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Petrarca

Petrarca è la seconda delle 3 corone fiorentine insieme a Dante e Boccaccio, anche se di fatto
nessuno dei 3 trascorse per intero la loro vita qui.

Nacque ad Arezzo, da una famiglia di condizione borghese. Suo padre apparteneva ai guelfi
bianchi e per questo motivo fu esiliato da Firenze, così per un periodo visse ad Avignone. Spinto
da suo padre intraprese gli studi giuridici che abbandonò quando suo padre morì. Morto suo
padre per ragioni economiche intraprese la vita ecclesiastica, diventando un cappellano.
Deciderà poi di dedicarsi alla letteratura e i due elementi principali che contribuirono a questa
scelta furono: l'amore per i classici e la profonda spiritualità religiosa.

Francesco Petrarca è uno dei più importanti scrittori e poeti del Medioevo. La maggior parte
delle sue opere sono scritte in latino; tuttavia egli è stato anche un fautore dello sviluppo del
volgare italiano. Le sue poesie e le sue opere si ispirano a Cicerone, Virgilio e Sant'Agostino.
Seguendo i poeti d'amore, raccolse i motivi della poesia attorno a Laura, la cui esistenza però è
dubbia.

La modernità di Petrarca sta nella complessità spirituale e nella quantità di dubbi, Infatti vi è
sempre in lui una contraddizione tra corpo e anima, tra desiderio di gloria terrena e ascesi.
Durante l'ascesa al monte Ventoso con il fratello portò con sè le confessioni di Sant'Agostino e le
aprì in una pagina in cui si parlava di chi è accecato dalla mondanità. Questo episodio, ha una
chiara funzione simbolica: indica al poeta la necessità di un ritiro dal mondo, una conversione.

La sua attività letteraria non era solamente legata all'otium, bensì in lui vi era un forte desiderio
di gloria, riconoscimenti e onori. Questo desiderio fu appagato da una solenne cerimonia sul
Campidoglio del 1341 in cui Petrarca fu incoronato come sommo poeta.

Negli anni a seguire il fratello diventò monaco e questo lo destabilizzò perchè di fronte alla
volontà ferrea del fratello comprese che non la possedeva. Così ritornò in Itaia e diventa
cortigiano presso i visconti.

La vita di Petrarca fu segnata dal conflitto interiore tra una vita mondana e una vita dedita
all'elevazione spirituale. Di questo dissidio interiore ne fu aperta testimonianza anche la nascita
di due figli che riconobbe come propri, Giovanni e Francesca. Proprio per la sua visione
cosmopolita ha un rapporto differente con la società; Dante soffrì molto per essere stato
cacciato da Firenze, lui invece non fu mai interessato alla sfera politica, viaggiò molto e esplorò il
mondo. Questo sentimento andava in contrasto con il suo bisogno di chiudersi nell'interiorità e
approfondire la conoscenza di sè.
Nel 1348 morì Laura a causa di una epidemia di peste. Nel 1350 si recò a Roma in occasione
dell'anno Santo e, sia all'andata che al ritorno, si fermò a Firenze dove conobbe Boccaccio con il
quale divenne amico. Petrarca decise di stabilirsi in Italia: fu ospite dei Visconti che gli donarono
una casa sui colli Euganei.

Petrarca rappresenta una figura di intellettuale nuova rispetto agli scrittori del Duecento e a
Dante, e anticipa la figura che dominerà poi nei periodi successivi. Non è più l'intellettuale
comunale, legato ad un preciso ambiente cittadino, ma un intellettuale cosmopolita, senza
radici in una tradizione municipale.

La sua visione dell'Umanesimo cristiano si basa sul fatto che queste due sfere (cristianesimo e
dimensione mondana) non sono in contrasto, si coinciliano. Dunque l'attività intellettuale non
distoglie dalla perfezione cristiana, vanno nella stessa direzione.

Lui aveva consapevolezza della rottura tra il mondo classico, pagano e moderno. Aveva nostalgia
del mondo antico e tentò di ricostruirlo con la filologia; studio dei testi antichi con l'obiettivo di
avvicinarsi al testo originale. Con lui nacque il Preumanesimo. Come Boccaccio prese gli ordini
minori per garantirsi una sicurezza materiale, non solo per diletto ma anche per valore epico.
Nacque la figura dell'intellettuale che ha il diritto di dire la sua, consiglia e rimprovera i signori
per garantire il buon governo.

Produzione letteraria

Lui scrisse solo 2 opere in volgare: Il Canzonierie e i Trionfi, la maggior parte della sua
produzione è scritta in latino. Riteneva di essere il continuatore degli autori classici e si
aspettava la fama presso i posteri delle opere latine, non da quelle che noi consideriamo i suoi
capolavori. Petrarca era affascinato dal latino, ma credeva al tempo stesso che la letteratura
latina avesse toccato il suo culmine di perfezione e non poteva essere superato, ma solo imitato.
La sua impresa quindi consiste nel ridar lustro a una lingua antica ed elevare la lingua volgare
alla dignità formale del latino.

Qui possiamo notare un'altra differenza con Dante; Dante puntava tutto sul volgare, usandola
per opere di alta elevatura. Mentre Petrarca prediligeva il latino ed il volgare che usa è una
lingua differente da quella usata da Dante, è una lingua raffinata che voleva uniformarsi al
latino.

Secretum-> E' una delle più importanti opere di meditazione religiosa e morale. L'opera in prosa
è divisa in 3 libri, scritta in latino e strutturata come un dialogo tra Sant'Agostino e il poeta. Vi è
anche un'altra figura allegorica, una donna che non prende mai parola, ma serve a dimostrare
che quanto detto tra i due è vero. Il dialogo si svolge in 3 giorni e lo scrittore si sdoppia in 2
personaggi, che sono entrambi proiezioni della sua interiotà inquieta. Sant'Agostino riconosce e
rimprovera i vizi di Petrarca.

1-> lo rimprovera per la mancata volontà, che non gli permette di raggiungere gli obiettivi.

2-> parla dei 7 peccati e si sofferma sull'accidia, che annulla ogni possibilità di scelta e azione.

3-> esamina 2 colpe gravi: il desiderio di gloria terrena e l'amore per Laura che lo allontana dal
giusto cammino. Sant'Agostino affermò che con il suo amore per Laura ha avuto inizio la sua
degradazione morale.

Tutte le contraddizioni di Francesco restano aperte, non giunge al proposito di cambiare la sua
vita. La lingua non è contorta come la vicenda che deve esprimere, ma è limpida e armoniosa.

Le opere umanistiche-> Petrarca al contrario di Dante, ha coscienza del distacco tra mondo
antico e medievale: non assimilapiù il mondo antico al presente, lo coglie nella sua fisionomia
autentica. Nasce l'attività filologica di Petrarca; sente la curiosità di conoscere opere e autori che
la cultura medievale aveva lasciato ai margini. Scopre le epistole di Cicerone e queste gli danno
l'impulso di ordinare le epistole latine sul modello ciceriano.

De Vita Solitaria Il De vita solitaria è un trattato filosofico-morale in forma di lettera, in cui viene
sviluppato il tema della solitudine e della pace come condizioni ideali per la vita.

Nel Proemio del De vita solitaria Petrarca, dedicando l‘opera all’amico vescovo Filippo, tratteggia
l’ideale locus amoenus, in cui il sapiente dovrebbe ritirarsi per dedicarsi in pace ai propri studi,
lontano dalla confusione. Nel primo libro vengono espresse le argomentazioni del poeta su
questa condizione ideale di vita. La solitudine, oltre a favorire lo studio e la creazione artistica,
migliora l’essere umano, utile al costante autoperfezionamento di sé. La solitudine è dunque per
Petrarca un modello etico, una dura disciplina morale e intellettuale, che implica la rinuncia ad
ogni altra attività, se non quella pura e disinteressata dello studio e dell’erudizione. Questo è del
resto un ideale profondamente umanistico, modellato a sua volta sull’otium litteratum degli
autori classici latini.

Nel secondo libro, l’autore suggerisce una serie di esempi, tratti dall’antichità o dalla storia
biblico-cristiana, di uomini e spiriti eletti che hanno raggiunto l’ideale pace della solitudine.
Dall’Antico Testamento sono presenti Abramo, Isacco, Giacobbe e i profeti; dalla tradizione
cristiana i Padri della Chiesa, insieme ai santi Benedetto e Francesco; dalla storia classica sono
presenti invece filosofi, oratori e condottieri vari. Nella conclusione del De vita solitaria Petrarca
invita il suo amico Filippo a tornare al godimento di una vita pacifica e solitaria.

De ozio religioso Fu scritto da Petrarca dopo il ritiro del fratello Gherardo alla vita monastica a
Montreir. Il poeta dopo aver fatto visita al fratello è molto preso dalla vita monastica allora
scrive questo elogio alla vita religiosa.
La raccolta epistolare-> L'epistolario è considerato un'opera letteraria, sono componimenti in
prosa latina e divisi in:

-Familiares: La più diffusa è la 12 che espone il codice del perfetto principe

-Seniles: Scritte in età evanzata, Posteritati rappresenta una specie di autobiografia

-Variae: Sono state rintracciate e riunite da amici e collaborati

-Sine nomine: Censurò il nome dei destinatari, perchè erano personaggi che disprezzava, c'era
una polemica contra la corruzione della chiesa.

Nel rivedere il materiale, fa una rielaborazione, toglie riferimenti precisi, sostituisce i nomi con
pseudonimi. La legge che usa per comporre l'opera è: selezione e idealizzazione. I particolari
della vita privata sono selezionati e gli aspetti della vita subiscono una trasfigurazione letteraria.

L'Africa-> E' un poema in esametri latini,( lirica di versi composta da 6 piedi: un piede è il ritmo
che si batteva con il piede) ripreso più volta ma mai portato a termine. L'argomento è la
seconda guerra punica, i modelli sono latini e il proposito è esaltare la gloria e grandezza di
Roma, in particolare le gesta di Scipione L'Africano, che sconfigge Annibale invadendo l'Africa.
Accanto agli intenti epici, compaiono i motivi più soggettivi: la vanità delle cose umane, la morte
e l'inquietudine dell'uomo. Il tema del riscatto romano poteva essere letto come allegoria della
situazione presente, come auspicio per l'Italia del 300.

Si narra di Magone, il fratello minore di Annibale, morto per una ferita durante il rientro in
patria.

Durante l’agonia, il giovane riflette sull’incertezza e la precarietà della vita, sulla vanità degli
onori, sulla relatività delle cose umane, che solo la morte rende chiare ed evidenti. Nel racconto
toccante del suo affanno è riconoscibile tutto lo stile di Petrarca, con la sua attenzione agli stati
d’animo e alle pene interiori dei protagonisti: una caratteristica che capovolge lo statuto poetico
del genere epico, facendo elegiacamente dei vinti i veri eroi della narrazione.

Ad alcuni critici, che gli rimproveravano di aver messo parole cristiane in bocca a un pagano,
Petrarca ribattè che in quelle parole non c’era nulla di particolarmente “cristiano”, ma che tutto
era, semmai, profondamente “umano”: di tutti, infatti, sono il cuore e la ragione, e di tutti è, in
punto di morte, la capacità di rileggere la propria vita, di riconoscere i propri errori e di
comprendere la caducità delle cose per cui, a volte, tanto si combatte.

De viris illustribus-> doveva essere una raccolta di biografie dedicate ai grandi personaggi della
storia romana, da Romolo a Tito. Anche qui a Scipione viene dato uno spazio largo. L'opera ha
radici in una tradizione che non si era mai interrotta, non si limita a ripetere quanto vi trova
scritto, ma fa opera di storiografo, confrontando ed emanando dagli errori.

Bucolicum Carmen-> Sono 12 egloghe, a più riprese rimaneggiate. L'egloga pastorale è un


genere di antica tradizione classica, in cui viene rappresentata la vita dei campi attraverso il
dialogo tra i pastori. Petrarca imita questo modello, se ne serve per parlare di temi che lo
riguardano personalmente: l'amore per Laura, l'ambizione letteraria. Riprendono il modello di
Virgilio, quelle di Virgilio hanno un carattere drammatico e mistico, quelle di Petrarca hanno
tutte uno stile drammatico.

Rerum memorandarum libri-> (Fatti memorabili) si tratta di una raccolta di aneddoti, che
secondo un progetto iniziale dovevano servire a illustrare le 4 virtù cardinali: giustizia, prudenza,
fortezza e temperanza. Il modello è degli exempla romani; quindi la maggioranza degli aneddoti
derivano dalla storia romana. Vi è anche la materia contemporanea: tra i detti e fatti di Roberto
d'Angiò, Dante ecc.

Epistolae Metricae-> è una raccolta di lettere in latino in esametri. Egli si ispirò alle Epistole di
Orazio, cercando anche di imitarne la chiarezza del linguaggio e la semplicità spontanea.
Notevole è il livello artistico e il valore storico-biografico delle lettere.

I Trionfi-> A milano aveva iniziato a lavorare a un'opera in volgare che lo terrà impegnato fino
alla morte e rimarrà incompiuta. E' articolata in 6 trionfi, si tratta di un poema allegorico scritto
in volgare e costruito in forma di visione, che rimanda al modello della Commedia. Narra di
assistera alla sfilata di varie figure allegoriche, al cui seguito appaiono personaggi tratti dal mito
e dalla storia. In un giorno di aprile il poeta si trova come Dante, smarrito. Il percorso che
compie è scandito dall'incontro di una schiera di defunti illustri; Petrarca contempla il Trionfo
d'Amore: il carro del dio è seguito dagli spiriti che durante la loro vita vennero vinti dall'amore.
Si tratta di coppie celebri prelevate del mito, ma non mancano coppie contemporanee come
Dante e Beatrice, Lui e Laura. Nel secondo trionfo (il Triumphus Pudicitie) Laura con l’aiuto di
Pudicizia-Castità vince Amore e lo imprigiona, umiliandolo a sua volta. Laura toran a Roma col
proprio corteo per celebrare il proprio successo.

Nel Triumphus Mortis (il terzo trionfo) la vittoria di Laura è turbata dall’apparizione di Morte,
che annuncia la morte imminente della protagonista. Petrarca assiste al decesso di Laura, che
rivela il suo amore per il poeta e la sua condizione beata. Laura spiega di non aver mai svelato i
propri sentimenti per non distoglierlo dal suo percorso di perfezionamento morale.

Nel Triumphus Fame (il quarto trionfo) si assiste alla sconfitta della Morte da parte della Fama,
che, desiderosa di superare l’oblio della vita mortale, schiera con sé personaggi noti per valore
militare e intellettuale. La Fama è cosi il simbolo della trasmissione del sapere e del valore tra le
stirpi umane.
Ma alla Fama succede il Tempo, personificato dal Sole, nel quinto trionfo, il Triumphus Temporis.
L’astro, per poter annullare il potere della fama sulla morte, accelera il suo corso, cancellando
più velocemente il ricordo dell’uomo. Petrarca qui coglie l’occasione per rifletterere sulla brevità
della vita e sulla vanità del mondo terreno.

L’ultimo trionfo, il Triumphus Eternitatis, chiude la successione: Petrarca trova sostegno di fronte
alla fugacità dell’esistenza in Dio, che trionfa su tutto e tutti. Nell’eternità divina i beati potranno
sconfiggere la Morte e il Tempo. Ed è qui che il poeta potrà rivedere Laura, ormai beata. I Trionfi
si chiudono quindi con la visione finale della donna amata da Petrarca, in una visione della
beatitudine celeste.

De remediis utriusque fortun->è un trattato morale in due libri, ciascuno introdotto da una
prefazione e comprendente oltre cento capitoli. Ogni capitolo consiste in un dialogo fra la
Ragione da una parte, la Gioia e la Speranza (nel libro I) o il Dolore e il Timore (nel libro II)
dall'altra e tratta un aspetto specifico della vita quotidiana. L'andamento di ogni dialogo è fisso:
la Ragione interviene a equilibrare con i suoi argomenti gli eccessi ottimistici o pessimistici ai
quali l'anima è spinta dalle quattro passioni (codificate dal pensiero stoico), che ripetono
ostinatamente un unico concetto dall'inizio alla fine.

Il Canzoniere-> Il canzoniere, anticamente canzoniéro, nasce con la letteratura romanza ed è


una raccolta di rime spesso destinate al canto o alla musica e solitamente di carattere amoroso,
di un solo o di vari poeti. Generalmente un Canzoniere raccoglie poesie dalla struttura metrica
dissimile. Nella letteratura italiana il più noto è senz'altro il Canzoniere di Francesco Petrarca.

Si tratta di una raccolta di liriche in volgare, l'opera viene chiamata Rerum Vulgarium fragmenta,
che mostra la sufficienza con cui Petrarca trattava le sue opere in volgare, conosciuta anche
come Rime Sparse o Canzoniere. Si tratta di 366 componimenti, prevalentemente sonetti, ma
anche canzoni, ballate che narrano la vita interiore di Petrarca. E' un racconto dotato di un
inizio, una fine e uno svolgimento; a rendere più visibile la trama sono i testi di anniversario,
scritti di anno in anno nella ricorrenza del primo incontro tra poeta e Laura.

Presenta una struttura circolare e l'opera si chiude con un'invocazione alla Vergine; i testi sono
molto curati e ordinati in base al contenuto. Troviamo componimenti politici, civili, ma la
tematica più importante è quella amorosa. Tutto ruota intorno a Laura, donna incontrata il
venerdì santo, in una chiesa. Si tratta di un amore tormentato e l'autore esplora i suoi conflitti
interiori assaporando quasi il piacere di soffrire. Gioca simbolicamente con il nome Laura, che
richiama il lauro poetico (rime dafnee poichè Dafne si era trasformata in alloro), contempla
l'immagine della donna, lamenta la sua crudeltà invocando pietà per le sue sofferenze. A volte
stanco di sopportare eleva la sua preghiera a Dio.

L'opera si divide in 2 parti: rime in vita e rime in morte di Laura. Alla sua morte, il mondo è
vuoto, ma la passione non si spegne e continua a vederla come se fosse viva. Nel sogno appare
più bella e compassionevole. Lui sente il bisogno di una purificazione, capisce che la morte
trascina via le cose belle, la vita non si ferma e si avvicina l'ora della morte, che appare come un
evento pieno di insidie. Quindi si volge al cielo e il libro si conclude con una canzone di preghiera
alla Vergine, esprime il suo desiderio di trovare pace. Il Canzoniere, come la Commedia, vuole
offrirsi come la vicenda di un'anima che si libera dall'impurità e si innalza a Dio. Questo avviene
perchè il suo ideale è la conciliazione del divino e umano, un tema anticipatorio del
Rinascimento.

Nonostante venne definito anche Rime sparse, lui le riordina seguendo un'architettura unitaria.
Alla base c'è una vincenda reale, ma l'opera va considerata come una trasfigurazione letteraria,
lontana dalla realtà. Anche Laura, che sembra reale, è lontana ancora dall'avere la concretezza
di un personaggio reale. Anche il paesaggio sembra stilizzato: le erbe, acque sono elementi del
locus amoenus che risale ai poeti classici e stilnovisti. La poesia del Canzoniere fonda un
classicismo, che prima di tutto investe il contenuto dei testi; l'amore ai tempi dei trovatori era
un sentimento recitato in pubblico, qui il poeta interpreta la lirica d'amore, si confessa, narra
un'esperienza e grazie a lui si verifica una conversione dall'oggettività alla soggettività, l'io del
poeta amante è al centro della scena. Inoltre questo classicismo riguarda anche il linguaggio, la
lingua che usa è omogenea, compatta e nonostante sia comprensibile non fa alcuna
concessione al linguaggio parlato.

In tutti i componimenti risalta la difformità tra contenuto e forma: ci aspetteremmo una forma
tormentata, invece è limpida ed armoniosa. Questo perchè per l'autore la poesia non è sfogo
immediato di un sentimento, ma esplorazione dei processi interiori. Lui ammirava i classici ed ha
a cuore il decoro e la disciplina, dunque vi è un lavoro di perfezione formale. Rifiuta le parole
troppo corpose e precise, troppo auliche e rare. Si tratta di un unilinguismo, da cui deriva la
fluidità musicale, semplicità e gusto.

La ricostruzione della storia del Canzoniere non è affatto semplice, dal momento che essa si
svolge per gran parte della vita del Petrarca, dal 1336 alla vigilia della morte. Petrarca realizzò il
codice su cui si studia il Canzoniere, ossia il codice Vaticano Latino 3195, impegnandosi
nell'aggiunta e nella selezione delle liriche sia nella sezione in vita che in morte di Laura. Le
aggiunte successive di mano del Petrarca (compiute tra il 1367 ed il 1374)consistono
nell'aggiunta della canzone dedicata alla Vergine e ad alcune indicazioni per la sistemazione
definitiva delle liriche anche se Petrarca non riuscì mai a dare una forma definitiva alla sua
raccolta.

Il Codice Vaticano Latino 3196, detto anche "codice degli abbozzi" in quanto riportante non solo
le liriche del Petrarca, ma anche altre sue opere e le annotazioni in latino. Inoltre il codice,
interamente autografo, colloca in apertura il sonetto.

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