Dopo aver studiato alla Scuola di Arti e Mestieri di Vienna, iniziò da adolescente l’attività di
pittore e decoratore, lavorando negli edifici pubblici delle principali città dell’Impero
insieme al fratello e ad altri artisti. Già in questa fase giovanile, egli gravitò nell’orbita del
Simbolismo internazionale. Klimt guidò la Secessione viennese fino al 1904, affermandosi in
pochi anni come l’artista più rappresentativo dell’intero movimento.
Egli sviluppò uno stile moderno, ritenuto quasi un emblema dello Sezessionstil (‘Stile
secessionista’, altro nome con cui era conosciuto il movimento viennese), caratterizzato da
una bidimensionalità accentuata e da una “impaginazione” asimmetrica, mossa da tratti
curvilinei eleganti e sinuosi.
Una moderna Venere: capigliatura rossa, tiene in mano uno specchio,
simbolo della verità. L'insieme degli elementi raffigurati conferma il contenuto
simbolico dell'immagine, destinata a rappresentare l'autonomia dell'artista e la
sua libera attività.
Dietro la testa di Giuditta, sul fondo oro (quest’opera reca in sé già i temi del cosiddetto “periodo
aureo” di Klimt), si disegna un paesaggio arcaico di alberi, montagne e viti; è una citazione di un
rilievo assiro del Palazzo di Sennacherib a Ninive
Gustav Klimt è affascinato dalla seduzione femminile, che esalta con il preziosismo delle vesti e
degli ambienti in un inno alla bellezza. Quale interprete del fasto viennese è un artista stimato e
vede riconosciuto il valore della sua pittura.
L'universo klimtiano si concentra sulla donna come idolo malsano e ossessivo e raccoglie la sfida al
moralismo già lanciato da Schnitzler e Hofmannsthal, dalla misoginia di Weininger o dal motore
erotico di Freud.
L’eroina biblica è rappresentata come una efferata assassina. Ha appena compiuto il suo
delitto e tiene tra le mani il macabro trofeo la testa del generale Oloferne sedotto e ucciso.
La consistenza fisica della figura, di cui sono definiti solo il volto e le mani, è dissolta nelle decorazioni dell'ampio
vestito, ornato con i motivi tipici del repertorio klimtiano: occhi di pavone, arabeschi, triangoli, quadrati.
Realizzato nel1908 affronta un tema ricorrente: «L’amore romantico» realizzato cinque anni dopo il suo viaggio a
Ravenna nel 1903, la suggestione dei mosaici e del loro splendente fondo
dorato fu l’incipit del periodo aureo di Klimt, che in quest’ opera più si
manifesta in tutta la sua potenza.
Comunica l’etereo sogno che sta facendo avvolta tra le mani di lui. Lui l’abbraccia, protettivo le
bacia la guancia. Si lascia cingere il collo.
Lo spazio si limita alle due dimensioni , è costante il richiamo ai bizantini , la composizione è calibrata
e la linea sembra ininterrotta che crea e separa. Si stagliano dal fondo come pezzi di luce, sfavillano
di colori si muovono grazie alla stupenda e minuta decorazione
Il periodo "fiorito"
L'ultimo periodo dell'attività di Klimt è rivolto alla ritrattistica e ai paesaggi.
Suggestionato dalle opere di Utamaro e Hokusai, Klimt sostituisce l'uso dell'oro con
elementi decorativi ispirati al linearismo dell'arte giapponese, dando vita al
cosiddetto "periodo fiorito" come dimostra
La donna, che indossa un abito realizzato appositamente per lei nei laboratori della
Wiener Werkstätte,
di cui fu un'assidua cliente, si confonde con il forte decorativismo dello sfondo, dove
si svolge una scena di combattimento di ispirazione orientale: qui, come in altre
opere coeve