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Nasce a Firenze nel 1265, ma la sua data di nascita non è certa; tuttavia,

nel canto XXII scrive di essere nato sotto il segno dei gemelli; nasce da una
famiglia guelfa e di piccola nobiltà, che non rivestiva un ruolo particolare
nella politica di Firenze.

Nel 1285, attraverso un matrimonio combinato, sposa Gemma, apparte-


nente ad una delle famiglie guelfe più illustre di Firenze. Da questo ma-
trimonio nascono quattro figli: Jacopo, Pietro, Antonia e Giovanni.

Dante partecipa alle vicende militari della sua città:

-nel 1289, durante la battaglia di campaldino, combatte contro i ghibellini in qualità di feditore
a cavallo;

-combatte contro Pisa, partecipando all’assedio del comune di Caprona, episodio menzionato an-
che nel canto XXI dell’inferno;

la formazione culturale di dante ha luogo nella Firenze comunale di fine Duecento; uno dei suoi
maestri fu Brunetto Latini, conosciuto in tutta Europa grazie ai suoi studi sull’arte retorica.

L’attività poetica di dante inizia proprio a Firenze, dove vivono poeti come Guido Cavalcanti (l’ami-
cizia con Cavalcanti sarà fondamentale per Dante).

al suo esordio in campo letterario vengono attributi due poemetti, il Fiore e il Detto d’amore, ri-
salenti alla fase pre-stilnovistica. Il fiore, composto dal 232 sonetti, ha personaggi allegorici (la
Rosa, la Vecchia) e raffigurano la conquista dell’unione carnale con la donna. Il detto d’amore,
invece, è composto da 480 settenari a rima baciata, contenenti regole e caratteristiche dell’amor
cortese.

L’esito più maturo di questa prima stagione è la vita nuova, dove compare per la prima volta Bea-
trice, donna che diventerà per lui il simbolo dell’amore perfetto e della bellezza femminile. In
questa opera, dante, raccoglie alcune rime scritte in precedenza collegandole con una prosa nar-
rativa. Narra la storia del proprio amore per beatrice, prendendo l’avvio dalla memora per avviare
il proprio rinnovamento spirituale (attraverso l’amore per beatrice) e poetico: sintetizza la propria
esperienza stilnovistica avviandosi a oltrepassarla con la poetica della lode.
Tra il 1286 e il 1287 dante soggiorna a Bologna e dopo
la morte prematura di beatrice nel 1290, sceglie di ab-
bandonare la poesia per dedicarsi agli studi filosofici.
Frequenta, quindi, due delle università fiorentine più
importanti del tempo: lo Stadium di Santa Croce (spe-
cializzato nella lettura e commento di Agostino) e
quello domenicano di Santa Maria Novella (specializ-
zato nello studio di Aristotele).

Nel 1295 viene partecipa alla vita del comune, iscrivendosi alla corporazione dei Medici e degli
Speziali; nel 1300, invece, viene elettro tra i sei Priori di Firenze. In questo periodo Firenze vive una
serie di lotte civili tra le due fazioni del partito guelfo, ossia guelfi bianchi e neri, capitanate dalla
famiglia dei Cerchi e dei Donati. Per arginare i conflitti, i priori decidono di esiliare alcuni illustri
fiorentini, tra cui Dante, schierato tra i guelfi bianchi (dato che colpiva la sua stessa famiglia). Nel
1301 inizia il suo esilio, probabilmente durante una ambasceria presso il papa Bonifacio VIII. In
quello stesso anno partecipa a un’ambasceria a Roma, dove cercherà di distogliere il papa dai suoi
propositi. Da quel momento, dante non metterà più piede a Firenze. Il podestà Cante accusa
Dante di ribellione al papa e di appropriazione indebita di denaro pubblico (baratteria). Dante
viene richiamato a Firenze per discolparsi, ma non vi fa ritorno. Il 27 gennaio 1302 il podestà con-
danna Dante al pagamento di una multa e vietandogli a vita di essere al governo della città.

Tra il 1302 e il 1304 Dante partecipa alle iniziative militari dei Bianchi per tornare a Firenze, tuttavia
vennero sconfitti in modo definitivo nel 1304. Da quel momento in poi Dante perde la speranza di
tornare riabilitato nella sua città, quindi si rassegna ad una vita vagante, dove sarà sempre ospite
di signori potenti, presso i quali svolgerà diversi incarichi (es: compilazione documenti, missioni di-
plomatiche). Questi sono anni produttivi dal punto di vista letterario, perché cercò di sfogare le
proprie frustrazioni (politiche e umane) attraverso una riconosciuta attività intellettuale che gli
permettesse di tornare a Firenze.
In queste condizioni difficili compone i trattati Convivio e De
vulgari eloquentia, anche se rimasti incompiuti. Il Convivio è
un trattato enciclopedico scritto in volgare, concepito come
una serie di commenti scritti in prosa di canzoni dottrinali
(contenuto filosofico e teologico); ha l’intento di proferire an-
che ai non letterati, ossia chi non conosceva il latino, la pos-
sibilità di partecipare a un banchetto (questo è il significato
del titolo) di sapienza, in modo che appaghi la fame di conoscenza. Il De vulgari eloquentia è
scritto in latino e ha come argomento principale la lingua volgare, ossia una riflessione sul vol-
gare illustre (=comune).

Tra il 1304 e il 1308 scrisse la prima cantica della Commedia, ossia l’inferno, mentre forse tra il 1309
e il 1314 compose il purgatorio. nel 1310, invece, spera che la discesa imperiale di Arrigo VII di Lus-
semburgo ripristini l’autorità imperiale in Italia; sempre in questo anno, in occasione della scesa
dell’imperatore in Italia, Dante gli scrive un’Epistola, dove lo saluta come inviato dalla Provenza.
Nel 1313 compone il Monarchia (‘impero universale’), un trattato politico scritto in latino avente
come argomento principale il potere imperiale; Dante racchiude in esso la convinzione della ne-
cessità del governo di un solo principe per la pace nel mondo, esprimendo le ragioni per cui questa
convinzione risulta essere giusta ed elaborando il rapporto tra la chiesa e l’impero.

Dal 1313 al 1319 trova ospitalità di nuovo a Verona, presso il politico Cangrande della Scala; al
signore veronese è rivolta l’ultima delle Epistole, con cui gli dedica il Paradiso, ossia la terza can-
tica della Commedia, composta a partire dal 1316 fino alla sua morte. Nel 1315 riceve un ultimo
invito da Firenze per la riconciliazione, ma Dante ritiene troppo umilianti le condizioni (che preve-
devano il pagamento di una multa e una pubblica ammenda), quindi rifiuta. Questo rifiuto gli
costerà la conferma dell’esilio, alla morte e alla confisca dei beni; queste condanne verranno
estese anche ai suoi figli. Tra il 1319 e il 1321 è ospite a Ravenna, presso la corte di Guido Novello
da Polenta; a questo periodo risalgono le Egloge, con il grammatico Giovanni del Virgilio, nel
quale Dante difende l’uso del volgare nella Commedia. Su incarico del signore di Ravenna, ne 1321
Dante si reca a Venezia per una missione diplomatica, dove si ammalerà di febbri. Morirà a Ra-
venna tra il 13/14 settembre e il suo corpo viene sepolto proprio a Ravenna presso la chiesa di San
Francesco.
Dante concepisce e interpreta la realtà come un organismo integrale basato su principi universali
e su una gerarchia al cui vertice c’è Dio. Proprio per questo possiamo dire che Dante appartiene
alla mentalità e alla cultura del Medioevo europeo. Il suo sistema di pensiero, infatti, è colmato
di religiosità, mente il suo concetto del mondo è basato dall’idea di un ordine cosmico divino.

L’attività letteraria di Dante appare nutrita dal sapere filosofico; uno dei suoi tratti essenziali
della posizione filosofica è l’eclettismo, ossia la tendenza a diffondere apporti di dottrine diverse
(es: agostinismo, misticismo, averroismo, francescanesimo etc). Dante, in particolar modo, si avvi-
cina all’aristotelismo (di cui conosce anche gli aspetti più estremi grazie all’interpretazione del
commentatore arabo Averroè) e al neoplatonismo (in quest’ultimo interpreta l’universo come
un’immensa emanazione di luce divina, di cui ogni elemento reca l’impronta di misura su quanto
esso è vicino a Dio).

Il periodo di maggior impegno negli studi filosofici arriva subito dopo la morte di Beatrice; proprio
in questo periodo, infatti, segue una situazione di confusione intellettuale, rappresentata nella
“selva oscura”. Nella commedia Dante manifesta un ‘pentimento’, nato dall’evoluzione del suo
pensiero teologico. Per dante, infatti, la filosofia rappresenta un percorso verso la vera cono-
scenza. proprio per questo, infatti, sarà convinto di poter raggiungere la verità attraverso i mezzi
terreni del proprio intelletto; tuttavia, modificherà questo pensiero, infatti quando scriverà la
Commedia sarà convinto che solo nella vita ultraterrena si potrà giungere alla verità (Unica e
universale, identificata in Dio). Secondo dante, infatti, l’intera conoscenza umana proviene e tende
verso Dio.

La concezione dantesca della forma dell’universo si basa sulla cosmologia di Aristotele, adattata
alle convinzioni cristiane: la terra è un globo con un emisfero abitato e uno sommerso dalle ac-
que, in cui sorge la montagna-isola del purgatorio; intorno alla terra ruotano nove cieli concen-
trici e il nono è quello più vicino a Dio e funge da raccordo tra il mondo divino e l’universo fisico.
Oltre tutti questi cieli si trova l’Empireo, ossia la sede eterna di Dio e dei beati. Secondo Dante, i
cieli e gli astri sono composti da energia divina cristallizzata, non soggetta a leggi di usura. Inol-
tre, attraverso la rotazione dei cieli intorno alla terra, Dio distribuisce le virtù e le qualità impresse
a ciascun cielo.
I canti del purgatorio e del paradiso si aprono con perifrasi astronomiche che testimoniamo la
fiducia dantesca nell’armonia dell’universo. Il mondo eterno, quindi, non è opposto o distinto ri-
spetto alla sfera divina, ma ciò che è imminente ha un senso e un ordine soltanto se è inserito
nella trascendenza (=cioè in Dio, che va al di là di ogni definizione e di limite). Su questo si basa la
concezione provvidenza della storia; gli accadimenti storici sono, per dante, inseriti nel progetto
divino e incarnati della redenzione. All’inizio della storia umana c’è il peccato originale, al centro
l’incarnazione di cristo e al termina c’è il giudizio universale. La provvidenza (ossa il volere attivo
di Dio) ha instituito l’impero e la Chiesa e la loro crisi sena la ricaduta dell’uomo nel peccato.
Proprio per questo, secondo Dante, è necessario un profondo rinnovamento (che assume il valore
di un segno concreto della provvidenza): il viaggio ultraterreno di Dante è voluto da Dio, affinché
il poeta porti un giudizio, un ammonimento e una profezia all’umanità.

L’opera di Dante può essere suddivisa in tre fasi, ciascuna caratterizzata da particolari condizioni
storiche e biografiche.

La prima fase va dagli esordi poetici fino alla composizione della vita nuova; è contraddistinta
dall’adesione ai modelli della poesia cortese-stilnovistica, infatti le prime rime di dante si basano
su un modello guittoniano (realistiche e insieme di ardua lettura, complesse sul piano retorico,
incentrate sulla confessione da parte del poeta dell’amore per una donna bella e irraggiungi-
bile), quindi si tratta di poesie d’amore tradizionale. L’avvicinamento di Dante allo Stilnovo è av-
vantaggiato grazie all’amicizia con Cavalcanti. Sarà poi lo stesso Dante a dare la definizione di
‘dolce stil novo’, raggiungendone il culmine con la composizione della Vita Nuova, dove addirit-
tura inizierà a superarlo, attraverso la poetica della ‘lode’: si passa dalla descrizione degli effetti
d’amore sull’interiorità del poeta alla celebrazione disinteressata della donna amata, dove il
poeta innamorato non chiede nulla in cambio perché è ricompensato dalla beatitudine che la
donna emana. Questa poetica giunge al culmine dopo la morte di Beatrice, perché l’assenza fisica
non costituisce la fine del loro rapporto, ma anzi ne chiarisce la natura soprannaturale. A questo
punto Dante constata che la poesia tradizionale non è in grado di raggiungere le vette spirituali,
quindi decide di non cantare più per beatrice fino a quando non avrà trovato voce e parole degne
di lei. Si conclude così la Vita nuova, con un proposito poetico che troverà realizzazione nella Com-
media.
Dopo la Vita nuova inizia la seconda fase (1293-1303), segnata da uno sperimentalismo che for-
nirà a Dante strumenti stilistici e linguistici preziosi per il plurilinguismo e il pluristilismo che ca-
ratterizzeranno la Commedia. A questa fase appartengono i componimenti della Tenzione con
Foreste Donati (scambio di rime tra poeti con un linguaggio realistico) e tre canzoni che faranno
parte del Convivio.

In questa seconda fase, l’aspirazione amorosa della prima fase lascia spazio a intenti morali e
dottrinali: la scrittura letteraria diventa il veicolo di idee e concezioni filosofiche, culturali e poli-
tiche. A questo si connette la composizione di grandi trattati scritti in prosa, ossia il Convivo e il
De vulgari eloquentia, entrambi composti a partire dal 1303-1304 e legati alle vicende biografiche
dell’autore (esilio con accuse infamanti); entrambe le opere sono rimaste inconcluse, probabil-
mente per il progetto della commedia. Inoltre, abbiamo il Monarchia, scritto tra il 1313 e il 1318,
legata alle aspettative di Dante riguardo l’impresa di Arrigo VII.

L’esilio amplia le vedute di Dante, arricchendo la sua cultura. Le sue opere si rivolgono a un pub-
blico ampio e soprattutto vario, quindi deve di volta in volta misurare la finalità delle sue opere
e sceglierne la lingua più adatta: proprio per questo possiamo notare che il De vulgari eloquentia
e la Monarchia sono scritti in latino dato che si rivolgono a un pubblico più colto, mentre il Con-
vivio è scritto in volgare perché si rivolge a un pubblico non si soli letterati.

Infine, abbiamo la terza fase, la più alta, dove tutta l’esperienza di Dante confluisce nella Com-
media, un’opera che raccoglie il sapere di una civiltà e lo orienta all’eternità. Il poeta, con la sua
vicenda umana, ha il compito profetico e provvidenziale di diffondere le verità provenienti da Dio.
Dante si mostra consapevole della straordinarietà dell’impresa, che non solo coinvolge tutti i
settori della conoscenza dell’epoca, ma conferisce un nuovo significa a ogni sapere. Nel suo plu-
rilinguismo, la Commedia legittima e fissa il volgare italiano (che sarà la lingua della letteratura
italiana).

La vita nuova (collocabile tra il 1292 e il 1294) è un insieme di rime giovanili dedicate a Beatrice
collegate in prosa. Quest’opera rientra nel genere letterario del prosimetro, ossia un genere dove
si alternano parti in prosa con quelle in poesia organizzate in un impianto unitario: nella vita
nuova abbiamo 42 capitoli in prosa, all’interno dei quali troviamo 31 testi poetici (sonetti e can-
zoni) composti in precedenza dall’autore (dal 1283 al 1394).
Il titolo dell’opera allude all’età giovanile, durante la quale Dante
si innamorò di Beatrice. La vicenda narrata ha inizio con il primo in-
contro fra il poeta e la donna, avvenuto quando entrambi avevano
nove anni. Dopo nove anni, l’incontro si ripete e Dante riceve un sa-
luto dalla donna. Successivamente al poeta appare in sogno Amore
che tiene in braccio Beatrice, conducendola in cielo quasi a signifi-
carne la morte. Per non rivelare i propri sentimenti alla donna,
Dante escogita come rimedio ‘donne dello schermo’, dove le dedica
-solo in apparenza- il proprio amore. Ma una nuova visione di Amore
convince Dante a parlare apertamente del proprio amore per Bea-
trice, ma nonostante questo non riesce a dichiararsi per paura di
essere deriso (vittima del gabbo) da lei e dalle ‘gentili donne’ che le
fanno compagnia. A questo punto avviene un cambiamento nell’animo del poeta, infatti com-
prende che il fine del suo amore non deve essere l’attesa della ricompensa da parte di beatrice,
ma la ‘lode’ disinteressata della virtù di lei. Intanto emergono presagi di morte, dove il poeta
rimane annichilito dal dolore per circa due anni. Successivamente l’effetto compassionevole di
una ‘gentile donna’ fa nascere in lui un nuovo sentimento d’amore, che rinuncia nel ricordo
dell’amore di Beatrice. A questo stato d’animo dà forza una ‘mirabile visione’.

Possiamo considerare la vita nuova un’autobiografia e allo stesso tempo un romanzo di forma-
zione, dato che racconta la vicenda intima e la maturazione spirituale del protagonista; a questo
scopo il poeta si affida alla memoria, interpretandone i dati in chiave simbolica. Inoltre, è
un’opera metaletteraria -ossia una poesia, del suo significato e dei modi del suo farsi- dato che
racconta la progressiva maturazione come poeta. Al termine dell’itinerario interiore, Dante è
pronto a vivere una ‘vita nuova’ attraverso una nuova e più alta voce poetica. Quest’opera mani-
festa la caratteristica dello stilnovismo dantesco (ossia la prevalenza dell’elemento sopranna-
turale), infatti l’amore per la donna non fa parte degli avvenimenti normali e casuale della vita,
ma è un segno della volontà divina; l’amore, infatti, è esperienza totale di conoscenza di sé e
dell’Assoluto, che eleva il poeta verso la beatitudine eterna. La struttura narrativa della vita
nuova è lineare e il contesto reale rimane uno sfondo stilizzato (Firenze XIII secolo). Tra i perso-
naggi in primo piano abbiamo l’Amore personificato e ogni evento importante è simbolicamente
legato al numero nove (è il numero del miracolo, infatti nove è il quadrato di tre). Tutti questi
aspetti testimoniamo la visione dantesca del mondo come manifestazione dell’ordine divino;
inoltre, in quest’opera, lo stilnovismo dantesco oltrepassa i propri modelli risolvendo il ‘problema’
di Giunizzelli: Dante affida alla donna la funzione di tramite per la contemplazione celeste, ma
allo stesso tempo con la poetica della lode supera l’esempio di Cavalcanti appagandosi della
pura celebrazione della donna amata. La morte di Beatrice, che divide la vita nuova in due parti,
trasforma la vicenda amorosa in un’esperienza spirituale, mostrando che la poesia d’amore è pos-
sibile anche senza il proprio oggetto -la donna amata-, purché sappia trasformarsi in contem-
plazione e lode.

Opera Genere e lingua argomento

Poesia in volgare (sonetti, can- Vario: lirica amorosa, pre-stilnovi-


Rime zoni) stica; canzoni ‘petrose’; tenzone
con Forese Donati; canzoni dotrti-
nali

Prosimetro in volgare Autobiografia sentimentale e spi-


Vita nuova rituale incentrata sull’amore per
Beatrice e sulla sua virtù capace di
rinnovare la vita del poeta

Trattato (filosofico) in volgare con “banchetto” di sapienza, specie fi-


Convivio canzoni dottrinali losfica, offerto a coloro che non
conoscono il latino ma desiderano
nutrirsi di sapere

Trattato (linguistico-letterario) in La lingua volgare italiana (in parti-


De vulgari eloquentia latino colare, le caratteristiche necessa-
rie al volgare letterario italiano) e
la letteratura in volgare

Trattato (politico) in latino Il potere imperiale, nei suoi fonda-


monarchia menti e nei suoi rapporti con il po-
tere papale
Sistema di pensiero dantesco

Idea dell’universo come un organismo organico e gerarchico, al cui vertice c’è Dio

Idea della realtà terrena come immagine concreta di quella celeste

La filosofia -caratterizzata da una Ogni nozione filosofica e


La cultura e la menta-
base aristotelica su cui si innestano scientifica viene inserita in
lità sono dominate
contributi eclettici- si adegua sempre un quadro religioso
dall’allegorismo
più alla dimensione teologica
La cosmologia tolemaica viene
La storia umana viene
adattata al trascendente cristiana
concepita in senso provvi-
denziale e incardinata
sulla Redenzione

Le tre fasi dell’evoluzione poetica

Adesione ai modelli della poesia cortese-stilnovistica: modello guittoniano,


Prima fase 1280-1292 poi stilnovista;
superamento del modello prestilnovistico con la poesia della lode

Sperimentalismo: opere con impianto, temi e stili diversi= apprendistato per


Seconda fase 1293-1303 il plurilinguismo della Commedia
Intenti anche dottrinali=trattati in poesia

Commedia: altissima funzione religiosa, morale e politica della poesia


Terza fase 1306-1321 pluristilismo

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