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“Certo Dante è un caso individualmente atipico che porta a un punto estremo

le direzioni della sua stessa cultura. Il senso di colpa si unisce in lui a una
sicurezza che spesso diventa superbia e vera arroganza. Agostino non
avrebbe approvato per nulla le sue aspre condanne della Chiesa e dei
pontefici; (…) Ma il profeta convive in Dante con il peccatore, e questo non ha
nulla di sorprendente in una tradizione religiosa in cui tutti, anche i santi si
sentono peccatori.”
FRANCO FERRUCCI, Le due mani di Dio. Il Cristianesimo e Dante, Fazi, Roma 1999
LEZIONE 1
DANTE ALIGHIERI

LA VITA

1) Dante ​nacque a Firenze nel 1265​ da una famiglia della piccola nobiltà cittadina di parte guelfa.
a) fra ​i suoi maestri Dante stesso ci presenta ​Brunetto Latini dal quale probabilmente apprese la
retorica, lo scrivere elegante e forse una poesia di tipo dottrinale (dall’opera di Brunetto
“​Tresor​”)
b) i ​veri maestri di poesia​ furono però ​Guido Guinizzelli​, ​Guittone​ e l’amico ​Cavalcanti​.
c) in questo periodo l’esperienza di vita e di poesia si concentra nella figura di ​Beatrice che si
carica di complessi significati.
2) La ​morte di Beatrice nel 1290 segna per Dante un periodo di smarrimento che coincide con lo
stimolo ad uscire dal mondo rarefatto e chiuso dello stilnovismo per ampliare la sua conoscenza
soprattutto in direzione filosofica e stabilendo un rapporto con la politica e la vita civile.
a) si rivolge a colei che “​cacciava e distruggeva ogni altro pensiero​”, ​la filosofia
b) legge i ​poeti latini​ (​Virgilio​, ​Lucano​ e ​Ovidio​ soprattutto)
c) riscopre i grandi poeti provenzali del ​trobar clus​ (in particolare ​Arnault Daniel​)
3) L’​interesse per la politica si fa sempre più pressante ​a partire dal 1295.
a) per poter ricoprire cariche pubbliche Dante si iscrive alla ​corporazione dei Medici e degli
Speziali
b) nel bimestre 15 giugno/15 luglio 1300 ​fu eletto fra i Priori, ​la suprema magistratura cittadina

LA POLITICA DI FIRENZE

Firenze era allora lacerata dalle lotte tra ​Guelfi Bianchi (contrari ad ogni forma di ingerenza
esterna alle vicende dei comuni e legato alla famiglia dei Cerchi) e i ​Guelfi Neri (disponibili
ad un controllo del Papa Bonifacio VIII sul Comune e legati alla famiglia dei Donati)
Prima la città era stata divisa tra Guelfi (anti-imperiali e vicini al papato) e Ghibellini (fedeli
sostenitori del ruolo dell’impero) In realtà, ad di là delle differenze tra gli uni e gli altri, il vero
problema che emerse in questo periodo fu che approffittando del fatto che gli imperatori di
Germania si disinteressavano dell’Italia, ​Bonifacio VIII mirava ad estendere anche al
centro-nord la sfera d’influenza del Papato sui Comuni. Dante Alighieri invece aveva a cuore
sia la pace interna che l’autonomia esterna del comune. Pur essendo al di sopra delle parti era
da considerarsi più vicino ai Bianchi.
L’episodio che segnò in maniera netta e decisiva la vita di Dante coincise con l’arriva del
messo papale ​Carlo di Valois, inviato dal Papa con il pretesto di fare da pacificatore, in realtà
con il segreto obiettivo di appoggiare i Neri, i quali nel ​autunno del 1300 si impadronirono
della città, scatenando le persecuzioni contro la parte avversa. Dante si trovava a Siena, di
ritorno da Roma dove si era recato come ambasciatore, quando fu raggiunto dall’accusa di
baratteria (corruzione). Non essendosi presentato a discolparsi (e fece bene! –ndr-) fu
condannato al rogo in contumacia.

4) Ha inizio l’​esilio di Dante​, tappa fondamentale e drammatica della sua esistenza.


a) dopo un tentativo di ritornare con la forza a Firenze insieme con gli altri fuoriusciti di parte
bianca, fallito miseramente, egli ​si staccò dal gruppo degli esuli preferendo “​far parte per se
stesso​”.
b) Con la funzione di uomo di corte e inviato diplomatico ​iniziò il pellegrinaggio presso
signori magnanimi ​(i Malaspina in Lunigiana, gli Scaligeri a Verona, i Da Polenta di
Ravenna) che lo ospitavano per il grande lustro che dava poter vantare fra i propri ospiti un
poeta di tale levatura
c) Il ​pensiero di Dante però ritornava sempre a Firenze​, “​il bel ovile​” dove aveva “​dormito
agnello”,​ accarezzando la speranza di potervi tornare da poeta trionfatore.
5) La sua ​visione però si allargò da Firenze al mondo intero​: in particolare:
a) un notevole pessimismo lo invase, a proposito della ​decadenza del mondo tutto attento ad
inseguire cupidigia di denaro e sopraffazioni ​(in particolare nei riflessi politici che questa
cupidigia scatenava in molti comuni italiani divisi da lotte civili)
b) la ​Chiesa corrotta e mondanizzata​, i cui membri invece di essere pastori erano “lupi rapaci”
c) egli individuò ​l’origine dei mali nell’assenza del potere imperiale​, supremo rivelatore della
vita politica e civile, che riconfinasse la Chiesa all’interno dei poteri che gli erano stati
assegnati, questi sì, da Dio stesso: e cioè la cura della anime.
d) Si sentì così ​investito di una missione profetica​: riportare il mondo sulla retta via dalla quale
sembrava essersi allontanato.
6) Nel 1310 il ​suo sogno di restaurazione imperiale sembrò prendere forma con la discesa
imminente del nuovo imperatore ​Enrico (o Arrigo) ​VII di Lussemburgo in Italia, per essere
incoronato con il consenso del ​Papa Clemente V​, successore dell’odiato Bonifacio.
a) la ​missione però fallì per colpa dell’ambiguo atteggiamento del Pontefice e per la morte
dell’Imperatore avvenuta nel 1313.
b) Diminuirono anche le speranze di un ritorno in patria​: nel 1315 Dante rifiutò sdegnosamente
un’amnistia che aveva come prezzo il riconoscimento della propria colpevolezza ed
un’umiliazione pubblica.
7) ​Visse gli ultimi anni​, circondato dalla fama di supremo poeta, presso i Da Polenta ​a Ravenna​.
Di ritorno da un’ambasceria a Venezia, morì il 14 settembre del 1321.
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LEZIONE 2
DANTE ALIGHIERI: RIME GIOVANILI E VITA NOVA
1) Firenze era ai tempi di Dante un centro culturale molto importante dove i giovani intellettuali
come l’Alighieri avevano solo l’imbarazzo della scelta:
a) lirica d’amore cortese, stile guittoniano, maniera cavalcantiana erano i tipi di poesia d’amore
possibile
b) accanto ad essa avevano anche un certo seguito lo stile comico e realistico, l’enciclopedismo
didascalico, la poesia allegorica
c) Dante sceglie gli indirizzi culturali più raffinati orientandosi verso la lirica cortese di
ascendenza guittoniana: è una poesia raffinatissima ma anche molto astrusa e intellettuale, piena
di artifici formali
d) In seguito, l’amicizia con Cavalcanti lo porta ad abbracciare una lirica frutto della
consapevolezza di un’élite di spiriti eletti, il cosiddetto “dolce stil novo”
2) Questo clima spirituale è rintracciabile nel sonetto Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io. (pag. 587)
a) sin dal vocativo di partenza il sonetto propone il tema dell’amicizia poetica: si esprime (in linea
con il tipo di sonetto provenzale detto “plazer”, in cui si esprimono realtà piacevoli e desiderate,
come dimostrano le frequenti parole che appartengono al campo semantico del desiderio) il
desiderio di vivere in una piccola comunità di iniziati, legati da vincoli spirituali e da
comunanza di affetti e in più l’orgoglio della loro cultura.
b) Si aggiunge poi il tema dell’amore: ciò che gli amici hanno in comune è il “ragionar d’amore”
c) Si delinea il sogno di un sogno di vita cortese, collocato fuori dal tempo e dallo spazio, in cui
possano coincidere gli ideali vagheggiati e il vissuto quotidiano
d) E’ presente una atmosfera fiabesca, che proviene dai romanzi cortesi arturiani (come
dimostrano le parole “l’incantamento” e “l’incantatore” che rimandano al mago Merlino e al
suo mondo di magia e cortesia.
3) Dopo questa fase Dante si distacca dalla poesia d’amore alla Cavalcanti, troppo insistita sulla
sofferenza dell’Io. Dante intraprende una nuova esperienza poetica. E’ Dante stesso a raccontare
questa svolta nella Vita nuova.
a) Dopo la morte di Beatrice, Dante decise di raccogliere le poesie più significative precedenti a
quell’avvenimento,
 facendole precedere da un commento in prosa che spiegasse l’occasione da cui quei singoli
versi erano nati
 e facendole seguire da un commento retorico
 la differenza con altri poeti che avevano raccolto le loro poesie in un canzoniere è evidente:
non si tratta di una serie di liriche staccate che si affiancavano l’una all’altra, ma la
spiegazione unitaria e profonda di un avvenimento interiore rappresentato in diverse parti,
costituite appunto dalle singole poesie
 in altre parole: Dante scrisse le poesie in un primo tempo pensandole in maniera autonoma;
quando la sua vita cambiò sentì il bisogno di ripensare alle esperienze del passato,
reinventando le vecchie poesie in un contesto del tutto nuovo e portatore di un significato
diverso da quello per il quale tali poesie erano nate.
 Da un gruppo di vecchie poesie nasce una nuova storia.
b) L’opera compiuta fra il 1293 e il 1295 fu intitolata Vita nuova, ad indicare il rinnovamento
spirituale determinato nel poeta da un amore eccezionale ed altissimo, le cui principali tappe
sono:
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) All’età di 9 anni, Dante incontra per la prima volta Beatrice e ne prova una tale impressione
che da quel momento Amore divenne il signore del suo animo
) Dopo altri 9 anni Dante incontra di nuovo Beatrice che lo saluta; in questo saluto a Dante
sembra di vedere “tutti li termini” della sua “beatitudine”.
) però seguendo gli schemi dell’amor cortese e per evitare che i malparlieri danneggino la sua
donna, Dante finge di rivolgere le sue attenzioni ad altre donne, dette le “donne dello
schermo”. Beatrice sdegnata gli nega il saluto.
) la negazione del saluto genera la profonda depressione del poeta e uno stato di profonda
sofferenza (e Dante utilizza le poesie di imitazione cavalcantiana per ricordare questo
periodo…)
) Dante si rende conto però che non può lasciare che la felicità dipenda dal saluto della donna
amata; pertanto decide di che il fine del suo amore deve essere in qualcosa che non è esterno,
ma in ciò che mai può venire meno: la lode della sua donna. La sua poesia non sarà più la
descrizione delle sue sofferenze d’amore, ma la lode disinteressata della sua donna
) ma durante un sogno una visione preannuncia a Dante la morte di Beatrice. Dopo poco
tempo, Beatrice, muore realmente
) Dante trova conforto in una donna gentile (che rappresenta la Filosofia), ma la tentazione di
un nuovo amore è vinta dalla seconda visione di Beatrice; Dante viene innalzato sino
all’Empireo dove ha luogo la visione ineffabile di Beatrice splendente di tutta la gloria del
Paradiso.
4) La Vita nuova si presenta come un’esperienza biografica passata, un’esperienza sentimentale e
intellettuale insieme
a) ecco perché il confronto critico tra chi ritiene quest’opera un racconto autobiografico reale e chi
invece lo ritiene una pura trascrizione simbolica di idee e di sentimenti
b) l’impressione è che si tratti di avvenimenti reali che però Dante tenta di trasfigurare
cogliendone i significati segreti che rimandano allegoricamente al di là del dato reale
 l’atmosfera è così irreale che risulta difficile leggere questa storia come un romanzo
psicologico
 poche azioni private di ogni urgenza fisica immediata, ridotti a puro simbolo: sguardi, saluti,
solitarie passeggiate, lacrime, sospiri
 vero e irreale sono mescolati fino a renderli indivisibili; sogno (o visione) e realtà si
intrecciano sapientemente.
5) Ma qual è la trama di significati segreti e allegorici?
a) effetti che l’amore produce sull’amante: l’amore ricompensato dal saluto – il saluto negato e
allora la sua sostituzione con ciò che non può mai essere negato: la lode della donna
b) la lode della donna: il poeta non ama più la donna per averne qualcosa in cambio, ma è
appagato dalla lode di questo essere angelico venuto in terra a “miracol mostrare”
c) questa scoperta dà origine ad una nuova maniera di poetare; in cosa consiste? stretta
connessione tra il dolce stil novo e l’amore mistico.
 l’amare senza chiedere nulla in cambio, la beatitudine che consiste non nel saluto ma nella
lode di per se coincidono con l’amore mistico: l’unione mistica è l’unione tra il limitato e
Dio, “l’Amor che move il mondo e le altre stelle”.
 Guinizzelli e Cavalcanti
 cantavano certo la donna come miracolo di Dio in un movimento discendente (Dio
donna poeta) che poi risaliva (poeta donna)
 in senso ascendente non andava oltre la donna della quale nulla era più in alto (ricordi i
problemi degli stilnovisti: amare la donna o Dio, quale vertice più alto dell’amore?)
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 per Dante il processo ascendente si ricongiunge a Dio, tramite la donna.


 Per Guinizzelli e Cavalcanti la donna angelicata era un iperbole retorica, per Dante non si
tratta di una semplice metafora , ma di una grande verità
d) i tre momenti della vicenda amorosa sono uguali ai tre momenti dell’itinerarium mentis in
Deum
 extra nos: l’anima ama Dio attraverso le cose esteriori
 intra nos: la felicità scaturisce dall’interno dell’anima stessa, nella gioia di amare Dio di per
se stesso
 super nos: questo amore trasporta l’anima al di sopra di se stessa, sino a ricongiungerla con
Dio
6) E fin troppo facile osservare un’uguaglianza tra la trama della Vita nuova e la Divina Commedia; in
mezzo però si collocano l’esperienza filosofica e politica. Nascono Il Convivio e il De Monarchia
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LEZIONE 3
DANTE ALIGHIERI: LE APPARIZIONI DI BEATRICE

1) Il libro della memoria:


a) il capitoletto in funzione di proemio: Dante afferma di voler trascrivere una parte
dell’esperienza registrata nella sua memoria
b) la memoria indica il carattere autobiografico dell’opera
c) ma non si tratta di una sorta di diario intimo: la materia del vissuto è sottoposta ad una
rigorosa selezione ed è disposta in un ordinato disegno letterario
2) La prima apparizione di Beatrice.
a) L’ampia perifrasi astronomica dell’inizio serve a dare solennità al racconto, non diaristico,
ma simbolico
b) Allo stesso modo solenne è la presentazione di Beatrice (la gloriosa donna de la mia mente)
 La parola “apparve” ripetuta ben due volte rende il senso del sovrannaturale
 Nome simbolico: Beatrice = colei che dà beatitidine “nomina sunt
consequentia rerum” dicevano gli uomini del Medioevo!
 Valore simbolico dei numeri: il ricorrere del 9 sottolinea che Beatrice è un miracolo
 Simbolico è anche il colore del vestito; rosso sanguigno = ardor caritatis (insieme alla
Fede e alla Speranza, la Carità è una delle 3 virtù teologali)
c) con queste allegorie Dante porta dunque alla massima conseguenza la spiritualizzazione
della donna: l’amore è una eccezionale esperienza spirituale
d) A far vedere che il discorso è proprio molto diverso rispetto alla lirica cortese d’amore
intervengono poi:
 l’ampio uso della cultura filosofico-scientifica
 l’uso solenne del latino
 i riferimenti letterari
e) C’è la ricerca di una solennità rituale.

Per la “Seconda apparizione di Beatrice” cfr. testo pag. 560-562


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LEZIONE 4
DANTE ALIGHIERI: LA SVOLTA

1) Nella lirica d’amore di Dante sicuramente occupa un posto significativo la canzone Donne
ch’avete intelletto d’amore.
a) Difatti è proprio nel Purgatorio che Dante, incontrando il personaggio di
Bonaggiunta Orbicciani, dichiara che con questa poesia è avvenuta la grossa svolta
all’interno della propria produzione.
b) La canzone inaugura un nuovo stile perché innalza la materia ad un livello superiore
a quello trobadorico e perché “tende alla perfezione dell’amor celeste”
c) In altre parole: con questa canzone Beatrice diventa più della donna amata dalla
lirica cortese d’amore; Beatrice diviene proprio un angelo, una creatura superiore che
ricongiunge l’uomo a Dio; diventa insomma prefigurazione di quel ruolo che Dante
le attribuirà nella Divina Commedia.
 E’ vero che alcuni singoli elementi rimandano a collaudati schemi della
tradizione amorosa precedente
 la donna che cammina e fa sparire ogni pensiero villano: Guinizzelli
 il colore di perle del volto di Beatrice: Iacopo da Lentini e la scuola siciliana
 gli spiritelli d’amore: Cavalcanti
d) tuttavia in questo nuovo contesto la poesia assume un nuovo significato di distacco
dalla dimensione dell’amor cortese verso un amore spiritualizzato che innalza a Dio.

LA CANZONE IN PROSA

1) Il poeta si rivolge alle donne che sanno amar finemente in modo da ragionar d’amore con loro e sfogar la
mente. Quando il poeta pensa alla virtù della donna amata, l’amore si fa sentire così dolcemente che Dante
si sente pronto per far innamorare la gente solo con la sua poesia. Dante inoltre non vuole parlare in stile
così sublime da dover poi desistere temendo di non poter essere all’altezza del compito. Dante parlerà solo
con “donne e donzelle amorose”, perché non si tratta di argomento di cui parlare con altri.
2) Un angelo, comunicando direttamente nella mente di Dio, Gli dice che nel mondo è stata notata la
meraviglia di un’anima talmente bella (che risplende fino al cielo) che il Cielo non ha altro difetto di non
averla. Pertanto invoca Dio perché gli conceda la grazia di chiamarla al cielo. Ma Dio difende gli uomini
(Lui che conosce bene la donna amata da Dante) chiedendo agli angeli di soffrire in pace perché Beatrice
rimarrà sulla terra fino a quando Dio nella Sua immensa bontà vorrà lasciarla là dove c’è qualcuno (Dante)
che teme di perderla e che dirà nell’Inferno “O mal nati, io vidi la speranza de’beati”
3) La parola ritorna al poeta il quale vuole far sapere alle donne e alle donzellette sopraddette la virtù
straordinaria di questa donna. Chi vuol parere una donna gentile impari ad andare con lei, perché getta nei
cor villani un gelo che agghiaccia e fa morire ogni pensiero vile e spregevole. Ella è tanto potente che chi
riuscisse a tollerarne lo sguardo o diverria nobil cosa, o si morria. E quando uno fosse fortunato di
sperimentare il suo potere, tutto ciò che la donna gli dona si rivolge in salvezza, in bene e lo rende tanto
umile che diventa più buono, dimenticando le offese
4) Amore si interroga e chiede come può essere che una tal donna sia così adorna e pura. Risposta: poiché Dio
ha inteso far con lei cosa nuova. Il suo colorito è color di perle (ovvero il canone di bellezza del tempo) e
dai suoi occhi escono spiritelli d’amore infiammati, che feriscono gli occhi di chi la guarda e raggiungono il
cuore; e se non si può vederla e contemplarla a lungo si può notare però il volto di Amor pinto nel viso
5) Nel congedo (così si chiama l’ultima strofa della poesia) il poeta si rivolge direttamente alla canzone e
personificandola la invita a raggiungere molte donne e a parlare a loro. Inoltre la prega di non restare fra
gente villana, ma di esser palese “solo con donne o con omo cortese” che ti porteranno a Beatrice per una
via più rapida. Lì la canzone troverà Amore insieme a Beatrice e raccomanderà a lui il poeta stesso.
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LEZIONE 5
DANTE ALIGHIERI: TANTO GENTILE E TANTO ONESTA…
1) Tanto gentile e tanto onesta pare. Essenziale per comprendere questa poesia è analizzare le
parole chiave:pare; questa parole si trova nella I, II, IV strofa, ma anche nella III dove si trova in
un suo equivalente, ovvero la parola mostrasi; è quindi presente il concetto portante di
parerequesta parola non vale il concetto banale di sembrare, ma di appariresiamo quindi calati in
un’atmosfera di apparizione miracolosa che possiede la figura femminileall’apparizione fa
seguito un atteggiamento di contemplazione estatica del poeta; tale atteggiamento è dato anche
(più che dalla pause del verso) dall’alta presenza di accenti ritmici in uno stesso versone
consegue un verso lento, ma dolceQuesta apparizione soprannaturale non si concretizza affatto
in una immagine di tipo visivoDante non vuole rappresentare uno spettacolo, ma enunciare un
concetto metafisico (l’incarnazione di cose celesti) e rivelarne l’effetto necessario sullo
spettatoreIn effetti nel sonetto manca uno sfondo preciso, e anche la donna non è descritta
fisicamenteAbbondano le parole che non evocano una realtà concreta e fisica; anche quelli più
concreti assumono un significato metaforico o un valore puramente spirituale.Anche i verbi (che
sono addirittura 22, non contando quelli servili) dovrebbero dare all’azione un forte aspetto
dinamico, indicando un forte movimento; invece, solo un verbo (“si va”) dà origine ad un
movimento ben individuabile. Gli altri verbi o sono metaforici (venuta dal cielo in terra) o un
senso spirituale (pare, mostrasi, sospira…) o un arresto del moto (no l’ardiscono di guardare)In
conclusione: non di una realtà fisica in movimento si tratta, ma di una figura astratta, metafisica,
oggetto di pura contemplazione mentale. Per usare un paragone di oggi; non si tratta di
un’immagine al rallentatore, ma di un fermo immagine; l’attenzione più che essere sul soggetto
inquadrato, che appare sfuocato, è sullo stato d’animo di chi guarda.

LA MIRABILE VISIONE

1)Questo branetto in prosa segue il sonetto Oltre la spera che più larga gira e conclude la Vita
Nova.
a) L’opera si chiude con un presagio: dire di Beatrice “quanto non fue detto da alcuna”. Si
tratta di un chiaro presagio della Commedia, in cui Beatrice assumerà il ruolo della sapienza
divina che guida l’anima nel viaggio a Dio.
b) E’ probabile che a Dante fosse già da questo punto balenato in mente il progetto della
Commedia: forse “per poter più degnamente trattare” di Beatrice era necessario andare al di
là del racconto autobiografico e trovare un forma in un cui la lode potesse caricarsi di
significati ulteriori.
c) Tale idea sembra essere sottolineata anche dalla triplice menzione di Dio (“colui a cui
tutte le cose vivono”, “a colui che è sire della cortesia”, “Colui qui est per omnia secula
benedictus”
2) In questa ultima frase è contenuto un nuovo punto di arrivo: non più di visione che appare si
tratta, ma di un viaggio del pensiero nella sede dei beati a contemplare Beatrice e ridiscende in terra
a Dante, come mistero di una fede interamente abbracciata.
3) E del resto la fede è un dono di Dio che scende dal cielo alla terra (come le apparizioni di
Beatrice); dalla terra si muove per giungere al cielo, in unione con l’amore di Dio; da qui ritorna
sulla terra pura e senza dubbi e interamente abbracciata.

La Vita Nuova, rinnovata dall’amore per Beatrice, è in fondo un’antologia personale di Dante
lirico, corredata di commenti (sul modello delle razos provenzali) e riflessioni che abbozzano una
teoria della lirica; ed è anche un romanzo autobiografico (sul modello delle vidas provenzali) che
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propone una reinterpretazione in chiave esemplare-universale della propria vicenda umana. Per
dare una logica lineare ad un’esperienza letteraria e umana più intricata, Dante opera un
riordinamento di testi e una serie di “giunti e suture”; solo così l’interpretazione della propria vita
come perfezionamento interiore, se non di avvicinamento a Dio, può prendere chiaramente e
definitivamente corpo.
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LEZIONE 6
DANTE ALIGHIERI: IL CONVIVIO
1) Si tratta della prima opera dottrinaria di Dante Alighieri; scritta tra il 1304 e il 1307
a) negli intenti dell’autore si doveva trattare di un’opera dal carattere enciclopedico, in cui si
raccogliesse tutto il sapere umano.
b) In esso Dante intendeva difendersi dai propri concittadini che lo avevano cacciato
dimostrando la propria dottrina
c) Doveva comprendere 15 trattati: il primo introduttivo, mirante a spiegare le ragioni
dell’opera; poi dovevano seguire commenti ad altrettante canzoni, allegoricamente
interpretate: insomma: doveva trattarsi di un’altra Vita Nuova.
 Tuttavia non doveva trattare di narrare una esperienza soggettiva, bensì esporre dottrine
e concetti (l’amore di cui si parla questa volta è quello per la sapienza)
 Non vi è più l’esperienza dell’amore mistico, ma la voglia di confrontarsi con la realtà
morale e civile.
2) Il progetto non fu portato a termine: furono composti solo i primi quattro trattati, in cui
venivano commentate 3 canzoni:
a) Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete, Amore che ne la mente mi ragiona, Le dolci rime
d’amor ch’i’ solia
b) La causa dell’interruzione probabilmente è da ricercarsi nel delinearsi nella mente del poeta
del progetto della Commedia
c) In altre parole: al proposito di valersi della filosofia (presente nel Convivio) Dante
sostituisce la consapevolezza che unica guida per la sua vita deve essere la rivelazione
divina. Alla donna gentile bisogna sostituire la donna gloriosa, ovvero la Verità rivelata
soppianta la Filosofia.
3) Analisi dei trattati
a) nel I° trattato, il poeta dichiara il fine dell’opera: egli vuole offrire un banchetto (un
convivio appunto) di sapienza a tutti quelli che non dotti tuttavia sono dotati di spirito
gentile elevato e virtuoso.
 Per questo motivo non scrive in latino, ma in volgare
 Il libro non si rivolge però ad un pubblico popolare, ma di elevata condizione
 Dante non si indirizza ai chierici, nemmeno al pubblico borghese-cittadino (intellettuali
professionisti, giudici, notai, professori), ma ad un pubblico nobile non solo di nascita,
ma anche nobile perché in grado di rivolgersi alla cultura in maniera disinteressata.
 In netta contrapposizione con la classe mercantile e bancaria cittadina, corrotta e non in
grado di amare disinteressatamente la cultura, per puro amore di conoscenza e non di
lucro
b) Nel II° trattato spiega il metodo che seguirà nel commento alle proprie canzoni, un metodo
di lettura allegorico; poi commentando la prima canzone Voi che ‘ntendendo il terzo ciel
movete offre una descrizione delle gerarchie angeliche che governano i cieli.
c) Nel III° trattato Dante svolge un inno alla sapienza: entusiasmo filosofico per l’intelligenza
e del sapere
d) Nel IV° trattato viene affrontato il tema della vera nobiltà (già affrontato da Guinizzelli): la
nobiltà è una conquista personale attraverso l’esercizio della virtù. Viene anche presentata
una prima concezione della monarchia universale.
4) La prosa è molto diversa dalla Vita nuova: non è una prosa lirica tesa verso la poesia lirica
misticheggiante, ma una prosa costruita sull’argomentazione e sul ragionamento (una prosa,
insomma, più filosofica…)
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LEZIONE 7
DANTE ALIGHIERI: DE MONARCHIA

1) Il De Monarchia è un’opera che non è astratta, ma che affonda le sue radici nel terreno della
contemporaneità politica e sociale dei tempi di Dante.
2) L’analisi di Dante punta in direzione delle due massime istituzioni del tempo: Papato e
Impero.
a) L’Impero aveva sempre più perso il suo potere in Italia, disimpegnandosi sempre più dalle
questioni di questo suo territorio: gli imperatori avevano preferito rimanere a curarsi dei
propri feudi in Germania, lasciando che in Italia si scontrassero i Comuni alla ricerca
dell’autonomia e della supremazia gli uni sugli altri.
b) Il Papato aveva tentato di inserirsi in questo vuoto di potere, ma nel far questo si era resa
semplice vassallo della monarchia francese e si era scandalosamente mondanizzato
3) Queste sono le cause nelle quali Dante vede l’abiezione in cui è piombata l’umanità, privata
delle due autorità stabilite da Dio nel governo del mondo.
a) Questa segreta aspirazione di Dante di rimettere finalmente le cose a posto, sembra prendere
forma durante la discesa in Italia dell’imperatore Enrico VII (o Arrigo VII) di Lussemburgo,
che nel 1310 organizza la sua calata in Italia per ristabilire l’autorità imperiale.
b) Per questo Dante scrive tre epistole in latino, indirizzate rispettivamente
 Ai reggitori d’Italia
 Agli scellerati fiorentini
 All’imperatore stesso
c) sotto lo stimolo di queste lettere Dante concepisce un’intera opera che affronta l’argomento,
dal titolo De monarchia
4) il De monarchia costituisce la summa del pensiero politico di Dante:
a) è scritta in latino, e quindi è rivolta ad un pubblico di dotti
b) la materia è suddivisa in 3 libri:
 nel primo libro: Dante dimostra la necessità di un impero universale, cioè di un
imperatore super partes, che sia supremo arbitro e garante delle contese fra i vari
regnanti
 nel secondo libro: Dante dimostra che l’autorità imperiale è stata concepita direttamente
da Dio, nel suo disegno provvidenziale, per dare all’impero romano (che Dante nel suo
scarso senso del divenire storico ritiene ancora in piedi e direttamente discendente dagli
antichi romani: per lui non c’è alcuna differenza tra Augusto, Carlo Magno e Enrico VII)
il potere di unificare e pacificare il mondo per renderlo adatto ad accogliere il messaggio
di Cristo
 il terzo libro: affronta il tema dei rapporti tra Impero e Chiesa
 in quegli anni il dibattito tra le due autorità aveva visto chi sosteneva la supremazia
dell’imperatore e che quella del Papa derivava da essa; altri sostenevano che il potere
politico derivava da quello religioso.
 Dante controbatte tutte e due queste tesi: i due poteri sono autonomi, poiché
entrambi derivano direttamente da Dio. Il loro rapporto non è come quello tra il sole
(che brilla di luce propria) e la luna (che brilla di luce riflessa), ma come quello tra
due soli: diversa è la loro sfera d’azione: l’impero ha come fine la felicità terrena
dell’uomo (e pertanto deve organizzare bene la giustizia, l’amministrazione, la
convivenza civile), la Chiesa invece ha il compito di far raggiungere all’uomo la
felicità eterna.
 Così sintetizza Dante: “Soleva Roma che ‘l buon mondo feo/due soli aver, che l’una
e l’altra strada/facean vedere, e del mondo e di Deo.” (Purgatorio XVI)
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 Per quanto ogni guida sia autonoma, la loro azione è complementare, però: l’opera
dell’impero per concretizzarsi ha bisogno della preparazione fatta dall’opera della
Chiesa
 Inoltre poiché la Chiesa ha un fine più alto, l’impero deve alla Chiesa una naturale
riverenza
5) La teoria era certamente suggestiva, ma purtroppo decisamente fuori moda da tempo, per via
della crisi irrevocabile dei due poteri.
a) la teoria di Dante era un’utopia regressiva, tendente a riportare indietro l’orologio della
Storia
b) e tuttavia proprio da questo sogno di restaurazione nasce il progetto profetico della
Commedia: rigenerare l’umanità corrotta e riportarla sulla retta via

LE ALTRE EPISTOLE

1) Altri testi contenenti intendimenti politici:


a) l’Epistola XI (1314), contenente un rimprovero ai cardinali italiani, responsabili di aver
trasferito il papato ad Avignone.
b) L’Epistola all’amico fiorentino (1315) Dante rifiuta sdegnosamente l’opportunità di tornare
a Firenze se dimostrerà il suo pentimento. Dante risponde che non può pentirsi per ciò che
non ha fatto; la sua dignità gli impedisce di accettare un’offerta infamante.
c) L’Epistola a Cangrande della Scala, signore di Verona (1315-1317)
 Contiene la dedica del Paradiso al signore di Verona, che è stato generoso con il poeta
 Contiene fondamentali indicazioni di lettura del poema.
(per il contenuto, rimandiamo alla trattazione sistematica della Commedia)
1

LEZIONE 8
DANTE ALIGHIERI: LA DIVINA COMMEDIA
MOTIVAZIONI ALLA BASE DEL POEMA

1) Essenziale per capire la Divina Commedia è capire il fondamento tragico pessimistico


che ne è alla base.
a) Dante vede davanti a sé un mondo in rovina, caotico, violento e corrotto, in cui
l’ordine voluto da Dio per assicurare agli uomini la pace e la felicità sta andando
fuori dai binari stabiliti:
 L’imperatore dimentica la sua funzione di supremo arbitro della vita civile e
trascura di esercitare la sua autorità sull’Italia, che ora è ridotta a essere
“indomita e selvaggia” come un cavallo imbizzarrito
 La Chiesa invece di prendersi cura delle anime, pensa solo alla potenza
terrena; ma non avendo i mezzi per farlo, ricorre ad alleanze che gettano
l’Italia nel caos e allo stesso tempo corrompendosi nella ricerca di beni
mondani
 Venuti a mancare contemporaneamente il freno della legge (impero) e la
coscienza dei cristiani (Papato) i vecchi valori di una volta sono ormai
decaduti e gli uomini sono impegnati a sopraffarsi a vicenda
α) “gente nova” con ancora indosso il puzzo della campagna invade le città
ansiosa di “subiti guadagni”, dandosi all’attività bancaria e commerciale
β) “cortesia e valore” della vecchia nobiltà sono oppressi e le virtù
cavalleresche giaccio inerti
b) Dante coglie con acutezza il cambiamento del mondo, ma si pone dal punto di vista
ormai definitivamente tramontato, quella dell’antica nobiltà feudale.
c) la sua prospettiva diventa apocalittica: le forze del male stanno per essere sconfitte
da un Veltro che caccerà la lupa, cioè l’avarizia.
d) Dante si sente investito di questa missione profetica: indicare all’umanità la via
della rigenerazione e della salvezza. Per questo deve per volontà divina compiere
questo viaggio, esplorare tutto il male del mondo che si trova nell’Inferno, purificarsi
ascendendo prima al Purgatorio e poi al Paradiso. Egli è un nuovo San Paolo e un
nuovo Enea. Rigeneratore dello spirito e del potere imperiale.
2) La Divina Commedia è dunque il viaggio salvifico della redenzione personale di Dante, ma
Dante anche rappresenta l’intera umanità che deve ravvedersi e redimersi. Il fine non è solo
quello celeste, ma anche quella della “felicità terrena”

Per gli antecedenti della Divina Commedia cfr. pagina 543


LE BASI
FILOSOFICHE

1) Il primo punto di riferimento e S. Tommaso D’Aquino che aveva compiuto una geniale
sintesi tra pensiero cristiano con il pensiero di Aristotele
a) secondo il principio dell’ intellego ut credam
b) in questo senso la Divina Commedia ha l’ambizione di essere una Summa come
quella di S. Tommaso, ma:
 mentre quella del santo aveva l’ambizione di spiegare e catalogare il mondo
secondo schemi teologici
2

 quella di Dante intende essere una summa del mondo mediovale, ma fatta
non per la speculazione teologica, ma per l’azione (“non ad speculandum
sed ad opus”)
2) l’altro punto di riferimento è Sant’Agostino e il filone mistico
a) egli concepiva l’ascesa a Dio non come esclusivo percorso intellettuale, ma come
slancio d’amore
b) Dante sembra far propria la lezione di Sant’Agostino soprattutto se pensiamo che la
sua Commedia segue un percorso di conversione simile a quello dell’autore delle
Confessioni
3) Altri autori presenti nella struttura ideologica della Divina Commedia sono poi altri mistici
medioevali come San Bernardo, ma anche San Bonaventura.

IL PRE-UMANESIMO DI DANTE

1) Dante ritiene che cardine della perfezione umana sia la conoscenza, ma nell’interpretarla
egli si attesta su posizione decisamente preumaniste1, ovvero non è ancora pronto per
mettere al centro dell’azione della conoscenza l’uomo con la sua curiositas.
a) Per Dante il mondo è perfetto, ed è stato creato da Dio; l’ordine delle cose non è
casuale, né tanto meno attende che l’uomo con le sue scoperte smentisca gli errori o
comprovi l’esattezza delle sue riflessioni
b) Tutto è perfetto e la conoscenza non è altro che adeguamento progressivo alla Verità
rivelata
c) Per questo Dante condanna il viaggio di Ulisse, visto come un tentativo orgoglioso
dell’ingegno umano, spinto al di là delle “Colonne d’Ercole” ovvero del limite della
conoscenza che Dio ha assegnato all’uomo
2) “State contenti, umana gente al quia” cioè “Accontentatevi di quello che vi è stato
rivelato”, se l’uomo potesse conoscere tutto sarebbe Dio egli stesso.
a) per questo motivo egli vede nell’Universo un ordine perfetto in cui ogni creatura è
contenta del posto assegnatole
b) tutto assume struttura gerarchica, lo stesso concetto ordinatore perfetto vale per il
regno del Male e del Peccato come per quello della Grazia e della Beatitudine.
3) se queste sono le certezze di Dante, affiora però in più di un punto qualche
atteggiamento che lo avvicina già al mondo umanistico-Rinascimentale.
a) Se è vero che Ulisse è condannato per il suo “folle volo” è vero che Dante nutre una
forte ammirazione per il coraggio alla base del suo gesto. Ulisse rappresenta la
dignità umana
b) Anche l’ammirazione e il ruolo assegnato a Virgilio rientrano in questa concezione:
Virgilio è l’uomo che senza aver visto o saputo, ha in un certo senso colto i valori
cristiani e umani prima della nascita di Cristo. Anche i classici insomma avevano
una cultura degna di ammirazione.
c) Qui si ferma però il preumanesimo di Dante; per essere completo avrebbe bisogno di
un senso del divenire storico che egli non ha, in quanto non si rende conto di vivere
in un tempo che ha mutato i propri orizzonti politici e sociali.
 Dante crede ancora di essere un cittadino dell’Impero Romano (seppur
“Sacro”) e questo parla già da solo;

1 L’umanesimo infatti giudicava il mondo da un punto di vista antropocentrico, ovvero: l’uomo è al centro
dell’universo (vedi “l’uomo di Leonardo”), tutto ciò che egli scopre e inventa, tutto ciò che egli ottiene
grazie alle sue capacità intellettuali è degno della massima venerazione; la conoscenza ha ancora ampi
margini di miglioramento e ciò che conta è la felicità terrena dell’individuo. L’uomo non deve ubbidire alla
perfezione già creata, ma contribuire a crearla, realizzando così se stesso
3

 ma soprattutto egli non percepisce la differenza che passa tra un cittadino


come lui e un romano dei tempi di Cesare Augusto.
 Dante non è però proprio cieco del tutto: se esistono contraddizione
storiche e filosofiche egli trova naturale risolverle con l’allegoria, sia che si
tratti di vedere in Virgilio la figura del saggio medioevale2 (“Savio gentil
che tutto seppe”), sia nel leggere l’Eneide secondo un gusto medioevale.

2 Dante compie lo stesso errore che faceva il romanzo cortese quando interpretava i grandi del passato come
Elena e Paride come una castellana rapita dal un audace cavaliere; ovvero interpretava il passato secondo
schemi narrativi del presente.
1

LEZIONE 9
DANTE ALIGHIERI: LA DIVINA COMMEDIA
LO STILE E I GENERI LETTERARI

1) La molteplicità degli aspetti inglobati nella Divina Commedia, fanno sì che di conseguenza
diversissimi siano anche gli stili adottati dal poeta1
a) dal linguaggio che a volte rasenta anche registri popolareschi e triviali che troviamo
nell’Inferno, si passa al linguaggio medio del Purgatorio, caratterizzato da uno stile
che senza essere elevatissimo sposta il baricentro verso termini nobili, ed infine al
Paradiso, dove il linguaggio senza dubbio si eleva notevolmente verso i termini più
nobili e alti della lingua.
b) Si veda ad esempio l’iter seguito dalla parola “anziano”: riferita a Caron demonio,
egli è un vecchio; Catone, guardiano del Purgatorio, è un veglio; San Bernardo, nel
Paradiso, è un sene.
c) Al di là delle differenze va però notato che in nessuna delle tre cantiche il livello
stilistico è unico, e che le contaminazioni tra i tre livelli sono più frequenti di quanto
si immagini.
2) in effetti quello che importa qui sottolineare è che la Commedia, come suggerisce il titolo, è
appunto un enorme serbatoio di lingue che comunemente segue uno stile medio, con
punte di triviale e di sublime, lo stile comico, appunto2
3) questo paradigma linguistico, indubbiamente originale, nella Storia della letteratura italiana
entrerà spesso in competizione con quello rarefatto e selezionato di Tetrarca. Per questo si è
soliti definire lo stile dantesco “plurilinguismo”, perché sono accolte parole di provenienza
diversa e appartenenti a diversi livelli sociali; lo stile colto e selezionato del Petrarca,
invece, si è soliti delinearlo con il nome di “monolinguismo”, per i motivi totalmente
opposti.3
4) Un analogo discorso si può fare per i generi letterari presenti nella Commedia.
Un’opera che aveva l’intenzione di abbracciare tutto lo scibile medioevale, non poteva fare a
meno di raccogliere spunti provenienti da tutti i generi letterari presenti all’epoca.
a) il poema didascalico ed allegorico, ovvero quei poemi che vogliono trasmettere un
insegnamento morale, utilizzando il livello allegorico della parola.
b) L’enciclopedia, ovvero la raccolta ordinata e gerarchicamente strutturata della
sapienza conosciuta
c) La profezia apocalittica, ovvero le previsioni modellate secondo la struttura
dell’Apocalisse di S. Giovanni
d) La commedia, nel senso consueto del termine, come mordace scambio di battute (cfr.
l’episodio di Filippo Argenti)
e) L’Epica, storia delle peripezie di un eroe (si pensi a Dante, ma anche al personaggio
di Ulisse)
f) La satira sarcastica e l’invettiva ( “Godi Fiorenza, poi ch’è se’ sì grande/che per
terra e per mare sbatti l’ale/e per lo Inferno il tuo nome si spande!”)
NB: ciò che tiene uniti questi generi letterari è la narrazione; fondamentalmente la
Commedia è un’opera narrativa, che oggi si preferisce indicare come “racconto”.

1 Dante stesso nel De Vulgari eloquentia parla di stile elegiaco triviale (il più popolaresco), comico (una via
di mezzo), tragico-sublime (il più solenne e magniloquente)
2 non si confonda il termine “comico” con quello usato da noi moderni,.
3 Bisogna dire che nella letteratura italiana, prevalse almeno fino all’Ottocento e al Romanticismo lo stile
monolinguistico del Petrarca. Ancora Foscolo e Leopardi sembrano più debitori a quest’ultimo che a Dante.
2

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