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Marziale nacque a Bilbilis intorno al 40 d.C.

Giunto a Roma trovò l’appoggio


della famiglia di Seneca che lo introdusse nell’élite societaria: conobbe Pisone
e gli ambienti dell’opposizione senatoria a Nerone ed in seguito al fallimento
della congiura visse modestamente svolgendo l’attività poetica come cliens.
Pubblicò una raccolta di epigrammi per celebrare l’inaugurazione
dell’Anfiteatro Flavio ma non ne conseguirono consistenti benefici economici:
sono ricorrenti le sue lamentele per i disagi sofferti e per la difficoltà di trovare
protettori e patroni disposti a concedergli riconoscimenti e sostegno. Torna a
Bilbilis in vecchiaia, ritrovando la tranquillità cercata ma anche la grettezza di
un ambiente provinciale dove rimpiange la turbolenta vita capitolina. Muore
nel 104 d.C.
Di Marziale ci resta una raccolta di epigrammi in 12 libri, preceduti da un altro
libro contenente una trentina di epigrammi noto come Liber de
spectaculis/spectaculorum e da altri due libri autonomi ovvero Xenia
(epigrammi da apporre su doni di varia natura in occasione della festa dei
Saturnali) e Apophoreta (omaggi offerti nei banchetti ai convitati).
Vari sono i metri e anche le dimensioni dei componimenti.
1. L’epigramma come poesia realistica
A Roma l’epigramma non aveva grande tradizione: fra i suoi auctores
Marziale indica poeti minori della cui produzione sappiamo poco o nulla e
Catullo, che svolge un’importante funzione di mediazione fra cultura greca
e latina nella storia di questo genere letterario. L’origine è antica, nella
Grecia arcaica aveva funzione commemorativa: era inciso ad esempio su
pietre tombali, o su offerte votive, a ricordare persone/luoghi/eventi.
In età ellenistica diventa un componimento adatto alla poesia d’occasione
ed i temi sono di tipo leggero: erotico, satirico, parodistico, accanto a quelli
più tradizionali come il funebre.
Molti poeti parlando di epigrammi li denominavano “versiculi”, a far
intendere che si trattava per loro più che altro di un modo raffinato di
impiegare il proprio otium, un passatempo senza grandi ambizioni
letterarie. Solo con Marziale trova riconoscimento artistico ed acquisisce
valore autonomo e dignità artistica
Marziale farà dell’epigramma il suo genere esclusivo, apprezzandone la
duttilità e la facilità ad aderire ai molteplici aspetti del reale. Si oppone
polemicamente ai generi illustri, coi loro toni seri e le vicende mitologiche
lontane dalla realtà della vita quotidiana.
E’ proprio il realismo che Marziale rivendica come tratto qualificante della
propria poesia e che vede orgogliosamente confermato dall’enorme
successo ce il pubblico le accorda. Marziale osserva lo spettacolo della
realtà e dei vari personaggi che ne fanno parte con uno sguardo
deformante che ne accentua i tratti grotteschi e li riconduce a tipologie
ricorrenti: focalizza singoli personaggi e tratti isolati negando loro uno
sfondo, un contorno, come fossero strappati al contesto, come fossero
sospesi nel vuoto. Marziale è osservatore ATTENTO MA DISTACCATO, che
raramente si impegna nel giudizio morale e nella condanna: preferisce un
sordo sorriso alla pubblica indignazione.
2. Il meccanismo dell’arguzia
I temi sono vari, ma in generale sviluppa l’aspetto comico-satirico e muta da
Lucillio alcuni procedimenti formali come quello del “fulmen in clausula”, la
battuta che chiude in maniera brillante il breve giro del pensiero. (FILONE
SCOPTICO, ANALISI FULMINEA QUANTO AGGRESSIVA DELLA REALTA’,
CONNOTATA SPESSO DA SATIRA O SARCASMO).
Infine la scelta di una poesia realistica come quella di Marziale comporta
naturalmente un linguaggio e uno stile conformato, aperto alla ricchezza
del lessico quotidiano.

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