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GIACOMO LEOPARDI- CARATTERI GENERALI

La vita di Giacomo Leopardi si svolge tra il primo e il quarto decennio dell'Ottocento durante la stagione culturale
caratterizzata da Romanticismo: ricordiamo Infatti come in questo periodo questa corrente è di grande portata
insieme al preromanticismo che troviamo soprattutto in Germania con lo Sturm und drang, dove si ha l'ideale di
uomo soggiogato alla ragione, con l’Ossianesimo, ovvero la poesia sepolcrale, e con la diffusione del concetto
generico di popolo che si ha nel romanticismo (per esempio con Manzoni) e che si sviluppa molto in Italia, pur non
essendo quest'ultima una nazione unificata.

Dal punto di vista poetico in questo periodo di transizione abbiamo tre correnti principali:
-l'Illuminismo basato sulla ragione
-preromanticismo/romanticismo basato sul sentimento
-neoclassicismo basato sul bello ideale.

La maggior parte dei poeti inizialmente mostra ideali illuministici o tendenti al neoclassicismo, come vedremo
proprio in Leopardi che si schiererà con questi ultimi, pur mostrando nelle sue opere uno spirito prettamente
romantico.

Possiamo affermare infatti che Leopardi riassume in sé gli aspetti più significativi di una stagione che va
dall’Illuminismo al Romanticismo, considerandolo anche l'ultimo autore Antico o l'ultimo vero classico della nostra
letteratura.
D'altra parte Leopardi segna anche l'inaugurazione di un nuovo Orizzonte di pensiero e di arte,Che lo porta a
essere definito poeta moderno con preparazione classica.

VITA
Egli nasce nel 1798 a Recanati, da padre Conte monaldo e madre Adelaide alducci, che concepirà 10 figli alcuni
morti prematuramente e di cui i più stretti con Leopardi saranno Paolina e Carlo.

Egli ebbe un'infanzia serena pur essendo la madre anaffettiva a causa del carattere del marito che lo portava
spesso a sperperare soldi nella biblioteca privata di famiglia; quest'ultima sarà il posto in cui Leopardi studierà,
seguito inizialmente da precettori che cercheranno di indirizzarlo negli studi teologici.

Questo perché Recanati faceva parte dello Stato Pontificio e quindi era caratterizzato da un ambiente abbastanza
bigotto e Cristiano che portava il padre a mettere pressione a Leopardi.

Quest'ultimo essendo molto capace continua i suoi studi in maniera autodidatta,Impossessandosi di una erudizione
solidissima e avvicinandosi al Panorama classico del mondo greco e latino; nascono in questo periodo Le prime
prove poetiche, vediamo Infatti come ha 13 anni scrive la virtù indiana( 1811) e Pompeo in Egitto( 1812) e in
ambito illuministico una storia dell'astronomia.

Leopardi contrasterà sempre le idee politiche e letterarie del padre considerate da lui bigotte.
Inizia così quella che lo stesso Leopardi definisce conversione letteraria, ovvero un passaggio dalla fase erudita
dedicata agli studi classici a una di composizione creativa.
Leopardi legge gli autori contemporanei come Foscolo e Goethe, scoprendo il mondo letterario contemporaneo.
In questo periodo nascerà anche la polemica classico-romantica segnata nel 1819 dalla lettera di Madame De
Stael che sprona alla lettura contemporanea e non solo classica.

questa conversione viene aiutata anche nella corrispondenza in quel periodo aveva Leopardi iniziato con il letterato
Piacentino Pietro Giordani, intellettuale democratico e laico;
L'amicizia con Giordani rafforza il suo desiderio di affermazione individuale che porta alla rottura con le posizioni
cattoliche e reazionarie della famiglia.

A vent'anni Leopardi Mostra i primi segni di caduta fisica con primi segni di cecità e scoliosi aggravata.
Non aiuta sicuramente il rapporto altalenante e strano con la madre : quest'ultima infatti di fronte alle disgrazie dei
figli vede solo il volere di Dio e ciò porta alla rottura del rapporto affettivo con i propri figli.
Da questo malessere fisico ne nasce uno esistenziale: egli infatti, Incoraggiato anche da una visita di Giordani a
Recanati per conoscerlo, nel 1820 pensa a una fuga da Recanati causata dalla disperazione e dalla noia ( vera e
propria malattia che abbiamo anche con Seneca).
Ciò lo porta a farsi fare un passaporto segreto che viene però intercettato dal padre, facendogli fallire la fuga.

Al problema esistenziale si aggiunge quello della Fede religiosa, in cui inizia a dubitare: si ha così una seconda
conversione questa volta filosofica, attraverso l'adesione a una concezione materialistica e atea settecentesca che
lo porta al rifiuto di ogni credo religioso fino alla morte
La sua ricerca poetica si sviluppa in due filoni principali: la poesia sentimentale degli Idilli e la poesia impegnata
delle canzoni civili.

Durante il periodo dei moti( 1820- 1821) Leopardi vivrà l'ansia di volersi allontanare da Recanati per la libertà e per
la scoperta del mondo.
Con il consenso del padre riuscirà finalmente a viaggiare scoprendo le varie culture e le varie realtà: queste però si
mostrano solo illusioni date dalle sue letture giovanili che vengono sfatate.

Tra il 1822-1823 va a Roma dagli zii Antici, che cercano di inserirlo nell'ambito ecclesiastico della città senza
riuscirci.

Il soggiorno di Leopardi dura 5 mesi e durante esso si rende conto delle sue illusioni: vede Infatti la distanza tra la
città reale e quella da lui immaginata, tra gli intellettuali boriosi e quelli che cadono nel proletarismo e trova il
popolo romano vuoto e inconsistente a livello culturale.

Deluso nel 1823 torna a Recanati, dove fa un bilancio della propria esistenza, scoprendo la propria inadeguatezza
e solitudine. Si getta quindi nuovamente nelle elaborazioni filosofiche nella scrittura, sviluppando un pensiero
materialistico disincantato che lo porta sul posizioni di grande pessimismo.

La sua sete di libertà però continua ad esserci: egli infatti nel 1825 viaggia a Milano, dove viene a contatto col
mondo intellettuale della città grazie al direttore Stella che lo chiama per la cura di alcuni progetti editoriali.

Il problema persistente però è quello del malessere fisico che gli impedisce di guadagnare da vivere.
In questo periodo si sposterà spesso: prima a Bologna dove da lezioni private, Poi a Firenze Il cui ambiente
cattolico moderato si allontana dalle posizioni geologiche artistiche che lo rappresentano.
1827 Leopardi si trasferisce a Pisa città che lo incanta per l'accoglienza generosa 2 punti questo ambiente sereno
favorisce il ritorno della scrittura poetica Dove hai fatti gli aprirà la stagione del ciclo Pisano recanatese, di cui
ricordiamo il Risorgimento e a Silvia.

A novembre però Leopardi è costretto a tornare a Recanati, a causa della mancata possibilità di mantenersi, e
rimarrà nella città natale per un paio d'anni fino a quando gli amici toscani metteranno a sua disposizione una
somma per vivere a Firenze: Leopardi lascerà quindi Recanati nel 1830 e Non ritornerà più.

Si consolida qui la sua amicizia con lo scrittore napoletano Antonio Ranieri, con cui andrà a vivere: in questo
periodo esce a Firenze la prima edizione dei canti per cui scrivere nel 1832 gli ultimi dialoghi delle operette e
successivamente l'ultimo appunto dello Zibaldone.

nel 1833 Leopardi e Ranieri si trasferiscono a Napoli dove le condizioni di salute di Leopardi peggiorano
progressivamente; Tra 1836 e 1837 Leopardi, Ranieri è la sorella Paolina vivono fra Torre del Greco e Torre
Annunziata vicino al Vesuvio, dove Leopardi compone gli ultimi due canti, il tramonto della luna e la ginestra.

Torna a Napoli Nel febbraio, dove le condizioni di salute si aggravano ancora e infine muore il 14 giugno 1837.
LE LETTERE
Di Leopardi ci sono 931 lettere, di cui numerosi sono i destinatari.

Le lettere più significative sono rivolte ai familiari: quelle rivolte al padre testimonio le difficoltà del rapporto, in
quanto monaldo è lontano anche ideologicamente dal figlio; nelle lettere al fratello Carlo prevale una ricerca di
complicità e il gusto per la narrazione ironica e avventurosa, mentre in quelle rivolte a Pollina la complicità è più
profonda in quanto Giacomo Nella sorella vede l'alter Ego più affidabile e consapevole in cui porre le proprie
speranze.

tra il nucleo delle lettere spiccano quelle rivolte dal 1817 a Pietro Giordani, punto di riferimento per il poeta: a
Giordani Giacomo confidò lo spessore del proprio rapporto con la letteratura riconoscendosi nei consigli del
letterato e rallegrandosi dei suoi incoraggiamenti.

Quello di Leopardi Non può essere definito un vero e proprio epistolario, poiché è egli rinuncia al momento di auto
rappresentazione pubblica delle lettere, per dedicarsi alla scrittura di lettere private in cui prevale infatti la finalità
immediata e personale della comunicazione con il destinatario.

Leopardi in esse è propenso a riflettere su questioni filosofiche e politiche e letterarie, pur rimanendo queste lettere
riservate a un ambito strettamente personale, con un andamento diretto, affabile e lontano dalle ardue prose
pubbliche.

LA FORMAZIONE: ERUDIZIONE E FILOLOGIA

L'arte leopardiana è formata e levigata dalle complesse circostanze storiche e individuali in cui ha vissuto
importantissima è la formazione culturale dell'autore, che mostra sin da giovane la sua attrazione verso la
conoscenza, patendo la squallida vita di Recanati e sfruttando lo studio come riparo da essa.

Ciò che muta attraverso questa formazione è la prospettiva verso cui essa lo indirizza: il rapporto con Giordani
modifica inoltre l'atteggiamento leopardiano che dà alla sua solita erudizione una dimensione più civile e filosofica.

Vediamo inoltre come Leopardi accoglie dall'illuminismo la fiducia nella scienza, nella ragione e nella ricerca
sperimentale della verità: e gli si riconosce in un modello impegnato di intellettuale, socialmente utile e votato a
portare la conoscenza per vincere l'ignoranza. a tutto ciò però non ti amo come applica un contenuto ideologico
ancora esplicitamente cattolico, a causa delle suggestioni paterne.

Solo a partire dal 1815 con la sua conversione letteraria vedremo un modello di intellettuale più in coincidente con
quello moderno: avremmo con l'influenza di Giordani l'adesione a un classicismo il cui obiettivo è rilanciare nel
corrotto presente le virtù degli antichi.

L'attività erudita dei suoi primi anni ha i suoi maggiori risultati in campo filologico: la padronanza assoluta del latino,
del Greco, dell'ebraico e del sanscrito fanno di Leopardi Un eccellente filologo.

La sua attività filologica è concentrata soprattutto negli anni della giovinezza, e si accompagna a un attenzione
all'evoluzione storica delle lingue degli stili e rapporti tra le lingue diverse.

Attraverso i suoi scritti possiamo vedere come il pensiero di Leopardi abbia una grande rilevanza filosofica, è come
il suo metodo di indagine possa essere definito aperto: Esso Infatti si svolge prescindendo dalle procedure
professionali e istituzionali della filosofia.

Leopardi non pensa in quanto filosofo ma in quanto essere umano è in quanto essere sociale: i suoi due criteri
guida sono La corrispondenza alle esigenze sia dell'individuo sia della condizione umana collettiva, perciò ogni
ipotesi da lui fatta per essere vera deve avere valore sia soggettivo che oggettivo.
SISTEMA FILOSOFICO E PENSIERO
La riflessione filosofica il pensiero leopardiano viene centrato attorno al problema dell'infelicità umana che che egli
apprende e analizza in tre fasi principali di pessimismo:

1.PESSIMISMO STORICO, si sviluppa nel 1819 durante la prima conversione letteraria.

In questa fase Leopardi affronta il tema dell'infelicità che tocca tutti e analizza le differenze tra l'età antica e quella
moderna:
-età antica (mito) → in essa l'uomo era felice a contatto con la natura, componeva poesie e vive in un mondo di favole e
serenità.
-età moderna (700) → Con l'avvento della ragione, l'uomo capisce la realtà è il mito cade.la natura quindi è regolata da
leggi oggettive con il suo ciclo di vita, morte e rinascita al quale l'uomo non può sottrarsi.Quest'ultimo quindi non è più felice,
Non sogna e non scrive poesie, consapevole che la natura lo porta inevitabilmente alla morte.

Leopardi Quindi dice che pochi sono i grandi, ovvero coloro che vivono di illusioni e riescono quindi a raggiungere
la felicità.
Se nella prima fase( età antica) la natura è benigna, Leopardi capisce nella seconda fase( età moderna) che
natura è maligna.

2.PESSIMISMO COSMICO,si sviluppa nel 1823.

In questa fase lupardi elabora un discorso più ampio e collettivo, coinvolgendo la civiltà umana: si parla infatti di
come l'uomo è ora consapevole che la natura è una Mater maligna.
Un esempio sia nelle operette morali con l'opera dell’islandese, ovvero un dialogo filosofico tra l'Islandese
( ovvero Leopardi) e la natura: vediamo qui Come l'islandese muore per il ciclo Inevitabile di essa.

Il cambio di pensiero leopardiano è dato dalla cosiddetta teoria del piacere: ogni uomo va alla ricerca di un
piacere assoluto che non esiste. il piacere è fisico, non ideale o astratto, in cui si coinvolge la ricerca del piacere
attraverso tutti i sensi, soprattutto l'udito e la vista.
Il desiderio di questo piacere da parte dell'uomo non ha confini, Infatti non si esaurisce poiché non ha né tempo né
spazio unto

Leopardi dice come la natura ha dotato l'uomo di sensi inadeguati per catturare il piacere, e per questo l'uomo
raggiunge ciò che i sensi gli permettono di raggiungere; quando questo accade il piacere si esaurisce non lo
soddisfa è l'uomo va alla ricerca di un altro piacere.

Vediamo quindi come non si parla di assolutezza del piacere è la felicità raggiunta attraverso esso è precaria e
porta l'uomo a essere nuovamente infelice, poiché il suo non essere permanente provoca infelicità e inquietudine
in quest'ultimo

3. PESSIMISMO AGONISTICO
Questa fase si sviluppa durante i suoi viaggi, in cui studia la natura è l'uomo, rendendosi conto che i suoi ideali di
gioventù erano solo un'illusione, poiché la realtà al di fuori di Recanati Era ben diversa ( intellettuali attaccati i soldi
e conservatori).

Egli però nota che nonostante le delusioni la natura mi vuole sempre la stessa, perciò invita gli uomini a unirsi tra di
loro ed essere solidali per vincere la natura maligna, sviluppando quindi uno spirito agonistico.
Un esempio viene fatto nell'opera La ginestra, scritta negli ultimi mesi di vita a Pompei: in essa viene fatta la
contrapposizione tra i romani antichi degli uomini moderni, sottolineano in particolare come i romani antichi pur
essendo stati travolti dalla natura hanno lasciato una traccia storica con loro passaggio.

La natura quindi mostra disinteresse verso gli uomini, poiché ha un'andatura meccanica e ciclica: gli
uomini devono essere consapevoli della malignità della natura e combatterla attraverso il loro spirito
agonistico, lasciando un segno.

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