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LEZIONE 1
FRANCESCO PETRARCA: LA VITA
LEZIONE 2
PETRARCA, L’INTELLETTUALE
L’HUMANITAS
1) per Terenzio (commediografo latino) si tratta di quelle nobili caratteristiche dell’animo umano,
che sono alla base della filantropia (= amore per l’umanità).
2) Per Cicerone si tratta di ciò che rende l’animo umano superiore alle altre creature grazie alla
cultura; solo la cultura rende l’uomo simile a Dio, che ha gli ha dato questa “scintilla”, che gli
fa sentire il senso di appartenenza al genere umano e che lo invoglia a guardare con
benevolenza agli altri uomini: il perfetto uomo è il perfetto oratore, cioè l’uomo che unisce una
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LEZIONE 3
OPERE RELIGIOSE E MORALI
1) Petrarca scrisse solo due opere in volgare; il resto della sua produzione è in latino. Questa
produzione può essere divisa in 2 parti: opere religioso-morali e opere umanistiche.
2) Opere di polemica filosofica:
a) Invectivae contra medicum quendam, De sui ipsius et multorum ignorantia quendam
Petrarca esprime il suo profondo dissenso dalla filosofia scolastica, che pretendeva di
indagare la realtà ordinandola in schemi enciclopedici, in modo da classificarla e
comprenderla
L’unica cosa che si può indagare è l’animo umano, esplorare l’interiorità dell’uomo per
insegnargli a sopportare le miserie della sua esistenza e indicargli l’autentica via alla
salvezza.
Il maestro non è S. Tommaso (come per Dante), ma S. Agostino (“in interiore homine
habitat veritas”)
Si acuisce il distacco con Dante:
Per Dante c’era un’incredibile fede in un ordine perfetto che racchiudeva tutte le
manifestazioni della realtà
Per Petrarca esiste invece la rinuncia ad affrontare il mondo esterno e la tendenza a
rinchiudersi in se stesso, nel proprio io.
b) il Secretum
concepito nel 42’-43’, al culmine della crisi religiosa
titolo completo: De secreto conflictu curarum mearum (Il conflitto segreto dei miei
affanni), ovvero il contrasto tra le passioni, gli impulsi dell’animo, la tendenza alla
contemplazione e il desiderio di gloria mondana; un libro dinamico, moderno, non
statico come quelli del Medioevo.
L’opera è divisa in 3 libri, è strutturata come un dialogo tra Francesco stesso e S.
Agostino. Il dialogo si svolge alla presenza di una donna bellissima (allegoria della
Verità) che non prende mai la parola (il modello letterario è il De consolatione
philosophiae di Boezio).
Lo scrittore si sdoppi in entrambi i personaggi che sono proiezioni della suo
interiorità lacerata: Agostino rappresenta il valore della coscienza, che fruga
nell’animo di Francesco mettendone in rilievo le debolezze e le miserie, ma
soprattutto le contraddizioni; Francesco rappresenta la fragilità del peccatore,
disposto ad imparare, ma riluttante a staccarsi dai beni mondani
Nel primo libro: Agostino rimprovera Francesco della debolezza della volontà
Nel secondo libro: passa in rassegna i sette peccati capitali (in particolare
soffermandosi sull’accidia)
Nel terzo libro: esaminate le 2 colpe gravi: il desiderio di gloria terrena e l’amore per
Laura: in particolare la discussione si fa aspra a proposito di Laura: Petrarca ritiene
che l’amore per Laura sia stato spirituale e fonte di virtù, per Agostino da qui ha
avuto inizio la degradazione morale del poeta.
L’obbiettivo di questo libro è raggiungere la pace interiore, ma quando si conclude tutte
le contraddizioni del poeta restano comunque aperte; il poeta non riesce a delineare una
soluzione definitiva come Dante che attraversato la selva oscura approderà alle certezze
della visione in Dio; Petrarca è l’uomo della crisi
Questa crisi non è solo un dato biografico individuale, ma assume un più vasto
significato storico: Petrarca è il rappresentante di un’età di trapasso che vede il
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LEZIONE 4
LE OPERE UMANISTICHE E IL RAPPORTO CON IL MONDO CLASSICO
1) Per capire il rapporto di Petrarca con i classici e necessario ricapitolare il rapporto che con i
classici avevano gli autori precedenti, in particolar modo Dante.
a) Dante non aveva coscienza della frattura esistente fra di lui e i classici (basti pensare agli
incontri nel Limbo e a quelli con Stazio, al ruolo di Virgilio nella divina Commedia)
b) Questo perché Dante poteva assimilare figure e temi della cultura classica adattandoli alla
propria visione della realtà. (Es. Virgilio, definito “la nostra maggior Musa”)
2) Petrarca invece sente il bisogno di restituire ai classici la loro fisionomia più autentica,
liberandoli da quella deformazione che ad essi aveva sovrapposto l’età di mezzo.
a) Nasce con questi intenti l’attività filologica di Petrarca.
Curiosità di riportare alla luce quegli autori e quei testi che erano stati lasciati ai margini
dalla cultura medievale
Scoperte di grande rilievo: Epistole di Cicerone ad Attico, che gli forniscono l’impulso
per ordinare la proprie lettere sul modello ciceroniano
Correttezza dei manoscritti, di cui egli porta avanti l’edizione critica, emendando gli
errori dei copisti e parallelamente annotando i testi con chiarimenti storici ed eruditi su
persone, luoghi e fatti.
Nasce la filologia, intesa come scienza letteraria che anticipa i lavori dei grandi filologi
umanistici.
b) La coscienza del distacco è all’origine dell’atteggiamento con cui Petrarca si rapporta agli
scrittori classici:
Essi sono un modello insuperabile di sapienza, di perfezione stilistica
Guarda ad essi con un misto di venerazione e di struggente nostalgia, avvertendoli come
perfetti, ma passati
Sente il bisogno di emularli, di conformarsi al loro esempio
La nostalgia genera in lui il bisogno di trasportarsi idealmente in mezzo ad essi, di
divenire loro contemporaneo, astraendosi dall’epoca meschina in cui gli è toccato vivere
(e qui sta un’altra differenza con Dante il quale faceva calare i i classici nel suo tempo,
considerato una prosecuzione quasi identica dell’epoca storica romana)
3) Questo culto per i classici genera tutte le raccolte epistolari di Petrarca.
a) 24 libri di epistole Familiari; 17 di Senili, risalenti agli anni più tardi
b) le lettere Sine nomine (così chiamate per ragioni di prudenza, non essendo nominato il
nome del destinatario); le Varie rintracciate e pubblicate da amici.
Le lettere non erano destinate a colloqui confidenziali, ma erano un vero e proprio
genere letterario nel quale esercitarsi, in vista di pubblicazione, essendo intesi come
componimenti letterari.
Il modello è quello classico degli epistolari ciceroniani
c) Si assiste in queste lettere alla trasfigurazione letteraria della realtà: c’è la necessità di
esplorarsi, di confessarsi; ma questa materia passa solo attraverso filtri letterari
Petrarca vuole fissare un’immagine ideale del letterato e del dotto, che abbia valore di
exemplum.
Gli elementi che lo compongono sono: la fede in una cultura disinteressata, il fastidio per
le attività pratiche, un sogno idillico di un’esistenza appartata, tutta dedita ai libri, la
consapevolezza della funzione pubblica del dotto e del sapiente.
d) La legge che presiede a queste lettere è quella che diventerà fondamentale per tutte le opere
successive di Petrarca: un criterio di selezione e di idealizzazione; ovvero la realtà viene
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selezionata in cerca solo di quella nobile e degna di essere considerata; in seguito tale parte
della realtà viene idealizzata subendo una trasfigurazione letteraria.
Questa selezione e idealizzazione costituisce il canone principe del classicismo
petrarchesco
E contribuisce alla rigorosa separazione degli stili che era propria della cultura antica e
che il medioevo aveva ribaltato.
La conseguenza (contenente un potenziale pericolo per il futuro) è che con Petrarca
viene esclusa tutta una zona della realtà, quella bassa e quotidiana, che aveva avuto
spazio nelle epoche precedenti e anche con Dante (si pensi ai tre stili –elegiaco, comico e
sublime- teorizzati dal poeta fiorentino)
e) Tuttavia si avvertono anche nelle epistole le irrequietudini che costituiscono la sostanza
della psicologia petrarchesca
Esemplare è la lettera dell’ascesa al monte Ventoso (“Ciò che ero solito amare, non amo
più […] amo, ma ciò che amerei non amare, ciò che vorrei odiare: amo tuttavia, ma
contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza”)
Appaiono i grandi motivi del pessimismo e dell’ascetismo cristiano: la fuga del tempo, il
suo precipitarsi verso la morte, per cui mentre viviamo non facciamo che morire
continuamente (cfr. Seneca); per contro l’aspirazione alla vita eterna, in cui nulla muta e
in cui nulla può finire.
4) L’ideale classico è alla base anche del poema epico Africa
a) si tratta di un poema epico in esametri latini, concepito nel ’38 e ripreso più volte senza mai
essere portato a termine
b) argomento: la seconda guerra punica, che il poeta pensava non fosse mai stata trattata dai
poeti classici (ignorava che fosse stato l’argomento di un poema le Puniche di un minore
Silio Italico, poeta del I° sec d.C.)
c) la materia è ricavata dalle Storie di Tito Livio e dall’Eneide di Virgilio
d) il proposito è esaltare le gesta di Scipione l’Africano, il vincitore di Annibale
e) ma accanto ai motivi tradizionali compaiono motivi più personali, in cui Petrarca innesta la
sua particolare sensibilità
è il caso del lamento di Magone morente che si fa portavoce della meditazione
pessimistica del poeta: la vanità delle cose umane, la vita che corre tra illusioni
ingannevoli e continui travagli.
Persino la gloria di Roma finisce per essere guardata da lontano, dall’infinita distanza
dell’eterno
5) Altre opere
a) il De viris illustribus, raccolta di biografie di illustri personaggi romani; scritta con
l’intento di celebrare la grandezza di Roma, sulle orme delle Storie di Livio; anche qui il
racconto storico si tinge di colori soggettivi.
b) Rerum memorandarum libri (fatti memorabili), una raccolta di aneddoti raggruppati in
categorie, al fine di illustrare vari tipi di virtù. Ancora presente il sapore degli exempla
medievali.
c) Bucolicum carmen (sul modello delle Bucoliche virgiliane)
d) Epistulae metricae, in versi trattano temi morali.
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LEZIONE 5
IL DISSIDIO PETRARCHESCO
1) Se l’unica realtà che conta è quella della propria interiorità, la sua poesia, più che come racconto
di una storia d’amore va letta come lucida analisi della coscienza.
a) La tormentata storia d’amore diviene il simbolo di una crisi più vasta, sentimentale,
intellettuale e religiosa insieme.
b) La figura di Laura diviene il centro poetico attorno al quale organizzare un’accanita
esplorazione interiore, con la stessa forza e lucidità di analisi del Secretum.
2) Ciò che caratterizza la spiritualità di Petrarca è un bisogno di assoluto, di eterno, di un
approdo stabile in cui l’anima trovi la pace perfetta
a) in contrasto con questo desiderio egli avverte l’angoscia della imperfezione delle cose
umane
b) tutto ciò che l’uomo segue sulla terra è destinato a perire, a venire meno; si tratta di illusioni
effimere, destinate a cadere con l’affermazione dell’ultima realtà: la morte.
c) La gloria, che pure Petrarca brama non è che cosa vana; l’amore non è che un sogno, la
bellezza di Laura deperisce, invecchia e muore, “nulla qua giù diletta e dura”
3) Deluso da queste aspettative, il poeta vorrebbe consegnarsi alla conversione come S.
Agostino, perciò il Canzoniere vorrebbe offrirsi come la vicenda di un’anima che si libera dalle
impurità umane e si innalza a Dio, trovando in Lui la pace e la salvezza.
a) ma il Canzoniere non è la Commedia: il viaggio non può in maniera rassicurante concludersi
con la visione di Dio e non ci si può volgere indietro “fuor del pelago a la riva”, sicuri, a
guardare “l’acqua perigliosa”
b) al mondo il poeta si sente ancora estremamente legato, come S. Agostino si sentiva ancora
troppo legato ai beni mondani tanto da esclamare “Signore, convertimi, ma aspetta ancora
un po’!”
c) per Petrarca le acque perigliose non terminano mai, anzi egli scrive il Canzoniere mentre è
ancora immerso in esse e così il dissidio interiore non trova una soluzione, e questo perché:
il suo ideale non è il semplice rifiuto del mondo
ma la conciliazione del divino e dell’umano:
dare alle cose terrene l’eternità delle cose celesti, preservandole dalla corruzione del
tempo e della morte
togliere alle gioie della terra il loro carattere peccaminoso, conferendo ad esse una
totale dignità
Pertanto, a ben vedere, il vero dissidio è tra una concezione ascetica che impone una
totale rinuncia al mondo e il sogno impossibile di conciliare cielo e terra
4) E la conciliazione tra umano e divino sarà proprio il grande sogno filosofico del
Rinascimento.
1) Poiché la materia è piena di contraddizioni e di tensioni interiori sarebbe lecito aspettarsi una
forma nervosa, tormentata e involuta. Invece la dizione poetica del Canzoniere è limpida,
equilibrata, armoniosa.
a) questo perché il verso per il poeta non è mai l’immediato sfogo dell’animo, del sentimento.
b) I conflitti dell’animo devono sempre passare attraverso il filtro della letteratura, di quella
letteratura soprattutto dei classici, che da sempre Petrarca ammira; solo astraendosi
dall’immediatezza del sentimento e filtrando la realtà attraverso la letteratura è possibile
giungere alla contemplazione del proprio Io
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c) Pertanto le ricche citazioni dai classici ma anche dalle Sacre scritture non sono sfoggio di
erudizione, ma di un processo in un certo qual modo spontaneo: Petrarca parla e pensa come
i suoi autori prediletti
d) Ed è grazie a questo costante lavoro di lima letterario sulla forma che egli ricompone nella
pagina scritta quel conflitto interiore che altrimenti, non potendo contemplare, non
riuscirebbe ad analizzare.
NOTA BENE: il conflitto rimane irrisolto, ma almeno è “fotografato” e può essere analizzato.
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LEZIONE 6
IL CANZONIERE
IL VOLGARE
1) Petrarca cominciò a scrivere liriche in volgare fin dai primi anni della prima giovinezza,
continuando fino alla fine della vita. Queste redazioni parziali sono giunte sino a noi. (si possono
ricostruire ben 9 redazioni...)
2) La sistemazione definitiva risale all’ultimo anno di vita del poeta (1374) ed è contenuta nel
manoscritto vaticano 3195, in parte di pugno del Petrarca stesso.
a) avere questo manoscritto è di un’importanza straordinaria infatti permette di risalire all’originale
senza dover passare attraverso manipolazioni successive, e tutto questo per un testo comunque
antico
b) inoltre la presenza di un altro “codice petrarchesco” (il cosiddetto codice degli abbozzi,
contenente redazioni diverse con note a margine dello stesso poeta) ci permette di seguire da vicino
l’imponente e attento lavoro del poeta, alla ricerca della perfezione.
3) L’opera che si suole chiamare “Rime sparse” oppure Canzoniere
a) è costituita da 366 componimenti, in massima parte sonetti, ma anche ballate, canzoni, sestine
b) con la presenza di tutte le forme metriche consacrate dalla tradizione lirica precedente
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LAURA
1) La materia quasi esclusiva del Canzoniere è costituita dall’amore del poeta per una donna,
chiamata Laura, incontrata “il dì sesto di aprile”, venerdì santo, in una chiesa di Avignone.
2) Il libro ripercorre questa storia d’amore particolare, umana e terrena, sensuale e
tormentata
a) è un amore perpetuamente inappagato, oscillante tra poli opposti:
• ora il poeta tesse intorno alla figura femminile complesse architetture d’immagini anche
simboliche (giocando fra l’altro sul nome “Laura”, che richiama il lauro, pianta sacra ad Apollo,
dio della poesia)
• ora contempla l’immagine della donna che è stata creata dall’immaginazione, dal sogno, dalla
memoria
• ora lamenta la sua crudeltà e indifferenza, invocando pietà per le proprie sofferenze
• talvolta, stanco di soffrire la passione d’amore, invoca la pace e la tranquillità, elevando a Dio
una preghiera e confessando la colpa di tanto “vaneggiare”
b) il tormentato rapporto con Laura porta la consapevolezza del vaneggiare che, a sua volta,
genera la colpa, che dà origine al pentimento, il quale porta alla certezza che “quanto piace al
mondo è breve sogno”, ovvero che “tutto è vanità” (cfr. il contemptus mundi di marca
medievale)
c) Ma non è facile abbandonare Laura perché il poeta si sente sempre dominato dalla passione
che rigenera i ben noti sogni, le lacrime e i sospiri.
3) Questa vicenda ha una svolta con la morte di Laura (1348) che taglia in due il canzoniere
dividendolo in due parti: rime “in vita di Madonna Laura” e “in morte di Madonna Laura”
a) alla sua morte il mondo sembra farsi più squallido e brutto, ma non per questo la passione si
estingue
b) il poeta ha ancora davanti a sé la donna amata, che rivede come se fosse viva nei luoghi
consueti, nel locus amoenus (immaginario giardino verdeggiante pieno di tutti gli elementi tipici
della letteratura paesaggistica idillica), oppure la vagheggia in cielo
c) ma il tempo che corre e che corrompe evidenzia l’errore del poeta e sullo sfondo appare la
morte, vista non come un porto tranquillo ma come un “dubbioso passo”, pieno di insidie e
pericoli
d) il poeta sente il bisogno di rivolgersi a qualcosa di più saldo e duraturo che non gli
ingannevoli beni terreni
e) la consapevolezza di questa verità porta il poeta a concludere il canzoniere alla ricerca della
pace interiore. Ed è ‘pace” l’ultima ed emblematica parola che chiude il libro.
4) Alla base del Canzoniere vi è un’architettura unitaria, che offre al lettore un libro
compiuto. In altre parole quest’opera non è solo l’addizione di una serie di poesie in sé
indipendenti, ma ogni poesia occupa una collocazione precisa e voluta all’interno del libro.
a) alla base di esso vi è un’esperienza reale e sinceramente vissuta.
b) Tuttavia sarebbe sbagliato interpretarlo come una confessione autobiografica, come un
romanzo con una trama con un vero e proprio svolgimento che viaggia di pari passo con la vita
del poeta.
e) Quindi la vicenda che si snoda a partire dal libro non è identificabile immediatamente con la
biografia del poeta, ma deve essere considerata come una trasfigurazione letteraria, una
costruzione ideale, esemplare
d) Già nella Vita nova l’atmosfera risultava piuttosto irreale e indefinita; questa tendenza si
accentua nell’opera del Petrarca, anche se va sottolineato che:
• Laura è molto più umana delle inattingibili immagini femminili degli stilnovisti, grazie alla
dimensione psicologica più realistica.
• La sua bellezza fisica si basa su caratteristiche evanescenti e stereotipate (dolce viso, rose
vermiglie, angelico seno ecc...)
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• L’immagine che resta in mente è quella di una donna bionda, che si staglia su un ridente sfondo
naturale, il locus amoenus (erbe, fiori, acque limpide, cieli sereni) che risale agli autori classici
e) anche gli episodi in cui si snoda questa storia d’amore presentano analoga mancanza di
concretezza e che appartengono alla tradizione della lirica d ‘amore precedente (sguardi e saluti
negati, sogni e fantasticherie, smarrimenti del poeta, colloqui con la natura, lacrime e sospiri...)
f) che ciò che è ritratto sia piuttosto evanescente lo capiamo anche dalla assoluta mancanza in
questa storia d’amore della Storia contemporanea con i suoi conflitti (ad eccezione delle canzoni
politiche Italia mia e Spirto gentil)
5) Insomma, leggendo il Canzoniere si ha l’impressione che il mondo esterno non esista e ciò che
conta sia solamente l’interiorità del poeta.