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La favola: Fedro

La favola, che ha una tradizione popolare di tipo orale, diventa genere letterario nel 6º secolo a.C. in
ambito greco, grazie ad Esopo. In ambito latino, Fedro è il 1º che si dedica alla favola, anche se la
tradizione satirica presenta già esempi di favole. Lui è un liberto macedone, partecipa nel principato di
Tiberio ed è stato perseguitato da Seiano, per il tono satirico di alcuni componimenti. Le sue Fabulae, si
rifanno a quelle esopiche (con differenze nella forma poetica), hanno spesso come protagonisti animali che
incarnano umani e hanno una duplice finalità: divertire e ammaestrare il lettore. Il messaggio, esplicitato
dalla "morale", rispecchia la visione rassegnata e pessimistica della realtà degli umili e degli oppressi.

La prosa tecnica
In età giulio-claudia, si sviluppano le discipline tecniche, tra cui la prosa tecnica e ci sono molte opere di
questo periodo. Esse hanno un carattere manualistico e compilatorio, ovvero che hanno nozioni essenziali
delle varie discipline, con 2 scopi: didascalico (scopo di insegnare) e divulgativo (scopo di esporre a più
persone possibili). Lo stile è molto curato ed elaborato, infatti le opere sono lette da persona con una
cultura media, che imparano sempre di più. Troviamo anche l’impostazione enciclopedica, cioè raccogliere
le informazioni dei temi più importanti e trascriverle in opere articolate per materie.

L’arte culinaria
Un esempio di opera tecnica è il “De re coquinaria” di Apicio, che tratta i temi della Gastronomia romana
in età imperiale.

La geografia
Un altro esempio di opera tecnica è il “De Chorographia” di Pomponio Mela, che tratta i temi della
descrizione dei luoghi ed è in latino il documentario con più valore che si è conservato.

L’enciclopedia di Celso
Un’opera molto importante è “Artes” di Celso, che tratta molte discipline: agricoltura, medicina, retorica,
filosofia, giurisprudenza e scienza militare. L’unica parte conservata è il “De medicina” di 8 libri, usa fonti
greche ed è uno dei documenti più importanti per le nostre conoscenze mediche.

Il “De re rustica” di Columella


È un’opera di Columella, che tratta i temi dell’agricoltura, è formata da 12 libri ed è destinata ai grandi
proprietari terrieri, infatti introduce nel testo consigli per guadagnare sempre di più. L’opera è scritta in 1ª
persona, inserisce un poemetto in esametri per l’amico Publio Silvino, intitolato “De cultu hortorum” e
parla della coltivazione di orti e giardini.

Le prefazioni
Le parti più curate nelle opere sono le introduzioni generali, ovvero le prefazioni e ad esempio Columella,
fa un elogio all’agricoltura e la descrive come un’occupazione indispensabile all’uomo, è preferibile
rispetto alla guerra e rimprovera i ricchi proprietari terrieri del suo tempo, che si fanno corrompere dalla
società.

Tradizionalismo e moralismo
Facendo riferimento sempre a Columella, notiamo che l’agricoltura in passato è riconosciuta come
l’attività più onorevole, mentre ai tempi dell’autore è quasi vergognosa. Proprio per questo, egli nota una
netta differenza tra passato e presente e seguendo i tradizionalisti e i moralisti, vede solo il negativo nel
presente.
MARZIALE
È nato a Bìlbili, nella Spagna Tarragonese, intorno al 40 d.C., lui si trasferisce a Roma, tratta il genere
epigrammatico e dedica molti componimenti all'imperatore Domiziano. Nel 98, sotto il principato di
Traiano, lascia Roma e ritorna a Bìlbili, dove muore tra il 102 e il 104. La produzione epigrammatica è di 15
libri e sono componimenti legati a specifiche occasioni, come spettacoli nell'Anfiteatro Flavio. In molti
epigrammi, Marziale, espone i punti essenziali della propria concezione poetica: il ripudio della poesia
"alta" (epica e tragedia), della mitologia (inverosimile e falsa) ed il desiderio di descrivere la realtà
quotidiana e i comportamenti umani, anche se i personaggi, appaiono dei tipi, piuttosto che degli individui
reali. L’autore inoltre afferma che la sua poesia non va presa troppo sul serio, ma come una forma di
intrattenimento. Negli epigrammi "satirici" parla di situazioni, abitudini e manie tipicamente romane. Nei
componimenti più seri, raggiunge spesso risultati suggestivi, come negli epigrammi funerari o
componimenti personali e autobiografici, in cui ci sono le sue riflessioni e il suo ideale di vita, rielaborando
temi della tradizione letteraria precedente (in particolare Orazio). Lo stile è diverso, negli epigrammi
"satirici" Marziale, usa il linguaggio quotidiano, spesso volgari e osceno, mentre nelle poesie
encomiastiche o di contenuto serio, usa un lessico ricercato e una sintassi complessa.
Testi letti in classe:
- pag. 248 “Matrimoni d’interesse” = ai tempi romani, molto descritti da Marziale, il matrimonio è usato
per migliorare la condizione economiche, in questi componimenti i personaggi sono approfittatori ed infatti
si ricercano ad esempio mogli vecchie e malate, che garantiscono un guadagno più o meno immediato. Usa
a volte la 3ª persona e altre la 1ª, detta “persona loquens”, ovvero una “maschera” che l’autore indossa;
- pag. 253 “La bellezza di Bìlbili” = è un esempio di epigramma personale o autobiografico e descrive 2
situazioni: il destinatario che è a Roma (si pensa che è Giovenale) e l’autore che ritorna nella sua città
natale. C’è quindi il paragone tra la vita in campagna e la vita in città, tra le condizioni sociali economiche
del poeta e del destinatario. Il testo inizia con la descrizione di Giovenale che svolge i suoi doveri da cliente
ed offre il quotidiano ai suoi patroni, in una città caotica. Allo stesso tempo, Marziale descrive la sua vita a
Bìlbili, che è ricca di risorse minerarie, ma sottolinea anche la grossolanità nella città. Dunque la campagna
è vista come un rifugio dove non ci sono impegni sociali, si vive liberi, si vive dignitosamente, con comodità
e piaceri e Marziale la preferisce a Roma, come vediamo nell’ultimo verso 26 “Così mi piace vivere, così
morire”, ovvero vivere circondato dalla natura, avendo una vita sana in campagna.

GIOVENALE
Nasce ad Aquino intorno al 50-60 d.C. e muore dopo il 127. Di lui abbiamo 16 satire in esametri, raccolte in
5 libri e si ispira ai principali rappresentanti del genere satirico, ovvero Lucilio e Orazio. Così come Persio e
Marziale, con cui condivide molti temi, polemizza contro le recitationes e la poesia mitologica dei suoi
tempi e perciò rappresenta la realtà contemporanea e sottolinea gli aspetti più grotteschi. Giovenale ha
uno stile e un lessico vario, con espressioni volgari e barbari, come i grecismi, accanto a vocaboli e
costrutti elevati, usati spesso a fini parodici.
Le Satire di Giovenale, esprimono un’indignazione per la corruzione della società della Roma imperiale. Lui
per avere più libertà espressiva e tutelarsi dalle vendette, descrive i propri attacchi nel periodo storico
dell’età di Domiziano, il cui regno dall’81 al 96 d.C. si è appunto caratterizzato per la corruzione della corte
imperiale e per la repressione. Giovenale, sogna il ripristino dell’antica moralità del mos maiorum e
colpisce con la propria satira tutti gli strati sociali: dal cittadino romano che cerca di conquistare beni
materiali vani e superficiali, al “cliente” che si umilia di fronte al padrone, oppure dal parvenu  volgare e
arricchito (persona che ha ottenuto una condizione sociale più elevata), alla meschinità del vulgus (persona
inferiore della popolazione), dalla moralità incerta dei letterati, al commercio dei mercanti orientali. Usa
poi in modo forte, le parole contro le donne, che sono le responsabili principali della corruzione dei
costumi e del degenero della morale. Giovenale quindi rifiuta la poesia mitologica ed epica, perché non
riesce a descrivere la vita quotidiana e farlo in modo realistico, proprio perché vuole descrivere in maniera
“alta” e drammatica l’avvilimento dell’uomo e della società. La denuncia di Giovenale è dunque
un manifesto programmatico della poetica  dei propri testi:
- l’indignatio (satira 1)= sceglie di parlare dei morti per riferirsi in realtà ai vivi;
- attacco alla morale ipocrita dei filosofi (satira 2)= sono incapaci di seguire la loro stessa morale e
rimpiangono i valori degli antichi romani;
- corruzione della città e la pace della campagna (satira 3)= pag. 318-319 “Chi è povero vive meglio in
provincia”, la satira è un monologo di Umbricio (Giovenale) e spiega perché ha lasciato Roma per andare a
vivere a Cuma. Giovenale fa denunciare al protagonista le ingiustizie della capitale: la condizione disumana
dei clienti sfruttati dai padroni e la differenza quindi tra ricchi e poveri;
- consiglio imperiale di Domiziano (satira 4) = esso si riunisce per spiegare come cucinare un gigantesco
rombo;
- attacco verso il rapporto tra  ricchi patroni e miseri  clientes (satira 5);
- costumi delle donne (satira 6)= il matrimonio è diventato un rapporto alla pari tra uomo e donna,
Giovenale non accetta il cambiamento di mentalità dei suoi tempi, in quanto proviene da un ambiente
rurale e arretrato e dunque è contro tutte le donne, senza differenze di condizione sociale. Pag. 324 “Eppia
la gladiatrice” parla della moglie di un senatore, che lo abbandona perché si è infatuata di un gladiatore e
vuole diventare anche lei stessa una gladiatrice. Pag. 325 “Messalina, Augusta meretrix” parla di una
donna che ha una doppia vita: di giorno moglie dell’imperatore Claudio e di notte prostituta in un bordello
di Roma;
- la miserevole vita di letterati e maestri di grammatica (satira 7).
Questo è il 1º gruppo di satire, con l’indignatio (“motore” con cui scrive le poesie) della società, ma c’è il 2º
gruppo, con l’ironia e la comicità nei comportamenti e nei cambiamenti morali e così il sarcasmo, diventa
più distaccato e meno violento:
- la superiorità della nobiltà morale rispetto a quella di sangue e di titoli (satira 8)= nell’incipit di questa
satira, troviamo i ritratti del Fayum, che sono inespressivi, senza sorriso e con gli occhi spalancati;
- un dialogo fittizio sul degrado dei costumi sessuali di Roma (satira 9);
- le sventure di chi insegue grandi traguardi, senza accontentarsi delle piccole cose quotidiane (satira 10);
- contro l’usanza di banchetti sfarzosi (satira 11);
- attacco a chi cerca di avere ricchezze e beni materiali attraverso gli amici (satira 12);
- contro la disonestà e si collega il rimorso della colpa (satira 13);
- l’educazione dei figli, che acquisiscono i vizi dei genitori (satira 14);
- descrizione di un episodio di cannibalismo avvenuto in Egitto (satira 15);
- sui privilegi dei militari (satira 16).

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