della famiglia di Seneca che lo introdusse nell’élite societaria: conobbe Pisone e gli ambienti dell’opposizione senatoria a Nerone ed in seguito al fallimento della congiura visse modestamente svolgendo l’attività poetica come cliens. Pubblicò una raccolta di epigrammi per celebrare l’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio ma non ne conseguirono consistenti benefici economici: sono ricorrenti le sue lamentele per i disagi sofferti e per la difficoltà di trovare protettori e patroni disposti a concedergli riconoscimenti e sostegno. Torna a Bilbilis in vecchiaia, ritrovando la tranquillità cercata ma anche la grettezza di un ambiente provinciale dove rimpiange la turbolenta vita capitolina. Muore nel 104 d.C. Di Marziale ci resta una raccolta di epigrammi in 12 libri, preceduti da un altro libro contenente una trentina di epigrammi noto come Liber de spectaculis/spectaculorum e da altri due libri autonomi ovvero Xenia (epigrammi da apporre su doni di varia natura in occasione della festa dei Saturnali) e Apophoreta (omaggi offerti nei banchetti ai convitati). Vari sono i metri e anche le dimensioni dei componimenti. 1. L’epigramma come poesia realistica A Roma l’epigramma non aveva grande tradizione: fra i suoi auctores Marziale indica poeti minori della cui produzione sappiamo poco o nulla e Catullo, che svolge un’importante funzione di mediazione fra cultura greca e latina nella storia di questo genere letterario. L’origine è antica, nella Grecia arcaica aveva funzione commemorativa: era inciso ad esempio su pietre tombali, o su offerte votive, a ricordare persone/luoghi/eventi. In età ellenistica diventa un componimento adatto alla poesia d’occasione ed i temi sono di tipo leggero: erotico, satirico, parodistico, accanto a quelli più tradizionali come il funebre. Molti poeti parlando di epigrammi li denominavano “versiculi”, a far intendere che si trattava per loro più che altro di un modo raffinato di impiegare il proprio otium, un passatempo senza grandi ambizioni letterarie. Solo con Marziale trova riconoscimento artistico ed acquisisce valore autonomo e dignità artistica Marziale farà dell’epigramma il suo genere esclusivo, apprezzandone la duttilità e la facilità ad aderire ai molteplici aspetti del reale. Si oppone polemicamente ai generi illustri, coi loro toni seri e le vicende mitologiche lontane dalla realtà della vita quotidiana. E’ proprio il realismo che Marziale rivendica come tratto qualificante della propria poesia e che vede orgogliosamente confermato dall’enorme successo ce il pubblico le accorda. Marziale osserva lo spettacolo della realtà e dei vari personaggi che ne fanno parte con uno sguardo deformante che ne accentua i tratti grotteschi e li riconduce a tipologie ricorrenti: focalizza singoli personaggi e tratti isolati negando loro uno sfondo, un contorno, come fossero strappati al contesto, come fossero sospesi nel vuoto. Marziale è osservatore ATTENTO MA DISTACCATO, che raramente si impegna nel giudizio morale e nella condanna: preferisce un sordo sorriso alla pubblica indignazione. 2. Il meccanismo dell’arguzia I temi sono vari, ma in generale sviluppa l’aspetto comico-satirico e muta da Lucillio alcuni procedimenti formali come quello del “fulmen in clausula”, la battuta che chiude in maniera brillante il breve giro del pensiero. (FILONE SCOPTICO, ANALISI FULMINEA QUANTO AGGRESSIVA DELLA REALTA’, CONNOTATA SPESSO DA SATIRA O SARCASMO). Infine la scelta di una poesia realistica come quella di Marziale comporta naturalmente un linguaggio e uno stile conformato, aperto alla ricchezza del lessico quotidiano.