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GIUSEPPE UNGARETTI

Vita
Nasce ad Alessandria D’Egitto nel 1888, in questa città inizia ad occuparsi della letteratura leggendo da Leopardi
a Nietsche. Nel 1912 si reca a Parigi dove frequenta illustri maestri tra cui Bergson, esponente del soggettivismo e
del relativismo. A modo di conoscere la poesia decadente e simbolica di Baudelaire. Frequenta gli ambienti
dell’avanguardia conoscendo Apollinaire, Picasso e Braque. Infine prende contatto con i principali esponenti del
gruppo futurista fiorentino. Nel 1914 si reca in Italia per partecipare alla guerra, arruolandosi come volontario
nella fanteria e inviato a combattere sul Carso dove scrive le liriche pubblicate a Udine (“Il porto sepolto”).
Questi versi appaiono in “Allegria di naufragi”. Nel 1921 si trasferisce a Roma; aderirà al fascismo convinto che
potesse rafforzare il nazionalismo. Attivo anche sul versante giornalistico collabora ai più prestigiosi periodici
italiani. Nel 1936 ricopre la cattedra di Lett. italiana presso l’università di San Paolo in Brasile, rientrato in Italia
inizia a insegnare lett. Italiana all’università di Roma.
Mondadori intraprende la pubblicazione delle sue opere, di titolo “Vita d’un uomo”. Le vicende della 2° GM +
lutti familiari segnano la sua prima raccolta poetica del dopo guerra, “Il dolore”. Importante attività di traduttore
(Shakespeare, Blake).

L’ALLEGRIA
La funzione della poesia
Quando Ungaretti diede il titolo di “Vita d’un uomo” alle sue poesie, volle sottolineare il carattere autobiografico;
non nel senso tradizionale di una narrazione che percorre la vita dell’autore ma attraverso la concezione che sarà
anche degli ermetici. La letteratura e la vita sono connesse tra di loro e la letteratura svolge la funzione di svelare
il senso delle cose; la poesia ha il compito, selezionando alcune esperienze di un uomo, di illuminare l’essenza
stessa della vita.
L’analogia
Novità formali della prima raccolta: “Il porto sepolto” → elimina la componente descrittiva attraverso la
riduzione della frase alle funzioni essenziali della sintassi. Tale sintesi è eseguita attraverso l’analogia. U. sostiene
che la letteratura dell’800 aveva cercato di conoscere il reale istituendo collegamenti chiari. Si tratta tuttavia di
una conoscenza capace di rivelare solo gli aspetti superficiali della realtà, non la sua essenza. A ciò U.
contrappone il suo modo di fare poesia, sintetico, che sa mettere in contatto immagini lontane. Così facendo egli
supera la distanza che separa il mondo della realtà (memoria) da un mondo superiore che gli rivela il senso delle
cose (innocenza). Quest’ultima è favorita dalla rivoluzione futurista delle parole in libertà.
La poesia come illuminazione
Il mistero delle vita può essere illuminato grazie alla forza intuitiva di cui si carica la parola poetica, grazie alla
quale la poesia riesce a raggiungere la totalità dell’essere.
Gli aspetti formali
Distruzione del verso tradizionale e adozione diversi liberi per lo più brevi. La sintassi rifiuta le costruzioni
complesse, adeguandosi, allo sforzo di cogliere l’attimo, di illuminare un momento dell’essere: la strofa costituita
dalla sole frase principale; si incontra lo stile nominale. La parola vien fatta risonare nella sua purezza, talvolta
isolata, quasi per collocarla nel vuoto e nel silenzio. La poesia di U. appartiene a un sistema monolinguistico.
Il titolo dell’opera
Tre fasi editoriali: 1. “Porto sepolto”. 2. “Allegria di naufragi”. 3. “L’allegria”.
- Il titolo della prima raccolta allude a ciò che segreto rimane in noi; il porto sepolto equivale al segreto della
poesia nascosto in un abisso nel quale deve immergersi il poeta.
- Il titolo della seconda raccolta costituisce un’espressione ossimorica: per il primo parla dell’esultanza di un
attimo, per il secondo l’effetto distruttivo della morte e come tutto sia soffocato dal tempo.
- Il titolo della terza raccolta volontà di sottolineare l’elemento positivo dell’opposizione.

Temi
Temi: infanzia e adolescenza del poeta trascorse ad Alessandria d’Egitto, il quale si approfondisce nei motivi del
nomadismo, in cui U. proietta la propria esperienza di un uomo senza patria nel destino di un amico arabo, morto
suicida a Parigi.
Un momento di transizione è l’esperienza del fronte  liriche spoglie di retorica; la guerra costringe a vivere tra
la vita e la morte.
Tematica del naufragio ( infinito di Leopardi), motivo del viaggio.
IN MEMORIA (T2):
La poesia racconta la vicenda di Mohammed Sceab (amico d’infanzia di Ungaretti). Discendente di capi
musulmani nomadi si suicidò perché non sopportava più la condizione di esule (non era più arabo ma neanche
francese). Amava la Francia e cambiò il suo nome (per sentirsi più francese) in Marsel; egli non riusciva più a
vivere come un arabo, ascoltando il Corano (l’esperienza francese aveva modificato la sua cultura rendendolo
incapace di adattarsi alle nuove consuetudini). Non riusciva a risolvere nella poesia il senso dell’abbandono (nella
poesia avrebbe potuto esprimersi → sfogo). L’ha accompagnato per il suo ultimo viaggio insieme alla padrona
dell’albergo (numero esiguo di persone nel funerale = isolamento) ora egli riposa nel cimitero di Ivri che appare
come una giornata di festa ormai finita (angoscia). Forse solo U. seppe che visse (U. si assume il compito di
garantire attraverso la sua poesia la sopravvivenza dell’amico).
Questa lirica è dominata dal motivo della perdita di identità, percepita anche da U. nel suo sentirsi estraneo al
mondo. Ma egli attraverso la poesia riesce ad esprimere il senso di lacerazione e riesce a far vivere il ricordo
dell’amico.

IL PORTO SEPOLTO (T3):


Significato titolo: ciò che resta segreto e indecifrabile nell’animo umano. Il poeta è colui che va alla ricerca del
suo porto sepolto, del misterioso segreto che la personalità dell’uomo tiene nascosto nell’animo. L’intimità
dell’animo è una dimensione “morta” in quanto non visibile alla luce del sole, ma sepolta nel cuore, a cui si può
arrivare solo con lo scavo in se stessi. Il poeta si avvicina al luogo misterioso traendone ispirazione per i suoi
canti ma non riuscirà mai a portarlo in superficie. Secondo tale concezione la poesia nasce da un riconoscimento
di un mistero o rappresenta uno sbocco di un itinerario in cerca della verità ma ciò a cui arriva la poesia è un
messaggio inutile, che tuttavia rileva l’inesauribile segreto della vita degli uomini.
Secondo U. l’infinito (Leopardi) è ciò che è presente e passato nello spazio infinito dell’assenza: il
questo (esperienza diretta) s’è fatto quello (sostanza della poesia). Il nulla è sostanziato dal mistero della vita che
coincide con l’infinito.

VEGLIA (T4):
E’ una poesia scritta al fronte composta da due strofe: la prima è costituita da un interrotto fluire del discorso
poetico, sulla crudezza della situazione → la vicinanza con il cadavere sfigurato e deformato di un compagno
caduto. La guerra, spoglia di eroismo, appare ridotta a questo macabro confronto. Il senso di orrore è ribadito
dall’uso dei participi passati. Nella seconda strofa vi è un rovesciamento inatteso che conducono alla riscoperta
dell’amore → ribadisce le ragioni di un attaccamento alla vita che nascono dalla morte, come riaffermazione di un
istinto naturale.

I FIUMI (T5):
U. afferma di tenersi a un albero ferito (colpi armi da fuoco), abbandonato in un avvallamento, in solitudine come
un circo prima e dopo dello spettacolo guardando le nuvole (situazione meditativa). Afferma che quella mattina si
è disteso nel fiume Isonzo (urna) come una reliquia è stato levigato come un sasso. Alza le 4 ossa (la guerra lo ha
ridotto all’essenziale) come un’acrobata (circo; → leggerezza diverso dal sasso) si mise vicino ai vestiti (nudo →
vuole mantenere per un po’ questo stato) a prendere il sole (vita) piegato (preghiera) come un beduino (arabo).
Nell’Isonzo si è riconosciuto come una particella nell’universo (sentire la propria anima in armonia con
l’universo) → la natura gli regala felicità. Enuncia i fiumi che lo hanno accompagnato nella sua esistenza: il
Serchio (situato in Toscana, zona originaria della famiglia → origine); il Nilo che lo ha visto nascere e vivere una
vita spontanea (condizione di felicità dell’infanzia); la Senna nella quale ha preso coscienza di se stesso
(formazione parigina). Di questi fiumi ora ha nostalgia, ora che la sua vita è una corolla di tenebre (tenebre
racchiudono la vita del poeta come una corona di petali).
- acqua = simbolo di vita
- carattere autobiografico (uso della prima persona)
- l'immersione nell’acqua ha un valore rituale (cerimonia del battesimo)
- acrobata che cammina sull’acqua = miracolo di Cristo.

SAN MARTINO DEL CARSO (T6):


Descrive un Paese distrutto dalla guerra, del quale rimane solo qualche brandello (parola di solito riferita alla
carne o ai vestiti) di muro. Di quelli, che contraccambiavano i suoi sentimenti d’affetto, non è rimasto quasi niente
(neppure il corpo nei cimiteri), a impedire che vengano cancellati non resta che la memoria di chi è sopravvissuto;
un ricordo di tante croci che trasforma il cuore in un cimitero.
-analogia fra paese e cuore.
MATTINA (T8):
Vi è la presenza del poeta (“M'”) che appare investita di una luce violenta, che diffonde dall’intera estensione
dello spazio. L’individuo così partecipa della vita del tutto. Vi è il dilatarsi della dimensione spaziale contenuta
anche dei suoni dei termini utilizzati. E’ una sensazione di pienezza di vita che rappresenta uno stato di
beatitudine e di grazie paradisiache. Il carattere momentaneo è reso dal titolo “mattina” che indica il momento di
una miracolosa comunicazione con l’infinito.

SOLDATI (T10):
Il titolo costituisce il punto di riferimento del procedimento analogico, che assimila la vita del soldato alla fragilità
di una foglia d’autunno. Uso dell'impersonale (si sta) = condizione di anonimato, focalizza la condizione
universale dell’uomo.

NATALE (T12):
Il poeta non ha voglia di girovagare tra le strade, egli è stanco e vorrebbe avere l’insensibilità di un oggetto posto
in un angolo. Afferma di voler stare al caldo vicino al camino rilassandosi guardando il fumo.
IL SENTIMENTO DEL TEMPO
Il secondo tempo dell’esperienza umana
Mutamento di prospettiva = seconda tappa del viaggio ungarettiano (secondo tempo dell’esperienza umana). Ne
“Il sentimento del tempo” evidenzia un altro modo di intendere il tempo: sentito come durata, come causa del
mutare delle cose, in un processo continuo di distruzione e di rinascita → U. ha illustrato tre tematiche da cui
emerge tale visione: “vi sono tre momenti nel sentimento del tempo: nel primo tempo come profondità storica; nel
secondo tempo in relazione con l’eterno; terzo, l’amore, si rende conto dell’invecchiamento”.
Roma, luogo della memoria
Scenario = città di Roma; per U. Roma, con i monumenti, è il luogo della memoria, strumento che permette di
cogliere il tempo come durata. Il ricordo degli antichi è ancora presente, ma la consunzione rende evidente come il
trascorrere del tempo faccia tutto perire. Altro aspetto impo di Roma = numerose opere barocche (senso acuto del
trascorrere del tempo); divinità della mitologia greco-romana accorrono a evocare i fantasmi e a coprire quella
sensazione di vuoto che si prova sia di fronte all’arte barocca che al Colosseo.
Modelli e temi:
- recupero di strutture sintattiche, delle forme metriche tradizionali → Petrarca e Leopardi → poeti vicini in
relazione alla riflessione sul tempo: Leopardi sente la fine di una civiltà giunta al culmine della sua evoluzione,
Petrarca si trova di fronte a un mondo, quello classico, da ripristinare attraverso la memoria dell’antico.
- temi: viaggio, nave, amore - morte, invocazione alla luna, religione.

L’ISOLA (T13):
Immagine dell’isola irreale priva di riscontri geografici. U. ha dichiarato che il paesaggio è quello di Tivoli
(vicino Roma, dove passa il fiume) e la definisce isola perché è il punto in cui si isola. La poesia è in un’atmosfera
indeterminata, nel suo andamento descrittivo e narrativo; il suo protagonista, pur compiendo azioni precise, è
privo di ogni identità.
– analogie, sinestesie.
– periodare complesso, raffinato, recupera la tradizione (ispirazione barocca → motivi delle metamorfosi).

IL DOLORE E LE ULTIME RACCOLTE


IL DOLORE
-tema: tormento personale (morte del fratello e del figlio di 9 anni) e collettivo (guerra). Testi no accompagnati da
nota dell’autore. Definito come il libro più vicino al Canzoniere di Petrarca → sorta di diario poetico
(autobiografia).
- in memoria del fratello scrive: tutto ho perduto; dedicate alla scomparsa del figlio: il tempo è muto, Giorno per
giorno.
- afferma che la tragedia individuale si risolve in quella dell’intera nazione: i ricordi, Roma occupata. →
immagini della guerra danno uno sconvolgimento apocalittico, in cui i toni biblici ed evangelici del linguaggio
ripropongono il valore di una fede religiosa a cui affidare le sorti di un’intera civiltà.

LA TERRA PROMESSA E IL TACCUINO DEL VECCHIO:


La terra promessa: (abbozzo) composizione di un melodramma, con personaggi, musica e cori. La vicenda
avrebbe dovuto rappresentare il viaggio di Enea, le sue imprese, il suo amore con Didone e la morte dell’eroina,
con un disegno allegorico capace di riflettere le tematiche di fondo della poesia ungarettiana.
Il taccuino del vecchio: composto per la maggior parte dagli Ultimi cori per la terra promessa → ottica mutata: la
terra promessa tende a identificarsi con la fine delle stagioni e della vita, proiezione mitica cade per lasciare il
posto alla prima persona del poeta, che cerca un bilancio definitivo della propria esperienza umana e poetica.

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