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GIACOMO LEOPARDI

Giacomo Leopardi nasce a Recanati, nello Stato Pontificio nel 1798 da una famiglia
nobile (il Conte Monaldo e la marchesa Aldeaide Antici), ma in decadenza
soprattutto economica.

Leopardi riceverà fin da bambino un insegnamento da parte di precettori ecclesiastici.


Giacomo è subito un prodigio. A dieci anni traduce i testi antichi, e compone in italiano e
latino. Il padre Monaldo non perde occasione per esibirlo nei salotti di Recanati. Un
altro importante riferimento per l’educazione di Leopardi è la ricchissima biblioteca
paterna. In quegli anni Leopardi è ancora un bambino come gli altri ma il
rapporto con la madre Adelaide Antici è sempre più difficile: è fredda, lontana,
fortemente attaccata alla religione, incapace di dare ai figli il dovuto affetto.

Giacomo vive in una condizione di disagio, rifugiandosi a studiare nella grande biblioteca
paterna. È l’unica possibilità di evasione, di sfogo, di consolazione. Passano così «sette
anni di studio matto e disperatissimo» (1809-1816). Giacomo Leopardi impara
alla perfezione il greco, il latino, l’ebraico, il francese (allora lingua nobiliare), si dedica alla
filologia, traduce Omero, Esiodo, Virgilio, Orazio. Studia la grande poesia italiana e
approfondisce i filosofi illuministi. Compone opere erudite come:

• Storia dell’astronomia

• Saggio sopra gli errori popolari degli antichi

Ma quegli anni lo segnano nel corpo e nello spirito: ha gravi problemi alla schiena e
alla vista.

Il 1816 è un anno di svolta.Leopardi ha una «conversione letteraria» e passa


dall’«erudizione» giovanile, al «bello», e alla poesia . Invia le sue prime poesie all’illustre
letterato piacentino Pietro Giordani, che lo incoraggia.

Inaugura lo Zibaldone, l’enorme diario a cui affida appunti e riflessioni legati al suo primo
amore, la cugina Gertrude, ospite presso i Leopardi. Scrive le prime canzoni civili e le
pubblica a Roma. L’amicizia con Giordani porterà alla rottura con le posizioni cattoliche e
tradizionali della famiglia, Giacomo tenta la fuga dalla prigionia famigliare nel 1819, ma
viene scoperto e fermato dal padre. Sconfortato cade in uno stato depressivo che
peggiora le sue condizioni fisiche in quanto verrà afflitto da una grave malattia agli
occhi.

In questi anni sale la tensione con i genitori che lo vogliono avviare alla carriera
ecclesiastica ma Leopardi aderisce a una visione materialistica e atea del mondo.

Giacomo vuole essere libero e indipendente per riuscire a realizzarsi. La produzione


poetica aumenta e sale di livello.

• Da una parte si dedica alla poesia «sentimentale», come L’infinito

• Dall’altra si dedica alle grandi canzoni civili

Nel 1822 Leopardi si reca a Roma, dagli zii materni. Questo viaggio tanto aspettato, si
rivela deludente. I grandi monumenti antichi non stimolano interesse. L’unico
momento di autentica commozione la visita alla tomba del grande poeta Torquato Tasso
che tanto amava.

L’anno dopo torna a Recanati: scrive le Operette morali, opera in prosa composta in
dialoghi filosofici sui temi riguardanti la condizione umana.

Nel 1825 Giacomo Leopardi è a Milano e collabora con l’editore Stella. Si trasferisce
successivamente Bologna, Firenze e infine a Pisa. Finita la collaborazione con Stella, è
costretto a tornare a Recanati per quelli che lui chiama «sedici mesi di notte orribile».
Eppure è un periodo fecondo, perché scrive altri importanti Canti come;Le ricordanze,La
quiete dopo la tempesta,Il sabato del villaggio, Canto notturno di un pastore errante
dell’Asia

Grazie ad un aiuto in denaro dagli amici toscani, Leopardi lascia per sempre
Recanati.

A questo punto Leopardi torna di nuovo a Firenze stringendo amicizia con Antonio
Ranieri, scrittore napoletano, e s’innamora di Fanny. La donna lo rifiuta, forse dopo
averlo illuso con la tenerezza e ammirazione. Con questo rifiuto, dolorosissimo, Leopardi
abbandona l’estremo degli inganni umani: l’amore. Nell’occasione scrive per lei: Il
pensiero dominante, Amore e Morte, A se stesso,Aspasia. Proprio quest’ultimo nome, dato
a Fanny come omaggio all’amante di Pericle diede il titolo all’intero ciclo di poesie
denominato appunto Il ciclo di Aspasia.

Nel 1833 Leopardi si trasferisce a Napoli insieme a Ranieri, dove interviene nel dibattito
culturale del suo tempo, scagliandosi contro: l’illusione del progresso e la scienza e i moti
liberali del 1820-21 e 1831

Tra il 1836 e il 1837 Leopardi e Ranieri (e la sorella di Ranieri, Paolina) abbandonano


Napoli per l’epidemia di colera e vanno a Torre del Greco alle falde del Vesuvio.
Leopardi compone due poesie straordinarie: La ginestra o il fiore del deserto e Il
tramonto della luna. Sono opere di grande sapienza e bellezza, ma rappresentano

anche il suo testamento poetico e spirituale. A Napoli nel 1837, Giacomo Leopardi si
spegne. 

LO ZIBALDONE

Il termine Zibaldone indica una mescolanza confusa di oggetti, persone, beni, idee…
Sottolinea una composizione IRREGOLARE e DISORDINATA di pensieri. Lo Zibaldone
è un’opera mista di componimenti e generi letterari vari. Lo Zibaldone non nasce come
opera destinata al pubblico ma viene spesso considerata come un diario intimo di
Leopardi. in quest’opera si assiste a una continua evoluzione di pensiero dell’autore.
(PENSIERO IN EVOLUZIONE). Questi pensieri disordinati (laboratorio) getteremmo le
basi per le sue opere successive.

Questa è inoltre la prima testimonianza della fase del pessimismo storico dell’autore
infatti l’uomo che vuole superare sempre i suoi limiti umani, tende all’infinito, anche se la
ragione lo blocca facendogli capire che non può superare tali limiti.

Natura e civiltà

appartiene allo ZIBALDONE DI PENSIERI

RAPPORTO UOMO NATURA

Leopardi attribuisce la causa dell'infelicità umana alla ragione che, con il progresso e la
civiltà, ha allontanato l'uomo dalla natura.Gli uomini corrotti dalla ragione hanno
abbandonato la strada indicatogli dalla natura, diventando egoisti e infelici.

STILE

La varietà degli argomenti, e il fatto che lo Zibaldone sia stato scritto in tempi diversi,
fanno si che il suo stile cambi di continuo. Nei primi due pensieri la forma del pensiero
leopardiano è di impianto decisamente filosofico. Nel secondo si può trovare
argomentazione di tipo sillogistico:il fine dell'uomo è la felicità -> ma il fine della natura
non è la felicità -> dunque l'uomo è destinato ad essere infelice pur desiderando il
contrario.

Nel terzo brano, invece, prevale l'elemento letterario e descrittivo.

INTERPRETAZIONE

I tre brani dello Zibaldone rappresentano un evoluzione del pensiero dell’autore per
quanto riguarda la valutazione del rapporto natura e civiltà.All’inizio la natura
rappresentava la perfezione assoluta (ordine).L’infelicita dell’uomo è dunque legata al suo
allontanamento dal mondo naturale facendo riferimento alla tecnica e alla civiltà.
L’infelicita diventa un prodotto della storia e non dato costruttivo dell’uomo.I critici di
Leopardi parlano di "pessimismo storico". Successivamente Leopardi inizia a sostenere che
il fine della vita del singolo essere umano è la felicità,(piacere dei sensi) ; il fine della
natura in generale, però non è la felicità dell'individuo.La natura non ha più nulla di
materno e di benevolo: nel giardino della sofferenza tutte le creature, senza eccezione, sono
infelici. Si passata al mi cosiddetto "pessimismo cosmico" cioè al fatto che l'esistenza è in
sé un male, sempre e ovunque.

OPERETTE MORALI

rappresentano la fase più matura del pensiero del poeta. Le operette morali si presentano
come 24 prose ordinate in una struttura unitaria, ma ricca di variazioni (cambiano i
personaggi, le ambientazioni e le tecniche narrative)

MODELLO

Il modello di riferimento di Leopardi sono i Dialoghi Greci di Luciano, basati sul paradosso
e l’ironia.

IL TITOLO:

OPERETTE: il diminutivo indica l’impianto satirico

MORALI: carattere morale dei testi che smaschereranno la morale tradizionale indicando
nuovi modelli di comportamento ( in latino mores cioè costumi) per reagire all’infelicità.

DIALOGO DI UN VENDITORE DI ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

È il dialogo (scambio battute) tra un venditore di calendari e un passante.

Il passante pone delle DOMANDE a cui il venditore fornisce delle RISPOSTE brevi e
ingenue.

Il venditore rappresenta un ingenuo punto di vista ottimistico:l’anno a venire sarà più bello
di tutti i precedenti. Il passante gli contrappone una visione pessimistica, perché il piacere

vero consiste sempre nell’attesa e nella speranza (l’illusione) senza darsi mai nel presente e
nella realtà. Il venditore accetta la lezione del venditore con un tono malinconico
confermando il fatto che la felicità si trova realmente nella speranza e nell’attesa.

DIALOGO DELLA NATURA E DI UN IRLANDESE

TITOLO OPERA

NATURA dal greco phsys indica la realtà prima e fondamentale, principio e causa di tutte
le cose. Indica la potenza della natura che sta alla base della generazione degli individui

ISLANDA terra ricca di vulcani

Un islandese è fuggito dalla Natura per tutta la vita, convinto che essa perseguiti gli uomini
rendendoli infelici, ma un giorno - mentre si trova nel cuore dell'Africa - se la ritrova
davanti, in figura di donna gigantesca (PERSONIFICAZIONE) . Nel dialogo la Natura si
mostra del tutto indifferente al desiderio di felicità degli uomini. Non le importa se un
uomo soffre e muore, e non le importerebbe neanche se l'intera specie umana si
estinguesse: l'unico suo scopo e quello di mantenere attivo il «perpetuo circuito di
produzione e distruzione» della vita.

CONCEZIONE MATERIALISTICA

Nel Dialogo, il rapporto tra uomo e Natura è concepito come un ciclo perpetuo di creazione
e distruzione. L'Islandese è consapevole dell'inutilità delle fatiche degli uomini per
raggiungere la felicità, ed è stanco della crudeltà del clima della propria isola; perciò parte
alla ricerca di un luogo lontano dalle sofferenze arrecate dalle asprezze della Natura. Le tesi
materialistiche sono sostenute dalla natura che le pretese fa come dati ovvi e inevitabili
(cinismo). Le domande dell’Islandese portano sempre alla conferma della logica materiale
del ciclo di produzione e distruzione; Che a uccidere l’Islandese Siano due leoni ossia la
tempesta di sabbia in ogni caso si tratta di un evento naturale. La conclusione dell’operetta
ribadisce dunque la verità dolorosa della condizione umana.

TECNICA

Viene utilizzata ironia e la TECNICA DELL’ACCUMULO Che consiste in una struttura


basata sull’elencazione sull’accumulo di tutte le sofferenze di disgrazie dell’uomo. Nella
seconda parte del testo è presente una accusa contro la natura che da benigna diventa
maligna.Il punto di vista di è di una persona COMUNE , di un protagonista proveniente
dall’Islanda. È un punto di vista MEDIO fondato sulla verità dell’esperienza diretta.

(tecnica utilizzata anche nel CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE ERRANTE


DELL’ASIA)

IL SUICIDO E LA SOLIDARIETÀ

Il brano costituisce la conclusione del Dialogo tra Plotino e Porfirio. Leopardi riflette sui
grandi temi dell'infelicità umana e del rapporto tra uomo e natura, in particolare
analizzando il tema del suicidio.I personaggi sono due filosofi neoplatonici. Plotino
(Maestro) si è reso conto che l'amico Porfino(allievo) ha intenzione di suicidarsi e tenta di
fargli cambiare idea, ma i due filosofi concordano sul fatto che l’esistenza umana è piena di
infelicità e noia.L'argomento di Plotino secondo cui il suicidio sarebbe un atto contro
natura viene confutato da Porfirio, che gli dimostra che è la condizione stessa dell'uomo ad
essere contro natura. Infine Porfirio sembra desistere dal proposito di uccidersi per ragioni
pratiche e sociali: chi si uccide aggrava infatti l'infelicità dei viventi, procurando dolore alle
persone care.

MORALITÀ PRAGMATICA

Nel testo è presente un invito a usare la ragione per conoscere la verità, ma non per
distruggere il valore dell’altruismo. Da qui deriva anche il potente messaggio solidaristico
delle ultime righe, un’esportazione a consolarsi e soccorrersi che anticipa il tema civile
della Ginestra.

I CANTI

Sono uno dei libri più importanti dell’intera letteratura italiana. Il titolo “canti” allude al
carattere lirico-melodico di componimenti. dal punto di vista metrico Leopardi resta legato
alla tradizione (endecasillabi , settenari) ma ne valorizza l’effetto musicale. Leopardi risulta
essere più oggettivo di Petrarca e utilizza la poesia come espressione non solo delle
emozioni ma anche di ragionamenti e pensieri.

I canti di Leopardi si aprono con

• 9 canzoni dove Leopardi sviluppa un discorso sull’infelicità umana legata al distacco


dell’uomo dalla natura.

• 5 Idilli in cui Leopardi sposta l’attenzione sull’interiorità e l’animo umano (L’infinito)

• canti pisano recantesi tra cui “ A SILVIA” “CANTO NOTTURNO DI UN PASTORE


ERRANTE DELL’ASIA” “LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA”… Leopardi sperimenta la

poesia che è insieme lirica e filosofica. (canzoni libere no schema di versi o rime). Il poeta
si fa portavoce della tragica consapevolezza dell’infelicità umana e dell’inevitabile
conflitto tra il desiderio del piacere e l’impossibilità a raggiungerlo.

• canti fiorentini “A se stesso” registra l’esperienza amorosa di leopardi durante il suo


soggiorno a Firenze.(AMORE NON CORRISPOSTO)

• canti napoletani scritti nell’ultimo periodo della sua vita, affronta il rapporto tra vita e
morte nell’esistenza umana. La morte e il mistero fragile invincibile della bellezza.

La sintesi suprema di questi caratteri è costituita dalla GINESTRA parla dell’io eroico e
della solidarietà tra gli uomini per sconfiggere la natura.

L’INFINITO

è in realtà indefinito, riflette sul concetto di INFINITO ma anche su quello di ETERNO,


tutta questa riflessione può essere definita come INDEFINITO.

Il poeta riporta nei versi i suoi stati d'animo; in questo caso il suo stato d'animo sembra
uno stato di serenità derivante dalla contemplazione del paesaggio che lo circonda. Questa
contemplazione genera nel lettore una sensazione di indefinito.

Nel testo sono affrontati:

• il tema della finitezza del mondo come stimolo all’immaginazione (simboleggiato


dalla siepe che è un ostacolo, e quindi oggetto di sofferenza.Ma solo per il romantico,
nella tradizione il limite non è qualcosa che fa soffrire ma qualcosa che guida e che lo
orienta).

• il tema del piacere come desiderio illimitato e irraggiungibile.

• il rapporto tra spazio finito e non finito (strutture a priori insieme alla casualità x
shoupenauer)

Al centro del suo discorso vi è la PERCEZIONE SENSORIALE del soggetto, che vede,
pensa, immagina.Il paesaggio descritto è interpretato dalla soggettività. È sublime ed è il
compimento estremo. Emanuele Severino considera Leopardi come il padre del
NICHILISMO, la sua sofferenza è tale che vorrebbe annientarsi. Il pensiero si smarrisce
nell’infinità e lo smarrimento crea, angoscia e al tempo stesso piacere.

METRICA :Leopardi impiega una forma metrica tradizionale, si tratta di 15 endecasillabi


sciolti.

LESSICO: Utilizzo di parole e voci che esprimono vaghezza, distanza, indefinitezza.


Leopardi sosteneva infatti che i termini precisi ed esatti sono adatti alla lingua della
scienza, mentre le parole vaghe ed indefinite danno vita alla lingua poetica.

Leopardi sviluppa una visione dell’esistenza che interpreta da una prospettiva romantica il
mondo classico valorizzandone non i criteri dell’equilibrio e della misura, ma quelli
dell’immaginazione libera e indipendente. La poesia di Leopardi è cioè il riassunto
complesso di contributi culturali diversi: a una sensibilità romantica corrisponde un
pensiero ancora illuministico. In Italia Leopardi può essere considerato il vero fondatore
della lirica moderna per 2 ragioni:

presenta al lettore un “io” poetico non stilizzato e non stereotipato. L’io agisce in uno
spazio concreto e particolare: il colle.

tratta “l’io” con serietà e profondità filosofica.

TEMA DEL LIMITE riguarda il nostro tempo. Limite è una condizione da cui l’uomo
non può sottrarsi in quanto ha l'esigenza di superare quel limite. Condizione da cui
l’Infinito rifiuta d’uscire suggerendo un’alternativa al nichilismo, che vede solo il limite, sia
allo spiritualismo, che trasforma in dato reale il bisogno umano di superarlo.

CANTO NOTTURO DI UN PASTORE ERRANTE DELL’ASIA

6 strofe canzone libera

Nella poesia il poeta si cala ti vesti di un pastore e interroga la Luna sulla condizione
umana. La luna impassibile non fornisce nessuna risposta al pastore. Dopo essersi rivolto
alla luna( eterna e muta) e non avendo ricevuto risposta il pastore si confronta con il suo
gregge. Tra il pastore e il gregge esiste una fondamentale differenza: gli animali non
conoscono la sofferenza e la noia .L’uomo invece vive solo nel dolore sin dalla nascita, ma è
subito vinto dalla noia. Particolarmente significativo nella descrizione della condizione
umana è il riferimento del “vecchierel bianco infermo” (vecchietto con i capelli bianchi e
malato) che affronta le avversità e fatiche indicibili per arrivare ad un abisso pronto ad
inghiottirlo.

Nell’opera è presente una descrizione dei vari stadi della vita umana (nascita, infanzia,
sofferenza, trascorrere inspiegabile del tempo) ne segue poi la riflessione sullo
▪︎
▪︎

SMARRIMENTO ESISTENZIALE, la vita appare un’alternanza di noia e di sofferenza,


senza alcun senso all’esistere.

ANALISI TITOLO

CANTO dimensione lirica e melodica NOTTURNO esalta la dimensione della notte come
momento di interrogativi sulle proprie certezze. PASTORE ha la funzione
di guida ERRANTE significa “che si aggira senza meta” —> pianeta dal greco errante come
qualcosa di “vagante” ASIA Questo riferimento trae origine da un
racconto letto da Leopardi: viaggio presso una popolazione dell’Asia centrale in cui si
narrava il fatto che i pastori si rivolvessero direttamente alla luna con i loro canti.
All’interno del brano c’è una totale assenza di autobiografismo, non ci sono ne luoghi ne
nelle figure note all’autore ma una semplice riflessione sul senso della vita da parte di un
pastore dell’Asia.(ASIA = È un ambiente diverso da quello dell’autore per questo assume
un valore universale e assoluto, valido in ogni luogo e in ogni condizione sociale.).

Il pastore è il portavoce del pensiero del poeta. È un PASTORE FILOSOFO Che effettua un
dialogo con due creature mute: una celeste (LUNA) e una terrena(GREGGE).

PETRARCA E LEOPARDI

Questo testo riprende in parte il canzoniere di Petrarca con alcune differenze: In


Petrarca il pastore alla sera trova pace e riposo. La solitudine e la tristezza del pastore sono
un eccezione rispetto alla armonia e serenità della condizione umana. In Leopardi il
pastore alla sera è sopraffatto dall’angoscia e della riflessione, ma il dolore e la solitudine
sono lo stato essenziale dell’esistenza.

LA GINESTRA O FIORE DEL DESERTO

(la ginestra è un fiore che cresce spontaneo anche nei campi più aridi e per questo è
metafore della vita umana).

È il testo conclusivo che rappresenta il testamento poetico e spirituale di Leopardi.


Rappresenta un INVITO ALLA SOLIDARIETÀ tra gli uomini per sconfiggere la loro
nemica comune: la natura.

EPIGRAFE: Citazione dal Vangelo di Giovanni. Denuncia la propensione umana ad


illudersi (a preferire le tenebre), piuttosto che guardare in faccia la verità (la luce). La
verità è la luce sono attribuiti a Dio.

“Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι µᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.” “E gli uomini vollero piuttosto le
tenebre che la luce.”

La prima strofa stabilisce un confronto tra passato e presente, troviamo la descrizione del
Vesuvio. Questo paesaggio verde si è trasformato in un deserto in seguito all’eruzione del
79 d.C. La ginestra, arbusto resistente, è l’unico fiore che addolcisce il clima.

La seconda strofa cambia prospettiva: il poeta si rivolge al suo tempo chiedendogli di


guardare e riflettere sul desolato paesaggio vesuviano, in quanto gli uomini sono indifesi di
fronte alla forza distruttrice della natura. La polemica contro il presente e le sue ideologie è
più precisamente contro gli intellettuali italiani, colpevoli di aver rinunciato alle conquiste
della filosofia e della scienza per rifugiarsi nei miti dello spirito cattolico.

La terza strofa comincia con l’allegoria del povero malato che si comporta con dignità solo
se dichiara apertamente la propria condizione e non si finge ricco e benestante.Allo stesso
modo noi uomini dobbiamo accettare con realismo la nostra condizione creando una
comunità pronta ad aiutarsi.

La quarta strofa estende lo sguardo a una dimensione cosmica e mette in luce la piccolezza
dalla specie umana nell’universo.

La quinta strofa continua a ragionare sulla fragilità e sulla debolezza umana, sviluppando
un paragone tra il frutto che si abbatte sul formicaio e la violenza eruttiva del Vesuvio.

La sesta strofa è caratterizzata da un potente realismo visivo, che descrive lo spettacolo


terribile della potenza del vulcano.

La settima è ultima strofa riprende l’immagine della ginestra. Anch’essa destinata ad


essere sommersa dalla lava, la ginestra non si sottrae vigliaccamente al suo destino ma lo
accetta con dignità.

LETTURA BINNI: La Ginestra rappresenta una proposta di alleanza e di solidarietà


sociale tra gli uomini. Egli esclude che Leopardi intendesse consolare di uomini per mezzo
della poesia e della bellezza.

LETTURA GIOANOLA: La Ginestra rappresenta proprio la consolazione concessa agli


uomini dalla bellezza e dalla poesia, mentre il tema sociale e politico sarebbero solo
secondari.

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