Sei sulla pagina 1di 6

MARZIALE:

Vita:
Nacque a Bilbilis in Spagna, si trasferì in seguito a Roma, dove Seneca lo accolse e lo
introdusse nella buona società conducendo la vita del “cliente”, sempre alla ricerca di
tranquillità economica.
Dall’ 84-85 scrive con regolarità; in seguito alla morte di Domiziano con cui si era
compromesso, nel 98 il poeta lasciò definitivamente Roma per tornare in Spagna, con l’aiuto
di Plinio il giovane che gli fornì dei soldi per il viaggio e rimase a Bilbilis fino alla sua morte
pur provando una nostalgia per Roma.

Cronologia degli epigrammi:


L’opera comprende complessivamente 15 epigrammi di cui tre hanno un titolo e gli altri sono
solo numerati:

● Liber de spectaculis: comprende una trentina di carmi dedicati all’inaugurazione del


Colosseo dell’80 con dei giochi.
Xenia e Apophoreta: entrambe strettamente legate alla festa dei Saturnali dove i Romani si
scambiavano dei doni e queste opere si presentano come dei biglietti per accompagnare i
regali.
● Xenia (“doni per gli ospiti”): biglietti che
accompagnavano doni alimentari (cibi e bevande) per i Saturnali.
● Apophoreta (“oggetti da portar via”): biglietti che accompagnavano gli omaggi estratti a
sorte durante i banchetti e comprendevano una maggiore varietà di oggetti

La poetica:
Marziale era contrario alla mitologia in quanto la riteneva inverosimile è falsa, per questo egli
sostiene la necessità di una poesia radicata nella realtà quotidiana e incentrata sull’essere
umano. Il suo obiettivo è quello di trattare i costumi dei suoi contemporanei, ma lo fa usando
una poesia finalizzata solo all’intrattenimento dei suoi lettori escludendo quindi ogni funzione
moralistica.
Il genere dell’ epigramma risale all’età greca arcaica che aveva una funzione
essenzialmente commemorativa (ad esempio brevi frasi per ricordare persone),
caratterizzata infatti dalla brevità dei componimenti.

Tematiche:
Dominante la tematica della satirica, ma senza condanna morale. Prende in giro
personaggi-tipo ad esempio (il medico, la vecchia ricca, gli spilorci, gli imbroglioni, i
poetastri, ecc.).
Un’altra tematica fondamentale è il realismo: Marziale si preoccupa di riportare sempre il
sapore della verità e della vita umana. (una poesia legata alla realtà)

● filone comico-realistico: tutta la realtà è osservata, soprattutto ai suoi livelli più semplici
e più bassi ( cibo, sesso, denaro ecc.)
● filone celebrativo: soprattutto verso personaggi importanti e potenti
● filone funerario: ricorda quello per la piccola Erotion
● filone descrittivo: descrive luoghi, situazioni; per esempio la
campagna di Bilbilis
● filone amoroso: per lo più l’amore è inteso come passione fisica non come passione
profonda
● filone letterario: polemizza contro i critici ed afferma le sue idee sulla condizione del
letterato
● filone autobiografico: riferimenti alla sua condizione di
poeta-cliente

Tecnica narrativa:
Anche lo stile è influenzato dal realismo: linguaggio lineare e aperto al sermo cotidianus.
Rivendica il diritto di parlare chiaro (“latine loqui”), seguendo una “licenziosa schiettezza di
parola”.
L’umorismo è ottenuto con una battuta finale, che giunge inaspettata dopo l’esposizione di
una situazione apparentemente normale o dopo un elenco. La critica infatti teorizza che nei
suoi carmi abbiamo una struttura bipartita, costituita da un momento “di attesa” e da una
“conclusione”.
Negli epigrammi a sfondo sessuale c'è anche l’uso di termini volgari e osceni, che
garantiscono l’immediatezza espressiva; dall’accusa di oscenità si difende dicendo che “la
mia poesia è lasciva, ma la mia vita è onesta”.

QUINTILIANO:
Vita:
Marco Fabio Quintiliano nacque a Calagurris (Spagna nord orientale), successivamente
studiò a Roma, dove svolse l’attività di avvocato e insegnò retorica per 20 anni, ottenendo
un importante riconoscimento pubblico.
Nel 94, quando si era ormai ritirato dall’insegnamento Domiziano gli affidò l’istruzione di due
pronipoti destinati alla successione imperiale.
Lasciata la cattedra, scrisse prima un trattato “le cause della decadenza oratoria”, che non ci
è pervenuto, poi "l'institutio oratoria”.

Finalità dell’ institutio oratoria:


L'institutio oratoria (formazione dell’ oratore) è definito come il classico manuale scolastico,
trattato in 12 libri e dedicato a Vittorio Marcello, personaggio in vista alla corte di Domiziano.
Si affronta il tema dell’educazione dell’oratore e, attraverso questa, la formazione del
buon cittadino romano.
Quintiliano affronta in maniera sistematica gli argomenti di insegnamento e le problematiche
pedagogiche, le caratteristiche della materia e l’analisi tecnica dei procedimenti, i modelli
stilistici da seguire, le qualità morali del buon oratore.
Le fonti di Quintiliano vanno da Aristotele a Demostene, da Virgilio a Cicerone, il cui stile è
considerato un punto di riferimento imprescindibile. Quintiliano invece critica apertamente
l’artificiosità e la brevitas dei testi di Seneca.

Contenuti:
- Libri I e II: Sono di indirizzo pedagogico e affrontano la prima educazione del futuro
oratore, a partire dall’uscita dall’infanzia.
- Libro III: nel terzo libro troviamo le partizioni fondamentali della retorica, ognuna
caratterizzata da regole e norme specifiche: epidittico, deliberativo, giudiziario.
- Libri dal IV al XII: Quintiliano in questi libri analizza una per una le cinque parti
convenzionali della retorica antica: l’inventio, cioè la ricerca degli argomenti più
appropriati alla tesi che si vuole sostenere, cui si affiancano le tecniche per
argomentare e perorare le proprie idee (libri IV-VI); la dispositio, ovvero
l’organizzazione delle idee e dei concetti in uno schema ordinato e coerente (libro
VII); l’elocutio, cioè l’elaborazione stilistica del proprio discorso con l’uso di
adeguate tecniche retoriche, che si distinguono in figure di pensiero e figure di parola
(libri VIII-IX)

All’interno del decimo libro, in particolare, individua in Virgilio e Cicerone i vertici della poesia
e della prosa latine. Riprende i 3 generi di discorsi: deliberativo, epidittico o laudativo e
giudiziario, oltre ai 3 compiti dell’oratore: docere, movere, delectare.
Dopo questo excursus, Quintiliano riprende la trattazione della retorica, illustrando le
tecniche per memorizzare e recitare in pubblico il proprio discorso, cioè la memoria e l’actio
(libro XI), tenendo conto anche dell’aptum, cioè la tempestiva capacità di adattarsi al
pubblico. L’ultimo libro, affrontando la questione stilistica dell’oratoria e i livelli di stile
principali (alto, medio e umile a seconda dell’argomento e del contesto),
delinea la figura del buon oratore secondo Quintiliano.

Il suo pensiero a riguardo del sistema educativo:


La riforma del sistema educativo, per Quintiliano, deve quindi estendersi anche al di fuori
delle mura scolastiche: l’autore sottolinea il ruolo della famiglia, che, già dagli anni infantili,
deve assicurare al fanciullo una buona istruzione. Molto importante poi è che i genitori
stessi siano di esempio morale al giovane, proprio perché vita pubblica e vita privata sono
strettamente connesse nelle dinamiche dell’apprendimento. L’insegnante, dal canto suo,
non deve fare attenzione solo al lato didattico della formazione, ma deve essere attento al
carattere dello studente e aiutarlo a sviluppare la propria intelligenza e le proprie attitudini
specifiche. Consiglia vivamente agli insegnanti di non abusare del proprio potere, di non
terrorizzare con la propria autorità, ma di mostrare un affetto quasi paterno, animato da un
profondo rispetto per l’altro. Insomma: deve essere empatico.
Quintiliano rifiuta con forza le punizioni corporali (e per l’epoca era una prassi innovativa);
mentre valorizza la componente ludica dello studio e l’importanza dello svago e della
ricreazione (Inst. or, I, 3, 8-12). Quintiliano suggerisce ai docenti di sfruttare il divertimento
per imparare e di spendere tempo con gli alunni nel gioco.
Per quanto riguarda il dibattito scuola pubblica/educatore privato, Quintiliano appoggia la
prima: la scuola pubblica forma il ragazzo a interagire con gli altri valorizzando l’aspetto
relazionale dell’ambiente scolastico, dove possono nascere profonde amicizie, destinate a
durare tutta la vita.

GIOVENALE:
Vita:
Giovenale nacque ad Aquino, nel Lazio meridionale, era dotato di una condizione sociale ed
economica non elevata, infatti svolgeva la professione di cliente.
Ebbe un’ottima formazione retorica e scrisse 16 satire in esametri, divise in 5 libri.
La satira:
Giovenale riprende quell’atteggiamento di critica verso la letteratura moderna sulle orme di
Lucilio, Persio e Orazio che avevano già elaborato in precedenza il concetto di satira. In
base alla tradizione satirica il “verum” coincide con il quotidiano, ossia con situazioni e
personaggi che non hanno nulla di straordinario o eccezionale, Giovenale tende invece a
enfatizzare gli eventi che riporta, rappresentando una realtà mostruosa che provoca
sdegno.
Nella satira I, Giovenale enuncia l’argomento principale della sua poesia ovvero il
comportamento umano e denunciando il livello di corruzione raggiunto nella Roma del suo
tempo. La tematica dunque, si avvicina a quella di Persio, ma, a differenza di esso
Giovenale non si propone di educare e di correggere, la sua satira ha come unico
obiettivo quello di denuncia, rivolta non contro gli individui, ma contro i vizi.

Le satire dell’indignatio:
Le prime 7 satire rappresentano la fase più importante del feroce moralismo di Giovenale,
quella dell’indignazio.
Il poeta oltre a essere sdegnato vuole anche apparire tale per suscitare l’indignazione del
pubblico.
Rappresenta infatti, una concezione assolutamente negativa della realtà, nella protesta
assume come punto di riferimento il mos maiorum usandolo come esempio per evidenziare
le corruzioni dei tempi moderni.
Un’altro tema principale nelle satire di Giovenale sono le divinitiae (intese come vizi
dell’individuo) di cui tratta gli effetti negativi che portano alla comunità.
Ad esempio, la ricchezza è rilevante per i comportamenti negativi che da a chi la possiede,
soprattutto verso i poveri e le difficoltà che causa a questi ultimi, vista quindi come un
elemento malvagio.

Il tema del cliente nella satira I e III:


Nella satira I, troviamo la descrizione della giornata umiliante e meschina dei clienti.
Nella satira III, il satirico cede la parola a l’onesto e povero cliente Umbricio, che pronuncia
un atto d’accusa nei confronti di Roma e della sua corruzione, dovuta anche alla
concorrenza sleale dei greci e degli orientali.
Nella satira emerge l’odio che l’autore ha nei confronti dei popoli dell’oriente ritenendoli
causa della rovina del mos maiorum.

La cena del cliente nella satira VI:


Ambientata nel banchetto del patrono Virrone, il cliente viene attaccato dal poeta e viene
trattato con umiliazione in cambio di un invito a cena. Successivamente alla cena viene
trattato con sdegno e gli vengono offerte le portate peggiori.

Le professioni liberali nella satira VII:


Giovenale denuncia le ristrettezze in cui vivono poeti, storici, avvocati, retori e grammatici.

La parodia della corte di Domiziano nella satira IV:


Parla della corte di Domiziano defunto e si sofferma sulla scena in cui le dimensioni del
pesce creano problemi di cottura e per questo Domiziano convoca il gruppo di amici che lo
consigliano sulle questioni delicate (consiluium principis) facendo passare la corte imperiale
ridicola.
Satire II e VI: invettive contro omosessuali e donne:
La seconda si scaglia contro l’omosessualità maschile e la VI, la più lunga, feroce
requisitoria contro le donne che vogliono mostrarsi dotte ed eloquenti, facendo una ampia
galleria di ritratti femminili visti in negativo per dimostrare che non esistono donne caste e
sobrie e per affermare che anche le donne peccano di superbia e desiderio di protagonismo.
Il poeta, prendendo come spunto la decisione di un certo personaggio, che vuole sposarsi,
dice che sarebbe meglio impiccarsi.

Il secondo giovenale:
A partire dalla satira VIII il poeta non vuole più denunciare una realtà abnorme ma proporre
anche i comportamenti corretti positivi.
Porta avanti l’idea che gli unici veri beni sono quelli interiori,come la virtù, mentre quelli
esteriori sono solo apparenza indifferente dal punto di vista della felicità.
Cambia anche la concezione della ricchezza, che diviene un falso bene, desiderabile solo
dalla stoltezza umana.
Usa toni più pacati facendo subentrare l’ironia e la derisione.

Stile:
Si tratta di uno stile misto, che può cogliere le bassezze della realtà anche con l’uso della
volgarità e allo stesso tempo usa termini più elevati.

PLINIO IL GIOVANE
vita:
E nacque nel 61 a Como, era figlio di una sorella di Plinio il vecchio.
Studiò a Roma e fu allievo di Quintiliano. Fece una brillante carriera politica rivestendo varie
cariche sotto Domiziano e giungendo al consolato sotto Traiano.
Oratore molto rinomato, pubblico discorsi giudiziari che non ci sono pervenuti. Scrisse inoltre
elegie ed epigrammi (che accenna nelle epistole citandone alcuni).

L’oratoria: Il panegirico di Traiano


Si tratta di un discorso di ringraziamento che pronunciò in senato assumendo la carica di
console nel I settembre del 100.
Traiano viene presentato come un dono fatto dagli dei ai romani, voluto dalla volontà divina
per il bene dell’impero, dotato di qualità che lo rendono simile a una divinità.
Sono esaltate le qualità di Traiano come comandante militare, generosità, affabilità e
modestia in contrapposizione ai delitti e alle colpe di Domiziano, presentato come un tiranno.

Lo stile: lo stile del panegirico vuole essere sublime per elogiare il destinatario, risulta però
magniloquente, ridondante ed enfatico.

L’epistolario:
Opera più importante, si tratta di una raccolta di epistole in 10 libri.
I primi 9, contengono lettere agli amici, sono circa 250 epistole rivolte a più di 100
destinatari, costituiscono un epistolario letterario scritto esclusivamente in vista della
pubblicazione.
Il libro 10 contiene uno scambio epistolare tra Plinio e Traiano, sono in tutto 124 lettere
scritte nel periodo del governatorato in Bitinia. Hanno un carattere ufficiale e documentario.

Organizzazione delle lettere secondo il principio della varietas:


L’organizzazione delle lettere non avviene in modo casuale ma secondo il principio della
varietas degli argomenti e delle situazioni.

Potrebbero piacerti anche