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GIACOMO LEOPARDI:

o Nasce 29 giugno 1798 a Recanati (paese provinciale che appartiene allo Stato
Pontificio) da una famiglia appartenente alla nobiltà terriera.

o Figlio di: Conte Monaldo Leopardi, (intellettuale discreto con cui discorre) e
Adelaide dei Marchesi Antici --> anaffettiva, severa, influenza il rapporto che
lui ha con la natura: madre = natura.

Leopardi: laico / Padre: cristiano (stemma famiglia: croce)

o Lo scrittore viene inizialmente istruito da precettori ecclesiastici, ma a 10 anni


comincia a studiare da solo, utilizzando la vasta biblioteca paterna imparando
in breve tempo il latino, il greco e l’ebraico.

Carcere familiare:

Pirandello parla di trappola familiare, e questo ci fa capire come Leopardi


anticipa il suo pensiero.
o Il padre amplia la biblioteca palazzo, aperta al popolo. (studi di filologia, testi
classici, letteratura del 700, illuministi francesi)
o Fin da giovane dimostra un'intelligenza prodigiosa e un'attitudine per gli studi:
prime rivalità con il padre a 18 anni --> le sue idee iniziano a divergere da
quelle del padre.

1819: Leopardi scrive una lettera al padre, parla dell'odio verso la vile
prudenza che agghiaccia e rende incapaci d’ogni grande azione riducendoci
come animali che attendono alla conservazione di questa infelice vita
senz'altro pensiero.

o Madre:
- Ripristina il benessere economico della famiglia, mantiene
economicamente (il modo di dimostrare affetto delle famiglie
aristocratiche) ma non dà supporto emotivo.
- Mai avuto amore materno --> da qui la visione di Leopardi
uomo = infelice (perché non conosce l'amore familiare).
- Poche lettere indirizzate alla madre perché lei glielo vieta.

1817: Zibaldone--> testimonia l'evoluzione del pensiero, e la sua vita


o Opera alla madre: problemi agli occhi, problemi di respirazione e la gobba.

Sua percezione: come se gioisce delle disgrazie dei figli, le dava fastidio il
marito che piangeva per loro. (vicino ai fratelli)
Formazione:
o Tra il 1809 – 1816, per 7 anni, Leopardi si dedica a studi eruditi: lavori
filologici, traduce i classici latini e greci e scrive moltissimi componimenti
poetici e tragedie.

produzione intellettuale: riflette la cultura ristretta che caratterizzava


l’ambiente familiare e il mondo provinciale del suo paese natale.

o 1816, si attua quella che Leopardi stesso chiama la sua Conversione


“dall’erudizione all’bello”: il poeta abbandona gli studi filologici e si
appassiona per la poesia di Omero, Virgilio e Dante; inizia a leggere i moderni:
Rousseau, Alfieri, Goethe e Foscolo; ed esprime opinioni negative nei
confronti della cultura romantica.

o 1817: si confronta con Pietro Giordani, la sua guida intellettuale in questi anni
e, scrittore classicista di idee liberali e laiche. (benché fosse di idee opposte, fa
pubblicare l'articolo di Madame de Stael)

o 1818: “discorso di un italiano intorno alla poesia romantica” poesia che ispiri
il lettore.

o 1819 Leopardi tenta la fuga dalla casa paterna, ma viene scoperto e deve
rinunciare al suo progetto --> Segue un periodo di grande malinconia e
solitudine, aggravato da un’infermità agli occhi che gli impedisce talvolta lo
studio e la lettura.

o 1816 – 1819, passaggio fondamentale dal BELLO al VERO, dall’estetica alla


filosofia; quest’ultima la studia e si avvicina alla natura (non così benevola:
natura matrigna che toglie ciò che promette)

o 1819-1823: completa le 10 canzoni, scrive i primi idilli, ossia poesie chiamate


canti.

o 1822-1823: A Roma, pensa di trovare + apertura mentale ma ne rimane deluso,


ambienti letterari della città gli appaiono vuoti e meschini. (Roma = sede
papale)

o Tornato a Recanati abbandona la poesia e si dedica alla composizione delle


Operette morali, brevi prose di argomento filosofico in cui Leopardi esprime il
suo pensiero pessimistico, con tono ironico e satirico-riflessione sul significato
della vita.
o Comincia una fase di intense sperimentazioni letterarie, durante la quale
Leopardi compone alcune delle sue poesie più belle: le CANZONI e gli
IDILLI e raccoglie gran parte delle sue riflessioni filosofiche, letterarie e
linguistiche nello ZIBALDONE (diario privato).

o A Milano inizia a lavorare grazie all’assegno da parte dell'editore Stella che


gli permette di scrivere.

o Soggiorna tra Milano e Bologna, poi va a Firenze dove entra in contatto con
l’ambiente progressista e liberale.

o 1827: Si trasferisce a Pisa: rinascita poetica: ritrova l’ispirazione poetica e si


dedica alla stesura dei canti pisano-recanatesi.

o Antonio Ranieri pubblica le sue opere e rappresenta l'abbraccio che non aveva
mai avuto, per questo lui sostiene che, la natura matrigna che non dà ma
toglie e reca mali, si possa vincere attraverso la Social Catena, la solidarietà
tra gli uomini.

(Questa è la conclusione finale del suo pensiero che vedremo nella Ginestra).

o Nel 1828 costretto da problemi di salute a lasciare il suo lavoro, Leopardi torna
a Recanati dove vive in isolamento fino al 1830, quando accetta il sostegno
economico di alcuni amici e si trasferisce a Firenze.

- Per un anno il poeta stringe rapporti sociali più intensi, si innamora ma


senza essere corrisposto, della nobildonna Fanny Targioni Tozzetti.

La delusione subita ispira un nuovo ciclo di canti: il cosiddetto “ciclo di


Aspasia”.

- Lo scrittore stringe amicizia con Antonio Ranieri, con il quale si


stabilisce nel 1833 a Napoli, dove trova un ambiente culturale ostile alle
sue posizioni materialistiche.

o Leopardi muore il 14 giugno 1837 in una casa alle pendici del Vesuvio.

IL PENSIERO E LA POETICA.
LO ZIBALDONE:
o Qui Leopardi espone le teorie letterarie e filosofiche sulle quali si fonda tutta la
sua produzione in versi e in prosa.
o L’opera è come un diario intellettuale, composto tra il 1817 e il 1832, ma
pubblicato soltanto nel 1898, sessant’anni dopo la sua morte.

o Il titolo deriva da una parola (di etimologia incerta) che significa “mescolanza
confusa di cose diverse” con riferimento alla varietà degli argomenti trattati,
proposti dall’autore senza un criterio organizzativo, a mano a mano che gli
vengono in mente, in seguito a meditazioni o letture.

Nonostante il carattere frammentario e asistematico, lo Zibaldone costituisce


un documento indispensabile per la corretta comprensione del pensiero
leopardiano. --> Nell’opera si possono individuare legami e corrispondenze
con tutta la produzione dello scrittore.

o Dalle riflessioni dello Zibaldone, si comprende che la visione della realtà, che
si vede dalle poesie e dalle prose leopardiane, prende spunto dal Sensismo e
dal Materialismo settecenteschi. Da lì l’autore trae la convinzione che la
conoscenza derivi dall’esperienza dei sensi e che si possa conoscere soltanto
ciò che è materiale.

o Leopardi esclude l’esistenza di idee innate e rifiuta lo spiritualismo,


concezione secondo cui l’essenza dell’uomo risiede in un principio spirituale.

o Le riflessioni di Leopardi sulla NATURA e sulla FELICITA’ UMANA,


possono essere divise in 2 fasi:

1. Fino al 1824, il poeta sostiene che la natura, concepita come Madre benigna,
offre alle sue creature la capacità di immaginare e di illudersi, ma il progresso
della ragione ha precluso agli uomini moderni questo rimedio, che permetteva
invece agli antichi di essere felici.

2. Si sviluppa a partire dal 1824 ed elabora una diversa concezione della natura,
che è vista come un principio maligno indifferente agli uomini.

L’infelicità è considerata una condizione assoluta e universale, che coinvolge


tutti gli esseri in ogni tempo, ma la ragione è percepita come uno strumento per
generare solidarietà tra gli uomini.

o La poetica leopardiana, inizia della “teoria del piacere”: secondo questa teoria
l’immaginazione è l’unica fonte di piacere, poiché offre un illusorio
appagamento al bisogno di infinito.

o A livello poetico, l’immaginazione è stimolata da immagini e suoni vaghi,


indefiniti, capaci di evocare sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli:
-
o Antichi: sono maestri nella poesia che rappresenta il recupero della visione
immaginosa della fanciullezza e dell’infanzia attraverso la “rimembranza”.
(felici, hanno la capacità di illudersi, immersi nella fantasia e nelle illusioni,
inconsapevoli del male)
o Moderni: sono disincantati e infelici, la loro è una poesia sentimentale,
nata dalla contemplazione della miseria umana e dal rimpianto per
un’armonia perduta. (infelici, disillusi ormai)

o Nella polemica tra classicisti e romantici, Leopardi si schiera a favore dei


CLASSICISTI, rimproverando ai romantici italiani, il predominio della ragione
e l’aderenza al “vero”.

o Assume una posizione che si può definire di “classicismo romantico”, perché


prende le distanze dal classicismo accademico e pedantesco, mostrando
un’ammirazione per i poeti antichi, ma fa riferimento al vago nostalgico
tipicamente romantico, di una dimensione ingenua, cioè non contaminata dalla
razionalità.

o Si da valore all’immaginazione e al sentimento.

pensiero:

1. La Natura ci ha creato perché fossimo felici, ma l’evoluzione e la ragione


hanno ridotto la nostra immaginazione e ciò porta ad una infelicità
(Pessimismo storico= natura benigna).
o Testi manifesto: ginestra

LA TEORIA DEL PIACERE (luglio 1820): desiderio infinito e piaceri limitati


o Desiderio di godere pienamente del piacere, ma le cose sono insufficienti a
soddisfare questo piacere. Tale impressione non dura in eterno (l’abitudine
spegne il piacere)

o L’immaginazione e le illusioni sollevano dall’insoddisfazione: La Natura


compensa questa situazione con le illusioni.

2. La svolta del 1824: A giugno nello Zibaldone, avviene la constatazione


dell’infelicità assoluta e irrimediabile: Pessimismo cosmico. (rapporto con
la natura matrigna)
o Testi manifesto: A silvia, Ginestra, 2 dialoghi

o Il problema della felicità è centrale nella sua riflessione poetica: l’infelicità è


una legge universale, la vita è male.
o La Natura è nemica di tutti (Natura maligna), cioè un meccanismo di
produzione e di distruzione.

Comune sofferenza di tutti gli uomini per colpa della Natura.

I CANTI:
o la produzione poetica di Leopardi è raccolta nei CANTI, l’opera pubblicata per
la prima volta a Firenze nel 1831, poi a Napoli nel 1835 e infine nuovamente a
Firenze nel 1845 (8 anni dopo la morte del poeta).

Il titolo è indicativo del carattere lirico e soggettivo di queste poesie,


caratterizzate da un’estrema varietà dal punto di vista formale.

o Tra il 1818 il 1823, Leopardi scrive le CANZONI, componimenti di carattere


classicistico, che riproducono lo schema metrico tradizionale e adottano un
linguaggio aulico e ricercato.

- Le prime canzoni sono composte tra il 1818 e il 1821 esse affrontano temi di
tipo civile e sono caratterizzati dal pessimismo storico, che si traduce in una
violenta critica contro l’età presente (inerte e corrotta) e nell’esaltazione
dell’età antiche (generose e magnanime).

o Nel Bruto minore e nell’ultimo canto di Saffo, 2 canzoni risalenti agli anni
1821 1822, si vede l’idea dell’infelicità umana come condizione assoluta
imposta del fato maligno.

protagonisti 2 celebri personaggi: il romano Bruto, uccisore di Cesare, e la


poetessa greca Saffa. Entrambi affermano la propria libertà commettendo
suicidio, considerato dal poeta un gesto di TITANISMO EROICO.

o Allo stesso periodo delle Canzoni risalgono gli IDILLI, tra cui è compreso
anche “L’infinito”.

o Derivano dal greco “bozzetto”

In essi compaiono tematiche autobiografiche, il linguaggio è semplice e


musicale, coerente con la poetica del” vago” e “dell’indefinito”, secondo cui lo
stimolo all’immaginazione proviene da ciò che è ignoto o irraggiungibile ai
sensi umani.
o Nella tradizione classica gli Idilli erano brevi componimenti ambientati in un
mondo pastorale e idealizzato; anche i testi leopardiani, sono caratterizzati
dalla brevità e dalla descrizione di scene naturali, ma la loro ispirazione è più
intima e soggettiva.

In ciascuno di essi il poeta rappresenta un momento, un affetto, un moto


della propria vita interiore avviando una riflessione ampia sul tempo, sulla
storia e sul destino degli uomini.

o Tra il 1828 e il 1830, dopo un silenzio poetico di quasi 5 anni, Leopardi si


dedica alla stesura dei “Grandi Idilli”, questi componimenti affrontano gli
stessi temi dei primi Idilli, ma con un atteggiamento diverso che si può
definire pessimismo cosmico: L’infelicità è considerata una condizione
comune a tutti gli esseri viventi, in quanto sarebbe l’effetto di una legge
naturale universale e immutabile.

o Canti Pisano Recanatesi: I componimenti che appartengono a questa fase: “A


Silvia”, “La quiete dopo la tempesta”, “Il sabato del villaggio” e “Canto
notturno di un pastore errante dell’Asia”.

o In essi la riflessione sull’esistenza umana è condotta con un distacco e di


lucido dominio razionale, che consente al poeta di stabilire un equilibrio tra 2
spinte contrastanti: da una parte il “caro immaginar”, che sarebbe il ricordo
delle illusioni giovanili e dall’altra il “vero”, cioè la consapevolezza
dell’infelice condizione umana.

o Il LINGUAGGIO è più pacato e la metrica libera degli schemi strofe


tradizionali.
Leopardi costruisce infatti strofe in cui gli endecasillabi e settenari si alternano
liberamente, senza alcuno schema fisso, è quella che viene chiamata canzone
libera leopardiana.
o Dopo l’allontanamento definitivo da Recanati nel 1830, Leopardi partecipa al
dibattito culturale del suo tempo e compone alcune opere come: la
“Palinodia al marchese Gino Capponi” dove contrappone le sue posizioni
pessimistiche e materialistiche alle correnti ideologiche dominanti, con la loro
esaltazione ottimistica del progresso e le tendenze di tipo spiritualistico.
o Tra il 1833 e il 1835 Leopardi vive la deludente passione d’amore per Fannì
Targioni Tozzetti, che ispira i 5 componimenti del cosiddetto (Canti fiorentini)
“Ciclo di Aspasia” tra cui “A se stesso”.
o Questi componimenti segnano il superamento della poetica del vago e
dell’indefinito e vanno nella direzione di una poesia severa, povera di
immagini sensibili, fatta di pensieri espressi con un linguaggio aspro,
antimusicale e con una sintassi complessa e spezzata.
o -ULTIMI CANTI= Il testamento poetico di Leopardi può essere considerato
“La Ginestra”: vasto poemetto risalente al 1836, in cui il poeta si scaglia contro
l’ottimismo cattolico e liberale, ma senza negare la possibilità di un progresso
civile.
o Se gli uomini saranno consapevoli del comune destino di sofferenza,
impostato tutti gli esseri viventi, potranno unire i loro sforzi in un vincolo di
solidarietà contro la natura nemica e fondare una società più giusta e civile.

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