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L influsso alessandrino Dopo le tre guerre mitridatiche (88-63 a.C.

) di Silla, Lucullo e Pompeo, aument d ecisamente la penetrazione della cultura ellenistica nel mondo latino. Fu soprat tutto il poeta elegiaco Parteni, greco di Nicea, condotto a Roma come schiavo, a diffondere le nuove teorie estetiche e le liriche di alcuni altri poeti greci: Callimaco di Cirene, Apollonio Rodio, Teocrito, Euforione di Calcide, tutti viss uti nel sec. III a.C. alla corte dei Tolomei ad Alessandria d'Egitto, centro pri ncipale della cultura greca postclassica. Gli alessandrini, in particolare Calli maco, erano i sostenitori di una lirica breve, fortemente individuale ed erudita , dalla elaborazione formale raffinata, che aveva gi trovato in Roma, almeno in p arte, dei seguaci in Lutazio Catulo e negli scrittori del suo "circolo". La nuova sensibilit Agli alessandrini si ispir un gruppo di autori, i potae novi (poeti nuovi), che Ci cerone chiam con polemico disprezzo neteroi , termine greco che significa letteral mente "pi giovani", e anche cantores Euphorionis, cio ripetitori di Euforione, poe ta greco di Calcide, amante di dotti neologismi e notoriamente oscuro. Legati da un'amicizia rafforzata dall'origine comune (provenivano quasi tutti dalla Galli a Cisalpina) e da una uniformit di intenti e di vita, essi costituirono un cenaco lo esclusivo, una lite fortemente culturalizzata volutamente isolata dal pubblico pi vasto. Questa "scuola" di giovani poeti, ansiosa di evadere dall'urto delle p assioni politiche per dedicarsi al culto di una rinnovata poesia, rifiut l'impegn o civile e sociale e i relativi fini e interessi collettivi propri della tradizi one letteraria, rappresentata dalla tragedia e dal poema epico. Si allontan anche dalla poesia a vasto respiro per dedicarsi a liriche brevi, decisamente persona li, di argomento in genere erotico, autobiografico o mitologico ed eziologico, e laborate in forma raffinata e impreziosite da notazioni dotte. Del resto vasta c ultura, liriche brevi e disimpegnate, cura speciale della forma erano proprio le caratteristiche esposte da Catullo in un suo carme. Gli epilli, gli epigrammi, le elegie e i giambi, che sono i generi della loro produzione, mostrano una fort e sperimentazione linguistica e sono scritti con un tono delicato, leggero, iron ico, satirico. I poeti neteroi A eccezione di Catullo, di gran lunga il pi importante, poco si conosce degli alt ri esponenti del gruppo: Valerio Catone, Furio Bibaculo, Elvio Cinna, Licinio Ca lvo, Varrone Atacino, Tcida e Quinto Cornificio, perch di essi rimangono solo poch i frammenti. [P]Publio Valerio Catone[/P] (nato ca 100 a.C.). Originario della Gallia Cisalpina, in seguito alle confische compiute da Silla si stabil a Roma, dove si dedic allo studio e all'insegnamento della grammatica, diventando un famoso maestro di poesia; trascorse gli ultimi a nni della sua lunga vita in povert, secondo quanto detto in alcuni epigrammi di F urio Bibaculo. Divenne il caposcuola dei neteroi e compose, oltre a libri di gram matica, due opere poetiche di cui rimangono solo scarsi frammenti: Lydia, probab ile raccolta di elegie d'amore per una donna omonima, e Diana o Dictynia , un ep illio di carattere mitologico. Gli autori antichi lo apprezzavano, ma l'esiguit d ei frammenti pervenuti non consente un giudizio critico obiettivo. [P]Marco Furio Bibaculo[/P] (nato a Cremona ca 103 a.C.). Fu amico di Catullo e di Valerio Catone, come atte stano alcuni epigrammi a lui rivolti, di tono ironico e affettuoso. Compose un p erduto poemetto epico mitologico Aethiopis (Etiopide), sulle avventure dell'eroe troiano Mmnone figlio dell'Aurora, un poema epico-storico sulla guerra gallica ( Annales sive Pragmatia belli gallici), di cui restano pochi versi. Questi lavori , probabilmente giovanili, furono criticati da Orazio per il tono magniloquente.

I contemporanei ricordano i suoi sarcastici epigrammi contro Ottaviano; resta a nche solo il titolo di una sua opera in prosa forse di carattere erudito Lucubra tiones (Veglie). Mor molto vecchio. [P]Gaio Licinio Calvo[/P] (Roma 87-47 a.C.). Figlio dell'annalista Licinio Macro fu amico di Catullo, che gli dedic versi affettuosi nel suo Liber. Scrisse epilli, epigrammi, elegie, epit alami (canti di nozze), ma della sua produzione rimangono solo pochi frammenti. Quasi nulla rimasto anche dell'epillio Io, che narrava il mito della giovane Io amata da Giove e trasformata in giovenca da Giunone. Compose degli epigrammi di invettiva politica, ma se ne salvato solo uno satirico contro Pompeo, accusato d i omosessualit. Quasi nulla resta delle elegie in memoria della moglie morta, Qui ntilia, commossi e dolenti canti d'amore tanto ammirati da Properzio. Pratic anch e con grande successo l'eloquenza: le sue orazioni, secondo la testimonianza di Quintiliano erano di grande efficacia e di perfetta eleganza formale, tanto da e ssere lette per tutto il sec. I d.C. [P]Gaio Elvio Cinna[/P] (nato forse a Brixia, oggi Brescia, sec. I a.C). Originario della Gallia Cisalpi na, fu uno dei maggiori poeti del gruppo dei neteroi, almeno secondo gli antichi che lo stimavano molto. Con l'amico Catullo, segu il propretore Gaio Memmio in Bi tinia (57 a.C.). Per nove anni attese alla composizione del suo capolavoro, Zmyr na (Mirra), un epillio sul mito dell'amore incestuoso di Mirra per il bellissimo padre Cinica; di questo poemetto mitologico, oscuro, raffinatissimo nella forma e di grande erudizione, che fu l'opera pi importante dei neteroi, rimangono solo tre versi. Elvio Cinna scrisse anche alcuni epigrammi e un Propempticon ("poemet to di accompagnamento") per l'uomo politico e scrittore Asinio Pollione (76 a.C. -4 ca d.C.), che si recava in Grecia. [P]Publio Terenzio Varrone Atacino[/P] (82-35 a.C.). Nacque nella Gallia Narbonese (l'odierna Francia meridionale) sull e rive del fiume Atax, da cui deriv il soprannome. Della sua produzione poetica r imangono frammenti per poco pi di 40 versi. Compose inizialmente un poema epico-s torico di tipo tradizionale, alla maniera di Ennio, il Bellum Sequanicum , sulla campagna militare del 58 a.C. di Cesare contro i sequani e Ariovisto, e delle S aturae a imitazione di quelle di Lucilio. Entrato nel cenacolo dei neteroi, si di ede allo studio del greco e della cultura alessandrina; scrisse una raccolta di elegie d'amore per una certa Leucadia, uno pseudonimo che, secondo le norme poet iche, doveva essere metricamente uguale al nome vero della donna. Suoi sono anch e il poemetto didascalico geografico Chorographia ("descrizione della terra"), i n cui trattava dell'Asia, dell'Europa e dell'Africa, le libere traduzioni delle Argonautiche del poeta e grammatico greco Apollonio Rodio e delle Ephemeris (Eff emeridi) del poeta greco Arato (320 ca-240 a.C.). [P]Tcida e Quinto Cornificio[/P] Di questi due poeti, minori nel gruppo dei neteroi, non rimane quasi nulla: il pr imo cant poesie d'amore per una non meglio identificata Metella con lo pseudonimo di Perilla; del secondo, uomo politico e oratore, si sa che scrisse liriche d'a more e un epillio, Glaucus (Glauco), sugli amori del re del mare Nettuno, per Sc illa.

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