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Le Secessioni

Nell’area europea di lingua tedesca tra il XIX e il XX secolo ci fu un passaggio dei consolidati
rapporti di forza: da una parte l’impero austro-ungarico viveva un’ultima grande stagione (Austria
felix) che poi terminerà con la prima guerra mondiale, mentre la nuova Germania si uni cava. Gli
ultimi anni dell’800 e i primi del 900 sono un periodo di relativa pace fra le potenze europee, tanto
da essere indicati genericamente come la Belle Èpoque. Tuttavia questi anni sono contrassegnati
anche da una profonda crisi di cui si vedono le conseguenze in quasi tutti gli artisti:
- Da un lato prosegue l’ottimistica fede nel progresso scienti co, che appare inarrestabile e tale
da portare a soluzione ogni problema umano.
- Dall’altro ci si rende conto che questa “felicità” universale è solo apparente: la borghesia si
arricchisce sfruttando i lavoratori, la cui spiritualità è uccisa dall’industrializzazione.
Il Decadentismo sarà la risposta: per evadere la materialità volgare della realtà ci si rifugia in un
mondo immaginario intimo e raf nato. E’ proprio in questo contesto storico di forte rinnovamento
che si sviluppò un clima caratterizzato dalla messa in discussione della tradizione. Fu in questi
anni che vide la luce il fenomeno delle secessioni, che erano manifestazioni che vedevano sempre
di più il distacco dei giovani dalle istituzioni uf ciali dell’arte, in segno di protesta nei confronti
del loro conservatorismo: infatti essi proponevano nuovi contenuti ma anche novità espressive.
- Inoltre il nome secessione deriva dalla secessio plebis: allontanamento dalla plebe, una pratica che
avveniva a Roma quando i patrizi dovevano allontanare la popolazione dalla città.

È in questo clima «decadente» che nasce in Europa un movimento con caratteristiche simili ma
diverse denominazioni in ogni nazione:
Art Nouveau in Francia
Modern Style in Inghilterra
Modernismo in Spagna
Jugendstil in Germania
Secessione in Austria
Liberty o oreale in Italia
Gli elementi caratterizzanti l’Art Nouveau sono:
• l’uso della linea curva
• l’uso del colore piatto
• il decorativismo
• l’aspirazione alla modernità
• il riferimento al mondo vegetale: motivi oreali, volute, arabeschi, animali stilizzati
• la ricerca di una nuova bellezza nei prodotti industriali
• l’applicazione di questo stile in ogni forma di produzione artistica (architettura, pittura,
scultura, arredi, monili, oggetti d’uso, abbigliamento, pubblicità, gra ca)
• la stilizzazione dei motivi ornamentali
• l’insistenza sulla gura femminile e sulla sua eleganza
Questi artisti esprimono il loro malcontento e la loro insoddisfazione verso metodi di
insegnamento antiquati soprattutto per mezzo di disegni caricaturali e satirici. Infatti alla ne
dell’Ottocento l’Austria era ancora legata a canoni tradizionali e conservatori tipici dell’Accademia
delle belle arti e della Kunstlerhaus, un’associazione artistica cittadina fondata da Siccardsburg.
Uno dei gruppi di artisti che propongono un rinnovamento nello stile è chiamato Hagenbund, i
quali compiono alcuni viaggi in Francia e in Inghilterra dove conoscono i maggiori esponenti
dell’Art Nauveau, ma anche a Monaco dove entrano in contatto con la Secessione di Monaco
guidata da Frank von Stuck, il quale fu il primo movimento a ribellarsi contro gli insegnamenti
impartiti dalle istituzioni accademiche. Ed essi tra il 1892 e il 1897 soggiornano ed espongono a
Vienna andando contro le critiche negative dei puristi.
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La secessione viennese
Essa si veri cò nel 1897 quando Gustav Klimt e altri artisti e architetti decisero di abbandonare la
Kunstlerhaus per creare un nuovo gruppo (Unione degli artisti gurativi d’Austria), e l’intento era
quello di innovare l’arte in tutti i suoi aspetti contro il gusto convenzionale, creando un’arte
autenticamente libera.
Essi perseguivano l’obbiettivo di un’opera d’arte totale che assumesse in sé la pittura,
l’architettura e la scultura, per questo motivo non si arrivò ad individuare uno stile omogeneo. Gli
ideali della Secessione erano diffusi attraverso la rivista mensile Ver Sacrum (primavera sacra).
Gustav Klimt realizzò il manifesto per la prima mostra della Secessione di Vienna, il quale
rappresenta la storia mitologica della battaglia di Teseo e del Minotauro. Inizialmente il manifesto
rappresentava anche le nudità dell’eroe che però poi fu costretto a coprire a causa della censura.

il palazzo della secessione


Esso fu progettato da Olbrich su commissione degli artisti secessionisti, che volevano un luogo che
facesse da spazio espositivo ma anche come punto di ritrovo per gli artisti. Egli riuscì a creare il
primo esempio di opera d’arte totale. Egli voleva che esso fosse il manifesto di un nuovo modo di
fare architettura del tutto svincolato dalla tradizione viennese legata a monumenti imperiali che
riprendevano lo stile classico.
L’edi cio ha una pianta a croce greca, ed inoltre presenta forme geometriche pure: il cubo
dell’ingresso, la sfera della cupola incastonata tra due torrette verticali. L’esterno dell’edi cio è
giocato sul bianco delle pareti e l’oro delle scritte e delle decorazioni oreali. Spicca la cupola
centrale traforata ottenuta con una trama di foglie d’alloro.
Sul portale dell’ingresso spiccano tre Gorgoni in rilievo che rappresentano la pittura, la scultura e
l’architettura, e poi sono riportate due scritte.

Gustav Klimt
In Austria la Secessione viennese rivendica il diritto di trasmettere una visione interiore del
mondo, un mondo misterioso, arcano, meraviglioso attraverso una scrittura magica fatta di
colore. Colui che porta avanti queste idee è Gustav Klimt, il pittore più rappresentativo dell’Art
Nouveau. In lui prevalgono il simbolo, l’evocazione onirica della realtà, la linea elegante e
sinuosa, la bidimensionalità delle forme, il preziosismo cromatico, le in uenze bizantine
(infatti dopo un viaggio in Italia era rimasto sconvolto dalla bellezza dei mosaici bizantini. Inoltre
egli non utilizza l’oro in maniera casuale ma per separare ogni personaggio dalla realtà sica
proiettarli in una nuova dimensione, cioè quella dell’arte e della poesia eterna), decadentiste e
psicanalitiche. Ma la sua arte non è solo pura interiorità: riesce a creare poetici paesaggi e splendidi
ritratti femminili.

IL BACIO
Esso è il dipinto più celebre di Klimt ed è stato esposto per la prima volta nel 1908 ed ottenne
subito un grande successo. Il quadro appartiene al periodo aureo di Klimt così de nito per
l’intenso uso del colore oro, per il quale l’artista aveva preso ispirazione dalle tavole gotiche, e
anche dai mosaici della tradizione bizantina. Notiamo come l’oro non è solo steso con il pennello
ma anche applicato a foglie e a creare preziosi effetti formali. E ricorda le icone bizantine anche il
diverso trattamento delle parti del corpo: tridimensionali le mani, i volti e i piedi, con un leggero
chiaroscuro e una netta linea di contorno; completamente bidimensionali i corpi, gli abiti e lo
spazio. Dei mosaici bizantini Klimt non riprende solo il fondo dorato (da lui realizzato con
l’applicazione di oro in foglia, una pratica tipica del suo “periodo aureo“) ma anche i motivi
decorativi dei due abiti.
Il dipinto raf gura due amanti strettamente abbracciati, con l’uomo che si china a baciare la donna,
posti in un luogo astratto ed etereo. Rappresenta, dunque, il trionfo dell’eros e il suo potere di
trascendere e armonizzare i con itti e le antitesi tra uomo e donna.
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Il tema dell’abbraccio tra due amanti è stato affrontato più volte dall’artista (nel Fregio di
Beethoven e nel fregio di Palazzo Stoclet) ma solo ne “Il bacio” riesce ad immortalare
quell’attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si compenetrano, e sembrano quasi
essere rappresentati in una dimensione spirituale.
Le due gure sono realizzate secondo lo stile tipico che Klimt utilizzava per i suoi ritratti: è
evidente il contrasto tra il realismo con cui sono descritti i dettagli dei corpi e la ricchissima
ornamentazione che esalta l’aspetto bidimensionale della super cie pittorica e allude alle
differenze biologiche tra il sesso femminile e il sesso maschile:
• Egli riserva all’uomo elementi decorativi geometrici e spigolosi nelle tonalità del nero, del grigio,
del bianco, mentre alla donna ha riservato motivi circolari dalle forme morbide e variopinte.
• La gestualità dei due amanti si differenzia: dalla presa vigorosa dell’uomo alla dolcezza con cui
la donna gli si abbandona ad occhi chiusi.
L’insolito abbigliamento degli amanti ricorda molto le tuniche indossate da Klimt e quelle che egli
creava per la sua compagna Emilie Flöge, una delle prime donne ad abbandonare il corsetto a
favore di questi morbidi abiti con i quali posa per l’artista sia nelle foto che nei dipinti.
I due amanti sono avvolti da un’aureola d’oro e ne suggerisce una sorta di spazio cosmico senza
profondità e senza tempo nel quale si perdono le coordinate terrene.
Nella parte bassa vi è una striscia di prato orito dove poggiano i due amanti, e richiama
l’iconogra a dell’hortus conclusus: cioè il giardino recintato, nonché il paradiso, iconogra a tipica
della pittura medievale e rinascimentale dove era spesso rappresentata la Madonna con il
bambino. Un prato orito simile a quello su cui sta la coppia è oggetto di un intero dipinto di
Klimt, realizzato nello stesso periodo del bacio (prato orito).
Sembra quasi che Klimt voglia rappresentare non una scena erotica e sensuale, ma un momento di
estasi amorosa. Vuole sottolineare il potere dell’eros di trascendere e armonizzare i con itti e le
antitesi tra uomo e donna.
L’eleganza formale e il sottile erotismo del dipinto sono aspetti tipici del gusto dell’epoca (la
cosiddetta “belle epoque”) e del movimento della Secessione Viennese (l’Art Nouveau che si
sviluppò in Austra). Infatti si può dire che il bacio rappresenti proprio il gusto estetico dell’epoca.

Il bacio precedente più illustre e più simile come iconogra a è quello di Francesco Hayez (L’uomo
ha un piede sulla scalinata, rendendo l’idea della partenza imminente, ma la passione del bacio fa
intendere che vorrebbe rimanere con lei. L’amata, arrendevole, trasmette la passione e il trasporto
struggente nel salutare il suo amato), un dipinto del periodo romantico (1859) che esalta l’amore
individuale e quello per la patria ripreso poi da Luchino Visconti nel lm Senso (1954).
Esempi più recenti vanno ricercati nel campo della fotogra a. Anche in questo caso troviamo delle
vere e proprie icone, prima tra tutte quel bacio appassionato all’Hotel de Ville di Robert
Doisneau (1950), uno ‘scatto rubato’ tra la folla e sublimato dalla monocromia del bianco e nero.
Il più cupo e inquietante di tutti i baci della storia dell’arte è, invece, quello di Edvard Munch
(1897) con i due amanti fusi su uno sfondo cupo. Ciò è legato al fatto che la vita sentimentale di
Munch era caratterizzata da relazioni complicate e delusioni amorose, infatti molto spesso i suoi
dipinti raccontano di una donna fatale pericolosa e seduttrice. In questo dipinto vediamo i due
amanti in una stanza che si baciano: ma l’opera non trasmette il sentimento amoroso, ma la
sensazione di un legame opprimente, infatti ritroviamo l’atmosfera di una stanza cupa così come
i vestiti dei personaggi uniti in un abbraccio disperato che genera la loro fusione.
Ma anche ne “Gli amanti” di Magritte realizzato nel 1928 con la tecnica dell’olio su tela. Il quadro
raf gura due amanti che si baciano appassionatamente con la testa e le facce coperte da un panno
bianco. Questo richiama sia alla passione del puro amore sico che non ha bisogno di tante
parole, sia alla dif coltà di comunicazione della coppia. Questa immagine, nonostante il richiamo
alla morte della madre dell’artista trovata morta suicida con un panno sulla feccia, appare molto
conturbante. Le interpretazioni sono e saranno molteplici e la ri essione a cui l’opera deve
condurre l’osservatore è stata da sempre la volontà dell’artista. Nascondendo i volti, rendendoli
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non visibili, il pittore vuole mostrare i molteplici signi cati del reale attraverso nuovi punti di
vista.

NUDA VERITAS
La “Nuda Veritas” “con i suoi riccioli selvaggi e la bocca cattiva e fanatica” è un’opera di Gustav
Klimt realizzata nel 1899. Nella parte centrale del dipinto vediamo la gura femminile,
protagonista assoluta della rappresentazione, che si mostra allo spettatore in tutta la sua nudità,
senza nascondere nulla. Nonostante la Veritas non abbia un atteggiamento provocatorio, la
presenza del serpente ai suoi piedi, dei ori nei capelli e dello sfondo acquatico quasi evanescente,
attribuisce alla gura una carica pericolosa e inquietante. L'incarnato pallido, la chioma rossa e lo
sguardo pietri cato rendono questa donna ancora più inaccessibile.
Dell’opera si hanno due versioni. Quella dipinta, infatti, era stata preceduta da una gra ca,
realizzata nel 1898, pubblicata su “Ver Sacrum”, rivista della Secessione viennese. Le due opere
hanno due importanti differenze:
- nella prima vi è la scritta che riporta nella parte alta del quadro, proprio sopra la testa della
donna, dove il pittore viennese decise di riportare una citazione dello scrittore tedesco Leopold
Schefer: “La verità è fuoco e parlare di verità signi ca illuminare e bruciare“.
- Nella seconda opera, Klimt aveva accentuato la carica sensuale, sostituendo la citazione di
Schefer con un’altra, incisa su oro, del losofo Friederick Canning Scott Schiller: “Non puoi
piacere a tutti con la tua azione e la tua arte. Rendi giustizia a pochi. Piacere a molti è male“.
Altra differenza riguarda il serpente inserito nella seconda versione, ai piedi della donna, cosa
che non c’è nella prima versione. La mancanza del serpente nella prima versione dimostra che il
pittore, all'inizio della lavorazione di questo tema, non aveva ancora guardato al ne
provocatorio che invece ritroveremo nella seconda versione.
La citazione del losofo Schiller ha la funzione di cartello introduttivo dell’opera. Al centro del
dipinto, c’è una donna che si mostra senza veli allo spettatore. La Veritas non presenta un
atteggiamento provocatorio, ma la presenza del serpente ai suoi piedi, i ori tra i capelli e lo
sfondo acquatico, conferiscono alla gura una carica pericolosa e inquietante. La donna è resa
inaccessibile dall’incarnato pallido, i capelli rossi, lo sguardo pietri cato. La Veritas tiene nella sua
mano destra uno specchio, che è rivolto verso lo spettatore. Sotto i suoi piedi c’è la scritta “Nuda
Veritas”, titolo dell’opera, mentre tra i piedi e le gambe ci sono due ori dallo stelo sottile e lungo.
Il disegno rimane bidimensionale, attraverso l’uso del colore, l’uso dell’oro della cornice,
caratteristiche principali dell’arte del pittore.
Non è un caso che sia stata scelta come citazione quella di Schiller, proprio per rispondere alle
numerose polemiche che l’opera suscitò. La citazione di Schiller alludeva alle numerose
polemiche suscitate dal nuovo corso dell'arte klimtiana, alle quali non poteva sfuggire l'opera
della Nuda Veritas. L'unico a sostenere quest'opera fu Hermann Bahr, primo proprietario del
quadro. Il pubblico insorgeva contro quest'opera per il suo carattere demoniaco e fatale, tipico
delle donne klimtiane, tanto da considerare la Veritas una Iside secessionista, come disse il critico
Hevesi. Quadro che urtò il perbenismo dei viennesi, proprio per il marcato realismo di questo
nudo, lontano dai nudi idealizzati a cui era abituato il pubblico. Molte letture sono state fatte
dell’opera:
• la donna incarna la verità, con il serpente ai suoi piedi che mette in pericolo la sua integrità e
che simboleggia la verità insidiata dalla menzogna e dall’invidia.
Altre letture riguardano invece il signi cato dello specchio:
• la donna, rivolgendolo verso lo spettatore, lo sta esortando a fuggire dalla menzogna
rappresentata dal serpente. In questa esortazione a fuggire dalla menzogna vi leggiamo una
dichiarazione d'intenti dell'artista: la totale libertà dell'arte che deve dire la verità in quanto
espressione della propria epoca. Menzogna e invidia che attraverso il corpo del serpente
“debordano” dalla cornice del quadro con l'intento di cancellare la scritta Nuda Veritas, proprio
per esaltare questa lotta della menzogna contro la verità.
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Il marcato realismo di questo nudo era molto lontano dall'idea dei nudi idealizzati a cui il pubblico
del tempo era abituato. Dobbiamo considerare anche che ci troviamo in un periodo in cui il lavoro
di Sigmund Freud faceva della sessualità e della nudità uno scomodo oggetto di studio.

In quest’opera, Klimt proclama la necessità dell’arte di esprimersi senza veli: aspirava infatti a
realizzare una pittura vera, dove non si doveva temere di esaltare l’eros. La sua arte non si lascia
intimidire dal pensiero puritano europeo. In tutti i ritratti di donne di Klimt, si riscontrano fascino,
delicatezza e avvenenza. Caratteristiche che si riscontrano già dalle sue prime opere, dalle quali
emerge la predilezione per il soggetto femminile. L’artista diceva: “Chi vuole sapere di più su di
me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per
rintracciarvi chi sono e cosa voglio”.

Klimt e l’Eros
Uno dei temi più importanti per Klimt è l’eros il quale viene rappresentato senza veli, in modo
schietto ed esplicito, e ciò suscitò il malcontento della Vienna per bene che desiderava che fosse
occultato e rappresentato secondo dei canoni più conservatori. Infatti essi consideravano Danae,
che veniva fecondata dalla pioggia d’oro, un dipinto assolutamente scandaloso in quanto per loro
era una rappresentazione esageratamente esplicita per il tempo. Infatti egli cadde ripetutamente
nel ruolo dell’artista dello scandalo che per primo osò concentrarsi sull’erotismo femminile nei
suoi dipinti. Ovviamente dobbiamo ricordarci che Klimt fu molto ispirato da Freud che in quel
periodo iniziò i suoi studi sulla sessualità. Inoltre molto spesso lui tendeva a focalizzarsi proprio
sulla tematica della femme fatale, sensuale e crudele e a questa tematica univa anche un’altro tabù,
nonché la morte. Tutto ciò viene perfettamente unito all’interno delle Giuditte, le quali riportano
lo stesso contenuto ma con due stili profondamente diversi.
Giuditta è uno dei suoi dipinti con più carica erotica, e rappresenta la gura biblica di questa
donna che decapita con le sue stesse mani il gigante Oloferne per salvare il suo popolo ebraico.
Essa rappresenta la vera e propria femme fatale, quell’essere affascinante da cui erotismo e
pericolo vengono sprigionati in egual misura. La visione di una donna erotica e allo stesso tempo
omicida richiama l’attenzione su un argomento molto dibattuto nella Vienna di quel periodo,
ovvero il rapporto tra i sessi: infatti i ruoli dell’uomo e della donna in quel periodo vengono
dibattuti e rivalutati, anche grazie agli studi di Freud.

Giuditta I
Essa ha le fattezze della compagna di Klimt, ed è rappresentata con gli occhi chiusi, lo sguardo
sensuale e ammiccante, quindi viene assolutamente rappresentata come una donna di ne 800, con
la pettinatura di moda e i gioielli in stile Art Nouveau: il collare d’oro che separa perfettamente la
testa dal corpo. Inoltre indossa un abito dorato semiaperto che lascia intravedere i seni e poggia le
mani sulla testa di Oloferne. Lo sfondo dorato da al dipinto un aspetto poetico come se ci fosse un
passaggio ad un’altra dimensione.
L’opera fa parte del periodo aureo di Klimt ed è caratterizzato dall’uso spiccato dell’oro e
dall’esagerato decoratissimo. Ed inoltre si può notare il contrasto tra la rappresentazione realistica
della donna anche per quanto riguarda i colori utilizzati, e lo sfondo che è rappresentato in modo
bidimensionale e ornamentale e prevale il dorato.

Giuditta II
Viene rappresentata di scorcio e la sua sagoma allungata risulta schiacciata in una tela lunga e
stretta. Qui Klimt non punta alla sensualità, ma vuole svelarne la natura di crudele carne ce,
infatti il viso ha un espressione sadica. Vediamo come regge la testa di Oloferne in basso a destra
con le sue mani af late che sembrano le zampe di un rapace.
Lo stile è totalmente diverso da Giuditta II, infatti qui Klimt si sta dirigendo verso uno spiccato
espressionismo. Inoltre possiamo notare come la testa e il corpo sono rappresentati
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tridimensionalmente mentre la veste e lo sfondo in modo bidimensionale. Non ritroviamo più
l’uso dell’oro, ma invece usa il nero, e anche la geometria in chiave decorativa, soprattutto
nell’abito, che si trova in contrasto con la linea curva dei capelli del collo e delle mani.
Questa iconogra a è una delle più trattate nella storia dell’arte, tanto che ritroviamo dipinti come
quello di Caravaggio o di Artemisia Gentileschi che danno la loro rappresentazione soggettiva del
momento, ma la più innovativa è originale è assolutamente quella fatta da Klimt.
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