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Parini

La vita
Parini nasce nel 1729 a Bosisio da una famiglia di piccola borghesia. Questa condizione di povertà lo
condiziona per il resto della sua vita fino a quando nel ‘40 una sua prozia gli offre un’eredità a
condizione che lui diventi prete.
Da piccolo si trasferisce a Milano per affari di famiglia e si iscrive alla scuola dei Padri Barnabiti di
Alessandria. Gli affari però vanno male, quindi deve farsi carico del mantenimento dei suoi familiari,
il che influisce negativamente sulla sua formazione. Nonostante ciò, riesce a completare gli studi e nel
‘54 diventa sacerdote.
Nel ‘52 pubblica la sua prima raccolta che, seppur non ebbe molto successo, gli permise di entrare in
contatto con l’aristocrazia riformatrice di Milano. Successivamente entra nell’Accademia dei
Trasformati dove conosce alcuni dei poeti più brillanti dell’epoca e dà a vedere le sue competenze da
poeta e scrittore.
Inizia a lavorare per i Serbelloni come istitutore dei loro figli. In questo periodo scrive il Dialogo
sopra la nobiltà, il Discorso sopra la poesia e compone le prime Odi. Smette di lavorare per loro a
causa di una lite ed entra così in servizio di Imbonati per educarne il figlio. Parini parla anche del
rapporto maestro-allievo nell’ode L’educazione facendo un paragone con Chirone (maestro degli dei e
degli eroi) e Achille.
Nel ‘63 pubblica Il Mattino e due anni dopo Il mezzogiorno, opere di successo che attirarono
l’attenzione del conte Firnian, governatore della Lombardia sotto l’impero di Maria Teresa d’Austria.
Grazie a lui diventa poeta del Regio Ducale Teatro per il quale scrive anche una festa teatrale che
venne successivamente musicata da Mozart. Entra a far parte della direzione della “Gazzetta di
Milano” e gli viene affidata la cattedra di Eloquenza alle Scuole Palatine. Insomma, la situazione
(sia sociale che economica) si stabilizza, finché nel ‘91 smette di pubblicare le sue opere per
continuare con le sue cariche.
Muoiono Maria Teresa e Firnian, e Giuseppe II diventa imperatore: ha in mente un piano di riforme
innovativo, che suscita in Parini delle paure; paure infondate poiché in quel periodo, grazie alla sua
fama, diventa direttore dell’Accademia della Brera, pubblica le Odi e gli viene chiesto di far parte
del nuovo governo repubblicano. Lui accetta, però dopo poco tempo si ritira sia per motivi di salute,
sia per discordanze delle sue idee con quelle del governo.
Muore infine nel ‘99.

Parini tra classicismo e illuminismo


• La nostalgia per la vita campestre
La nostalgia per il suo paese Natale spesso riemerge nelle sue opere; la sua visione idealizzata della
vita campestre è caratterizzata da:
1. la poesia pastorale greca e latina
2. la poesia dell’Arcadia
3. le idee socio-economiche dei fisiocrati
Il suo amore per la campagna va contro quello cittadino: si parla quindi di un sentimento morale in
contrasto ai costumi moderni.

• Il ruolo del poeta in una società in cambiamento


Parini non è un rivoluzionario, bensì un conservatore illuminato. Non è contro i nobili, però crede
che le loro azioni debbano essere tali da doversi meritare la condizione in cui si trovano. Sostiene
l’idea illuminista dell’eguaglianza degli uomini e quindi predilige il filantropismo.
La società ai suoi tempi è ancora divisa in aristocratici e popolo, e il ceto degli intellettuali ne fa da
tramite. Lui è uno di questi intellettuali, è però critico ma allo stesso tempo servizievole nei
confronti degli aristocratici: questo ci fa capire che Parini vuole correggere le imperfezioni del mondo
ma senza stravolgerlo; possiamo così definirlo un “illuminista moderato”.
Riesce a riprendere la lingua della poesia (rifiutata in precedenza dai poeti dell’Arcadia perché
troppo raffinata) trasformandola in una lingua vera e concreta.
Nelle sue opere si può trovare continuità tra modernità, quindi nuovi contenuti e nuove parole, e
classicità (richiamando la poesia greca e latina). Scrive riguardo la questione della lingua, andando
contro la tradizione: secondo lui infatti, la lingua doveva essere sì basata sui modelli classici, ma allo
stesso tempo aperta a forme e parole nuove.
Parini compone inoltre satire con la quale ottenne ottimi risultati. Troviamo il Discorso sopra le
caricature, ed il Dialogo sopra la nobiltà che fu quello più importante perché in esso sono presenti
motivi anti-aristocratici e perché sostiene il saggio di Rousseau sull’uguaglianza.

Il Giorno
Il Giorno è un’opera nella quale Parini descrive ironicamente l’aristocrazia.
È una combinazione tra due generi: quello del poema didascalico e quello della satira; attraverso la
voce di un Precettor d’amabil rito (“maestro di comportamento e di eleganza”) da’ insegnamenti a
un giovane aristocratico, insegnamenti scherzosi e quindi non seri, fatti con l’intento di mettere in
ridicolo il “giovin signore": descrivendo la sua giornata-tipo, ritrae la classe sociale in questione,
evidenziandone i comportamenti.
Parini fa uso dei miti eziologici (miti che spiegano l’origine di alcuni aspetti sconosciuti della realtà
attraverso ipotesi fantasiose) ed anche di sotto-narrazioni, quindi spazi usati per palare di elementi
secondari. Essa non venne mai portata al termine per via di una revisione dell’opera.
L’ironia e l’iperbole sono le due figure retoriche usate maggiormente: vengono usati termini
esagerati per commentare cose o situazioni semplici con l’intento di far ridere. Allo stesso tempo lo
stile resta raffinato, la sintassi è complessa, vengono fatti frequentemente paragoni con la
mitologia classica e viene usata la perifrasi per descrivere oggetti.

Le Odi
Le Odi sono una raccolta di componimenti; la prima parte è di tipo civile: in essa Parini espone il
rapporto fra Natura e i prodotti del pensiero umano, facendoci percepire la fiducia che nutre per la
scienza e il progresso in generale, e quindi anche per le innovazioni dell’epoca.
La seconda parte tratta della funzione che ha la cultura nella società dell’epoca; al suo interno
troviamo dei temi “civili” già affrontati nella prima parte e anche quattro componimenti giocosi che,
con l’intento di far divertire, usano la stessa tecnica usata nel Giorno.
La terza parte viene definita neoclassica, in cui la figura dell’intellettuale e del poeta passano in
primo piano. Rappresenta determinate virtù civili attraverso personaggi come magistrati, belle
donne, musicisti, ecc. Troviamo in essa sia una componente arcadica, che guarda l’aspetto esteriore
formale, sia una illuministica, che predilige il contenuto. Il suo lessico è caratterizzato da latinismi
ma anche da parole moderne, la sintassi invece è complessa e ricca di enjambements.

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