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GIUSEPPE PARINI (1729-1799)

VITA
1) BOSISIO
Nasce nel 1729 a Bosisio, un comune della Brianza che in suo onore ha cambiato nome in Bosisio Parini.

2) MILANO
Nel 1739, all’età di 10 anni si trasferisce a Milano, presso la prozia Anna Maria Lattuada, che, morendo
poco dopo, gli lasciò una piccola rendita annua, a condizione che divenisse sacerdote: così il giovane, pur
senza vocazione, intraprese la carriera ecclesiastica (era in effetti questa l’unica via attraverso cui, allora,
non essendo nobili di nascita si poteva accedere agli studi).

Nel 1752 la prima raccolta di liriche gli vale l’ammissione all’Accademia dei Trasformati, uno dei centri
culturali milanesi più importanti con posizioni moderate.

Dal 1754 al 1768 svolge l’attività di precettore, ossia di insegnante privato, nelle case di nobili famiglie
milanesi (Es. Duchi Serbelloni), entrando in contatto con il mondo dell’aristocrazia del tempo.

Dal 1768 ricopre incarichi ufficiali e collabora con la politica riformista del governo austriaco, interpretando
il ruolo dell’intellettuale impegnato nelle battaglie civili. Dirige prima la “Gazzetta di Milano” e in seguito
ottiene la cattedra delle Scuole Palatine istituite da Maria Teresa d’Asburgo.

Con l’ingresso dei francesi in città nel 1796, è chiamato a far parte della Municipalità, una commissione che
si occupava della religione e dell’istruzione pubblica.

Muore il 15 agosto 1799, sotto il governo austriaco.


POETICA
1) ILLUMINISMO
La poetica di Giuseppe Parini può essere definita illuminista nelle tematiche, in particolare nella denuncia
sociale nei confronti della nobiltà oziosa e socialmente chiusa (Elitaria).

Il poeta critica duramente la classe aristocratica dal punto di vista:

• Economico in quanto è oziosa, vuota e improduttiva e si accontenta delle sue rendite;


• Intellettuale, poiché i nobili non dedicano il loro ozio a coltivare studi che servano all’avanzamento
della cultura e della scienza;
• Civile, poiché non si curano di ricoprire cariche e magistrature che siano utili al bene pubblico.
Questo concetto viene espresso anche con la definizione del «giovin signore» data nel proemio del
Vaespro: colui «che da tutti servito a nullo serve», nel senso appunto di “non essere utile a nulla”.

Nel Dialogo sopra la nobiltà (1757), che si svolge tra due defunti, un poeta di origine plebea e un nobile,
tuttavia Parini riconosce che in epoche passate la nobiltà aveva avuto una funzione sociale: difendere la
patria in guerra, rivestire le magistrature e amministrare la cosa pubblica, occuparsi di incrementare la
proprietà e migliorare le colture, dedicarsi agli studi e che tali funzioni venivano in certo qual modo a
legittimarne i privilegi.

Ciò egli giudica duramente è la decadenza attuale della classe aristocratica, il fatto che essa abbia
abbandonato queste attività utili.

Parini, non è ostile alla nobiltà in sé, ma solo alla sua degenerazione, e non auspica affatto l’eliminazione di
quella classe, ma al contrario propone una forma di rieducazione che la riporti ad assumere il ruolo sociale
che le compete e che un tempo possedeva. Socialmente e politicamente Parini è quindi un moderato
riformista, lontano dalle posizioni ben più duramente critiche di un Pietro Verri.

2) SENSISMO
È una dottrina filosofica ideata dal filosofo inglese John Locke (1632-1704), la quale sostiene che la
conoscenza dell’intelletto umano derivi da esperienze dirette (sensi).

Parini aderisce alla poetica del sensismo e l’ode “Salubrità nell’aria” diventa il manifesto di tale filosofia.
Il poeta largamente espressioni realistiche, capaci di suscitare immagini intensamente visive, plastiche,
tattili, foniche, olfattive.

3) NEOCLASSICISMO
Nel Settecento le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano sollecitano nuovamente la curiosità e
l’ammirazione per l’arte classica.

Di importanza fondamentale furono le opere dell’archeologo tedesco Winckelmann, il quale sosteneva che
l’arte greca avesse realizzato l’ideale del bello assoluto ed eterno, ottenendo le proporzioni e le misure
perfette riuscendo a dominare ogni eccesso e irrazionalità.

Nonostante i contenuti rivoluzionari trattati Parini aderisce al Neoclassicismo, ossia a un gusto artistico-
culturale che si rifà all’epoca classica (Civiltà greco-romana).

Questo movimento si basa sulla ricerca di un canone di bellezza perfetta, la cosiddetta “Bellaforma”, sia
nel lessico che nella sintassi, che riprende la complessità dei periodi della lingua latina, presentando
continue inversioni (Fig. retoriche di ordine) e il verbo alla fine della frase.

Le scelte stilistiche del poeta sono perfettamente rispondenti alle sue posizioni ideologiche: come Parini è
moderatamente riformatore in campo sociale e politico, proponendosi di rinnovare gradatamente senza
distruggere, così in poesia introduce importanti innovazioni, ma senza scardinare il sistema letterario
tradizionale.
IDEOLOGIA
1) ILLUMINISMO
•LA RICERCA DELLA “PUBBLICA FELICITA’”
Secondo Giuseppe Parini l’intellettuale riveste un ruolo importante nella battaglia civile e attraverso
l’opera letteraria deve contribuire al benessere e alla felicità della società.
L’autore supporta principi illuministi riportati anche nella costituzione americana (1787) e appoggia il
dispotismo illuminato di Maria Teresa d’Asburgo instauratosi a Milano.

•I DISSENSI DALL’ILLUMINISMO LOMBARDO


Parini si colloca diversamente rispetto agli altri illuministi lombardi, egli non condivide, sul piano filosofico
e culturale, il cosmopolitismo di quest’ultimi ma propone una maggiore valorizzazione della letteratura
italiana rispetto a una filosofia più europea.
Parini in quanto autore rigorosamente fedele all’idea classica di letteratura e al rispetto dei modelli antichi,
si dissocia fortemente dal fervore culturale dell’Accademia dei Pugni (1761) di Milano, definendo
addirittura queste posizioni così rivoluzionarie “Blasfeme”.

•LA CRITICA ALLA LETTERATURA UTILARISTICA


Parini nelle opere: “Discorso sopra la poesia” (1768) e “Salubrità dell’aria” (1759) esprime come la
letteratura debba essere utile nelle tematiche ma ciò deve avvenire attraverso il rispetto della bellezza
della forma.
L’autore riprende il concetto classico del poeta latino Orazio che invita a “Mescolare l’utile al dolce”.

2) CRISTIANESIMO
Per quanto riguarda la considerazione di Parini dell’ideologia dei Philosophes francesi, come Voltaire e
Rousseau, l’autore critica le loro posizioni antireligiose ed edonistiche così radicali.
Parini è da considerarsi un riformista moderato che è contrario all’ateismo e crede profondamente nella
religione cristiana, nella sua espressione più intima. È fortemente convinto anche nella ricerca del piacere
attraverso la bellezza della scrittura, principio rinnegato dai filosofi illuministi.

3) FISIOCRAZIA
Parini appoggia la teoria economica illuminista della fisiocrazia secondo la quale l’agricoltura doveva
essere il settore economico trainante, tramite la produzione di eccedenze che favorivano il commercio.
L’agricoltura veniva considerata quindi l’origine della ricchezza delle nazioni e della moralità pubblica, in
quanto fonte di una vita semplice, sana e felice.
PRINCIPALI OPERE
1) ODI (1755-1799)
Raccolta poetica costituita da 25 testi e divisa dal punto di vista tematico in:
• Illuministiche / Civili
Sono odi di denuncia sociale e battaglia civile, che affrontano problemi di attualità e largamente discussi
nella società del tempo, con l’intento di poter mutare la realtà con la diffusione delle nuove ideologie e di
risolvere i problemi introducendo miglioramenti concreti nella vita dell’uomo.
Un esempio è “Salubrità nell’aria”, al centro dell’ode vi è il problema ecologico, cioè il problema dell’igiene
e della salute pubblica del tempo.

• D’occasione / Neoclassiche
Composte per particolari eventi (ES. “La laurea”) come esercizio di stile

“La solubrità dell’aria” PAG. 403


Il problema ambientale di Milano
Al centro dell’ode vi è il problema ecologico, cioè il problema dell’igiene e della salute pubblica,
compromesse da chi, per ragioni speculative, circonda la città di risaie che ammorbano l’aria, e dalla
noncuranza di chi lascia fermentare il letame o getta acque putride per le strade.
• Ai tempi di Parini le risaie davano alti profitti ai proprietari terrieri, ma dovevano restare immerse nelle
acque stagnanti; che diffondevano esalazioni malsane, zanzare e malaria a ridosso del perimetro
urbano.
• Nei quartieri milanesi l’avvelenamento atmosferico e il fetore erano accentuati dalla raccolta dei rifiuti
organici (letame), senza rispetto per le prescrizioni legislative sullo smaltimento dell’immondizia.

L’opposizione campagna e città


Il poeta immagina di ritornare nella città sui colli nativi e contrappone la sanità della Brianza alle cattive
condizioni igienico-sanitarie di Milano.

Fisiocrazia
Parini si rivela vicino alle posizioni dei fisiocratici, che individuavano nella coltivazione della terra la vera
fonte di ricchezza delle nazioni e celebravano un’agricoltura naturale contrapposta a una speculativa,
parassitaria, intesa solo al profitto mercantile.

Lo stile classicista
Il problema di pubblica utilità è affrontato con uno stile classicista, che rafforza il messaggio morale e
civile. I termini aulici e raffinati, i latinismi, le figure retoriche, nobilitano poeticamente una materia bassa.
2) IL GIORNO (1763-1799)
ARGOMENTO La giornata tipica di un «giovin signore», che non parla mai e di cui sono rappresentati i
passatempi e le abitudini.

GENERE Poema narrativo-descrittivo, appartenente alla poesia didascalica (Insegnamento).


Il poeta afferma di voler insegnare al «giovin signore» come riempire piacevolmente i vari
momenti della sua giornata, vincendo la noia che lo affligge.

TEMI PRINCIPALI Condanna alla frivolezza e alla superficialità dell’aristocrazia del tempo, che dimentica il
ruolo di “Guida della società” rispetto alla nobiltà del passato.

SATIRA Il discorso è condotto in chiave ironica e satirica per due motivi principali:
•Mettere in evidenza la frivolezza della nobiltà del tempo
•Escamotage letterario per evitare la censura

Gli strumenti attraverso i quali il poeta critica in modo ironico la nobiltà del tempo sono:
1) TECNICA ANTIFRASI, viene affermato il contrario di ciò che si vuole fare intendere
2) TEMPO LUNGO E VUOTO
-Non viene scelta una giornata particolare, per qualche accadimento di rilievo, ma una
giornata tipo, eguale a infinite altre; per dare il senso di una vita banale, dove non succede
mai nulla di importante.
-Pur essendo il tempo in cui si collocano gli eventi descritti è piuttosto breve, dal risveglio al
tramonto, alla lettura si ha l’impressione di un tempo lunghissimo: l’effetto è creato dalla
narrazione descrittiva estremamente lenta
-È anche un tempo vuoto, in cui si ripetono meccanicamente, monotonamente i medesimi
gesti, le medesime parole
3) SPAZIO CHIUSO
Quasi tutte le descrizioni avvengono in luoghi chiusi per sottolineare maggiormente
l’elitismo dell’aristocrazia

STRUTTURA Quattro poemetti ognuno dei quali corrisponde a una parte della giornata di un “Giovin
signore”:
•Mattino (1763)
Dopo una notte trascorsa a teatro o al tavolo da gioco, vengono quindi descritti il risveglio a
mattina inoltrata, la lunga colazione e alla fine il «giovin signore» è pronto per uscire e
recarsi a trovare la sua dama.
•Mezzogiorno (1765)
Vengono descritti la visita alla dama, il pranzo e il “corso” nel tardo pomeriggio, ossia la
tipica visita nobiliare al passaggio delle carrozze.
•Vespro
•Notte
Gli ultimi due poemetti sono editi dopo la morte dell’autore e rimasti incompleti.

NARRATORE Interno: la voce narrante è quella del precettore

METRICA Endecasillabi sciolti, cioè non raggruppati in strofe e privi di uno schema ritmico fisso (Rime)

LINGUAGGIO E STILE Nella scrittura dell’opera Parini riprende i canoni del Neoclassicismo: secondo i quali viene
descritta una materia realistica nel rispetto della dignità letteraria da cui non si può
prescindere.

Se l'atteggiamento del poeta verso il mondo nobiliare è di condanna, sia pur in modo
ironico,si può tuttavia notare una sottile ambiguità.
Parini critica i privilegi dell’aristocrazia ma da ciò traspare anche un certo fascino rispetto
all'eleganza di quel mondo. Tuttavia questa ambiguità rende affascinante l'opera, che
altrimenti sarebbe eccessivamente critica nei confronti di questa classe sociale.
Anche a livello formale vi è dunque ambiguità tra edonismo, ossia nella ricerca del piacere
attraverso la bellezza della scrittura, e moralismo. Ciò non costituisce un difetto dell'opera,
ma al contrario ne rende più ricca l’espressività.
Il “giovin signore inizia la sua giornata” PAG. 425
Questi sono i versi iniziale del Mattino, nei quali Giuseppe Parini presenta un'immagine sarcastica e ironica
della vita dei ricchi nobili del Settecento, basta sull’ostentare e sull’ozio che rende tutte le giornate uguali e
noiose.

La colazione del “giovin signore” PAG. 433


Appena sveglio il Giovin signore deve risolvere un grande dilemma, meglio fare colazione con il caffè o con
il cioccolato. Può scegliere quello che più desidera.
Se ha bisogno di scaldare lo stomaco per favorire la digestione è meglio il cioccolato, offerto dagli abitanti
delle Americhe. Se invece si sente depresso o ha paura di ingrassare meglio il caffè che arriva dall’Arabia.

La “vergine cuccia” PAG. 435


●Riassunto
Durante il momento del pranzo la Dama ricorda il giorno in cui un servo, morso dalla sua cagnolina, osò
darle un calcio. Ai gemiti della bestiola accorse tutta la servitù, sia dai piani bassi che dai piani alti, tristi in
previsione delle conseguenze che questo gesto avrebbe suscitato.

La Dama dopo essere svenuta, si risveglia, chiama con dolcemente la cagnolina che si rifugia prontamente
sul suo grembo, e licenzia immediatamente il povero servo.

Questi si ritroverà, con tutta la sua famiglia, per strada a mendicare e l’offesa recata alla cagnolina sarà in
questo modo vendicata.

●Analisi del testo della poesia


La narrazione viene condotta dal punto di vista aristocratico, dall’ottica della Dama, e la cagnolina viene
umanizzata e persino divinizzata.
Il servo viene considerato, visto che la cagnolina è una piccola Dea, un sacrilego.
Nella seconda parte dell’ode, nei versi dedicati al licenziamento del servo, emerge invece la polemica del
poeta contro la moralità e l’etica dei nobili.

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