Sei sulla pagina 1di 52

Letteratura Italiana (Dante)

Letteratura Italiana
Università degli Studi di Roma La Sapienza (UNIROMA1)
51 pag.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
13-10

Letture essenziali per l’esame:

- Vita nuova (prima opera scritta da dante) per intero


- Primo libro del de vulgari eloquentia
- Convivio libri I e IV
- Inferno canti dal primo al quindicesimo e il ventiseiesimo e il trentatreesimo
- Dante
- Letteratura italiana del medioevo

De vulgari eloquentia e convivio le opere che Dante scrive direttamente dopo l’esilio. L’inferno viene scritto
intorno 1311, segue poi la stagione che riguarda l’estensione del purgatorio e del paradiso.

Dante nella vita nuova si propone come un poeta d’amore quasi da proporre un veto su poesie che non
trattino d’amore. Si stratta di un amore doloroso che neanche la morte riesce a sconfiggere. La stesura si
colloca a Firenze quando Dante ha delle responsabilità pubbliche verso la vita fiorentina. Dopo il bando, la
cacciata di Dante, l’esilio del 1302 le sue condizioni cambiano radicalmente. In un primo momento cerca di
rientrare a Firenze, si muove attraverso un movimento politico militare (fino al 1304 circa), poi si separa
drammaticamente da questa lega militare e si trova in una condizione di isolamento. Anche il suo amico
Ciro da Pistoia vive l’esperienza dell’esilio ma in maniera ameno feroce perché può valere la sua
professione di giurista mentre Dante no, può far valere le sue doti da oratore nell’area centro
settentrionale dell’Italia. Questo sue vagare per le corti varia la sua natura in un poeta di formazione
filosofica che lo porta alla stesura del “de vulgari eloquentia” (latino) e il convivio (in volgare ma di carattere
enciclopedico), cercando di accreditare una nuova immagine di se.

Elementi biografici: Dante nasce a Firenze tra il maggio/giugno del 1265, data ricavata dall’opera stessa di
Dante, cioè dal prologo della commedia nel mezzo del cammino di nostra vita (si considerava indicasse i 35
anni (vita media 70 anni))e dal il viaggio immaginario inoltre come indicato dall’autore corrisponderebbe al
1330. Anche il mese è indicato dall’autore, sappiamo che Dante nacque sotto la costellazione dei Gemelli
(come ricorda nel canto 22 del Paradiso). Confermato poi dal biografo 300 di Dante, Boccaccio il quale nel
“trattatello” ci informa che Dante nacque a maggio, notizia appresa da un amico di Dante, Pietro Giardini.
Abbiamo una scarsa documentazione sulla vita di Dante, tanto che possiamo ricostruire pochissimi dati
sulla sua biografia. Abbiamo invece una ricca documentazione di carattere autobiografico (parla quasi
esclusivamente di se), Dante tende a stilizzare alcuni tratti della sua biografia come ad esempio quando
parla a colloquio con Farinata del ruolo avuto dalla sua famiglia nelle guerre tra guelfi e ghibellini esagera,
enfatizza questo ruolo. Le altre fonti biografiche sono fornite da altri autori trecenteschi, il primo Boccaccio
che fornisce un ritratto ideale del personaggio di cui sta parlando> esempio descrizione dell’aspetto fisico:
scuro di carnagione, capelli scuri, atteggiamento pensoso… questa descrizione è fortemente idealizzata
perché si tratta della descrizione tipica del poeta e dell’uomo malinconico che ha una lunga tradizione alla
spalle.

Il padre di Dante è Alighiero II (1220-1275/80), la condizione sociale della famiglia è un punto molto
interpretato e malinteso anche a causa di Dante (inventa una parentela), si tratta di una famiglia non
nobile, il padre era un piccolo proprietario terriero che possedeva dei terreni e delle proprietà, primo dei 5
figli di Bellincione, figlio a sua volta di Alighiero il vecchio, figlio ancora di Cacciaguida (che Dante incontra
nel Paradiso) e moglie di origine Padana dalla quale viene il nome Alighieri. La madre di Dante invece ha
nome Bella, prima moglie di Alighiero, morta durante l’infanzia di Dante (si ritrova presto orfano). Gli

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
ascendenti di Dante (di parte guelfa) data l’importanza, sarebbero stati esiliati da ghibellini per ben due
volte (stando ai canti dell’inferno). Il poeta afferma di essere nato a Firenze (prima nell’inferno 33 poi nel
paradino6) sembra che la famiglia abbia sempre vissuto a Firenze quindi probabilmente la famiglia non è
mai stata esiliata (manipolazione autobiografica di Dante). Un’altra data significativa è il 1274, età fatale da
ciò che emerge nella vita nuova, nella primavera di quell’anno ha luogo il primo incontro con Beatrice (Bice
di Folco Portinari ), andata poi in sposa ad un certo Simone (testimonianza di Boccaccio), ma non è lei la
donna sposata da Dante, nel 1277 avviene la promessa di matrimonio con Gemma Donati (appartenente ad
un importante famiglia Fiorentina, legata a due personaggi che avranno un ruolo chiave, Corso Donati, il
capo della parte nera (cacciata di dante), Forese Donati (purgatorio nei golosi) e Riccarda Donati (paradiso).
Questo matrimonio rivela l’intenzione della famiglia Alighieri di stringere legami con il centro magnatizio
fiorentino (rafforzamento della posizione sociale, economica). Da questo matrimonio nasceranno i figli
Iacopo, Pietro e Antonia. I figli sono anche i primi a commentare l’opera del padre. Un quarto figlio,
Giovanni ci giunge da alcuni documenti (probabile considerando che i Santi Iacopo, Pietro e Giovanni lo
interrogheranno nel Paradiso ). Nel 1289 Dante partecipa alla battaglia di Campaldino, azione
militare(contro la ghibellina Arezzo)> molti si interrogano se il suo ruolo fosse stato da fonte o cavaliere (il
possedimento del cavallo determina la nobiltà di una famiglia). Dante non è un uomo di studi come
Petrarca perché è direttamente coinvolto nelle vicende politiche e militari del suo paese. Si ritrova alla
corte di Cangrande della Scala, svolgerà funzioni diplomatiche cancelleresche. Nel 1290, l’8 giugno nell’ora
del tramonto muore Beatrice, segue una fase che il poeta, rimproverato da Beatrice stessa nel purgatorio,
di tradimento, smarrimento. Dante per consolarsi mise a legger due libri, decisi negli sviluppi del suo
pensiero, il de amicitia di Cicerone e la consolatione di Severino Boezio (secondo il racconto che Dante fa
nel Convivio). Da queste letture scaturì l’incontro con la filosofia, sempre nel convivio Dante afferma che nel
giro di 30 mesi egli abbia preso a frequentare le scuole dei religiosi e le disputazioni dei filosofanti. Ci si
interroga molto sulla posizione geografica di queste scuole, avvenne probabilmente negli studia dei
conventi di Firenze, il convento Domenicano di Santa Maria Novella e Francescano di Santa Croce, in
maniera occasionale, nei giorni in cui questi studia venivano aperte ai laici. In quegli anni Dante ha un
rapporto molto stretto con Giudo Cavalcanti (poeta al quale dante dedica la vita nuova) “lo primo de i miei
amici”. è nota dall’opera di Cavalcanti l passione di questo autore per la filosofia in particolare quella
aristotelica (è probabile che anche lui abbai avviato Dante agli studi filosofici).

Contesto politico e sociale di Firenze in quegli anni: Dante mette insieme la vita nuova e negli stessi anni del
suo debutto nella scena politica. La sua entrata in politica è in rapporto al momento in cui esce di scena
Giano della Vella (cacciato da Firenze nel febbraio del 1295), autore degli ordinamenti di giustizia
promulgati nel 1293 (una riforma costituzionale attraverso la quale si impediva ai magnati la partecipazione
alle ,magistrature fiorentine. Per esercitare una carica pubblica era necessaria l’appartenenza ad un’arte>
corporazione di mestieri). All’interno del popolo cerca il sostegno del così detto popolo minuto, il ceto dei
mercanti. Questi ordinamenti vengo mitigati dopo la sua cacciata, si prescrive che chiunque può far part e
ad una carica pubblica purché appartenga ad un arte ma anche nel caso non eserciti la professione di quella
determinata arte. Dante si iscrive nel luglio del 1295 all’arte dei Medici e degli Speziali, scelta seguita dal
fatto che il curriculum medico era strettamente associato al curriculum filosofico (università medievale di
Bologna, insegnamento di Medicina e Filosofia)> mondo più vicino ai suoi interessi. Alcune opere di
Cavalcanti infatti vengono commentate da medici. Jacopo da Pistoia dedica a Cavalcanti un trattatello sulla
felicità nella quale troviamo molte nozioni di carattere medico. La carriera di Dante è una carriera
folgorante dal 1295 al 1301 ricopre importanti ruoli istituzionali della sua città, arrivando alla massima
carriera cittadina del priorato. In questi anni dei fatti molto importanti porteranno al suo esilio, le fazioni
politiche fiorenti si polarizzano intorno a due gruppi i neri e i bianchi (denominazioni di due fazioni guelfe

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
che si combattevano a Pistoia). Il partito dei neri fa capo a Corso Donati, i neri tendenzialmente sono più
vicini al papa (Bonifacio VIII) che mirava ad annettere Firenze allo stato della Chiesa, meno favorevoli al
popolo e i bianchi capitanati dalla famiglia dei Cerchi, molto ricca e più vicina al popolo, più ostile la
papa(Ghibellini vengono sconfitti e cacciati nel 1266). Nel 1300 lo scontro tra Bonifacio VIII e Firenze si
inasprisce, nell’estate il papa manda come paciere un cardinale, tentativo di mediazione che fallisce. A
maggio i primi scontri tanto da esiliare i maggiori rappresentanti delle due fazioni tra cui Cavalcanti,
appartenente ai bianchi (anno di morte 1300). Dante legato ai neri attraverso la moglie ma legato ai bianchi
attraverso l’amico ma anche attraverso gli ideali.

15-10.-20

La carriera di Dante fu una carriera folgorante. Le cariche fiorentine venivano rinnovate frequentemente,
producendo una certa instabilità politica (rilevata anche da Dante). Durante lo scontro del primo maggio
1300, Dante era priore e insieme ad altri priori decide di cacciare i due capi delle due fazioni. I priori entrati
in carica in agosto decido di far rientrare i capi dei bianchi, tra i quali Cavalcanti che però morirà Sarsana
prima del suo ritorno a Firenze. Il primo giugno del 1301 si tiene a Santa Trinita una riunione pubblica dei
neri, i bianchi denunciano quest’iniziativa come una vera congiura da reprimere. Da questo momento
seguono delle azioni repressive contro i neri, confische dei beni ed espulsioni dalla città. Dante nel sesto
dell’inferno descrive la cacciata dei neri da parte dei bianchi. I neri però preparano la rimonta,
presentandosi come i veri rappresentanti dei guelfi e accusano i bianchi di filo ghibellinismo (un tradimento
dei valori tradizionali dei guelfi). A questo punto, interviene Bonifacio VIII, determinato a ricomporre la
Tuscia entro la propria sfera di influenza, nell’autunno del 1300 si preparare l’impresa di Pietro da Baloua>
per favorire al conquista della Sicilia. il 19 giugno del 1301 la magistratura cittadina di Firenze si riunisce per
discutere di una proposta del papa. Il papa chiedeva un appoggio militare nella guerra che stava
conducendo contro gli Aldobrandeschi. Atti del consiglio dei 100 a noi pervenuti: intervento pubblico di
Dante> in cui si pronuncia contrario alla richiesta del pontefice> prevalsero i pareri favorevoli. Con
l’espressione di questo giudizio Dante si consegna all’accusa di ghibellinismo> nemico della chiesa. viene
riunita una sorta di ambasceria ad Roma, insieme a Dante che giunge in Curia nel 1301. Nel frattempo si era
affermato a Firenze un debole governo e perciò i neri ne approfittano per un colpo di stato l’8 novembre. Si
insedia così un nuovo priorato composto da neri, con persecuzioni e condanne. La prima condanna il 27
marzo, Dante e altri sono condannati al pagamento di una multa altissima da pagare entro tre giorni. Dante
trovandosi a Roma venne condannato a morte. Si aggiunse poi l’accusa di essere corrotto (baratteria).
Dante non rientrò più a Firenze, dove si trovava la moglie Gemma e i figli che furono risparmiati dalla
distruzione della casa e dalla confisca dei beni.

Vita nova: Dante raccoglie alcune poesie scritte da lui in precedenza, aggiungendone altre scritte da lui per
l’occasione, inserendole in un racconto dove sono indicate le genesi di questi componimenti. Da un punto
di vista formale la vita nova alterna parti in prosa e parti in versi (narrative e poetiche). Questo genere nella
letteratura latina medievale è conosciuta come prosimetro (esempio: Consolazione della filosofia di
Severino Boezio, senatore romano incarcerato nel 523, periodo in cui scrive questo testo> immagina che
una donna, la personificazione della filosofia lo aiuti a ritrovare se stesso). La vita nova rispetto al testo di
Boezio ha delle caratteristiche diverse, perché h auna struttura più complessa: poesia, prosa e le divisioni
(parti in proso dove Dante smonta questi testi poetici e li commenta, ne descrive la struttura). Un altro
modello suggestivo per Dante potrebbero essere i canzonieri (manoscritti che contengono poesie
provenzali, strutturate in parti in prosa costituite da una breve biografia del trovatore e dalle occasioni che
avevano determinato i singoli componimenti “ragioni”)> struttura tripartita: poesie, sezione biografica e
ragioni. La differenza è che mentre gli autori dei canzonieri sono composti da mani diverse, nel caso di

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Dante si tratta di un poeta che organizza in un racconto delle proprie poesie e offre inoltre una divisione
sommaria dei testi, tutte compiute ad un unico autore, Dante. Un altro modello in rapporto alla vita nova è
un canzoniere, in cui ci vengono tramandate le opere di Guittone da Arezzo> opera tramandata in un
manoscritto (laurenziano reviano 9, di origine Pisana) nel quale lo stesso Guittone (o qualche discepolo) e
ha messo insieme le liriche> opera distribuita secondo un disegno, il canzoniere si apre si apre con una
canzone molto importante , scritta dopo la sua conversione religiosa in cui annuncia id voler abbandonare
la lirica amorosa e annuncia la volontà di avvinarsi a temi di carattere morale e religioso, l’unica poesia che
si può concepire è quella d’amore. Questa canzone inaugura le poesie religiose di Guittone (frate), dopo
questa parte si aprono le canzoni amorose che aveva composto prima della sua conversione. Dopo di
queste troviamo i sonetti d’amore (attribuite a Guittone e non a frate Guittone), si conclude poi con i
sonetti morali e religiosi. In altri canzonieri i componimenti sono divisi solo per genere metrico non c’è una
divisione per temi come in questo caso, ciò per dare risalto alla produzione morale e religiosa che rinchiude
l’esperienza amorosa.

La vita nuova porta avanti come in Canzoniere il portare avanti una storia> componimenti poetici dentro in
libro per metter l’uno in rapporto all’altro al fine di raccontare una vicenda, queste poesie descrivo singoli
stati d’animo, insieme al libro acquisiscono un significato diverso perché raccontano una vicenda che ha suo
centro con la morte di Beatrice. La Vita nova è stata scritta a Firenze circa negli anni in cui Dante è
impegnato nella vita politica della sua città (cronologia della vita nova: anni in cui il libro è stato
confezionato).

Gli elementi interni: il primo sonetto in particolare (“a ciascuna una presa”) composto dopo il secondo
incontro con Beatrice che cade nove anni, 1283 dopo il primo (avvenuto nel 1274); la morte di Beatrice che
Dante determina con precisone 8 giugno 1290; composizione di un sonetto al primo anniversario della
morte di Beatrice (1291), nello stesso anno altri due sonetti> questo ciò che ricaviamo dal libro. Se vediamo
però ciò che viene scritto da Dante nel convivio, nel passo in cui il poeta rievoca la figura della donna gentile
che compare alla fine della vita nova e le attribuisce un significato allegorico, la filosofia> dante afferma che
dalla morte di Beatrice il pianeta venere aveva compiuto due giri intorno la sua orbita (per compiere un giro
impiega 584 giorni, ma dante parla di due giri, 1168 giorni), secondo questi calcoli arriviamo alla fine di
agosto del 1293, quindi sarebbe questa la data in cui Dante avrebbe incontrato quella gentil donna. Nello
stesso capitolo poi Dante dice che l’amore per questa donna gentile non fu immediato su ricordo di
Beatrice (quasi come se vi fi una battaglia fra l’amore per Beatrice e la Filosofia)> come quantificare questo
tempo? Un altro passo del convivio svela il significato allegorico> quindi che questa gentil donna è la
filosofia> qui Dante afferma che per arrivare al trionfo dell’amore per la filosofia ci vollero 30 mesi. Da
questo racconto del convivio arriviamo a comprendere che la vita nova sia stato composto in questo
periodo tra il 1293 e il 1295> questa ipotesi è messa in crisi però da alcuni elementi: prima incongruenza>
nella vita nova Dante è tentato da questo nuovo amore ma poi ritorna da Beatrice mentre nel convivio
afferma e parla del trionfo della filosofia. L’ipotesi prevalente è che Dante abbia parlato nella vita nova di
nuova donna reale mentre nel convivio abbia avuto l’idea di riprender quel personaggio e di attribuirgli un
significato allegorico, in passato però si è ipotizzato che la vita nova avesse avuto un doppio finale, come se
Dante avesse aggiunto alla vita nova un finale che prima non c’era quindi concludendosi in accordo con ciò
che è scritto nel convivio> ipotesi ormai decaduta perché non abbiamo neanche un manoscritto della vita
nova con il finale originale ipotizzato. il ricordo di Beatrice che vince sull’amore di una donna concreta ,
presente, rappresenta una novità al tradizionale topos in cui l’amore per la donna amata in precedente
viene sostituito da un altro amore. Quindi la donna gentile di cui parla Dante nella vita nova e quella di cui
parla nel convivio sono distinte.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Il titolo “vita nova”: Incipit vita nova> nova e nuova> forma latina non dittongata (più arcaica e più
prestigioso ). Che significa Vita nova? Intesa:

- Vita giovanile: iniziazione amorosa e iniziazione poetica, educazione affettiva morale, spirituale ma
anche estetica, poetica compiuta da un giovane intellettuale (sorta di romanzo di formazione). Nel
trentesimo passo del purgatorio, Beatrice parla del giovane promettente, in queste parole di
Beatrice per vita nova quindi si intende vita giovanile.
- Vita rinnovata dall’amore: Un significato più spirituale, più mistico> Paolino, nelle lettre di San
Paolo è presente l’espressione “uomo rinnovato” che convertendosi in Cristo si è rinnovato
interiormente. Nella prima lettera ai corinzi Paolo contrappone un nuovo Adamo da un vecchio> in
questo senso, teologico, vita nuova può significare> l’amore per Beatrice rinnova lo spirito di Dante
- Vita straordinaria: Significato> “novus” in latino può significare anche eccezionale/straordinario>
come straordinaria è questa vicenda d’amore.

Continuità tra vita nova e Convivio (1304-1307): Convivio= banchetto spirituale> discorso più “virile”,
tratta temi di scienza> specifica il fatto di non rinnegare la vita nova nonostante questa nuova opera. Le
opere seguono due diverse prospettive: vita nova, “fervida e appassionata”, convivio “temperata e
virile”. Dante specifica: “vita nova scritta in un’altra età rispetto al convivio”> scritta all’inizio della
giovinezza mentre il convivio composto quando la giovinezza era già passata. La gioventù che Dante cita
occupa gli anni tra i 25 anni di età ai 40 (quarto trattato del convivio). È qui che Dante stabilisce un
rapporto di continuità tra le due opere> Convivio, lo sviluppo di qualcosa già presente nella vita nova
per questo inserisce il personaggio già esistente della gentil donna (riletto in chiave allegorica).

20-10-2020

ANALISI DELLA VITA NOVA

verso 1: viene usata la metafora del libro come memoria> libro dove sono annotati i nostri ricordi,
l’immagine ha una tradizione più recente. Immagine del libro della memoria si incontra anche in un
altro autore vicino a Dante, una lettere di Pier de le Vigne (13 canto dell’inferno> suicida)”ciò che
leggiamo nel tenace libro della memoria”. La memoria è un repertorio di immagini come il libro è il
repertorio della scrittura. Dante parla di “libello”> libricino; intende copiare dal libro della memoria
alcune parole (o rime) da riportare in un libro fisico.

verso 2: Incomincia a dare le coordinate temporali dell’esperienza che vuole raccontare; concezione
Tolemaica del Sole; parla della donna che occupa la sua mente; concezione dell’amore per Dante:
processo di innamoramento mediante un immagine che fluisce dalla persona fisica attraverso la vista e
passa dentro il cuore dell’amante> che poi giunge alla mente e permane anche dopo l’assenza fisica di
quella persona> mette al centro la visione.

verso 3: ci dice gli anni di beatrice durante il loro primo incontro, attraverso una perifrasi astronomica>
entrata nel sul 9 anno> simbologia del 9 che accompagnerà tutta la vicenda fino alla morte.

verso 4: descrive il modo in cui era vestita Beatrice> quando gli occhi Dante la incontrano accade
qualcosa di terribile.

verso 5: in quel momento lo spirito della vita (funzioni vitali di in un organismo descritte come uno
spirito) comincia a tremare (carico scritturale, mosse evangeliche), questo stato è avvertito dallo stesso
Dante (primo scompenso fisico)> Dante da parola (in latino) a questo spirito che afferma: “l’amore che

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
vince la vita e che venendo mi farà schiavo del suo potere”. Non solo lo spirito della vita avverte la
presenza di Beatrice

verso 6: spirito animale, presiedono alle nostre sensazioni ; spiriti del viso, della vista> riconosce la
natura beatifica di questa apparizione> nella contemplazione di Beatrice gli occhi trovano la loro
beatitudine.

Verso 7: Allo stato di stupore dello spirito animale segue lo spirito naturale (operazioni digestive) che
dimora nel fegato, comincia a piangere e afferma: sarò impedito nelle mie operazioni> inappetenza.
Dante fa riferimento anche al temperamento malinconico degli innamorati, principio della natura fisica
per i medievali (alterazione della bile).

verso 8: l’amore da allora si impadronisce dall’anima del poeta che fu coniugata all’amore, è essenziale
che l’immaginazione della donna debba entrare dentro la testa e l’anima del poeta.

verso 9: Verso omerico tratto dall’iliade adattato a Beatrice (creatura quasi divina), ma Dante
conosceva Omero? Viene inserito nel limbo come sovrano dei poeti, ma non ha mai letto Omero,
perché Dante non conosceva il greco, come l’ha conosciuto allora? Per tradizione indiretta, singoli versi
di Omero presenti in altri scritti latini come quelli di Cicerone. Questo verso in particolare dante lo
leggeva nell’etica nicomachea (libro 7) di Aristotele, dove si parla della virtù eroica, sovraumana. Dante
riconduce Beatrice a questo concetto della virtù eroica degna più agli dei che agli esseri mortali.

verso 10: Precisazione di Dante> ossessionato da questo amore che però non prevalse mai sulla
ragione. Due visoni dell’amore che si contrapporranno per tutto il libello. L’amore una potenza
distruttiva che mette a repentaglio la vita stessa dell’amante> visione che prende modello da Cavalcanti
(per lui l’amore è un esperienza negativa , una forza che accade in maniera imprevedibile, sconvolge
l’individuo colpito).

verso 11: Amore virtuoso> la virtù è un desiderio che presta ascolto alla ragione. Quando l’amore si
sottrae alla ragione degenera in un vizio (inferno canto 5, lussuria, Francesca). Nella prima parte della
vita nuova queste due visoni contendono l’animo di Dante, non riesce ad unificarle in una visione
coerente. La vita nuova non è soltanto il racconto di un amore ma anche il racconto di una formazione
estetica, Dante si confronta con le maggiori tendenze della lirica del suo tempo, quasi esclusivamente
d’amore, in cerca di una sua visione> iniziazione poetica.

verso 12: secondo incontro con Beatrice, quando Dante aveva 18 anni. Beatrice elargisce il suo saluto
che è “salus” (salvezza, beatitudine).

verso 13> solitudine, Dante si separa per pensare al dolce saluto di Beatrice> Petrarca porterà al
massimo questa figura della solitudine ma una solitudine malinconica. Dante invece espone la volontà
di isolarsi in un colloquio intimo con l’amore> sorta di iniziazione. Questo racconto è estremamente
stilizzato, Dante non specifica di aver scritto il libello a Firenze, ma anche di se stesso Dante non da
dettagli concreti, questo perché Dante vuole conferire un carattere esemplare perciò deve rivolgersi a
tutti> esempio preso dai vangeli> caratteri generi.

verso 14: visione di Dante, in cui gli appare un signore d’aspetto spaventoso ma allegro che afferma “io
sono il tuo signore” (valenza biblica).

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso 15: il signore che appare nella visione è amore che tiene nelle sue braccia una donna nuda,
Beatrice

Verso 16: amore se ne sta con il cuore in mano del poeta, sveglia la donna e le fa mangiare il cuore>
antica è l’immagine del cuore mangiato , il suo modello è probabilmente il racconto della vita di
Guglielmo de Cabestàn (trovatore spagnolo XIII secolo) a proposito circolava una leggenda. Questa
storia narra che il trovatore era amante di una fanciulla, Seremonda, il marito sorprende l’adulterio e
durante una partita di caccia uccide Guglielmo gli strappa il cuore e lo offre alla donna che in preda al
terrore si uccide (favola che rappresenta il martirio amoroso).

verso 20: pensando a quella visione Dante scrive un sonetto che decide di mandare ad alcuni poeti
affermati affinché interpretassero la sua visione (una sorta di rebus)> terminologia provenzale. La
risposta a cui Dante da maggior rilievo è quella di Cavalcanti.

22-10.-20

Primo sonetto dantesco che invia ai suoi amici (pagina 17)> struttura di una lettera, comincia con una
salutatio ovvero un saluto in questo caso in nome di amore, successivamente inizia il racconto della
visione. La particolarità della prosa della vita nova è divisa in tre parti: l’occasione che genera il
racconto, la lirica e la divisione (affinché sia più comprensibile). Nella seconda parte Dante ci riferisce
che le risposte al sonetto furono tante e varie (noi ne conosciamo solo 3, quelle di Cino da Pistoia,
Dante da Maiano e Guido Cavalcanti). Da questo scambio di sonetti nacque l’amicizia tra Dante e
Cavalcanti (“primo amico”). Dante afferma che il manifesto di questa visione è chiaro anche alle
persone più semplici e meno dotate di ingegno anche se nessuno ha colto il senso di questo sonetto. La
prosa svela il significato della visione del sonetto. Nel sonetto i dettagli sono impliciti, infatti generalizza
il drappo mentre nella prosa specifica si tratti di un drappo sanguigno, segno di morte e che quindi si
tratta di un lutto (significato luttuoso). Nessuno intende questo autentico significato perché sprovvisto
della chiave. Le 3 risposte: risposte in rima dove si tende a riprendere la stessa serie rimica di Dante

- Dante da Maiano (poeta più anziano): “di ciò che stato sei dimandatore”> il poeta reagisce in modo
insolente perché accusa dante di farneticare (visione frutto di un delirio), da un suggerimento a
Dante un po’ sarcastico ma spinoso
- Cino da Pistoia (ma oggi si ritiene che l’autore sia Terino da Castel Fiorentino): “naturalmente chere
ogni amadore” > interpreta la visione come suggerimento dato da amore di rivelare il suo cuore
innamorato alla donna
- Guido Cavalcanti: “vedeste, al mio parere, omne valore”> intrepreta il Cuore dell’innamorato come
se il tocco di amore fosse così lieve e dolce che ne estrae il cuore senza far dolore> amore prende il
cuore perché si accorge che la donna sta morendo> lo da impasto alla donna come per rianimarla.
Interpreta gli ultimi versi del sonetto come un ritorno alla veglia, al sonno che finisce.
Interpretazione ottimistica.

La vita nova è dedicata a Cavalcanti anche se vedremo l’abbandono della poetica di Cavalcanti per
Giunizelli.

PARTE 2: Lo spirito naturale di Dante è impedito perché l’amore inizia a turbare lm condizioni psicofisiche al
punto tale che la sua salute ne risente. Dante specifica che il nome della donna non deve essere rilevato>
rapporto molto stretto tra amore e silenzio (binomio trattato molto da Petrarca). Dante si accorge che
dietro le domande a lui poste c’è della mala fede e quindi risponde a questi che è amore che l’ha ridotto in

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
questo modo, quando chiedono della donna invece Dante tace e sorride. Verso 4: Dante parla di “insegne”
ovvero i segni tipi della malattia d’amore, trattati anche dai medici> alterazioni di carattere fisico come
inappetenza, viso pallido, occhiaie… un giorno accade che Dante e Beatrice si ritrovano ad assistere alla
medesima funzione religiosa (verso 6, parte 2). Dante si accorge che gli altri presenti iniziano a pensare che
la donna osservata da Dante fosse una che si trovava nella traiettoria del suo sguardo verso Beatrice>
“donna schermo della verità” (figura tradizionale della lirica cortese)> tanto che scrive dei sonetti per la
donna schermo ma dedicati in realtà a Beatrice. In un epistola in versi scrive i 60 nomi delle donne per lui
più belle di Firenze, cercando di evidenziare la donna schermo (per sviare l’attenzione), nel frattempo si
accorge che Beatrice era al 9 posto (simbologia del nove). Accade che la donna dello schermo è costretta ad
abbandonare la città, Dante resta perciò smarrito ma si rende conto che se non avesse scritto un sonetto
per il suo dolore verso l’abbandono di questa donna tutti sarebbero resi conto che non si trattava di un
amore vero. Dante scrive quindi questo sonetto dove si piange la partenza della donna schermo ma in
realtà c’è sempre al centro Beatrice (il suo vero amore). Le lamentazioni di Dante nel sonetto sono la
Traduzione di calco del profeta Geremia (distruzione di Gerusalemme). Questa lamentazione verrà ripresa
anche dopo la morte di Beatrice. Il poeta volgare ricalca le parole del profeta che scioglie il suo pianto
affinché il signore non abbandoni Gerusalemme. Riadatta il verso biblico con la sua tonalità elegiaca ad una
condizione di addio. Dante rifunzionalizza questo sonetto più antico alla storia che sta narrando.

PARTE 3: emerge la prima morte della vita nova, in cui muore una giovane donna amica di Beatrice. In
questa occasione a dante viene in mente di scriverle dei versi per ricompensarla del fatto che era amica di
beatrice> due sonetti: “piangete amanti” e “morte villana”. Nel primo invita gli amanti a piangere insieme
ad amore che piange perché sente le donne compiangere la donna appena defunta, mostrando attraverso
gli occhi il loro dolore . contrapposizione tra la morte villana e la nobile donna ricca di onore. Dante dice il
sonetto è diviso il tre parti. Il secondo componimento ha un sapore più guittoniano. Anche qui si piange la
morte di questa donna gentile di cui non dice il nome perché sono le sue virtù a identificarla. Questo
sonetto ha più invettiva aspra verso la morte. Poesia di biasimo per il morto, in cui usa un gioco guittoniano
“d’ogni torto tortoso” (che causa danni su danni)> questo ci porta a pensare che sia un sonetto più arcaico.
Chi non merita la salvezza non può trovarsi in compagnia di questa donna> gioca con la prosa in cui dice che
lui l’aveva vista in compagnai di Beatrice> è come se dicesse: Beatrice le faceva compagnia in terra quindi le
farà compagnia anche in cielo (integrazione dalla prosa per celebrare Beatrice). Sonetto diviso in 4 parti.

27-10-2020

Riferimenti temporali estremamente vaghi.

PARTE 4: pochi giorni dopo la morte dell’amica di Beatrice avvenne un fatto che Dante non specifica ma per
cui dovette partire nel luogo dove si era recata la donna schermo . Dante non parte solo ma non può far a
meno di sospirare> il suo stato di angoscia per il fatto che questo viaggio lo allontana da Beatrice (2).
Amore occupa l’anima del poeta e mentre è in viaggio ha una visione> amore vestito da viandante
(presentato come doppio del poeta). Amore sembrava smarrito e guardava in basso> caratterizzato nella
tipica veste del malinconico> le fattezze di amore riportano i sentimenti di Dante(4). Amore parla al poeta
della donna schermo> “ il cuore che ti avevo consigliato di darle ce l’ho io e lo porto ad una nuova donna
che svolgerà la stessa funzione che svolgeva lei”> perché la donna schermo non tornerà presto a Firenze
(5). Amore suggerisce a Dante di utilizzare queste parole ma di stare attento a non far capire che il primo
amore come sarà il secondo non è finto. Qui amore parla in volgare. (7)> termina la visione. Dante si trova
in uno stato di estasi (uscita da se)> perché è pieno di amore (condizione estatica> come se un dio vivesse
da un corpo). Nuovo sonetto “cavalcando”: la situazione descritta da Dante richiama una scena tipica della

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
lirica cortese> in particolare nella pastorella (componimento nel quale un certo personaggio di un certo
lignaggio si imbatte fuori città durante un viaggio in una pastorella> il gioco poetico nasce nella
contrapposizione di questi due personaggi dal quale nasce un alterco di carattere erotico). Dante adattò un
incontro con amore a questo carattere della lirica cortese. Sonetto diviso in tre parti. Nella prosa finge di
obbedire alle parole d’amore, infatti il sonetto parla come fossero nuovi amori. Siccome nel sonetto si fa
riferimento a due amori, dante nella prosa finge di tacere nel sonetto i motivi per i quali sta sostituendo la
donna schermo. Dante reinterpreta nella prosa il senso di questo sonetto.

PARTE 5: parla del suo ritorno a Firenze e la sua ricerca per la nuova donna. Dante dedica eccessive
attenzioni a questa donna tanto da far sparlare gli invidiosi, tanto da preoccuparsi. verso 2> dante rivolge
un eccesiva attenzione per questa seconda donna tanto che Beatrice gli negò il saluto (qui si pone un
problema perché era stato amore a suggerire di comportarsi così). (bisogna ricordare che Dante non ci sta
facendo un autobiografia, i personaggi storici vengono presi e reinterpretati da Dante). Esemplarità di
aspetto medievale che dante conferisce a Beatrice ma anche nella commedia a se stesso> vicenda
individuale che contiene un insegnamento di tipo universale. Verso 4> il primo effetto di Beatrice è quello di
spezzare ogni ira e di render mansueto il suo cuore. Quest’opposizione tar l’ira e amore tornerà spesso>
l’amore scaccia l’ira e rende umili. aspetto che tocca anche temi evangelici > La superbia è uno dei peccati
più grandi agli occhi di Dio. in questa antitesi tra amore e ira gioca anche un elemento storico> il Dante di
questi anni partecipa alla vita pubblica della sua città> in particolare a Firenze si voleva evitare un fatto che
avrebbe messo fine alla pace della repubblica ovvero la rissosità tre le fazioni magnatizie> una famiglia
offesa nell’onore aveva il diritto id rivendicare l’accaduto con un torto analogo> le risse erano arrivate ad
un punto che erano all’ordine del giorno> ira causata da un desiderio di vendetta, quindi l’ira in questo
sistema è considerata un elemento di forte instabilità sociali. Dante non a caso oppone sempre l’amore a
l’ira (sentimento distruttivo). Riprende un tema tradizionale che sentiva con particolare urgenza> ira causa
dei disordini che scoppiavano a Firenze sotto i suoi occhi. Verso 5> la donna sta per salutare, nel poeta uno
spirito d’amore (stato fisico) prevale quasi come se fosse un trionfo che occupa lo sguardo del poeta. Verso
6 > amore non si presentava come un offuscamento dalla vista di Beatrice> quasi per l’eccesso di dolcezza e
di amore si muoveva come qualcosa di inanimato> stato di dolcezza che supera le capacità naturali di Dante
e che lo priva dall’interno. Questa beatitudine giungeva proprio ad amore. > riprende ora il filo del
racconto: saluto negato, (verso 8): ricerca della solitudine e stato di afflizione (pianto). Verso 10> nuova
visione di amore: appare un giovane vestito di bianco (richiamo all’angelo che appare al sepolcro di cristo
alla tre donne)> richiamo anche a Boezio che piange la sua sventura, lamenta il suo stato. come Dante
Boezio nella consolatio la filosofia appare e caccia le altre personificazioni , amore appare a Dante e lo
invita a smetter di autocommiserarsi. Qui amore torna a parlare in latino> lo invita ad abbandonare questi
giochi di finzione attraverso la donna schermo. Dante vede piangere amore e lo interroga sul perché
piangesse> amore fa intendere che Dante invece di metter al centro amore stesse mettendo al centro il suo
dolore e i suoi sentimenti. Da qui Dante cercherà di conquistare una visione oggettiva dell’amore. Cercherà
di fare dell’amore il centro del discorso. Cosa che invece fece Cavalcanti in quanto l’amore per lui è un
principio, una condizione dell’anima, della passione, nota solo per i suoi effetti> le poesia d’amore in questo
caso si risolve attraverso il dolore. Per Dante invece amore gli sta dicendo che questo modo va combattuto.

29-10-2020

Verso 12: amore rivendica la sua centralità. Verso 13: dante comincia a ragionare del perché quel saluto gli
fu negato. Amore abbandona il latino e gli spiega il perché. Discorso complesso dal punto di vista
letterario> eccessiva attenzione alla seconda donna schermo, tanto che Beatrice pensando che Dante fosse
una persona molesta gli negò il saluto, nonostante sapeva del suo interesse per lei. Amore invita dante a

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
scrivere una poesia in cui si dichiari per Beatrice, di farle capire che il suo amore per lei è presente fin
dall’infanzia. Verso 15: consiglia a Dante di utilizzare le parole dette da amore come se usasse un filtro, per
non dichiararsi in modo diretto> amore chiede armonia e musica nella sua poesia> nona ora del giorno >
scrisse quindi “ballata, i’vo”: si rivolge direttamente alla ballata che deve giungere alla sua donna attraverso
amore. Dopo aver chiesto pietà insieme ad amore la ballata deve portare il suo messaggio. La ballata parla
degli effetti che la donna crea al cuore dell’autore e i consigli dati in precedenza da amore. Parla della
fedeltà del suo cuore. Dante invita la ballata a rivolgerle una preghiera in caso di mancato perdono. Prima
che amore si congedi dante invita la ballata a dirgli di parlare in suo favore. Se non dovesse bastare
l’armonia della ballata allora deve intervenire la dolcezza di amore.

PARTE 6: dopo aver seguito il comandamento di amore, l’animo di Dante è combattuto da opposti pensieri>
conflitto interiore. 4 tra il pensieri che lo agitavano erano più pesanti:

- il primo afferma una visone positiva d’amore perché allontana i suoi pensieri da cose vili (principio
di nobiltà);
- il secondo contraddice il primo, la signoria d’amore non è buona perché quanto più è fedele
all’amore tanto più sono crudeli le prove che deve superare (concezione negativa nata da molte
frustrazioni);
- terzo: il nome di amore è così dolce che è impossibile che i suoi effetti non siano dolci dal momento
che cita un proverbio latino “i nomi sono il riflesso dell’essenza di una cosa”.
- Quarto: non sperare che la donna possa perdonarti .

due pensieri positivi e due negativi. Ciascuno di questi pensieri assale l’animo di Dante, non sa quel strada
prendere anche da un punto di vista poetico. L’unica soluzione era invocare la pietà> autocommiserazione
che fa presa su uno stato di frustrazione. Decide di scriver un sonetto su questo conflitto: “tutti li miei”.
L’animo di dante è ingombrato da amore e di pensieri contrapposti che lo portano a chiedere pietà che lo
difenda. Questo sonetto non è altro che la traduzione poetica della prosa. La visione negativa di cui parla
dante richiama il pensiero di Cavalcanti sulla distruzione dell’amore> lo distoglie da ciò che lo perfeziona.
Vedremo poi un ritorno di Dante alla visione di Cavalcanti> amore come sofferenza morale e fisica> al
termine di questa visione avrà poi una svolta . ma un altro poeta ci fa pensare alla negatività sull’amore più
di Cavalcanti ovvero Guittone.

GUITTONE: ripudia la lirica amorosa dopo essere entrato in un ordine ecclesiastico, quindi le poesie che
prima erano indirizzate ad un amor cortese adesso devono essere rivolte ad un amore divino> intenzione
esplicitata in polemica in una canzone che vuole smentire un poeta provenzale Contador (che aveva
dichiarato che l’unica materia degna della poesia è l’amore). Guittone cerca di dimostrare a Contador che
può comporre una poesia non utilizzando l’amore (definendolo l’amore follia> perché l’amore si oppone
alla razionalità, è impossibile conciliare passione e ragione). Dante non arriverà mai ad appoggiare questa
tesi ma nello scrivere questo capitolo e questa tesi drammatizza delle tesi attestate nella poesia del tempo,
questo dimostra come la ricerca di Dante si una ricerca morale (ovvero ricerca dell’amore) ma anche una
ricerca poetica> lo fa inscenando questa teatro psicologico. Ma Dante giungerà al Dolce stil novo (posizione
di Guinizzelli) > la dolcezza che veicola l’idea di amore come principio positivo che ritorna nel purgatorio
(Francesca invece torna a parlare della visione dell’amore di Cavalcanti> questi pensieri in conflitto quindi
prendono poi le sembianze di alcuni personaggi ).

PARTE 7: Dante si ritrova in un banchetto di nozze, assecondando un amico. Un tremore, quindi come il suo
corpo percepisse prima dei suoi occhi, lo colpisce alll’arrivo di Beatrice. Verso 5> descrizione in termini
cavalcantiani, del suo sconvolgimento psicofisico. Gli unici spiriti che sopravvissero furono quelli del viso>

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
insediati da amore. “spiritelli”, termine cavalcantiano> tanto che Cavalcanti gioca sulla ripetizione di questa
parola in un sonetto. Le donne presenti si accorgono di questo stato di Dante e lo deridono> tra queste
donne anche c’è anche Beatrice. L’amico che in buona fede l’aveva portato lì non pensando di creare
questo suo stato gli chiese cosa fosse accaduto rispose: “tenni i piedi tra i confini tra la vita e la morte”>
l’esperienza amorosa assume per esplicita dichiarazione di Dante i connotati della morte (stessa definizione
data da Cavalcanti in donna me prega). Dante riflette piangendo che se la donna amata fosse stata
consapevole della sua sofferenza non l’avrebbe deriso. Sonetto “con l’altre”> non diviso in parti perché la
divisione si fa per spiegare il senso del testo ma in questo caso il significato è chiaro perché il sonetto non fa
altro che ripetere ciò che dice la prosa. Afferma che la prosa non può lasciare dubbi , perché chi conosce a
amore sa di cosa sta parlando, chi non capisce non ha esperienza d’amore e non è necessario che
capiscano.

03-11-2020

CAPITOLO 8:

verso 1 Dante immagina un contrasto tra due pensieri: uno che lo rimprovera “ti trasfiguri quando giungi al
cospetto di questa donna”. A questo pensiero ne risponde un altro, più umile a cui dante risponde “appena
mi raffiguro la sua bellezza mi sorge il pensiero di vederla”> tale è il desiderio che si possa levare ogni
obbiezione. Motivo di tutti i patimenti di amore che ha avuto non vincono la voglia di vederla. Per questo le
dedica un sonetto:

“Ciò che”> sonetto alla maniera cavalcantiana> amore doloroso, nesso tra amore e morte. Nel verso 4
Dante si riferisce alla prosa “ogni pensiero che è contrario al proposito di vedervi cade dal momento che
vengo a contemplarvi”. Descrive ancora una volta gli effetti che le provoca> sintomatologia. Molte volte
anche da un punto lessicale sono presenti riferimenti alla morte. Sonetto divido in cinque parti. Lo scherno
della donna alla quale si uniscono le altre fanciulle impedisce ad altri di provar e quella compassione che
dovrebbe suscitare guardando il suo stato.

CAPITOLO 9: ultima parte di questa fase pessimista dell’amore. Qui Dante continua a mettere il suo stato al
centro del discorso poetico. Sente di dover precisare che spesso amore lo assaliva in 4 punti. Quando
amore lo assale gli lascia in vita una sorta di riflesso di se stesso, ovvero un pensiero rivolto alla donna
(quindi non scampa il poeta dalla morte). Dante si descrive come caduto in un assedio.

Sonetto: “spesse fiate”> ispirato alla maniera cavalcantiana “molte volte mi affiora alla mente le condizioni
oscure di amore”. Dante ha pietà di se stesso (autocommiserazione).amore coglie di sorpresa Dante che
lascia vivo in lui un solo sentimento che comunque collabora con amore, ma l’antidoto con cui lui pensa di
affievolire amore non funziona anzi nel alzare gli occhi verso la donna “si sente portar via l’anima dai polsi”
(stato tra la vita e la morte). Scrive versi di carattere elegiaco, lacrimevole come Cavalcanti.

LETTURA CANZONE CAVALCANTI “Donna me prega”: si discute se questa sia scritta prima o dopo la vita
nova ma comunque questa presenta una visione che la vita nuova supera anche quando sembra aderirne
(pone sempre la necessità di superarla). Cavalcanti si rivolge a un lettore che non è un lettore qualunque
ma esperto di filosofia naturale perché in questa canzone svolge un discorso sull’amore come discorso
naturale. Il lessico è oscuro e complesso. Cavalcanti immagina di esaudire la richiesta di una donna che lo
ha pregata di scrivere di un accidente (prima descrizione dell’amore) spesso è feroce ed è così crudele che è
chiamato amore, “un accidente”> non è una sostanza, non è qualcosa di animato, non è una realtà ma è
una qualità della sostanza cioè una passione (per Aristotele delle affezioni dell’anima e del corpo)> qualcosa

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
che accade in uno scatto transitorio, sollecitati da alcuni elementi esterni che come è venuto se ne va. In
questa descrizione già è implicita la sua visione dell’amore come passione. Affezione transitoria così feroce
e crudele che merita il nome di amore> riprende una pseudo di etimologia di amore che si riteneva parola
composta da A- morte (che viene dalla morta, legato alla morte)> falsa etimologia a cui Cavalcanti allude. Il
lettore ideale al quale si rivolge: un lettore esperto, sapiente che conosca la natura di amore, “perché non
credo che un uomo di basso cuore possa comprendere il mio discorso”. “Dal momento che senza un
discorso che si muove nell’ambito della filosofia naturale non ho voglia di dimostrare dove ha sede amore,
da dove proviene e quali sono i suoi effetti e ciascun moto che si associa”> aspetto di attrazione che lo
definisce in questo modo> un'altra etimologia: amore da “amus”= uncino (che tira i nostri desideri
nell’amore). Anche se amore si può vedere (dibattito dei poeti Siciliani> se l’amore si possa vedere). Versi
dai quali emerge questa natura drammatica di amore> risponde alla prima questione:

- ha sede nella memoria o meglio nell’anima sensitiva (dove risiede la memoria per gli aristotelici).
- (gioca con le sue fonti) è formato da una tenebra, da un’oscurità che viene da Marte, per contrasto
un oggetto trasparente è formato dalla luce (oppone una realtà luminosa ad una realtà tenebrosa).
Cavalcanti mette in rapporto l’amore con una predisposizione all’ira. Il soggetto desidera di arrivare
al su oggetto a cui non riesce ad arrivare e per ciò genera frustrazione e ira. Per questo dice che
l’amore h a che fare con Marte. La luce attraversando l’oggetto rivela il suo essere diafano >
significativo perché d questa metafora se ne serve Aristotele nel “de anima” per indicare il modo in
cui il nostro intelletto conosce (contrapposizione quindi tra amore e intelletto/conoscenza).
Quando pensiamo è come se la luce attraversasse un corpo diafano> gioca con la fonte e la
rovescia. Amore contrario dell’intelletto.
- Qui si pone ancora l’opposizione tra amore e intelletto, amore vien da una veduta forma che si
intende ovvero vien da un’immagine che catturiamo con i nostri occhi ed essi trasferiscono dentro
di noi. Quest’immagine come tutte le immagine che ricaviamo dai nostri sensi diventa materia di
conoscenza (sale fino all’intelletto possibile)> perché tutto quello che conosciamo lo conosciamo
attraverso i sensi. Anche l’immagine della donna diventa un oggetto di intellezione ma nel
momento in cui l’immagine entra in noi non è più amore perché in quella parte di intelletto non ha
potere. L’intelletto non ha nulla a che vedere con l’amore> lo scopo dell’intelletto è la
considerazione della verità. Non si può stabilire rapporto di somiglianza tra le due esperienze:
l’amore viene dalla sensazione, la conoscenza riguarda l’anima intellettiva ma con caratteristiche
differenti ovvero in assenza di materia> c’è una totale antitesi. amore non è una virtù ma vien dalla
facoltà che porta al massimo grado le funzioni dell’anima sensitiva non razionale.

Per Cavalcanti l’amore tiene il soggetto in uno stato in cui non è in grado di esprimere un giudizio
corretto perché offuscato dall’amore> perché la rappresentazione di quel soggetto piacevole guida tutti
i nostri pensieri, si sostituisce alla ragione. Verso che chiosa con i versi danteschi> consegue la morte(in
senso pratico e morale)> ma perché? Nella misura in cui allontana l’uomo “dal buon perfetto” (dal
latino> “dal massimo bene desiderabile)> ovvero la piena espressione delle proprie facoltà razionali.
L’uomo che si fa dominare da amore è in balia di una forza che lo possiede dall’esterno, non si può dire
che sia padrone di se stesso> non ha signoria di se stesso (non agisce secondo ragione). Dante all’inizio
della vita nova invoca come principio che l’amore che lo ha dominato è assistito dalla ragione> vuole
superare questa scissione posta da Cavalcanti. la vita nova è per così dire il racconto del viaggio
compiuto da Dante anche dentro questa concezione, la salvezza per Dante implica l’attraversamento
nel peccato come sarà anche nella commedia. Questo momento cavalcantiano serve a esaltare questa
salvezza. L’esperienza dell’amore doloroso deve essere descritta perché non va solo negata va
attraversata per indicare come uscire da questa visione. Cavalcanti parla dell’amore come visione

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
negativa che Dante contrasta ma allo stesso tempo subisce sia da un punto di vista dell’esperienza sia
perché Cavalcanti è il migliore che possa aver trattato questo argomento (quindi d un punto di vista
letterario).

05-11-2020

CAPITOLO 10: Dante trova una svolta> conquista una sua maniera poetica. Nuovo gruppo di nove capitoli.
Rinascita poetica e morale del protagonista.

Verso 1: afferma che i sonetti hanno dato voce alla condizione del poeta> radicalizzazione
dell’atteggiamento al quale amore diceva di astenersi . Dante prende la decisone di tacere come se si fosse
esaurita la sua vena poetica (in questa sua autocommiserazione)> esplicita la svolta.

Verso 2: ci dice che la sua condizione era nota a molti, in particolare alle donne perché molte di loro erano
presenti alle sue sconfitte d’amore.

Verso:4 come chiamato dal destino è chiamato da una di queste gentili donne, una donna che conosceva
bene l’arte della parola> pone una domanda che coglie il punto nevralgico: “a che fine ami questa donna se
non riesci a reggere la sua presenza, questo scopo deve essere straordinario se riesci a sostenere queste
sconfitte continue”. Dante risponde che il fine di questo amore era il saluto in cui era riposta tutta la sua
beatitudine. Dopo che Beatrice ha rifiutato il suo saluto, amore (suo signore) ha posto tutta la sua
beatitudine in ciò che non gli può mancare> non specifica cos’è questo nuovo qualcosa, in cui adesso è
riposta la sua beatitudine. Contrapposizione tra il saluto che dipende dall’arbitrio di Beatrice e una
beatitudine che è stabile e dipende da altro. In questa contrapposizione dante sta sceneggiando il distacco
da un altro tema, ovvero del guiderdone. L’amante della lirica cortese, ama la donna soprattutto al fine di
ottenere il guiderdone, ovvero una ricompensa che attesti il volere della donna nei confronti del suo servo.

Verso 8: le donne vogliono sapere dove ora sia questa beatitudine. Dante risponde: ecco la ricompensa, le
parole che lodano la donna> il premio quindi è la poesia. la poesia non è più la descrizione del proprio stato
ma celebrazione della donna e in questa descrizione sta il premio che il poeta si attende dal suo servizio
amoroso. La poesia acquista una sua dipendenza. Non dipende più dalla disposizione della donna. L’oggetto
della poesia è l’amore> è sempre amore che detta il contenuto di questi versi ma non dipende più dalla
donna.

Verso 9: la donna obietta> “se la tua fosse una poesia di lode allora avresti scritto poesie diverse per
esprimere la tua condizione” i sonetti precedenti scritti da Dante infatti contraddicono questa sentenza .

Verso 10: Dante si accorge che la consapevolezza della svolta è solo teorica non ha ancora scritto una nuova
maniera poetica> non ha trovato uno sbocco poetico.

Verso 11: Vuole prendere come materia poetica la lode della donna, ma esita a tradurre in poesia questo
proposito.

Verso 12: questo è il momento in cui il nodo si scioglie> avviene qualcosa che trascende le capacità del
poeta> intervento di una causa superiore. Vicino all’Arno gli giunse una voglia di far poesia e comincia a
pensare come fare. Dante pensa che parlare a Beatrice non sia conveniente se non rivolgendosi a lei
indirettamente, attraverso donne gentili e non solo femmine.

Scioglimento quasi miracoloso, la bocca di Dante parla per un’ispirazione quasi divina. Cominciò quindi la
canzone: “Donne ch’avete”. L’incipit è quello che dante ci aveva anticipato, si rivolge a donne che sanno

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
cos’è l’amore (canzone che già si distacca dal modo cavalcantiano). Pensando alla virtù di questa donna,
Dante sente la dolcezza d’amore che se non perdesse la sua audacia trasmetterebbe a tutti questa qualità.
Non vuole che il suo discorso sia eccessivamente alto, ma tratterà di questa dolcezza in modo leggero
rispetto al suo effettivo valore. Un angelo gli parla (scena ripresa da un’opera di Guinizelli). Il poeta si
augura che Beatrice salga in cielo il più tardi possibile> inscena che dio parli ai suoi fedeli. Sa che dovrà
rinunciar e a Beatrice perché lei andrà in cielo ma lui probabilmente andrà all’infermo. Gioca con un luogo
comune teologico> i beati sono tali perché non hanno desideri (se li hanno sono appagati da dio). finché
Beatrice non è in cielo anche il paradiso rischia di rimanere imperfetto, per Dante. Dante spiega le virtù di
Beatrice : chiunque voglia mostrarsi nobile si accompagna a lei, quando cammina getta nel cuori villani un
gelo che estingue ogni loro pensiero. Chiunque sopportasse la vista di Beatrice muterebbe natura in nobile
oppure morirebbe. Quando trova qualcuno che sia degno di guardarla, costui sperimenta su di se il suo
potere che gli dona salvezza eterna (“salute”) e lo rende così umile che costui dimentica ogni offesa.
Chiunque le parli vien salvato (paradossi teologici che servono a costruire la figura della donna miracolosa).
Colore di perla, non fuori misura, lei è un’opera perfetta della natura, al punto che lei è l’unità di misura
della bellezza. Alla fine si rivolge alla canzone. Canzone divisa più artificiosamente> freschezza diversa, lo
stile è più immediato e diretto. Beatrice non è più la fanciulla che gli porge o meno il saluto ma è diventata
la figura attraverso questo principio salvifico si manifesta (donna intermediario con il mondo celeste ).
Canzone divisa in tre parti: proemio, il trattato, serviziale delle parole dette prima. Termina con il solito
scrupolo che la poesia vada alle giuste mani e stia lontana da uditori volgari.

CAPITOLO 11: la canzone viene divulgata e riscontra molto successo (viene anche copiata dai giuristi e notai
bolognesi). Un poeta noto come amico di Dante scrisse una risposta immaginaria delle donne a questo
discorso. Si creano perciò delle aspettative intorno l’autore> saggio in materia d’amore.

Verso1: un amico gli chiede di impegnarsi in una definizione d’amore. Dante scrive un sonetto nel quale
descrive la natura di amore: “amore e l’cor gentile”. L’amore e il cuore gentile indicano una stessa realtà,
condividono la medesima natura. Riferimento a Guinizelli (aveva individuato l’identità tra amore e cuore
nobile nella suo poesia “al cor gentil rempaira sempre amore”)> ribaltamento della visione di Cavalcanti.

verso 3: l’amore non può stare senza il cuore nobile così come la ragione non può stare senza l’anima
razionale. In primavera la natura crea il cuore come dimora del suo signore ovvero amore, dentro il quale
vive in potenza, in un sonno dal quale si risveglia dopo o poco tempo.

Verso 5: la bellezza si mostra attraverso una donna angelo, questa bellezza attrae talmente tanto che nasce
un desiderio, che risveglia lo spirito d’amore (questa potenza passa all’atto grazie all’apparizione della
donna). Lo schema è quello tipico (aristotelico) tra potenza e atto. Amore concepito come una disposizione
all’atto> linguaggio come una sorta di concentrato dei versi di Guinizelli.

Divisione in due parti: la prima si divide a sua volta in due parti (usa un linguaggio quasi filosofico).
Abbiamo assistito ad una rinascita poetica, il poeta era morto (anche dai tre sonetti precedenti) da un
punto di vista spirituale e poetico, era in uno stato ossessivo nel quale non riesce da uscire (i primi nove
capitoli si chiudono quindi in una situazione di stallo). Fondamenti fragili dell’atto poetico precedente al
decimo capitolo, la poesia che esprimeva il suo stato era sotto posta anche essa ai continui rovesciamenti
della sua sorte. La scoperta di Dante è quindi che L’amore che chiede qualcosa all’amato è un amore in
puro, l’amore perfetto è quello che racchiude in se stesso la propria ricompensa così è anche per la poesia
che non deve farsi condizionare dagli stati d’animo del poeta o dai rovesci della forza. Concetto di vera
“amicitia” che scopre da (inteso come vero amore) Cicerone (de amicitia ) ma anche per Aristotele >

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
l’amore nasce dalla virtù nella misura in cui non cerca l’utile nel piacevole. Non si tratta di un amore per la
donna in carne ed ossa ma per la virtù di questa donna (l’amato è la virtù).

10-11-2020

Dante in questo capitolo arriva a porre una concezione nuova dell’amore e della poesia come celebrazione
della virtù (comincia ad attuare il consiglio d’amore). Questo cambiamento si accosta all’avvicinamento a
Guinizelli (l’amore si identifica con la nobiltà del cuore).

Guido Guinizelli> LETTURA di “Al cor gentil rempaira sempre amore”:

attraverso delle immagini naturali tratte dal mondo fisico, il poeta vuol esprime un concetto, cioè amore e
il cuore nobile designano la stessa realtà così come riassume Dante. Amore torna come nella sua patria al
cuore gentile così come l’uccello si rifugia nel bosco tra le fronde. Natura che è causa di entrambi, non ha
creato prima uno e poi l’altro ma simultaneamente. Lo splendore della luce non è un fenomeno precedente
ma per Guinizelli si tratta di fenomeni simultanei. Amore dimora nel cuore gentile in maniera così
conveniente cos’ come il calore è una qualità essenziale del fuoco (sua proprietà essenziale).

Seconda istanza: la fiamma d’amore si apprende (= si impossessa, appropria> voce tecnica che viene dal
linguaggio scientifico “apprentio” che proviene dai trattati di mineralogia) nel cuore gentile come la virtù
nella gemma preziosa> qui fa riferimento ad una nozione comune medievale, la quale riteneva che alcune
pietre per la loro composizione attraessero la virtù delle stelle (diventa preziosa). Ma in che modo? Affinché
una pietra sia in grado di ottenere questa virtù il sole(come elemento naturale) lo deve purificare> deve
togliere ciò che è vile. Dopo questo passaggio la donna può infondere la virtù nel cuore innamorante> viene
messo in luce il rapporto tra amore e la donna. Solo se la natura rende nobili si può infondere virtù. La
donna è come la stella che infonde la propria virtù (amore) solo se il cuore è degno di ricevere il suo amore.
Per Guinizelli questa nobiltà d’animo dipende dal temperamento, si nasce con il cuore nobile non si
diventa, solo una natura predisposta all’amore riceve amore.

Dante si spingerà oltre questa visione vedrà anche i limiti di amore ad esempi il fatto che, seguendo la
visione Giunizelliana, è precluso ogni spazio di intervento alla libertà umana, l’uomo non è più responsabile
del suo animo se è la natura che ha il sopravvento> per Dante l’amore non è che bene. Non c’è spazio per
una visione come quella di Cavalcanti per il quale l’amore è una passione che va oltre le nostre capacità, ha
un valore negativo. Mette in luce il rapporto tra natura e grazia.

3: il fuoco sta sulla torcia così sta l’amore sull’anima gentile, al contrario ciò che spegne amore è la natura
malvagia. In alcune rime dette petrose (riferimento ad una donna pietra) la contesa tra l’amante e l’amato
è raffigurato come una lotto tra elementi l’amante è il fuoco che vorrebbe scaldare la freddezza della
pietra>altra visione guinizelliana. Amore prende sede al cuore gentile come nel suo luogo a se, adatto al
modo in cui come il diamante (o calamita) nel ferro > altro paragone usando il minerale. Nobiltà come
effetto di un’appartenenza ad una famiglia nobile di sangue .

4: il sole percuote con i suoi raggi il fango e nonostante ciò resta una materia vile e né il sole perde il suo
calore/virtù. Polemica contro la nobiltà: la vera nobiltà non è quella di chi si reputa nobile perché di
condizione familiare, la nobiltà è un fatto individuale che dipende dal nostro modo di nascere, questo
condiziona la nostra disposizione d’amore (non si trasmette per via ereditaria). L’uomo per definirsi nobile
deve esserlo di cuore (la nobiltà resta dentro di lui non come il raggio che defluisce nell’acqua). Guinizzelli

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
finge di essere chiamato ina sorta di tribunale celeste e viene accusato di aver dare delle sembianze divine
alla sua donna> Guinizelli invece usa una certa ironia mentre Dante descrive la sua donna in forme divine in
modo diretto e sincero senza ironia.

5: come il sole abbaglia le nostre capacità visive Dio abbaglia le capacità celesti. Il cielo per l’uomo
medievale è un luogo fisico: le intelligenze angeliche che trasmettono movimento ai cieli attraverso l’idea di
Dio> Guinizelli descrive l’idea di Dio che va oltre il cielo. Obbedendo a Dio questa intelligenza riceve la
beatitudine (premio). Allo stesso modo la donna dovrebbe concedere al suo amato la felicità poiché negli
occhi del suo fedele risplende il desiderio di servirla. Ha utilizzato per descrivere il rapporto tra il poeta e la
donna un aspetto teologico. Similitudine che potrebbe apparire blasfema ma Guinizelli si difende
attraverso il filtro dell’ironia rivolgendosi direttamente alla donna: quando la mia anima sarà davanti a Dio
lui mi rimprovererà> rinfaccio di Dio: “hai attraversato il cielo per arrivare a me e ti sei permesso di dare ad
una donna terrena le mie sembianze ovvero le sembianze di un amore divino. Le lodi non aspettano alla
donna ma a me e la vergine”. A sua discolpa Guinizelli risponde: aveva le sembianze di un angelo e l’ho
scambiata per una creatura del tuo cielo. Attraverso questa scena Guinizelli risponde a Giuttone d’Arezzo
( che affermava: “lasciamo perdere l‘amore terreno che allontana da Dio e avvicina la suo nemico ovvero a
satana”). Guinizelli da una parte sottoscrive questo pensiero ma da un altro rivendica la sua innocenza, il
suo equivoco come se dicesse che si possono usare queste similitudini ma non in modo serio cioè una volta
capito che si trattava di una creatura terrena si rende conto che non l’avrebbe mai fatto. Dante va al di la
perché usa queste immagini con serietà. Dante in donne ch’avete esprime quello che invece valuta come
errore, dice che Beatrice è una creatura celeste (lei è un numero 9 prodotto della trinità). Guinizelli donna
come intelligenza angelica ma subito dopo ritratta scherzosamente. Rapporto tra cuore nobile e amore
come il rapporto tra forma e materia. L’amore non è visto come morale ed etico.

12-11.-20

Capitolo 12: continua a descrivere gli aspetti miracolosi di Beatrice> con una variazione rispetto al sonetto
precedente in cui aveva detto che la donna saggia e bella risveglia amore (riprendendo il linguaggio tecnico
filosofico di Guinizelli>in cui tutto è giocato intorno potenza e atto/ materia e forma). Beatrice è anche in
grado di instaurare amore anche dove non si è predisposti all’amore, perciò agisce come un essere
miracoloso. Opera come un agente naturale (come gli agenti celesti) e sovrannaturale (che imposta
un’impostazione dove prima non c’era). Sonetto “negli occhi porta la mia”: porta negli occhi l’insegna di
amore, tutto ciò che guarda diventa nobile. Ha una capacità attrattiva perché tutti gli sguardi si rivolgono a
lei. Effetti di Beatrice: tremore improvviso nel cuore, abbassa lo sguardo e si rammarica di ogni suo difetto,
davanti a lei fuggono superbia e ira. Dante si rivolge poi alle donne. Quando sorride non si dire e ricordare
(le facoltà di parlare e ricordare sono troppo deboli rispetto quello che si deve descrivere) Miracolo gentile
e nobile> ultimi tre versi si affacciano al tema dell’ineffabilità (virtù della donna che supera le forze terre).
Un sonetto di Cavalcanti ha molti punti in comune con questo tema: “negli occhi porta amore”> mette
sospira in rima con mira (come Dante). Descrizione inoltre degli effetti portentosi della donna dove anche e
qui il peta afferma di non saper raccontare. la nostra mente non è successivamente alta e non meritiamo di
tanta salvezza da poter avere una conoscenza adeguata di questa donna per Cavalcanti. rapporto dei due
sonetti evidente, Dante sta riscrivendo il sonetto di Cavalcanti così come aveva riscritto quello di Guinizelli.
Per una volta non si rivolge ai sonetti nel quale l’amore è visto negativamente, questo è senz’altro un
sonetto di lode. In Cavalcanti c’è una sfumatura diversa rispetto a Dante perché su punta sull’essere indegni
di tanta salute di poter conoscere una ceratura così nobile, il nostro intelletto non è abbastanza alto per
comprenderla. Per Dante la cosa è diversa: “lodato chi prima la vide” (riferimento a se stesso). L’amore
sfugge per Cavalcanti, quindi il suo è un mettere in luce gli effetti negativi di amore. Per Dante gli effetti

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
sono positivi, non c’è differenza tra la presenza della donna e gli effetti di amore, sono entrambi virtuosi.
Virtù eccelsa che il poeta non sa ridire ma gli effetti di amore che vengono dagli occhi della donna sono
comunque positivi. Sonetto diviso in tre parti.

Capitolo 13. Seconda morte presente nella vita nova ovvero la morte del padre di Beatrice. Il padre di
Beatrice anticipa la morte della gentilissima. Essendo il padre di un angelo non può che andare in paradiso.
Profonda sofferenza di Beatrice per la morta del padre> Dante dice: “dal padre virtuoso al figlio virtuoso”>
riprende un concetto dell’etica Nicomachea (in cui si dice che questo rapporto ricade nell’amicizia virtuosa
fondata sulla virtù non contaminata da elementi impuri). Le figure che muoiono fin ora, l’amica e il padre
sono visti come un alter ego della morte di Beatrice. Verso 3: Rappresentazione vivace di Dante che si
mette le mani davanti la faccia per non far vedere che stava piangendo. Verso 7: L’esperienza doloroso di
dante viene vissuta attraverso le donne come se esse mediassero il contatto con il dolore di Beatrice. Verso
8: non ebbe il coraggio di interrogare questo e donne ma scrive dei sonetti come se avesse interrogato le
donne e come se gli fosse data una risposta. Inventa una sorta di dialogo che corrisponde a quello che
avrebbe voluto che accadesse. Sonetto 1 “voi che portate la sembianza umile”(pone le domande), sonetto
2 “sé tu colui ch’ai tractato sovente”(riceve le risposte). Le donne riferiscono al poeta lo stato di Beatrice.

Capitolo 14: Dante si ammala dove soffre per 9 giorni (rapporto con beatrice per il numero 9). All’apice
della sofferenza fisica gli giunse un pensiero che parlava della sua donna, dal quale passa a pensare alla
fragilità della propria vita per passare a piangere per questa condizione tanto che arriva a pensare che sia
necessario che beatrice muoia. Se è fragile la sua vita allora è fragile anche quella di Beatrice. Dopo questo
pensiero il poeta delira e farnetica: immagina delle donne scapigliate (come le donne che piangono i morti)
che gli dicevano “tu morirai”, gli apparvero poi delle sembianze terribili che gli dicevano “sei morto”. Fu
trasportato in una visione a lui sconosciuta> appaiono segni di eventi terribili e luttuosi (anche secondo i
vangeli) come gli uccelli che cadono> ciò perché Beatrice è morta (detto da un amico nell’immaginazione)>
tanto che incominciò a piangere non solo nell’immaginazione ma anche davvero. Vede l’anima di Beatrice
su una nuvoletta che va verso il cielo accompagnata da un corteo di angeli (rovesciamento dell’immagine
degli uccelli che muoiono all’improvviso). Sentiva udire “osanna in excelsis” (come quando muore Cristo).
Immagina di guardare il corpo senza vita di Beatrice. Morte che somiglia da una promessa, la
contemplazione del corpo non ha nulla di doloroso perché il volto sembrava dire “sono tra i beati”. Dante
chiamava a se la morte. atteggiamento diverso da quando era morta l’amica di Beatrice> la morte è vile
perché aveva portato via la donna. Invece ora con Beatrice la morte si trasfigura, si ingentilisce e apre le
porte ad una nuova vita per la donna. verso 10: Saluta la donna come nelle scritture si salutano cristo o la
vergine. Una donna che stava assistendo dante e lo vede in questo stato inizia a piangere, tanto che
richiamò a se altre donne che lo svegliarono. La visione termina quando urla il nome di Beatrice, ma le
donne non riuscirono a capire il nome che urlò talmente singhiozzava. Scrive una canzone per rispondere
alle donne (su cosa fosse successo). A tutti gli effetti si tratta di una morte, solo immaginaria ma è qui che la
donna muore (poi il poeta non parlerà mai della morte vera della donna). Beatrice è destinata ad una vita
eterna, il suo destino terreno si è compiuto, è tempo che Beatrice torni dove tutti la invocano ovvero in
cielo, il poeta ha trasformato il suo canto in un canto di ode, infatti la figura carnale di Beatrice non è più
indispensabile. Beatrice è un nume, una sorta di principio miracoloso. Canzone “donna pietosa e di novella
etete”: riprende la prosa . con una variazione rispetto la prosa racconta ciò che ha visto. Le donne
raccolgono lo sfogo del poeta. Il pensiero di quanto sia fragile la vita, di qui uno smarrimento e un pensiero
che internamente gli dice che la sua donna prima o poi morirà. Descrive il momento in cui cade nel delirio.
Canzone divisa in due parti.

17-11-2020

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Capitolo 15: primo confronto con Cavalcanti: nuova visone anticipata da un tremito: gli appare amore
“pensa di benedire questo giorno”. Dopo che il cuore suggerisce a Dante queste parole, ispirate da amore, il
poeta immagina apparire un'altra donna (non si tratta di Beatrice): donna amata già da un suo amico
ovvero Cavalcanti. il nome di questa donna era Giovanna, ma nessuno la chiamava così, tutti la chiamavano
primavera per il suo aspetto (riconosciuta per la sua bellezza). Arriva anche Beatrice> queste donne si
avvicinano al poeta. La donna che vien prima spiega amore, è nominata primavera perché si è mostrata
oggi (non per la sua bellezza come credono tutti) insieme a Beatrice. Primavera= prima-verrà:
interpretazione estrinseca> “colei che verrà prima”> venendo prima di Beatrice. Amore continua
affermando: Il nome Giovanna viene da quel Giovanni che ha anticipato la venuta di Cristo ma Giovanni
non è ancora la verità che incarna (così come Giovanna anticipa la venuta di Beatrice). Giovanna è Battista
come Amore è Beatrice quindi è la poesia di Dante che porta alla perfezione l’idea d’amore. In Cavalcanti si
prepara l’idea di amore ma non si manifesta in pieno.

- Giovanna> Battista> poesia Cavalcantiana>Anticipa la verità/ l’amore


- Beatrice> Cristo > poesia Dantesca > Manifestazione assoluta della verità quindi di amore

Verso 6: Proposito di raccontare la visone al suo amico, Cavalcanti, omettendo alcuni dettagli (pensando
che l’amico fosse ancora innamorato di Giovanna)> con questo Dante ci fa comprendere che: L’attenzione
verso questa donna che faceva parte del corteo di Beatrice si è spostata per Cavalcanti> Dante ci dice che
guarda altrove ma non nello specifico dove. Allude all’allontanamento tra i due poeti, che la posizione di
Cavalcanti è cambiata. Sonetto “io mi sentì svegliare”: Dante riduce la vicenda narrata nella prosa ad un
corteo/ una visione. (sorta di dichiarazione di superiorità che pone Dante rispetto l’amico).

Sonetto che Cavalcanti scrive a Dante: che riserva una critica e segna un prima e un dopo> divergenza:
Cavalcanti accusa Dante ma non sappiamo bene di cosa stia parlando. Afferma che i pensieri di Dante prima
erano gentili adesso sono vili. Cavalcanti parla di un tempo che non c’è più, un tempo in cui i due
condividevano le stesse passioni e c’era un rapporto tra i due. Rimprovera a Dante di sprecare i suoi alti
pensieri e di frequentare della “annoiosa gente” (continui riferimenti a viltà e noia) che prima invece non
apprezzava. Distanza tra i due alla quale non sappiamo attribuire un contenuto preciso, quello che è certo è
che si tratti di un sonetto polemico e malinconico

25 Marzo 1300 inizio del viaggio nell’inferno> X canto dell’inferno (p.144), siamo tra gli eretici: in cui Dante
incontra Farinata degli Uberti (comandante ghibellino) e Cavalcante de Cavalcanti (padre di Guido
Cavalcanti) > entrambi epicurei , percezione duplice di Dante verso questa setta filosofica antica: da una
parte ha contribuito alla ricerca di una verità dall’altro troviamo gli epicurei che professano la morte
dell’anima (ovvero che l’anima si distrugga insieme al corpo)> sono dei materialisti per Dante.
Suggestionato da questo racconto dantesco, Boccaccio nella seconda novella dedicata a Guido Cavalcanti,
farà di lui, un epicureo (come il padre)> la sua preoccupazione era quella di cercare tutto il giorno prove
dell’inesistenza di Dio> quindi trae spunto dalla visione dantesca. X canto, verso 60: qui Cavalcante vede
Dante a colloquio con Farinata e si rende conto che il figlio amato non è con lui> ed erompe in una sorta di
grido di sconcerto perché il figlio merita di essere lì perché non inferiore per ingegno all’amico ovvero
Dante eppure non c’è> orgoglio paterno verso il figlio filosofo. Lui che era filosofo era degno di ricevere
questa grazia quanto Dante. Intelligenze che per un materialista, laico come Cavalcante è tutto. Dante
risponde che non deve alla sua intelligenza il fatto di trovarsi lì> non è lui l’autore di questo viaggio, l’autore
è superiore. Virgilio lo conduce ad una meta che Cavalcanti non tenne in considerazione (questa meta forse
è Dio o forse Beatrice). È come se Dante dicesse a Cavalcante che il figlio, Guido è rimasto fuori di una
visione provvidenziale. Verso enigmatico e oscuro che però attraverso “ebbe” (verso 63: passato remoto)

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
vuole indicare una rottura. Donna me prega di Cavalcanti è letta come una canzone averroista ovvero una
canzone dalla quale emergerebbe questo orientamento del suo autore> significa credere che non esita
altar perfezione nell’individuo che non sia quella comunicata dai sensi (materiale), e il principio intellettuale
è separata dall’individuo> ma esso in quanto tale è materia, corporeità, sensazione. Visione contraria dalla
chiesa a cui potrebbe alludere Dante. Fa calare un’ombra sull’amico, non qualificabile ma comunque lo
lega alla cerchia degli epicurei. L’allontanamento che dante ci documenta, questa divergenza una per la
salvezza e una verso l’orizzonte terreno è un guardare altrove rispetto alla separazione del corteo di
Beatrice e Giovanna. Inoltre quel “ebbe” fa credere a Cavalcante che Guido sia morto (muore nell’agosto
del 1300), infatti poi Dante chiede a Farinata di dire riportare che il figlio non è ancora morto. Quindi il X
Canto chiude il disdegno di Dante verso Cavalcanti che introduce nel 15 capitolo della vita nova.

19-11.-20

Capitolo 16: il filo della narrazione si interrompe per trattare una questione di ordine teorico della
letteratura, una questione poetica come diremmo oggi. Questione già dibattuta dei poeti siciliani: amore è
una sostante o un accidente? Ovvero è una sostanza autonoma o è una qualità della sostanza? Sostanza ad
esempio è l’uomo, fatto di anima e corpo> esso è un uomo indipendentemente dal fatto ad esempio che sia
biondo o moro> qualità autosufficiente. Quindi amore è una persona o una qualità? Dante in precedenza ci
mostra un corteo di donne: Beatrice e Giovanna, alle quali si accosta un dio, inteso come una figura in carne
ed ossa. Infatti Dante lo ribadisce: “qualcuno potrebbe pensare che ritenga amore come sostanza
autonoma. Ne parla come una sostanza e non come una sostanza spirituale. Non ne parla solo come una
divinità ma come una persona concreta . Dante afferma di rappresentarlo in modo contrario alla verità,
quindi lo definisce come sostanza ma in realtà è una qualità della sostanza. Definizione di amore
letteralmente come “accidente”> non è cosa che può stare per se. Ma allora perché lo attribuisce come
sostanza, perché si allontana dalla verità? verso 2: Dante precisa ancora di definirlo attraverso tre elementi:

- “che lo vidi venire”: gli attribuisce un movimento, uno spostamento spaziale. Dante riporta il
pensiero di Aristotele secondo il quale questo aspetto è solo dei corpi

- “che rideva e che parlava”: qualità proprie dell’uomo> il riso è la qualità che distingue l’uomo da
qualunque essere. Dal “de animalibus” di Aristotele Dante trae questa definizione.

Verso 3: Per spiegare questa incongruenza Dante chiama a sanare questo dubbio la considerazione antica
dell’inesistenza di una poesia d’amore in lingua volgare. A scrivere d’amore erano poeti latini (riserva
appositamente il termine poeta per gli autori latini). Prima distinzione che Dante fa nel corso di questo
capitolo. Verso 4: a un certo punto dice Dante, che apparvero per la prima volta questi poeti volgari, che
trattano d’amore> che sono i poeti della scuola siciliana (nata tra gli anni 30 del 1200). Osservazione di
Dante straordinaria (sta scrivendo un capitolo di storia letteraria), capisce che i siciliani hanno
rappresentato una novità assoluta (oggi sappiamo che loro non sono stati i assoluto i primi). Non solo con
mentalità storiografica afferma ciò ma si rende conto subito della differenza tra la poesia antica e la poesia
moderna> la poesia antica è fondata sulla metrica mentre quella volgare è costruita sulla rima. Dante
aggiunge: se cerchiamo documenti di poesia d’amore in volgare tra i provenzali (poesia dopo) e tra gli
italiani non possiamo risalire più in dietro di 150 anni (recente). Verso 5: mette da parte i provenzali e
afferma che la ragione per i quali alcuni poeti si esprimevano in maniera rozza ebbero buona reputazione,
non lo devono tanto ai loro versi ma al fatto che erano poeti primitivi. Verso 6: Questa ricerca delle origini
della poesia volgare giunge ad un punto importante: il primo che cominciò (in realtà Dante non ha in mente
un poeta nello specifico) a scrivere in volgare lo fece perché voleva far intendere le sue parole alla donna
per la quale scriveva (si tratta di un’astrazione)> sulla base di ciò per Dante c’è un legame inscindibile tra

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
poesia volgare e amore perché la poesia volgare nasce proprio da questa esigenza del primo poeta. Dante
aggiunge che dopo questa conclusione i poeti che non parlano d’amore attraverso la poesia volgare
sbagliano> Dante si sta riferendo a Guittone, dove nella sua celebre canzone aveva condannato la poesia
amorosa (per il quale il vero poeta è colui che non parla d’amore ma che assume il divino al centro del suo
canto)e anzi usava la poesia per parlare di altri temi come quello politico. Dante condanna ogni poeta che
tratta la poesia in altri temi. Ma da qui a poco lo stesso Dante contraddirà questa sua condanna (comincerà
a scrivere canzoni di argomento morale e dottrinale, compresa la commedia). Verso 7: il discorso si fa più
complesso (forma di linguaggio grecizzante): distingue le licenze concesse ai poeti e quelle concesse ai
prosatori. Afferma che ai poeti servono licenze maggiori perchè considerando tutte le libertà che hanno
avuto i poeti latini anche quelli moderni quindi volgari devono averle. Verso 8: se Dante considera l’uso dei
poeti latini classici di far parlare gli “accidenti” come delle persone e in questo senso ciò deve essere
concesso anche ai poeti volgari. Dante perciò cerca brani poetici antichi nei quali personaggi inanimati
prendono la parola o vengono raffigurati i come persone vive. Aggiunge una condizione: se qualcuno
dovesse chiedere al poeta volgare perché abbai fatto parlare amore, quest’ultimo deve essere in grado si
spiegare in prosa questa sua scelta (se non lo sa spiegare non è un vero poeta). Verso 9: dimostrazione dei
poeti latini attraverso Virgilio: cita dei versi del primo libro dell’Eneide in cui Giunone si rivolge al dio dei
venti Eolo e una sua risposta. Si tratta di una divinità, ente astratto e un altra che rappresenta lo scatenarsi
della natura sono, messi a colloquio come fossero delle persone in carne ed ossa. Altri esempi/citazioni
tratti da:

- Virgilio, Eneide, primo e secondo libro (ma in realtà si tratta del terzo> forse è quindi una svista che
avuto dante)

- Lucano, “Farsalia”

- Orazio, “Ars Poetica”: che si rivolge alla sua stessa scienza poetica> l’epistola a cui espone i suoi
pensieri sulla poesia.

- Ovidio (poeta per Dante delle metamorfosi e maestro d’amore), “libro di rimedio d’amore”, si
rivolge all’amore> stesso modo che poi Dante riprenderà nel quarto girone dell’inferno (dove inserisce
anche Omero> che non conosceva ma sa che si tratta del più grande in quanto citato da Virgilio come suo
maestro)

Licenza rispetto alla verità filosofica che compiono questi poeti. Verso 10: parla dei rimatori sprovveduti che
non sanno spiegare perché hanno usato una certa figura, un artificio retorico (prosopopea: personificare un
ente astratto. Dante cita il suo amico, quindi Cavalcanti affermando che entrambi criticano questi rematori.
In conclusione avvertiamo ancora una battuta di Dante anti Guittoniana> perché ricorrente è l’accusa si di
Dante (in modo implicito)che di Cavalcanti di essere un rimatore escluso, un poeta che usa immagini
(artificio retorico)incomprensibili, difficili. Cavalcanti accusa Guittone di ciò anche in un sonetto. L’uso delle
immagini non è trasparente. Dante ha una riserva analoga (a quella di Cavalcanti) nel de vulgari eloquentia
(parla di “sectatores ignorantia”= seguaci dell’ignoranti). Questi poeti secondo Dante usano questi artifici
retori senza conoscere quello che stanno dicendo, sostengono le loro trattazioni senza cultura. Quindi
Dante scrive questo capitolo per giustificare la prosopopea sulla base del modello dei poeti antichi.

24-11.-20

Libri da leggere (letteratura critica):

Saggio sulla vita nuova di Donato Pirovano

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
De Vulgari Eloquenzia scritto da Mirco Tavoni

Commedia di Giorgio Inglese

Elisa di Brilli, Dante Firenze e l’esilio

Enrico Fenzi, Dante politico

Giovanna Frosini, il volgare id Dante

Ultimi tre saggi del libro: Dante e la tradizione filosofica, di Pasquale Porro; Dante e la tradizione classica di
Stefano Carrai; Dante e la tradizione lirica di Lino Leonardi.

Stilnovisti; Dante; Petrarca; Boccaccio (attenzione maggiore)

Capitolo 17: poesia della lode “questa non è una donna fatale, dice Dante , ma un angelo”: descrive gli
effetti miracolosi che Beatrice ha sulla gente. Il discorso si allontana quindi da una visione soggettiva per
toccare la collettività: messaggio di Beatrice (presenza divina in essa) che opera su tutti i cuori degli uomini>
celebrazioni delle gesta di questa santa. Palese è il rapporto tra la figura di Cristo e quella di Beatrice.
Chiunque aveva la fortuna di guardarla accoglieva dentro di se una dolcezza onesta e soave che non
sapevano esprimere a parole questo sentimento di cui erano pervasi: tema già incontrato: ineffabilità,
incapacità di esprimere a parole l’altezza di questa virtù e gli effetti che essa opera. questo sentimento di
inadeguatezza adesso è trasferito a tutta la comunità. Verso 4: scrive un sonetto nel quale racconta gli
effetti di Beatrice su chi ha la fortuna di guardarla e lo fa per chi non ha avuto, invece, la fortuna di vederla
(Dante si fa evangelista/testimone, riferisce questi miracoli). Sonetto, “tanto gentile”: tanto gentile e tanto
virtuosa (dal latino “onestum”, ovvero ciò che è bene) si manifesta (“pare”> palesarsi tratto dal latino)
quando rivolge il suo saluto (che dona salute, gioco costante che fa Dante “saluto salvifico”) che tutti
perdono la parole/ si ammutoliscono, tremando (perché si rendono conte dia ver davanti qualcosa di
troppo grande da esprimere> apparizione del divino, “ganz anders” qualcosa che ci rivela una cosa fuori
dall’ordinario)gli occhi si alzano verso di lei. Le lodi non ne scalfiscono l’umiltà (vestita di umiltà) e appare/si
manifesta evidente che sia una cosa venuta dal cielo discesa sulla terra a rendere visibile il miracolo
(sottolinea l’origine celeste che opera miracolosamente sulla terra). Verso 7: si mostra coì bella (“piacente”,
termine spogliato di ogni intenzione sessuale, in questo senso la bellezza esterna riflette la bellezza interna)
attraverso gli occhi di chi la guada conferisce una tale dolcezza l’anima che non può comprenderla chi non
ne abbia fatto esperienza, il saluto è uno spirito soave piena d’amore che va dicendo all’anima: sospira (chi
non ha le parole davanti questa bellezza può solo sospirare> senso di impotenza comunicativa ma al tempo
stesso l’espressione della soggezione della forza di Beatrice, che non è una forza distruttrice ma una forza
che perfeziona, segno della sua natura miracolosa). Verso: Questo sonetto non ha bisogno di alcuna
divisione. Verso 9: aggiunge un tassello: non solo era lodata è reso le genti ma che grazie a Beatrice erano
lodate anche alter donne che erano n rapporto con lei (come le virtù di Cristo che si diffondono a chi
accetta il messaggio salvifico). Decide quindi Dante di scrivere un altro sonetto. Sonetto, “vede : tutte quelle
che si accompagnano a beatrice sono tenute a rendere grazie a dio, la sua beltà è di tale virtù che a nessuna
viene invidia di questa bellezza, ma accresce invece a queste le loro virtù (sentimenti contrari all’invidia).
Nessuno la può vagheggiare nella propria mente senza sospirare a chi la tiene nei suoi pensieri (stessi temi
degli effetti precedenti ma riferiti al corteo delle donne che si accompagnano a lei). Questo sonetto ha tre
parti.

Capitolo 18: dopo di ciò cominciai a pensare, un giorno (sempre vago), su quello che avevo detto della mia
dona nei sonetti precedenti e riflettendo che in questa sonetti non avevo parlato degli effetti che essa aveva

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
operato su di me, mi sembrava di aver parlato in modo lacunoso, perciò proposi di dire come ero disposto a
ricevere la sua azione (disposizione a subire la sua virtù e come la sua virtù operava in me> termini filosofici
rapporto tra la gente e il paziente che opera quell’operazione), ritenendo id non poterne parlare in un
sonetto scrissi una canzone. “si lungiamnete”: mi ha tenuto amore sotto il suo dominio per così tanto
tempo che come all’inizio mi appariva forte/duro/aspro, ora sta nel mio cuore dolcemente (qualcosa è
cambiato> apparizione che mette in fuga gli spiriti vitali ma sta volta per lasciare posto ad un sentimento di
estrema dolcezza)che caccia i miei spiriti lamentosi, escono dall’anima mia per darmi più sostegno
(invocano l’anima di Beatrice, l’effetto è che l’animo del poeta prova dolcezza, accresce il suo sentimento di
beatitudine> capovolgimento della tirannia di amore data nella prima parte della vita nova).C’è un colpo di
scena da parte di Dante perché scrive una canzone troppo corta, sembra interrompersi improvvisamente.

26.11.2020

Capitolo 19 (ultima sequenza novenaria): la canzone viene interrotta perché Beatrice è morta. Nel primo
verso annuncia la morte, questa notizia sembra irrompere nel poeta improvvisamente, effetto voluto che
drammatizza il momento. il poeta crea una frattura tra i due momenti, effetto realistico molto forte.
Beatrice è diventa una grazia che opera nel mondo nel suo breve passaggio terreno, animata , mossa dalla
mano di Dio e rivela in tutto ciò che compie gli effetti che suscita in cui la vede, opera il miracolo della
salvezza. Dante vuole far intendere che tutto quello che è entrato in contatto con lei è salvo (morte senza
disperazione perché implica un ritorno a Beatrice). Annuncia la morte di Beatrice con le parole del profeta
Geremia che piange sulla distruzione di Gerusalemme “siede sola desolata la città un giorno piena di gente,
quella che un tempo era la signora dei popoli è resa quasi vedova” si tratta di una lamentazione funebre.
Verso 1: quando Dio la chiamò in sotto il segno della vergine. Verso 2. Dante qui ci sorprende, dicendo:
nonostante sarebbe gradito che qui trattassi della sua morte non è mia intenzione trattarne in questa sede
per tre ragioni:

1. Trattare della morte di Beatrice non rientra tra i propositi di questo libro (nel proemio Dante
parla di proemio della memoria quindi un libro che guarda qualcosa di cui il poeta ha avuto
esperienza, questa morte non è un evento al quale Dante abbia assistito personalmente)
2. La lingua del poeta non sarebbe in grado di descrivere l’avvenimento (solito tema in cui sorge
un sentimento di inadeguatezza del poeta davanti a tanta altezza)
3. Trattandone sarei costretto a lodare me stesso, perciò lascio di trattare questo argomento a
qualcun’altro che se a sente. Ma perché? Secondo Carrai avrebbe dovuto parla di se come
destinatario e quindi avrebbe dovuto magnificare se stesso. Un’altra idea potrebbe essere che
Dante metterebbe troppo in luce se stesso parlare di un episodio così alto, profondo, mettendo
in evidenza la sua bravura come poeta. Dante allo stesso tempo immagina che questa morte
sarà oggetto di altri commenti, di altre persone (sottolinea l’importanza che ha per la comunità
questa perdita). Tutto quello che doveva dire sulla morte di Beatrice il poeta l’ha espresso in
precedenza quando ebbe la visione della morte della donna.

Il suo omaggio a Beatrice verterà su altro: spiegazione del perché la vicenda terrena di Beatrice si è
svolta sotto il simbolo del numero 9. Verso 3. Prima dice che ruolo ebbe nella sua morte e poi spiga
perché si accompagna a lei nella sua vita terrena. Qui Dante attraverso una perifrasi ci fornisce la
data esatta della morte di beatrice l’8,giugno del 1290, in riferimento a tre diversi calendari (che
desume dall’opera di Alfradano “libre di Agregationes Stellarum”> astronomo):

- Arabia: le ore venivano contate a partire dal tramonto, “quando morì beatrice era la prima ora del
giorno 9” > corrisponde al giorno 8 secondo il calendario Cristiano

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
- Siria: morì nel nono mese dell’anno che per i siriani è giugno dal momento che contano i mesi a
partire da Ottobre
- Cattolico: “morì negli anni del nostro modo di contare gli anni (in relazione alla nascita di Crista), cui
il numero 10 (numero perfetto) era ripetuto 9 volte (10x9=90)”. “visse nel tredicesimo secolo a cui
occorre aggiungere il 90”.

Verso 5: perché questo numero le fu cos’ amico? Una ragione potrebbe essere astrologica: secondo
Tolomeo e la cosmologia greca, che aggiunge al numero dei cieli aristotelico Tolemaico un 10 cielo
immobile che coincide con la mente divina, nove sono i cieli mobili. Il rapporto reciproco, l’armonia tra
questi novi cieli erano nella migliore disposizione possibile. Legame con la perfezione della disposizione
dei cieli nel momento in cui Beatrice venne al mondo. Verso 6: se si ragiona più attentamente si può
dare tra questo nesso tar Beatrice e il nove una spiegazione più convincente, si può dire che questo
numero le fu amico perché beatrice è un 9 (stabilisce una somiglianza), stabilisce questa ipotesi su
questa costruzione: il 3 è la radice del 9 perché moltiplicato per se stesso da 9. Dunque beatrice è un
effetto della trinità come il 9 ha radice nel 3. Verso7: Qualcuno potrebbe trovare un altra spiegazione
ma questa è quella che vedo io e più i piace dice Dante. Verso 8: dopo che Beatrice morì la città rimase
desolata, io versando lacrime (come la disperazione che lamenta Geremia), scrissi una lettera ai potenti
della terra (forse governanti della città) nella quale esprimevo il mio dolore per la condizione della città
rimasta priva di Beatrice e quindi spogliata di ogni bene. Questa lettera comincia proprio citando
Geremia, quasi come un epigrafe della nuova materia (nuovo scarto).così era chiamata anche la poesia
della lode quindi la nuova materia è luttuosa perchè sotto il segno di Geremia : nuova zona elegiaca
della Vita Nova. Verso 9. Dante precisa, non trascrivo il seguito della lettera (dopo la citazione di
Geremia) perché sono parole in latino (lettera andata perduta), quindi dice non c’è da meravigliarsi se
no trascrivo la lettera perché il mio intento dal principio di questo libro è di usare solo il volgare
(volgare nato per Dante per parlare d’amore). Verso 10. E nel far ciò (attenermi a questo proposito) non
faccio altro che assecondare la volontà del primo amico a cui scrivo cioè Cavalcanti, il quale mi ha
raccomandato di usare esclusivamente il volgare. Questa curiosa precisazione registra il proposito di
Cavalcanti di tenersi ad una ben precisa forma di espressione poetica (poesia d’amore=poesia in
volgare).

Capitolo 20: dante presenta la nuova materia luttuosa, entriamo in una zona elegiaca del libro in cui
dominano le lacrime. Scrive una canzone in cui dice di sfogare il suo dolore, e in cui sono protagonisti gli
occhi. Colpo di genio di Dante: perché questo effetto sia accentuata ovvero la privazione amorosa, sia
espresso nella maniera più efficace alla canzone. Ottiene un effetto di variazione (ovvero la divisione
della canzone viene prima), dando una variazione profonda affinchè la canzone resti vedeva dopo la
conclusione. Verso 3: divisione della canzone in 3 parti che a loro volta si dividono in più parti. Canzone:
verso 8, gli occhi dolente per l’angoscia che ho nel cuore hanno sopportato la pena del pianto al punto
tale che sono sopraffatti. Se voglio sfogare il dolore che poco a poco mi porta ha la morte è necessario
che mi lamenti. Verso9, e perché mi ricordo parlare con voi donne quando era ancora in vita non ne
voglio parlare con altri se non a donne che abbiano il cuore gentile come voi, e parlerò di lei piangendo
poiché se ne andata in cielo. Verso 10: non c’è l’ha tolta una malattia dovuta ad eccesso di freddo
come le donne comuni ma a cogliercela su la sua bontà perché lo splendore della sua umiltà attraverso
i cieli con tanto virtù che destò meraviglia in Dio. dio concepì di chiamare a se tanta salvezza e la
chiamò a se dalla terra (morte di Beatrice presentata come assunta da Dio in cielo)perché vedeva che
questa vita non era degna di una creatura tanto nobile. Verso 11. (ripete lo stesso concetto) ha
abbandonato il suo corpo l’anima gentile ora è glorificata in cielo. Chi non piange la sua morta ha un
cuore di pietra, così malvagio e basso che è un cuore chiuso ad ogni influsso benefico. Perché non ha

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
voglia di piangere? Perché non ha l’ingegno per sfarlo, la sua mente vile non può concepire la morte di
lei. Invece coloro che concepiscono il pensiero di beatrice e la sua morte, coloro che sono degni di
questa o pensiero hanno tristezza, pianto e l’animo privo di ogni consolazione ( cuori nobili afflitti).
Verso 13, Quando penso a Beatrice (visita la mia mente) mi vien angoscia e pensando alla morte mi
nasce un desiderio di morire che trasfigura il mio aspetto verso 14. Quando il pensiero diventa
ossessivo mi giunge tata pena da ogni parte io mi squoto come se fossi vittima di una allucinazione e mi
trasfigura così tanto che mi sottraggo alla gente tanta è la vergogna. Solo tra le lacrime piango e invoco
il suo nome: ora sei morta? E solo il fatto di invocarla di da conforto. Verso 15 chi mi sentisse piangere
così avrebbe pietà di me, nessuna lingua può esprimete la qualità dolorosa della mia vita dopo ceh
beatrice +è morta. Verso 16 e dunque donne mie, anche s e lo volessi non poteri raccontarvi quel che
sono diventato a tal punto che la vita aveva mi fa soffrire, vita che è cos’ infelice che sembra che ogni
altro mio simile dica ti abbandono alla sua solitudine vedendo il mio aspetto tramortito dal dolore. Ma
non riesco adirvelo donne cosa è stato di me ma la mia donna sa, vede il cielo, e io spero che lei mi
conceda la grazia. Verso 17, Ora canzone vai piangendo da a quelle giovinette (poesia della gioia,
dell’esaltazione) e invece al contrario tu vanne sconsolata da loro.

1.12.2020

Capitolo 21: un amico di cui dante tace il nome forse un fratello di Beatrice compone un sonetto per
piangere la morte della gentilissima: verso 1 subito dopo Cavalcanti questo è il mio migliore amico.
Verso 2, il fratello di Beatrice chiede a dante un sonetto per la morte di una donna (finge che sia
un'altra donna). Un sonetto nel quale dante sfoga il suo dolore che da all’amico in modo tale che
risultasse questo l’autore del componimento. Il fratello viene usato come una sorta di schermo per
esprimere il suo dolore

Capitolo 22: aggiunge due stanze di canone fingendo una sorta di Dialogo: una attribuita dal punto di
vista del parente di Beatrice e l’altra a proprio nome.

Capitolo 23: è trascorso un anno dalla morte di Beatrice. verso1, dipinge angeli su una tavoletta mentre
pensa a Beatrice. Nella commedia cita numerosi artisti della sua epoca come Giotto e Cimabue, in
quanto amante della pittura. Quasi Dante non si accorge della presenza di uomini (passanti)che lo
osservavano, tanto era assorto nel pensiero di Beatrice. Verso 2, ero assorto nelle mie meditazione e
non mi sono reso conto della vostra presenza. Verso 3, scrive un sonetto di anniversario per Beatrice
facendo finta di rivolgersi a questi uomini. Questo sonetto ha due inizi (ciò ci suggerisce che alcune rime
della vita nova quando sono stare inserite nel libello hanno subito diverse redazioni, delle modifiche>
tracce evidenti di varianti d’autore, che riflettono stadi diversi dell’opera ).Dante non scarta la
redazione precedente ma la ingloba nel libro fingendo di aver scritto per l’occasione due diversi incipit
con il proprio punto di vista (in realtà due momenti diversi). Sonetto “era venuta”: era venuta a
visitarmi nella mia mente Beatrice che per la sua virtù fu posta da Dio tra i beati (nell’empirio, vuole
sottolineare la prossimità tra Beatrice e Maria). Secondo cominciamento: Attenzione si sposta
dall’ambito religioso a quello terreno: in quel momento in cui il momento della donna vi condusse a
osservare quello che stavo facendo (persone che si trovano a osservare Dante grazie alla virtù di
Beatrice). Amore che avvertiva nella sua mente la presenza di una donna si era svegliato devastato dal
mio cuore, diceva ai sospiri di andare fuori. ciascuno di questi sospiri usciva dal mio petto con maggior
pena erano quelli che dicevano “oggi è un anno che sei salita in cielo”.

Capitolo 24: nuova svolta, elemento imprevisti che movimenta la scena: appare una nuova donna,
descritta come nobile e pietosa ovvero ha compassione dello stato di Dante. Dante si sente

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
nuovamente catturato da questa nuova presenza. Donna che ritroveremo poi nel convivio trasfigurata
come simbolo della filosofia. Personaggio di alto sentire che Dante alla fine definirà perverso e
tentatore perché lo distoglie dal pensiero di Beatrice. Attrazione che induce a dante il superamento del
lutto. Alla fine si vedrà una chiusura di questo capitolo. Nel convivio ha una veste allegorica, la lotta tra
il vecchio e il nuovo amore non è altro che l’amore per la filosofia (significato allegorico sovrapposto
alla donna gentile e pietosa solo dal momento in cui scrive il convivio). Verso1, dopo qualche tempo
(non ci da un indicazione precisa> alla fine del convivio sceglierà questo spazio temporale definendolo
attraverso due cicli di venere, quindi secondo i calcoli si tratterebbe dell’estate del 1230). Verso 2,
poiché ero in luogo che mi portava ai tempi passati ero molto pensieroso, siccome questo pensiero era
indotto dal ricordo di Beatrice è chiaro che i pensieri non potevano che essere dolorosi. Rendendomi
conto del mio stato tormentato , alzai gli occhi per vedere se qualcuno era lì che assisteva (alzare gli
occhi= elemento biblico). Vidi (insistenza sui verbi della visione) una donna gentile, nobile e bella che da
una finestra che mi guardava in modo compassionevole che nei suoi occhi sembrava raccolta tutta la
pietà del mondo (occhi nel quale dante si contempla come sofferente, specchio della sua sofferenza>
tendenza narcisistica). Dante vuole sottolineare una sproporzione tra i due, quasi a esercitare una
posizione di forza della donna che soggioga l’animo del poeta (per spostare momentaneamente il
pensiero di Beatrice). Carattere narcisistico di questo scambio di sguardi. Verso 3, ha perciò maggior
pietà di se stesso allora io avvertì in me l’istinto di piangere, non volendo mostrare con le lacrime il mio
stato di prostrazione mi sottrassi dal suo sguardo. Dante decide di scrivere un sonetto alla donna e
anticipa che non lo dividerà. Sonetto “videro gli occhi miei”: i miei occhi si accorsero quanta pietà era
apparsa evidente nel vostro sguardo nel momento in cui guardaste la postura che assumo spesso a
causa del dolore, mi resi conto che mostravate pietà nei miei confronti perché pensavate alla mia vita
infelice/ oscura e allora ebbi paura di mostrare la miseria/ la viltà dei miei occhi e mi sottrassi al vostro
sguardo sentendo che mi veniva da piangere, quel cuore che era stato toccato dal vostro sguardo
pietoso. Io dicevo tra me e me: in compagnia di quella donna ci deve essere amore, quell’amore che mi
causa tanto dolore e pianto.

Capitolo 25: verso 1, ogni volta che questa donna mi incrociava con lo sguardo si faceva pietosa e
pallida, con il pallore tipico degli amanti. Ragione per cui spesso mi ricordava la mia gentil donna (evoca
il ricordo di Beatrice) che era sempre adornata da quello stesso colore (pallore). Verso2, questa donna
sembra che estragga le lacrime dagli occhi di Dante. Verso 3, mi venne di dedicarle un altro sonetto.
Sonetto “colore d’amore”: il colore che è tipico degli amanti e la pietà non presero mai in modo così
mirabile un volto di donna come il vostro, ogni qual volta che avete addosso la mia faccia addolorata,
per voi mi viene in mente (le due figure non sono ancora in conflitto) che io temo che e il cuore mi si
schianti. Posso trattenere gli occhi afflitti, non posso trattenerli dal guardarvi che mi viene da piangere
continuamente. Muoiono dalla voglia di piangere perchè la vostra presenza accresce allora voglia di
pianto ma quando la vedo non riescono a farlo davanti la vostra presenza.

Capitolo 26: arrivai a tal punto grazia alla vista di questa donna che i miei occhi cominciarono troppo di
provare un eccessivo piacere di vederla, tanto che mi dispiaceva nel mio cuore e mi accusavo di essere
vile. Verso 2, Più volte bestemmiavo la vanità dei miei occhi perché cercano lo sguardo della donna non
solo per, la pietà che lei provava ma perché si sentiva sempre più catturato da questo donna. Eravate
soliti far piangere dagli occhi chi vedeva la vostra condizione e ora sembra che voglia dimenticarlo per
questa donna che vi guarda. Non guarda voi, ma guarda voi se non nella misura in cui lei è afflitta per la
morte della donna che voi siete soliti piangere. Ma fate pure (dice minacciosamente ai suoi occhi): che
vi ricorderò in continuazione maledetti occhi, Beatrice! Le vostre lacrime non dovrebbero finire fino ala
morte. verso 3, non vuole tenersela per se, voleva farla conoscere anche ad altri in un sonetto (la sua

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
condizione). Sonetto “l’amaro lagrimare” (divisione molto sobria perché il significato è chiaro): l’amaro
lacrimare che eravate soliti occhi miei, faceva piangere altri a causa della pietà come vi siete accorta (si
riferisce alla donna pietosa), adesso invece voi presto dimentichereste le ragioni di questo pianto se io
fossi così sleale da non impedirvi di fare così. Ve lo impedisco ricordandovi continumente Beatrice.
Temo fortemente uno sguardo che vi mira, non dovreste mai dimenticare se non con la morte la vostra
unica signora, così dice il mio cuore e poi sospiro (angoscia interiore)

Capitolo 27 (pensieri discordanti che arrivano al culmine). Verso 1, ritornai a veder questa donna in uno
stato d’animo così nuovo che pensavo di lei così (cerca la visione di questa donna perché i suoi occhi
cominciano a trovare piacere nella contemplazione di questa donna> interesse erotico). (parlando a se
stesso pensa ad un cedimento) questa è una donna giovane, bella e savia, forse amore l’ha messa sulla
mai strada per consolarmi dal lutto, che la mia vita dimentichi il dolore (costruisce un argomento a
favore del nuovo amore).verso 2, E questo affetto che mi spingeva verso questa donna il mio cuore, il
mio desiderio assecondava questo ragionamento. Nel momento in cui cedevo a questo argomento ecco
al ragione intervenire con argomenti contrari: (da un aperte un sentimento che acconsente a questo
nuovo amore, dall’altra la ragione che cerca di riscuotere dante da questo stato) “che modo è di
pensare ?”. verso 3, il pensiero della nuova donna parla al poeta: vedi che questo è un influsso d’amore
e viene da occhi gentili che si è mostrata pietosa nei tuoi confronti ( non c’è nessuna ragione per cui tu
non possa accettare questo nuovo amore). Verso 4, siccome i pensiero che erano a favore della donna
erano predominanti, conveniva rivolgersi a lei, allora composi un sonetto. Sonetto “gentile pensiero”. In
se questo pensiero non era gentile perchè voleva distogliermi da Beatrice. Verso 5, divisione: la parte
che argomenta a favore della nuova donna la chiamo “cuore” (cioè appetito) l’altra la chiamano anima
(cioè ragione). Verso 6,Le persone colte sanno perché faccio questa distinzione: il cuore è la sete devi
appetiti sessuali mentre l’anima è la parte superiore dove risiedono le parti più nobili. (nel precedente
sonetto introduce il cuore come se maledicesse gli occhi perché cedono alla donna pietosa> quindi il
cuore era dalla parte di Beatrice. Anche in quel caso si trattava di appetito ma le mie facoltà erano
ancora per la maggior parte rivolte a Beatrice, potevo chiamare cuore l’appetito che difendeva Beatrice
adesso invece i moti del desiderio si rivolgono verso la donna pietosa, a difendere Beatrice è rimasta la
parte più spirituale ovvero la ragione ). Vero 7: questo sonetto ha tre parti. Sonetto: un pensiero gentile
che parla di voi (donna pietosa) viene a stare spesso con me e argomenta in vostro favore in modo così
dolce che l’appetito lo asseconda. La ragione dice al cuore: chi è che viene a consolare il nostro dolore?
Risponde: questo nuovo spiritello d’amore che suscita tali desideri ha preso virtù muovendo dagli occhi
che provava turbamento e compassione negli occhi della pietosa.

Capitolo 28: Questo conflitto si sciogli per una sorta di evento miracoloso, sembra sul punto di
dimenticare Beatrice, di superare il lutto ed ecco invece l’evento sovrannaturale che stravolge tutto.
Verso 1, (si tratta di una visione) una visione si leva un giorno all’ora nona, contro questo avversario
della ragione. Mi sembra di vedere Beatrice che è in gloria vestita con gli abiti sanguigni con i aera
apparsa per la prima volta ai miei occhi (il libello si chiude così come si era aperto). Mi apparve giovane
con l’età (novenne) con la quale mi era apparsa la prima volta. Verso 2, Allora cominciai a pensare a lei
intensamente e pensare a lei nel modo in cui ero solito. Il mio cuore si iniziò a pentire del desiderio a
cui l’appetito si era lasciato possedere diversi giorni contro la fedeltà della ragione: scacciato questo
malvagio pensiero, tutti i miei pensieri tornarono rivolto a Beatrice. Verso 3, (torna il suo animo a
essere occupato dal ricordo della sua morte, sospiro ricolti a Beatrice e al dolore per la sua morte) quasi
mi smarrivo nel dolore. Con il ravvivarsi del lutto si ravviva anche il pianto, a tal punto che gli occhi sono
tutto pianto. Verso4, gli occhi si cerchiavano di rosso tanto era continuo questo pianto. Verso 5 , questo
rossore simile al rossore che appare quando si ha una sofferenza fisica è la giusta punizione per la

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
futilità che quegli occhi avevano mostrato (segno del martirio), da quel momento in poi non furono più
in grado di guardare qualcuno che li indusse a tali intenzioni (si mantennero fedeli a Beatrice avendo
imparato la lezione). Verso 6, (preoccupazione di Dante nel mostrare che questa tentazione è ormai
vinta) scrissi un sonetto “lasso, per forza di molti sospiri”: ai me a causa di molti sospiri che nascono dai
pensieri del mio cuore gli occhi sono sopraffatti che non hanno forza fi ricambiare lo sguardo a chi li
mira. E sono fatti in modo che sembrano voglia di pianto e di mostrare doloro, piangono in modo così
continuo che amore li incerchia con la corona del martirio. Amore che è nel cuore si trasfigura, se ne
addolora che però i pensieri dolorosi hanno in oro scritto in maniera indelebile il nome della mia donna
e contengono molte parole della sua morte.

Capitolo 29: si tratta di un capitolo ambigue enigmatico> tono che riconduce la visione di Beatrice ad un
carattere cristologico. Verso 1, dopo questo travaglio accadde, in quel tempo in cui molti fedeli vanno
in pellegrinaggio (a Roma) a vedere quell’immagine benedetta che Gesù scritto lasciò a noi come
modello della sua figura (si rivolge alla reliquia definita come “la veronica” ovvero “vera icona”> panno
in cui sarebbe impresso il volto di Cristo> da questo si è detto che la donna che venerava dante potesse
chiamarsi Veronica), capitò che alcuni pellegrini passarono per una via che si trova al centro della città
dove nacque, visse e morì la gentil donna, e andavano molto pensosi. Verso 2, questi pellegrini
sembrano venire da lontano e non credo abbiano mai sentito parlare di questa donna, i loro pensieri
sono malinconici forse perché hanno lasciato persone a loro care. Verso 3, se venissero da luoghi vicini
a questo mostrerebbero sentimenti per la morte di Beatrice attraversando questa città. Se potessi
trattenerli qui con me li farei piangere dal dolore parlando di Beatrice, verso 4, decisi di scrivere un
sonetto come se avessi parlato a loro e non a ame stesso. Pellegrini può avere un doppio significato
dice dante: uno largo, ovvero pellegrino è chi è fuori dalla sua patria (tutti i viventi che sono sulla terra
sono di passaggio sula terra9 e in senso stretto, ovvero chi va in pellegrinaggio al tempio di San
Giacomo (figlio di San Giovanni evangelista) in Galizia. Colore che vanno in pellegrinaggio a onorare dio
si chiamano in tre modi:

- Palmieri: se vanno nelle terre di oltre mare dove portano una palma attorcigliate al bastone del
pellegrinaggio
- Pellegrini: quelli che vanno alla casa di San giacomo di Compostela (si chiamano pellegrini perché la
sepoltura di San Giacomo è quella più lontana a Gerusalemme)
- Romei: quelli che vanno in pellegrinaggio a Roma

Verso 9, sonetto: pellegrini che andate malinconici perché pensate alle persone che avete lasciato,
venite da posti così lontani come sembra, voi non piangete come persone che non sanno nulla del
dolore in cui è questa città ma se voi vi tratteneste qui il cuore mi dice che uscireste da questa città
dopo aver sentito perché questa città nel lutto uscireste piangendo, Beatrice è morta e le parole che
poteri dire su di lei farebbe piangere tutti (la morte di Beatrice sembra di nuovo un evento vicinissimo).
Questo episodio è significativo: in quanto le parole attraverso cui Dante dice di poter far piangere
chiunque, sono simbolo dell’impronta di quell’icona sacra che anche questa è capace di far piangere
(poesia di Dante come se fosse un icona di Beatrice). Il poeta si pone come un apostolo della fede in
Beatrice come se dovesse istruire le persone che deve propagare attraverso i confini della città,
virtualmente perché resta un dialogo interiore in quanto non si rivolge realmente ai pellegrini.

03.12.2020

Capitolo 30: verso1, successivamente due donna gentili mi mandarono a chieder che io inviassi loro
alcune delle mie rime (poesie). Dante non si limita a mandare le rime già composte ma aggiunge a ciò

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
un componimento nuovo (per rendere onore ulteriore alle donne che hanno posto la richiesta). Verso2,
(elenco de sonetti che manda). Nella seconda dico perché il mio pensiero va così, qual’è la forza che lo
conduce fino al cielo. Il terzo lo chiamo spirto pellegrino. Nel quarto vedo come la vede (descrizione di
Beatrice), condizione beata che non sono in grado di comprenderla adeguatamente, cioè a dire. Il mio
pensiero sale nella comprensione di comprende la sua condizione, sale in un punto tale che il mio
intelletto non riesce a star dietro al pensiero che sale. Perchè il mio intelletto non riesce a comprender
a pieno questa beatitudine? Non riesce perché rispetto le anime beate il nostro intelletto si comporta
come un occhio accecato dal sole(il nostro occhio è sopraffatto fa queste eccelse qualità divine), questo
è affermato da Aristotele nel secondo libro della metafisica (in realtà dice Aristotele: che il nostro
sguardo rispetto le sublime divinità che si tratta dei principi metafisici, si comporta come l’occhio della
nottola rispetto al sole> nottala animale notturno che non sopporta la luce). Verso 7, nella quinta dico:
non capisco fino in fondo l’oggetto di questa visione perché non riesco a capire la visione salvifica ma so
che si tratta di Beatrice perché sento riecheggiare nella mia mente il suo nome. Sonetto “oltre la
spera”: il sospiro che esce dal mio animo oltre passa la sfera che ha la rotazione più ampia (ovvero la 9>
primo mobile o cristallino> oltre il quale abitano i beati nell’empireo> cielo che non ha spazio e coincide
con l’intelletto divino> teologia cattolica)> quella descritta da Dante è un esperienza di carattere
estatico (modello del raptus Paolino a cui guarderà nel primo canto in paradiso). Dante continua: e farla
salire fin su è un intelligenza nuova che l’amore piangendo infonde in lui (proiettato verso l’empireo).
Quando arriva dove desidera di giungere, contempla la visione di una donna che vien glorificata, che il
peregrino spirito (lontano dalla dimora abituale), contempla la donna attraverso la luce che emana
(questo perché non può contemplare Beatrice in maniera diretta perché spetta solo ai beati). Verso 12:
la vede in una tale condizione di beatitudine che quando prova aa riferirmelo il mio intelletto non è in
grado di comprendere queste condizioni, il pensiero parala in modo “sottile”/alto al cuore addolorato
(che è quello che lo fa parlare) che non riesce a comprenderlo. Ma una cosa la so ovvero che parla di
quella gentile che spesso ricorda Beatrice, questo lo intendo ben o mie donne.

Capitolo 31: appresso a questo sonetto Dante ebbe una visione> in genere ci ha sempre raccontato la
visione invece qui dice che gli sono state rivelate delle cose “che mi hanno detto di non parlare più di lei
fino a quando non potessi parlarne in modo più degno” (ovvero come una santa). Contenuto
evidentemente sublime che richiede un altra forma espressiva perché evidentemente questo libro, il
libro che narra la memoria, il ricorda non basta. Dante quindi rinvia genericamente ad una forma di
trattazione più alta e sublime. Verso 2, e per parlare meglio di lei io mi sforzo, studio quanto è possibile,
e lei lo sa. Se Dio mi da vivere mi auguro di dire di lei di creare qualcosa di nuovo. Verso 3, che amore
possa salire a contemplare la sua donna gloriosa che nella gloria celeste tiene lo sguardo fisso sul volto
di Dio. Poi cita una formula tipica di benedizione con la quale conclude il testo nel duplice segno di
Beatrice e Dio, (per tutti i secoli benedetto)> finale mistico. Secondo alcuni interpreti questo finale
sarebbe stato aggiunto da Dante (anche da Giovanni Pascoli) dopo aver concepito la commedia (quindi
si doveva concludere con la vittoria della gentile). Nel convivio la donna gentile e pietosa ritorna nelle
vesti della filosofia, Dante per riallacciarsi nella commedia alla vita nova scrive l’ultimo capitolo> ipotesi
non solida. Con questo finale Dante ci dice in realtà che ha vinto ormai ogni pulsione di carattere
terreno, i suoi pensieri sono solo per Beatrice.

DE VULGARI ELOQUENTIA:

vicenda Biografica di Dante dopo il 1302: le tracce della vita di Dante si fanno labili, abbiamo pochi dati.
Le tappe dall’esilio alla morte si ricostruiscono con difficoltà. Dante entra in una sorta di lega politica
che unisce da una parte i ghibellini che erano stati cacciati da Firenze (dopo il 1266 che non erano più

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
rientrati a Firenze) e i gli esuli bianchi che erano stati cacciati con il colpo di stato che aveva porto alla
supremazia dei neri. Questa lega mira rientrare a Firenze, trattando o per via diplomatica o attraverso
le armi. Dal 1302 al 1304 la condizione di Dante è singolare perché si trattiene in Toscana in particolare
in torno ad Arezzo, ma il teatro delle operazioni della lega è la Toscana. Situazione in cui Dante è
inserito in un gruppo di carattere politico. Comunità di Fiorentini “estrinseci” (linguaggio politico del
secolo). Quindi la condizione di esule non toglie a dante il senso di appartenere ad una comunità (non si
sente esule). Le cose precipitano per Dante nel momento in cui abbandona traumaticamente questa
comunità. Li abbandona perché dopo la morte di Bonifacio VIII si hanno delle condizioni più favorevoli
per tornare in patria (trattativa diplomatica grazie al nuovo pontefice). Queste trattive diplomatiche
però falliscono e quindi gli esuli puntano a organizzare una spedizione di carattere militare. Dante non è
d’accordo con quest’azione per lui significherebbe andare incontro un massacro, si dissocia da questa
linea politica. In effetti dante aveva ragione (battaglia della Lastra), gli esuli bianchi vengono sconfitti.
Dante dentro la compagine degli esuli bianchi è una posizione difficile perché viene accusato di
tradimento. Dante è costretto ad abbandonare la consorteria dei bianchi. Nell’estate del 1304 Dante è
solo. costretto a vagare tra le corti centro settentrionali per poter metter in atto le sue doti. Dante è
costretto a cambiare, ora deve presentarsi come uomo di scienza e di dottrina che possa essere utile al
signore che si presenta. Per reinventare la propria immagine scrive due trattati di carattere scientifico,
due opera di carattere dottrinale che hanno lo scopo di affiancare all’immagine del poeta d’amore
quella del filosofo : il de vulgari eloquentia e il convivio. In entrambe le opere è citato l’esilio, quindi
queste opere dovrebbero essere posteriori al 1304. In queste opere Dante dichiara la sua solitudine e la
sua povertà. È difficile dire se sia stato scritto prima il de vulgari o il convivio. Probabilmente la stesura
del de vulgari ha impiegato meno tempo mentre il convivio ha impiegato a stesura fino al 1308. Il
convivio è Post quem (al di la del quale) e il de vulgari ante quem (entro il quale). Abbiamo un
elemento interno che cita il Marchese di Monferrato come vivente nel De Vulgari (sappiamo che questo
è morto nel febbraio del 1305), quindi la cronologia del de vulgari ci colloca tar il 1304 e il febbraio del
1305 (forse un po’ più in la se si considera che non potrebbe non aver colto immediatamente la morte
di questo personaggio). Il convivio in quanto più complesso si protrae anche per altre ragioni almeno
fino al 1307/08. Nel primo capitolo del Convivio nel parlare del rapporto tar volagre e latino Dante
afferma che ne avrebbe parlato in un opera che scrive nel de vulgari eloquentia> quindi per alcuni
studiosi quando scrive questo capitolo ancora non aveva messo mano al de vulgari ma è un ipotesi
debole perché potrebbe riferirsi alla pubblicazione dell’opera e quindi poteva già averlo scritto.

10-12-2020

Primo libro: pone subito l’oggetto del suo trattato (carattere scientifica che si rivolge a letterati, infatti scrive
in latino).

Capitolo 1:

verso 1: l’oggetto di questo trattato è “l’arte di dire in volgare” (non volgare in quanto lingua parlata ma
lingua volgare come lingua d’arte ovvero poetica). Il primo concetto di cui parla è l’interesse universale di
questo tema. “Verso l’uso del volgare tendono tutti anche gli uomini e i bambini, con l’ispirazione dell’alto
dei cieli, la mia intenzione è giovare alle persone che non parlano in latino, e per attrare di un tema così
rilevante non è sufficiente che io utilizzi soltanto le riserve del mio ingegno (non possono comporre un
opera così originale), ma mischierò a considerazione personali a cose dette da altri in modo tale di offrire
una bevanda piacevole a chi la possa gustare”.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso 2: ma che cos’è il volgare? Per elaborare un discorso credibile bisogna prima dare una definizioni
“noi chiamiamo la parlata volgare quella insegnata ai bambini per mezzo dell’uso di chi sta solo vicino,
avvero quella lingua che imitiamo dalla balia”

Verso 3: accanto al volgare pone un'altra lingua: “abbiamo un altro tipo di lingua (successiva al volgare,
sulla base di esso), che i romani e i latini la chiamano grammatica ma ce l’hanno anche i greci ma a
differenza del volgare verso il quale tutti usano, ad usare la grammatica giungono in pochi perché delle sue
regole e della sua arte non possiamo impadronirci se non attraverso lo studio e l’applicazione”. Prima
grande distinzione tra: volgare e grammatica> un primo sforzo di messa a fuoco di questi concetti
attraverso i quali Dante ci chiede di mettere da parte le nostre categorie preromanze. Per Dante prima c’è il
volgare e dopo la grammatica di cui fa parte anche il latino

Verso 4: quale delle due lingue è più nobile? “tra le due lingue la più nobile è il volgare: perché per prima
fu usata dal genere umano, perché tutti gli uomini usano il volgare anche se ognuna ha le proprie
caratteristiche fonetiche, perché è nostra per natura mentre l’altar è prodotto d’arte”.

Verso 5: E di questa più nobile forma voglio parlare”. (più in là Dante ci spiegherà che il latino non è una
lingua naturale perché frutto dell’ingegno degli uomini= artificiale). Il volgare di cui la natura è espressione
è più vicina a Dio mentre l’arte subisce la mediazione dell’uomo (nella commedia dirà che l’arte è nipote di
Dio). ma in un passaggio del convivio quando si rimanda al de vulgari eloquentia Dante riprende la
questione del rapporto tra grammatica e volgare. In quel capitolo Dante da una risposta rovesciata: dice
che è il latino la lingua più nobile, perché a differenza del volgare non muta nel tempo, rimane stabile,
invece il volgare è instabile perché muta continuamente. La grammatica è stata inventata perché non
soggetta a innovazione e resiste nel tempo, perché una scrittura in latino può essere comprese nei secoli
mentre il volgare mutando rischia di non essere più comprensibile dopo qualche tempo. Noi siamo in
grado ancora oggi di capire l’Eneide perché Virgilio si espresso in latino.

Capitolo 2:

verso1: “questa è la nostra (di noi uomini) prima parola. Ma non perché penso ci siano altri esseri viventi
che parlino ma perché solo all’uomo fu attribuita la facoltà di parlare perché solo l’uomo ne ha bisogno
(stabilisce un nesso tra l’essere umano e la parola)”.

verso2: “non era necessaria agli angeli, e gli animali bruti perché non ne hanno bisogno: la natura non fa
nulla in vano (sentenza aristotelica che Dante ripete spesso)”.

Verso3: che cosa significa parlare? “il fine della parola è mostrare ad altri quanto è concepito dalla nostra
mente, manifestare agli altri i nostri pensieri. Se questo è il fine della parola, è chiaro che gli angeli non
hanno bisogno di parola per comunicare tra loro perché sono pure intelligenze, comunicano in due modi: o
direttamente, perché i loro pensieri passano da un angelo all’altro o perché gli angeli leggono i pensieri di
tutti attraverso la mente divina, è chiaro in entrambi i casi che non c’è bisogno della parola”.

Verso 4: prende un caso in particolare: “se qualcuno prova ad obbiettare sugli angeli caduti (che seguono
Lucifero) possono aver bisogno della parola, ma neanche loro ne hanno bisogno, ma la questione qui non è
rivelante perché stiamo parlando del bene e non del male, dunque diciamo meglio che gli stessi demoni
hanno bisogno solo che ognuno di loro sappia che esiste un altro essere altrettanto malvagio e in che
misura è malvagio “.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso5: “tutti gli animali che appartengono ad una stessa specie hanno gli stessi istinti e quindi non c’è
bisogno che comunichino con la parola; fra quelli che appartengono a specie diverse la parola sarebbe
inopportuna perché non deve sussistere nessuno spirito amichevole (questo Dante pensa alle specie
diverse come preda e predatore)”.

Verso 6: prende per esempio due casi biblici: l’asina di Balaam e il serpente che sedusse Eva. Nel caso
dell’asina era l’angelo a parlare per il serpente era il diavolo a parlare. Solo semplicemente emettevano i
loro versi ma siccome impossessati da entità sovrannaturali emettevano parole alle orecchie di chi li udiva.

Verso 7: nelle metamorfosi Ovidio mostra delle gazze parlare che dante reputa una pura e semplice
allegoria. Altra obiezione può venire dal senso comune, ovvero alcune gazze o il pappagallo è in grado di
ripetere le nostre voci, ma ciò non è parlare è l’intenzione di voler esprimere il nostro pensiero a qualcuno.

Verso 8: Anche in questo caso non smentisce ciò che si è detto inizialmente

Capitolo 3. Spiega perché la parola è necessaria a tutti gli uomini

Versi 1: l’uomo non ubbidisce ad un impulso naturale ma alla propria ragione, e la ragione dell’uomo
differisce da quella di un altro uomo, a tal punto che ogni uomo può considerarsi una specie a se, ecco
perché all’uomo è permesso conoscere i suoi simili attraverso arti e passioni (diversi da uomo a uomo>
elemento dell’arbitrio). Questa differenza impedisce quella pena e totale comprensione degli atti altrui che
invece è la regola degli animali inferiori. Non accade neanche che possono comunicarsi (i loro
pensieri)attraverso un atto intellettuale o spirituale come fanno gli altri dal momento che lo spirito umano è
avvolto nella carne (l’uomo non è ne tutta materia ne tutto spirito).

Verso 2: posizione intermedia dell’uomo: “è necessario dunque che il genere umano affinchè i pensieri
potessero essere scambiati, disconnessero di un segno che fosse razionale (spirituale )e sensibile insieme
(fisico). Spirituale perché deve portato alla mente di un altro uomo ma anche fisico perché non può passare
da una mente all’altra. La parola è un involucro sonoro fisico che ha un contenuto spirituale (segno duplice
come duplice è la natura umana ne tutta spirituale ne tutta fisica).

Verso 3:

Capitolo4:

verso 1: solo all’uomo è stata data la parola, ora bisogna capire quale fu il primo uomo a parlare, che cosa
ha detto, a chi ha rivolto questa parole e dove e quando. Qual’è la lingua di cui si è servito il primo
parlante.

Verso2: Per quello che narra la Genesi la prima a parlare fu Eva (principio della superiorità dell’uomo
rispetto la donna)quando ha risposto al serpente.

Verso 3: ma è più ragionevole ipotizzare che il primo a parlare sia stato Adamo, perché un atto così
pensante non può che essere uscito dall’uomo, che Dio aveva appena plasmato. ( è singolare che qui Dante
interpreti a modo suo i versi biblici ma comunque non sta dicendo che il testo biblico dice una cosa falsa ma
dice che va interpretato meglio perché da un punto di vista razionale non è logico che un atto così
splendido sia venuto prima dalla donna che dall’uomo)

Verso 4: la prima parola che Adamo ha pronunciato è Dio, o in forma interrogativa o affermativa, ossia El
(forma ebraica), l’uomo è stato creato da Dio quindi non è ragionevole latra ipotesi se non questa. Infatti,

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
gli uomini vengono al mondo piangendo perché siamo figli del peccato invece Adamo prima del peccato ha
usato come prima parola l’espressione della gioia più piena ovvero Dio (sintesi geniale di Dante), venendo
da Dio è ragionevole ipotizzare che Dio cioè gioia sia stata la prima parola pronunciata da Dante.

Verso 5: Adamo ha detto Dio come forma di risposta ad una sollecitazione di colui che lo aveva plasmato,
quindi vuol dire che Dio l’aveva interrogato e quindi aveva usato la parola per farlo (come spiegare questa
contraddizione).

verso 6: possiamo ammettere che Dio abbia parlato così come intendiamo noi chi parla. Dio può muovere
l’aria e tutti gli elementi in modo da far risuonare dei suoni percepiti come parole da Adamo, con ciò si può
anche ipotizzare che Dio non abbia propriamente parlato (perché le intelligenze celesti non hanno bisogno
di parola come gli angeli).

verso 7:

15.12.2020

Capitolo 5: Adamo è stato plasmato da Dio, Dante dice che l’atto della parola è seguito immediatamente
dopo.

verso 1: non appenala materia è stata avviata da Dio, il primo uomo in quanto essere razionale si è voluto
far udire da Dio. il primo uomo ha espresso se stesso attraverso la parola.

verso 2: il ragionamento si fa più sottile> si potrebbe obbiettare che Adamo non aveva nessuna necessità di
farsi sentire da Dio, che bisogno aveva se Dio vede tutti i nostri segreti ancor prima di confessarli nella
nostra mente, Dio. ma attraverso l’atto della parola il primo uomo poteva glorificare Dio stesso. Riducendo
all’atto le proprie facoltà può lodare il suo Salvatore. Non c’era una necessità comunicativa ma una
testimonianza della generosità del creatore.

verso 3: Dove ha parlato Adamo? Dentro o fuori dall’Eden? Qui Dante riamane vago e da conto di una
doppia possibilità. Alcuni intendono fuori dall’Eden oppure creato direttamente nell’Eden.

Capitolo 6:

verso 1: bisogna stabilire quale fu il prima idioma parlato dell’uomo (definito come colui che non ebbe ne
madre ne nutrice ne infanzia ne adolescenza)

Verso 2: gli idiomi sono diversi a tal punto che gli uomini fanno fatica a comprendersi gli uni con gl’altri.
Ciascun parlante ritiene la propria lingua della propria città come anca Pietramala (cittadina della Toscana)
ritiene la propria lingua la più importanti come anche il proprio borgo si al centro del mondo. Quindi le
persone pensano che la loro lingua sia quella parlata da Adamo.

Verso 3: Dante aggiunge: io invece, la mia patria non si identifica in un luogo in particolare ma la mia patria
è il mondo come l’acqua è per pesci (espressione poetica classica, immagine cha viene dalla letteratura
antica). Studiando sono arrivato alla conclusione che esistono luoghi più belli e più importanti e così anche
la lingua della toscana e di Firenze quindi non penso come gli abitanti di Pietramala, metto da parte il mio
amore per Firenze, per il quale patisco ingiustamente l’esilio (dato biografico e cronologico importante)
sono arrivato a questa conclusione

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
verso 4: Studiando dice dante: mi sono persuaso del fatto che una compiuta ormai di lingua è stata
concreata alla prima forma umana (significa: che Dio nel momento che ha creato l’uomo ha dato a
quell’essere una lingua compiuta “forma locutionis” non semplicemente la facoltà della parola ma una
lingua completa), dico forma sia relativa al lessico sia alla norma delle declinazioni (non una lingua da
imparare gradualmente). Questa lingua perfetta, parlata da Adamo e creata con lui, sarebbe ancora oggi la
lingua parlata dal genere umano se non fosse stata dissolta per colpa dell’umana presunzione (più avanti
spiega il perché, ci anticipa che il genere umano parlerebbe ancora la lingua di Adamo, una sola> la pluralità
delle lingue che riscontriamo del genere umano è effetto della perdita della lingua concreata ad Adamo>
non a causa del peccato originale)

verso 5: la lingua donata da Dio ad Adamo si perse nella costruzione della torre di Babele che si traduce
appunto in torre della confusione (perché si confusero gli uomini), soltanto una stirpe mantenne la lingua
della grazia, i figli Eber che ebbero il nome di Ebrei (da loro doveva nascere il Cristo quindi non poteva non
parlare la lingua della grazia).

Verso 6: Quindi Dante ci dice che la lingua della grazia, compiuta in ogni sua parte fu parlata da Adamo e i
suoi discendenti fino alla costruzione della terra, a causa di questo atto di supremazia Dio tolse questo
privilegio dell’unità linguistica del genere umano.

verso 7: ecco la lingua della grazia, l’ebraico. (Nel paradiso incontrando Adamo, Dante cambia idea su
questo)

Capitolo 7:

verso 1: Dante dice quanto sia vergognoso ricordare il peccato umano

verso 2/3: le due punizioni proverbiali che Dante ricorda: già due volte l’uomo aveva scatenato l’ira di Dio
(la prima con il peccato originale, la seconda con l’episodio dell’Arca di Noè e la costruzione della torre di
Babele (come sfida con Dio).

verso 4: l’uomo istigato dal gigante Nembrot, si da alla costruzione della torre nella pianura del Sennar, per
mezzo della quale usava uguale Dio ma addirittura superarlo (cosa intendevano fare questi costruttori?
Dopo il diluvio l’idea era quella di costruire una torre così alata che in caso di un diluvio avrebbero potuto
trovare un riparo> sottrarsi ad un eventuale punizione divina).

Verso 5: Coì inflisse un castigo esemplare ma allo stesso tempo clemente e misericordioso

verso 6: il testo biblico subisce un integrazione (il testo dice solo che Dio disse agli angeli “scendiamo e
confondiamo le loro lingue”), aggiunge che il genere umano era diviso in corporazioni di mestieri alcuni
muratori, ingegneri, operai … (non gruppi costituiti su base etnica ma professionale). Dio piombò su di loro
una confusione cos’ grande che questi trovandosi a parlare ognuno una lingua diversa ecco che le varie
corporazioni non si intendono più e non possono più portare avanti l’opera.

verso 7: non solo perdita dell’unità linguistica ma questa frammentazione avviene secondo un principio
proporzionale, tanto più era elevato il ruolo tanto più è rozza la lingua che si trovano a parlare (nel 31
dell’inferno vedremo che il gigante Nembrot proprio perché fu l’architetto supremo si ritrovò a parlare una
lingua incomprensibile a chiunque altro). Perché Dante introduce questo elemento? Dante si rende conto
che se la divisione diventa solo su base etnica allora possono continuare a comunicare ad esempio fabbri e
muratori della stessa etnia e quindi a collaborare nella costruzione, se la divisione invece è su base

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
corporativa è sicuro che non si può portare a compimento la costruzione. Dal 31 canto dell’infermo (verso
66): parole pronunciate dal gigante “Raphel mai amecche zabi almi”> lingua insensata. Virgilio gli dice:
quando sei in preda ad un pensiero tumultuoso sfogati suonando il corno, vedi che questo laccio ti segna il
petto (non si rende conto che ha il laccio del corno da caccia> corno= attributo di Nembrot secondo il testo
biblico “venator” ovvero cacciatore). Poi Virgilio rivolto a Dante dice: a causa del pensiero scellerato di
questo gigante al mondo non si usa più un linguaggio unico. Lasciamolo perdere non parliamo a vuoto
perché Nembrot non è in grado di capire il suo steso linguaggi ma non è nemmeno in grado di comprender
il linguaggio altrui.

Verso 8: i figli di Eber non partecipano all’impresa per questo mantengono la lingua sacra, e questa parte
deriva da Sem terzo figlio di Noè; da questi nacque il popolo di Israele che usa l’idioma più antico fino alla
sua stessa dispersione> Dante intende dal momento in cui l’imperatore Tito nel 70 d.c distrusse il tempio di
Gerusalemme. ( questione risolta nel paradiso, ammettendo che in realtà l’ebraico non era la lingua della
grazia)

17.12.2020

CANTO 26 PARADISO> terzine che Dante dedica all’incontro con Adamo. Il paradiso è il cielo delle stelle
fisse.

Verso 82: Beatrice avverte Dante che gli spiriti sono avvolti in delle sfere di luce. La pria anima creata da Dio
dentro quei raggi contempla Dio> anima di Adamo.

Verso 85: Dante sta per incontrare il primo uomo> stato meravigliato. Giunto in prossimità di Adamo ha un
desiderio di comunicare con il primo uomo

Verso 91: Dante dice: “O frutto creato nella sua piena maturità, antico progenitore a cui ciascuna sposa è
figlia e nuora (perché sposata ad un dispendente di Adamo> Dante gioca con la figura di Adamo). Ti
supplico di parlarmi. Non esprimo la mia voglia perché bramo di sentirti

Verso 100: talvolta accade che un animale coperto da un panno si agita confusamente sotto di esso, in
modo tale che i suoi movimenti si rivelino attraverso l’agitarsi di questa copertura. Così l’anima di Adamo
lasciava trasparire la sua volontà di compiacere alla richiesta che gli avevo rivolto.

Verso 103: senza bisogno che tu mi dica nulla io so perfettamente quello che vuoi saper di me, mi è più
chiaro di quanto non sia chiaro a te. Io vedo riflessa la tua volontà nella mente di Dio (come uno specchio).
Tu vuoi sapere diverse cose per quanto tempo rimasi dall’Eden, qual è la ragione del peccato che ho
commesso e la lingua che ho usato e che feci.

Verso 115: Adamo dice che la causa per cui ha perso l’Eden non è stato tanto l’aver gustato il frutto ma ciò
che l’atto implicava ovvero aver infranto il patto con Dio (limite che aveva stabilito); dice di essere vissuto
930 anni sulla terra dopo la cacciata dall’Eden.

Verso 124: la lingua che io parlai si estinse completamente prima di Babele, prima che il genere umano
istigato da Nembrot si dedicasse alla costruzione dell’opera che non sarebbe mai stata completata. Ciò va in
contraddizione con quanto detto da Dante nel de vulgari.

Verso 127: e perché fu spenta questa lingua? Perché nessun effetto della ragione umana può durare in
eterno (essendo un prodotto della ragione umana), dal momento che i gusti e le volontà degli uomini
mutano incessantemente con lo scorrere del tempo. La lingua di Adamo non ha più nel Paradiso le

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
caratteristiche che aveva nel de vulgari, è diventata una lingua naturale (che si corrompe). Quindi non è mai
esistita una lingua della grazia

Verso 130: Adamo dice: è naturale che l’uomo parli (la facoltà è opera della natura), ma usare una lingua o
quell’altra è una cosa che la natura lascai all’iniziativa dell’uomo secondo il loro piacere. prima che
scendessi nel limbo (cristo prima di scendere in cielo discende nel limbo per portare con se le anime dei
giusti) il sommo bene lo chiamavo I (dio) e in seguito si chiamò El > altra contraddizione con il de vulgari,
perché Dante diceva che la lingua della grazia era l’ebraico mentre qui scopriamo che l’ebraico non era che
un momento dell’evoluzione della lingua originale. Adamo poi dice: Perché l’uso nei mortali cambia in
continuazione come le foglie sui rami degli alberi, alcune cadono, alcune nascono.

Tutta la vicenda linguistica umana si sposta sotto il segno della natura e non più per grazia divina. A Dio si
deve l’istituzione, la facoltà di parlare. Ma dante non ci dice che lingua Adamo parlasse nell’Eden. In questo
discorso allora quali solo le conseguenze prodotte dopo Babele? Si può pensare che magari la lingua ai
tempi di Adamo sulla terra fosse una (con tendenza al cambiamento), con babele a questa tendenza si
aggiunge la pluralità e totale differenziazione.

De Vulgari Eloquentia: Capitolo 8

Verso 1: in seguito alla confusione delle lingue prodotte a Babele l’uomo si disperde nella 4 zone abitabili
del mondo (Dante ritiene forse che solo una porzione minima del mondo fosse abitata). Dante ora
considera un particolare gruppo, dice che uno va ad abitare la zona Europea , dice: gole di essere razionali si
dissetarono in fiumi di tutta Europa.

Verso 2: Dante dice: forse per la prima volta l’Europa fu abitata da essere umani se ammettiamo che non
fosse abitata prima ma possiamo pensare anche che questi gruppi vi tornassero. Questi uomini portarono
con se una triplice lingua; alcuni si sistemano nella parte meridionale dell’Europa, altri la parte
settentrionale, un terzo gruppo che chiamiamo Greci occupano ina porzione di terra tra Europa e Asia.

Verso 3: Dante vuole dire che a ciascuno di quelle lingue corrispondeva una lingua babelica (in origine
erano tre gruppi professionali che lavoravano a babele), all’interno di questi si originarono di conseguenza
diversi volgari (meccanismo che spiega più avanti). Lingua settentrionale: parlato da quelle genti che si
distribuiscono in un area che va dalla Serbia/Ungheria fino alla Germania/Inghilterra, questa zona ebbe
una solo lingua che si differenziò in vari volgari> ma a prova di ciò c’è il fatto che tutti i volgari parlati in
questa zona hanno la stessa particella affermativa (segno del fatto che doveva esserci un'unica lingua) “iò”

Verso 4/5: verso est un altra lingua occupa una parte dell’Europa e si spinge verso l’asia, quella parlata dai
Greci. tutto quello che resta in Europa ha un'altra lingua che ora appare divisa in tre volgari diversi; ispanici
che per affermare dicono oc, franchi che dicono oil e gli italici che dicono si. La prova del fatto che siano
imparentati consiste nel fatto che hanno molti vocaboli in comune come Dio, amore e mare. (quello che
dante suppone essere la lingua originale, ovvero quella babelica noi sappiamo essere il latino> dal quale
derivano le lingue romanze).

Verso 6: di questi quelli che dicono oc occupano la parte occidentale dell’Europa meridionale, a partire dai
confini con i Genovesi(affermazione di Dante che non rispecchia la nostra attuale geografia), quelli che
dicono si sono situati a oriente dai confini genovesi (italici), quelli che dicono oil invece occupano una
posizione settentrionale rispetto quest’ultimi.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Capitolo 9: Dante vuole spiegare, senza poggiarsi ad alcun autore (trattazione originale, come anticipato
all’inizio del trattato), come da una lingua unica si originano diverse lingue. Perché spiegando questo si può
spiegare qualsiasi altro fenomeno analogo.

verso1/2: mi concentrerò su quello che è nostro. L’idioma di cui parlerò è quello diviso in oc, oil e si. Questi
tre volgari anno molte parole in comune, quindi non possono discendere da tre distinti idiomi babelici ma
da un unico idioma babelico.

Verso 3: come primo esempio Dante ci fornisce gli esempi di un trovare famoso della seconda metà del XII
Giraut de Bornelh: “ se mi ascoltasse un amico fedele veramente accuserei amore”> ci dobbiamo
soffermare sulla parola amore. Secondo esempio: re di Navarra, XIII su modello dei trovatori scrive poesie
d’amore. “dall’amore puro vengono senno e ragione”. Il terzo esempio è Guinizelli “amor” > tutti e tre i
poeti provenienti dalle tre zone distinte di Europa hanno “amor” in comune. > schema prettamente
medievale

Verso 4/5: bisogna capire perché si è distinto in ter volgari differenti: si differenziano tra loro i volgari
perché divisi dalla dorsale appenninica; addirittura si differenziano tra regioni; tra città ma anche tar
parlanti della stessa città come i Bolognesi della periferie e i bolognesi del centro (sensibilità linguistica di
Dante).

22.12.2020

verso 6: Dante parla di un principio di carattere pedagogico discendente dalla logica aristotelica: “nessun
effetto in quanto tale può superare la propria causa, perché nessuna cosa può produrre ciò che non è”>
principio attraverso il quale spiega perché ogni lingua si distingue. “la nostra lingua, e non mi riferisco alla
lingua della grazia, è stata rifatta a nostro piacimento dopo quella confusione”> prodotto di una stessa
causa ovvero effetti della volontà dell’uomo. Aggiunge un dettaglio importante che prima non aveva citato:
“quella confusione non fu altro che dimenticanza della lingua procedente (ovvero la lingua della grazia)”.
Dante in precedenza ci ha dato una spiegazione teologica mentre ora spiega cosa è accaduto a Babele su
uno spazio razionale> questa confusione non è altro che la dimenticanza. Sono gli uomini che riparano il
linguaggio che lo ricreano all’interno di ciascun gruppo (Dio si limita a rimuovere la lingua della grazia, lascia
la facoltà), per questo gli idiomi babelici sono l’effetto dell’uomo. “siccome l’uomo è un animale instabile
come dimostra il variare dei costumi e delle mode, del tempo e dello spazio, ne consegue che la lingua in
quanto prodotto dell’uomo non può essere altrettanto instabile e mutevole”.

Verso 7/8: Tempo: se gli antichi pavesi risorgessero parlerebbero una lingua differente rispetto i pavesi
odierni. I cambiamenti linguistici sono talmente lenti che non ci si renderebbe conto, come un fanciullo che
cresce e cambia senza rendersene conto.

Verso 9: ribadisce la condizione mutevole sul paino temporale

Verso 10: Spazio: se la lingua di uno stesso popolo varia esso varia maggiormente tra i popoli che vivono
separati, così come variano i costumi e le mode si diffondono per prossimità nello spazio (vicinanza).

Verso 11: Come è stata riparata la lingua? Come si sono differenziati al loro interno? Associazione tra suono
e concetto che viene da un personaggio autorevole all’interno del gruppo che impone quella novità e ne
garantisce la diffusione> la riparazione quindi viene dal volere del singolo che prende posizione. Spiega la
funzione della grammatica “non è altro che una lingua identica inalterabile nel tempo e nello spazio perché
stata regolata di comune accordo tra diverse comunità. Non saremmo in grado di conoscere cosa hanno

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
detto gli antichi se non avessero usato la grammatica e per comprendere coloro che sono lontani nello
spazio ”> si tratta quindi di una lingua inventata dagli uomini per contrastare gli inconvenienti derivanti
dalla mutevolezza delle lingue naturali.

Capitolo X:

verso: essendo la nostra lingua divisa in tre, vediamo la differenza tra queste tre tipologie

verso 2: ciascuna lingua ha qualcosa da vantare che potrebbero farle assegnare questo primato. Il francese
ha il primato di esser e facile e piacevole, sembra avere predominio nell’ambito della prosa come re Art.
un’altra ossia la lingua d’oc ha un primato nella poesia perché i primi poeti volgari hanno poetato in
provenzale con il primo trovatore Peire d’Alvernia. Anche la terza la lingua italica ha due privilegi per coloro
che hanno prodotto le poesie più dolci e sottili (dal punto di vista concettuale) come Cino da Pistoia e
l’amico suo (Dante stesso che fa riferimenti alle sue poesie dottrinali), secondo perché questi poeti si
appoggiano maggiormente sulla grammatica (ovvero sui modelli latini)> conferisce un certo privilegio
rispetto alle altre tipologie. (Dante non parla più di “parlanti” ma di poeti, scrittori…)

verso 3: sospende il suo giudizio su quale lingua sia la migliore ma fa capire che propenda per l’italico

verso4: comincia una nuova argomentazione: prende il considerazione l’italico e confronta le varietà
interno, il volgare italico è divisa da una dorsale appenninica a destra e sinistra. Varietà linguistiche che
scendono da una parte all’altra.

Verso 5/6: Tutte le lingue che pure sono interne alle singole parte sono diverse tra loro. Divisione
regionale> regioni di destra: parte della Puglia, Roma, Ducato, Toscana, Marca Genovese; a sinistra: Puglia,
Marca anconetana, Romagna, Lombardia, Marca Trevigiana e Venezia

Verso 7: Dante arriva a distinguere nel volgare italico 14 volgare, che a loro volta possiedono ulteriori
suddivisioni, individua varianti più piccole come Senesi e Aretini in Toscana…

Lo scopo di Dante è quello di rintracciare un volgare migliore, più perfetto.

07.01.2021

Capitolo 11:

verso 1: cambia la prospettiva> il volgare italici si divide in molte parlate addirittura nella stessa famiglia,
ora si tratta di cercare la migliore tra queste (la più illustre)> inizia una caccia:

verso 2: i romani non accedono neanche al è piano dell’eloquenza tanto è turpe il vulgare. Severissimo è il
giudizio di Dante nei confronti del volgare romano. Danno del tu non usano forme di cortesia

verso 3/4: “ho incontrato una donna di Fermo presso Cascioli svelta, svelta se ne andava di grande fermo”>
la parlata Marchigiana è stata derisa da un certo Castra

verso 5: Milanesi e Bergamaschi

verso 6: Aquileiensi e Istriani, Casentinesi, Sardi ( quest’ultimo imitano la grammatica)

Capitolo 12:

verso 1: dopo aver eliminato questi volgari, vede quali tra quelli rimasti è il migliore

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
verso 2: siciliano> lingua degna di considerazione per vari motivi: perché

- la poesia italica è chiamata siciliana (iniziatori della poesia italiana)


- si trovano maestri siciliani che cantano con tono sostenuto> come nelle canzoni “ancor che l’aigua
per lo foco lassi”; “amor, che lungiamnete m’hai menato”> due canzoni di Guido delle Colonne
(messinese)

verso 3/4: introduce una precisazione: questa fama della Sicilia (culla della poesia Italiana) dura a
riprovazione degli attuali principi Italiani che al contrario di Federico e suo figlio Manfredi che radunarono
un gruppo di poeti eccellenti vivono disdegnando di vivere da bruti, adesso vivono a modo di plebei. Tutto
ciò che di nobile venne prodotto dagli ingegni italici vede la luce nella corte di Federico e suo figlio.

Verso 5: inizia con un imprecazione in aramaico>gli attuali principi (Federico D’Aragona, Carlo II d’Angiò…)
cosa suonano gli strumenti di questi?> parole ben diverse da quelle di Federico e Manfredi (vuole
risvegliare gli interessi di questi principi)

Verso 6: il siciliano però non è la lingua che stiamo cercando perché quando sentiamo parlare un siciliano
medio si esprime in un volgare che non è quello illustre, ma usano un siciliano strascicato: “tragemi d’este
focora se t’este a bolontate” di Cielo d’Alcamo. Se invece prendiamo il siciliano parlato dagli eccellenti
allora questo è il volgare degno di nota.

Qual è la veste linguistica di questi testi? I testi siciliani che legge Dante sono arrivati attraverso i Canzonieri
Toscani (sistema fonetico toscano)> Dante ne viene in contatto in queste forme> ignorava il fatto che questi
testi in origine erano stato scritti in una forma più vicina al siciliano. Ciò giustifica Dante a pensare che il
Toscano Regionale riecheggi in ogni forma di realtà municipale

Verso 7/8: Apulia (pugliesi): parlano in maniera oscena ma alcuni si allontanano esprimendosi in un volgare
più elegante.

Verso 9: abbiamo travato frammenti di volgare illustre ma nella misura in cui si sono staccati dal loro
volgare municipale (proprio)

Capitoli 13: Toscani> vogliono il titolo illustre (dante è molto critico). Non Guittone d’Arezzo, né
Bonagiunta, né Gallo Pisano, Brunetto fiorentino… nessuno di loro si è mai allontanato dal volgare
municipale.

Verso 2: siccome ritengono di esser i migliori non sarà inutile umiliare le loro parlate una ad una> (fa
esempi linguistici che contengono un esempio morale):

- Fiorentini: es> “mangiamo che tanto non facciamo altro”> ingordigia


- Pisani: “bene i fanti di Firenze per Pisa”
- Lucchesi: “chiedo a Dio che il comune di Lucca prosperi sempre più”> prosperità materiale, non
spirituale
- Senesi: maledicono la loro stessa città
- Aretini: dissennati che pongono domande insensate

Verso3/4: alcuni però hanno conosciuto il volgare eccellente come: Guido, Lupo e Cino

Verso 5: il volgare da noi ricercato non è quello Toscano, troviamo in Toscana esempi di volgare illustre ama
non vuol dire che sia esso il volgare illustre.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso 6: Genovesi

Capitolo 14: oltre l’appennino vediamo le parlate di sinistra

Verso 2/3: Romagna> da scartare perché parlano con un intonazione troppo femminei ma ci sono alcuni
come Tommaso da Faenza e Ugolino il Bucciola che se ne allontanano.

Verso 4/5: Bresciani, Vicentini e Veronesi fanno sembrare uomini anche le donne. I Padovani spezzano le
parole, i Trevigiani pronunciano f la v

Verso 6: i Veneziani da escludere

Verso 7: l’unico passabile è Aldobrandino da Padova

Verso 8: sentenza finale di Dante

Capitolo 15

verso 1/2: parlata più elegante riconosciuta ai Bolognesi, perché mescola i suoni in modo armonioso>
sembra unire Modenese e Ferrarese + imolese

Verso 3: se consideriamo modenesi e ferraresi dobbiamo escluderli

Dante ammette come criterio la maggiore o minore eleganza di una lingua il principio di accoglienza delle
lingue vicine.

Dante probabilmente conosceva le differenze tra i testi originali di Guinizzelli e quelli toscanizzati ma poco
gli da peso> forse non le intendeva come imperfezioni. Verso 6: se vogliamo dire che il Bolognese è
elegante Dante è d’accordo ma questo primato gli spetta solo in relazione agli altri volgari municipali se
vogliamo dire che gli spetti il primato assoluto Dante non è d’accordo. Poeti Bolognesi che si distinguono:
Guinizzelli, Ghisilieri, Fabruzzo, e Onesto.

Verso 7: Trento, Torino e Alessandria> accozzaglia, scarta in maniera sbrigativa anche questi volgari.

Dante costruisce l’idea di una lingua che prescinde completamente dall’elemento geografico . il volgare
illustre non è quindi una lingua legata ad un territorio> evidenza del fatto che poeti lontanissimi tra loro da
un punto di vista spaziale e temporale avevano scritto poesie in quella lingua. Tutti coloro che hanno usato
il volgare illustre si sono distaccati separandosi dal volgare municipale. Cosa sia il volgare illustre ancora qui
non può svelarlo> riprende successivamente la ricerca da un punto di vista filosofico (più illustre)

12.01.2020

Considerato l’elogio a Federico Montefeltro e suo figlio, se andiamo al decimo Canto dell’inferno, tra gli
eretici scopriamo che tra gli eretici Epicurei c’è anche Federico II, insieme anche a Farinata degli Uberti (di
cui dimostra una certa ammirazione). Questi eretici vengono condannati per aver professato dice Dante,
una dottrina perversa e contraria al cristianesimo: la mortalità dell’anima. Idea che Dante definisce nel
Convivio come la più stolta, la più contraria a ragione. Tutte le scuole filosofiche dell’antichità hanno
professato l’immortalità dell’anima, qualcosa che sopravvive alla distruzione del corpo. Nel convivio Dante
ancora non mette a fuoco tra posizione della filosofia Epicurea e dottrina perversa della mortalità
dell’anima. Tesi bestiale secondo Dante. Considerando che nell’inferno si trova Federico l’immagine dello
stesso presente nel De Vulgari stride con questa. Nell’elogio nel De vulgari è presente una battuta polemica

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
nei confronti di Manfredi, che veniva considerato dai guelfi un bastardo. La posizione di Federico
nell’inferno è tratta proprio dalla propaganda Guelfa, in particolare da la Cronaca di Salimbene. Divergenze
di prospettive tra commedia e de vulgari eloquentia.

CAPITOLO 16: situazione paradossale> “abbiamo sentito il profumo della preda un po’ da per tutto ma non
siamo riusciti a catturare la pantera (simbolo del Cristo, dalla proprietà di profumare) che si è dato a vedere
qua e là ma non abbiamo catturato” mette quindi in atto un metodo logico: Dante annuncia che il criterio
non può essere più empirico, materiale, ma un argomento filosofico, logico, partendo da un assioma>
fornito a Dante da un principio dedotto dal decimo libro della metafisica di Aristotele: afferma che in ogni
genere di cose deve esserci un unità rispetto al quale tutte le cose appartenete al quel genere possono
essere confrontate e misurate e dalla quale possiamo ricavare la misura di tutte le altre. Esempio che pone
Dante “tutti i numeri si misurano e ricevano ognuno il loro valore in rapporto al numero 1, più si avvicinano
ad esso più il loro valore diminuisce, più si allontanano più il valore cresce. Così nei colori tutti misurati in
rapporto al bianco (luce), all’estremo opposto della scala dei colori noi troviamo il nero (colore meno
nobile), i colori intermedi ricevono il loro valore su modello del bianco”. Quindi in ogni genere di cose che
indicano quantità o qualità bisogna trovare quella realtà che costituisce il punto di riferimento per tutte le
altre chiuse in quel genere “nelle nostre operazioni umane bisogna trovare questo principio attraverso il
quale le nostre azioni possano essere valutate”. La virtù è il nostro modello sul quale stabiliamo la natura
dell’uomo, buona o cattiva. Se consideriamo l’uomo in quanto cittadino il modello è la legge, grazie alla
quale si può stabilire se un uomo è o non è un buon cittadino. Siamo anche uomini, cittadini e italici, in
quanto tali ci sono certe unità di misura, usanze, moda e lingua che sono le unità delle operazioni che
compiamo in quanto italici (comuni a tutte le città d’Italia): “fra le operazioni che compiamo come italici ci
sono gli atti linguistici che possono essere differenziati tra loro in rapporto ad un unità assoluta, il volgare
eccellente a cui noi andiamo alla ricerca, quel principio in rapporto al quale si valutano, si differenziano gli
atti linguistici compiuti dagli italici, ecco perché dice Dante, essendo un principio non appartiene a nessuna
città in particolare ma le trascende rispetto al quale si comporta come un principio regolatore, ciò non
toglie che alcune parlate possano essere migliori delle altre parlate” come ad esempio in volgare
bolognese.

CAPITOLO 17: ora spiega gli attributi di illustre, cardinale, aulico e curiale:

ILLUSTRE: “con questo intendo qualcosa che illumina e risplende, in questa maniera definiamo degli uomini
perché illuminati dalle da giustizia e carità le trasmettano ai sudditi oppure perché illuminati da
insegnamenti morali eccellenti e li ha trasmessi con pari eccellenza” esempio: Numa Pompilio e Seneca. “il
volgare di cui parlo è illustre perché si comporta così: esaltato dalla dottrina e dal potere che gli sono propri
(ha una virtù e una dimensione intellettuale che gli appartiene per natura) e trasmette ai suoi fedeli onore e
gloria” “è elevato in dottrina perché si distingua da tutte le brutture dei volgari italici, ne esce puro e
limpido come dimostrano le poesie di Cino da Pistoia e il suo amico (Dante)” > ma non è una spiegazione
quello che ci da Dante, è un dato di fatto. “Il potere del volgare sta nel mutare i voleri umani, di
commuovere gli animi” e “io che sono un poeta illustre sono la dimostrazione vivente che questo volgare è
capace di elargire ai suoi fedeli, è proprio da questo che non riesco a pensare al mio esilio”. Dante descrive
questa realtà più attraverso immagine che ragionamenti

CAPITOLO 18:

CARDINALE: “immagine del cardine della porta su cui la porta si volge, la stessa cosa fa il volgare rispetto al
gregge dei volgari municipali, che si alterano a seconda del modo in cui cambia il volgare illustre” paragona
i suoi seguaci al buon agricoltore che dalla selva italica estirpa gli arbusti infruttiferi, sostituiti con alberelli

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
che possono fruttare. Nessuno dei volgari può correggere il volgare illustre, forse Dante vuole dire che
dove ci sono più persone che parlano il volgare illustre ci sono meno parlate rozze. Ma potrebbe essere
anche inteso come se ci siano dei soggetti predisposti a parlare e scrivere il volgare illustre, individui nobili
che realizzano spontaneamente questa misura d’eccellenza> come se fosse una sorta di grazia. Dante in fin
dei conte ci sta dicendo che è lui il volgare illustre. Il volgare illustre non è una realtà logica ma asserita.
L’esito della ricerca è l’affermazione che il volgare illustre esiste e che si palesa nei versi di questi poeti, poi
se altri non lo usano è perché non ne sono degni. Ciò si potrebbe anche riferire alla descrizione dell’uomo
nobile nel quarto libro del convivio: definito come l’uomo che riceve da Dio una straordinaria attitudine alle
virtù.

AULICO: “perché se avessimo una regia, se fossimo un regno, la lingua parlata nella sede regale sarebbe il
volgare illustre, ma noi una regia non l’abbiamo” “infatti noi italici una regia non l’abbiamo ed è per questo
che il volgare illustre è costretto a migrare in corte in corte” (il volgare illustre esule da una corte all’altra
cammina sulle gambe del suo autore).

14.01.2020

CURIALE: “una norma ben pesata delle azioni che vanno compiute e poiché la bilancia adatta si trova nelle
corti più nobili, ne segue che qualsiasi nostro agire possa dirsi curiale” ma quale curia, se non ce l’abbiamo?
“sembra una presa in giro dal momento che non abbiamo curia, ma a ciò si risponde facilmente, non
l’abbiamo come i tedeschi, unificati sonno il governo id un monarca, ma abbiamo una curia che è tutta
spirituale, esistano le membra che sono unificate dalla luce della ragione” (ovvero i poeti).

Prospettiva politica e filosofica si incastrano.

CAPITOLO 19: il volgare illustre è quindi quello italico. I poeti di grado eccellente hanno fatto uso del
volgare illustre, ossia il volgare italico. Dante si proponeva di giungere fino al lessico familiare.

II LIBRO DE VULGARI ELOQUENTIA

CAPITOLO 1: Se un poeta è un cattivo poeta: “ogni scrittore volgare deve usare il volgare illustre, tutti gli
scrittori tendono ad abbellire le loro opere, il suo genere quindi viene mescolato a ciò che è meno buono”
ma questa per Dante è un idea falsa, nemmeno i poeti più eccellenti possono fargli riferimento. Il volgare
illustre richiede uomini che ne sono degni, dall’ingegno e sapienza eccellente.

(da internet) Ha argomento più precisamente retorico e passa a illustrare gli usi possibili del volgare illustre,
riservato agli scrittori dotati di alto ingegno e destinato a trattare gli argomenti più elevati, ovvero la
prodezza nelle armi, l'amore, la morale. La forma metrica più degna per questo volgare è quella più nobile e
risalente a una lunga tradizione, ovvero la canzone: questa va costruita in base a regole rigorose, facendo
ricorso allo stile tragico e al verso più splendido, vale a dire l'endecasillabo (eventualmente alternato al
settenario). Anche il lessico deve essere elevato ed evitare cadute nel registro più umile, mantenendosi a
un livello sublime. Dopo alcune osservazioni circa le parti costitutive della canzone (melodia, strofa, versi,
rime...), il libro si interrompe bruscamente a metà del cap. XIV.

19.01.2021

CONVIVIO (primo e quarto trattato): scritto insieme al de vulgari tra il 1304-1308 circa. Giovanni di
Monferrato (morto nel febbraio del 1305) citato come vivo nel de vulgari, quindi probabilmente Dante lo
scrive prima di venire a conoscenza della sua morta. Nel primo trattato del convivio si parla del de vulgari

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
come progetto. Questi primi capitoli non devono essere lontani dalla stesura di quest’ultimo testo. Nel
quarto trattato (capitolo 14) del convivio abbiamo una menzione di Gherardo da Camino citato come
morto( nel marzo 1306) quindi queste pagine risalgono più o meno a questa data. Gli studiosi arrivano a se
stendere la data al 1308 perché Dante sembra all’oscuro dell’elezione di Enrico VII di Lussemburgo
avvenuta nel 1308> per Dante a quel punto il soglio imperiale poteva essere occupato adeguatamente. Non
avrebbe dunque senso la polemica di Dante verso gli imperatori che avevano lasciato vagante il soglio
imperiale.

Luogo di composizione: situazione ancora più incerta. Il convivio rappresenta una sorta di raccolta
enciclopedica dove dante raccoglie vari elementi scientifici e filosofici, cita opera di Alberto Magno
(maestro di Tommaso d’Aquino) “de intellectum et intellegibili”. Dante in questi anni è impegnato in vari
impegni diplomatici ma ha bisogno anche di studio, di consultare dei codici. Nel medioevo il possesso di
libri è una cosa molto rara, per poter scrivere il convivio Dante deve aver approcciato a degli studia o per lo
meno un luogo con a disposizione delle biblioteche. L’ipotesi più probabile è Bologna (citata anche di
frequente nel convivio). In quegli anni avrebbe garantito per Dante la protezione politica (governo bianco) e
anche la disposizione di testi. Ma probabilmente non scrive tutto il convivio lì anche perché nel 1306 sale al
governo un potere nero. Si spostò quindi alla corte di Moroello Malaspina, ma è difficile che Dante li possa
aver continuato a scrivere il convivio perché non avrebbe avuto a disposizione i testi scientifici necessari.
nel 1307 si trova a Lucca con a disposizione una grande biblioteca capitolar. Ricostruzione fortemente
ipotetica.

Il convivio è un opera di filosofia, portatrice e di alcune idee filosofiche non molte originali ma molte
ricavate dalla scienza filosofica del tempo. Mentre alter sono idee elaborate da Dante. Quindi non si tratta
solo di una raccolta ma di un opera di filosofia da una persona che vuole farsi riconoscere come filosofo. Da
un punto di vista formale è anch’esso un prosimetro (alternanza di prose e versi). Troviamo delle canzoni e
una parte in prosa che costituisce il commento a queste canzoni. Quindi il convivio si presenta come
commento filosofico a canzoni scritte dall’autore. Commento in volgare, scelta insolita, che richiede un
ampia giustificazione nel primo trattato (funzione proemiale). Infatti il primo commento vero e proprio
incomincia nel secondo trattato. Un'altra cosa particolare è che scrive un commento filosofico su testi scritti
da lui (autocommento). Dante spiega il perché di questa scelta nel primo trattato. Il convivio inoltre è un
opera incompiuta, scritta fino al quarto trattato. Dante progettava un opera in 14 trattati in ciascuno dei
quali avrebbe dovuto commentare una sua canzone (quindi 15 in tutto compreso il proemio iniziale). Ci
sono dei rimandi interni nell’opera che ci conducono a questa affermazione. Il perché Dante abbia
interrotto il convivio si è dibattuto molto forse dipese dall’ascesa di Enrico VII di Lussemburgo che aderisce
e forse abbandona il convivio. Sappiamo che si sposterà materialmente con l’imperatore e la sua ascesa in
Italia (epistole di Dante). Tema imperiale+ avventura politica di Enrico VII (sembra dare una concretezza
storica a ciò che Dante immaginava) ha determinato quest’interruzione.

Primo trattato: si apre con una sentenza aristotelica. Aristotele è il filosofo per antonomasia. Nel quarto
canto della commedia risiede nel castello del limbo.

Capitolo 1: Nel medioevo la metafisica di Aristotele era definita come “prima filosofia”: “tutti gli uomini
desiderano naturalmente la conoscenza”. Desiderio di sapere= facoltà di conoscere posseduta da tutti gli
uomini. Ora ci spiega il perché: parte da una premessa di carattere universale ogni cosa si volge a ciò che la
perfeziona. Poiché la scienza è la nostra massima felicità a cui possiamo aspirare sulla terra, ecco che tutti
gli uomini sono sottoposti al suo desiderio.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso2/3: “ma tutta via molti uomini sono privati di questa perfezione” sono pochi quelli che posseggono
“l’abito della scienza” ovvero la sua conoscenza. Per abito si intende una virtù che viene posseduta
interamente. Se tutti desiderano la scienza sono pochi quelli che la posseggono veramente, ciò per vari
motivi interni o esterni all’uomo che allontano l’individuo dalla scienza.

- Impedimenti interni di due tipi: uno fisico, l’altro di carattere psicologico. Fisico: quando ogni
organo del nostro corpo non ci permette la recezione della scienza (menomazione). Psicologico:
quando la nostra anima è guastata da inclinazioni viziose (esempio: ricerca smoderata dei piaceri
carnali, dal settimo libro della nicomachea di Aristotele). Il primo è degno di scusa mentre il
secondo non è scusabile perché è il soggetto che lascia predominare il vizio.
- Impedimenti esterni di due tipi: famiglia e città dall’altra parte la pigrizia (responsabilità
amministrative ed economiche). Famiglia: giustamente trattiene a se molti uomini. pigri: meno
scusabile dell’altro perché nasce dalla pigrizia, dovuta al fatto di vivere in luoghi privi di formazione
(come biblioteche) o lontani da gente studiosa.

Verso 5: carattere fisico e familiare sono giustificate, le altre vengono condannate, ovvero la malizia
d’animo e la pigrizia. L’iniziale ottimismo di Dante giunge fino a questa conclusione sconsolata.

Verso 10: “ci sono i beati che siedono in alto al banchetto della scienza”. I beati sono per dante i sapienti. In
basso ci sono quelli che aspirano alla scienza ma ne sono privi e sono costretti metaforicamente a nutrirsi di
cibi poveri “erba e ghiande”. Qui dante si colloca in un posizione intermedia. Raccoglie ciò che cade dalla
mensa dei sapienti “le briciole” e lo adatta alle bocche di chi sta sotto per sfamarli. Volendo imbandire una
tavola per gli affamati Dante organizza un banchetto “un convivio” il cui cibo è scienza, nel quale offrirà
come “vivanda” principale le canzoni ma siccome queste non potrebbero essere intese senza un significato
ecco che questa deve essere occupata da un “pane” ovvero il commento che renda più digeribili le canzoni.
Gli impediti citati e invitati sono quelli che per cara familiare e civile poi i pigri mentre i menomati e i viziosi
non possono accedere perché da una parte è inibita la conoscenza mentre gli altri per natura depravata
non possono rivolgersi alla scienza.

Verso 16: “La seguente opera si chiama convivio, in essa si trattano argomenti di natura filosofica che la fa
apparire più virile rispetto al vita nova “. Le canzoni che commenterà sembrano mostrare un intenzione
diversa rispetto a quella che l’autore voleva veramente perseguire, esse appaiano senza la mediazione del
commenta delle canzoni d’amore che confermano l’immagine dell’autore deducibile dalla vita nuova ma
quest’immagine non risponde alle reali intenzioni di Dante, l’amore di cui parla non è per una donna ma per
la filosofia, sembrano parlare d’amore ma parlano di scienza. Dante dice “ecco perchè il commento deve
essere allegorico” perché la canzoni conservano il velo di un immagine che va sollevato per capire il
significato vero delle canzoni (quando si parla di una donna si parla di un’allegoria sotto alla quale si cela il
cero significato del testo). Spetta all’autore dare la chiave per intendere il significato. Ma in realtà si
presenta un problema, perché dante dice che farà così. Perché in alcune canzoni: nelle canzoni si presenta
un significato letterale, come il contrasto tra le due donne, e un significato allegorico nascosto che ci rivela
che quella donna che insedia beatrice è la filosofia. Ma ciò cambia nel quarto trattato in cui sarà dante
stesso ad avvertirci che lì c’è il significato di tipo allegorico (senso letterale in immediato rapporto con la
realtà)> dichiarato direttamente dal testo (non rivela ma li argomenta).

Capitolo 2: difetti che potrebbero essere imputati al “pane”

- È buona norma non parlare di se;


- Parlare in maniera troppo sottile> fare ricorso a concetti difficili risulta irragionevole

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Difetti dai quali dante deve giustificarsi:

i retorici proibiscono di parlare di se stessi perché si finisce o per elogiarsi o biasimarsi. Entrambe sono da
evitarsi. È peggio disprezzare se stessi perché non bisogna farlo pubblicamente ma in privato in quanto
nessuno è più amico di noi stessi. Molto spesso ci si loda quando non si è si sicuri di se stessi. Noi non siamo
giudici giusti di ciò che siamo ma spetta più che altro a qualcun altro biasimarci o lodarci. “ci comportiamo
come il cattivo mercante”

Canzoni: (dal web)

- Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete: Dante spiega anzitutto le circostanze biografiche in cui la
lirica venne composta, ovvero il periodo seguente alla morte di Beatrice in cui lui cercò
consolazione nello studio della filosofia (specialmente leggendo Cicerone e Boezio), quindi
reinterpreta la donna gentile di cui si parlava nei capp. XXXV-XXXIX della Vita nuova come allegoria
della filosofia, per cui la materia narrativa del libello giovanile viene rivisitata e attualizzata. Su
questa base egli svolge il commento e l'interpretazione della canzone, tessendo un appassionato
elogio della filosofia e dello studio della materia dottrinale.
- Amor che ne la mente mi ragiona: la stessa intonata da Casella nel Canto II del Purgatorio e
collegata anch'essa alla figura della donna gentile, esaltata secondo la poetica stilnovistica della
«loda». Come nel II Trattato, anche qui Dante compie numerose divagazioni di carattere scientifico,
filosofico, teologico.
- dolci rime d'amor ch'i' solìa: si distende per trenta capitoli con un raddoppiamento esatto rispetto
ai due Trattati precedenti, entrambi di quindici capitoli. Dante abbandona il tema biografico-
amoroso, affrontando una elaborazione di carattere più strettamente teorico: il tema centrale è la
definizione della nobiltà, che è quella d'animo e non di sangue (secondo il celebre motivo
stilnovista) ed è quindi una sorta di dono divino, di cui il destinatario deve rendersi degno con una
condotta virtuosa da esprimere nell'impegno politico e civile. Il tema sociale si fonde con quello
politico, poiché Dante esalta il concetto di monarchia universale rappresentata storicamente
dall'Impero romano e poi dal Sacro Romano Impero, voluta quindi dal disegno provvidenziale di Dio
attraverso la vicenda di Enea, la fondazione di Roma e del Papato (la stessa visione tornerà, con
qualche correttivo, nella Commedia e nella Monarchia).

20.01.2021

Verso 12: “ci sono alcuni motivi per cui parlare di se è lecito e due sono più importanti degli altri”

Verso 13: “una ragione è quando ci si deve difendere da una ragione ingiusta (altrimenti si subisce
infamia)”. modello di questa deroga è Boezio “è giusto che Boezio per difendersi abbia parlato di se nello
scrivere la Consolatio (scritta nel carcere di Pavia), per assolvere la sua accusa di infamia non poteva far
altro”.

Verso 14: Il secondo modello riguarda quando attraverso la propria esperienza si offre un insegnamento
utile agli altri, in particolare con Agostino (le confessioni) il quale racconta la suo percorso di vita, utile a
tutti.

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Verso 15: Se in me ci sono entrambe queste condizioni allora il pane del commento può considerarsi
purificato dal primo difetto” “a parlare di me mi muove sia il timore di infamia sia il desiderio di fornire un
ammaestramento”

Verso 16/17: Ora le specifica> Infamia: l’accusa che teme Dante è quella di essere dominato dalla passione
amorosa (eccesso di sensualità), per difendersi da questa potenziale accusa Dante è costretto a parlare di
se e mostrare attraverso il commento che a causare quelle canzoni non è stata una circostanza amorosa ma
un amore tutto spirituale (canzoni fatte di virtù). Insegnamento: “intendo mostrare anche il vero significato
di quelle canoni che nessun altro può spiegare a parte me altrimenti il significato allegorico rimarrebbe
nascosto” mostrando ciò l’autore offre un insegnamento utile agli altri. Aiuta il lettore nella lettura dei testi
allegorici. Quindi sono giustificate entrambe.

Capitolo 3: (prosa letteralmente meno vincolata ai modelli scolastici) “se io adesso che ho sciolto questo
dubbio rischio di accenderne un altro, rischio di comportarmi come quelli che provano a calmare una rissa e
invece ne accendono un'altra”. Problema: il commento potrebbe risultare difficile “arduo”. Questa
difficolta, afferma Dante, che serve a evitare un problema maggiore.

Verso 4/5: (periodo lungo e complesso) la giustificazione di Dante si basa su un evento personale e
doloroso, ovvero l’esilio. Dante a causa dell’esilio “nella mia condizione di esulo, povero costretto a cercare
una dimora tra le varie corti”> mostra la sua terribile condizione di esule. Cosa rende questo esilio così
terribile? Il fatto di non avere una professione (per questo scrive il convivio, per presentarsi con un
immagine nuova). Anche Cino da Pistoia viene esiliato ma lui è un avvocato, professore di diritto, il suo
esilio è quindi meno terribile rispetto a Dante perché non fatica a trovare un impiego. Attraverso le forti
espressioni che qui Dante usa afferma “pur avendo una fama alta vedendomi in questa condizione così vile
la mia fama non poteva che avere un duro colpo” quindi qui dice che per riqualificare la sua immagine usa
un commento più alto e difficile. “sono apparso a molti in una condizione prostata e avvilita può aver
ritenuta che ogni cosa io facessi potesse rispecchiare questo mio stato, ovvero vile e misera”.

Verso 6/7: spiega il perché la fama si può dilatare: “il responsabile della buona fama è l’amico che comincia
a parlar bene della persona che apprezza, e normalmente l’amico esagera le qualità della persona e quindi
può essere in buona e cattiva fede”.

Verso 8/9: “la seconda mente esagera e così via” la stessa cosa avviene anche quando si parla male di
qualcuno

Verso 10: immagine virgiliana della fama che si dilata. La fama o si amplia o si dilata

Capitolo 4: dimostra le regioni per cui la presenza della persona fa restringere la fama mentre se è lontana
si amplia.

Verso 13: siccome mi sono presentato in questo stato fortemente prostrato a tutti gli italici sono apparso
inferiore nella persona e nelle cose, ragione per la quale mi conviene che adotti in quest’opera uno stile più
sostenuto e un contento più difficile. Attraverso l’autorevolezza dell’opera Dante rafforza la sua fama.

Capitolo 5: adesso bisogna purgare l’opera da un altro problema ovvero quello dell’uso del volgare invece
del latino. “cereali vile e non nobile”. Dante mostra le sue ragioni:

- scrupolo di evitare un disordine tar le due parti


- istinto di liberalità

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
- dal naturale amore che porta per il suo volgare (non quello illustre ma parla di quello fiorentino,
lingua materna che vuole rendere grande)
- per coloro a cui si rivolge, che non conoscono il latino

verso 4: analizza questi dati uno per uno> analizza il rapporto tra servo e padrone. Come tutte le realtà che
attingono al fine a cui sono destinate anche il servo ha delle qualità invece che altre. Siccome il commento è
al servizio delle canzoni (servo rispetto al padrone), purché sia un servo valido deve avere tre qualità

- Riconoscente
- Subietto
- Conoscere le volontà del signore e obbedire ad esso

Il signore, le canzoni sono in volgare e quindi se il servitore, il commento fosse stato in latino non avrebbe
rispettato queste qualità. “ se fosse stato in latino non sarebbe stato sottoposto al suo signore ma sarebbe
stato lui il sovrano per nobiltà, virtù e bellezza”

- Nobiltà: “il latino è perpetuo e non distruttibile, il volgare è mutabile e distruttibile” (richiamo al de
vulgari eloquentia > Stessa definizione ma considerazione opposta).Proprio perché scritte in latino
le antiche tragedie, le scritture dei poeti antichi si conservano ancora oggi e sono perfettamente
leggibili, cosa che non avviene per il volgare. Capacità di innovazione da parte del singolo che
determina la mutabilità del volgare. Dante ci pone un esempio classico: del cittadino defunto, nel
momento un cui dovesse tonare dopo 100 anni non capirebbe la lingua parlata in quella che era la
sua città.
- Virtù: una cosa è virtuosa quando fa nei migliori dei modi una cosa per la quale esiste “così il
linguaggio che ha lo scopo di manifestare i nostri pensieri è virtuoso quando lo fa, il più virtuoso è
quello che lo fa in modo migliore”. Il latino in questo è più virtuoso perché riesce a esprimere
concetti più alti rispetto al volgare.
- Bellezza: il latino è una lingua più armoniosa nell’insieme dei vocaboli rispetto al volgare. La lingua
volgare è d’uso quindi esposta a elementi di instabilità. Il latino è dunque più bello e superiore.

il fine di questo discorso: scrivendo il convivio Dante colma questa sproporzione tar latino e volgare. Dante
conferisce al volgare la capacità di esprimere concetti difficili quasi quanto il latino. “io magnifico questo
volgare”> esprimere concetti alti.

Capitolo 6: il commento latino non sarebbe stato né conoscente né obbediente: il bravo servo deve
conoscere la natura del suo signore ma anche conoscere gli amici del signore altrimenti non li potrebbe
servire. L’amico secondo una tradizione antica non è altro che un altro se stesso (un riflesso del signore
medesimo). Il commento latino non avrebbe garantito queste due cose: se vedo da lontano un animale ma
non ti so distinguere che animale sia se ad esempio un cane o un lupo così fa il latino non riconosce il
signore in maniera precisa. Se conoscesse il latino conoscerebbe anche tutti i volgari ma questo non è, una
persona che parla latino se italica non distingue volgari stranieri (provenzali o tedeschi), non ha una nozione
specifica del volgare ma generica perché riconosce il volgare ma non sa distinguerli. Se non conosce il
volgare non può neanche conoscere i suoi amici. In conclusione, chi conosce il latino non conosce il volgare
in tutte le sue varietà e dunque ha una conoscenza approssimativa.

Capitolo 7: se il commento fosse stato in latino non sarebbe stato obbediente: per tre condizioni

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
- Dolce e non amara: bisogna obbedire senza percepire l’asprezza di questo> perché il volgare è
servo del latino, ma si tratta un servo che comanda: ma un servo che comanda al signore genera un
obbedienza amara. Si tratta dunque di qualcosa di innaturale.
- Obbedienza immediata/comandata: non spontanea> ilo commento latino avrebbe agito in parte
spontaneamente perché avrebbe finito per esporre (perché più virtuoso) avrebbe esposto più
concetti che il signore avrebbe richiesto a lui. “se qualcuno mi direbbe di portare due vesti e io ne
portassi una sola non esaudire completamente l’ordine che mi vien impartito” e la stessa cosa
sarebbe
- Misurato: queste canzoni devono essere intese, se le canzoni potessero parlare esprimerebbero ilo
desiderio di essere capire. Se fosse stato in latino il commento sarebbe stato esposto solo i letterati
e non agli altri. Coloro che intendono capire queste canzoni non sono letterati (sarebbero stati
tagliati fuori). Inoltre avrebbe peccato per eccesso, perché avrebbe fatto conoscere il testo anche al
di fuori dall’Italia ma non avrebbe più garantito la sua armonia. Ciò, dice dante, avvien anche con le
traduzioni che fanno perdere la bellezza della lingua originale (infatti dice che Omero non fu
tradotto proprio per evitare ciò mentre i salmi tradotti dall’ebreo al latino e il greco perdono tutta
la loro bellezza).

Capitolo 8: adesso vuole mostrare perché sceglie la liberalità: tre requisiti

- Quando si da a molti: è meglio dare a più persone che uno solo perché in questo modo l’azione
liberale assomiglia a quella divina.
- Si dona utili cose: se dono una cosa inutile come ad esempio: quando un cavaliere dona ad un
medico uno scudo e questo invece gli dona i trattati medici, risulta un atto inutile. Chi dona
qualcosa di utile è un liberale autentico.
- Dono spontaneo (che previene la richiesta): verso 16> il dono non deve essere richiesto perchè la
purezza del donare viene inquinata da un elemento “mercantesco”, si costringe a chiedere.
Beneficio perfetto.

Capitolo 9: se il commento fosse stato latino non sarebbe stato perfetto: i letterati stranieri non avrebbero
ricevuto il dono perché non avrebbero potuto leggere il testo delle canzoni. i letterati italici non sarebbero
stati serviti adeguatamente, forse uno su mille, ciò perché non sono degni di riceverlo. Se il fine è
trasmettere un insegnamento delle realtà filosofiche i letterati uno su mille avrebbe realizzato questo fine
(pensa ai medici, nobili, principi, avvocati…) perché sono avari, non desiderano la scienza (dono inutile). I
letterati italiani coltivano la scienza, studiano il latino, unicamente per trarre dei vantaggi materiali ecco
perché le verità che queste canzoni trasmettono non li avrebbero raggiunti. Il volgare invece darà
soddisfazione a molti perché la nobiltà d’animo si trova in colore che per le cattive abitudini del mondo
hanno lasciato la scienza nelle mani di coloro che hanno prostituito la scienza e la sua lingua (il latino) ai
loro profitti. Il volgare fa qualcosa di non richiesto in quanto tutti si aspettano un commento in latino.

IV trattato (interpretazione generale): sulla vera nobiltà che per dante è un seme che dio pone in alcuni
eletti dal quale nascono i frutti ovvero le virtù. Lo scopo è confutare un opinione erronea sulla nobiltà.
Predisposizione a queste virtù o per cause naturali o per favore divino. Su questo falso concetto vengono
assegnati premi, incarichi quindi non si tratta solo di un errore filosofico m anche sociale. Questo falso
afferma che la nobiltà consiste in antichità di sangue, nel casato, unita a ricchezze. La canzone dolci rime
trattata qui cita un imperatore che sostenne questa tesi. Dante afferma che la nobiltà discende da Dio. nel
commento afferma che quest’imperatore è Federico II di Svevia, aggiungendo che quest’idea non porta
malizia ed è stata ulteriormente imbastardita togliendo riferimenti all’antichità e attribuendola solo alle

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
ricchezze finanziarie. Prova a dimostrare per gran parte del trattato che l’imperatore non ha le qualità per
fornire questa opinione, la verità di ordine morale per dante compete al filosofo. L’opinione che dante
attribuisce a Federico II ma in realtà si tratta di una antica tesi esistente, elaborata da Aristotele. Nella
Monarchia infatti attribuisce correttamente questa tesi ad Aristotele (che Dante utilizza per dimostra e la
doppia nobiltà di Enea). Sono le azioni virtuose (che si rivelano all’esterno) di un individuo che determinano
la possessione del seme divino (linea di Guinizzelli).

Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/


Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/
Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/
Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)
Document shared on https://www.docsity.com/it/letteratura-italiana-dante-16/7789080/
Downloaded by: federica-cancelliere (federicacancelliere08@gmail.com)

Potrebbero piacerti anche