Il panorama del 1400 rispetto al 1200-1300 cambia anche sul piano linguistico in cui tutto
si presenta come un inversione di tendenze. L’uso del latino è collegato alla cultura
classica in cui gli umanisti guardano per la prosa Cicerone, per la poesia Virgilio. Se nel
1200-1300 le “tre corone” – Dante, Petrarca, Boccaccio – avevano prediletto il volgare,
ora si predilige il latino come espressione delle tesi ideologiche dell’umanesimo.
La letteratura 200/300esca era legata ai comuni, quella 400esca è legata alla signoria,
principali centri di irradiazione dell'umanesimo sono Firenze, il Veneto, Milano, Mantova,
Ferrara, Roma e Napoli. All’interno sono presenti delle corti (cuore dell’arte e della politica)
e con la diminuzione dell’universalismo della Chiesa, aumenta la corruzione.
ROMA: Nella Roma papale vengono portati avanti studi filologici e archeologici.
L'Accademia romana di Pomponio Leto si dedica allo studio dell'antichità latina. Presso la
curia romana operava anche Poggio Bracciolini, molto legato alla cultura fiorentina, il cui
lavoro consente la riscoperta dei testi fondamentali della cultura latina, tra cui varie
orazioni di Cicerone.
GLI UMANISTI
L’umanesimo del primo ‘400 è definito CIVILE poiché si crede che l’eloquenza, l’oratoria
ecc debbano avere un’applicazione pratica e quindi si assume un atteggiamento
discriminante verso la scienza. Secondo gli umanisti, gli studi letterari non devono
arricchire spiritualmente il singolo ma devono formare il cittadino. La realizzazione
dell'uomo avviene infatti nella vita civile, rovesciando la scala di valori su cui si era basato
il Medioevo: mentre questi elogiavano la castità e la purezza, gli umanisti esaltano la vita
familiare e il matrimonio, visti come fondamento della società.
Gli umanisti sono effettivamente impegnati nella vita pubblica (ad esempio cancellieri di
Firenze), le figure a cui si fanno riferimento per questo primo periodo umanista latino
sono:
IMITAZIONE: Gli umanisti sono grammatici e retori. Il culto del restauro e dell’antico del
latino classico dava vita al principio di imitazione. Petrarca, in una lettera a Boccaccio,
aveva esposto il problema dicendo che non si trattava di imitazione ma di
immedesimazione. L’imitazione poteva apparire negativa (attore che cambia identità:
histrio) e positiva (metafora dell’ape: succhiando il dolce da ogni fiore lo trasforma in
qualcosa di diverso). Ci si chiedeva però chi imitare: Agnolo Poliziano difendeva la libertà
di imitare più autori, mentre Paolo Cortesi consigliava di imitare un solo autore,
rispettivamente Cicerone per la prosa, Virgilio per la poesia.
L’umanesimo italiano policentrico: assunse volti diversi in varie città importanti d’Italia
(Ferrara, Mantova, Venezia…) fino ai centri più piccoli ma comunque dotati di cultura. La
cultura umanistica cura alcuni ceti e ne trascura altri perché tiene in considerazione l’alta
società. Il policentrismo è dinamico e culturale: i letterati viaggiano, i libri si scambiano e
troviamo la creazione di nuove biblioteche. Abbiamo un’apertura culturale e intellettuale
con lo scambio di dati, informazioni e pareri. Anche le corti comunicano tra loro e questo
ha permesso una produzione culturale comune in cui gli intellettuali si confrontano tra di
loro. Gli intellettuali, su richiesta dei Signori, popolano le corti (artisti, scrittori, politici,
pittori).
BILINGUISMO: La lingua latina, dopo il suo restauro, diventò sempre più una lingua
elitaria con la crescita della sua eleganza, ma non poteva essere utilizzata per un fine
pratico perché era ancora preferito il volgare. Il ‘400 era così dominato da un bilinguismo:
latino-volgare da cui non mancarono dispute. In questi dibattiti è notevole la figura di
Leon Battista Alberti, con il suo Certame Coronario, e Leonardo Bruni per promuovere
il volgare. Il volgare si utilizza comunque:
1. Nelle prediche:
- Girolamo Savonarola (1452-1498): Nel ’75 prese il suo abito
domenicano per poi avere il primo incarico a Firenze qualche anno dopo;
nell’84 ebbe la sua prima illuminazione divina e per questo impiccato e
arso al rogo a Firenze dove si era distinto come riformatore religioso,
politico e sociale. Il suo sacrificio non fu vano dal momento che il suo
pensiero di rinnovamento era condiviso da molte persone.
- San Bernardino da Siena
2. Nelle laude
3. Nelle sacre rappresentazioni
4. Nelle novelle. Autori di novelle, quindi di questa narrativa, sono:
- Poggio Bracciolini - “Liber facetiarum”, una raccolta di aneddoti e brevi
narrazioni scherzose che riproponevano in latino il modello volgare della novella
che si conclude con un motto di spirito.
- Giovanni Sercambi - 155 novelle su modello di Boccaccio
- Gentile Sermini - “Le novelle”, 40 novelle
- Giovanni Sabatino degli Arienti - “Le porretane”, 61 novelle
- Antonio Manetti - attribuzione dell’ultima edizione della novella del grasso
legnaio
- Arlotto Mainardi - “Le facetie del Piovano Arlotto”, pubblicate da uno
sconosciuto dopo la sua morte con il nome di Arlotto.