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UMANESIMOOOOOOOOOO

VERIFICA UMANESIMO:

(DA PAG 2 A 15):

-Il 400’ fu un secolo di cambiamento, transizione verso un mondo nuovo.

Nonostante il crollo demografico del Trecento a causa della peste nera , intorno alla metà del
Quattrocento, la popolazione europea crebbe molto e avvenne anche l’urbanizzazione (le persone
dalla campagna ritornarono nuovamente nelle città).

Ci fu anche la nascita degli Stati nazionali come Spagna (unificazione politica con il matrimonio di
Ferdinando e Isabella), Inghilterra (affermazione della dinastia dei Tudor), Francia (rafforzamento
del regno con Luigi XI) e Portogallo.

In Italia la forma di governo del Comune entró in crisi e ci fu l’ascesa al potere delle Signorie (il
potere fu nelle mani di poche famiglie o poche persone ai quali l’imperatore aveva concesso il
titolo di marchese o duca).

Le città italiane divennero sempre più ricche tra cui Firenze (dominata dalla famiglia dei Medici, era
un luogo di lavoro e di incontro per un gruppo di artisti come Brunelleschi), Milano (intorno alla
corte degli Sforza), Venezia (ossia la città della stampa dove si stabilirono i più grandi editori di
sempre), Napoli (capitale del regno Aragonese).

Nel 400’ ci furono anche molte scoperte geografiche—> Bartolomeo Diaz nel 1487 doppiò il capo di
Buona Speranza aprendo la via verso l’India.

Un nuovo movimento di pensiero sviluppato nel 400’ fu l’Umanesimo in cui gli uomini
ricominciarono a dare importanza agli studia humanitas ossia alle discipline letterarie e filosofiche
ed inoltre gli intellettuali del Quattrocento riscoprirono opere che erano state dimenticate.

Gli umanisti avevano un sapere mondano ossia una riflessione non solo su D ma anche sull’uomo e
volevano scoprire, salvare e studiare gli autori antichi.

Ci fu un uomo di nome Manuele Crisolora che insegnò il greco agli umanisti.

Nel Quattrocento vennero fondate le prime biblioteche nelle corti tra cui la biblioteca del
cardinale Bessarione a Venezia che conteneva una collezione di mille libri greci e latini e quelle
fiorentine.

Gli umanisti insegnavano ai giovani nelle scuole-convitto (collegi), in cui gli allievi si trasferivano e
vivevano li per mesi, lontani dalle famiglie.

Imparavano a leggere, a scrivere e perfino a parlare il latino.

In questo secolo si passa dal codice manoscritto al libro stampato in cui la stampa era meno
costosa rispetto alla pergamena (all’inizio i libri circolavano sotto forma di codici di pergamena o di
carta).

(DA PAG 30 A 32):

-Il Medioevo ha tramandato un ricordo parziale ed incompleto riguardo l’interpretazione della


cultura classica, infatti spesso si ricorreva a testi incompiuti.
Gli umanisti iniziarono a riscoprire manoscritti antichi—> riscoprirono non solo copie affidabili di
testi antichi ma anche molti testi che si credevano perdute.

Per interpretare e comprendere in modo corretto l’antichità era indispensabile la filologia ossia la
disciplina relativa appunto alla ricostruzione.

Per un’umanista utilizzare e parlare una lingua in modo corretto era considerata un riflesso della
ricchezza e una capacità per capire in profondità le opere.

La conoscenza delle opere (latine e greche) influenzò la prassi ossia il modo di scrivere degli
umanisti, che iniziarono ad imitare gli antichi modelli.

Il più famoso ricercatore di manoscritti antichi fu Poggio Bracciolini che riportò alla luce alcune
orazioni di Cicerone.

(DA PAG 45 A 46):

-Gli umanisti formarono una comunità ristretta di intellettuali che usavano una lingua universale,
il latino.

Per guadagnarsi da vivere essi si impiegavano nella corte del signore—> nacque il fenomeno del
mecenatismo ossia la generosa ospitalità dei signori che offrono nei confronti di artisti e scrittori.

Questo garantiva a loro di dedicarsi agli studi che preferivano senza avere preoccupazioni
economiche ed in cambio dovevano svolgere delle mansioni di precettori, funzionari etc.

T6 (PAG 58):

L’UOMO È UN ESSERE MERAVIGLIOSO:

L’uomo ha una vita piena di piacere e anche quando capitano cose negative alla fine possono
rilevarsi anche queste positive. Manetti dice che il corpo e un limite per comprendere questi
piaceri che vengono recepiti attraverso i sensi esterni ed interni, che sono esterni: vista, tatto
gusto ( i 5 sensi ) mentre quelli interni sono: giudicare, ricordare , intendere…..

T7(PAG 60):

L’UOMO UNIVERSALE,AL CENTRO DELL’UNIVERSO:

Alla fine della creazione dio contempla il creato, il cielo con gli spiriti beati mentre la terra con gli
esseri ( bestie ). Medito quindi la creazione di un nuovo essere. il problema era che non c’era più
nulla da poter donare ad esso per questo motivo colloco l’uomo al centro del mondo lasciandogli
libero arbitrio così

(DA PAG 99 A 100):


-Lorenzo de’Medici è conosciuto come il Magnifico, che non significa “bello” ma “generoso, forte,
grande”.

Nacque a Firenze nel 1449 e all’età di 16 anni va in missione diplomatica a Roma, Milano..

Il 1469 è stato un’anno cruciale per lui poiché si fece conoscere da molti fiorentini partecipando ad
una giostra ed inoltre dovette prendere le redini della famiglia a causa della morte del padre.

Uno dei suoi obiettivi è quello di incentrare il potere nelle mani dell’autorità signorile, vale a dire in
quelle della sua famiglia.

Sostiene lo Studio fiorentino (una moderna università) dove si studiava il greco, il latino, la
retorica.

Voleva rafforzare il ruolo degli intellettuali neoplatonici ossia attenuare le interferenze della Chiesa
e degli intellettuali fedeli al papa.

Nel 1471 allestì una raccolta di circa 200 poesie di autori toscani per Federico d’Aragona (principe
di Napoli).

Egli si dedica alla poesia in volgare ed una delle sue opere principali è il Canzoniere—> i primi testi
sono legati alla tradizione poetica fiorentina del 400’ e nella seconda fase si nota l’influenza di
Petrarca.

Infine si applica a rime a sfondo teologico e filosofico.

T7 (PAG 101)

CO PASSI SPARTI E CON LA MENTE VAGA:

Lorenzo de’ Medici (l’io poetico) sta camminando in Maremma (situata in Toscana), lungo la
spiaggia, in un luogo selvaggio, per vedere se riesce a non pensare alla donna che ama.

Ma ovunque lui si giri, gli sembra costantemente di vederla.

La donna di cui lui è innamorato, indicata con il senhal (segnale- termine provenzale) di Diana (la
dea della caccia) è Lucrezia Donati.

In questo sonetto il poeta vaga sia con il pensiero sia fisicamente.

Lo sfondo naturale è inospitale e selvaggio: i sentieri sono aspri, scostanti e nel bosco sono
presenti le bestie selvatiche.

T8(102-104)

CANZONE DI BACCO:

il tema principale del testo è la bellezza della giovinezza, e del amore che sono però solo di
passaggio. Lorenzo quindi invita a curarsi di questi momenti perché passano molto velocemente.
Testo gioioso con un senso di malinconia Velato
(DA PAG 140 A 143- LETTERATURA CAVALLERESCA):

-Durante il Trecento, nel nord Italia, si sviluppò la letteratura franco-veneta—> le leggende erano
cantate in una lingua mischiata con il francese e gli idiomi veneti, in modo tale che il pubblico
potesse capirle più facilmente.

In Toscana il volgare locale diventò una lingua adatta sia per le prose sia per le poesie e l’autore più
rappresentativo fu Andrea da Barberino che scriveva in prosa.

Nel corso del secolo, le storie dei cavalieri vennero scritte in ottave ossia in strofe narrative.

All’inizio del 400’ prosa e versi sembrano “convivere” alla pari—>la prosa era usata per la scrittura
e la lettura mentre le ottave per le recite in pubblico.

Andrea da Barberino era un cantimpanca o canterino ossia metteva in rima e cantava in piazza, le
stesse storie che seduto al tavolo scriveva in prosa.

I cantari (cantastorie) decretarono la popolarità dell’ottava cavalleresca.

I canterini erano professionisti della poesia orale che si esibivano nelle piazze.

Vivendo in un mondo senza televisione, senza radio… le performance di un cantare con i gesti, la
voce, la musica facevano divertire tantissimo il pubblico.

Ogni cantare corrispondeva a uno spettacolo di piazza ed in genere duravano un’ora ma alcune
volte anche due o tre orette.

I cantieri cavallereschi, tendevano a narrare lunghe guerre e a coprire intere stagioni della vita di
un’eroe.

(DA PAG 144 A PAG 146):

-I pulci fiorentini decantavano di nobili origini, ma verso la metà del 400’ erano poveri e pieni di
debiti.

Luigi (appartenente alla famiglia dei Pulci) nacque nel 1432—> era un poeta intelligente,
anticonformista che nel 1461 iniziò a frequentare il palazzo di Cosimo il Vecchio dove conobbe
Lorenzo de’ Medici.

La cultura dei Pulci era radicata nella tradizione volgare e popolare della città di Firenze, quella
della poesia comico-realistica.

Nel Morgante, il suo poema più celebre e una delle prime opere pubblicate in stampa, narra le
vicende del gigante Morgante che, dopo essere stato convertito al cristianesimo dal paladino
Orlando, lo segue nelle sue avventure dove dominano personaggi ridicoli, eccessivi e dove
vengono meno i valori religiosi e morali degli antichi cavalieri.

Il linguaggio del Morgante è mischiato nella quale si alternano voci dialettali, proverbi, latinismi e
modi di dire.

T1(PAG 147-150)

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