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Il momento più alto della cultura illuminista è rappresentato dal neoclassicismo, per essere
capito nel modo migliore il termine deve essere accostato e contrapposto al termine
“naturalismo”: se infatti il secondo termine si basa su una rappresentazione puramente
imitativa della natura, il primo tende a una rappresentazione idealizzata, i soggetti scelti dai
neoclassicisti sono sempre dati da una selezione, non tutto è infatti “rappresentabile”.
Nel campo della pittura, Anton Mengs ne fu il promotore; per lo sviluppo dell’impronta
neoclassica è importante anche l’esperienza romana che alcuni artisti hanno avuto modo di
fare: uno di questi artisti fu Jacques David che giunge a Roma nel 1775 ed eseguirà il
giuramento degli orazi.
Nel campo della scultura Roma ancora gioca un ruolo importante: Antonio Canova vi
giunge nel 1784 e realizza i suoi primi lavori: Amore e psiche e Le grazie sulla base dei
principi di bellezza e di grazia di Winckelmann; nella realizzazione delle sue opere, Canova
lascia comunque trasparire un senso di naturalità che dà origine a emozioni e sentimenti
(ercole e lica) la grande fortuna canoviana coincide anche col periodo napoleonico
(Monumento funebre a Maria Cristina e Paolina Bonaparte borghese); un altro scultore
attivo a Roma fu Bertel Thorvaldsen che raccolse l’eredità di Canova (fregio di alessandro).
Nella corte spagnola regna un contesto politico che tende verso il declino, questo porta ad
una diversa influenza nel neoclassicismo: artisti come Francisco Goya da un lato esprimono
una linea realista che interpretano i fatti della storia spagnola contemporanea (fucilazione
alla montagna del principe pio, 3 maggio 1808) dall’altro esprimono invece la componente
dell’immaginario (il sonno della ragione genera i mostri).
Il neoclassicismo è anche il periodo di diffusione delle accademie che hanno sia un ruolo
sociale ovvero di diffusione di un gusto e di precetti di ordine neoclassico, sia ruolo
economico perché creano ricchezza tramite il miglioramento della produzione
all’esportazione di oggetti d’arte, legato al ruolo economico abbiamo il concetto di
esposizione, ovvero l’idea di mostrare opere d’arte contemporanee al pubblico allo scopo di
offrire godimento estetico; la prima mostra autorizzata fu il salòn di Parigi nel 1667, il
compito primario è quello di salvaguardare ed esaltare la tradizione neoclassica della
grande pittura; con la rivoluzione del 1789 chiaramente verranno modificate le regole del
salon, dopo un periodo di chiusura torna a riaprire con una grande presenza di pittura di
storia.
Il neoclassicismo è anche il periodo della diffusione del museo moderno inizialmente nel
18esimo secolo tutte le collezioni sono private e limitate ad un numero chiuso di visitatori,
con l’andare avanti del tempo i ceti borghesi cominciano a reclamare i propri diritti sugli
strumenti di cultura, così a partire dalla prima metà del 18esimo secolo incominciano ad
aprire in europa le prime collezioni al pubblico; Roma in questo caso ha un ruolo di città
d’avanguardia in quanto già nei primi decenni del 700 offre una collezione pubblica (la
pinacoteca, i palazzi vaticani); in Francia durante la rivoluzione francesce viene creato un
vero e proprio museo pubblico, si sente il bisogno infatti di arginare la distruzione di un
patrimonio artistico in grave pericolo, il primo museo in francia sarà nel 1793 in uno dei
locali del louvre; la pinacoteca di brera a roma emula l’esempio del louvre; mentre a
berlino avremo il kaiser museum.
Importanza fondamentale ricopre l’attività di winckelmann che giunge a roma nel 1755 già
avendo scritto un trattato sull’arte greca che poi sarebbe diventato uno dei primi manifesti
dell’arte neoclassica, egli crede che solo i greci erano stati in grado di raggiungere la
purezza e l’armonia, e credeva che essi dovessero essere considerati il modello di
imitazione per tutti gli artisti neoclassicisti.
WILLIAM HOGARTH, CARRIERA DEL LIBERTINO (1733-1735)
Contrariamente ai suoi “colleghi” egli non crede che l’arte debba essere la suprema fonte di
ispirazione, infatti sostiene che l’osservazione della realtà sia l’unico modo per avvicinarsi
all’arte; egli guarda al mondo contemporaneo, in particolare alla vita di londra.
Nella carriera del libertino (il risveglio, la
taverna, il manicomio)egli narra la storia di tom
rakewell rappresentato come un personaggio
senza cuore; egli eredità la fortuna del padre
defunto e inizia a condurre una vita da vero
aristocratico, spendendo molti soldi e vivendo
una vita mondana, viene salvato da un arresto da
una sua amica innamorata di lui che paga una
grossa somma per riscattare il debito di tom, egli
però la tradisce sposando una signora vecchia e
ricca, qui si avrà la sua rovina dove perderà tutti i
soldi della moglie, finirà in prigione e verrà
ricoverato in un grande manicomio.
Questa sorta di “trilogia” rispecchia la tipica
mentalità del ceto medio inglese in pieno
sviluppo e può essere letto come un
insegnamento morale da un’ottica laica e
borghese; nell’episodio della taverna
l’ambientazione è un’osteria malfamata in cui il
libertino beve in compagnia di due prostitute che
approfittano del suo stato di ebbrezza per
derubarlo; l’episodio riprende scene di feste
popolari dipinte dal pittore olandese jan steen;
oltre all’influenza della pittura spagnola hogharth
prende anche spunto dal teatro contemporaneo
per la rappresentazione drammaturgica e per le
figure facilmente riconoscibili dal pubblico.