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Poesia lirica si trovava nei cantica della tragedia e della commedia (Plauto il massimo poeta lirico dellet arcaica).

. Ma la lirica come espressione immediata del sentimento poetico personale, creazione dellultima et repubblicana. Gi sulla fine del II secolo a.C. Valerio Edituo, Porcio Licino e Quinto Catulo, scrivevano versi amorosi con pensieri ricercati, alla maniera dei poeti alessandrini. Poeta oscuro, di perduti canti amorosi, fu Levio, vissuto al principio del I secolo. un poeta che si diletta a cantare degli amori eroici e mitici delle leggende greche. Titolo della sua opera forse Erotopaegnia (scherzi amorosi, fantasie scherzose damore). La variet metrica, gli argomenti mitici, le novit e rarit lessicali ci fanno vedere come fosse seguace dei poeti ellenistici, che fu il primo a far conoscere ai romani. Altro poeta del periodo un Varrone Atacino, proveniente dalla Gallia e che compose poesia a met tra i vecchi modi enniani ed i nuovi alessandrineggianti. I poetae novi Dalla Gallia Cisalpina viene parte dei poeti detti stizzosamente (da Cicerone) nuovi, perch con essi, mediante il loro studio, e il loro senso dellarte, si diffondeva in Roma il gusto e la produzione di una poesia nuova. Di l era venuto il maestro Valerio Catone. Intorno a lui si riunirono molti giovani (Elvio Cinna, Licinio Calvo, Furio Bibulco ecc.). Alla sua scuola si formavano i poeti: n solo di poesia si parlava, ma nella sua villa si raccoglievano anche le dame dei poeti e tutto il mondo che ruotava intorno a loro. Compose un poemetto (Lydia) ed un carme sul mito di Diana (Dictynna). Licinio Calvo nacque nel 82. Fu, nelleloquenza, il massimo rappresentante dellatticismo (oratoria semplice e chiara, fatta di studio mirante a dare una limpida schiettezza). Fu, con Catullo,tra i maggiori poeti della nuova scuola. restano, di lui, solo frammenti. Mor nel 47 a 35 anni. Elvio Cinna non fu un gran talento poetico, ma il tipico esemplare di una scuola poetica (il suo lavoro, era lavoro di officina). Anche di lui si sono perse le opere. La poesia che maggiormente ispir i poeti nuovi fu quella ellenistica che aveva in s, assorbiti e rifusi, gli elementi epici, lirici e drammatici dellet classica. Di questi poeti alessandrini (che furono anche eruditi di ampia dottrina), il pi grande fu Callimaco (vissuto nel III secolo a.C.). Callimaco fu il modello di questi poeti. La scuola neoterica espresse la norma dellarte che non vuole facilit o improvvisazioni di verseggiatori, ma indugi taciti e laboriosi della mente che cerca lespressione pi adatta allimmagine interiore. Per far questo occorreva dottrina

(studio e conoscenza della parola, della vita che la parola ha in s ed acquista in un periodo). Della produzione neoterca ci rimasta solo lo voce di un poeta: Valerio Catullo. Catullo Valerio Catullo nacque a Verona verso lanno 87. La sua famiglia era agiata. In seguito, lasciata la provincia, si stabil a Roma. Della sua vita capricciosa e dissipata tra giovani amici e amiche, ci resta uneco (ora tenera, ora insolente, ora ridente, ma sempre inquieta) nei carmi. Conobbe anche odii politici, ma non fu di parte (si scagli tanto contro Pompeo, quanto contro Cesare). Lepigramma (in cui i poeti nuovi esprimevano i loro attacchi polemici) dei poeti nuovi un documento, pi che della lotta politica, dello scandalo politico. Esso, insieme ai fescennini, alla satira luciliana, ai carmina triumphalia, fa parte della produzione schiettamente italica e urbana che alla vita della capitale attingeva gli elementi della sua fortuna. A Roma Catullo ebbe anche il suo unico e grande amore: Lesbia, la donna di Lesbo, come Saffo (nome finto). Nome vero Clodia: nei carmi di Catullo ella una donna bellissima e dissoluta (e questo ritratto la avvicina alla sorella di Publio Clodio, moglie di Quinto Metello, svergognata da Cicerone in una orazione, come sgualdrina). In metro saffico Catullo manifesta il suo stordimento di fronte a questa donna; egli sente che Saffo aveva cantato per tutti gli amanti la febbre damore, febbre che desiderio che non vuol finire, fiamma che vuol sempre ardere. Per questo scrive nei modi saffici, perch come Saffo sentiva che lamore era gaudio o pena, egli sentiva che era gioia e perdizione. Riviviamo questo amore nei versi catulliani: ci furono momenti di gioia e di disperazione, liti e riconciliazioni, invettive fino allabbandono finale. Accanto a questamore nei versi di Catullo si leva un altro grido, grido disperato per la morte del fratello in paesi lontani. Nel 57 Catullo segu in Bitinia il propretore Memmio (a cui Lucrezio dedica il suo poema). Al ritorno si stacc dal gruppo per visitare lAsia Minore, fino a tornare in Italia (e precisamente sul lago di Garda, a Sirmione). Sono i suoi ultimi anni di vita, ed infatti muore (nel 55, non si sa di cosa) a poco pi di 30 anni. Poemetti Il liber che contiene tutte le liriche catulliane, non quasi certamente il lepidus libellus che Catullo dedicava, in vita, a Cornelio Nepote. Il numero di versi (3000 circa) sarebbe stato eccessivo per un libellus, ed il poeta non avrebbe chiamato nugae le poesie di argomento grave e di ampio respiro. probabile che Catullo abbia raccolto le poesie pi agili e scherzose, e che dopo la sua morte qualcuno abbia curato una raccolta di carmi (116)senza criteri cronologici, n disposizione per materia, raggruppando: - piccoli carmi in metri vari (1 - 60) - epitalami
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- poemetti - elegie - altre poesie in metro elegiaco Tra le poesie dotte ricordiamo lelegia sulla chioma di Berenice (66) che Catullo tradusse da Callimaco. Carme 64: un poemetto di vasto respiro dove Catullo vuole cantare i tempi invidiati del mondo, quando le dee non sdegnavano i letti dei mortali, da cui nacque la stirpe degli eroi. Catullo rievoca gli Argonauti, Tetide e Peleo (dalla cui unione nacque Ulisse), il mito di Arianna. La fine del poemetto una ripresa dei motivi iniziali: gli dei non scesero pi tra gli uomini perch la terra fu piena di delitti e la giustizia fu cacciata dallanimo dei mortali. Questo carme considerato sproporzionato e vizioso nella struttura (anche per lintermezzo del mito di Arianna), ma ha pure certa armonia nella sua bellezza barocca. Carme 63: narra un episodio del feroce culto orgiastico di Cibele. Catullo ne ha reso tutta la terribilit e la paurosa suggestione. Attis entra nel bosco sacro alla dea, e preso da follia si evira. Quando si risveglia piange la felicit perduta e limpossibilit di lasciare lisola di Cibele (tenuto prigioniero da un leone divino). Epitalami Il Carme 61 un poema nunziale che accompagna tutto un rito festoso di feste romane. Il canto del poeta d via via luce ed animazione alle varie parti del rito. uno splendido canto di nozze. Il Carme 62 una tenzone epitalamica tra un coro di giovani ed uno di giovinette dopo un banchetto nunziale (a una strofa dei giovani risponde una strofa delle ragazza). In questo epitalamio si risentono alcuni motivi nunziali del carme precedente. Questi due carmi appartengono al breve ciclo epitalamico e mostrano continuit di ispirazione nella continuit delle immagini e dei motivi poetici. La produzione di Catullo si svolge per cicli: il ciclo dei poemetti; quello degli epigrammi; quello dei carmi veronesi dopo la morte del fratello (e a questo ciclo appartiene il carme 68 in risposta ad un amico colpito dal distacco della donna amata che gli chiede sollievo con un carme, in cui Catullo, con dolore risponde che non pu dare aiuto per lo stato miserevole in cui si trova, ma alla fine parla delle gioie che pu dare un amore); quello dei carmi del ritorno dopo il viaggio in Bitinia. Arte di Catullo La critica ha molto studiato il libro catulliano per cercare quanto, dellarte di Catullo, sia da ascrivere a derivazioni ellenistiche ed elleniche. Ma questo non giova a farci conoscere il poeta.
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Catullo veramente spirito ellenistico, tratto ai modelli alessandrini non dalla necessit di una scuola poetica, ma dalla sua stessa natura. Catullo parla con se stesso, rivede se stesso, si compiange, si ammonisce, si chiama per nome, come fosse un altro: uno lontano, perduto, malato. Questa continua pulsazione della propria vita nella propria arte, un fenomeno del tutto insolito nella lirica romana, ed fenomeno individuale (catulliano) e generico (ellenistico). Il carme 68, ad esempio, quello di struttura pi propriamente ellenistico, ma anche un carme tipicamente catulliano (tipico, cio della sua indole, incapace di approfondimento spirituale, ribelle alla oppressione di un intimo pensiero, bisognoso di dar subito ad un pensiero un aspetto esteriore). Non c vastit dolorosa in Catullo perch non c malinconia; in lui la smania prevale sulla tristezza e la disperazione sul dolore. C pi sensibilit che sentimento, pi cruccio che tristezza. Non sente il dolore diffuso, ma quello acuto dellepisodio. I poeti greci e romani sentirono la brevit pi che la vanit dellesistenza, e si protesero svagati a vivere con foga la breve luce della vita. Catullo poeta prima che innamorato, e nel suo animo non si chiudono mai gli orizzonti del mondo. Il piacere spensierato e pieno balena in istanti di giubilo quasi infantile, dove un impeto iniziale che poi si arresta quasi di colpo per un pensiero che afferra il poeta. La sua felicit sempre sospettosa. Lalternarsi di luci ed ombre caratteristica dei carmi catulliani (sia i brevi che quelli epici, anzi qui si accosta con animo ancor pi cupo). Metri e lingua Catullo adoper i metri pi usati e meno complicati della poesia ellenistica, ma fu signore del verso (in particolare nellendecasillabo falecio e nellesametro). La lingua che usa quella viva (a volte popolaresca) del suo tempo. Egli usa termini delicati e fini accanto ad altri crudi e triviali. Egli seppe trarre tutte le voci della vita nella sua opera. Egli il primo dei poeti latini che abbia portato nella lirica il dramma della propria vita e se qualcosa, a volte, non chiaro proprio perch in un poeta cos intimo qualcosa deve rimanere oscuro. Il metro ha una sua intima ragione in Catullo, perch adattato a seconda dellargomento trattato.

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