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La rivolta decabrista

Premesse:

1- La guerra patriottica del 1812 contro la Francia aveva prodotto danni enormi alle
forze produttive del paese. Dal 1812 al 1817 la popolazione russa era diminuita di circa
il 10% (da 45 a 41 milioni di abitanti). Centinaia di migliaia di famiglie contadine era
state completamente rovinate dalla campagna napoleonica.

2- L'industria era quasi inesistente o comunque con un basso livello di sviluppo. I


prodotti industriali erano troppo cari per poter competere con quelli stranieri e la
domanda interna restava molto limitata.

3- Il servaggio si era addirittura intensificato, in quanto erano aumentati i prezzi


del frumento e delle materie prime agricole nell'Europa post-napoleonica. E ai grandi
proprietari terrieri tornava comodo approfittare dell'occasione sfruttando al massimo i
contadini.

4- La miopia del governo zarista fu assoluta in questo periodo. Nel 1816-20 si


registrarono, soprattutto nel bacino del Don, ben 87 rivolte contadine: tutte furono
spietatamente represse dal generale Arakčeev, un premier feudatario con poteri
praticamente illimitati. Nella seconda parte del suo governo, Alessandro I si era
ravveduto ed aveva provveduto ad una linea più conservatrice e tradizionale: non solo
aveva ripristinato il diritto feudale di esiliare i servi della gleba in Siberia, senza
processo, ma aveva anche insediato nel paese le cosiddette "colonie militari", un
corpo armato speciale di 375.000 uomini, dislocati dalle rive del Baltico al mar Nero,
uomini che altri non erano che contadini obbligati a lavorare e contemporaneamente a
prestare servizio militare, fornendo alle colonie cibo e foraggi.

La rivolta decabrista costituisce un'importante per il cambiamento della mentalità


→ 14 dicembre del 1825.

Dopo la vittoria contro Napoleone, l’esercito russo attraversa l’Europa e arriva a Parigi
e gli ufficiali russi frequentano gli ambienti intellettuali, respirano un’aria nuova, si
confrontano con idee liberali e si accorgono dell’anacronismo dell’autocrazia
russa. Così al ritorno verso il 1814 nascono, come accadde già in altre nazioni, le
società segrete. Tutte le società segrete convergeranno nelle due principali: Società del
Nord (sede Pietroburgo) e Società del Sud (sede Kiev), ma non esistono veri e propri
programmi o capi o sedi: si riuniscono in case di campagna, di sera, sono occasioni in
cui si mangia, si beve, si gioca a carte e intanto si parla di questioni sociali.

→ Il movimento decabrista fu il primo movimento rivoluzionario pienamente cosciente


della storia, il cui programma sociale arrivò fino a richiedere l'abolizione della servitù
della gleba e politicamente la fondazione di uno stato repubblicano o almeno una
costituzione.

Rivolta soffocata sul nascere: avviene in una giornata che viene scelta dai rivoltosi.
Quel giorno lo zar Nicola I, successore di Alessandro I, deve prestare giuramento
davanti al popolo. Con il termine decabristi, che significa "dicembre", si intende
indicare in senso lato tutti i membri delle società segrete che prepararono un moto di
rivolta che ebbe il suo fulcro nell'allora capitale San Pietroburgo.

→ Il primo dato importante è che i rivoltosi sono nobili, sono ufficiali, che si ribellano
all’ordine costituito, all’autocrazia, perché ritengono che l’autocrazia, l'assolutismo,
sia ormai una forma di governo obsoleta e inadatta a rendere possibile una autentica
evoluzione e un autentico sviluppo della Russia. Inoltre contestano l’odiosa istituzione
anacronistica della servitù della gleba.

La rivolta venne sedata dallo zar Nicola I di Russia in persona, che era già a
conoscenza del fatto che le truppe si stavano ammassando nella piazza di S.
Pietroburgo. Le sue guardie erano già preparate.

I principali organizzatori vennero impiccati in piazza , quella che passa alla storia
con il nome di Isola dei Decabristi, molti degradati dal loro ruolo nell'esercito, circa
600 persone furono esiliate e condannate ai lavori forzati in Siberia e zone
limitrofe.

Nicola I diventa rigido e aggressivo da quel momento → il suo regno sarà


contrassegnato da un controllo severissimo della stampa e della parola, da una censura
rigorosa, da una chiusura rispetto ai Paesi stranieri, ma la rivolta é comunque
importante per l’autocoscienza russa, che dà effetti anche nella letteratura: sulla
sfondo di questa vicenda si colloca anche Puškin, anche se non partecipò alla rivolta,
ma era molto vicino a loro e molti rivoltosi erano poeti e furono condannati a morte.
Questa situazione ispirerà Puškin e altri poeti della sua generazione.

NB: elemento particolare.

Durante questa campagna si verifica una situazione sociale inedita:

Gli ufficiali che devono gestire le azioni di guerra condividono la quotidianità con i
contadini, i servi della gleba, cioè i soldati semplici: dividono i luoghi dove dormono,
il tabacco, per la prima volta gli ufficiali che appartengono ai ceti nobiliari incontrano
la cultura popolare che rappresentano, senza averla conosciuta prima, perché erano
imbevuti di cultura occidentale.
Ora imparano i proverbi russi, scoprono la bellezza della lingua russa e sono colpiti dal
senso di appartenenza che i servi della gleba dimostrano, nonostante la loro condizione
di servi e prigionieri della loro stessa patria. Per molti di questi ufficiali questa
esperienza rappresenta una sorta di trauma > bisogna ricordare che molti ufficiali
protagonisti della campagna sono intellettuali, poeti e scrittori e che quindi hanno una
certa sensibilità e si accorgono che il senso di patria è più radicato nei contadini, seppur
analfabeti.

Cultura:

La cultura decabrista può essere divisa in due sfere d'azione:

• La poesia → la poesia è contagiata dalle spinte libertarie.

Il lessico utilizzato è quello civile. Non esiste una scuola poetica decabrista, ma gli
autori che fanno parte di questo scenario sono accomunati dallo stile e dai temi trattati
– poesia civile, militanza cospirativa, partecipazione più o meno attiva alla rivolta. La
poesia è il centro di esperimenti stilistici e promulgatrice di tematiche liberali.

A seguire, i poeti di spicco:

– Ryleev : partecipa attivamente alle campagne antinapoleoniche , viene


influenzato dalle ideologie liberali. Congedandosi dall'esercito si trasferisce a
Pietroburgo dove entra in contatto con i circoli intellettuali di sinistra. Nelle sue
poesie vediamo l'esaltazione delle virtù civili e la ricerca di modelli conformi ai
valori liberali. Ryleev diventa un'icona per le generazioni di russi radicali. Sarà
uno dei decabristi radicali giustiziati.

– Raevskij : la sua produzione è sporadica, dimostra la forza dei suoi ideali nei
quarant'anni di esilio siberiano. La sua poesia è orientata in senso patriottico e
nazional-popolare, non propriamente in direzione rivoluzionaria. Viene
influenzato da Puskin.

– Kjuchel'beker: incarna la figura del poeta vate, martire ed eletto. Si lega anch'egli
a Puskin e frequenta gli ambienti dove si stavano coagulando i primi gruppi
sovversivi , come la “Libera società degli amanti della letteratura russa”, come
logge massoniche di sx. Compie un viaggio in Europa dove si avvicina agli
ambienti liberali parigini ed alla cultura europea. Egli rivendica la necessità
d'impegno attivo e di dover rifondare i generi alti della letteratura, come poema
eroico, tragedia ed ode solenne – in una prospettiva non più cortigiana, ma civile
e nazional-popolare. La sua lirica si concentra cui temi della missione poetica
come servizio, martirio e sacrificio. Coinvolto in un fallito tentativo di omicidio
ad una figura di spicco, scappa, ma viene arrestato e andato in siberia per il resto
della sua vita. Cieco ed abbandonato, scriverà la sua opera magistris “il destino
dei poeti russi”.

– Baten'kov: partecipa anch'egli attivamente alla vita sociale-politica. Le sue


poesie trattano il tema della segregazione come metafora dell'esistenza umana e
di universale perdita di senso. A lui tocca forse la fine peggiore, viene infatti
sbattuto in cella d'isolamento per vent'anni, ciò lo spinse a gravi forme maniaco-
depressive. Tale esperienza ispirerà il suo lavoro “L'attributo” - prigioniero
sepolto vivo che sprofonda nella follia- ma che sembra essere anche la risposta
russa al “Prigioniero” di Byron.

– Del'vig : lontano dalla vita politica attiva, la maggior parte della sua produzione
è di genere antologico con evidente interesse ai temi classici ma a cui fanno da
contrappeso dei canti folklorristici.

– Jazykov : pur senza una militanza attiva, nelle sue liriche egli tratta tematiche
civili. E' noto per la sua destrezza nell'uso della lingua e per la fitta rete
simbolica di “parole-segnali” che richiamano il patriottismo e la ribellione (ex.
Tiranno, popolo, libertà , schiavo ecc..)

• La prosa → è espressione più concreta dell'astrattezza poetica.

Portavoce della prosa decabrista è senz'altro Bestuzev:

Militare di carriera, egli si era già distinto come poeta e critico karamzinista. Egli scrive
sulle pagine dell'almanacco Poljarnaja zvezda, diretta da lui e Ryleev , dove
introducono per la prima volta in Russia l'onorario per gli autori e dove promuovono
uno sviluppo della letteratura dalla sfera nobiliare in direzione borghese -
imprenditoriale e dove pubblica le sue povesti. In queste storie , gli eroi non sono
agricoltori colti, ma nobili mercanti che incarnano virtù civili , militari ed
imprenditoriali, pur non essendo applicabili nel contesto a lui contemporaneo. I suoi
personaggi suscitano comunque una forte attrazione negli dvorjiane , oppressi dalla
crisi economica verificatasi alla fine del regno di Alessandro – nonostante il contesto
del tutto astratto , quasi fantastico in cui venivano inseriti i dati personaggi.

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