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GIACOMO LEOPARDI
→ è uno degli autori più importanti della letteratura italiana
- Nasce a Recanati nel 1798, primogenito di 10 figli (solo 5 sopravvissero perché i
genitori erano parenti) del conte Monaldo e della marchesa Adelaide Antici
→ appartiene a una famiglia aristocratica. Nel palazzo vi era un biblioteca ricca e fin
in tenera età mostra un interessamento esagerato, tanto che gli insegnanti vennero
allontanati solo ai 9 anni perchè non erano più utili per Leopardi (sono gli anni del
suo studio matto e disperatissimo)
- Le Marche a quel periodo era sotto il controllo dello stato della Chiesa quindi si
respirava un aria molto conservatrice
- La madre era molto austera, molto carente di affetto mentre con il padre aveva un
buon rapporto. Con le donne svilupperà un rapporto molto difficile, forse derivante
dallo stesso rapporto che aveva con la madre
- Lo Stato papale fino all’ultimo era contro all’unificazione d’Italia, al contrario di
Leopardi
- Lui si appassiona soprattutto a Omero (letteratura classica)
- Leopardi si schiera a favore dei classicisti, ma i classici non vanno imitati, bisogna
rivivere il rapporto diretto con la natura. Per Leopardi è necessario riprendere il
rapporto con la natura come faceva il mondo greco. Il mondo greco vive in simbiosi
con la natura e il 18 esimo secolo ha perso questo legame con la natura.
- Nei primi scritti la natura è benigna→ La natura ha dato all’uomo il potere
dell’immaginazione, quindi l’uomo era felice. L’infelicità deriva dalla diffusione della
società. Poi la natura diventa maligna
- Fugge da Recanati e cambia il suo pensiero → lui ha una poetica molto interessante
del vago e dell’ indefinito. E’ l’immaginazione che riesce a colmare questi dipinti che
sono indefiniti, mancano di qualcosa. Ed è proprio qui che interviene l’immaginazione
- 1819-21: prima parte poetica legata all’Infinito
- Leopardi è un autore che è assimilabile a un filosofo. Nelle operette morali ci sono
delle riflessioni che richiamano quelle di un filosofo → c’è un passaggio dal
pessimismo storico a un pessimismo cosmico dove la natura sarà maligna, è
antagonista, nemesi
- Si innamora di una donna Fanny Targioni Tozzetti→ amore non corrisposto perché
innamorata di Ranieri, un signore bello e arrogante, antiborbonico.
- presso i contemporanei non era molto stimato, si diceva che la sua poesia non
andava oltre alla sua gobba; sarà apprezzato più tardi
- Leopardi negli ultimi anni andrà dall’amico Ranieri presso Napoli con la speranza che
l’aria di mare possa essere utile per i reumatismi dai quali soffriva molto. Lui aveva
anche una passione per i dolci, e la pasticceria napoletana era una delle più famose
- A Napoli scoppiò anche un’epidemia di colera→ lui sarà molto colpito dal come
l’uomo è annichilito dalla natura, da come la natura è avversaria dell’uomo
- scrive un testamento poetico: la Ginestra
- muore nel 1837 a Napoli

OPERE
I canti
- sono una sua opera famosa e consta di 5 parti fatte a posteriori dai critici:
1. canti patriottici / canzoni => Leopardi è patriottico
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2. idilli => termine che viene dal greco e che indica un componimento che verte
sulla natura idilliaca, una natura felice e magica. (Es. Arcadia= è una regione,
dove la natura è positiva). L’uomo contemporaneo è infelice perché pensa di
minare la natura mentre l’uomo del passato è felice perché viveva nella
natura e in simbiosi con essa. Qui la natura è ancora positiva
- tra la seconda e la terza face, capisce che l’infelicità è destinata all’umanità in quanto
tale, non conta se l’uomo fosse del passato o del presente (1924-25). in questa fase
inizia a scrivere in prosa
3. grandi idilli / canti pisano-recanatesi
4. ciclo di aspasia dedicati a Fanny, scritti presso Firenze. Aspasia è il nome
dell’amante di Pericle che conduce Atene fino alla guerra contro Sparta.
Aspasia è un eterea, è una donna istruita, una poetessa molto bella, versatile
nelle danze, è una accompagnatrice. Aspasia è un nome fittizio che vela
quello di Fanny.
5. canti napoletani => La scoliosi di leopardi si aggrava, va a Napoli sperando
che l’aria di mare migliori la sua salute. Presto si scatenerà il colera (l’uomo è
l’ospite del mondo, non è la sua vera casa)

Lo Zibaldone
- è l’insieme di tanti scritti, non è un'opera organica, è un diario personale
- pubblicato nel 1900 da Pascoli che lo pubblica come se fosse una vera e propria
opera, ma in realtà è come se fosse un diario. Ci da la chiave con la quale andare a
interpretare diversi scritti

Le operette morali
- è un'opera in prosa, sono dialoghi tra grandi personaggi storici o personificazioni. Ci
saranno sia personaggi fittizi che reali. L’impostazione è quella platonica (dialogo)
- a livello narrativo e temporale si pongono tra la 2 e 3 fase dei canti (i canti vengono
interrotti dalle operette morali)
- lui si dedica al vero e non al bello —> pessimismo cosmico
- L’ironia sarà una delle arme principali con cui Leopardi stiletterà intellettuali
dell’epoca (= ed è proprio per questo che chiama la sua opera “operette”)
- Lui si scaglia con il positivismo
- Per Leopardi l’uomo è destinato a vivere in un mondo che non è creato per lui

TESTI
A un vincitore nel pallone → I Canti
- Leopardi assiste a una partita di pallacorda, sport molto diffuso in quegli anni.
Leopardi va a Macerata. Lui dedica questo componimento a Carlo Didimi, coetaneo
e noto campione dello sport col bracciale
- Come in molti casi, lo spunto iniziale serve per una riflessione più profonda:
confronto tra gli uomini contemporanei e quelli più antichi
- Leopardi è nel pubblico che esalta questo atleta, era quasi visto come un eroe. Era
ben proporzionato, c’è armonia non solo estetica. E’ un eroe bello fuori ma anche
dentro. Leopardi fa un augurio per l’atleta: ovvero che il suo nome ci sarà nel corso
degli anni, non solo durante la sua vita, quindi gli augura fama non solo per la sua
vita ma per l’eternità
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- Lo sport nell’antica Grecia nasceva come preludio di preparazione a una guerra,


preludio per l’attività marziale. C’è l’idea che Carlo possa essere l’eroe come veniva
considerato nell’antica Grecia, dove al suo apice di fortuna doveva morire
- c’è un richiamo alla battaglia di Maratona, dove Filippide corre 42 km da Maratona
fino ad Atene per comunicare la vittoria ma arrivato a Atene, morì
- colui che non si è impegnato all’agonia o sportivo non prese parte alla battaglia di
Maratona, mentre colui che si è messo alla prova con lo sport allora è colui che ha
portato Atene alla vittoria -c’è una critica alla contemporaneità: l’illusione prevale
sulla realtà perché non c’è questa passione che permea il mondo greco. Verrà il
giorno in cui roma sarà abitata dalle volpi Ovvero un giorno in cui l’umanità sarà
spazzata via, in cui l’Italia sarà abbandonata a sé

La teoria del piacere → Lo Zibaldone


- La felicità è coincidente con il piacere. A sua volta il piacere si collega con il desiderio
-desiderare: in latino significa attrarre dalle stelle. Quindi è la tensione verso l’infinito,
L’universo infatti ha un natura illimitata. Il desiderio non ha fine bensì con la fine
dell’uomo stesso
- se l’uomo desidera lo streben= tensione per l’infinito, significa che l’uomo è finito. Lo
streben è la tensione perenne per l’infinito, non ha fine né per estensione né per
durata.
- il disastro è l’assenza delle stelle, della tendenza di trarre dalle stelle un qualcosa. Il
disastro è l’assenza della tensione verso l’infinito.
- il piacere non si concretizza, è una sospensione del desiderio ma temporanea, si
concretizza solo per poco tempo
- il desiderio ci rende sempre inappagati
- Noi non desideriamo un piacere, ma il piacere. Il desiderio è come un mostro che
non si esaudisce mai, solo per brevi istanti. La tendenza a desiderare non finirà mai,
è perenne. Il desiderio porta all’insoddisfazione (ottenere sempre ciò che si vuole
porta all’insoddisfazione) -la felicità perenne non esiste per Leopardi
- nell'uomo esiste una facoltà immaginativa. Nell’immaginazione l’uomo vive in
simbiosi con la natura. Il piacere che non si trova nella realtà, si trova
nell’immaginazione.
- La natura ha dato la facoltà dell’immaginazione all’uomo
- il mondo greco è un mondo che vive nell’illusione perché l’immaginazione, l’illusione
porta alla felicità. L’immaginazione è la prima forma di felicità
- adolescente= colui che tende a completarli con la crescita, talvolta anche con le
sconfitte. Colui che tende a completarli è in tensione perenne (come ad es. Eros,
colui che è figlio di povertà e mancanza
- leopardi si aspetta tantissimo dalla vita ma otterrà veramente poco.
- se da un lato c’è lo streben dall’altro c’è lo sehnsucht = malinconia che nasce dall’
insoddisfazione

La poetica del vago e dell’indefinito → Lo Zibaldone


- poetica del vago e dell’ indefinito = avere un limite che stimola l’immaginazione e la
fantasia -L’immaginazione spazia per estensione, durata, temporalità.
→ L’immaginazione può essere attivata solo con il limite
l’uomo proietta con la fantasia, perché quest’ultima non ha limiti ne gabbie.
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- è come un quadro nitido fino ad un certo punto, perché la parte mancante la


dobbiamo colmare con la fantasia
- rimembranza= rimembrare i ricordi della fanciullezza. Quando si è bambini si ha
quell’ingenuità che deriva dall’illusione.
- La memoria è uno scrigno in cui riserviamo le sensazioni piacevoli per Leopardi. E’
come se la memoria attenuasse i ricordi più negativi. —> Oggi si dà una spiegazione
più scientifica. Oggi è come se fosse un hard disk = ad un certo punto bisogna fare
una cernita perché la memoria di un hard disk ad un certo punto si esaurisce (i
traumi saranno quelli che non si cancelleranno mai perché dai traumi impariamo a
sopravvivere)
- il presente non ha tempo per caricarsi di memoria, a differenza del passato. Quindi è
il passato ad essere poetico e non il presente. Leopardi capisce che l’uomo è
condannato all’infelicità causata dalla natura, l’uomo moderno si illude di non avere
limiti mentre l’uomo del passato viveva in simbiosi con la natura e lui è quello più
felice
- l’uomo antico viveva con la fantasia in simbiosi con la natura, non dominandola

L’infinito di Leopardi→ I canti, agli idilli


- componimento più celebre dell’intera opera e di tutta la letteratura italiana. E’ stato
tradotto in moltissime lingue
- è il tentativo più vicino compiuto dall’uomo di raggiungere ciò che è l’infinito
- Leopardi è sul colle Tabor, a Recanati. Lui si reca su questo colle solitario dove non
c’è vita, si appoggia con la schiena a un albero e osserva. L’orizzonte è precluso da
una siepe, Leopardi inizia a viaggiare con la mente
- la siepe preclude l’orizzonte ma contempla gli infiniti spazi che si trovano oltre la
siepe, attraverso l’immaginazione. Lui si crea altri mondi con la fantasia, ma a volte
quest’ultima porta dove non vogliamo, in posti anche dove possiamo sperimentare
paure (sublime)
- in questa immensità il suo pensiero annega
- “naufragar me dolce” = ossimoro. Il naufragar non è un buon preludio, è preludio
della morte. La vita è una compenetrazione di ciò che è bello e ciò che è brutto, ma
da quest’ultima deriva la vita.
- è un sonetto con l’aggiunta dell’ ossimoro = sono 15 versi, Leopardi anche nella
poesia vuole creare l’infinito. L’aggiunta possiamo dire che è il cuore, è il tocco del
maestro, come se fosse la ciliegina sulla torta che spiega allo stesso tempo tutto il
suo pensiero.
- la a e la o sono le più presenti: c’è l’infinito anche a livello fonetico.
- c’è una continua alternanza di quello e questo: all’inizio era questa siepe e poi quella,
perchè vuole spiegare che lui è lì con il pensiero ma non fisicamente, poi riprende
l’aggettivo questo, perché sia con il pensiero che fisicamente era lì vicino. deittico=
questo e quello (marcatori spaziali)
- tutto il brano è un enjambement: una rafforzatura che è infinita
- il poeta passa sotto il confine (sublimare) e diventa altro.

A SIlvia → I canti, grandi Idilli


- Muore Teresa fattorini che è la figlia del conducente delle carrozze, muore all’età di
19 anni. Lei muore di tubercolosi.
- la natura ci mette al mondo ma poi ci strappa anche da quest’ultimo
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- Il nome Silvia è un senal, Leopardi ne era anche innamorato. Perchè il nome Silvia?
Perché si può ricollegare a Selva, e ci rimanda all’autore Tasso che lui ama molto, lui
dedicò una poesia a Silvia
- l’aspetto metrico non è centrale, molto importante è il contenut
- qui la natura è come se fosse un mostro
- non si riesce a sostenere lo sguardo con la persona amata, gli sguardi sono fuggenti.
Silvia si apprestava a essere una giovane donna
- lui sente che fuori dallo scriptorium c’è la vita, è come se sentisse Silvia cantare
mentre lui è chino sui libri
- lei è una giovane donna umile che tesse
- Ci troviamo a maggio, mese dello sbocciare delle rose, fiore dell’amore. La vita
stessa con la primavera fiorisce. Teresa durante queste giornate tesseva, lei è una
fanciulla molto umile, normal
- lei tesse, canta, mentre lui la ascolta => lui è nello studio ma percepisce la fanciulla
cantare dalla sua finestra. Lui la vede con gli occhi del cuore
- lui dinanzi a lei provava ineffabilità = incapacità dell’uomo nel raccontare la
complessità del sentimento
- Leopardi si rende conto che le speranze (amore) ormai sono morte ormai come
ormai lo è Silvia -è bastato un nulla per estirpare tutte le sue speranze, lei muore
prima di conoscere la complicità dell’amore e di quei sguardi fuggitivi. E’ morta
l’istante prima di poter conoscere l’amore
- Silvia stessa diventa una specie di martire (testimone) della natura matrigna, la
colpevole di aver strappato una vita che non era ancora germogliata
- se a Silvia le giovinezze, gli amori sono stati tolti dalla natura, allo stesso tempo sono
stati tolti anche a Leopardi. Con Silvia muore la speranza di Leopardi di poter
addolcire la sua vita
- Silvia assume dei connotati quasi messianici, la sua morte è come se testimoniasse
che la vita non è fatta per l’uomo
- si pone una domanda: questo è veramente il mondo che desideravamo? E’ questa la
sorte dell’umanità?
- la morte alla fine è l’unica certezza

La quiete dopo la tempesta


- il tema della poesia verte sul tema del piacere che sfugge, è un qualcosa di
temporaneo -passata è la tempesta => temporale molto intensi ma che passano
velocemente. Nel mentre ci si ritira in casa e dopo il cielo si schiarisce e c’è un
progressivo ritorno alla normalità.
- il poeta ode gli uccelli che fanno festa e la gallina che canta.
- la gente che si è chiusa in casa torna a vivere e ognuno riprende le sue abitudini
- la femminetta raccoglie anche l’acqua piovana perché era acqua potabile (donna
vaga)
- La tempesta assume un connotato molto simbolico. Tutta questa parte atmosferica di
chiusura e apertura rispetto al tempo atmosferico assume un connotato simbolico in
relazione alla chiusura di dolore e all’apertura che provoca piacere. (Durante la
tempesta tutte le persone si chiudono in casa e poi quando questa passa, tutti
riprendono le proprie abitudini)
- Il poeta si domanda quando è così dolce, apprezzata la vita? Quando si ricorda
meno dei suoi mali.
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- il piacere è il figlio d’affanno. Si è una gioia, ma è vana. Il piacere è una momentanea


sospensione della consapevolezza tragica del destino degli uomini
- il dolore è intrinseco all’umanità quindi l’uomo è condannato dalla natura all’infelicità.
- Dopo un affanno, dopo una tempesta, dopo un momento di massimo pericolo, allora
vi è una sospensione temporanea di questo stato di dolore (“piacere figlio d’affanno”)
- Il rischio porta ad amare la vita, anche alle persone ignave e passive.
- Leopardi nell’ultima strofa usa molta ironia, con lo scopo di colpire il bersaglio ovvero
la natura. L’unico piacere che la natura ci da è la mancanza di dolore per un breve
periodo di tempo, non è un piacere questo.
- Gli epicureisti credono che gli dei non si curano di noi, se realmente esistono. Così
anche Leopardi crede della natura che ci abbandona a un destino tragico
- La morte risana il dolore = la morte fa scomparire ogni dolore, è la sospensione
perenne del dolore

il sabato del villaggio


- si descrive pittoricamente un villaggio: Sul tramonto si può vedere una giovane
donna. Questa donna ha un fascio di fiori in mano perché si deve agghindare per la
festa del giorno dopo (domenica, giorno festivo)
- la vecchierella quando vede la ragazza si ricorda quando anche lei ai suoi tempi il
sabato si agghindava per il giorno dopo, quando nell’età dell’adolescenza si
preparava per ballare con i fanciulli
- anche lo zappatore dopo che ha zappato la vigna, torna a casa. E’ contento di
tornare a casa e pensa al giorno del riposo.
- Il villaggio sta per coricarsi, però si sente un rumore che è quello dell’ artigiano che
va avanti a lavorare anche la sera del sabato, pur di essere libero la domenica.
- Leopardi però dice che è il sabato il più bello di tutti i giorni, perché la domenica
porterà la noia e la tristezza del fatto che il giorno dopo si ricomincia il giorno dopo.
- Leopardi consiglia a un giovane (forse è lui stesso) di non affrettare il proprio tempo.
Consiglia al giovane di godersi appieno l’adolescenza. La giovinezza è il sabato,
mentre la domenica è la maturità.
- qui emerge che il piacere è l’attesa perché l’attesa è un regno che non è concreto ma
illusorio. E’ un mondo nostro, non c’è la natura che possa distruggere questo regno.
- il piacere non si concretizza mai ma si sfiora a volte (come una sospensione
temporanea del dolore oppure quando c’è l’attesa di un qualcosa)

Canto notturno d'un pastore errante


- Leopardi legge l’articolo di un barone russo che viaggia nell’Asia centrale
- il barone si lamenta del fatto che non ha avuto la possibilità di vedere un’usanza
tipica del posto: alcuni pastori quando è notte si mettono a cantare alla luna (canti
tristi). La luna è l’unica cosa presente perché attorno al pastore ci sono solo le
steppe
- Leopardi quando legge di questa usanza viene colpito molto
- Leopardi immagina il canto di questo pastore errante nell’Asia.
- 5 strofe con alternanza della lunghezza dei versi. Rime molto marcate con una
musicalità che rende il componimento stesso simile a un canto malinconico
- il pastore pone degli interrogativi alla silenziosa Luna: dialogo unilaterale (c’è una
persona a parlare e l’altra che ascolta).
- La luna sorge la sera e segue una strada sempre uguale.
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- il pastore personifica la Luna e le chiede: dopo milioni di anni non sei stanca di
mirare sempre le stesse Terre?
- inizia un paragone tra il pastore e la Luna: anche lui si alza e tutte le mattine muove il
gregge e poi la notte si riposa. (Conduce da sempre la stessa vita). Da un lato il
pastore è appagato della sua vita però si può insinuare che il pastore non aspetta
altro perché non ha altre possibilità di scelta => c’è un paragone tra la vita infinita
della Luna (creato immortale) e quella degli uomini che è come se fosse un breve
viaggio
- nella seconda parte c’è un Altro protagonista: un vecchierello (potrebbe anche
essere il pastore invecchiato). Si elencano tutte le azioni che il vecchierello ha fatto
durante la sua vita. Abbiamo una figura retorica: asindeto (la fatica che proviamo nel
leggere questi versi, ci da l’idea della fatica che il vecchietto prova, del vivere stesso)
- la morte è l’unica cosa che pone fine all’affanno
- appello alla Luna come Vergine Luna: riferimento ad Artemide, sorella di Apollo che
fa un voto di castità. La luna è Vergine, non appartiene alla vita mortale e non può
conoscere la fatica e la sofferenza di quest'ultimo
- l’uomo nasce a fatica e la mamma rischia anche la morte durante il parto. Il bambino
inoltre appena nato piange perché respira (prima si trova nella placenta dove è
abituato ad un ambiente liquido, per questo quando sente l’aria inizia a piangere) = la
vita è come se fosse un trauma. I genitori cominciano a consolarlo non solo al
principio ma durante tutta la vita. Quindi che senso ha far nascere qualcuno per poi
consolarlo su quest’ultima? Perché se la vita è tragica si mantiene?
- la Luna è solitaria, eterna, peregrina. Il pastore pensa che lei sappia quale sia il
segreto del perché l’uomo soffre. Anche se ciò fosse vero il pastore non lo saprà
perché la Luna non continua il discorso.
- Se l’uomo vive affannandosi e l’affanno porta alla morte, a cosa serve l’amore?
- il pastore si interroga sul creato, sulle stelle e vuole capire quale sia il motivo della
loro esistenza ma non comprende nulla. Il pastore però comprende che la luna
conosce tutto
- Il pastore tecnicamente non è da solo a cantare alla luna, ma è accompagnato dalle
sue pecore. Il pastore invidia il gregge perché loro non soffrono il tedio, ovvero la
noia (tempo libero che porta l’uomo alla consapevolezza)
- per la filosofia del taoismo, il gatto è la perfezione, ha raggiunto la consapevolezza
della propria vita, il gatto ha la mente sgombra
- Nell’ultima strofa il pastore smonta ogni ipotesi sulla possibilità che le forme di vita,
anche diverse dall’uomo, possano essere felici: è invece più probabile che la vita sia,
in sé stessa, una sventura, in ogni condizione.

il passero solitario
- componimento libero, versi liberi, presenza di musicalità
- il passero appare sopra la torre di un campanile. Canta tutti il giorno finché arriva la
sera. Il passero canta durante la primavera che simboleggia la rinascita, la vita,
l’amore.
- il passero è solitario, ammira tutto il creato, tutta la rinascita in disparte. Il passero
non è consapevole della bellezza dell’età che sta vivendo (come Leopardi stesso)
- né il passero né il poeta si stanno godendo la loro giovinezza, vivono in solitudine,
lontani da tutti gli altri. La solitudine porta il passero e Leopardi a non apprezzare la
loro vita
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- differenza tra il passero e il poeta: il fatto che il passero sia solo è un qualcosa di
naturale, tutti i passeri sono soli in natura. Leopardi non è solo per natura ma è una
sua scelta
- Si può intuire che Leopardi è solo perché è vittima di se stesso
- L’ultima strofa ci dice che quando Leopardi penserà alla giovinezza si pentirà di non
aver colto l’attimo in quella magnifica età, se avrà tempo e modo di poterlo fare

la ginestra o il fiore del deserto → ultima fase de canti napoletani (natura malvagia)
- A Napoli si diffonde l’epidemia di colera e Leopardi racconterà tutte le scene
macabre che vedrà -Leopardi fa una gita, una scampagnata. Lui passeggia già con il
bastone in un luogo molto pericoloso ma meta di escursione rinomata, Va a vedere il
Vesuvio
- la ginestra o il fiore del deserto è nota per crescere in zone dove non vi è vit
- “E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” => gli uomini preferivano
l’ignoranza dell’ antropocentrismo, l’illusione della speranza che l’uomo sia al centro
del mondo, che sia stato creato per lui. Ma ha anche una matrice filosofica perché
richiama anche il positivismo = si crede nel progresso.
- Leopardi crea questo brano per la ginestra, di colore giallo, molto profumata. La
ginestra si appaga dal deserto, in quest’ultimo non vi è nulla se non quest’ultima.
Leopardi non è la prima volta che la vede, la vede anche a Roma nelle sue rovine
- l’idea di un tempo c’era vita mentre ora non più. la ginestra è amante dei luoghi tristi
e abbandonati a sé. I luoghi dove la ginestra cresce oggi, un tempo c’era vita, ma poi
madre natura tolse questa vita (es. Pompei che fu sommersa dalla lava del vulcano)
=> metonimia
- i luoghi sono sommersi dalla lava e dalla cenere che è infeconda. Il coniglio fa la tana
dove non c’è l’uomo, nei boschi; mentre le bisce strisciano tra le pietre
- ci furono delle ville contente e campagne colte come Pompei e Ercolano sommerse
dalla lava fuoriuscita dal cratere.
- il fiore è nobile d’animo (richiama lo Stilnovo) = nobile la natura di colui che accetta il
destino. stoicismo = rassegnazione positiva che porta alla determinazione
- la natura in parte può distruggere quello che l’uomo fa con un moto tranquillo (ad
esempio un alluvione), oppure con moti meno lievi (litote = affermare qualcosa in
maniera un po’ più tenue, negando il contrario) quindi molto violenti che può fare
tabula rasa, distruggere tutto
- Leopardi crede che non ci sia un vero progresso in quanto crede che l’uomo sia
condannato a un mondo che non è fatto per lui
- Per Leopardi il progresso vero sarà la consapevolezza dell’uomo che il progresso
non ci sarà -l’uomo può illudersi del progresso perché la natura può eliminare tutto
- Leopardi crede che gli uomini si debbano allearsi contro la natura
- vv 149/150= metafora molto importante che indica l’ampia natura che stringe tutti i
mortali in una catena sociale, ovvero la catena degli uomini come dei soci alleati.
L’uomo deve essere pronto
- per una guerra contro la stessa natura che lo ha creato => è un qualcosa di non
realizzabile (utopia)
- la natura non è solo malvagia ma è anche indifferente
- La ginestra lentamente cresce laddove c’è la cenere (questo sottolinea che il compito
che ha non è semplice). Non è la ginestra che decide di crescere in questi luoghi ma
è la natura che decide per lei. Ognuno non può scegliere il proprio destino.
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- la ginestra quando arriverà la morte (la lava) non piegherà il capo


- per andare contro alla propria sorte ci sono 2 modi:
→ essere codardi, sperare che la fine non avvenga
→dall’altro lato c’è l’arroganza (alzare il capo con orgoglio davanti alla morte, che è
qualcosa di decisamente più grande di noi)
- bisogna accettare la propria via, il proprio destino. Questa è la via giusta da prendere
- La ginestra è più saggia dell’uomo perché non pensa di essere più grande della
natura =>la ginestra non si crede immortale. Anche Leopardi è consapevole che la
sua vita sta per terminare -Leopardi dice alla Ginestra di avere forza, è come se Si
stesse facendo un augurio a se stesso -Anche Leopardi fino all’ultimo canterà la
propria bellezza, proprio come farà la Ginestra che profumerà e sarà colorata di
giallo fino a quando la natura le strapperà la vita.

Amore e morte
- Appartiene alla quarta fase dei canti, il ciclo di aspasia (Senhal per Fanny)
- l’amore qui inizia ad acquisire una certa forza
- l’amore e la morte sono le sensazioni che percorrono la vita di tutti. La morte la vede
come una bella fanciulla sulla quale appoggiare il capo. (=la morte accoglie)
- nel tardo romanticismo vi è un forte fascino per la morte.
- L’amore può essere una grandissima forza che può aiutare ad affrontare il fardello
della vita, ma è una forza sovrastata dalla morte. L’amore viene proiettato anche
nelle classi più umili. L’amore è aprirsi al prossimo. L’amore non sarà mai alla pari
della sofferenza che la vita ci impone (morte)
- il sentimento amoroso è sempre accompagnato da un sentimento di morte

Dialogo di un islandese → operette morali


- l’islandese fugge dalla natura che non è contaminata dall’uomo, una natura dove la
natura è estrema, è dura, difficile
- l’islandese scappa e va in Africa centrale e incontra la natura stessa che viene
descritta come una specie di grande montagna che ricorda una donna → (eroe che
provando a scappare dal proprio destino non fanno altro che avverarlo)
- La paragona inoltre a un ospite pazzo che costringe colui che ospita a stare in luoghi
scomodi, lo tiranneggia e lo danneggia, impedendogli di andare via
- in questo dialogo tra la natura e l’islandese, quest’ultima gli dice che il mondo non è
fatto per l’uomo
- tutto ciò che noi percepiamo come malvagità, la Natura non se ne rende conto.
Siamo talmente piccoli che la Natura non si rende conto del male che provoca, è
indifferente. Noi siamo infimi nel mondo come il mondo è infimo nell’universo
- quindi forse la natura non è così malvagia come la si descrive ma è semplicemente
indifferente -L’infelicità umana che fino a quel momento per Leopardi dipendeva da
ragioni storiche (pessimismo storico), per cui sarebbero stati la ragione e il progresso
ad allontanare l’uomo dalla condizione originaria di felicità (concezione che deriva da
Rousseau), cioè da uno stato di natura in cui la natura è considerata ancora
provvidenziale e benigna, ora lo stato di infelicità viene attribuito da Leopardi
esclusivamente alle condizioni esistenziali dell’uomo.Si parla perciò in questa fase di
pessimismo cosmico, Leopardi giunge alla conclusione che la natura, nella sua
organizzazione universale, è orientata solamente alla perpetuazione dell’esistenza
(meccanicismo), senza finalità
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Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere


- I Protagonisti sono il venditore e un passante
- Al venditore di calendari del nuovo anno che gli offre la sua merce, un passante
chiede se egli preveda un anno più lieto di quello che sta per finire. La risposta è
affermativa; ma a una nuova domanda “a quale degli anni che avete vissuti vorreste
che somigliasse questo nuovo?” l’altro si smarrisce e, alla fine, deve ammettere che,
dovendo rivivere esperienze identiche a quelle che ha vissuto, non vorrebbe ritornare
indietro negli anni.
- Il carico dei dolori e delle disillusioni che tocca a ognuno di noi è assai più gravoso di
quello delle gioie.
- Quindi la Conclusione: la vita futura è attraente, perché ce la fingiamo lieta con
l’immaginazione. -l’attesa del piacere è essa stessa piacere
- il passeggere socraticamente guida il venditore al fargli dire che il tempo migliore è
quello a venire. C’è un dialogo (come quello socratico) dove ci sono 2 persone dove
1 fa domande sapendo già la risposta
- Emerge così il tema del desiderio di una vita migliore, che viene interamente riposto
in un futuro sconosciuto, e di una felicità che però non avrà mai posto nell’esistenza
umana.

Tema
1. piacere = teoria del piacere; la quiete dopo la tempesta; il sabato nel villaggio.
L’uomo tende al piacere infinito, ma nella natura non esiste quindi non riuscirà mai a
raggiungerlo. Per l’epicureismo il saggio deve allontanare quei piaceri che non riesce
a controllare. Non si esaurisce il piacere per Leopardi (l’uomo è finito) se non con la
morte stessa. Il piacere e il desiderio è una tensione perenne, non finisce mai, per
questo porta all’insoddisfazione.
- Il piacere nella quiete dopo la tempesta viene visto come una sospensione
temporanea della consapevolezza del male.
- Anche nel dialogo di un venditore si tratta il tema del piacere e del desiderio.
C’è il desiderio che nel futuro ci attenda un vita migliore, ma la speranza
molte volte si mischia con l’illusione che ci porta all’insoddisfazione
2. Tedio = noia, intesa come fastidio. Sentimento che il pastore prova mentre erra
nell’Asia. Il pastore appena cessa di svolgere la sua attività, viene assalito dal tedio,
a differenza delle pecore. Lui se non ha attività da svolgere inizia a pensare e il
pensiero lo porta alla sofferenza. La felicità è mancanza di dolore.
3. Pessimismo = non è il termine migliore per descrivere Leopardi. Il suo pessimismo è
dolore, un dolore storico. Leopardi avverte i limiti della natura umana, tutta chiusa
nella prigione della materia, in contrasto con la sua innata aspirazione dell’assoluto

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