Sei sulla pagina 1di 3

Il 23 Novembre 2022 abbiamo visitato la cinquantanovesima Biennale di Venezia.

Quest'anno, l’esposizione prende il titolo di “Latte dei sogni” a cura di Cecilia


Alemani, la prima donna italiana a ricoprire questo ruolo molto importante.
Troveremo infatti,per la prima volta, un numero di donne artiste maggiore di
quello dei colleghi uomini. La curatrice spiega che la mostra “Il latte dei sogni”
prende il titolo da un libro di favole di Leonora Carrington, in cui l’artista
surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente
reinventata attraverso l’immaginazione e nel quale concesso è cambiare,
trasformarsi, diventare altri da sé.
L’esposizione è composta da 58 paesi, 213 artisti e più di 1400 opere, è diviso in
tre aree tematiche: la rappresentazione dei corpi e le loro metamorfosi; la
relazione tra gli individui e le tecnologie; il legame tra i corpi e la Terra.
Come ogni anno La Biennale di Venezia è stata allestita in due parti principali,
ovvero, L’Arsenale e i Giardini Reali.

L’ultima tappa è stata l’Arsenale. Ambiente ed esperienza


completamente diversa dai Giardini. L’ingresso della mostra
è dominato dall’imponente scultura in bronzo di Simone
Leigh. La figura della donna è,inizialmente, centrale: dalle
colorate sculture, dal seno prosperoso, di Niki de Saint
Phalle, ad arrivare alla “Seduzione del Cyborg”, una
personificazione ibrida dell’essere umano post-gender. Si
conclude poi con padiglioni di vari paesi, stanze arredate e
decorate per vivere un'esperienza surreale, una sensazione
unica e travolgente, certamente, alcuni padiglioni ci sono
piaciuti più di altri, a seguire qualche esempio.

PADIGLIONE DANIMARCA
Il Padiglione della Danimarca ci presenta l'installazione
We Walked the Earth ideata da Uffe Isolotto e a cura di
Jacob Lillemose.
I visitatori entrano in un mondo iperrealistico dove si può
osservare la vita contadina danese, infatti il padiglione è
ambientato in una sorta di inquietante fattoria, fusa con
strani fenomeni di fantascienza che portano alla
“creazione” di questi ibridi rappresentato nel padiglione.
Occupando l'intero padiglione, We Walked the Earth presenta
un inaspettato
dramma di vita e morte che ruota attorno ad una famiglia di
tre centauri in uno stato d'animo di disagio tra la
disperazione e la speranza.
Li vediamo in volto, sulle mani e sul corpo cosparsi di
ferite e segni a testimoniare il duro lavoro.
Il centauro maschio si è tolto la vita e può essere visto
appeso a un pezzo di catena simile ad una corda sospeso al
soffitto, mentre il centauro femmina giace a terra nella
stanza adiacente, dando alla luce un piccolo centauro che sembra essere un ibrido
diverso dai suoi genitori.
Queste creature più che essere mitiche, sono il risultato fisico di un tentativo
biotecnologico di sopravvivere in un mondo in cui non basta più essere umani nel
modo in cui lo intendiamo oggi.
Troviamo tanti elementi caratteristici della vita di campagna, come cumuli di
letame oppure oggetti personali, cibo e attrezzi da lavoro.

PADIGLIONE COREA
Il padiglione Corea è intitolato
“Gyre” (che può essere definito
come una spirale o un vortice) di
Yunchul Kim che afferma “Considero
le mie opere come esseri viventi”.
Ripresenterà il processo del
divenire dove, per l’artista
coreano, si impigliano i pensieri e
le immaginazioni che potranno
emergere come ‘cose’ reali quando
entreranno nella forma della
materia.
Presenta una serie di installazioni
interconnesse di grandi dimensioni dell’artista Yunchul Kim, che inviterà i
visitatori in un universo alternativo dove oggetti, esseri viventi e natura
coesistono.
All’interno del padiglione, l’artista ha creato un vero e proprio ecosistema dove
le installazioni mutano continuamente e si condizionano a vicenda.
Il movimento circolare è proprio dei corpi celesti, è all’origine della geometria,
della simbologia sacra e rappresenta gli infiniti cicli di creazione ed estinzione.
Il padiglione ha una testa (la scultura Argos) e una spina dorsale gigante (Chroma
V) ben visibile fin dall’ingresso del visitatore nelle stanze del luminoso edificio
che guarda la laguna, è lunga 50 metri, attorcigliata su se stessa, si muove con
straordinaria naturalezza, ad ogni contorsione i colori irreali delle 382 celle
che ne costituiscono le articolazioni mutano (di qui il nome Chroma). Infine ha un
cervello (Argos – The Swollen Suns) che fa rumore e lampeggia ed è composto da 246
tubi.
Sul lato, nella parete, c’è inoltre un enorme disegno fatto col gesso dallo stesso
artista che pare che non fosse in programma.

PADIGLIONE POLONIA
Progetto di Małgorzata Mirga-Tas
In questo padiglione troviamo dodici pannelli ricoperti
con rappresentazioni su tessuti, di grandi dimensioni, dei
mesi dell’anno. Le opere esposte sono riprese dagli
affreschi rinascimentali a tema astrologico. Il padiglione
“Polonia” è rimasto impresso nelle nostre menti e ci ha
particolarmente colpito il fatto che sono raffigurati
anche i segni zodiacali e, ovviamente, noi siamo andate
alla ricerca del nostro.
Il progetto, ispirato a Palazzo Schifanoia -gioiello del
rinascimento ferrarese— espande gli orizzonti della storia
dell’arte europea e della storia tradizionale integrando
rappresentazioni della cultura rom, che è spesso ignorata.
I simboli di Palazzo Schifanoia sono notevolmente numerosi
e troviamo: i segni zodiacali, i cicli del tempo, il
sistema dei decani e la migrazione delle immagini
attraverso il tempo e i continenti. Tutti questi elementi
rappresentano un punto di riferimento ideologico e visivo
che l’artista trasferisce nella sua identità rom-polacca
e nell’esperienza storica, costruendo un’iconografia positiva della più grande
minoranza d’Europa.

PADIGLIONE FRANCIA
Zineb Sedira. Les rêves n'ont pas de titre.
In questo padiglione siamo rimaste stupite per via della
riproduzione precisa e particolare di ambienti a cui non
siamo più abituate oggigiorno, poiché di fatto, si
proiettati in un'atmosfera che richiama gli anni 60 e
70, facendo completamente immergere in questo
mondo.Sembra di essere dentro un vero e proprio film.
Sedira, quindi, con questa esposizione, ha voluto far si
che il visitatore potesse avere un’esperienza più ricca
e completa, grazie all’intreccio di più elementi
utilizzati. Lo spettatore può infatti sedersi al bancone
del bar, o sui divani come per guardare la televisione,
o anche osservare, appunto, tutti gli oggetti
cinematografici insieme ad un archivio che contiene
pezzi di film che rappresentano la vita dell’autore, che
lui tramite queste sale ci sta facendo vivere e
conoscere.

PADIGLIONE BRASILE
Jonathas de Andrade. Com o coração saindo pela boca
L’artista trasforma i detti popolari e i proverbi in opere d’arte e immagini. Come,
per esempio, all’entrata possiamo vedere un orecchio e all’uscita del Padiglione un
altro come per sottintendere l’espressione “entrare da un orecchio e uscire
dall’altro”. O ancora, un grande pallone rosso che esce da una bocca attaccata al
soffitto allude al modo di dire “avere il cuore in gola”.
Questo modo di esporre le opere e giocare con esse ci ha molto colpito e siamo
rimaste affascinate da come, un semplice elemento del corpo umano, potesse invece
portare con sé alcuni pezzi della storia, e soprattutto parlarci chiaramente della
situazione politico e sociale che caratterizza il Brasile.

Potrebbero piacerti anche