULTURALE

🠶 La sua formazione culturale si basa sui classici, sugli autori cristiani, sulle letture del
Neoclassicismo, come Vincenzo Monti - che ha conosciuto personalmente - e si completa,
per iniziativa autonoma, con testi illuministi e la lettura appassionata di le opere re di
Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo. Terminati gli studi, Manzoni si trasferisce nella casa del
padre Pietro a Milano e inizia a frequentare i circoli dove si incontrano scrittori progressisti
come gli esuli napoletani Vincenzo Cuoco e Francesco Lomonaco. Conosce
personalmente Ugo Foscolo e riconosce un vero ruolo patologico a Vincenzo Monti, alla
cui imitazione dedica i primi versi dello stile neoclassico - poi ripudiato - tra cui, tra il
1801 e il 1804, il Trionfo della libertà, che esalta le vittorie francesi, e il poema idilliaco
Adda. Da Vincenzo Cuoco, in particolare, Manzoni iniziò l'interesse per lo studio della
storia e la conoscenza di Giambattista Vico.
DALL’ILLUMINISMO AL
CRISTIANESIMO
🠶 A Parigi: dall'Illuminismo al Cristianesimo Nel 1805 morì 🠶 Dopo un breve ritorno in Italia nel 1807 per la
Carlo Imbonati e sua madre Giulia Beccaria invitò Alessandro
ad andare a vivere con lei a Parigi. Qui compone il poema In
morte del padre Pietro, Manzoni si dedicò poi
morte di Carlo Imbonati (pubblicato nel 1806), in cui alla lettura delle opere dei moralisti cristiani
immagina che il nobile defunto lo incoraggi a diventare il francesi del Seicento - Blais-se Pascal -
proseguitore dei suoi valori morali legati a un'etica secolare di
maturando quel legame tra etica laica e
alto profilo: usare insieme sentimento sia la ragione ,
mantenersi distaccato dal mondo, non distogliere mai lo cristiana che sarà la base del suo cattolicesimo
sguardo dall'obiettivo prefissato, mantieniti puro nel pensiero liberale. L'incontro con la futura moglie,
e nell'azione, combatti il ​servilismo opportunistico, non Enrichetta Blondel, figlia di un banchiere
tradire mai la verità, non incoraggiare mai il vizio o deridere
la virtù. A Parigi Manzoni frequentò i salotti dell'illuminismo ginevrino, calvinista, che lo coinvolge nella sua
intellettuale, in particolare quello della figlia del filosofo crisi spirituale, determina la conversione prima
Condorcet, Sofia, e conobbe lo storico Claude Fauriel (1772- cristiana e poi cattolica di Alessandro Manzoni.
1844), che, criticando le fantasie del romanticismo inglese e
tedesco, lo invitò a intendere la letteratura come una
L'approccio di Manzoni alla fede, seguito
rappresentazione di eventi realistici e plausibili legati alla dall'abate genovese Eustachio Degola, è sancito
storia dell'argilla degli uomini. dal matrimonio cattolico celebrato nel 1810 con
la Blondel e dal battesimo del loro primo figlio.
GLI ANNI DELLA MATURITA’ ARTISTICA

🠶 Gli anni della maturità artistica Grazie ai beni lasciatigli dal padre e da Carlo Imbonati, Manzoni può allestire la
sua demo a Milano e provvedere alla famiglia: avrà dieci figli da Enrichetta (quasi tutti, però, moriranno prima
di lui ), dedicandosi a tempo pieno all'attività letteraria. Da Milano e dalla villa di Brusuglio (nella campagna
lombarda), lo scrittore, da tempo affetto da fobie e disturbi nervosi, non partirà mai, se non per brevi viaggi, e
qui scriverà le sue opere maggiori. Per gli inni sacri, destinati ad esaltare le feste cristiane, nel 1812 Manzoni
compose La Resurrezione. Due canti civili - Aprile 1814 e Il proclama di Rimini, artisticamente poco riusciti,
ma testimonianza significativa del consolidamento in lui dell'ideale dell'Unità d'Italia - sono composti su
sollecitazione delle vicende contemporanee: nel 1814, nella rivolta popolare contro i francesi di Napoleone, a
Milano la folla lincia il ministro delle finanze Giuseppe Prina (l'evento sarà poi preso a modello per l'episodio
della rivolta di Milano nei Promessi sposi); nel 1815, a Rimini, Gioacchino Murat lanciò il più vano appello
agli italiani per la libertà e l'indipendenza prima del definitivo crollo dei francesi. Dopo il ritorno degli
austriaci, la casa milanese del Manzoni è frequentata dai più importanti esponenti de "Il Conciliatore" e del
Romanticismo risorgimentale milanese, anche se lo scrittore, per carattere riservato e convinzioni moderate,
non aderisce ufficialmente al gruppo . Avvicinandosi al maturo romanticismo europeo, attraverso le opere di
August W. Sch legel e La Germania (1813) di Madame de Staël, Manzoni decide di dedicarsi al teatro e scrive
la tragedia II Conte di Carmagnola (1816-1820).
🠶 Nel frattempo lavora ancora agli inni sacri e scrive, su consiglio del vescovo di Pavia Luigi Tosi, la
prima versione del saggio Osservazioni sulla morale cattolica (1819), opera in cui difende la Chiesa
dalla accusa di essere stata causa della decadenza dell'Italia, esaltando i valori della fede, della
tolleranza religiosa e della serenità dell'uomo di fede. Durante il suo soggiorno a Parigi nel 1819, nella
speranza che il cambiamento climatico potesse porre rimedio ai disturbi nervosi, Manzoni riallaccia la
sua amicizia con Fauriel e stringe relazioni con il filosofo spiritualista Victor Cousin (1792-1867) e gli
storici François Gui zot (1787-1874) e Jacques Thierry (1795-1856), incontri da cui trae ispirazione
per i suoi studi. Tornato a Milano, nel 1821 scrisse i due odi civili marzo 1821 e 5 maggio; nel 1822
termina la seconda tragedia, Adelchi e pubblica il Discorso su alcuni punti della storia longobarda in
Italia, che costituisce il suo fondo per gli studi storici. Tra il 1821 e il 1823 Manzoni scrisse il romanzo
Fermo e Lucia, prima stesura della testata dell'opera narrativa I promessi sposi, a cui si aggiunse, in
autunno, l'Appendice storica sulla famigerata colonna, riguardante i processi ai presunti "ingrassatori"
durante l'epidemia di pesti del 1629 (che diverrà il saggio posto in appendice all'edizione definitiva del
romanzo, nel 1840-1842, con il titolo Storia della famigerata colonna)
🠶 In questi anni furono scritti dallo scrivente importanti testi 🠶 Tornato a Milano, lo scrittore fu colpito da un gravissimo
teorici, sotto forma di comunicazioni private, come la Lettera lutto: nel 1833 morì la moglie Enrichetta, alla quale dedicò
a M. Chauvet sull'unità di tempo e luogo nella tragedia (in l'ultimo dei sacri inni, destinato a rimanere drammaticamente
francese, 1820-1822) e la lettera Sul Romanticismo (1823 ), incompiuto, nel Natale del 1833. Nel 1834 sua figlia Giulia,
indirizzato a Cesa re D'Azeglio. In generale si può affermare moglie, morto. di Massimo d'Azeglio; tra il 1841 e il 1845
che la corrispondenza del Manzoni comprende oltre 1800 scompaiono altre due figlie, poi la madre Giulia Beccaria e
lettere, scritte in un arco di settant'anni, di carattere privato e l'amico Fauriel. L'edizione riveduta - soprattutto
senza scopo letterario. Solo in rari casi (la lettera Sul linguisticamente - e definitiva de I promessi sp si, pubblicata
romanticismo al marchese Cesare Taparelli d'Azeglio, o nel 1840-1842 (il quarantennio), ebbe risultati
quella a Giacinto Carena Sulla lingua italiana) lo stesso economicamente infruttuosi. Infine, nel 1848, durante le
Manzoni riscrive alcune sue lettere, conferendo loro la forma Cinque Giornate di Milano, suo figlio Filippo fu per qualche
e la dignità di un testo letterario. Nel 1827 viene pubblicato tempo imprigionato dagli austriaci. Ad ostacolare i figli è il
nell'edizione intitolata ventisettesimo appunto il romanzo I secondo matrimonio, celebrato nel 1837, con Teresa Borri ve
pro messi sposi, che riscuote un notevole successo: durante dova Stampa. Dopo un breve periodo di serenità trascorso in
l'estate il Manzoni si trasferisce con la famiglia a Firenze, con Toscana, con amici come il poeta Giuseppe Giusti e l'abate
l'intento di imparare il toscano parlato dal popolo. educato, al Rosmini, filosofo spiritualista, nel 1856 morì un'altra figlia e,
fine di correggere il suo lavoro e renderlo linguisticamente nel 1861, la seconda moglie. Nello stesso anno fu proclamata
adatto a un pubblico italiano e non solo lombardo. In questa l'Unità d'Italia, il 75enne e ormai famoso scrittore fu
occasione conobbe più volte Pietro Gior dani e, in nominato senatore e ricevette le visite di Cavour e Garibaldi
un'occasione, anche Giacomo Leopardi.
GLI ULTIMI ANNI

🠶 Negli ultimi anni Manzoni si è dedicato agli studi storici, che riteneva i più idonei alla
diffusione della verità e della linguistica. Nel 1845 pubblicò, dopo una lunga elaborazione, il
saggio Sul romanzo storico e, in generale, sulle composizioni miste di storia e invenzione;
nello stesso anno viene pubblicata la lettera a Giacinto Carena sulla lingua italiana; del 1850 è
il dialogo Sull'invenzione; del 1859 è l'ultima bozza del trattato incompiuto Sulla lingua
italiana; nel 1868 pubblicò uno studio sul De vulgari eloquio di Dante e la Lettera sul
vocabolario. Notevole è l'importanza dell'attività svolta dall'autore per l'unificazione
linguistica del Regno d'Italia. Nel 1868, in particolare, presentò al Ministro dell'Educazione la
relazione Sull'unità della lingua ei mezzi per diffonderla. Tra il 1864 e il 1872 lo scrittore
ultraottantenne si dedicò al Saggio comparativo sulla Rivoluzione francese del 1789 e sulla
Rivoluzione italiana del 1859, anch'esso rimasto incompiuto. Manzoni morì a Milano nel
1873, quasi senza vantenne, in seguito ai postumi di una caduta. Ricevette un funerale solenne
e, nel primo anniversario della morte, il compositore Giuseppe Verdi scrisse in sua memoria la
Messa da Requiem.
IL PENSIERO
L’evoluzione del pensiero manzoniano

🠶 Dopo un'iniziale simpatia giovanile per le tesi illuministiche e rivoluzionarie, Alessandro


Manzoni aderisce al Romanticismo (come dimostra la Lettera a Fauriel, in cui affronta la
poesia affermando che deve venire dal cuore), innestando il nuovo pensiero sulle radici
della Il razionalismo illuminista, che non sarà mai rifiutato del tutto. Questo approccio
moderato e pragmatico distingue il romanticismo italiano dalla tendenza prevalente tra i
romantici europei. La conversione al cattolicesimo nel 1810 segna un'ulteriore, profonda
svolta nel pensiero manzoniano. Dopo di essa, la fede e il pensiero cattolici diventano la
base delle concezioni manzoniane e del messaggio principale che lo scrittore affida alle
sue opere. Il cattolicesimo liberale dell'autore, tuttavia, continuerà ad innestarsi su basi di
razionalismo illuminista e, soprattutto, di romanticismo moderato, che Manzoni non
sperimenterà mai come conflittuale tra loro.
LA CONCEZIONE RELIGIOSA

🠶 I temi centrali del pensiero dello scrittore, a partire dagli anni della sua conversione (1808 1810), riguardano
la meditazione sul destino dell'uomo nella storia e, soprattutto, il problema del senso della sofferenza (i guai
di Renzo e Lucia in la riflessione conclusiva del romanzo).
🠶 • In una prima fase, nelle tragedie e in particolare nell'Adelchi, Manzoni è orientato a considerare inevitabile
l'aspra sofferenza terrena dei giusti e degli oppressi, poiché, come afferma Adelchi morente, l'alternativa è tra
fare il male o subirlo . La sofferenza umana va dunque considerata un prezzo da pagare per il riscatto che
può venire, grazie al sacrificio di Cristo, solo nell'altra vita, dopo la morte. La sofferenza è dunque,
pessimisticamente, provvidenziale: provida sventura.
🠶 • In una seconda fase, cioè nella versione definitiva dei Promessi Sposi, questo pessimismo cristiano radicale
svanisce e si dissolve, lasciando spazio, nelle vicissitudini della carne bovina - e nella sintesi insita nel sugo
di tutta la storia - a un funzione educativa e purificatrice del dolore, per la possibilità che esso, grazie alla
fede cristiana, porti a una vita migliore e più consapevole già in questo mondo. Viene così definitivamente
superato il rigore calvinista o giansenista presente, secondo alcuni studiosi, nelle tragedie, che si manifestava
nella concezione secondo la quale il male e il dolore inevitabilmente prevalgono nel mondo, all'interno di una
rigida distinzione tra bene e male.
LA CONCEZIONE RELIGIOSA
IL PESSIMISMO NEI CONFRONTI DELLA
STORIA
🠶 • Al pessimismo circa la possibilità di riscatto individuale del singolo corrisponde, nello scrittore, la
sfiducia di chi scrive nel fatto che la storia possa fare il bene e la giustizia trionfare corrisponde al
pessimismo sulla possibilità di redenzione individuale dell'individuo. Solo l'intervento della divina
Provvidenza può mitigare le tragedie insite negli eventi storici che trasformano il cammino umano in un
percorso sanguinante (la polvere sanguinante dell'ode Il 5 maggio). Di qui l'ideale di una Chiesa dedita
ad una missione di servizio a favore degli umili e degli oppressi e non legata al potere o ai beni terreni,
e all'adesione allo spirito evangelico, che si traduce nella partecipazione alla sorte degli umili. e dei
vinti (da questo punto di vista vinti e meritevoli di pietà è anche, ad esempio, Napo Leone, in esilio a
Sant'Elena il 5 maggio), che non saranno ricompensati nel mondo, teatro di violenze e ingiustizie , ma
nel regno eterno di Dio. Questo non si traduce in un disimpegno fatalistico: nelle vicende italiane
dell'Ottocento lo scrittore diventa infatti il ​simbolo della tradizione del liberalismo cattolico; lui, da
posizioni moderate, si batte per il raggiungimento dell'unità nazionale e per una maggiore giustizia
sociale. La concezione politica di Manzoni si intreccia con la fede religiosa e l'impegno morale: come
suggerisce l'ode del marzo 1821, nessun popolo, come nessun uomo, ha il diritto di opprimere un altro.
Il patriottismo di Manzoni deriva quindi da valori morali piuttosto che politici
Lavoro svolto da: Vincenzo Sauchelli

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