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Analisi Il sacrificio della patria nostra consumato

Nichilismo e illusione. Sin dalla pagina iniziale la morte appare l'unica alternativa che si offre all'eroe di fronte ad una situazione
politica senza via d'uscita. Ma, oltre che in negativo, la morte vista anche in positivo, come una forma di sopravvivenza, sia pur
illusoria: l'eroe sar compianto dai pochi uomini buoni. La morte sopravvivenza nella memoria, il valore dell'individuo non va del
tutto perduto; inoltre la morte, attraverso il conforto di un ricongiungimento con la terra dei padri, anche l'unico modo per trovare
un terreno sicuro nell'incertezza angosciosa di una condizione precaria, quella del "senza patria", di chi privo della patria come
organismo politico. In questa pagina d'apertura gi in germe la duplice direzione in cui muover il resto del romanzo: da un lato il
nichilismo disperato, dall'altro il ricupero di valori positivi attraverso l'illusione.
Forma e stile. La forma epistolare fa s che il protagonista sia anche il narratore della vicenda. Inoltre fa s che l'atto del narrare
coincida cronologicamente con lo svolgersi dell'azione (oppure la segua di poco). In questo modo la narrazione sempre tutta
pervasa dai sentimenti e dalle passioni che hanno dominato l'evento narrato. Per questo, pi che una narrazione, il racconto sembra
il monologo di un eroe tragico, di tipo alfieriano.
Ci rende ragione dello stile del passo, che sar poi caratteristico di tutta l'opera, uno stile tendente alla sublimit tragica, dalla forte
enfasi oratoria. Si noti la secchezza delle frasi molto brevi, la ricerca di sentenze dalla concisione lapidaria, quali si possono trovare
sulle labbra degli eroi della storia romana o delle tragedie alfieriane (ad esempio: Poich ho disperato e della mia patria e di me,
aspetto tranquillamente la prigione e la morte). Si noti anche l'incalzare delle interrogazioni retoriche, a cui si aggiungono le
studiate antitesi (per salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito?).
Analisi Lincontro con Parini
La situazione negativa dell'Italia napoleonica. un episodio chiave del romanzo, dove si pu cogliere con chiarezza il nucleo centrale
della sua problematica politica e di tutto il dramma del protagonista. Punto di partenza del dialogo la situazione negativa dell'Italia
napoleonica. I due interlocutori, il giovane Jacopo e il vecchio poeta, rappresentano due atteggiamenti possibili dinanzi ad essa: la
rivolta generosa ma astratta, pronta a tentare il tutto per tutto pur di contrastare una situazione intollerabile, e l'analisi lucida e
puntuale, ma realisticamente consapevole dell'impossibilit di ogni alternativa.
Parini apre il colloquio con un esame delle condizioni dell'Italia presente. Le componenti del quadro sono: 1) la licenza, la
degenerazione della libert rivoluzionaria in arbitrio; 2) il fatto che gli uomini di cultura vendano la loro opera pur di ottenere favori
dal potere; :3) lo spegnersi dello spirito eroico, il diffondersi della passivit e della corruzione; 4) la scomparsa di valori basilari come
la benevolenza, l'ospitalit, l'amore filiale.
Smania d'azione e pessimismo. Dinanzi a questo quadro, Jacopo reagisce con uneroica smania d'azione, da intendersi come azione
rivoluzionaria contro il dominio francese. Ma il vecchio Parini disillude gli eroici furori del giovane: l'eroe, agendo in un contesto
degradato, non pu evitare di subirne la contaminazione. Ma anche se, per assurdo, potesse superare questo ostacolo, il prezzo di
un'azione rivoluzionaria sarebbe pur sempre troppo alto: violenza, lotte civili, stragi, soffocamento dei partiti e della libert di
opinione, attentati alla propriet privata; e lo sbocco fatale sarebbe la dittatura.
Sono tutti gli aspetti del processo rivoluzionario attraversato dalla Francia negli anni precedenti. Attraverso il pessimismo di Parini,
Foscolo esprime il proprio pessimismo sulla possibilit dell'agire politico in questo momento, specie in una prospettiva rivoluzionaria:
un'azione rivoluzionaria contro la dittatura napoleonica non risolverebbe nulla, poich riprodurrebbe come in un ciclo fatale gli stessi
orrori della Rivoluzione francese e sfocerebbe inevitabilmente in un'altra dittatura (di filosofo saresti fatto tiranno). Si scorge in
queste posizioni il peso della delusione storica patita dalle adolescenziali aspirazioni "giacobine" del poeta .
Le alternative fuori e dentro la storia. Se alla situazione presente non si possono dare alternative sul piano della storia, non resta che
un'unica via d'uscita: la morte (non veggo pi che il sepolcro). E il suicidio finale di Jacopo coerente con questa conclusione. Ma
bisogna stare attenti a non identificare totalmente la prospettiva di Foscolo con quella di Jacopo. Come ha osservato Binni, la vicenda
reale dello scrittore segue un'altra strada rispetto a quella del suo eroe, quella di una partecipazione critica alla storia del proprio
tempo: Foscolo non si uccide come Ortis, ma, sia pur criticamente, continua ad operare all'interno del regime napoleonico. Il
nichilismo di Jacopo, dunque, non che uno dei momenti di una dialettica aperta all'interno della visione foscoliana: anzi lo sforzo
dello scrittore, in questi anni, proprio quello di ritrovare le basi per la partecipazione alla Storia, nonostante l'approdo nichilistico a
cui la delusione rivoluzionaria lo induce. Questo sforzo si sviluppa nella restante produzione di Foscolo, ma, come verificheremo,
pi da cercare dentro l'Ortis. Rappresentare la disperazione senza via d'uscita del suo eroe , dunque per Foscolo un modo di
obiettivare tendenze negative della sua personalit che potrebbero bloccare questa ricerca e un modo di prendere criticamente le
distanze da esse. In questa luce il suicidio finale di Jacopo appare quasi come un gesto sacrificale, con cui lo scrittore si libera di
queste tendenze, per proseguire su unaltra strada ( con questo, per, lOrtis rimarr una tappa fondamentale, tant vero che
Foscolo vi ritorner ancora pi volte a distanza di molti anni)
Analisi La sepoltura lacrimata
Lillusione della sopravvivenza nel ricordo dei vivi. I due passi offrono un esempio di quella ricerca di valori positivi che, al di l del
nichilismo disperato, gi presente nell'Ortis. La morte non pi vista come annullamento totale, come risposta puramente negativa
ad una situazione storica senza via d'uscita: essa consente la sopravvivenza, un legame con il mondo dei vivi, attraverso il ricordo
affettuoso e il compianto delle persone care; inoltre l'esule, lo sradicato, il senza patria, pu trovare, riposando nella terra de'
padri, un approdo sicuro, un terreno solido e confortante: la terra come un grembo materno (l'espressione comparir nei
Sepolcri) che lo accoglie, risarcendolo dall'impossibilit di un inserimento in un nucleo familiare e in un tessuto sociale.
Tutto ci solo un'illusione, e Jacopo ne consapevole: ma proprio l'illusione pu consentire di vivere ed operare. Se sul piano della
storia impossibile superare l'ostacolo di una situazione bloccata che spinge alla disperazione nichilistica, esso pu essere aggirato
regredendo sul piano delle illusioni e dei miti. La sepoltura lacrimata il primo di questi miti elaborati da Foscolo come risposta attiva
alla delusione storica, che potrebbe portarlo all'inerzia, alla rassegnazione passiva e persino all'impotenza creativa. una strada che
nell'Ortis rimane interrotta, solo potenziale, poich il nichilismo ha il sopravvento, ma trover ampi sviluppi nei sonetti e soprattutto
nei Sepolcri.
Linsoddisfazione nei confronti del materialismo. importante fare ancora un'osservazione: l'idea della morte come annullamento
totale, come Distruzione divoratrice di tutte le cose, a cui si contrappone l'illusione della sopravvivenza, un'eredit del
materialismo settecentesco, che la cultura in cui Foscolo si formato. La scelta dellillusione esprime uninsoddisfazione nei
confronti di quella cultura, il bisogno di altre certezze che plachino il senso di inquietudine e smarrimento dinanzi alla precariet
dellesistenza umana. Anche questo motivo sar ripreso nei Sepolcri.
Analisi Dopo quel bacio io son fatto divino
Lamore come forza positiva Come ha sottolineato Binni, nella prima parte delll'Ortis l'amore un motivo che si contrappone al tema
negativo della morte, frenando l'impulso suicida di Jacopo che scaturisce dalla delusione storica. Solo alla notizia del matrimonio di
Teresa con Odoardo l'amore converger con il tema politico nel determinare la catastrofe. A conferma, si veda come questa lettera
sia tutta animata dal senso di ottimistica vitalit che nasce dalla passione amorosa L'amore teorizzato dall'eroe come forza
positiva, da cui scaturiscono la bellezza e l'arte, il rispetto reciproco e la piet fra gli uomini, le forze fecondatrici che si oppongono
alla distruzione e alla morte.

Le illusioni e la filosofia. Da questo stato d'animo si origina, nella seconda parte della lettera, la riflessione sulle illusioni,
destinata ad assumere un ruolo fondamentale nell' opera foscoliana. Lo scenario quello idillico, caro ad una lunga tradizione che
risale ai poeti antichi. Per questo la fantasia di Jacopo evoca in quel paesaggio immagini mitologiche classiche, le Ninfe e le Naiadi. Il
mondo classico concepito come un paradiso di serenit, gioia ed armonia, grazie alla facolt, propria degli antichi, di crearsi delle
illusioni. In questo l'antichit per Foscolo un modello da seguire ancor oggi.
Le illusioni sono da lui contrapposte alla filosofia, vale a dire all'arido razionalismo proprio del pensiero moderno. Il filosofo, nel
linguaggio del tempo, per eccellenza il philosophe illuminista, che con la sua critica rigorosa dissolve ogni costruzione infondata
della mente. Tale razionalismo ha per Foscolo due conseguenze fortemente negative: dando un'immagine esatta della realt, ci fa
percepire in tutta la sua crudezza il dolore che domina la vita umana; ma, quel che pi importa, spegnendo le illusioni genera un
atteggiamento di rassegnazione, di noia e di inerzia di fronte alla realt. Poich Foscolo ha una concezione della vita energica ed
attiva, ci che soprattutto gli fa orrore la passivit, l'inattivit. Solo le illusioni secondo lui possono strappare all'inerzia e spingere
all'azione. Le illusioni non sono dunque evasione dalla realt, ma l'unico modo per avere un rapporto attivo con essa. Vediamo di
nuovo esprimersi un senso di insoddisfazione di Foscolo per la cultura settecentesca in cui si formato, ed un'ansia di soluzioni
nuove.
l germi di un superamento della crisi. Questa esaltazione delle illusioni prosegue quel percorso che, come si visto nei due passi
precedenti, Foscolo intraprende per aggirare l'ostacolo paralizzante della delusione storica e del suo sbocco nichilistico.
All'illusione della tomba lacrimata, garanzia di sopravvivenza dopo la morte, si affiancano le illusioni dell'amore, della bellezza,
dell'arte, che si compendiano nella civilt classica e nei suoi miti. Sono tutti temi che avranno ampi sviluppi nelle altre opere. Si
conferma come l'Ortis non sia solo il documento di una crisi, ma contenga gi in s i germi del suo superamento.
Analisi All'amica risanata
Tra Arcadia e Neoclassicismo. L'ode si colloca nel solco della lirica arcadica: ad essa rimandano sia il carattere di poesia d'occasione,
fondata sull' omaggio galante alla bella donna, sia le strofe di versi brevi ed agili. Tuttavia, al di l di questi legami, Foscolo non
sceglie la via della facile cantabilit e della limpidezza arcadica, ma piuttosto quella di un Neoclassicismo sostenuto ed aulico. La
poesia sembra voler rivaleggiare con la scultura e la pittura, delineando immagini intensamente visive e plastiche, caratterizzate da
un'armonia composta di linee e di volumi. Neoclassico anche lo sforzo costante di nobilitare ogni aspetto della realt quotidiana
attraverso un lessico estremamente elevato legro taalamo, inclito studio, novelli numeri ecc.) ed un largo impiego di figure
retoriche, oppure attraverso il travestimento grecizzante (I monili sono opera di scalpelli achei, le scarpette da ballo sono candidi
coturni, la stanza da letto arcani lari).
Il discorso filosofico. In realt l'ode aspira ad essere ben pi che un componimento galante d'occasione: Foscolo, attraverso l'uso di
quelle forme, vuole condurre un ambizioso discorso filosofico sul significato e sul valore della bellezza. Un indizio in questo senso si
ha gi ai versi 9-12, in cui si insiste sull'efficacia rasserenatrice della bellezza sugli animi degli uomini portati a vaneggiare: con
questo siamo subito avvertiti che la bellezza fisica non che una manifestazione della Bellezza ideale. Essa evoca un mondo di
superiore armonia contro il caos di passioni e di conflitti che caratterizza la realt umana, e per questo possiede un'efficacia
purificatrice.
La riflessione si sviluppa poi pienamente nella seconda parte, dove si insiste sulla funzione eternatrice della bellezza. Foscolo fonda il
suo discorso su una lettura razionalistica del mito greco: Artemide, Bellona, Venere non erano che donne mortali, ma la fama le ha
consacrate come dee immortali.
L eternit della bellezza quindi, da questo punto di vista, un'illusione; ma Foscolo pone l'accento proprio sull'illusione contro la
conoscenza razionale: ci che conta, per lui, che la bellezza abbia consacrato nella memoria quelle donne famose, vincendo i limiti
mortali.
Ci che consente alla bellezza l'eternit nella fama il canto dei poeti; cos, nelle ultime due strofe, il discorso sulla funzione della
bellezza si prolunga nel discorso sulla funzione della poesia. Altrove Foscolo attribuir al poeta un compito civile e politico, quello di
conservare le grandi memorie del passato e di stimolare le virt patriottiche. Qui la dimensione civile lasciata in secondo piano: il
compito del poeta assicurare l'eternit alla bellezza; solo attraverso il suo canto la bellezza pu esercitare la sua facolt di rendere
eterne le cose contingenti.
La grecit non un paradiso perduto. Foscolo propone se stesso come esempio di tale compito del poeta: egli colui che pu far
rivivere nella presente cultura italiana spirito dell'antica poesia greca, perch greco di nascita ed ispirato dall' aer sacro della
sua terra. Foscolo quindi ritiene che la grecit non sia un paradiso di bellezza ed armonia definitivamente perduto: esso pu ancora
esser fatto rivivere in forme attuali. Co suoi inni egli potr trasfigurare la bella donna in una dea, come i poeti greci hanno
trasfigurato in dee Artemide, Bellona e Venere.
Come si vede, quella che potrebbe apparire un'iperbole galante, rispondente alle convenzioni della poesia d'occasione, si rivela
invece il veicolo di una riflessione di ben pi vasta portata. Foscolo sente fortemente il motivo della precariet delle cose umane, del
tempo che le trasforma incessantemente, della distruzione che sempre incombe su di esse. un motivo che scaturisce dalla sua
cultura materialistica settecentesca, che concepisce la la realt come un ciclo di distruzione e trasformazione perenne della materia.
Ma, come si constatato nell'Ortis, Foscolo insoddisfatto di questo orizzonte culturale e sente il bisogno di individuare valori assoluti
che diano saldi fondamenti all' esistenza. A questa esigenza risponde appunto il mito della bellezza: essa ha la funzione di vincere il
tempo e le forze distruttrici che operano nel mondo umano, il compito di assicurare eternit alle cose.
Dei sepolcri (analisi del testo)
La prima parte (vv. 1-90): il valore affettivo delle tombe.
La lettera al Guillon Foscolo nella risposta alle critiche rivoltegli dall'abate francese Aim Guillon sul "Giornale italia di Milano il 22
giugno 1807, ricostruisce lo schema del suo discorso, dividendo il carme in quattro parti. La prima, versi 1-90, dimostra come i
monumenti inutili a' morti giovano a' vi perch destano affetti virtuosi lasciati in eredit dalle persone dabbene: solo i malvagi che
non si sentono meritevoli di memoria, non la curano; a torto dunque la legge accomuna le sepolture de' tristi e dei buoni, degl'illustri
e degl'infami.
Le tesi materialistiche Dal verso 1 al verso 22 il poeta ribadisce le tesi materialistiche dalle quali dovrebbe discendere l'inutilit delle
tombe e l'indifferenza per il modo di seppellire i defunti. La morte non che un momento di ciclo naturale di perpetua
trasformazione, in cui la materia di un essere, disgregandosi, a formare altri esseri; essa quindi distruzione totale dell'individuo e
non lascia possibilit di sopravvivenza. Per questo il morto, che non sente pi nulla, non pu trarre alcun conforto dalla tomba. La
continua trasformazione della materia impedisce anche la sopravvivenza nel ricordo, perch il corso del tempo cancella ogni traccia
dell' esistenza.
Linsoddisfazione del poeta Queste posizioni, che escludono ogni idea religiosa di una vita dopo la morte, sono ribadite da Foscolo
con assoluta convinzione: sono le idee in cui si formato, e costituiscono base di tutta la sua visione della realt. Per esse non lo
soddisfano pi interamente. Le sostiene non con lo slancio fiducioso e polemico che aveva nutrito il pensiero settecentesco, ma con
l'atteggiamento disilluso di chi deve rassegnarsi dinanzi ad una verit amara quanto ineluttabile ( Vero ben, Pindemonte!). Pur
non essendo in grado di proporre alternative, egli sente che quelle idee hanno esaurito la funzione che avevano avuto nell'et

illuministica: una funzione propulsiva, critica, liberatoria nei confronti di tutta una cultura autoritaria, fondata sul dogma e sulla
metafisica. Esse sono state il lievito della rivoluzione, ma hanno anche portato ad un vicolo cieco, la tirannide napoleonica. Per
lottare nella situazione presente, secondo Foscolo, quelle idee non bastano pi: esse ormai possono solo generare sfiducia,
scetticismo, inerzia, passivit.
Il superamento del materialismo nelle illusioni Luscita da quel vicolo cieco, nell'Ortis, nelle odi, nei sonetti, era trovata non sul piano
della razionalit, ma sul piano delle illusioni, come si constatato. Da questa soluzione prendono le mosse anche i Sepolcri. Se il
materialismo settecentesco non viene superato da Foscolo sul piano teoretico, con la proposizione di nuovi principi filosofici, viene
superato sul piano pratico, con le illusioni. La sopravvivenza dopo la morte, indispensabile come stimolo alla partecipazione attiva ed
energica alla storia, se impossibile secondo la ragione, diviene possibile grazie all'illusione. Questa affermazione dell'illusione
contro i risultati della filosofia settecentesca segna una svolta culturale di grande importanza e apre la strada alla visione del mondo
romantica.
La funzione alternativa delle tombe Lillusione della sopravvivenza affidata alle tombe: l'uomo pu illudersi di continuare a v vere
anche dopo la morte, poich la tomba mantiene vivo il ricordo ed istituisce un rapporto affettivo con i familiari e gli amici. La
possibilit di un rapporto affettivo tra morti e vivi strappa l'uomo alla sua condizione effimera e gli conferisce quasi l'immortalit che
propria degli dei. La prima parte del canne si incentra dunque sull'utilit delle tombe sul piano privato ed affettivo: ma ne
scaturiscono gi conseguenze filosofiche fondamentali. I versi 51-90, che concludono questa prima parte del carme, costituiscono
un esempio in negativo della tesi prima dimostrata: l'errore, anzi la colpa di non attribuire il giusto valore al sepolcro, privando cos
l'estinto del ricordo.
Parini poeta civile L'esempio s'incentra sulla figura del poeta Parini, nei cui confronti la citt natale stata ingrata, non concedendogli
una degna sepoltura. In questa parte polemica il discorso si estende gi dal valore privato ed affettivo delle tombe ad un ambito pi
vasto: Parini non un semplice individuo privato, ma un poeta di alta dignit civile, che coi suoi versi ha colpito gli aspetti negativi
della societ del suo tempo. Il ricordo che la tomba dovrebbe serbare non solo limitato alla sfera privata, ma contiene un
messaggio civile per la societ. Questi versi fungono quindi da passaggio alla seconda parte del carme, dedicata alla funzione civile
delle tombe. Il passaggio chiaramente indicato dai versi conclusivi, 89-90: all'amoroso pianto, che richiama la corrispondenza
d'amorosi sensi, si affianca l'onore delle umane lodi.
La seconda parte (vv. 91-150): la funzione civile delle tombe.
Le tombe segno di civilt La piet per i defunti sono uno dei fondamentali segni distintivi della civilt, insieme con listituto della
famiglia, della giustizia, della religione. Il sorgere di questi istituti ha segnato il passaggio dell'uomo dalla ferocia belluina dell'et
primitiva al rispetto reciproco delle et civili. Intorno alle tombe si raccolgono inoltre i valori fondamentali di un popolo: esse sono
dunque un metro per misurare il grado di civilt di una data societ.
Il Medio Evo Foscolo propone quattro esempi di tale funzione civile delle tombe. Il primo esempio, negativo, il Medio Evo. Con
spirito ancora illuministico, Foscolo condanna il Medio Evo come et di barbarie, che denunciata dalla mancanza di igiene (il lezzo
dei cadaveri che contamina i fedeli nelle chiese), dalla superstizione (il terrore dei fantasmi), ma soprattutto da una visione della vita
tetra e macabra, ossessionata dal terrore della morte, vista come qualcosa di ripugnante e spaventoso (le citt meste d'effigiati
scheletri). Questa barbarie si perpetua per il poeta nell'uso cattolico di seppellire i morti nelle chiese, che viene associato pertanto
nella condanna.
La civilt classica In contrapposizione, un esempio positivo costituito dalla civilt classica. Essa aveva una visione serena della
morte, testimoniata dallo scenario gioioso e luminoso, spirante vitalit e bellezza, che circondava le sepolture (le piante sempreverdi
che proteggevano le tombe, le acque limpide che sgorgavano dalle fontane, i fiori che con i loro profumi evocavano l'atmosfera beata
dei Campi Elisi). Questa visione serena della morte prova, per il poeta, di una visione parimenti serena ed armonica della vita, cio
di un altissimo livello di civilt. Si esprime in questi versi il culto foscoliano dell'et classica, vista come paradiso di armonia, bellezza,
serenit, forza, gioia vitale.
LInghilterra Il profumo dei fiori che circondano le tombe antiche richiama a Foscolo, con rapido trapasso analogico, un esempio nel
mondo attuale: i giardini dei cimiteri suburbani inglesi. questo un secondo esempio positivo del valore delle tombe. Nell'Inghilterra
moderna le sepolture non sono solo indizi di piet verso i propri cari, in una dimensione privata ed affettiva, ma anche della presenza
di valori civili profondamente radicati, che uniscono lo spirito del popolo intorno alle glorie e agli eroi nazionali: le fanciulle
britanniche non si limitano a pregare sulla tomba dell'amata madre, ma invocano anche la vittoria su Napoleone dell'ammiraglio
Nelson. Inghilterra viene cos assunta ad esempio di societ permeata di virt civili e di amor di patria, in cui vivo in tutti il senso
eroico ed il culto delle glorie nazionali.
Il bello italo regno A contrasto, viene evocata la mancanza di spirito eroico e di valori civili nell'Italia napoleonica. In paesi come
l'Italia, in cui la vita civile dominata dalla smania di arricchirsi e dal timore servile verso il potere, in cui i ceti dirigenti sono indegni
della loro posizione (<<il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo), le tombe non possono avere alcuna funzione e si riducono ad inutile
sfoggio di lusso o a lugubri immagini di morte. un giudizio sull'Italia napoleonica che riprende il quadro gi fornito nell'Orts.
Limmagine eroica del poeta A questa vilt dominante si contrappone la figura eroica del poeta stesso che, perseguitato dalla sorte
avversa, auspica nella morte un approdo di pace. Anche questa immagine eroica richiama quella da Foscolo proposta nell'Orts e nei
sonetti: l'eroe generoso, sconfitto inevitabilmente nello scontro con un reo tempo. Ma la morte non solo rifugio di pace, in
negativo: la tomba del poeta assume una funzione civile, proponendo un esempio di generosit, di sentimenti appassionati e
soprattutto di un'attivit intellettuale libera, non servile. La figura di Foscolo si colloca cos idealmente a fianco di quella di Parini,
evocata nella sezione precedente. Per la seconda volta alla funzione della tomba, come preservatrice del ricordo, si affianca quella
della poesia. gi annunciato qui un motivo che sar poi al centro dell'ultima parte del carme: la funzione ed il significato della
poesia.
La terza parte (vv.151-212): il valore storico delle tombe.
La dimensione storica Nella terza parte dei Sepolcri la considerazione del valore civile delle tombe si allarga alla dimensione storica:
la tomba cio viene vista non solo pi come centro dei valori di un dato momento della civilt, ma come messaggio che travalica la
successione del tempo. Per questo il poeta passa dalle tombe in genere alle tombe degli uomini grandi, il cui ricordo dura nei secoli.
Inoltre emerge in primo piano la dimensione pi propriamente politica del discorso, legata al problema nazionale italiano.
Le tombe dei grandi Domina in questa parte il motivo delle tombe di Santa Croce. Gi Jacopo Ortis (lettera del 27 agosto 1798) si
era fermato a venerare quel tempio delle itale glorie, ma le riflessioni che esse gli suscitavano erano negative: la povert e le
carceri patite da quei divini intelletti, le persecuzioni a' vivi e gli onori a' morti, il fallimento delle proprie illusioni di gloria. Qui
il tema dei grandi di Santa Croce riproposto invece in positivo (e gi questo deve far riflettere sulla distanza che separa il carme dal
romanzo, pubblicato solo cinque anni prima): le tombe dei grandi uomini stimolano gli animi generosi a compiere grandi azioni e
rendono sacra la terra che le accoglie.
Dalle memorie il riscatto Queste glorie del passato sono le uniche rimaste all'Italia, nella decadenza e nell'asservimento presenti. Ma
proprio dalle memorie pu venire lo stimolo al riscatto. TI giorno in cui si presenter di nuovo una speranza di gloria alle anime
grandi, dalle tombe dei grandi del passato si trarranno le energie per l'azione.
questo un passo chiave del carme e dell'intero svolgimento dell'esperienza foscoliana. Per coglierne la portata opportuno
metterlo a confronto con il colloquio tra Ortis e Parini (lettera del 4 dicembre): nel romanzo, lo slancio eroico del giovane si
infrangeva contro la lucida argomentazione del vecchio, che dimostrava come non ci fosse possibilit d'azione per un riscatto

dell'Italia dalla sua miseria civile e politica; e alla situazione senza via d'uscita si offriva come unica soluzione l'annullamento
dell'eroe nella morte.
Il superamento del nichilismo e la possibilit di partecipazione attiva alla storia Qui l'azione sul terreno politico non pi esclusa, ma
data come possibile, sia pure in un ipotetico futuro. Foscolo, grazie all'elaborazione della teoria delle illusioni, ha superato il vicolo
cieco della delusione rivoluzionaria giovanile ed ha ristabilito le basi per una partecipazione attiva alla storia. La letteratura perci
non pi solo la lucida analisi di una situazione di sconfitta, ma assume una funzione positiva, di ammaestramento etico, di stimolo
civile e politico. Questa funzione della sua poesia affermata da Foscolo con grande chiarezza e vigore nella lettera a Guillon:
L'autore considera i sepolcri politicamente; ed ha per iscopo di animare l'emulazione politica degli Italiani con gli esempi delle
nazioni che onorano la memoria e i sepolcri degli uomini grandi.
I Sepolcri e la poesia cimiteriale Con questa affermazione, Foscolo segna anche nettamente la distanza che separa la sua poesia da
quella dei poeti "cimiteriali" inglesi, a cui da una considerazione superficiale potrebbe essere assimilata: Young ed Hervey
meditarono sui sepolcri da cristiani: i loro libri hanno per iscopo la rassegnazione alla morte e il conforto d'un'altra vita [ ... ]. Gray
scrisse da filosofo: la sua elegia ha per iscopo di persuadere l'oscurit della vita e la tranquillit della morte. La funzione politica
assegnata alla poesia da Foscolo presuppone anche una visione diametralmente opposta della realt umana: Gray canta le tombe di
gente semplice e ignota, affermando il valore insito anche nelle esistenze pi oscure; Foscolo canta le tombe dei grandi uomini, che
devono stimolare all'agire eroico. Il poeta inglese propone una rivalutazione di ci che umile e quotidiano, ispirata ad una
concezione della vita cristiana e borghese, che si contrappone polemicamente alla concezione classica, aristocratica ed eroica; il
poeta italiano ribadisce invece proprio quella tradizione, riproponendo una concezione eroica in chiave moderna.
Alfieri, poeta politico e profetico In questa terza parte del carme si offre un'altra figura esemplare di poeta, dopo quella di Parini:
Alfieri. Ed una figura complementare a quella del poeta del Giorno, ad indicare un altro aspetto della funzione della poesia. Parini
era poeta civile: colui che criticava i costumi della sua societ, colpendone gli aspetti pi aberranti con proposito di correggerli; Alfieri
poeta politico e profetico. Se il messaggio lanciato dalla poesia di Parini l'auspicio di un consorzio civile ben ordinato, attivo ed
operoso, ispirato a saldi valori etici, quello lanciato dalla poesia di Alfieri la profezia di un futuro riscatto politico della nazione:
quella di Alfieri dunque l'immagine esemplare del poeta che esige questa parte del carme, che appunto politica e profetica.
La quarta parte (vv. 213-295): la funzione della poesia.
La quarta parte del carme propone un tema nuovo: alla funzione delle tombe, nel serbare la memoria e nel perpetuare i valori della
civilt, si affianca quella della poesia. L'accostamento della poesia alle tombe era gi comparso implicitamente nell' evocazione di
Parini, nell' esempio del liberal carme di Foscolo stesso, di Alfieri.
La poesia e il tempo distruttore Qui il discorso si fa esplicito. Se le tombe hanno il compito di vincere l'opera distruttrice della natura
e del tempo, che tutto trasforma e cancella, anch'esse, in quanto oggetti materiali, sono sottoposte a quest'opera di distruzione. La
loro funzione quindi limitata nel tempo. Ma quando esse saranno scomparse, tale funzione sar raccolta dalla poesia: la parola
poetica non sottoposta alle leggi materiali, quindi la sua armonia pu sfidare i secoli, vincere il silenzio a cui sono destinate le
opere umane, conservando in eterno il ricordo.
La crisi del ruolo tradizionale del poeta La funzione della poesia un motivo intorno a cui continuamente si esercita la riflessione di
Foscolo. In effetti egli vive in un'epoca in cui entrato in crisi, in seguito ai grandi rivolgimenti che l'Italia ha subito nell'et
rivoluzionaria e napoleonica, il ruolo tradizionale del poeta fissato nella civilt del Rinascimento: il ruolo del poeta cortigiano che si
rivolge ad un'lite aristocratica; n ancora, in questa et di trapasso, si delineato in Italia il nuovo committente, la borghesia, e il
nuovo ruolo intellettuale, quello di esprimerne i valori (oppure di rifiutarli: vedremo l'atteggiamento di rivolta di molta letteratura
ottocentesca). Foscolo non scrive pi per il vecchio pubblico, ma non ha ancora ben delineato dinanzi a s il nuovo, borghese e
nazionale. Per questo assegna alla poesia una funzione profetica, ed insiste sulla sua azione nel lungo corso dei secoli futuri: non
potendo rivolgersi ad un pubblico presente e ben definito, il poeta parla alle generazioni a venire, per stimolare la coscienza
nazionale e spingere all'azione generosa. A tal fine deve anche collegarsi al passato, alla grande tradizione in cui solo vi sono le radici
della dignit nazionale, e cercare di mantenerne viva la memoria. La meditazione sulle tombe e sulla poesia nei Sepolcri non quindi
la ripetizione di luoghi comuni retorici, ma lo strumento per mettere a fuoco problemi vivi in un'et tra vagliata e difficile.
Le civilt che scompaiono I versi 235-295, che concludono il carme, sono una vasta esemplificazione del motivo della poesia che
raccoglie l'eredit delle tombe nel perpetuare la memoria. Vi si delinea l'immagine delle grandi civilt che cadono in rovina e
scompaiono per l'azione del tempo che tutto trasforma. L'esempio ancora tratto dalla storia di Troia, come nei versi 213-225, in cui
si rievocano gli antichi fatti di Aiace, delle armi di Achille, di Ulisse. Cassandra, conducendo i giovinetti a venerare i sepolcri degli
antenati, profetizza la prossima rovina della citt; ma un poeta, Omero, si ispirer alle tombe dei padri di Troia, tramandando il
ricordo di quella civilt scomparsa.
La poesia e il ricordo degli sconfitti La funzione della poesia cos si specifica ulteriormente. Omero canta non solo gli eroi greci
vincitori, ma anche i Troiani sconfitti, e perpetua il ricordo di chi morto per la patria: la poesia non ha solo il compito di conservare
la memoria delle azioni gloriose, ma deve serbare anche il ricordo degli sconfitti, delle sofferenze, delle sventure, del sangue
versato; non deve solo stimolare all'azione eroica attraverso l'emulazione, ma anche destare sentimenti pi miti, la compassione e la
solidariet per le sventure e le sofferenze. Anche questa una funzione civile per Foscolo, perch questi valori sono essenziali per la
costruzione della civilt, in opposizione agli istinti feroci e belluini che sono propri della natura umana. un tema molto caro a
Foscolo e su di esso si chiude il carme.
Omero Anche in questa quarta parte spicca la figura di un poeta, come era avvenuto nella prima con Parini, nella seconda con
Foscolo stesso, nella terza con Alfieri; e, come in precedenza, si tratta di una figura emblematica, che si armonizza con il tema
trattato: se Parini e Foscolo costituivano esempi di poesia civile, Alfieri di poesia profetica e politica, Omero il poeta nei cui versi si
raccoglie e si tramanda tutta la tradizione di un popolo, che pu sopravvivere cos nel tempo.
La costruzione stilistica del carme.
La prima parte Si pu osservare come nella prima parte la sintassi assecondi il movimento logico e passionale. La serie di coordinate
su cui poggiano le interrogative ai versi 3-15 crea un ritmo incalzante, come a sottolineare l'urgente verit a cui il poeta non pu
sfuggire nel suo elenco di tutti gli aspetti della vita negati dalla morte, bellezza, poesia, amore. Nella parte affermativa, versi 16-22,
seguono invece frasi brevi e spezzate, che rendono il senso di desolazione amara dinanzi a una realt ineluttabile. Viceversa
l'interrogazione dei versi 26-29 sintatticamente scorrevole e i versi ripropongono di nuovo un ritmo incalzante di coordinate, ma
questa volta in funzione contraria, tesa ad accumulare motivi di consolazione, la ricerca dell'alternativa nell'illusione.
La seconda parte La seconda parte del carme tutta argomentativa, tenuta su un tono solennemente uniforme. Da sottolineare la
ricerca di effetti fonici. Nel passo dedicato al Medio Evo, per rendere un clima cupo di terrore, ricorrono le vocali dal suono cupo,
/o/,/u/, o la vibrante /r/. Viceversa nel passo sul mondo classico, a rendere un clima di serenit luminosa, spicca il suono aperto
della vocale /a/.
La terza parte Nella terza parte si avvia un vasto movimento lirico, oratorio ed epico, ricco di variazioni tonali: si passa dalla
solennit della proposizione iniziale del tema all'ampio periodo dedicato a Santa Croce, che converge nell'apostrofe a Firenze;
seguono i versi descrittivi bellezze di Firenze, estremamente scorrevoli e musicali, riprende poi il movimento un'ampia enumerazione
dal ritmo incalzante, e il discorso si conclude con la sequenza dedicata ad Alfieri e alla battaglia di Maratona, che punta su versi
fortemente ritmati, suoni aspri e stridenti, su vocali cupe.

La quarta parte Nella quarta parte, tutta collocata nell'antichit classica, subentra un taglio narrativo epico: evidente la volont di
riprodurre il modello di Omero, mirando a un tono sublime

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