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ART NOUVEAU

È l’ultimo genere artistico europeo in cui le figure sono prima nelle arti minori (grafica e produzione di
oggetti) e poi nelle maggiori ed è un vantaggio perché i prodotti arrivano prima al pubblico e si sviluppa
l’economia, anche per la classe media, che non poteva pagare un prezzo così alto. Il genere nasce in Belgio
con Victor Horta, poi con la pittura in Austria, l’architettura in Belgio e Spagna ed il nome della corrente è
francese, ma varia ed infatti in Spagna è modernismo, in Inghilterra è modern-style, in Belgio è stile a
corpo di frusta o di Horta, in Italia è stile liberty (perché c’è un negozio omonimo che vende questi
prodotti) o floreale, in Germania è junior-style e in Austria è secessione. Da esso nasce la moda femminile
e si passa dallo stile ottocentesco ad abiti sinuosi che esaltano le forme, inseriti nella moda moderna di
inizio 900. Si producono vetrate colorate, oggetti di arredamento, gioielli e cartellonistica, detta anche
grafica pubblicitaria. L’Austria diventa la culla del movimento perché:
- nasce nel 1860 la scuola di arti e mestieri e l’accademia di belle arti, spiega le caratteristiche, la
lavorazione e gli studi artistici dei materiali. Fino al 900 la scuola ha un limite, ovvero usa un rivestimento
di stile classico senza creare un oggetto nuovo, mentre il passo in avanti lo fa Klimt, che diventa l’artista
principale della secessione e vuole creare un’arte moderna e nuova;
- stile a corpo di frusta, usa la linea curva morbida, che parte da una curvatura orientata in una direzione,
che poi si torce in curvature repentine in direzioni opposte.

GUSTAV KLIMT
Nasce a Vienna nel 1862 in un sobborgo, suo padre è orafo e perciò conosce i materiali e le tecniche di
lavorazione, frequenta la scuola di arti e mestieri e con il fratello ed un amico fonda una società per
addobbi interni. Alla fine dell’800 diventa capo della secessione viennese e usa l’oro (perché a Ravenna
visita chiese con mosaici in tessere d’oro), inizia così il suo periodo aureo (da fine 800 al 1910). Dopo inizia
il periodo fiorito, vicino l’arte fauves, usa colori sgargianti ed infine muore nel 1918 di ictus. Le
caratteristiche delle sue opere sono: eleganza, stilizzazione, elemento lineare, elemento bidimensionale e
decorativo più usato rispetto al tridimensionale e figurativo.

GIUDITTA
È ad olio su tela e rettangolare (42 x 84), la cornice è importante, in rame sbalzato e rappresenta l’eroina
biblica, ovvero una vedova che vive in una città assediata dagli Assiri e perciò lei un giorno si veste in modo
sensuale per andare dai nemici, seduce il capitano e quando si addormenta lo decapita, riuscendo a
salvare la città attraverso la sua femminilità. La sua figura è dipinta fino ai fianchi, rappresenta una donna
dominatrice, coperta solo da un velo con ornamenti dorati e circolari, ha al braccio destro un bracciale alla
schiava e un collier al collo (dell’art nouveau), come se la testa della donna sia staccata dal corpo e fa
pensare all’atto commesso. Lei guarda l’osservatore sfidandolo (mento rivolto verso l’alto), ha gli occhi
semichiusi, le labbra socchiuse e i capelli ricci come se sono l’aureola, simile alla “Madonna” di Munch. Il
braccio destro è ad angolo retto davanti il suo corpo, la mano destra tiene la testa del generale Oloferne
visibile a metà e perciò non attira l’attenzione dell’osservatore. Ci sono porzioni tridimensionali
naturalistiche: profondità, altezza e figura (senza linea di contorno) e bidimensionali astratte: la cornice
che è l’elemento lineare. Klimt poi usa un formato quadrato, perché crede che da un maggiore effetto
astratto e decorativo.

IL BACIO
È ad olio su tela e quadrato (180 x 180) del 1907. Prevale l’oro e sono 2 amanti abbracciati su un’altura
ricoperta di fiori. Lo sfondo è un pulviscolo dorato, che riprende i mosaici bizantini e gli abiti sono oro, così
come il contorno che è come un’aurea, fatta con la linea curva, essi poi hanno dei filamenti dorati che si
confondono nel prato e le figure corrispondono all’asse verticale, c’è anche l’asse orizzontale che
corrisponde alle teste ruotate di 90° e alle gambe della donna. Le posizioni naturalistiche sono massime,
infatti sono visibili: poco braccia, mani e teste, mentre gli arti inferiori solo nella donna, la quale ha un abito
con motivi curvi, ovali e fiori e ha nei capelli i colori blu, giallo e viola come il prato fiorito, mentre l’uomo
ha un abito con rettangoli e i colori grigio, bianco e nero e ha una corona di edera. Klimt raffigura sé e la
sua compagna, per celebrare l’amore e la donna, non come femme fatal, ma nel giardino dell’Eden, come
nel fregio di Beethoven, che è nel palazzo della secessione, dove le figure sono più visibili, ma nude e
l’uomo nasconde la donna.

FAGGETO
È una pittura di paesaggio che usa la decorazione e non rappresenta oggettivamente la realtà, infatti Klimt
osserva i paesaggi con un cartoncino rettangolare com un foro quadrato. La bidimensionalità si ha perché
si sposta la linea d’orizzonte nella parte alta, per dare l’effetto astratto e si vede nel tappeto di foglie, fatto
da pennellate uniformi di rosso, verde e blu. C’è contrasto tra la verticalità dei tronchi, per la profondità e
l’orizzontalità della linea d’orizzonte.

ANTONIO GAUDì
Nasce nel 1852 in Catalogna, è l’esponente del modernismo spagnolo e studia a Madrid l’architettura e
l’arte araba e gotica: araba il cromatismo e gotica si il verticalismo delle strutture (l’apparato decorativo
connesso all’elemento architettonico). Dipinge opere civili, religiose e urbane e lavora a Barcellona, città
che lo ha formato e qui muore nel 1926.

CASA BATLLÓ
È una ristrutturazione edilizia, a Barcellona sul Passeig de Gràcia, quartiere dove la borghesia costruiva le
residenze ed infatti l’industria tessile Batllò acquista il palazzo su terreni rettangolari, stretti e allungati e la
casa quindi è nei 2 lati corti. Gaudì ristruttura interno e esterno, lo alza di 2 piani e mantiene solo
l’allineamento delle finestre dal 2º piano in su. Al piano terra prima c’erano le stalle e lui realizza l’entrata
per gli appartamenti, il 1º piano è detto piano nobile ed è per la famiglia Batllò e dal 2º piano in su gli
appartamenti si fittano. La facciata è divisa in 3 parti, piano terra e nobile sono rivestiti in pietra con 3
aperture tondeggianti: la centrale è più grande e le laterali più piccole e simmetriche, le aperture sono
separate da colonnine a forma di femori umani. Dal 2º piano al tetto la superficie è tradizionale, la
facciata ha frammenti di ceramica colorati diversi, in base alla luce del sole (tecnica del trencadis
dell’architettura araba), ci sono aperture con balconi e le ringhiere ricordano maschere o parti del cranio
umano e per la cassa toracica, la casa è detta casa delle ossa. L’ultima parte della facciata ha il tetto con
tegole in ceramica vetrificata azzurra e viola, come un drago addormentato sulla struttura. La casa è tra 2
lati, perciò non c’è luce in tutti gli ambienti: la facciata principale ha la zona giorno con il salone, la facciata
opposta ha la sala da pranzo centrale e ai lati le camere da letto. Per avere luce realizza, al centro, un
pozzo luce, che attraversa l’edificio dal tetto in basso e su esso affacciano gli ambienti di servizio, le finestre
che affacciano sul pozzo luce sono di vetro opaco e il pozzo luce è rivestito da piastrelle blu e celeste in
diversi livelli. La casa ha il tema marino (acqua e luce), usa i nuovi canoni dell’epoca e sul retro c’è il patio,
a cui può accedere solo la famiglia.

CASA MILÀ
È costruita tra il 1905 e 1910, è sulla stessa strada di Casa Battlò, all’angolo di un incrocio, ma non si nota
perché la facciata ha curve e controcurve e sembra continua. C’è il tema del mare, come una roccia
rovinata dal mare e i balconi in ferro battuto sembrano alghe, perciò non ci sono linee rette, ha sporgenze
e rientranze, infatti è chiamata “Pedrera”, ovvero una cava. La luce interna è data da 2 cortili, uno a pianta
circolare e uno ellittico e l’abolizione della linea retta è data dalla struttura di colonne in pietra e mattone,
con lamine e travi metalliche e con volte catalane-laterizio. Poi ci sono travi e pilastri, perciò ogni piano ha
una distribuzione a sé, detta pianta libera. Il tetto sembra una scultura con scale per i livelli, poi ci sono gli
sbocchi dei camini, delle scale di servizio e canali di ventilazione, senza forme tradizionali, ma sono lavorati
secondo delle statue con andamento elicoidale e usa il trencadis.

SAGRADA FAMILIA
È una struttura religiosa del 1882 non completa, perché è affidata alle libere offerte. Ha un’architettura
gotica per la pianta, verticalismo della struttura, unione di architettura e scultura, infatti l’esterno ha statue
e i materiali sono al limite d’uso. La pianta è cruciforme, con 5 navate nel corpo principale e 3 nel
transetto, poi c’è un deambulatorio, da cui si aprono cappella e radiali ed i pilastri separano la navata
centrale dalle laterali e partono unici da terra e poi si diramano in 5 sostegni, diversi dall’altezza delle
navate laterali e sembrano un bosco. Il verticalismo è dato da 12 torri per gli apostoli, 4 per gli evangelisti,
1 per Maria e 1 per Gesù, con grandezza crescente e i 3 ingressi (1 centrale e 2 ai lati del transetto) sono la
vita di Gesù e uno è stato realizzato da Gaudì.

FAUVES
Nel 1905 nel Salone d’Autunno c’è una mostra scandalosa, perché sono esposti dipinti di nuovi artisti detti
Fauves (belve feroci) scelto da un critico che in un articolo ha scritto che è entrato in una sala dove
Donatello è sbranato da belve, perché nella stanza, oltre a dipinti, ci sono statue classiche centrali.
L’aggettivo “feroce”, indica il colore steso in modo personale, naturalistico o antinaturalistica e la pittura
per rappresentare, in modo immediato, l’interiorità del pittore. Sono l’equivalente dell’espressionismo
tedesco drammatico e ha colori vivi e temi sulla gioia di vivere.

HENRI MATISSE
Nasce nel 1869 a Le Cateau-Cambrésis in Francia, studia nella città natale e poi giurisprudenza a Parigi, ma
per un problema di salute rimane a letto e inizia con la pittura. Studia all’accademia di belle arti e
all’atelier di Moreau, è un pittore simbolista e un maestro liberale, infatti lascia libera scelta ai suoi allievi
e predice che Matis sarà destinato alla semplificazione della pittura, proprio ciò che farà.

DONNA CON CAPPELLO


È ad olio su tela e rettangolare (80 x 60), è a San Francisco, rappresenta la moglie Amelia ed è esposto al
Salone d’Autunno. La donna è a ¾ e mezzobusto, è seduta su una sedia mentre si gira verso l’osservatore,
ha abiti borghesi, la mano e il braccio sono avvolti da un guanto e tiene un ventaglio che copre la parte alta
dell’abito. L’elemento più visibile è il cappello, in cui il colore esprime sé stesso senza scopi cromatici e
troviamo colori complementari non naturalistici messi in contrasto, ad esempio le labbra sono rosa/rosso,
in contrasto con le ombre del viso verdi, i capelli rossi e l’ombra del cappello verde proiettata e il collo
giallo con il viola dello sfondo. Il colore è impreciso e frettoloso, infatti in alcune parti ci sono parti vuote
(come in Van Gogh) e per dare sostegno alla figura usa l’elemento lineare, ad esempio dalla spalla, al
cappello e alla mano, c’è il contrasto cromatico.

LA DANZA
È ad olio su tela e rettangolare (2.60 x 4) e ha 3 versioni: la 1ª nel 1909 con colori principali verde, blu e
rosa e alla sua visione un collezionista russo ne rimane così colpito da volerne uno per sé, la 2ª nel
1909/1910, con gli stessi soggetti e al posto del rosa, usa il rosso bruno e la 3ª nel 1930 è composta da
pannelli. Il soggetto è bucolico, vi sono 6 figure nude che si tengono per mano e danzano, ma 2 nel
movimento perdono il contatto e la figura sul lato destro è obliqua per riprendere la mano. Il colore è
uniforme senza spazi, con campiture piatte e bidimensionalità, l’orizzontalità è data dalle figure superiori,
che inarcano la testa verso il basso, creando una linea retta, la verticalità è data dalla figura a sinistra e
l’obliquità è data dalla figura che cerca di riprendere il contatto e usa dinamismo. La definizione delle
forme è data da un contrasto cromatico e abbinamento tra colore e linea e identifica l’anatomia dei corpi.

AVANGUARDIE STORICHE
Sono i gruppi artistici del 900 nati in un contesto sacro, politico, come la caduta degli Imperi Prussiano e
Austro-Ungarico, nascita degli USA, la relatività di Einstein, l’introduzione del fattore tempo nei dipinti delle
correnti cubismo, surrealismo e futurismo e filosofico con la psicoanalisi di Freud, la nascita del
surrealismo. Il termine avanguardia è usato dai soldati che esplorano nuovi territori e i pittori che creano
nuovi percorsi ed i principali movimenti sono: espressionisti, fauves, cubismo, futurismo, dada, metafisica
di Dechirico, astrattismo e surrealismo.

CUBISMO
Nasce nel 1907 in Francia a Montmatre, dall’opera congiunta di Picasso e Braque, mentre Matisse la critica
dicendo di vedere solo dei cubi, così come il critico Vauxcelles e lo chiama cubismo. Non raffigura più
un’impressione (Impressionismo), ma un ente cognitivo, ovvero la realtà è diversa. Cezanne fa una ricerca
su scomposizione e ricomposizione di volumi sulla tela, mentre artisti occidentali scoprono una scultura
primitiva africana (con la tecnica della semplificazione). Il cubismo nasce con Picasso che realizza l’opera
“Les damoiselles d’Avignon” e ha 2 periodi:
- analitico (1909-1912), usa la scomposizione in piani dei volumi degli oggetti della vita quotidiana, i piani
sono bidimensionali e posti in modo caotico, i colori sono vivaci e le macchie non fanno capire a chi
osserva l’oggetto scomposto ed inoltre Picasso e Braque si confondono perché non firmano le opere;
- sintetico (1912 al 1914), gli oggetti si ricompongono e ne creano uno nuovo e fantastico e i colori sono vivi
e brillanti, ma antinaturalistici.
Le opere sono incomprensibili, perciò si inseriscono elementi reali, come numeri o lettere, stampi che
danno l’effetto del legno e 2 nuove tecniche: papies-colles di Braque e usa la carta da paratie o giornali,
ispirandosi al padre imbianchino e collage di Picasso e usa giornali e oggetti attaccati alla tela. I cubisti
rappresentano quindi la realtà come si conosce, infatti prima si rappresenta il verosimile, mentre ora con
questo pensiero il vero. Ad esempio: il verosimile del cubo è in prospettiva e analizza le diverse facce, è un
parallelogramma, con gli spigoli e le altezze, tutti uguali, mentre il vero del cubo è lo sviluppo lineare e c’è
il tempo, perché si rappresentano le facce e tutti i punti di vista da cui si osserva. Però i cubisti
rappresentano solo le facce che ritengono significative, ovvero quello che è rimasto alla memoria.

PABLO PICASSO
Nasce nel 1881 a Malaga, suo padre è un professore d’arte, che gli insegna le basi e a 10 anni studiqa nella
scuola di arti e mestieri e poi belle arti. Dopo va a Barcellona e frequenta intellettuali socialisti, poi a
Madrid e studia i pittori spagnoli come Goya ed El Greco, dal 1900 al 1950 va a Parigi e oscilla tra pittura
impressionista ed espressionista. In questo periodo crea il periodo blu (1901-1904) per la prevalenza del
blu e delle sue tonalità nelle tele, è un colore freddo e malinconico, infatti le tele emanano tristezza,
perché le realizza dopo la morte di un amico, a causa dell’amore non corrisposto da una modella e i
soggetti sono gli umili ed emarginati della società e usa l’allungamento verticale ripreso da El Greco.

POVERI IN RIVA AL MARE


È ad olio su tela del periodo blu: ci sono 3 figure (uomo, donna e bambino), ovvero la sacra famiglia.
Hanno la testa china e la donna sembra monumentale, perché è avvolta da una veste lunga, è retta e
colonnare e ricorda le Kore arcaiche o le cariatidi. Sullo sfondo c’è una striscia di aria, di acqua e di terra,
in contrasto con la verticalità delle figure.

FAMIGLIA DI SALTIMBANCHI
È ad olio su tela del periodo rosa (1905-1906), che è il 3° periodo di Picasso, i colori caldi principali sono
rosa, ocra e arancio e i temi sono romantici, perché conosce una modella. I soggetti sono 6 uomini del circo
di Pedrano: eretti, concentranti e malinconici, perché oltre il lavoro hanno una vita molto dura.

LES DEMOISELLES D’AVIGNON


Picasso attraversa un periodo di transizione detto epoca negra, vicino la scultura africana, con la
stilizzazione delle forme e dall’allungamento verticale dei volti. È ad olio su tela e quadrata del 1907 ed è il
prodotto dei 3 periodi. Il titolo significa “Le signorine d’Avignone” ma prima era intitolato “Le bordel
d’Avignon”, infatti rappresenta 5 prostitute del bordello di Barcellona che frequentava. All’inizio voleva
dipingere 5 donne e 2 uomini, un giovane (ingenuità dei giovani che vanno in un bordello e s’innamorano
delle prostitute) che teneva un pacchetto e un vecchio (gli uomini di una certa età che iniziano ad andare
nei bordelli) con un teschio in mano, come se fosse una riflessione sulla vita. Ma poi dipinge le 5 donne che
spostano il tendaggio, sono geometrizzate, c’è natura morta in basso (tecnica di Cezanne), si offrono
all’osservatore e identificano la simultaneità, infatti sono viste da più punti di vista, ad esempio la figura a
sinistra è di profilo, ma ha un occhio frontale e le figure centrali sono frontali, ma hanno il naso di profilo.
S’ispirano alle maschere tribali con striature dei volti (tecnica della scarificazione) e diverse tra loro: la
donna a sinistra di profilo è rigida e ricorda le statue africane, le centrali sono tradizionali e ispirate alla
pittura iberica e quelle a destra identificano il passaggio di Picasso al periodo negro. Lo spazio le penetra e
il volume da frantumato, viene ricomposto sulla tela.
RITRATTO DI VOLLARD
È un collezionista d’arte, viene prima raffigurato da Cezanne in modo naturalistico, è ad olio su tela del
cubismo analitico e i colori sono grigio e ocra. Rappresenta l’uomo vero, per come lo conosce, nello studio
seduto su una poltrona mentre legge il giornale, il volto è scomposto, è calvo, ha la barba e un naso
pronunciato. In alto c’è una bottiglia e un libro sullo scaffale della libreria, sulla sinistra c’è un giornale,
realizzato da linee rette e attraverso esso si vedono il taschino della giacca, il fazzoletto, manica della
giacca e bottoni. La figlia alla visione del dipinto lo riconobbe subito.

NATURA MORTA CON SEDIA IMPIGLIATA


È del 1912 del cubismo sintetico, è ovale come un tavolino, ad olio su tela cerata, usa la tecnica del collage
nella cornice (corda) e rappresenta ciò che c’è in un caffè parigino. Sull’asse centrale in alto c’è un
bicchiere, a sinistra c’è la scritta JOU, che è un giornale fatto da 2 linee rette, con sopra una pipa e a destra
ci sono: ostrica, limone, coltello e libri. La sedia impagliata è un pezzo di tela cerata che ricorda una sedia
viennese e quindi un tavolo vetrato. Riflette sulla differenza tra l’oggetto reale e la sua rappresentazione.

GUERNICA
È del 1937 quando si verifica un bombardamento a Guernica, a causa dell’aviazione franco-nazista e
Picasso vuole realizzare un manifesto ideologico contro la guerra. Lo fa in 2 mesi, è esposto al padiglione
spagnolo all’expo di Parigi e causa scalpore per i paesi contro la guerra, mentre causa indifferenza verso
colore che sono a favore. È ad olio su tela e rettangolare (3,50 x 8), è così grande, per dimostrare in modo
evidente il messaggio, i colori principali sono bianco, nero e grigio, per esprimere tristezza e si ispira anche
ai giornali e telegiornali, che a quei tempi erano solo in bianco e nero. L’opera è l’unione di cubismo
analitico e sintetico, lo schema ha: 2 fasce laterali rettangolari, strette e simmetriche, 1 fascia centrale
rettangolare e 1 piramide con molte figure (maschili, femminili e animali), la tela si legge da destra verso
sinistra e ha una duplice ambientazione, interna (lampadario) ed esterna (palazzi in fiamme), così si hanno
più punti di vista e si rappresenta il bombardamento, che rende esterno ciò che era interno. A destra ci
sono 2 donne che si affacciano dalle finestre dei palazzi (1 è in fiamme) e 1 tiene un lume ad olio (il passato,
ovvero la guerra causa distruzione, perdita della civiltà) e sotto di loro c’è un’altra donna obliqua, che va
verso il centro della tela. Poi c’è il cavallo (il popolo spagnolo dilaniato dalla guerra) e tiene una bomba in
bocca, poi c’è una colomba con un’ala spezzata (pace infranta), poi c’è il toro (tradizioni spagnole come la
corrida e poi anche la sua violenza), poi c’è un’altra donna che tiene il figlio morto e crea un triangolo
(reinterpretazione della Pietà di Michelangelo), a terra c’è un soldato morto, che nella mano destra tiene
una spada spezzata (inutilità della guerra) e poi c’è un fiore (speranza e vita che si rinnova nonostante le
avversità). Dopo l’esposizione a Parigi, Picasso non vuole che l’opera torna in Spagna, perché i nazisti le
consideravano opere degenerate e viene esposta in America. L’opera ha un aneddoto: l’ambasciatore
tedesco di Francia avrebbe fatto visita a Picasso nello studio, dove ha visto la foto della Guernica e ha
chiesto “Maestro, ha fatto lei questo orrore?” e l’artista risponde “No, lo avete fatto voi”.

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