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Trovieri La produzione lirica dei trouvères, in lingua d’oïl, si sviluppa nel Nord della
Francia a partire dagli ultimi decenni del XII sec. e dura per ca. un secolo, fin verso il 1280.
I rapporti con la lirica trobadorica, che precede cronologicamente, sono numerosi: gli ideali
dell’amor cortese sono presenti in quasi tutte le canzoni […] e la consapevolezza della
dignità del poetare è altrettanto alta nei trovatori che nei trouvères, sempre attenti
all’aspetto formale dei propri componimenti. Non mancano poi elementi concreti che
testimoniano l’esistenza di scambi tra Nord e Sud della Francia. Eleonora d’Aquitania,
figlia di Guglielmo IX, il primo trovatore, andò in sposa a Luigi VII di Francia (e poi a Enrico
II d’Inghilterra), ospitando alla sua corte di Normandia vari trovatori. Alcuni menestrelli,
girovaghi per professione, furono al servizio di più corti, ed anche le Crociate favorirono gli
scambi di persone provenienti da diverse zone della Francia (Ivi).
Non mancano tuttavia nella produzione dei trovieri elementi di originalità tramandati
dapprima solo oralmente.
I più antichi trovieri sono per lo più di origine nobile, partecipano alle Crociate e si
dedicano preferibilmente alla composizione di chansons.
***
Tra il sec. XI e la fine del sec. XIII, nella Francia meridionale fiorisce la monodia profana
dei trovatori, un repertorio che si serve della lingua volgare, la cosiddetta lingua d’oc e
nel Nord, a partire dagli ultimi decenni del sec. XII, quella dei trovieri in lingua d’oïl. Sono
testi poetici intonati e spesso accompagnati da uno strumento. Soltanto intorno alla metà
del sec. XIII alcuni aristocratici fecero trascrivere in stupendi codici miniati (cioè con
l’aggiunta di decorazioni) la poesia trobadorica. Nella maggior parte dei casi venne
trascritto solo il testo poetico: si calcola che su circa 2500 testi poetici solo un decimo è
provvisto di notazione musicale. Sicuramente il testo poetico era ritenuto in maggior
considerazione e quindi degno di essere conservato. La musica si tramandava oralmente.
Il contesto storico-sociale
La figura del trovatore si colloca nella società feudale al tempo delle Crociate. In Francia la
società feudale era così costituita:
1. Sovrano (vertice)
2. Signori legati al Sovrano dal vincolo del vassallaggio
3. Contadini che coltivavano la terra.
Il Signore giurava fedeltà al proprio Sovrano e combatteva ai suoi ordini con il proprio
esercito costituito dalla Cavalleria (che tanta fortuna ebbe nella letteratura del tempo). Il
Sovrano, dal canto suo, proteggeva il Vassallo da eventuali nemici e gli concedeva un
Feudo, come ricompensa per la sua fedeltà.
L’ideale cavalleresco
Nel contesto della società feudale si definiscono i valori e gli ideali cavallereschi:
La prodezza
Il coraggio
Lo sprezzo del pericolo
La sete di gloria
L’onore
La lealtà
Il rispetto dell’avversario
Il rispetto per la parola data
La fedeltà nei confronti del proprio Signore.
Gli ideali cavallereschi trovano ampio spazio, oltre che nelle Chansons de geste (canzoni
di gesta), nel romanzo cortese, sviluppatosi in Francia settentrionale in lingua d’oïl. I cicli
leggendari bretoni come quello di Re Artù e dei suoi cavalieri conobbero grande
diffusione. Basti pensare alla storia di Lancillotto e Ginevra e a quella di Tristano e
Isotta. Quest’ultima fu la storia di amore più celebre del Medioevo.
La vita di corte nel castello
Il vassallo viveva nel castello con la sua famiglia. I figli maschi cadetti, ossia coloro che
non erano primogeniti, venivano educati, attraverso l’esercizio fisico, a diventare cavalieri.
Nella cavalleria non confluiva soltanto la nobiltà ma anche giovani di origine servile come
staffieri, scudieri ecc. nei momenti dedicati allo svago venivano organizzati tornei
nell’ambito dei quali erano allestite le giostre: in queste occasioni due cavalieri si
scontravano a cavallo tentando di disarcionare l’avversario con la propria lancia. In
occasioni di carattere privato il trovatore intonava i propri testi poetici, accompagnandosi
talvolta con uno strumento musicale. Spesso egli si limitava a scrivere il testo poetico e
lasciava a un giullare o a un menestrello il compito di intonarlo.
Le Chansons de geste
Menestrelli e giullari si esibivano nelle Chanson de geste in cui venivano narrate le
imprese di valorosi cavalieri. Le canzoni di gesta erano intonate da un cantore che
generalmente si accompagnava con uno strumento, spesso la viella, lo strumento più
diffuso nel Medioevo. Tra le tante canzoni di gesta ricordiamo la Chanson de Roland
(Canzone di Orlando) che narra una spedizione di Carlo Magno contro i Saraceni
avvenuta nel 778. La Chanson de Roland narra del guerriero Orlando che a Roncisvalle si
sacrificò, morendo eroicamente, per il proprio sovrano.
Bertran de Born (1140 ca. – 1210 ca.), trovatore provenzale. Di nobile casato,
prese parte alla lotta di Riccardo Cuor di Leone contro il padre Enrico II
d’Inghilterra. Appartiene al periodo più maturo della musica trovadorica. Nel De
vulgari eloquentia è ricordato da Dante come “cantore delle armi”. Compare nel
canto XXVIII dell’Inferno, tra i seminatori di discordia: egli è costretto a vagare
senza sosta tenendo in mano come una lanterna la propria testa staccata. Delle
sue composizioni si conservano 45 testi letterari e una melodia.
Bernart de Ventadorn (1130 ca. – 1195 ca.), trovatore provenzale. Delle sue
canzoni, che ebbero larghissima diffusione durante tutto il medioevo e
influenzarono la lirica dei trovieri della Francia settentrionale, si conservano 45 testi
poetici e 18 melodie.
L’amore cortese
L’amore cortese avrà grande fortuna nell’ambito della tradizione della poesia lirica italiana:
Scuola siciliana
Stil Novo
Dante
Petrarca
Siamo di fronte a un amore molto spesso inappagato che genera sofferenza; un amore
adultero perché rivolto a una donna sposata della quale non viene mai pronunciato il nome
(tutt’al più viene impiegato uno pseudonimo, senhal, per preservarne l’onore); un amore
assolutamente non prioritario in cui l’uomo è in una posizione di inferiorità rispetto alla
donna amata che appartiene a una classe sociale superiore ed è libera di accettare o
meno l’amore del poeta.
Altre forme poetiche stavano a indicare contenuti più particolari come l’alba, canzone che
descrive al loro risveglio i due amanti.
Alba (fr. Aube; ted. Tagelied). Termine con cui è indicata una composizione
letteraria e musicale propria dei trobadors, coltivata anche dai trouvères e dai
Minnesänger . L’Alba presenta una tematica fissa, il risveglio di 2 amanti e, nella
versione provenzale, la ripetizione, alla fine di ogni strofa, di un ritornello in cui
ricorre la parola alba.
Il più antico esempio di Alba è una Alba bilingua in notazione diastematica formata
da 3 strofe di 3 versi in latino e di un ritornello in provenzale (MS conservato nella
Biblioteca Vaticana). In seguito l’Alba introdusse un terzo personaggio, l’amico che
sta di vedetta e che, sul far del giorno, sveglia la coppia di amanti con un grido o
con il suono del corno; al terzetto amanti-vedetta corrisponde una tripartizione nella
struttura poetico-retorica:
1. Il risveglio;
2. La situazione pericolosa in cui si trovano gli amanti, esposti alle maldicenze;
3. Il saluto d’addio.
Ci sono pervenute 8 Albe provenzali e 4 Albe in lingua d’oïl. Delle prime, 3 sono profane, e
le 5 rimanenti, invece, di argomento religioso (Alba in DEUMM, op. cit.).
L’equivalente tedesco dell’Alba è il Tagelied (o Tageweise).
Un altro genere coltivato dai trovatori e dai trovieri è il jeu-parti, discussione per lo più di
carattere amoroso tra due poeti.
Jeu-parti Genere lirico coltivato dai trobadors, dai trouvères (sec. XII e XIII) e,
anche se in minor misura, dai Minnesänger, che consiste in una discussione fra 2
poeti su argomento generalmente di carattere amoroso, laddove invece la TENSO
affronta argomenti diversi. (Jeu-parti in DEUMM, op. cit.).
Infine il sirventese è un poemetto di carattere satirico in origine cantato dal servo quale
omaggio al proprio signore.
Sirventes (italiano sirventese dal latino servire) Forma poetica originaria della
Provenza (XIII sec.), poi diffusasi in tutta la Francia e in Italia. Il termine, soggetto a
varie interpretazioni erronee, è dovuto in realtà al fatto che i primi S. furono
poemetti che un servitore (sirven) cantava in omaggio al proprio signore. In seguito
i contenuti del S. furono di carattere politico, storico, morale, religioso o amoroso
(Sirventes in DEUMM, op. cit.).
Inoltre il poeta indica i trovatori come illustri maestri del De vulgari eloquentia. Anche il
Petrarca ricorderà i poeti provenzali nel Trionfo dell’Amore.