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Letteratura francese

La norma e lo scarto: classicismi inquieti nelle lettere francesi


Unità didattica A (20 ore; 3 CFU): Alla corte del Re Sole: Molière e Racine
Unità didattica B (20 ore; 3 CFU): Il classicismo irriverente di André Gide

Introduzione: il Rinascimento ...................................................................................................................2


Jean Racine (1639-1699)............................................................................................................................. 7
Moliére (1622-1673) ................................................................................................................................. 30
André Gide ................................................................................................................................................48
Conclusioni ................................................................................................................................................95
Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Introduzione: il Rinascimento

16.09.2019 – Lezione 1 3
Rinascimento francese 3
17.09.2019 – Lezione 2 4
Prima del Re Sole: Richelieu (1585-1642), Mazzarino, Anna d’Austria 4
Pierre Corneille (1606-1684) 5
Luigi XIV (1638-1715) 6

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

16.09.2019 – Lezione 1 attese: se non fosse così sarebbe una ripetizione, una delle derive del clas-
sicismo.
Il Rinascimento italiano è il primo incontro con il classicismo in Italia. Gli Ezio Raimondi con Il rinascimento inquieto (1965) riconosce nel Rinascimen-
autori classici sono i greci e romani e diventano canoni di un classicismo to una modernità intesa come dissonanza, contraddizione, inquietudine,
nel periodo rinascimentale italiano. da un punto di vista dei contenuti ma anche delle forme, in quanto c’è una
In La civiltà del Rinascimento in Italia (1860) Jacob Burckhardt ci consegna tale padronanza della materia artistica da essere al contempo produzione e
l’idea di Rinascimento come apogeo di una civiltà tra ‘400 e ‘500 nutrita di riflessione sulla produzione. La dissonanza sta nella riflessione: per esem-
un classicismo: egli vede il Rinascimento come idealizzazione della realtà pio la ricerca di purezza originale nell’antico è seguita da un inevitabile
volta ad armonizzare in una forma l’esperienza umana, alla ricerca di una passaggio al presente e l’imitazione non può che essere deformazione. La
idealizzazione che risponde all’istanza di porre al centro l’esperienza uma- riscrittura non può che essere tradimento inevitabile. È paradossale che
na in rottura con il medioevo. C’è una discontinuità, una rottura per met- l’avanguardia, per far rinascere una cultura nuova contro il medioevo,
tere al centro l’esperienza umana individuale (quindi esperienza del singolo guardi al passato (e quindi qualcosa di altro da sé). Si vede nel latino che
e non collettiva) e razionale (capace di leggere il senso del mondo e ricon- diventa volgare (e quindi tradimento della lingua). La riflessione può esse-
figurandolo in un ordine che rifletta questa razionalità e linearità). re espressione di un disagio, una malinconia, una irrequietezza: l’arte è una
Questa istanza è prodotta e sostenuta da un contesto economico. Il segre- forma di manipolazione della realtà, non coincide con la realtà.
to di bellezza, che ha una forma di idealizzazione e corrisponde a canoni
universali, è una configurazione ordinata, specchio di questa istanza di co- Rinascimento francese
noscenza razionale. Era già conosciuta dagli antichi nell’Atene di Pericle
(V sec. a. C.) e nell’età di Augusto (I sec. a. C.), ma ora si scioglie da legami Classicismo deriva da classis: ciò che si insegna è stato riconosciuto come
contingenti, è atemporale. Il Rinascimento è una riappropriazione di qual- modello, come eccellenza e poi si studia in classe. Quando arriva in classe
cosa che già preesiste. Questi apogei sono in un momento politico preciso è un classico (Celine, Pasolini potrebbero diventar tali secondo questa
in cui le istituzioni sostengono questo ideale. Burckhardt parla di bellezza idea). Imitazione, manierismo ecc. saranno espressioni di limite, violenza,
fatta di misure, regole, simbolo di lettura razionale della realtà. Questa idea inquietudine. L’arte è manipolazione, non espressione compiuta della real-
è minata da tutto il ‘900: il rapporto tra Rinascimento e proporzione è tà, ma distacco dalla realtà, come Don Quijote che vede il libro ma non
messo in discussione. riesce a intellegere l’esperienza, è lontano dalla realtà. In Le parole e le cose
Eugenio Battisti ha parlato di “Antirinascimento” (Antirinascimento, 1962): (1966) Foucault vede il Rinascimento come tentativo di analogia, somi-
esaminando immagini e testi legati all’astrologia ha messo in luce una par- glianza, e guarda proprio Don Quijote come opera limite del rinascimento
te magica, fantastica, con un linguaggio polisemico, oscuro, presenti nel stesso. In questa espressione raffinata di classicità, in cui l’equilibrio è pre-
Rinascimento, tutte cose che stridono con l’idea di Burckhardt. cario, sta il classicismo del Seicento francese.
Riccardo Scrivano in La norma e lo scarto (1980) pone attenzione allo scarto Il Rinascimento francese, così come quello europeo, è spostato in avanti
come ciò che devia da ciò che è la norma, il canone: lo scarto sembra rispetto all’Italia. In Francia il Rinascimento italiano arriva in pieno ‘500
marginale, era negativo nella visione di Burckhardt. Invece Scrivano si grazie alle calate in Italia da parte degli eserciti francesi. Il classicismo,
concentra sullo scarto come risorsa: è in quell’elemento dissonante che si espressione artistica che mette in forma la realtà secondo canoni, norme,
legge l’originalità. Non ci sarebbe scarto se non con la norma, e viceversa: misure classiche, accade durante il regno di Luigi XIV: come negli antichi,
tutta la produzione classica si gioca su questo binomio. Spesso lo scarto è anche qui la situazione politica è caratterizzata da una monarchia centra-
in dialettica anche con le istituzioni, con la gente, tanto che disattende le lizzata forte, ideologicamente consapevole di una cultura che esprima un

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equilibrio e che accede al segreto di bellezza atemporale e assoluto. Il rina- ma una soluzione alla frammentarietà della vita e nella cultura). Il classici-
scimento francese viene usato da Luigi per imporre un modello estetico. smo opera così come dice Petrarca, «Perchè cantando il duol si
Il classicismo francese attinge dal Rinascimento italiano: opere come la disacerba» (Rerum vulgarium fragmenta, XXIII): facendo poesia disacerbo, tol-
Poetica o l’Ars poetica arrivano in Francia grazie all’Italia; ma anche Il corte- go il sapore di acerbo dalla vita attraverso la memoria, i libri – modelli di
giano di Castiglione, testo che sarà all’origine de l’Honnête Homme di Nicolas forme e di vita –, con la cultura che sia in grado di rimediare alle disso-
Faret (1630). Nell’uomo cortigiano l’ideale estetico ed etico combaciano e nanze senza eliminarle, ma accogliendole. La cultura classica non elimina il
esiste il concetto di “sprezzatura” (principio del naturelle). Il testo di Casti- contingente ma lo accoglie, lo traduce e lo fa proprio imparando a convi-
glione si rivolge ad una aristocrazia allargata (di spada e di toga) cui accede vere attraverso un patrimonio culturale. Tramite lo studio ci riappropria-
anche la borghesia: è società mondana che riempie corti, teatri, salotti, non mo, arrivando a dire come loro. La deriva pedante è eliminare la vita guar-
specialistica (diversamente dal ‘500) e non formata dalle humanae litterae: dando solo la riflessione astratta, intellettuale: o un lavoro filologico cerca
non c’è citazione erudita, uso del latino o altro, ma il punto è essere bril- la problematicità di un significato (e quindi dico le parole), o uso delle
lanti, apparire naturali nascondendo lo studio, la disciplina. È un passaggio forme per allontanarmi. La classicità sfocia così in follia – cosa di cui clas-
fondamentale alle belles lettres (letteratura funzionale al piacere e al gusto) sicità è consapevole. Il classicismo è l’opposto dell’avanguardia distruttiva
con la consapevolezza di autonomia della letteratura, interessata al gusto e che fa tabula rasa del passato cominciando il nuovo; tanto che il classicismo
al piacere. Gli scrittori sono professionisti, stipendiati, sanno scrivere e lo necessariamente segue l’avanguardia (l’age classique è successiva al barocco
fanno per professione autonoma. La letteratura si laicizza tra ‘500 e ‘600, francese, Gide è successivo al surrealismo ecc.).
senza sostrato aureo, neoplatonico; la scrittura non veicola contenuti mo-
rali, non ha come fine l’insegnamento, ha come fine il piacere. I contenuti 17.09.2019 – Lezione 2
sono belli, devono esser ben detti, quindi c’è corrispondenza tra contenuti
formali e morali. Una forma che compiace il pubblico è chiave per espri- Prima del Re Sole: Richelieu (1585-1642), Mazzarino, Anna
mere qualcosa.
Il periodo dei classiques francesi è tra il 1660 e il 1680 con La Fontaine, Ra- d’Austria
cine, Molière, Perrault. In questo ventennio gli autori viventi vengono ra-
pidamente inseriti nel canone degli autori insegnati in classe, in quanto c’è Contesto storico e politico nella Francia del ‘600: sedata la rivolta aristo-
totale corrispondenza tra pubblico e autore. I punti fondamentali sono la cratica (la Fronda, 1654-55, sconfitta dal cardinale Mazarino e la regina
verosimiglianza, la naturalezza e la risposta a ciò che il pubblico può accet- Anna d’Austria), è la fine del tentativo aristocratico di mantenere un pote-
tare con una consonanza di gusto e di lingua. La lingua dei classiques è la re politico ed economico. Richelieu è primo ministro e ministro della cul-
lingua di corte, del suo pubblico: l’uso della corte stabilisce la norma lin- tura: ci deve essere un’ideologia regale che permetta al potere politico di
guistica – non una lingua normativa ma una lingua d’uso. Questa immedia- affermarsi e quindi organizza e struttura, centralizzando, il regno e l’attivi-
tezza di rapporto rende classici gli autori che stavano scrivendo (tanto che tà culturale. Nel 1635 l’Académie française decreta con dei premi la fama
opera manoscritta era letta nei salotti per poi essere editata). Boileau scrive degli autori. Inizialmente essa ha un compito linguistico: il francese si sta
l’Art poétique riprendendo i canoni delle esperienze francesi e riconoscen- costituendo, nel 1530 Francesco I aveva obbligato l’amministrazione a
doli nella produzione contemporanea. scrivere documenti in francese (in opposizione al latino delle istituzioni
La consapevolezza è espressione del classicismo e questa consapevolezza ecclesiastiche). Richelieu fa una sistematizzazione. Classicismo come pa-
genera inquietudine. Il classicismo è un movimento che torna nel corso dronanza della lingua:
dei secoli (classicismi), anche nel ‘900, dopo la prima guerra e la seconda • Épurer: smantellare tutto ciò che non rende chiara la lingua, ciò che è
guerra mondiale (fiducia nella parola come possibilità di trovare nella for- erudito e non permette una chiarezza. Sono eliminati neologismi, calchi
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sul latino, sul greco, sull’italiano, e anche termini volgari e sgraditi per- perchè l’onore è ciò che lo rende un cavaliere. In caso contrario, non sa-
chè troppo bassi, in quanto è necessaria una forma adeguata alla corte rebbe un cavaliere degno e quindi non potrebbe essere amato da Chiméne.
francese. La lingua comunica una realtà epurata e ben organizzata – Il duello è vinto, ma Chiméne chiede giustizia al re: di fronte all’offesa ri-
idea che il potere vuol dare di sé. Fissare il buon utilizzo significa essere cevuta non agisce offendendo, ma anzi afferma autorità del re. Il re però
attenti all’uso della corte, a come si parla, a qual’è la lingua del momen- manda in guerra Don Rodrigue contro i sopraggiungenti Mori: è talmente
to, davvero: si guarda all’uso, pur limitato alla corte. bravo che diventa il Cid, signore degli Arabi sconfitti. Il re non può dun-
• Fixer, in quanto ciò che è chiaro e razionale, la forma che indica un tal que condannarlo a morte, per l’assassinio del padre di Chiméne, ma lo
contenuto è una e immutabile. Fissare vuol dire trovare la parola giusta condanna ad aspettare un tempo minimo per sposare la figlia dell’ucciso.
da usare. La lingua è controllata. È come dire che la stessa corte è im- I critici accusano la pièce di essere inverosimile, in quanto la principessa
mutabile, dato che la corte stessa detta la norma. non può sposare l’omicida del padre. Il verosimile è ciò che il pubblico si
Epurazione e chiarificazione. Cartesio scrive Il discorso sul metodo (1637) in aspetta. Corneille in realtà risponde richiamando il fatto che l’arte rispec-
francese; è l’opera di filosofia che insegna il metodo ragionevole per capire chia la realtà: il fatto può essere inverosimile per il nostro gusto, ma in
la verità sul mondo. È una scelta importante, in quanto proprio il francese realtà è successo davvero. Peraltro Corneille mette in scena una tragedia su
è visto come la lingua per esprimere al meglio tutto. L’opera dà metodo di Medea, personaggio non conforme all’etica della corte, in quanto sfugge
contenuto e di forma stessa. La chiarezza della forma è in rapporto im- alla giustizia protetta dagli dei, nonostante abbia ucciso i figli: un perso-
mediato con la chiarezza nei contenuti. Un francese è abituato alla disser- naggio cattivo, negativo, ma che alla fine, avendo una natura sovrannatura-
tazione con una struttura del discorso che dà importanza a tesi, antitesi e le, sale al cielo. Un eroina cattiva, barbara, straniera, è un soggetto perico-
conclusioni: c’è struttura che veicola chiarezza, struttura che nasce in que- loso: stride, non può insegnare il giusto. Corneille risponde di essere con-
sti anni. sapevole della negatività, ma il cattivo è affascinante e diverte il pubblico.
Il lavoro dell’Académie forma le regole base della composizione. Aristote- Oltretutto, il pubblico ammira la grandezza del cattivo, ma ha la capacità
le, Orazio e il patrimonio italiano sono i modelli per creare queste norme di discernere il bene dal male (Corneille si pone in contrasto con chi dice
che sono un aiuto agli autori, metodo per produrre il capolavoro. di guardare le cose buone perchè bisogna condurre verso il giusto). C’è
una sfiducia nel pubblico che obbliga gli autori a contenuti etici chiari e
Pierre Corneille (1606-1684) diretti.

Pierre Corneille (1606-1684) si rifiuta di entrare nel gruppo di autori che Le regole non sono amate in quanto regole ma sono strumento per otte-
devono stabilire delle norme: è legato alla tradizione barocca contro il bi- nere un capolavoro: davanti a questo centralismo politico c’è anche uno
sogno di razionalizzazione. Tutto ciò che era decor, ornamento, concetti- scontro con l’aristocrazia e la stessa cultura.
smo verrà poi eliminato dal razionalismo. Dopo Le Cid, tragicommedia Richelieu scrive abitualmente su «La Gazette», settimanale in cui c’è un
(ibrido barocco) rappresentata per la prima volta nel 1637, viene contesta- giudizio su quello che si accade, e anche l’elenco degli spettacoli teatrali. Il
to pesantemente nonostante il successo della pièce. teatro era composto da un parterre dove la gente meno ricca stava in pie-
Trama: Don Rodrigue è innamorato di Chiméne (amore legittimo), ma il di, e dalle poltrone nelle pareti a fianco, per l’aristocrazia. Gli uomini sta-
padre di lei schiaffeggia il padre di lui; nel ‘600 vige ancora un’etica aristo- vano in scena, di fianco al palco. Gli attori si travestivano con coturni alti e
cratica fondata sull’onore, dunque il padre di Don Rodrigue chiede al fi- parrucconi, dovevano essere figure grandi e alte per farsi riconoscere. L’a-
glio di uccidere il padre di Chiméne per vendicarlo. È meglio sacrificare spetto e l’oratoria anche esagerata son tipici degli autori. Richelieu fa co-
l’onore o l’amore? Per Don Rodrigue non c’è dubbio, va vendicato il padre struire sale, sovvenziona drammaturghi con pensioni (stipendio mensile):
promuove il teatro, lo rende possibile a Parigi, ma d’altra parte lo control-
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la, in quanto gli autori devono essere conformi alla cultura promossa dal trovare contenuti da veicolare. La conversazione è un’arte (insegnamento
potere. dall’Italia). Il lavoro di maitrise, la competenza formale, l’etichetta sono in
vista di capacità di relazione, comunicazione. Il sonetto costringe alla per-
Luigi XIV (1638-1715) fezione: attenzione a elementi costrittivi che obbligano alla perfezione.
Luigi XIV impone anche l’uniformità religiosa, soffocando ateismi, deismi
La Fronda fu una serie di guerre civili in Francia tra il 1648 e il 1653, av- e presenza di potere protestante. Enrico IV con l’editto di Nantes del
venute nel mezzo della guerra franco-spagnola, iniziata nel 1635. È un 1598 aveva stabilito che i protestanti professassero il loro culto nelle zone
momento di sconfitta a cui segue la monarchia di Luigi XIV. Nel 1661 a ovest e a nord, la parte ricca della Francia legata all’Inghilterra. La libertà
Luigi prende effettivamente il potere. La sua prima esperienza politica è la individuale sta scomoda a Luigi XIV, che combatte gli aristocratici fino a
fuga da Parigi da bambino, a causa della rivolta aristocratica: se la ricorda revocare l’editto di Nantes nella seconda parte del regno (editto di Foin-
bene e non vuol farla accader mai più. Di conseguenza, una volta diventa- tainebleau, 1685): per l’economia francese questo porta a disastri, in quan-
to re decide di centralizzare il potere, mediante funzionari (intendenti) to gli aristocratici se ne vanno. I giansenisti, la parte più rigorosa del catto-
borghesi che gestiscono il potere amministrativo e fiscale. Essi possono licesimo, all’inizio sono appoggiati, ma successivamente saranno il loro
comprare cariche aristocratiche. Uno dei ministri più importanti è Colbert. eccessivo rigore costerà loro la condanna con la bolla papale.
Il regno di Luigi è inoltre caratterizzato dall’espansionismo nelle colonie e L’uniformità culturale avviene sull’onda di Richelieu, che aveva fondato le
in Europa. In realtà nella seconda parte del regno rimane solo l’immagine Accademie della musica, delle scienze ecc. “Accademico” è il massimo di
ideologica di lui vincitore. riconoscimento in questo periodo, in quanto indica colui che corrisponde
Dopo la Fronda i nobili costituiscono il decor della corte: la più grande ai canoni stabiliti. I canoni derivano da tradizione classica antica in quanto
aspirazione dell’aristocrazia diventa partecipare alle attività del re (sport, universali, assolti, sciolti dalla contingenza. L’arte di Luigi XIV vuol passar
danza, divertimento ecc.). Si stabilisce un’etichetta rigidissima in cui la per sempre alla storia, essere una bellezza che dura. Il carattere immutabile
funzione a corte è gerarchica e piramidale. C’è un cerimoniale preciso, os- dell’opera d’arte è forma di padronanza davanti ad una realtà che sembra
servato con devozione, nei confronti del re (che è unto del Signore, pro- sfuggente: i classici insegnano che l’uomo necessita di un controllo per
clamato a Reims, dove è scelto da Dio, e quindi lo rappresenta in terra). resistere alla natura imperfetta di cui è fatto. L’arte, la cultura (insieme a
Luigi XIV è re taumaturgico che guarisce e per questo c’è devozione alla politica e Chiesa) come ciò che dà la regola, indica il bene, la possibilità di
sua figura. dominare la fragilità che l’uomo è. Arte come riferimento per una padro-
Anche nel Cortigiano c’è etichetta e forma importante per veicolare conte- nanza assoluta sulla propria fragilità, caos, irrazionale.
nuti di buon governo: il cortigiano deve avere buone maniere (forma) e
consigliare al principe (contenuto). In realtà questo binomio forma-conte-
nuto con il tempo si abbassa alla forma. L’uomo di corte francese non è
così erudito come il cortigiano (pedante ma anche pieno di contenuti), ma
compiace il re, è dotato di ragionevolezza nel trovare il compromesso,
deve trovare equilibrio tra ciò che reputa giusto e vero e ciò che deve
compiacere il proprio sovrano. Meno governo, più conversazione. La con-
versazione a corte è un importante momento di cultura: è momento di
equilibrio, arte raffinatissima che esprime tolleranza, apertura ecc. La for-
ma giusta è in grado di veicolare un contenuto, anche se diventa difficile

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Jean Racine (1639-1699)


18.09.2019 – Lezione 3................................................................................................................................................ 9
La Tebaide o I fratelli nemici ....................................................................................................... 9
Alexandre le Grand ..................................................................................................................... 10
Andromaca ................................................................................................................................... 10
Berenice ......................................................................................................................................... 11
23.09.2019 – Lezione 4.............................................................................................................................................. 11
Fedra .............................................................................................................................................. 12
24.09.2019 – Lezione 5.............................................................................................................................................. 15
Préface ...........................................................................................................................................15
Atto I. Scena 1 ..............................................................................................................................17
Atto I. Scena 3 ..............................................................................................................................18
25.09.2019 – Lezione 6.............................................................................................................................................. 18
Atto I. Scene 4-5 ..........................................................................................................................20
Atto II. Scena 2 ............................................................................................................................ 20
Atto II. Scena 5 ............................................................................................................................ 20
30.09.2019 – Lezione 7.............................................................................................................................................. 21
Atto III. Scena 2 ..........................................................................................................................23
Atto III. Scena 3 ..........................................................................................................................23
Atto III. Scena 5 ..........................................................................................................................24
Atto IV. Scena 3 ........................................................................................................................... 24
Atto IV. Scena 4 ........................................................................................................................... 24
Atto IV. Scena 6 ........................................................................................................................... 24
01.10.2019 – Lezione 8.............................................................................................................................................. 24
Atto V. Scene 4-5 .........................................................................................................................25
Atto V. Scena 6............................................................................................................................. 25
Atto V. Ultima scena ...................................................................................................................26
02.10.2019 – Lezione 9.............................................................................................................................................. 27
Commento ....................................................................................................................................27
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Racine nasce nel 1639, nella generazione di Luigi XIV. Corneille è ancora cietà fatta di feste, di ricevimenti, di apparenza, andare a Port-Royal (retrait,
attivo quando Racine inizia a scrivere; è il grande vecchio onorato, e in ritirarsi dalla vita mondana abituandosi al silenzio per ritrovarsi). In tutto il
quanto classico Racine osa confrontarsi con il vecchio Corneille (scrive disordine e la fragilità, tramite l’esercizio spirituale e letture si ritrova se
una tragedia con lo stesso titolo per mettersi in competizione con lui). Ra- stessi: è un altro ordine di disciplina che, diversamente dall’etichetta a cor-
cine nasce vicino a Parigi da una famiglia della piccola aristocrazia; perde te, è tutta interiore.
entrambi i genitori nei primi anni di vita. È educato dalla famiglia paterna Ci sono autori come il teologo Antoine Arnauld che decidono di ritirarsi.
(la nonna e la zia). Le due tutrici lo portano al monastero di Port-Royal, Lancelot insegnerà alle superiori al monastero. Pascal decide di frequenta-
fondato all’inizio del XIII sec. per educazione femminile, in seguito diven- re questa scuola. Arnauld viene accusato di essere protestante, in quanto il
ta un luogo di potere temporale, politico, economico e di formazione in discorso sulla grazia è tipico dei protestanti. Chiede aiuto a Pascal, perchè
generale. questi era bravo a scrivere: nelle Lectres du provincial Pascal mette in scena
Angélique Arnauld, proveniente da una famiglia parigina (nobilitata per un dialogo con domande sul comportamento e le risposte tipiche gesuite,
cariche di magistratura), diventa badessa e si accorge della perdita dei fon- davanti alle quali rimane scandalizzato. Descrive la società con gli occhi di
damenti spirituali tanto che rifonda il monastero con un’opera di epura- un estraneo. Il modo in cui scrive è brillante, divertente tanto che il giudi-
zione, si trasferisce a Parigi e rifonda il monastero come luogo di rigore, zio sui gesuiti è pessimo: la morale di compromesso è guardata male.
attività spirituale ecc. Chiama Jean Duvergier de Hauranne, abate di Saint- Sempre a Port-Royal viene pubblicata una Grammaire general.
Cyran, figura di spicco perchè porta in Francia l’opera di Giansenio (che Racine quindi ha un’ottima formazione; impara il latino, il greco – nelle
ha pubblicato l’Augustinus in Olanda). Saint-Cyran la diffonde per incenti- letterature classiche i personaggi sono graziati dalla divinità, senza la cui
vare un rigore cattolico. grazia l’eroe soccombe al suo destino –, impara anche la sua lingua in
I Gesuiti nella Francia del ‘600 sono il movimento più forte in Francia, in modo chiaro e razionale. Il verso raciniano alessandrino condensa ed epu-
quanto presenti a corte (si occupano della formazione e dello spirito del- ra grazie alla sua formazione. Si deve alla sua educazione anche la conce-
l’aristocrazia). Sant’Ignazio dà una struttura militare alla formazione gesui- zione pessimistica dell’essere umano.
tica, che va nel mondo fidando nella grande capacità retorica (Si fa teatro Paul Bénichou ne Le morali del grande secolo (1948) divide il XVII secolo in:
anche per imparare la persuasione). Essendo l’aristocrazia poco rigorosa i • Gesuiti e aristocrazia. Primi decenni. Morale condizionata dal cattolice-
gesuiti giustificavano molto. Diversamente, il rigore di Giansenio era cen- simo gesuitico, condivisa dall’aristocrazia e legata a coraggio, eroismo,
trato su Sant’Agostino e su un percorso spirituale che esalta la grazia divi- bene pubblico (Corneille) con personaggi liberi e capaci di scegliere per
na come unica possibilità di salvezza. Arnauld invita Saint-Cyran che pre- il bene.
dica l’importanza della grazia e l’importanza della preghiera e la riflessio- • Giansenisti. Concezione negativa dell’essere umano incapace da solo di
ne, attività meditative in attesa della salvezza. Questo stride con la vita far del bene (Pascal dice che siamo come canne, siamo piccoli, mentre il
mondana e di corte sostenuta dai Gesuiti che sostengono l’attività dell’ari- potere superiore salvaguarda la nostra fragilità). Racine mette in scena
stocrazia, l’importanza del coraggio, della forza ecc. quindi degli anti-eroi.
Corneille ha una formazione che valorizza la scelta umana, il coraggio, la • Morale epicurea, libertina, di equilibrio mondano, distante da cattolice-
capacità di far del bene e non far il male mentre Racine è educato dalla simo. Molière e nuovo centro dominante borghese.
pétit écol di Port-Royal dove è insegnata l’oscurità dell’animo umano davanti Racine a 19 anni esce dal monastero, dopo aver vissuto in queste scuole
alla misericordia divina. È come se la società del tempo si sia resa conto gianseniste. Conclude gli studi di filosofia e torna da uno zio, probabil-
dell’interesse di questi luoghi che insegnano una vita opposta alla vita mente in attesa di beneficio o sostegno ecclesiastico, quindi se ne va a Pa-
mondana: il monastero infatti si ingrandisce e poi costruisce parte di ac- rigi nel 1660. Incontra un altro mondo con al centro la vita mondana, che
coglienza per chi vuole meditare. Diventa una moda del tempo in una so- lo seduce. La passione teatrale nata a scuola qua prende forma: passa dallo
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

studio del greco alla partecipazione alla vita teatrale, tanto da conoscere pubblico. Un altra forma è l’opéra di derivazione italiana: distrae, diverte
Molière (scavezzacollo che spende per il teatro) e La Fontaine. In occasio- (Pascal scrive nel suo trattato che di fronte all’abisso del proprio male
ne delle nozze di Luigi XIV nel 1661 Racine scrive i suoi primi versi per l’uomo si di-strae, si di-verte guardando altro rispetto alla sua fragilità. Se il
essere accolto a corte. Il re si ammala e lui scrive un’ode sulla sua convale- mondo è affascinato dal divertimento è perchè non vuole dedicarsi alla sua
scenza, poi un’altra sulla fama della poesia. Il re inizia a pensionarlo e lui si fragilità, al riconoscere la propria miseria per poi chiedere a Dio la grazia).
distacca dallo zio, diserta le riunioni a Port-Royal e frequenta sempre più il Più il divertimento è incessante, più rivela un vuoto al di sotto: sono facce
teatro. Affida alla compagnia di Molière (vedi Le avventure galanti del giovane della stessa medaglia di questo secolo.
Molière) la sua prima opera teatrale. Racine propone in questo contesto la Thébaïde. La famiglia di Edipo è se-
gnata dalla Moira, da un destino infelice. Riporta Sofocle, Euripide e il
18.09.2019 – Lezione 3 giudizio di Aristotele sui due. Il teatro non è originariamente divertimento,
canto lirico, ma luogo di sacrificio, luogo di incontro-scontro tra Dio e
La Tebaide o I fratelli nemici l’uomo. Per questo lì si deve tornare. Fin dalla sua infanzia Racine è inte-
ressato da questo destino che incombe sulla vita dell’uomo, da questo
Rappresentata per la prima volta al Palais-Royal. Nel 1664, è la sua prima scontro squilibrato tra uomo e Dio, dall’impotenza che genera la tragedia:
tragedia messa in scena. Fin da subito c’è l’interesse per il teatro antico. ne consegue un teatro essenziale, da ricondurre a quell’unico momento di
Racine da una parte va contro il teatro eroico di Corneille. Quello di Cor- presa di coscienza che il teatro greco aveva messo in scena.
neille (che inizia negli anni ’30 e prosegue fino agli anni ’70) è un teatro Racine curerà dagli anni ’70 delle edizioni delle sue tragedie insieme a
eroico in cui i protagonisti sono immagine dell’aristocrazia francese. È commenti e illustrazioni. Frontespizio originale della Thébaïde: c’è la musa
teatro etico che si rivolge all’uomo onesto, e ha come punto cardine il sa- con una corona e un pugnale. La corona sta anche dietro in quanto la tra-
crificio dell’interesse personale a favore del bene comune (attraverso il gedia è storia di re e regine che in modo veloce si trovano in una condi-
bene di tutti passa il bene del singolo). È valorizzato il sentimento genero- zione misera: sono paradigma della condizione umana di grandezza e mi-
so: Cartesio scrive un trattato sulle passioni (i sentimenti umani: odio, seria. La corona non è infatti stabile, è destinata a cadere. Davanti è rap-
amore, gelosia…) in cui prevale il sentimento moralmente migliore nella presentato lo scontro tra Eteocle e Polinice: Edipo cieco lascia la città ai
scelta umana contro gli istinti più bassi. La passione dell’amore è profon- figli e i figli, non trovando accordo, si scontrano nella battaglia dei sette
damente positiva e prescinde dal possesso e dalla gelosia e si risolve in un contro Tebe. I due si uccidono. Il soggetto della tragedia è quindi un odio
bene per l’intera umanità. La generosità è la capacità di allargare i confini tra i due fratelli gemelli: questo odio genera pietà e terrore, evidenti nei
del proprio sentire per sé, per tutti, spendendosi fino al sacrificio della due putti ai lati. Il nemico è parte della famiglia, ha le tue stesse origini (in-
vita. Questo messaggio morale legittima la aristocrazia e la sua potenza nel cestuose) a causa del peccato che precede la nascita dei due fratelli e ne
mondo. L’eroe si fa vedere, si fa ammirare: anche il cattivo si fa ammirare segna il destino. I due fratelli, essendo identici, rappresentano un’autodi-
nella sua grandezza negativa. È un teatro che esalta il teatro in quanto pos- struzione: qua il nemico è vicino a sé, è una sorta di “sé stesso”. Il teatro
sibilità di messa in mostra davanti ad un pubblico: è un’illusione ancora di Racine non è di azione ma lo scontro è interiore, tra sé e sé, tra la gran-
legata al barocco, ma capace di mostrare una verità universale dietro. La dezza e la miseria umana, è la presa di coscienza di uno scontro impari. In
scelta non è costrittiva, ma esalta la capacità umana (Don Rodrigue è ama- realtà Racine nella Thébaïde non riesce a costruire il personaggio che com-
bile in quanto sceglie di far il suo dovere). batte contro di sé (giudice e aguzzino di sé) ma lo sdoppia in due fratelli.
È questo il teatro nelle sale di Parigi, pure accompagnato ad un altro tipo Il personaggio sulla destra è una donna spettatrice: le donne erano il pub-
di teatro d’effetto, in cui l’ingegneria è avanzata e permette di divertire il blico già interessante e più presente a teatro. Racine si rivolge proprio alle
donne in quanto il suo non è teatro di azione ma di commozione, in cui la
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

presa di coscienza di una condizione umana disperante provoca lacrime. Il Bourgogne. È la prima rottura: è un po’ un opportunista, il suo carattere è
pubblico non guarda questo duello (il teatro non ci rappresenterà il san- tosto e desidera aver successo, rappresentare quello che vuole senza nes-
gue, l’azione – sull’onda della tradizione classica – in quanto il conflitto è suna remora. La tragedia è ambientata nel momento in cui Alessandro en-
interiore: il personaggio parla del conflitto) e suggerisce che non il conflit- tra in contatto con due re indiani che si contendono l’amore di una princi-
to ma il racconto dello stesso genera la sua tristezza e la sua commozione. pessa. Appoggia uno dei due perchè innamorato della sorella: storie
Il duello è infatti raccontato da Creonte a Giocasta e Antigone: è teatro di d’amore, corteggiamento ecc. I due re combattono, ma il tutto è in secon-
parola e non di azione. Tanto più il conflitto è mostruoso, tanto più la pa- do piano: l’attenzione è su Alessandro e la sua storia d’amore. Racine si
rola sarà in grado di renderlo dicibile: più confuso è il conflitto, più chiara allontana dal teatro greco, in un compromesso per ottenere fama e succes-
sarà l’espressione. La parola nasce infatti da una disciplina in grado di epu- so. Criticato per la non verosimiglianza, la non corrispondenza storica
rare il più per cogliere le parole migliori per rendere il conflitto. Proprio la ecc., e quindi ritorna all’origine e al desiderio di dare a Parigi un teatro gre-
forma pecca qua, è esageratamente patetica, con punti esclamativi, enume- co. Vuole rimanere autore tragico.
razione di interrogative incalzanti mentre il gioco di litote, ellissi, sordina
(Spitzer parla di “effetto sordina” come un gioco di suggerimenti, di Andromaca
“dico-non dico” che commuove ma non scandalizza). Il piacere è dato
dalla padronanza che la parola giusta dà rispetto ad un’interiorità oscura: Racine mette in scena l’Andromaca di Virgilio, che ha già visto morire Et-
che la parola riesca a rappresentare la confusione è una forma di piacere, tore ed è schiava di Pirro nell’Epiro. Decide di mostrare l’imperfezione
di vittoria. Metter in forma qualcosa permette di avere padronanza del degli eroi, al contrario di Corneille. L’eroe non ci appartiene, è desueto:
conflitto e dà impressione di superare lo stadio misero e irrazionale che è mette in scena la generazione successiva ai grandi eroi, che ha perso l’eroi-
l’umano. L’effetto catartico non è banalmente un denunciare lo sbaglio ma smo, non è in grado di superare le passioni nel bene comune, non riesce a
è la possibilità che la forma dà di vincere l’informe. È l’illusione di maîtrise sacrificarsi per il popolo. Si rifà ad Aristotele (che dice che i protagonisti
(padroneggiare culturalmente l’esperienza umana): se la cultura riesce a devono esser imperfetti) e mette in scena degli anti-eroi.
dire quella che è esperienza, allora un’intera civiltà ci aiuterà a conviver tra La tragedia è “a catena”: Oreste ama Ermione, che ama Pirro, che ama
noi. L’idea di Racine è riuscire a governare la bestia in noi mediante la Andromaca, che ama Ettore, che è morto. La novità della pièce è che il fi-
forma. glio di Andromaca è sopravvissuto: lei vive con il figlio. Pirro, figlio di
Il successo della Thébaïde non è immediato per il contenuto presentato: Achille destinato al potere, si innamora della schiava Andromaca: la vor-
Giocasta si uccide, Creonte, che rappresenta il potere in grado di portar rebbe sposare rendendo suo erede Astianatte. È inaccettabile, politicamen-
ordine, appare poco convincente tanto che il pubblico non si commuove te scorretto, paradossale: Oreste viene mandato come ambasciatore dai
ma si terrorizza. Molière oltretutto rende meglio come comico (per l’abili- Greci per fermare Pirro. Questi era fidanzato con Ermione, figlia di Ele-
tà fisica, mimica ecc.) che non come attore tragico, è eccessivo, enfatico e na. Oreste in realtà si innamora di Ermione e quindi è in lotta tra amore e
quindi non amato da una cultura a cui non piace l’eccesso. dovere, incapace di essere ambasciatore perchè attraversato da questa in-
sana passione. Pirro sposa Andromaca e Ermione convince Oreste a ucci-
Alexandre le Grand dere Pirro: è un gesto antieroico per eccellenza, uccide un suo confratello.
Ermione stessa, alla notizia della morte di Pirro, si uccide, provocando la
Racine cerca di assecondare il pubblico riprendendo il romanesque con sto- follia di Oreste. Solo Andromaca rimane fedele a suo marito, ma comun-
rie d’amore e galanteria: scrive nel ’65 Alexandre le Grand dedicandola a que è in lotta in quanto Pirro avrebbe potuto uccidere Astianatte. Andro-
Luigi XIV. Dopo un litigio con Molière porta la tragedia all’Hotel de maca, dato che non appartiene a quel mondo (appartiene a un’altra gene-

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

razione di eroi), ha un contatto metafisico con il marito morto: esce di ca difficile rispecchia la madre di Luigi XIV. Anche per questo è una pièce
scena andando alla tomba di Ettore, recupera la sua forza (retraité ?), si immensa che ha successo a Parigi.
sposa con Pirro e dovrebbe suicidarsi, ma Pirro viene ucciso. Quindi lei Racine risponde alle critiche di un’Andromaca che dovrebbe suicidarsi, per
alla fine è regina. essere più verosimile: ma per Racine l’assunzione di un potere regale è più
È evidente che questa nuova generazione non resiste alle sue passioni ma forte di sentimento personale. Andromaca quindi è una vera eroina. Raci-
soccombe, incapace di un atteggiamento eroico. Non succede nulla fin ne lavora su questo punto: nella prima versione della pièce un messaggero
dall’inizio, c’è una continua conversazione tra i personaggi che è tragica, in raccontava che Pirro era stato ucciso, poi entrava Andromaca e incolpava
quanto non riescono ad essere come i loro genitori. Si vede la dipendenza Ermione, la quale si uccideva. In una versione successiva, nel momento in
dal mondo greco ma anche la lontananza da esso: i personaggi non resi- cui si dice che Pirro è stato ucciso, il popolo guarda Andromaca e lei ordi-
stono allo scontro con il fato, ma soccombono. I personaggi sono attratti na che vengano cercati i regicidi. È più d’effetto così senza sentirla parlare.
in maniera centrifuga e centripeta dal palazzo, attraversati dalle passioni
più meschine: un amore meschino e malato in quanto non è tale, è un Berenice
amore che vuole un dominio, un possesso sull’altro, una malattia che ti
consuma, ti trasforma in qualcosa di altro da te. È passione a cui non si In concomitanza con Corneille, Racine mette in scena una Berenice. Da una
può porre rimedio. Pirro muore davanti all’altare del matrimonio, rievo- fonte di Svetonio inizia il Préface. Tito si innamora di Berenice, principessa
cando l’altare sacrificale tragico. Oltretutto anche Troia è ricordata: An- orientale, a cui rinuncia per doveri di stato. I 5 atti sono fatti per far pren-
dromaca evoca l’immagine dell’incendio con Pirro carnefice. Incombe un dere coscienza a Berenice del fatto che l’amato sceglie altro da lei. Anche
altro luogo non rappresentato, una sorta di Troia bruciata dalle passioni qua c’è un grande successo di pubblico accompagnato da critiche, in quan-
che è il palazzo. La memoria di un luogo del passato è presente nel palaz- to, rispetto a Corneille, Racine nella sua tragedia non fa accadere nulla:
zo. tutta la parte romanesque non c’è e quindi lui si deve difendere con il Préface.
L’unità del luogo è significato della tragedia, non solo una regola tragica: La storia d’amore è un incontro tra occidente e oriente; c’è una gravità di
siamo inchiodati lì nel palazzo con passioni mostruose che distruggono. passioni che eccitano. Il teatro risveglia, ricorda al pubblico quali sono le
L’unica che esce da lì è Andromaca, personaggio fuori dal tempo che at- passioni violente che ci agitano. Non ci sono cadaveri, ma non è una ne-
tinge la sua forza in uno spazio metafisico e quindi fedele ai valori dello cessità avere l’azione: per protagonisti grandi, l’azione deve esser grande
spirito. Lei passa e ritorna, attraversa il suo spazio umano ma non vi resta, perchè riguarda loro e grandemente cambia il loro destino. I re e le regine
non vi soccombe. Quindi unità di luogo come forma claustrofobica dove sono infelici perchè vedono il rovesciamento della loro condizione. L’eroi-
siamo rinchiusi. Anche unità di tempo: non c’è tempo, potrebbe accadere cità non sta nel personaggio ma negli attori che, eroicamente, nel modo
ovunque, è un unico tempo che non ha futuro. Il tempo dell’umano dove migliore, recitano (importanza della forma). Devono emergere le passioni
passato e presente si identificano senza il futuro. Quindi senza tempo e (maggiore è la violenza, più la forma deve essere adeguata per esprimerla).
senza luogo, o con un unico tempo e un unico luogo. Alla violenza delle passioni corrisponde una tristezza, una commozione
La galanteria e il corteggiamento son ben sfruttati da Racine (finzioni, or- maestosa. Le emozioni violente, eccitate sono contrapposte a una tristezza
goglio ecc.): concilia quindi il linguaggio amoroso in un palazzo, in una maestosa; non una reazione emotiva, ma la commozione come consape-
dinamica tragica. volezza che anche i grandi sono attraversati da passioni; si riscatta nella
Racine dedica la tragedia alla madre di Luigi XIV, Anna d’Austria, anche forma generando una tristezza così.
lei straniera come Andromaca, donna che nel momento in cui rimane ve-
dova di Luigi XIII assume la sua responsabilità e fa fronte alla Fronda. La 23.09.2019 – Lezione 4
figura della regina-madre-vedova che deve vivere in una condizione politi-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

particolare non interessa, si mette in scena l’uomo classico, identico a sé


Nel Préface di Berenice, Racine propone una tragedia dalla trama spoglia, nei secoli.
senza azione, senza intrigo, contrapponendosi al teatro contemporaneo. È un luogo unico, chiuso, claustrofobico, in qualsiasi palazzo, corridoio,
Questa è la novità del teatro classico raciniano. Racine da una parte si con- camera reale, un luogo in cui l’essere si rifugia tentando azioni che lo al-
trappone a Corneille (il suo è un teatro dove l’azione per il bene configura lontanino, ma inevitabilmente resta lì. Il personaggio tenta di rifuggire da
l’eroe sulla scena), che aveva scritto Tito e Berenice. È un teatro vecchio, con uno sguardo, tentativo che si scontra contro l’idea stessa di teatro, dove il
eroicità non contemporanea: abbiamo capito che non siamo capaci, e per pubblico guarda, sguardo ultimo da cui è impossibile sfuggire. Quindi c’è
questo abbiamo lasciato il controllo alla struttura politica, religiosa, ecc., una sproporzione tra l’incapacità umana e lo sguardo divino che giudica. È
incapaci di essere eroi della nostra stessa esistenza (Bénichou, Moral du impossibile vincere, si può solo prendere consapevolezza della condizione
grand siècle). Il re con il controllo può permetterci di non abbandonarci alla umana che non ha evoluzione, futuro, ecc.: la presa di coscienza è sostan-
nostra condizione imperfetta. Possiamo solo pregare per la assoluzione, la zialmente una “presa di parola”, un “dire” questa condizione. Nulla acca-
grazia, da noi non conquistabile. Dall’altra parte Racine si contrappone al de se non una consapevolezza che prende coscienza esprimendosi; i clas-
teatro delle feste, il teatro a macchine dove gli effetti speciali si moltiplica- sici hanno la parola come espressione di una coscienza. Ad un caos uma-
no per devertere, distraendo l’uomo dalla sua condizione imperfetta. L’es- no corrisponde infatti una forma razionale che permette un’espressione
senzialità del teatro tipica mente greca viene abbandonata per gli effetti inequivocabile con cui la coscienza del protagonista si esprime: è questa
speciali. analisi lucida, rigorosa e implacabile, che porta all’espressione chiarificante
Il ritorno di Racine al teatro greco significa un’attenzione all’essenzialità l’oscurità, ciò che genera terrore, pietà e piacere, perchè è una forma di
della condizione umana: la complessità della vicenda è già contenuta nella padronanza. La forma tragica è espressione di una maîtrise, padronanza:
condizione del personaggio, senza che nella rappresentazione accadano con perfezione, esattezza si può esprimere una cosa complessa. La trage-
mille cose. C’è una sproporzione tra la propria capacità e l’esistenza stessa. dia è dire questa condizione, metterla in forma (vedi Flaubert), togliendo
Il teatro è presa di coscienza di questa condizione dell’esistere. distrazioni, orpelli ecc. Le unità di tempo, luogo e azione sono uno stru-
«Je crus que je pourrais»: ho creduto di poterlo fare. Ho creduto di poter mento per ottenere questa scena spoglia ed essenziale: anche le regole del
incontrare questi elementi essenziali della tragedia (attori eroici, azione teatro classico sono modalità perchè quel pubblico possa condividere e
unica, passioni incitate) nel soggetto di Berenice. Racine è trovato estre- godere di questa forma adeguata, provando il piacere di una padronanza.
mamente semplice, spoglio, essenziale. Cita Orazio: unità d’azione e sem- Il pubblico cambia nei secoli e Racine vuol piacere ai cortigiani del ‘600: i
plicità. Parla di esempi classici e poi dice di voler far una tragedia “sul contenuti sono gli stessi mentre la forma è ciò su cui lavora. La forma di-
niente”: anche Flaubert dice di “spogliare il soggetto di intrigo”, ricondu- pende da chi ascolta i contenuti.
cendolo ad un’essenzialità dell’esistenza. Quindi la tragedia deve solo met-
ter in forma questa condizione essenziale: è un lavoro di semplificazione, Fedra
riconduzione all’essenza, dove la forma è il fondamento stesso. Fare una
tragedia sul nulla, su un’azione estremamente semplice: il fattore politico Fedra: la luminosa, figlia del Sole, di Minosse e Pasifae: Minosse ha capaci-
sarà secondario, gli scontri, i duelli, il “fare” è eliminato rispetto al tema tà di comando e condanna (poi giudice di Aldilà). Sposa Teseo, fondatore
amoroso. L’esistente è un essere che patisce, che è passionale e prova delle di Atene, eroe che ha sconfitto i mostri (simbolo di una cultura barbara,
cose: l’uomo nasce con la capacità di questi forti sentimenti amorosi, è preesistente), uomo astuto, conquistatore ecc., anche lui porta la luce. A
una condizione che caratterizza l’umano da sempre. Per questo l’uomo in questa parte luminosa corrisponde il destino dovuto dall’essere figlia di
scena non è contestualizzato, non interessa il luogo e il tempo storico: il Pasifae: per un mancato sacrificio di un toro a Nettuno, il dio fa sì che Pa-

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

sifae si innamori di questo toro e dia origine al Minotauro. La parte fem- da un satiro, a riferimento dell’ambito erotico. Alla potnia si accompagna il
minile è maledetta e simbolo di passioni brutali, istintive, generatrici di suo paredro, il toro, figura maschile che permette la procreazione, figlio e
mostri. Fedra eredita questa malattia, imperfezione genetica, che la rende amante della dea: il momento dell’incontro tra i due è una danza che ha
incapace di resistere ad una passione amorosa mostruosa. È quindi un come immagine il labirinto, una danza continua fino al loro incontro.
personaggio conflittuale: da una parte giudizio, ragione, dall’altra l’aspetto Dopo questo il paredro è distrutto, è sacrificato, ha dato il seme e poi vie-
trasgressivo, ferino, irrazionale. È una conflittualità che riunisce la civiltà ne fatto a pezzi perchè il suo sangue possa fecondare ancora. Ritroviamo il
cretese arcaica, pre-ellenica, segnata dal mostro, dai sacrifici, dal sangue, e rapporto innaturale tra madre e figlio, la congiunzione tra donna e bestia,
quella greca ellenica: questo conflitto si risolve in favore della cultura gre- la forza erotica, l’elemento distruttivo, il sangue, ecc.
ca, dell’ordine, della razionalità. In questa risoluzione c’è però spazio per I greci interpretano gli elementi minoici: la cultura greca è patriarcale
l’inquietudine, per una perplessità di ordine, di scarto ecc. (Zeus è principio generatore), l’elemento femminile è ridotto in due
Come mai la regina di Atene, sposa di Teseo, si innamora di Ippolito, im- espressioni femminili (la verginità legata ai boschi in Artemide e l’erotismo
berbe, selvaggio, inetto rispetto a Teseo eroico? Nella tradizione ci sono generatore in Afrodite). L’unione raccontata dalla cultura minoica è consi-
momenti di delirio di Fedra in cui Fedra spiega cosa ama di Ippolito e par- derata malattia: il desiderio di accoppiamento col paredro è un rapporto
la di boschi, foreste, prati verdi, o cavalcate libere, caccia: il tratto selvaggio trasgressivo, l’incesto, il desiderio inammissibile di una donna matura per
di Ippolito. L’indole fuori dalla polis la attrae. Ippolito appartiene ad uno un giovane della stessa famiglia. Anche la costruzione labirintica è quindi
spazio fuori dalle mura, non c’è l’addomesticamento, la famiglia, la cultura: mostruosa, sanguinaria, che Teseo, eroe greco per eccellenza, distrugge
è lo spazio di Artemide, incolto, pre-verbale, in contrapposizione con la tramite una forza tipicamente maschile con la seduzione di Arianna e l’uc-
polis. La parola nella città è la comunicazione, mentre fuori dalla città non cisione del mostro. Torna vincitore, fonda la sua civiltà di luce. Pausania
c’è la parola, il logos: è lo spazio che indica l’immaturità di una civiltà; e spiega l’altalena come immagine dell’impiccagione di Fedra: questa oscilla-
quindi la ricerca di questo non-luogo può essere una degradazione, una zione del corpo ricorda l’altalena della dea cretese, che è attrazione per la
caduta, oppure al contrario una ricerca di purezza, verginità, libertà. Fedra morte cui è destinata Fedra per ciò che si trova addosso. Fedra desidera
è attratta da questo spazio, come se fosse attratta da una zona d’ombra ricongiungersi alle origini senza rinnegare la cultura greca, vuol ricongiun-
(l’ombra per Jung è la figura che il nostro corpo proietta, è la proiezione gere le due femminilità, l’erotismo e la verginità, ritornando all’unità per
che contrasta con il corpo, è una zona conflittuale che rappresenta ciò che cui è stata fatta e che le è negata.
è inconscio, inconsapevole rispetto alla coscienza dell’io. Secondo la psi- Teseo nell’ultima battuta dice di volersi dimenticare di questa vicenda. Fe-
canalisi l’ombra non va calpestata, ma ricongiunta). La luminosa Fedra è dra non riesce ad adeguarsi alla storia, è immatura: di fronte a una società
attratta dalla sua ombra, ciò che lei ha rimosso di sé: innamorandosi di che caccia, ignara dell’organizzazione fondata su agricoltura e politica,
Ippolito è come se volesse riappropriarsi della sua zona d’ombra, del suo rimpiange una storia passata. Resiste alle dinamiche dell’evoluzione che
passato minoico. impongono un’altra sessualità.
La cultura minoica è arcaica, legata alla terra, è matriarcale, l’elemento Racine ha guardato a Berenice, all’epica (Tebaide e Andromaca): in Fedra
fondativo è la madre natura, che viene adorata in quanto luogo di genera- la conflittualità è sì intima e interiore ma si esprime a più livelli, all’origine.
zione. La madre terra – potnia – è rappresentata con sensualità, con grandi Il desiderio di riappropriazione di ciò che la civiltà ci insegna a rimuovere.
cosce, con richiami alla fecondità del corpo femminile e all’erotismo dello Racine pone attenzione al piacere del pubblico contemporaneo e torna
stesso corpo. A volte è anche rappresentata come albero con un seno, o alle origini del classico: regredisce o torna alla purezza delle origini per
una vacca, o come l’altalena, ad indicare l’elemento femmineo che appar- scoprire questa conflittualità da cui le origini hanno preso forma.
tiene alla terra (perchè dalla terra prende la forza), ma dalla profondità del-
la terra poi va verso l’alto (dal seme al frutto, dalla morte alla vita) sospinta La Fedra di Euripide
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Euripide è il primo che scrive due tragedie legate a mito di Fedra: Ippolito uccide impiccandosi. Prima di impiccarsi dice che è stata violata da Ippoli-
velato e Ippolito incoronato. to: non potendo aver l’altro in vita, allora si vuole aver l’altro in morte,
1. Nel Velato c’è il desiderio di Fedra che sposa Teseo, che ha già avuto come se fosse un’ultima ma eterna modalità di congiunzione. Teseo male-
un figlio da un’Amazzone, cultura matriarcale, attenzione ai cavalli: dice Ippolito, che deve tacere e allontanarsi. Poi le divinità diranno che
“Ippolito” significa “briglia sciolte”, “cavalcata selvaggia”, colui che si Fedra ha difeso l’onore uccidendosi, mentre Ippolito ha mostrato la nobil-
lascia andare ad una cavalcata non addomesticata: caratteristiche della tà di un re rimanendo fedele al giuramento. Teseo è simbolo di nobiltà e
madre amazzone. Ippolito è talmente scandalizzato dalla confessione condanna il disequilibrio di entrambi: Fedra che non sa vincere la passio-
di Fedra che decide di velarsi per non vedere Fedra in quanto non ne, Ippolito che rimane solo e resiste alla comunicazione con la polis, con il
vuole esser contaminato dalla malattia di Fedra. Questa confessione è padre; anche se li elogia per la scelta finale. È la conflittualità di Euripide: i
troppo nuda, troppo libera: manca la conflittualità necessaria per met- due personaggi non riescono a risolvere il conflitto d’onore ma, con la
tere in scena questo. Non ha riscosso successo. morte, riescono a compierla mentre meritavano di morire. La congiunzio-
2. Nell’Incoronato Fedra non dice la sua passione, è la nutrice che ne parla, ne naturale riconduce questi elementi innaturali, arcaici nei termini della
fuori scena, ad Ippolito. Questo permette ad una forma teatrale di cultura greca, affidando a Teseo, suo simbolo, l’ordine e la rimozione di
dire la conflittualità di questa donna incapace di dire ciò che prova ciò che ordine non è. Questa rimozione si sente: Euripide la coglie come
perchè malata, e perchè andrebbe contro il suo onore. Il pubblico ap- un’imposizione greca. I due eroi sono simpatici al pubblico, rappresentano
prezza e Euripide nel 428 a.C vince l’Agone. una fragilità nel sistema che va sacrificata ma esprimono nella fragilità una
Euripide è portatore di dubbi e incertezze sui fondamenti della cultura elemento di umanità tipico del pubblico. Oltretutto c’è un sentimento au-
greca, segue la scuola sofista, è consapevole di uno iato tra consapevolezza tocritico del pubblico che coglie il peso della sua cultura che si impone su
del reale e reale stesso. La parola è artificio che cerca un rapporto univoco sessualità, ambiguità ecc. Così succede in Medea: la razionalità di Giasone
con la realtà, ma spesso non è in grado di rappresentarla. Da una parte c’è non aiuta a prevedere il gesto di Medea, ma soccombe. Anche Teseo, che
la parola trasparente che mette a nudo le pieghe dell’intimo, dall’altra la riporta l’equilibrio, tuttavia, preso dal desiderio di vendetta, caccia il figlio.
parola come manipolazione che copre. Il suo è un teatro della parola che è
teatro di ambiguità. È sperimentale, con i suoi grandi dialoghi, rispetto a La Fedra di Seneca
Eschilo e Sofocle. Seneca scrive nella corte di Nerone. Gli interessi filosofici sono più nei
Il tema della confessione di Fedra che deve trovare una forma lo affascina, percorsi individuali di prassi (epicureismo, stoicismo) che nella res publica.
così affascina Racine: questa conflittualità deve trovar espressione, ma Lo stoicismo è resistenza al male delle passioni umane, furenti: contrappo-
come? L’espressione è la possibilità di sublimare questa conflittualità risol- sto al logos, il furor è perdita di consapevolezza di sé. I furentes non riusciva-
vendola. no a gestire la propria vita, perdevano il diritto di civis in quanto alienati da
Euripide mette in scena le due conflittualità, Artemide e Afrodite, e centra una passione che faceva perdere la facoltà di giudizio. Fedra è totalmente
il dramma sulla vittima, Ippolito. Fedra è malata: è smagrita, non vuol più dominata dalla sua passione, dalla malattia. È chiaro il giudizio di Seneca:
mangiare per questa sua passione che il suo giudizio greco condanna. Da- si tratta di una malattia che corrompe la familia, il valore primo romano.
vanti a Ippolito che sceglie di rifiutare l’eros, lei si purifica rifiutando il Fedra è exemplum negativo per eccellenza. Non c’è Artemide, non ci sono
cibo. La nutrice attraverso la supplica la convince a confessare la passione gli dei nel teatro senecano, ma solo animo umano è motore. Il personag-
per cui sta morendo, e quando la confessa, dà una forma, si genera la cata- gio sceglie il male, incapace di leggere il bene. Quando Fedra parla dell’a-
strofe. La nutrice confessa a Ippolito la passione, sperando che sia reci- more alla nutrice, questa dice che non c’è niente di inevitabile, ma Fedra
proca – confessione che non vediamo, ma vediamo Fedra che guarda Ip- potrebbe agire per il bene, potrebbe scegliere di combattere la passione.
polito che reagisce gettando la spada. Per questo Fedra a metà dell’opera si Fedra tuttavia si lascia andare, non rinuncia. È quindi negativa: lo stile di
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Seneca è drammatico, è un teatro che non si vede con gli occhi ma tramite aver ingoiato un veleno. È tutto già presente in Racine: lei è innamorata, sa
lo stile si vede drammaticità degli eventi. Il linguaggio intenso, macabro, che deve morire e deve suicidarsi.
che impone la violenza delle passioni per esorcizzarle. La tragedia inizia
con una scena di caccia con odore dei cani e si chiude con la morte di Ip- 24.09.2019 – Lezione 5
polito fatto a pezzi dal mostro, e con Teseo che raccoglie i pezzi del figlio Préface
tentando di ricongiungere un’integrità. La confessione a Ippolito è diretta:
dice la sua passione attraverso percorso labirintico, prima parlando di Te- • de plus raisonnable sur le Théâtre: Racine dice di mettere in scena “la cosa
seo e poi confessando tutto. più ragionevole”. Euripide concede alla sua Fedra, dovendo rappresen-
tare una conflittualità, una capacità di analisi, una consapevolezza, una
La Fedra di Racine ragionevolezza nel senso classico del termine. La ragionevolezza non è
In Racine è grande il valore della confessione, della parola che esprimendo la capacità di seguire la ragione rispetto al cuore, ma è una capacità di
la passione malata le dà vita e dà inizio alla catastrofe. All’accadimento di giudizio, di analisi. Euripide mette in scena personaggi in una fase criti-
fatti si sostituisce la confessione di un amore inconfessabile. L’espressione ca del teatro greco.
di questo amore genera la tragedia e la catastrofe: è un non-detto che ge- • n’est ni tout à fait coupable, ni tout à fait innocente: la Fedra di Racine è con-
nera la tragedia. Questa confessione verrà detta tre volte in Racine. Oltre- flittuale, si analizza: è tanto attraversata da sentimenti oscuri e malefici,
tutto c’è la confessione di Ippolito, che è innamorato a sua volta di un tanto ha capacità di giudizio. Un eroe non deve essere né completamen-
amore casto e puro per una giovane a lui coetanea. Ippolito viene inteneri- te cattivo né completamente buono. Fedra non è del tutto colpevole né
to tramite il tema amoroso educato, convenzionale per il pubblico. del tutto innocente, è condannata dalla collera degli dei e fa tutto per
Al tempo stesso c’è verosimiglianza: ad un uomo del ‘600 la morte di Ip- sopraffare la sua passione. Quando la scopre ne parla con una confu-
polito sembra esagerata, egli è vittima dell’amore di Fedra e quindi la sua sione che fa vedere che la sua passione è voluta dagli dei e non dalla sua
morte è ingiusta. Ippolito inoltre deve tacere per onore, per non svergo- volontà. Racine privilegia Euripide, in particolare segue la sua idea di
gnare la regina. Racine si inventa una colpa per Ippolito: egli ama Aricia, la analisi, che rilegge in termini cristiani: giudizio morale, auto-condanna;
figlia dei ribelli, condannata a non sposarsi da Teseo. Ippolito trasgredisce parla di colpa, punizione, crimine. La ragionevolezza sta nella capacità
la legge paterna e regale e per questo è punito con la morte. Parallelamen- di analisi rigorosa e puntuale di tutti gli elementi, ma anche nella capaci-
te alla confessione di Fedra, anche Ippolito confessa l’amore per Aricia. tà di giudizio, di condanna di ciò che vive.
Euripide toglie Fedra dal titolo: è una rimozione all’origine tra cultura gre- • efforts: non è colpevole, perchè è la prima che tenta di far di tutto, che si
ca e minoica già dal titolo. Seneca, dato che la rimozione è già stata effet- auto condanna. È un destino fatale che si trova a vivere, contro il quale
tuata e che Fedra è malata e negativa, lascia Fedra nel titolo per condan- combatte invano a cui soccombe.
narla (anche perchè figura femminile spesso protagonista in quanto sim- • moins odieuse: Racine cerca di renderla meno odiosa (rispetto a Seneca
bolo di un soggetto fragile, incapace a resistere alle passioni). Racine scrive che invece vuole provocare repulsione nel pubblico). In Euripide Fedra
Phédre e Ippolite in quanto c’è anche in Ippolito una rimozione. Il pubblico non accusa direttamente Ippolito, ma lascia delle tavolette scritte; in
di Racine è femminile, a lui interessa piacere a pubblico femminile. Essere Seneca c’è l’accusa davanti a Teseo. Qua c’è la calunnia, ma detta dalla
più fragile, emotivo ecc. è positivo per Racine: la donna ha una sensibilità nutrice per istanza di verosimiglianza. Il pubblico non avrebbe accettato
e una emotività più acute e quindi in grado di provare terrore e pietà. Per- che la principessa avesse compiuto azioni così basse e fa sì che sia la
ciò è il pubblico ideale. nutrice a denunciare Ippolito. Lei lo calunnia quando Fedra vive un
Fedra, meglio di Ippolito, è analitica, razionale, giudice di se stessa: si con- momento di confusione al ritorno di Teseo e dopo che lei ha confessa-
danna e sarà lei a riportare la verità dicendo come stanno le cose, dopo
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

to il suo amore ad Ippolito. Racine costruisce un personaggio morale, Aricia porta Fedra a non dire la verità (secondo la psicologia tipica
dettato da appartenenza sociale e politica: con questa morale si vede la amorosa). Non è accettabile che un uomo non accetti l’amore di una
conflittualità di Fedra. È insopportabile a sé indipendentemente dalla donna per un’altra, mentre sarebbe accettabile l’accettazione se egli non
condanna del mondo, è slegata dal giudizio sociale, non si preoccupa ama.
degli Ateniesi ma è distrutta da ciò che lei pensa di sé. È la fine del di- Aricia è trovata in una tradizione testuale (Virgilio): niente di inventato,
scorso di interiorizzazione che Racine aveva iniziato: Fedra è colpevole ma la scrittura è riscrittura del classico. Parla di auteurs.
e giudice di se stessa, da questo non si sfugge perchè non si può na-
scondere a sé la propria colpa. Il personaggio è insofferente a se stesso: [Nel momento della prima il teatro è disertato e son pubblicati molti pam-
la passione amorosa rende il personaggio estraneo alla sua stessa natura phlet contro la Fedra di Racine: all’indomani decide di abbandonare il tea-
(come per in Andromaca). La passione ci può allontanare da noi stessi tro anche perchè ha tale fama da essere nominato storiografo della casa
e uno non si sopporta più (vedi gelosia, invidia ecc.): questo porta al- reale. Solo quando la seconda moglie del re fonda un istituto di giovani
l’autodistruzione, il mostro sei tu. orfane viene chiesto a Racine un teatro biblico, religioso che educhi queste
• Hippolyte: la modalità con cui la violenza si esprime viene edulcorata in donne che sono le attrici. Non le chiama tragedie, ma il soggetto biblico
Racine, rispetto a Euripide e Seneca: non viene calunniato di una vio- sottende la salvezza. Alla prima rappresentazione i nobili sono talmente
lenza effettiva ma per aver avuto il desiderio di violare la matrigna. compiaciuti, le fanciulle son così brave attrici che l’esperienza viene chiusa
Sempre per una verosimiglianza, per un servizio al pubblico. per non portar scandalo.]
L’Ippolito originario, vergine, casto, dedito alla caccia, ai boschi, al cul-
to di Artemide, in Euripide è condannato perchè rifiuta la polis. Dovrà • vertu: alla fine della préface viene ribadita la moralità della tragedia: Fedra
maturare nel suo silenzio rispetto a Fedra e nell’affrontare il mostro. esalta la virtù. Il solo pensiero di crimine è punito più che il crimine
Questa radicalità della purezza, questo essere esente da ogni imperfe- stesso (che non c’è, c’è solo il desiderio). Le debolezze dell’amore sono
zione, per un giansenista come Racine, abituato a Port-Royal e al ritiro, vere debolezze (nell’opera, la passione amorosa piaceva, divertiva, tanto
è fuori moda: la morte di Ippolito quindi è ingiusta, perchè era perfetto. che si flirtava in scena; in Corneille il sentimento amoroso rendeva
Quando muore il pubblico si indigna contro Fedra, contro Teseo ecc. l’umanità più eroica), le passioni sono causa di disordine. Il disordine è
Racine dice che non vuol causare indignazione ma pietà, e quindi lo usato con il solo intento di portare ordine, equilibrio. La razionalità dei
rende un peu coupable. Lui che solitamente è infastidito dall’amore per la personaggi che si esprime nella forma li rende padroni della debolezza,
tradizione classica, ora è innamorato (la più grande innovazione di Ra- capaci di condannarla. Come per gli antichi e in contrasto con il con-
cine). La colpa, il peccato è condizione tipica umana: non appartiene temporaneo, il teatro fa provocare odio per il difforme (ciò che non è
all’uomo la purezza, l’uomo è debole. La debolezza amorosa soprattut- consono alla forma).
to è tipica dell’uomo. Oltretutto l’amore dei due giovani assecondava il • instruire…divertir: alla fine critica i contemporanei dicendo che pensano
gusto del pubblico del tempo. Si crea una sorta di specchio a Fedra di divertire e non istruire: la tragedia invece ha un’intenzione morale.
poiché si sviluppa l’azione in maniera parallela nelle due storie (F+I e
I+A). Nel primo atto c’è stessa struttura: Ippolito cerca di fuggire dalla Critica ai giansenisti e al suo periodo di infanzia: la zia gli chiede di lasciare
passione per Aricia così come Fedra, quando entrambi sono incitati a il teatro e Racine taglia i rapporti con Port-Royal. Solo dopo inizia il dialo-
confessare la loro passione. La confessione, la consapevolezza della go con i maestri antichi, perchè vuol sottolineare che lui fa un teatro mo-
colpa, della vergogna, ha come un’effetto d’eco. Fedra è virtuosa e non rale.
accusa Ippolito in Racine (accusa della nutrice): poi vuole dire la verità Gli intellettuali del suo tempo criticano la passione; in realtà la passione
a Teseo. Vorrebbe discolparlo ma il fatto che Ippolito è innamorato di genera consapevolezza e, grazie alla consapevolezza, la capacità di distrug-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

gere la passione stessa. Si può andar contro il destino fatale della condi- • Théramène: è compagno di Ippolito e apre lo spazio in una geografia an-
zione umana. La consapevolezza del fato, l’impossibilità a conoscerlo e tica senza confini, geografia anche mitologica ecc. Noi non la vediamo
quindi la resistenza ad esso (con conseguente desiderio di annientamento) mai, è spazio evocato e immaginato, è spazio di Teseo ma ignoto ad
sono generatrici della tragedia. Ippolito che vorrebbe diventar eroe come il padre. Allude alla abitudine
Alessandrino regolare: 12 sillabe con cesura alla sesta sillaba. di Teseo di essere un seduttore
Rima plat (baciata) AABBCC • fuirai: fuggirà i luoghi. Lascia intendere l’urgenza di scappare da qualco-
Capacità di concisione: i versi condensano in poche scelte lessicali. Il lessi- sa che c’è li. Si fa più complesso in Racine perché la sua scelta amorosa
co è ridotto (per il lavoro di epurazione e selezione) senza sfumature. Gio- che lo mette in contrasto con il padre sottende uno scontro con il pa-
ca sulla polisemia del termine, sceglie un lessico con forti possibilità se- dre, da un altro punto di vista. Forse davanti alle mille avventure del
mantiche così da evocare un mondo. Si epura il superfluo. padre lui reagisce con l’insofferenza all’amore: da una parte vuole esse-
Gioca sugli accoppiamenti, sulla scelta aggettivale: se il sostantivo è troppo re come Teseo, ma dall’altra aborrisce il seduttore. Non è così fatale e
forte l’aggettivo lo attenua e viceversa. voluto dagli dei che Ippolito si innamori di Aricia, l’unica che il padre
non vuole che lui ami. C’è conflitto con eros, con la seduzione del pa-
Atto I. Scena 1 dre. La tragedia affonda nelle dinamiche profondamente umane del
sentire: prima degli dei l’innamoramento di Aricia si può spiegare con
• La prima scena è una scena di esposizione, si informa il pubblico di questioni umane.
cosa si sta parlando. Inizia in medias res, Ippolito e Fedra sono già inna-
morati. Non accade niente nel teatro di Racine, è tutto già accaduto. Effetto sordina
Dato che ora è insopportabile l’innamoramento stesso, occorre far Spitzer analizza il teatro di Racine e in un articolo dedicato a questa capa-
qualcosa. È l’apice della passione che obbliga il protagonista a porne cità di attenuazione (chiamata “effetto di sordina”) dice che la “musica” è
rimedio: la tragedia è la presa di coscienza di questo. Ippolito non vuol tenuta sotto tono. Attraverso un’analisi dimostra la prassi. Diversi sono gli
tradire il padre amando Aricia, si vuole allontanare. stilemi che Racine usa per esprimere e attenuare, alla ricerca di un equili-
• aimable Trézène: Siamo a Trezene, non ad Atene (luogo della riconcilia- brio formale:
zione e quindi non luogo della tragedia). Teseo è eroe vagabondo che • Articolo indeterminativo perchè pone una distanza, permette di nomi-
gira combattendo contro mostri; da sei mesi non si sa nulla di lui e il nare il pugnale ma come uno tra i tanti
dubbio è che sia morto, è urgente partire per andarlo a trovare. Inoltre • Perifrasi, sempre per una distanza con il soggetto
Ippolito desidera abbandonare il luogo dell’adolescenza per non vedere • Dimostrativo al posto del possessivo
Aricia: in realtà nessuno lascerà il luogo tragico, un luogo senza porte, • I personaggi spesso parlano di sé alla terza persona singolare
claustrofobico, ogni tentativo di uscirne è vano. Trezene è aimable: luo- • Accosta grandi parole a aggettivi che danno una misura, che attenuano.
go dov’è vissuto felice nell’infanzia ma anche luogo dove vive l’amata. es: Il timore(crainte) è affiancato da juste, atrocità che è ragionevole. La
• J’ignore: è la condizione conflittuale di Ippolito: è combattuto se seguire critica si chiede se questa non sia una forma di valorizzazione: la di-
l’amore o il padre, comincia a provar vergogna perchè osa amare la sua stanza infatti mette l’accento sul termine stesso. Sono forme di scarto
nemica. Non ha mai amato e ora ignora cosa fare, cosa ne pensi il padre inconscio.
ecc. Il giovane è chiamato a diventare uomo, non può stare lì ma deve
cominciare. È partenza metaforica. Sguardo
È importante per l’amore: è senso più concreto che passa dallo sguardo, lo
sguardo veicola il sentimento d’amore. L’incontro con l’amata è incontro
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

di sguardi. Si evita la concretezza degli altri sensi anche in Racine, ci si al- sene, c’è una via di fuga, Fedra è innamorata di lui da quando ha sposato
lontana e ci si eleva in alto. Teseo, ha già vanificato possibilità di fuga e non può che suicidarsi.
In un saggio di Jean Starobinski, esponente della scuola formalista, analiz-
za anche la letteratura francese e lo sguardo. Il teatro di Corneille pone Atto I. Scena 3
attenzione sullo sguardo: i protagonisti si fanno guardare e hanno bisogno
dello sguardo dell’altro, lo sguardo innamora e fa diventare il personaggio Fedra non mangia (come in Euripide). La nutrice riesce a far dire a Fedra
un eroe. Anche in Racine lo sguardo è veicolo del sentimento amoroso: è la verità dopo pochi versi, mentre prima parla in modo equivoco. Fedra
lì che nasce l’amore, ma è molto più violento, perchè cerca di impossessar- nel raccontare la sua storia analizza cosa sia l’amore: è una malattia del
si dell’altro. È aggressivo, costante, ossessivo, quasi materiale tanto è forte. corpo e dell’anima. Lo analizza con precisione, mostra le possibilità per
È uno sguardo inefficace perchè l’altro nel suo mistero è impenetrabile: evitarlo e infine deduce che unica soluzione è il suicidio. È talmente con-
coglie solo l’apparenza, ma sfugge l’interiorità che cerca e coglie come vincente che la nutrice non ribatte, non ha parole.
specchio. Lo sguardo non riesce a penetrare nell’altro alla scoperta dell’al- • Mon mal vient de plus loin: Racine guarda alla mitologia: la passione è nata
tro, ma alla scoperta di sé, del nostro ossessivo bisogno di conoscersi, di prima, in una maledizione della famiglia antenata. C’è idea di destino
guardarsi fino a scoprire la nostra condizione, le paure, la meschinità, le fatale che precede la condizione del personaggio. Il male non è suo ma
colpe. Lo sguardo ossessivo non è che lo sguardo riflessivo su di noi: è della sua famiglia; in lei è nato appena si è sposata con Teseo. Il mo-
guardiamo la parte estranea a noi, scopriamo l’alieno in noi. Siamo fatti mento del matrimonio è momento di arrivo, doveva essere momento
per la verità, l’eternità ecc., ma ne siamo totalmente incapaci: sono due più felice in quanto diventa regina. È momento di riuscita politica e
anime, una esposta e una più intima e lo sguardo ci riporta a conoscere morale, momento di padronanza ma in realtà proprio in quel momento
noi stessi, tutto il resto ci sfugge. Consapevoli della mostruosità che siamo, inizia la tragedia. Non cita Ippolito subito per acclimatare il pubblico:
poi evitiamo che un altro possa aver accesso a ciò che noi abbiamo visto: c’è qualcosa di pudico nel non-detto.
in realtà gli altri esistono, siamo sotto lo sguardo di Dio e la fuga non av- • Mon superbe Ennemi: dice con una perifrasi “il mio superbo nemico” che
viene. Il tema dello sguardo è fondamentale anche nella dinamica metatea- amore è una guerra. Atene come città, come luogo di Minerva, come
trale. Il pubblico vorrebbe capire e penetrare e Racine offre al pubblico mitologia ecc. ha preparato questo evento.
l’animo oscuro che il pubblico cerca, affinché poi lo domini. • Je le vis, je rougis, je pâlis a sa vue: Je è soggetto che vede le, l’amato è solo
in un le mentre tutti i verbi son riferiti a lei. Tre passati remoti in un
Confessione della passione per Aricia: è la prima confessione, anticipatrice verso: l’innamoramento è spiegato in un istante preciso. «Lo vidi, arros-
dell’amore di Fedra. L’anticipazione aiuta l’attenuazione della vera passio- sii, impallidii»: due reazioni fisiche contraddittorie tradizionali. Ripeti-
ne, è eco, o specchio: la passione di Ippolito per Aricia è condannabile zione di “alla sua vista” con dopo un altro riferimento agli occhi. Basta
davanti agli uomini, davanti al re, trasgredisce a un interdetto umano che uno sguardo per avere da una parte reazione fisiologica che toglie e dà
appare ingiusto. È una situazione che fa compatire il giovane da parte del vita, e dall’altra per la perdita dell’anima, per lo sgomento.
pubblico (c’è divieto, la trasgressione ecc). Il desiderio di Fedra invece è
adultero e atavico, tocca le dinamiche antropologiche opposte a una rela- 25.09.2019 – Lezione 6
zione sacra, tocca il sistema antropologico, la natura. Se da una parte Ip-
polito è destinato al patetico, Fedra è destinata al tragico. Sono simili ma La confessione di Fedra a Enone è più complessa, è più difficile racconta-
non identici: il primo preannuncia in una forma tenue la successiva. L’am- re di questo innamoramento, rispetto alla confessione di Ippolito a Tera-
plificazione genera un effetto sul pubblico: mentre Ippolito vuole andar- mene. Fedra ha pensato al silenzio, perchè l’età classica riconosce la forza

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

ineluttabile della parola: la parola dà esistenza, la parola chiarificatrice, • Je reconnus Vénus: il sentimento è l’Amore, fisico, erotico: opposto ad
frutto di un lavoro per l’artista e per la vita mondana (la comunicazione a Artemide, c’è il desiderio, che c’entra con Venere. È Venere che la sta
corte dà esistenza alle cose). Quindi la scelta di silenzio era la possibilità di assalendo, perseguitando con tormenti inevitabili. Lei ha tentato di va-
negare questo sentimento: i classici hanno un io molto forte, che non nificare il tormento, ma c’è già l’idea di fato, di sentimento irrimediabi-
permette a ciò che la cultura rimuove di emergere, esistere e quindi tradur- le. La maledizione originaria della famiglia è da Nettuno e Venere, che è
si in parola. Le conseguenze di questa confessione genereranno la cata- arrabbiata con il Sole per aver confessato a Marte i suoi amori adulteri-
strofe. Qui emerge uno degli aspetti inquieti del classicismo, che in questa ni. Il mito è per Racine un décor, un ornamento retorico per render poe-
tragedia del non-detto viene espresso per tre volte. Normalmente la con- tico il discorso. L’amore fisico e carnale può essere punito: è l’aspetto
fessione dell’amore è una; qua si evidenzia che nel rimosso c’è qualcosa di malato dell’amore erotico, oscuro e sanguinario che distrugge l’uomo
identitario molto forte. L’identità non è semplicemente quella della regina, (immagine della donna con il paredro). Per questo Euripide condanna-
che sa di dover tacere, ma è la cultura minoica, la nostalgia di prati, la li- va la passione. Si fa riferimento a qualcosa di oscuro, di condannabile
bertà, la purezza. Questa attrazione fatale esige di essere espressa, ha una per la cultura occidentale; ne ha coscienza anche Fedra, che quindi cer-
sua verità che il pubblico coglie, tanto che simpatizza con lei (quando è ca di ingraziarsi Venere, facendole doni, costruendole un tempio, spe-
cattiva e infligge una ingiusta morte a Ippolito). rando di sviarla, quando però ormai Venere l’ha prescelta come vittima.
• Je le vis, je rougis, je pâlis a sa vue: l’innamoramento accade in modo irrevo- Immagine folle di lei che cerca tra i pezzi di animali la sua ragione.
cabile, al primo sguardo, nell’istante in cui vide Ippolito. Nello sguardo • égarée: uno dei verbi più utilizzati, perchè astratto, pulito e quindi effica-
c’è la pesantezza di un desiderio dell’altro, dell’anima dell’altro: lo ce. Lei cerca fuori da sé, dato che ha perso la ragione. È consapevole
sguardo non si focalizza negli oggetti, ma va dritto allo sguardo dell’al- che è inutile: Venere divinità viene sostituita con Ippolito.
tro per un desiderio fisico, psicologico di penetrare e conoscere l’altro. • Mes yeux le retrouvaient dans les traits de son Pére: primo punto incestuoso:
È uno sguardo frustrato che si oscura al posto di illuminare, lo sguardo Fedra vede nel padre gli aspetti del figlio (quando dovrebbe essere il
è destinato a ricondursi all’animo di chi guarda in quanto questo, guar- contrario).
dando, non scopre che la propria oscurità. Con i tre passati remoti e Se lo sguardo veicola l’amore, la soluzione è allontanare Ippolito. Fedra
una struttura circolare intorno alla vista si vede già l’ossessione dell’e- compie una grande azione: agendo contro se stessa, si rivolta incitando il
sperienza amorosa. L’oggetto è ridotto ad un complemento oggetto, suo coraggio (l’io classico), fingendo di fare la matrigna cattiva. Questo
subisce lo sguardo ma non corrisponde. perchè è perfettamente consapevole del fatto che è idolatria. Sostituire al
• trouble: tipico vocabolo raciniano che è generico ma contiene altro: è lo divino l’idolatria all’amato va contro la Chiesa. L’amore è malattia, perdita;
sgomento, la confusione. Fedra perde l’anima tanto è presa. non riesci a parlare, perdi le parole, l’anima, lo spirito. Fedra è talmente
• mes yeux ne voyaient plus: cala la notte negli occhi, Fedra perde la capacità ossessiva che Ippolito se ne va: e così respira (valorizzato questo punto del
di sguardo, di svelamento. È una notte interiore. Anche nelle tragedie verso). Sottomissione e nascondimento di Fedra nel matrimonio; ma una
precedenti l’ambiente è notturno, drammatico: è un paesaggio notturno volta a Trezene, la ferita si riapre; non un ardore nascosto che si possa dis-
illuminato solo dagli effetti della guerra, simbolo del caos che si muove simulare, ma è come se Venere le stesse avvinghiata, come una bestia che
nel personaggio. Qua, indipendentemente dall’ambiente, l’oscurità è le stia addosso: amore che dissangua, fa a pezzi, opprime, di cui è vittima.
interiore. L’effetto è continuativo, tanto che è messo all’imperfetto: è un • Vénus toute entière: abbraccio fatale che è avvinghiato, che stritola. Nella
effetto fisiologico. consapevolezza di essere presa totalmente capisce la tragicità della sua
• transir et brûler: riprende Petrarca: tradizione dell’esperienza amorosa condizione. Consapevolezza di un crimine (mentre prima era innocen-
come sentimento antitetico, contrastante. te), c’è un tratto illegittimo sul piano del matrimonio, della regalità.

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

• Juste terreur: è più accettabile, grazie all’effetto in sordina, rispetto a un suggerisce un’azione politica che agli occhi di Fedra appare come una non
terreur troppo forte. Fedra prova odio per sé, per il suo sentimento: se sperata felicità. In realtà Fedra ha tutta la consapevolezza tragica: non si
Fedra non fosse così morale non ci sarebbe il conflitto che la distrugge. illude che sia così semplice, anche perchè non le interessa la questione po-
litica: alla fine dell’atto dice che si lascerà condurre dai consigli di Enone.
Zola (?) ripropone la storia di Fedra e Ippolito: va a teatro e vede la Fedra Usa l’ipotetica (si…) senza facili illusioni.
di Racine, ritrovandosi nei personaggi; ma, quando si guarda intorno e
vede la borghesia francese, considera che in definitiva sono tutti corrotti, e Atto II. Scena 2
conclude che l’importante è che questo non si sappia. Nell’800 è venuta
meno un’etica. Anche lei confessa al marito, pensando che Teseo la scacci: La falsa notizia permette a Racine di proseguire la condizione già data, che
in realtà lui ha bisogno per un passaggio di proprietà, rimane attonito fa- non evolve. Cambiano solo i rapporti: non c’è adulterio, è rimasta vedova.
cendosi forza, fa finta di non aver capito e chiede di firmare carte. Non Quindi i due personaggi in questo atto confessano il loro amore verso gli
solo giudizio ma anche in suo marito, non c’è consapevolezza del male, interessati. Anche per Ippolito si apre lo spiraglio per Aricia: questa non è
della verità, della scuola. In Zola morirà per una malattia. La grandezza di insensibile ma ricorda quando vide Ippolito. Si ha la scena galante tra i
Fedra non è quindi per tutte le società, spesso non c’è: se si toglie la sua due, tipica per il pubblico che Racine si trova davanti.
moralità, se non c’è il “giusto terrore” e l’orrore allora è una donna come • farouche entretien: «sgraziato discorso» di Ippolito ad Aricia; c’è una rela-
le altre. zione, una possibilità di legame:
• fâcheux entretien: «colloquio increscioso» che Ippolito teme di avere con
• flamme si noire: è tutto giocato su contrasti che convivono, che sono essi Fedra; la possibilità di scambio, il colloquio che Fedra chiede a Ippoli-
stessi Fedra: giorno e notte, luminosa e incestuosa, morale e bestiale, to.
ecc. Anche alla fine dice di eliminarsi per riportare purezza nel mondo,
in quanto lei è il peccato.
Finisce con il silenzio: la confidente che prima insisteva ora sta in silenzio. Atto II. Scena 5
Venere ha conquistato fisicamente Fedra, il mostro la sovrasta e l’unica
cosa da fare è uccidersi. • Oui, Prince, je languis, je brûle pour Thésée: confessione vera e propria. Pri-
ma mette il problema politico, ma poi si propone ad Ippolito. Il pubbli-
co della corte è lì: il discorso non occorre che sia diretto e manifesto,
Atto I. Scene 4-5 ma occorre un discorso labirintico che faccia capire, arrivando al punto
attraverso perifrasi e allusioni (anche qua si tratta di attenuazione del
Panope annuncia che è morto Teseo, invenzione di Racine. In realtà non contenuto). Per questa confessione Racine guarda a Seneca, il primo
muore, ma la notizia che arriva fa cambiare le carte in tavola. Segue un autore che la fa confessare: in Seneca Fedra all’inizio finge di parlare di
dialogo con Enone che prende la parola e vede in questa circostanza uno Teseo con Ippolito. Poi parlerà a lui. Anche Racine costruisce questa
spiraglio per la vita della padrona, ancora intenzionata a uccidersi: sposta sostituzione. Evoca anche la sconfitta del Minotauro sostituendo a Te-
l’attenzione di Fedra sul piano politico, occorre organizzarsi per la succes- seo Ippolito e ad Arianna Fedra. Costruisce il suo discorso così, la con-
sione (anche per evitare che i figli di Fedra facciano una brutta fine). In fessione è un lavoro di sostituzione (che è l’incesto, cioè amare il figlio
questi casi si difende la casa regale: Ippolito è giovane e imberbe, è un gio- al posto del padre). Seneca lo fa in modo che capisca sia il pubblico che
vane principe debole che può essere affiancato da una donna forte che Ippolito, nonostante sia ingenuo. Il messaggio è quindi univoco, comu-
può sposare il figlio del re morto (spesso succedeva nell’antichità). Enone

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

nicativo, come deve essere il messaggio classico: il modo, la forma è alla sua proposta: il discorso è retoricamente ineccepibile pure nel suo
una continua attenuazione del significato immorale del contenuto. non senso.
languisce e brucia: sono i due effetti che Fedra ha vissuto davanti a Ippoli- • Mais non, dans ce dessein je l’aurais devancée: evoca sua sorella per dire che
to (impallidire e bruciare). avrebbe dato il filo ad Ippolito. Fedra avrebbe fatto di meglio, sarebbe
• non…Enfers: si dice che Teseo volesse andare nell’Ade per un amico arrivata prima se ci fosse stato Ippolito e non il padre. Ora è proprio un
morto; in realtà il motivo era l’ennesima conquista (forse addirittura privilegiare Ippolito e non Teseo, è un passo avanti rispetto alla sostitu-
Persefone). Dice di amare non quel Teseo, ma la sua parte eroica, zione.
espressa mediante aggettivi riferiti grammaticalmente a Teseo, ma che • Que de soins m’eût coûtes cette Tête charmante!: Racine si lascia andare, scri-
in realtà identificano qualità di Ippolito: vendo “questa testa”: è un discorso proiettato nel passato, irreale ma il
• Fedele (notare che ha appena detto che Teseo è sceso nell’Ade a tempo è presente (?) e ci si riferisce a un referente presente qui ed ora
profanare un letto) (“questa”): trasuda un’attrazione fisica che lei ha per lui adesso. È un’at-
• Fiero trazione che è “malgrado lui”, malgrado Racine stesso.
• Selvaggio (farouche, lo stesso termine che ha poc'anzi usato da Ip- • retrouvée, ou perdue: Fedra ora si legittima: sarebbe entrata nel labirinto
polito per descrivere il proprio atto comunicativo il cui destinata- con lui, guidandolo; si propone come un’Arianna migliore. Arriviamo al
rio era Aricia) presente: eccomi qua pronta, vengo con voi nel labirinto dove posso
• Affascinante “perdermi o ritrovarmi”. Varie interpretazioni:
• Giovane (anche se non sappiamo precisamente, in ogni caso Te- • Scendendo nel labirinto di questa passione si possono ritrovare
seo era sicuramente più vecchio di Fedra) oppure perdere (se il labirinto della passione li esclude dalla socie-
• Je vous vois: è Ippolito che è ardito, affascinante, selvaggio come il padre. tas)
C’è una trasposizione nel corpo di Ippolito, uno scivolamento preciso. • Se lui non corrisponde, lei si perde per sempre
Inizia a riconoscere i tratti fisici (il avait […] vos yeux – quando semmai • Ippolito capisce la follia: usa le divinità e riafferma il ruolo di Teseo
è che Ippolito ha gli occhi del padre): guarda il colore della pelle, l’inno- all’interno della famiglia (la normalità).
cenza, sembra alludere al giovane Teseo. Lei ama in Ippolito l’immagine
che aveva di Teseo: quando lo vide immaginò un uomo di grandi ideali, 30.09.2019 – Lezione 7
puro e grandioso, eppure l’ha delusa. Ama in Ippolito quello che amava
in Teseo. Amiamo nell’altro qualcosa che non appartiene all’altro, [Messinscena della Phédre di Patrice Chéreau, regista cinematografico e tea-
amiamo un’immagine che ci delude, immagine che vogliamo noi. trale che voleva mettere in scena il teatro dei classiques, rendendolo con-
• Que faisiez-vous alors?: Fedra evoca le vicende di Creta, inizia a porre degli temporaneo ma rigorosamente originale (nessun cambiamento, neanche
interrogativi chiedendo perché Ippolito allora non fosse presente. Que- negli alessandrini). Non si ha una scena frontale, ma il pubblico è intorno
sti interrogativi non hanno senso: Ippolito era un bimbo, non poteva alla scena per abolire una distanza. Spazio spoglio (come in Racine), acca-
partecipare alla spedizione, è irragionevole. Alcuni hanno giudicato de la parola. La messinscena ha una zona scura (palazzo/grotta) da dove
queste domande come un momento di smarrimento di Fedra, che entra Fedra, che si fa vedere e poi si sottrae alla vista. Costumi colorati che
avrebbe perso la ragione. In realtà questo è l’inizio della sostituzione del alludono al bianco di Ippolito, al rosso di Fedra: elementi minimi forte-
figlio al padre in un discorso sulla maîtrisie: apparentemente senza senso, mente connotati. Vediamo l’inizio e la prima confessione.
lo acquista alla luce del suo obiettivo. La forma labirintica – con inter- Oggetti di scena: Racine ne usa pochi, e anche Chéreau. Sedie, la spada di
rogative, ipotetiche dell’irrealtà (condizionali passati, tempi verbali che Teramene che poi prenderà Fedra. Fedra arriva con mantello bianco da
rendono complessa l’espressione non realizzata) – serve per arrivare una grotta. È agghindata da regina e inizia a sciogliersi i capelli per liberar-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

si da ciò che la definisce come regina: in Seneca Fedra lascia libero il suo forma è l’ultima possibilità di dominio; ma ora anche la forma è sopraffat-
desiderio spogliandosi dagli elementi di regina, recuperando la sua parte ta dal contenuto, dal disordine, dalla rabbia.
selvaggia, la donna malata attraversata da un furore che la rende folle. Nel-
la sua follia si libera da ciò che le dà uno statuto ragionevole. • tu: passaggio al “tu”, caduta di tono. Mentre prima c’era una distanza
Idea della soglia e gioco di luci: nero da cui lei scappa, pur essendovi de- che permetteva a Fedra di dire ciò che sentiva, il comportamento e il
stinata.] codice che permette che tutto si esprima ora è tutto infranto.
• abhorre: è disprezzo, è forte (prima volta in Racine). Anche lei scandaliz-
La confessione di Fedra avviene mediante accurate scelte lessicali, sostitu- zata per se stessa. Abuso di figure retoriche: apostrofe, ripetizione
zioni aggettivali (gli aggettivi attribuiti a Teseo che tuttavia identificano (dieux), metafora, litote.
Ippolito) che rendono carnale la sostituzione verbale. Variatio e sostituzio- • les Dieux: continua accusa agli dei, ripetendo il loro nome. Ha tentato di
ni Teseo-Ippolito e Arianna-Fedra: in questo modo la tenerezza di Arte- andar contro questa passione facendo la matrigna cattiva.
mide (nobile pudore che Fedra ama) e Afrodite (voglia di abbracciare, ba- • J’ai langui, j’ai séché, dans les feux, dans les larmes: antitesi e chiasmo.
ciarle) sono insieme. È un momento di congiunzione che si riesce ad • Si tes yeux…: tentativo di scoprire e penetrare e possedere altro con lo
esprimere pur in un linguaggio controllato. Si insinua l’idea di una impos- sguardo, ma Ippolito fugge.
sibile congiunzione e Racine sceglie nel discorso la congiunzione ou come
a indicare un’opposizione tra Teseo e Ippolito. Nel labirinto i due possono Sintatticamente c’è una complessità che non appartiene allo stile raciniano.
ritrovarsi: il mostro è la congiunzione tra i due. O si ritrova o si perde. Il La comunicazione, il controllo sulle passioni può sfuggire alla nostra co-
punto di massima congiunzione in realtà poi li allontana, la distanza non è scienza («pensi che sia volontaria?»). Comunicazione che dovrebbe ordina-
mai colmata. È un discorso classique: non c’è linguaggio basso, volgare, pur re, e che in realtà ci sfugge di mano: quello che emerge è ciò che vogliamo
raccontando di desiderio erotico. La pretesa di congiunzione erotica è reprimere. Il lapsus, il sogno di Fedra che si immagina Ippolito al posto di
suggerita dal mito. La congiunzione ou dice tutto. Con questo linguaggio Teseo, secondo Freud esprimono un inconscio. Quindi la comunicazione
ogni cosa può esser detta. qui non è un controllo, ma la rivelazione di ciò che vuol esser rimosso:
Ippolito capisce, rifiuta la proposta perchè ribadisce che Teseo è ciò che li esprime ciò che non si vorrebbe. Occorre un controllo anche sulla lingua.
allontana: è presente ed è lo sposo di Fedra anche se è morto. Ippolito ar- È una riflessione di una cultura che ha fatto della forma la capacità di do-
rossisce e se ne va, abbandona il campo dove si sfiora il tragico. Lui eroe minio nel disordine, ma si accorge che serve una sorta di manipolazione
che non infrange le leggi universali. sulla forma, perchè la forma non diventi espressione di quel contenuto da
Davanti a questa fuga Fedra non riesce a mantenere il controllo di prima. rimuovere.
È possibile dire quella passione; non è possibile mantener lo stesso con- Affermazioni che degradano la comunicazione. Non attraverso interroga-
trollo davanti al sottrarsi dell’amato. La reazione di Ippolito minaccia la tive, esclamative ma attraverso il controllo vanno passate le emozioni.
forza di usare le parole controllate. C’è uno scarto, per cui la capacità di
dominio vacilla: Ippolito non combatte, non c’è neanche lo scontro, ma • Digne fils…: è la prima volta che riconosce in Ippolito, scambiandolo
vuole uscire: un sottrarsi che impedisce a Fedra di mantenere il controllo, per Teseo, ciò che è di Teseo: la gloria. Dice e non dice Ippolito. Cè
pur nel già-noto, già-detto (Fato, peso del destino, impossibilità). Fedra anche dell’ironia, perchè Ippolito sta sfuggendo al mostro, che è l’amo-
non aveva previsto questa reazione: ora emerge il disordine interiore, che re di Fedra. Dice di ucciderla, così da essere il degno figlio di Teseo. Lo
si esprime in una retorica disordinata. Racine ribadisce la classicità (disor- stesso verso lo troveremo nel racconto di Teramene sull’uccisione di
dine dentro è disordine fuori, forma esprime il contenuto). La parola è in Ippolito. Affrontando la mostruosità Ippolito diventerà eroe: attraverso
grado di esprimere tutto l’umano: qua esprime un mancato controllo. La
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

la morte, perchè non è in grado di uccidere il mostro, diventa un eroe. In questa scena arriva a pregare Venere. La preghiera è la modalità retorica
Ma è Fedra il mostro della pièce. in cui i personaggi danno forma ai loro sentimenti e desideri; non c’è una
presenza sacra. Fedra si rivolge a Venere per chiedere di piegare all’amore
Fedra prende la spada di lui per uccidersi. La spada sarà la prova del tenta- Ippolito. In questa scena si esprime quella componente importante della
tivo di violenza che Ippolito avrebbe perpretrato nei confronti di Fedra. In tragedia che è l’ironia tragica: lo spettatore conosce più dei personaggi.
questo scambio drammatico Fedra lo invita a ucciderla e poi, non veden- Fedra prega perchè Ippolito sia piegato all’amore: ma lo spettatore sa che
dolo muoversi, si vuol uccidere da sé. È un verso infranto sia a inizio sia lui è innamorato di Aricia. Fedra pensa che l’unico amore che lui possa
alla fine, non alla cesura ma dopo il primo bisillabo (?). C’è una dissonanza avere sia per lei.
controllata da Racine, il suo controllo è nel mostrare l’incapacità di con- Nella tragedia ci sono due preghiere: una di Fedra a Venere, l’altra di Te-
trollo che ha Fedra nel discorso. Quindi questo è espressione di un disor- seo che in un attimo di ira maledice il figlio e prega Nettuno di punirlo.
dine che vuol esser rimosso. Il linguaggio convenzionale d’amore (colpi- Gli dei sono immobili, indifferenti; ma qua ascoltano. L’ironia tragica è
scimi, ecc.; metaforico) diventando letterale (lei si vuol uccidere) arriva al presente in entrambi i casi. Nettuno agisce prontamente, facendo emerge-
tragico. Qua la convenzionalità galante, invece della lingua, dà forma tragi- re il mostro dalle acque. Forse si può parlare di insofferenza religiosa nei
ca alle cose. confronti di questo Dio che L. Goldmann, marxista, chiama «il dio nasco-
sto», talmente nascosto che sembra che non esista in quanto indifferente
[finale della rappresentazione di Chéreau: libertà, non arricchisce la scena all’umano.
di elementi che possano distrarre, che avrebbero di-vertito. Pone il cadave- In realtà gli dei (qui?) sono una creazione umana: l’ego dei protagonisti in
re di Ippolito sulla scena, cadavere che invece dovrebbe entrare nella fan- grado di giudicare e condannare ciò che i protagonisti vivono e provano.
tasia attraverso le parole di Teramene. Oggi la parola non riesce ad avere È la forma che acquista il giudizio su di sé, lo sguardo implacabile: Fedra si
questo potere: gli occhi necessitano il corpo, l’oggetto. Alla fine anche Te- condanna prima della condanna divina. Racine pone in queste preghiere
seo tocca il sangue di Ippolito e se lo porta sul volto, con una scelta l’espressione di quello che i personaggi desiderano inconfessabilmente, e
espressionista, rispetto al classico: nel contemporaneo bisogna far vedere il quindi consegnano ad una divinità. Teseo irato vorrebbe ucciderle Ippoli-
sangue, e il sangue qui lava dai suoi peccati Teseo e lo abilita a tornare ad to, e quindi si rivolge a Nettuno affinché lo punisca: la preghiera rende
esser re. Tutto ciò che è detto lo è in una forma precisa (Teseo che dice di dicibile il sentimento inammissibile di padre che vuole uccidere il figlio.
non ricordare, la sua volontà di censurare la violenza di Fedra), ma serve Anche Fedra si augura che malattia che la umilia contagi Ippolito, che an-
una forma scenografica; dunque mette il sangue, il corpo in scena. È con- che lui si trovi schiacciato dalla stessa passione.
traddittorio con la forma ma coerente con il contenuto del testo. Chéreau È da sola nel labirinto, perduta. l’iniziazione nel labirinto non è avvenuta
è costretto ad aggiungere, anche in una messinscena così rispettosa. Il tea- perchè Ippolito è fuggito da Fedra. Fedra chiede che Ippolito la segua in
tro deve far vedere di più rispetto al potere della parola.] questa iniziazione amorosa.

Atto III. Scena 2 • on: effetto sordina

Il desiderio di Fedra è forte e altrettanto forte è l’odio verso questo desi- Atto III. Scena 3
derio. Ma lei, giudice di sé, ha dato forma alla propria passione: ora il rifiu-
to di Ippolito è il suo unico problema. Immagina di poter piegare Ippolito, Si sa che Teseo è vivo e sta tornando. Davanti alla minaccia del suo onore
e accusa Enone di averle fatto rinascere la speranza. Fedra riconosce Ippolito come il Monstre. Enone propone di accusare Ip-

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

polito: le prove contro di lui sono la spada lasciata a Fedra e gli avverti- pevole di essere amata da Ippolito) corrisponde il massimo della consa-
menti che Fedra aveva già fatto al marito (per cui Ippolito era stato allon- pevolezza giudicante, per cui Fedra riflette con preveggenza sul fatto
tanato dalla corte). Enone non dubita che la punizione di Teseo per il fi- che qualora si uccidesse, si troverebbe davanti a suo padre nell’Ade:
glio vada oltre l’esilio. non sfuggirà mai al giudizio. Si percepiscono la frequentazione di Raci-
ne dei classici e della Bibbia (formazione giansenista): cosa dirà Dio
Atto III. Scena 5 davanti a questa vergogna umana? Quelli di Fedra sono peccati così
disumani che non ci sono pene. Incarna il suo ego giudicante nell’im-
Il ritorno di Teseo permette alla tragedia di svilupparsi. magine del padre.

01.10.2019 – Lezione 8
Atto IV. Scena 3
Teseo inizialmente rappresenta l’uomo capace di uccidere i mostri, poi
Preghiera a Nettuno rappresenta anche tutto l’aspetto corrotto di questa civiltà, è incostante e
Ripresa biblica della storia di Caino (mettere al mondo una creatura colpe- infedele, il che corrisponde a un tradimento sul piano della civiltà greca.
vole di aver ucciso proprio fratello) (?). Ippolito evoca un momento precedente: la sua libertà nel salire a cavallo
con le briglie sciolte è una doppia illusione che stimola una riflessione sul-
Atto IV. Scena 4 l’immagine minoica e su quella greca.
Vediamo in Fedra una reazione di gelosia pura, reazione omicida nei con-
Fedra vuole dire la verità a Teseo, ma il fatto che Teseo parli dell’amore tra fronti di Aricia: subentra all’uscire di questa passione anche il giudizio di
Ippolito e Aricia le fa perdere la testa e non discolpa Ippolito. Fedra. Una personificazione di questo rimorso le fa immaginare il suo ar-
rivo agli inferi di fronte al padre. Idea di colpa e di condanna d’inferno,
san Paolo dice che l’incesto è un peccato per cui non esiste punizione, tan-
Atto IV. Scena 6 to è grave. I due piani, quello mitologico classico pagano e quello cristiano
cattolico si compenetrano in questa immagine di colpa e di pena.
Fedra tocca il fondo e pensa di uccidere Aricia. Si rivolge a Minosse ani- Storia della moralità: l’idea del perdono è tipicamente cattolica. L’evoca-
mata da un desiderio di odio. Identità di queste passioni che si assomiglia- zione di Minosse è tragica perchè Minosse non è il dio cristiano: non c’è
no: in nome dell’amore vuole sopprimere Ippolito. Ma è desiderio di an- una possibilità di riscatto dopo la morte, è la vita il momento del riscatto.
nientamento, possesso dell’altro, non amore. In un momento così grave della sua coscienza cristiana, Fedra non ha
neanche goduto del suo crimine: c’è quasi il rimpianto che l’incesto non si
• Je ne pois souffrir un bonheur qui m’outrage: Fedra non pensa che lui possa sia compiuto. Anche quando il discorso è radicalmente condotto dalla mo-
esser felice con Aricia; la felicità di lui offende Fedra. Odio per Aricia, e ralità di Fedra, l’altra Fedra commenta, esiste.
Teseo ritorna ad esser il suo sposo, da cui pensa di farsi aiutare per uc-
cidere Aricia. Delira dicendo che la colpa di Aricia è esser amata da Ip-
polito, non esser sorella dei fratelli. • monstre: il mostro è incarnato dai personaggi. Chiude Enone sola che si
rende conto di essere considerato un mostro da Fedra, per la quale ha
• Moi jalouse!: Fedra, anche quando è sopraffatta dalla parte mostruosa di lasciato tutto e ha pure mentito al re.
sé, si risveglia. La parte giudicante riprende l’autocontrollo e si scanda-
lizza dei suoi pensieri. Al massimo del delirio (punizione di Aricia col-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Atto V. Scene 4-5 cosa in modo da renderla quasi visibile) attraverso una retorica che emo-
zioni, facendo provare il terrore e la pietà che spettacolo tragico propone.
In questo atto avviene l’incontro tra Aricia e Ippolito, incontro galante. I Rifiuto degli effetti speciali: Teramene deve mostrare il mostro evocando
due decidono di andar in esilio: Aricia seguirà Ippolito. Aricia incontra quando esso esce dalle acque, quando i cavalli corrono in modo sfrenato, e
Teseo, che inizia a sospettare della calunnia: Racine dissemina degli indizi Ippolito imbrigliato, che cade e viene trascinato fino a fermarsi alle tombe
che portano Teseo alla comprensione finale. Teseo con la scaltrezza ottie- degli avi, dove muore. È riportato correttamente ciò che dice la tradizione.
ne il filo di Arianna, trova la strada e uccide il mostro; ma in Racine lui Il paredro è destinato ad avere pezzi sparsi e a nutrire col proprio sangue
torna al suo palazzo labirintico dove il figlio e la moglie sono freddi, e lì si la terra, continuando la vita: è una sorta di rito in cui ragazzo è fatto a
perde nel labirinto di casa sua. Lui, eroe della razionalità, non riesce ad pezzi, è un rito cruento e arcaico (presente già in Euripide, che condanna-
uccidere il mostro a casa sua. va la radicalità con cui Ippolito era legato ai boschi e al selvaggio, rifiutan-
Teseo si chiede di cosa stia parlando la ragazza. Il verso non si chiude, c’è do il legame con la città; contrappasso). Racine non poteva rappresentare
una serie di interrogative una dietro l’altra: forma confusa come il conte- questa scena, anche perchè lui non usa effetti speciali: ha il solo ausilio
nuto. Sente una voce lamentosa in fondo al cuore. Vuole parlar con Enone della retorica. Normalmente predilige nel discorso una povertà di vocabo-
ma la messaggera Panope dà la notizia di Enone morta. Enone incarna un li, un poco con cui però riesce ad avere tutto (la polisemia del verbo égarer,
istinto vitale: pur di veder viva Fedra è pronta a tutto, per lei va oltre ogni le metafore della malattia d’amore, l’accento sul senso della vista; tutto
limite. È un istinto che può esser funesto, ma comunque è positivo. Fedra astratto, sublime, poco concreto). Qua invece c’è bisogno di termini ecce-
invece userà il veleno, che le permetterà di essere in scena per ultima con- zionali.
fessione: una morte lenta e accettabile (non violenta) può essere messa in Il racconto è diviso in due parti:
scena, Racine non intende scandalizzare il gusto del pubblico. È anche una • Evocazione del mostro, deve suscitare terrore;
morte coerente con il discorso tragico: nel corso della tragedia Fedra parla • Ippolito straziato, deve suscitare pietà.
dell’amore come una malattia, un veleno che le attraversa il corpo. Il vele-
no lentamente le attraversa il corpo. È una passione tossica, il veleno è All’inizio il punto di vista è alternato tra Ippolito, i cavalli e Teramene;
immagine dell’effetto amoroso. cambiando punto di vista, si amplifica effetto di terrore. Il punto di vista
Panope dice che c’è una malattia che incombe sulla regina senza una ra- principale è di Teramene, amico e testimone emotivamente preso tanto da
gione apparente. Teseo non capisce: la moglie fugge come una colpevole commuoversi. Usa la prima persona plurale (nous) coinvolgendo il pubbli-
quando dovrebbe esser la vittima. co.
• La percezione del mostro è prima uditiva, prima si sente e poi si intra-
vede. All’inizio il mostro non va visto. Un grido terribile, proveniente
Atto V. Scena 6 dal mare, sconvolge gli elementi naturali; dal profondo della terra una
voce formidabile risponde a questo grido. Al rumore c’è la reazione di
Racconto di Teramene, legittimo in tragedia: è un racconto della morte paura dei cavalli, i cuori si ghiacciano. Segue la percezione visiva di
che informa di una scena che le regole non permettono di rappresentare. qualcosa nell’acqua: si erge una montagna umida. La scelta dei termini
La regola obbliga a fare un racconto conciso sulla morte, non potendo dice dello sconvolgimento della natura: la terra è liquida, la montagna
mostrarla. Viene evocata tutta la potenza della scena che non è alla vista umida, mediante l’ossimoro gli elementi sono confusi, perchè il mostro
(ipotiposi: figura retorica consistente nella rappresentazione vigorosa, im- stravolge la normalità.
mediata, essenziale di un oggetto o di una situazione: rappresentare qual-

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

• vomit: Racine colpisce usando un verbo che non aveva mai usato in nes- • froides reliques: Ippolito arriva alle fredde (indifferenti?) reliquie dei suoi
sun’altra sua opera. È metaforico, però mai usato prima, lo usa per avi. Appare più piccolo, fragile: risulta inutile il tentativo umano di por-
sconvolgere il pubblico. re freno al suo destino, la sua corsa alla morte, e anche il tentativo di
• Tra i flutti esce questo mostro che non appartiene alla normalità della impietosire qualche divinità non arriva a buon fine. Arriva ai luoghi sa-
natura, è a-normale, genera meraviglia perchè costituisce un corpo che crificali: sacrificio pagano, antico, perchè eroe affronta il mostro, ma è
normalmente non esiste. È un mostro non noto, fatto di parti di vari anche sacrificio del figlio da parte del padre.
animali: ha delle corna come un toro, tutto il corpo è ricoperto da sca- • généreoux sang: la generosità esalta la capacità di darsi, di mettersi al ser-
glie giallognole, da drago (forse ha anche delle narici grosse da cui esce vizio affinché le esigenze di onore, la fama che l’individuo desidera, la
il fuoco). Le spire sul corpo richiamano il labirinto. passione e l’ambizione si mettano al servizio del bene pubblico. L’eroe
• Il concretizzarsi del mostro, cioè quella passione del mondo femminile, vuole passare alla storia immortale, ma non risponde a una passione
ricorda la storia mitologica del Minotauro: ora lo vediamo dopo che individuale quando la generosità pone l’individuo al bene comune: le
precedentemente i personaggi lo avevo incarnato. Esce come Venere qualità di uno vengono esaltate per tutti: è la generosità dell’eroe. To-
dai flutti, ricorda passione amorosa. gliendo la generosità, Racine fa vedere altro: la lotta per la donna, il po-
• Tout fuit: Racine supera limiti nel suo discorso: il cielo guarda con orrore tere, la vendetta. In Fedra la generosità è apparente. Qua il sangue è
il mostro, tutti gli elementi lo misconoscono. La vista di questo mostro diventato generoso, dato per molti.
sgomenta i presenti: tutti, tutto fugge (acqua e aria si ritirano), tranne • Les rochers en sont teints…: dismisura nella descrizione: le rocce son tinte
Ippolito, che ora conquista l’eroicità che giustifica la sua morte. di sangue, il verso è spezzato e rende le varie immagini.
• Gli imperfetti iniziali rendevano un’idea pensosa, statica, mentre qua • Le ultime parole di Ippolito sono dedicate all’amata. Riportare il discor-
passiamo al presente del racconto: presente senza tempo, come se l’ar- so diretto ha più effetto sul pubblico. Dopo la lotta dell’umano contro
rivo del mostro cancellasse il tempo; aiuta l’immedesimazione. Il pre- il sovrannaturale, l’umano è sfigurato, non è più umano: è diventato un
sente è utilizzato per definire le azioni di Ippolito che si susseguono: eroe che affida Aricia e si augura che padre apra gli occhi.
egli prende in mano la situazione e combatte. L’impressione dell’eroici- • Elle voit…: Aricia vede Ippolito e si chiede dove sia, perchè non lo rico-
tà è resa attraverso azioni veloci. Non lo uccide ma lo ferisce, mostran- nosce: lacrime, commozione della donna, che poi sviene. Retorica cal-
do di affrontarlo con coraggio. colata: la parentesi dopo Elle voit sospende ciò che è elencato dopo.
• La concretizzazione degli effetti della passione non permette il control-
lo. Fedra vuole imbrigliare passione, ma questa stessa la imbriglia, la Atto V. Ultima scena
porta alla morte. La trappola delle briglie in cui cade Ippolito sembra la
rappresentazione in sintesi della concretizzazione dell’effetto emotivo Terza confessione. In fondo Teseo, attraverso le parole del figlio, sa, po-
visto finora: non c’è rimedio, Ippolito si consuma negli sforzi per trebbe già aver capito: questa confessione tuttavia è necessaria per permet-
uscirne, come Fedra. tere a Fedra di vincere a suo modo il mostro. Come Ippolito, anche lei
• On dit qu’on a vu même…: non si descrive direttamente la partecipazione mette in campo le sue forze, e il suo gesto acquista eroicità e nobiltà. Non
divina di Nettuno che incita i cavalli, ma si usa l’impersonale. È un dio potendo vincere il mostro lo combatte e lo uccide avvelenandosi, in quan-
che collabora alla perdita, alla morte: la percezione è sempre quella di to l’autodistruzione è l’unico modo per ucciderlo. Riacquista la fisionomia
un dio avverso, che punisce. In realtà solo una percezione dice questo: della regina, la moglie di Teseo che punisce le colpe. Questo ristabilimento
gli dei intervengono solo mediati da una percezione indiretta. chiede la morte. Si affianca al corpo evocato da Teramene quello di Fedra.
• Excusez ma douleur: sospensione del racconto prima della morte di Ippo- Euripide fa dire alla sua Fedra che saranno insieme nell’aldilà, perché la
lito: passaggio dal terrore alla pietà.
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

morte unisce per sempre gli amanti. Come nella Fedra di Euripide c’è la • action si noire: Racine resta generico come al solito: parla di action noire, e
coscienza che l’autodistruzione sia l’affermazione dell’amore, che viene cioè di menzogna, calunnia, amore incestuoso che ha generato la cata-
quindi condannata, ma con un ultimo godimento amoroso nella morte: strofe perchè non è stata sottaciuta, e deve essere expirée. Con Fedra
distruggersi insieme è un valore più forte dell’amore. Quando siamo e si è muore anche la memoria di ciò che è accaduto. Ripresa di Edipo: come
amati si è nemici: non c’è bellezza nella sofferenza, nella distruzione. Ra- Edipo vede il suo errore – Aristotele dice che Edipo non ha vizi, ma
cine porta tutto quello che è solitamente legato all’amore. che commette un errore – anche Teseo può vedere il suo errore.
• expier: nonostante questa rivelazione Teseo non muore: deve espiare il
• respectueux…incestueux: è Fedra che si autoaccusa, e oltre a sé accusa suo peccato (tradizione cristiana e non classica): il furore con cui ha
Enone e gli dei, rimette le cose in ordine portando la luce sulla terra. maledetto il figlio chiedendo a Nettuno di ucciderlo. Il furore solita-
Dice che lei osò (passato remoto) gettare un occhio profano, incestuo- mente è legato a Fedra che perde il lume e diventa estraneo a sé stesso
so sul figlio casto. Antitesi in rima degli aggettivi. (Fedra non si riconosce); qua il furore ha tolto il lume della ragione an-
• fureur : termine senechiano che a Teseo.
• Perfide: detestabile Enone, Fedra la condanna perchè è stata crudele. Fe- • Rendons-lui lei honneours…: Ippolito conquista lo statuto di eroe in quan-
dra ha assunto i panni della regina giustiziera, implacabile. Lo spettatore to ha affrontato il mostro. Anche la tragedia di Euripide finiva con un
non riconosce Enone come perfida (gli aggettivi di Enone sono attri- tributo a Ippolito (Artemide, dea ex machina, riconosce nella difesa del
buiti solitamente al personaggio omicida). Fedra intende punirla, essen- l’onore la grandezza dei due eroi e chiede alla città di onorarli). A Ippo-
do lei giudice in questa terza confessione. C’è un doppio di Fedra della lito è chiesto troppo: il silenzio, l’obbedienza al padre, l’affronto del
donna arcaica, legata al terra, magia, veleno ecc., che va eliminato. mostro. Teseo decide di trattare Aricia come una figlia per dar a Ippoli-
• Médée: sostituisce all’amore cocente il veleno che Medea portò ad Atene to ciò che avrebbe voluto.
per uccidere Teseo. C’è un mondo incombente che minaccia Teseo e la
Grecia. È la tipica fine della tragedia classica: fine che ristabilisce la norma. Si sot-
tolinea l’ordine riconquistato attraverso una sofferenza, una perdita (lettu-
02.10.2019 – Lezione 9 ra cristiana). Artaud valorizza il teatro di Racine cogliendone il valore edu-
cativo: condanna della passione e riscatto della verità. Il mito può essere
• clarté…pureté: dandosi la morte, Fedra dà la luce, verità, purezza al mon- utilizzato in questo modo: il sangue del figlio Ippolito lava i peccati e porta
do. Richiama le parole di Cristo. C’è un gioco di luci e ombre: occorre una rinnovata purezza (come in Chéreau).
proteggersi dallo sguardo giudicante, dall’oscurità della passione amo-
rosa che toglie l’analisi (propria dei classiques). L’analisi è minuziosa, im- Commento
placabile, è la luce rispetto all’oscurità dell’amore che viene da lontano,
che è misterioso. La luce è il gesto con cui si condanna, si toglie alla Teseo riacquista lo statuto di re dopo esser venuto meno a più compiti:
vita: il morire porta luce sui fatti ma anche sulla terra (espressione am- 1. Si era perso nel labirinto, all’inizio della tragedia era un re assente;
biziosa di rendere luce, giustizia al mondo). Analisi giudicante e razio- 2. Incostante (non è un difetto per gli antichi, ma lo è per la società con-
nale dà chiarezza e purezza morale. Fedra perde la vista (che è anche temporanea), porta a Trezene problemi politici;
luogo dell’innamoramento) togliendosi la vita. Dà fede alla ragione, 3. Segue avventure qua e là (anche a livello amoroso);
chiarezza, regalità, che i mostri possono offuscare. 4. È inclemente verso Aricia (che invece non ha mai recato danno) solo
• Ultima battuta: Teseo si riappropria della conduzione del suo regno: perchè appartiene ad una famiglia sconfitta;
chiude la tragedia dando un giudizio finale.
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

5. Ha fretta nel condannare (forse perchè ha il senso di colpa di essere figge (vedi il racconto di Teramene o l’ultima confessione di Fedra). La
stato troppo assente). parola chiarificatrice, espressione di un giudizio morale, reprime l’informe
Ippolito gli dà una lezione in quanto esempio di onore, rispetto, obbe- conducendo il pubblico nel labirinto e salvandolo. C’è uno scarto visibile
dienza al padre. Il padre impara una misura, una clemenza, un equilibrio nella parola. La parola è al centro della tragedia. Come in Euripide, c’è il
tornando a regnare nella generosità e nell’ordine. È un messaggio presente problema della comunicazione. La parola che illumina è una parola che
anche in Molière: al fondo della riflessione di questa cultura seicentesca c’è mente. La parola permette un controllo, ma a volte la parola contraddice:
un messaggio di valore che consiste nella possibilità di riflettere su di sé e la confessione dei peccati in vista di una assoluzione (in ricordo della con-
sui propri errori, che per Teseo sono sopraffazione, dismisura ecc.; il filo fessione cristiana) non è completa. C’è sempre uno scarto nelle confessio-
di Arianna è il lume che lo guida a sconfiggere i mostri. Mentre prima il ni. La comunicazione non è veritiera, è distorta, e si vede in Enone, in Fe-
mostro era fuori, ora i mostri sono dentro casa; e i mostri di casa sono più dra. La preghiera non è espressione vera di ciò che provano i personaggi:
infidi dei nemici sulla strada e Teseo si perde nel labirinto della vita priva- • Fedra che prega Venere si trova a pregare Ippolito. Non chiede davvero
ta, pur avendo sconfitto quello del Minotauro. di piegare all’amore Ippolito, in realtà chiede di rendere Ippolito inna-
C’è una consapevolezza di rapporti tra lo stato, il cittadino e la garanzia morato di lei.
che il re dà di ordine e misura, che equivale alla garanzia che l’individuo • La preghiera di Teseo a Nettuno è una reazione istintiva. Non vuole
riscontra nel senso morale che condivide con i cittadini. Anche l’istituzio- davvero la morte del figlio: la parola non traduce, ma mostra solo la su-
ne religiosa garantisce ordine. È difficile governare il regno, ma ancora di perficie.
più governare la famiglia e sé stesso. Il filo di Arianna per Racine è la cul- La parola degli dei è mostruosa perché è troppo aderente alle parole della
tura, la civiltà che questa monarchia valorizza. preghiera, è un’illusione.

Per quello che riguarda il testo, la norma è al servizio di esso, è il filo che Teseo alla fine si rimangia la parola. Nelle parole finali c’è una contraddi-
permette il dipanarsi della tragedia. I punti di norma sono aristotelici: zione tra il desiderio di una cultura che reprima il mostro, lo zittisca, e poi
l’unità di azione, spazio e tempo non permettono distrazioni, allontana- la realtà in cui c’è la messa in scena di questa mostruosità, impossibile da
menti. La scena è nuda e cruda, è presente solo il cuore umano. Si elimina rimuovere. Questo disordine si può controllare ma non annientare. Lo
un disordine di elementi che potrebbe distrarre il cuore dell’uomo. scarto non è nella contraddizione ma nella consapevolezza che la tragedia
La norma è al servizio di un’analisi sull’oggetto spogliato. Tutta la tragedia ti dà, ti fa intuire che è impossibile vincere il mostro. La tragedia fa memo-
è un’analisi razionale dell’imperfezione umana (rossori di Ippolito, passio- ria di Fedra, di Pasifae, della potnia, perchè tiene conto del fatto che questa
ne sensuale di Fedra). Questo conflitto, tormento, trova una espressione zona oscura ha dei diritti. Ogni civiltà sembra nascere dalla sopraffazione
precisa nella tragedia su più piani amorosi (le due coppie), ridetto in più di una cultura precedente. C’è all’origine una sopraffazione, una repressio-
modi (malattia, incontro, colpa). ne iniziale e poi una ricerca di diminuire, controllare, assorbire questa vio-
Nella norma i caratteri (né totalmente cattivi, né buoni) sono mediocri, lenza iniziale, con la consapevolezza del fatto che riaffiora.
umani. È umanizzato anche il mito: Artemide e Afrodite convivono in
Fedra, convivono Minosse e il Minotauro, la ragione e il mostro. Le moda- Quando nella prefazione Racine dice di aver reso Fedra un po’ meno
lità di caratterizzare la passione son corrispondenti al mito. Questo genera odiosa, in realtà intende dire che rende Fedra più vicina al pubblico. Fedra
pietà e terrore per tutti i personaggi, che sono mediocri, umani, con due è il mondo femminile, il mondo erotico e sensuale, il desiderio di disfarsi
lati. dalle forme ritornando libera: quando incontra questo mondo, il pubblico
Nella norma sta il linguaggio, che è epurato, spoglio, sorvegliato da una è sedotto.
retorica che mette in forma l’abisso. Il discorso rivela il mostro e lo scon-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Ippolito non è tutta questa forza: è un finto ingenuo, un pastore, casto e


libero: è innamorato della pastorella che condivide la sua stessa vita. Ippo-
lito è un modo artificiale per rappresentare la natura; in realtà la natura è
tutt’altro. In Ippolito si incarna il desiderio della non-civiltà, della non-po-
lis.
Quando Fedra è pronta, per la prima volta, a raccontare a Teseo la verità
su Ippolito e scopre che in realtà il ragazzo è già innamorato di Aricia,
questo rimorso di nostalgia e desiderio riaffiora e il pubblico ama questa
nostalgia: Fedra lo appassiona e quindi il pubblico è indotto ad amare il
personaggio di Fedra. Fedra appassiona il pubblico per il suo carattere
conflittuale, di regina e di mostro, le cui anime convivono. Vince la regina
che sopprime il mostro, ma genera pietà. Il tentativo cattolico è quello di
rendere Fedra un’anima peccatrice che vuole espiare con la morte. Non si
salva alla fine, perchè non riceve una grazia divina. (All’epoca si facevano
commenti su riviste con la reazione del pubblico: un tale scrive che di mo-
struoso vede solo Teseo.)

Fedra è il classicismo seicentesco: lei è la vittoria sul mostro, è l’alta consa-


pevolezza del valore della cultura, della norma, della lingua, perchè ri-
splenda la luce; ma anche di conflittualità, che non finisce mai perché la
civiltà esiste in quanto ha eliminato una parte che non si dimentica.

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Moliére (1622-1673)

Les précieuses ridicules (1659)..............................................................................32


7.10.2019 – Lezione 10 .................................................................................................................33
L’École des femmes (1662) ...................................................................................33
Tartuffe (1664) ........................................................................................................34
Dom Juan (1665).....................................................................................................34
Il Misantropo (1666)............................................................................................... 34
Atto I. Scena 1......................................................................................................... 36
8.10.2019 – Lezione 11 .................................................................................................................37
Atto I. Scena 2......................................................................................................... 38
9.10.2019 – Lezione 12 .................................................................................................................39
Atto II. Scena 1 .......................................................................................................39
Atto II. Scene 3-4....................................................................................................40
Atto III. Scena 4...................................................................................................... 41
14.10.2019 – Lezione 13 ............................................................................................................... 42
Atto IV. Scena 2 ...................................................................................................... 42
Atto IV. Scena 3 ...................................................................................................... 42
Atto V. Scena 1 ........................................................................................................44
Atto V. Scena 4 ........................................................................................................44
Commento ...............................................................................................................45
16.10.2019 – Lezione 14.............................................................................................................. 46

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Molière è il nome d’arte di Jean-Baptiste Poquelin. Il padre lavorava come Il libertinismo ha una fortuna significativa nella Francia di fine Cinquecen-
tappezziere direttamente per la corte e aveva la disponibilità economica e to - inizio Seicento, dove si afferma in maniera anche culturalmente più
l’opportunità di poter far studiare Jean-Baptiste nelle scuole migliori del esplicita rispetto all’Italia ormai strettamente controllata dalla cultura della
tempo: dal 1635 al 1639 Molière studia nel Collège de Clermont, gesuita, e Controriforma.
poi nel Lycée Louis le Grand. Impara il latino, legge la tradizione antica In Francia si sviluppa una libertà culturale che va di pari passo con una
classica, conosce bene Terenzio e si cimenta in alcune piccole traduzioni. libertà di costumi. Alla fine delle guerre di religione c’è un Seicento molo
Ciò che più lo segna sono i compagni di studio: incontra la meglio gioven- libero, attraversato da un’aristocrazia ancora molto potente, autonoma in
tù del tempo, i figli dell’aristocrazia che hanno la possibilità di viaggiare e tutti i sensi, da un codice politico, ma anche morale, religioso. Questa li-
fare varie attività. È una gioventù allegra e tumultuosa. Conosce il figlio di bertà di pensiero e comportamento viene man mano ridotta con l’affer-
un autore libertino dell’epoca, incontra Cyrano de Bergerac. Amicizie che marsi della monarchia assoluta: un intellettuale (italiano) come Vanino Va-
avranno peso. Si data a quegli anni la sua tradizione colta e la conoscenza nini, ad esempio, viene accusato di essere ateo e di praticare la magia e
di tutta la tradizione comica occidentale; ma si data a quegli anni anche la bruciato vivo. Il libertinismo assume dunque una forma privata che non
familiarità con un ambiente segnato dal libertinismo, non solo nella sua trova più, dopo la Fronda, un’espressione politica. Come le filosofie anti-
accezione di comportamento libero e disinvolto, ma nella sua accezione di che, il libertinismo si propone come filosofia del privato. Nella seconda
cultura, che attinge da una lunga tradizione dei classici latini e greci, ma metà del secolo la filosofia di Gassendi riprende l’epicureismo, concilian-
anche dal Cinquecento italiano. Negli ambienti libertini Molière legge Il dolo con il cristianesimo: la filosofia di Epicuro si focalizza sull’attenzione
candelaio, commedia di Giordano Bruno (che circola clandestinamente in al privato lontano dalle istituzioni come la politica e la religione. La sfidu-
ambienti libertini) in cui è presente una critica alla sclerosi della cultura cia libertina è espressa in maniera anonima, privata, clandestina.
rinascimentale, sia nelle sue forme di erudizione ridotta in pedantismo, sia Molière si dedica al mondo del divertimento e produce in questi anni al-
nelle sue forme di fissità linguistica: un patrimonio che ha sicuramente cune tra le sue manifestazioni più evidenti contrarie all’autorità religiosa,
influenzato la sua riflessione. manifestando la sua sfiducia, espressa in maniera anonima e clandestina.
Il libertinismo si diffonde in Francia alla fine dei Cinquecento, sulla scia di Studia diritto a Orléans, ma decide di non praticare, in quanto gli piace il
una filosofia italiana che mette in discussione i principi primi di una cultu- teatro – cosa che non dà garanzie economiche e non c’entra con la carrie-
ra precedente: il sistema tolemaico (una rappresentazione vecchia dell’uni- ra paterna.
verso, a fronte delle nuove scoperte geografiche e scientifiche), e altri ele- Negli anni Trenta-Quaranta Parigi chiede attività di divertimenti cittadini.
menti a fondamento di alcuni principi della Chiesa. Per i cattolici il primo Mentre all’inizio del ‘600 c’era un solo teatro a Parigi, Richelieu, con la sua
libertino è Giovanni Calvino: i libertini sono gli eretici, coloro che non politica culturale, valorizza teatri anche per propaganda politica filomonar-
seguono l’ortodossia cattolica; per un mondo che mette in discussione la chica. Vengono richiamati i comici dell’Arte, prima scacciati. In questo
stessa possibilità di avere un’istituzione religiosa, sono i cattolici a essere modo crea un ambiente in cui risulta difficile affermarsi a causa della con-
condannati e visti come nemico da cui prendere le distanze in direzione correnza: è difficile per esperienze teatrali diverse dalla Commedia dell’Ar-
atea, deista, panteista; per i calvinisti sono i cattolici della Controriforma te affermarsi a Parigi. I comici dell’Arte si insediano all’Hôtel de Bourgo-
ad essere libertini, perché tradiscono il messaggio originario della Chiesa. gne, mentre al Théâtre du Marais era presente una compagnia il cui reper-
Comunque sia, il libertus era lo schiavo affrancato: c’è un’idea di affrancar- torio consisteva nelle tragedie di Corneille e nelle farse di Jodelet.
si, prendere le distanze dalla norma, dalla regola, che sia di ordine religioso Molière conosce Madeleine Béjart, attrice con cui fonda una troupe, l’Illu-
o politico; c’è la messa in discussione della figura del re, in Francia ne ven- stre Théâtre, nel 1643. È l’anno in cui muoiono Richelieu e Luigi XIII:
gono ammazzati due, in pochi anni – questa instabilità genera un affran- Luigi XIV ha 5 anni, il trono è inizialmente retto dalla regina madre Anna
camento dall’immagine del re. d’Austria. Inizia l’infanzia teatrale di Molière, contemporanea all’infanzia
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

del re. Molière però non riesce ad affermarsi subito: nel giro di due anni, aggiunge comunque alla fine un divertissement; con suo grande disappunto,
dopo continue traversie, la compagnia si sciolse. Molière conobbe anni il successo arriva grazie alla commedia. Dopo qualche anno viene addirit-
difficili, patì alcuni mesi di carcere per debiti nel 1645, poi lasciò Parigi per tura negato l’accesso al teatro alla Compagnia degli italiani, per dare tutto
la provincia. Ricostituisce la compagnia a Bordeaux, dove venne raggiunto lo spazio a Molière.
da Madeleine Béjart. La compagnia gira la provincia fino al 1658.
Dopo una buona formazione dunque Molière fa per dieci anni la vita del Les précieuses ridicules (1659)
teatrante, incontrando altre compagnie, mettendo in scena di tutto (tradi-
zione popolare, repertorio delle compagnie – avevano canovacci intorno a Prima commedia, doveva soddisfare un gusto femminile particolarmente
cui cucivano lo spettacolo). Molière aveva un controllo del corpo grandio- raffinato. Molière usa un ristretto numero di parole per esporre l’esperien-
so: salti, giravolte e cadute, espressioni. Era un grande intrattenitore. za amorosa, costringe ad una grande raffinatezza: si parla per versi e figure
È girovagando per la Francia che Molière incontra la storia di Don Gio- retoriche, con un gioco che esprime una sorta di dominio femminile. L’au-
vanni: nelle campagne gira tra la gente una serie di leggende e tradizioni tore adotta anche forme ridicole che sottolineano il preziosismo dell’epoca
popolari (anche mischiate con tradizioni spagnole), di “cena con il morto”, creando questi personaggi femminili che esigono raffinatezza e non si ac-
“cena al cimitero” le quali si pensa portino sfortuna, e tra i vari racconti corgono della beffa che c’è in scena. Molière mette in apparenza lo scarto
Molière riesce a ricavare diverse opere. Arlecchino è punto di vista sul tra l’apparire e l’essere.
Don Giovanni nella Commedia dell’Arte: in Molière Don Giovanni muo- Le cugine Magdelon e Cathos sono due ragazze borghesi che arrivano a
re senza pagare il salario al servo, è l’unica preoccupazione (cosa che Parigi per scoprire il mondo aristocratico. Vengono avvicinate da due gen-
prende proprio dalla Commedia dell’Arte). tiluomini, che però esse allontanano con fare snob. Quando questi capi-
Questo patrimonio popolare forma una repertorio completo che la com- scono che le due ragazze sono in realtà delle provinciali, travestono due
pagnia porta in giro per tutta la Francia. Questa è una grandissima espe- loro servi da gran signori. Le ragazze li assecondano, pensando di poter
rienza per Molière: nella provincia francese impara la capacità di piacere al entrare con loro nell’alta società, ma arrivano i due gentiluomini che pale-
pubblico, un pubblico sovrano di persone poco erudite. In provincia vince sano la burla facendo fare una figura meschina alle due giovani.
chi piace, non è importante l’erudizione. Molière riesce a mettere in scena Il fenomeno delle préciouses è attuale: è la moda per cui le donne impongo-
un repertorio tragico (Corneille soprattutto; Molière ha una grande pas- no un linguaggio artificiale, raffinato al mondo maschile che le vuole
sione per la tragedia) e dei divertimenti comici tra una tragedia e l’altra. omaggiare. Nei salon dell’epoca (luoghi di incontro dell’aristocrazia del
Nell’ottobre del 1658 Molière torna a Parigi. Non ci sono i problemi poli- tempo) si ballava, si conversava, si producevano opere che dovevano sod-
tici come negli anni della Fronda, e lui ritenta la fortuna. Viene presentato disfare il gusto femminile. Il linguaggio prezioso si esprime per perifrasi,
al Monsieur (ovvero, fratello minore del re) Filippo D’Orleans. Molière ha con poche parole si significa l’esperienza amorosa; scelta sia di contenuto
già 37 anni; decide di mettere in scena Nicomède di Corneille, a cui fa segui- che di forma, che costringe a grande raffinatezza; si parla per versi, si abu-
re una farsa, Le médicin volant  (“Il medico volante”), atto in prosa di cui sa di figure retoriche. Viene esplicitata l’artificiosità a confronto con il na-
sappiamo poco. Mentre la tragedia non viene considerata, il pubblico è turel (chiarezza della lingua, spogliata di elementi brutti): l’artificio prezioso
entusiasta per l’abilità fisica di Molière e per il suo modo di recitare che si esibisce, è un gioco non naturale, anche ridicolo (non si chiamano le
valorizza le incongruenze del linguaggio, i suoni, ecc. Il re si interessa, dato cose per il proprio nome). I salon venivano di fatto condotti dalle donne.
che la farsa gira per Parigi: Molière è chiamato a condividere insieme ai Molière ridicolizza questo abuso. Le donne usano un linguaggio prezioso,
commedianti italiani la sala del Petit-Bourbon. ma non si accorgono che i corteggiatori non son gentiluomini ma valletti.
Molière sceglie di privilegiare la tragedia, anche perché gli italiani non fan-
no che commedia. Però tutte le volte che mette in scena un’opera tragica
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Molière maneggia con abilità le parole, che non corrispondono quindi a servare la vita di corte come partecipante, utilizzando inoltre l’arte del pa-
un comportamento, un’etica aristocratica. C’è scarto tra apparire ed essere. dre per la messa in scena dei suoi spettacoli: organizza feste e nel mentre
scrive intermezzi e commedie.
7.10.2019 – Lezione 10 Smantellata la sala Petit-Bourbon per la costruzione del Louvre, Molière
riesce a farsi assegnare il Palais-Royal, teatro moderno costruito da Riche-
È un momento di importante successo, che valorizza l’intuizione di Moliè- lieu. Iniziano i suoi successi sia presso il pubblico che presso il re; ma un
re di unire le due anime della tradizione comica: da una parte i valletti, pubblico cattolico e colto a volte gli impedisce di continuare le rappresen-
servi usciti dalla Commedia dell’Arte, scaltri, maldestri, affamati, che alla tazioni (come la Regina Madre e un’altra compagnia molto potente a corte,
fine son anche bastonati in quanto l’equivoco è scoperto; dall’altra attinge da cui viene molto criticato).
il soggetto della commedia dalla società contemporanea: il preziosismo è
una forma estrema della manipolazione del linguaggio tipica del classici-
smo francese. La lingua non definisce la realtà ma la traveste, la sublima, L’École des femmes (1662)
ne esprime le caratteristiche attraverso un lavoro di spoliazione di elementi
volgari, bassi, brutti. La lingua maschera, migliora la realtà. Una realtà in- È la prima commedia alta di Molière, che scrive seguendo le norme della
sufficiente diventa traducibile con un linguaggio di corte. Le preziose ob- Academie Francaise: la presenza di atti, versi ecc.
bligano i corteggiatori a un lavoro di sublimazione raffinato, un gioco di Il tema è tipico della commedia dell’arte. Un uomo cornuto, Arnolfo, de-
perifrasi prive di contenuto. La perifrasi vela il desiderio fisico dell’altro, cide di allevare una ragazza, Agnese, per renderla una moglie ideale devota
trasformato in immagini che si servono della tradizione amorosa. al marito, tentando di preservarla da contatti esterni. È un tema di attuali-
Ci sono incontri nei salotti, con un certo tempo: il lavoro di dissimulazio- tà: l’educazione delle ragazze era molto sentita dai nuovi nobili provenienti
ne è raffinato eppure deve sembrare naturale. Bisogna manipolare la lin- dalla borghesia ricca valorizzata dalla monarchia a discapito della aristo-
gua con naturalezza (è la tradizione del Cortigiano e della sprezzatura). crazia antica. La borghesia tiene molto al valore morale delle fanciulle e le
Molière non si prende gioco delle preziose, ma delle preziose ridicole: le manda spesso in convento per evitare che la fanciulla si innamori di un
due cortigiane sono appena diventate tali, sono fresche nobili di provincia ragazzo. Succede proprio così: Agnese si innamora di un fanciullo. Si sco-
arrivate a Parigi non abituate al lavoro di manipolazione: non rendono na- pre che è una famiglia di una persona importante (agnizione) e Arnolfo
turale il linguaggio. Si prende gioco di chi non sa fare questo lavoro. Loro lascia che si sposi. Le novità della commedia stanno nella scelta di un tema
sono due teatranti, fanno finta di esser capaci, così come i valletti fingono contemporaneo (le ragazze venivano spesso mandate in convento, come
di essere nobili. È inutile fare finta: c’è una natura nobile non acquisibile e Agnese, per essere fin da giovani educate alle buone maniere e alle qualità
che rende ridicolo il gioco. Il tentativo di apparire ciò che non si è viene che una signora deve avere; però esse, indipendentemente dal destino loro
messo in ridicolo. La deformità non nasce dalla deformazione del reale, assegnato, spesso tradivano la propria famiglia per altri uomini), che viene
ma è specchio, verosimiglianza di ciò che accade nella società. Tutto viene portato nella realtà comica del tempo (definita comica perchè è ridicolo
edulcorato a partire dal gusto della corte: il punto non è far ridere ma fis- controllare i sentimenti, educare una persona ad amare); ma soprattutto
sare un elemento della realtà che viene stigmatizzato a teatro. È quindi nel fatto che non accade molto se non nella psicologia dei personaggi.
comprensibile solo dal pubblico che conosce il codice, che il pubblico Molière dà una profondità psicologica a personaggi né del tutto positivi né
stesso si è dato. negativi. Arnolfo di fatto desidera un amore eterno (carattere positivo),
una donna fedele; eppure poi vive anche il desiderio di possesso dell’altro
Alla morte del fratello, Molière decide di prendere il suo posto nella carica (come vedevamo in Racine: il protagonista è malato di gelosia, di possesso
di tappezziere del re, così da essere ammesso alla corte. Riesce così ad os-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

dell’altro, di manipolazione, ossessione). Al centro della vicenda c’è quindi Tartuffe (1664)
il cuore umano, imperfetto, debole, malato.
C’è una fatalità esterna che sgomina i piani dei personaggi (l’amore dei due Molière mette in scena anche una pièce, Il tartufo, a cui tiene molto. Il pro-
giovani, nonostante l’affanno di Arnolfo). C’è un intervento esterno che tagonista è un precettore che fingendosi devoto entra nelle grazie di un
permette l’agnizione e l’ordine, che impone l’armonia nel matrimonio no- nobile, distruggendo dall’interno le dinamiche famigliari. Convince il mari-
nostante l’opposizione di Arnolfo, che tuttavia ne rimane escluso. Alla fine to di lasciare tutto alla Chiesa, ne chiede in sposa la figlia, è attratto dalla
della commedia si è tutti a tavola, ma Arnolfo non partecipa. La conversa- moglie ecc. Il tartuffe interpreta il ruolo del devoto in modo perfetto: appa-
zione, il trovare una modalità di relazione in cui ognuno abbia una sua re ciò che non è, manipola il linguaggio, il comportamento. È una situa-
parte è l’ambizione di una società in cui si cerca di tener conto di tutti gli zione tragica fino a quando il re condanna il tartufo, impedendo che egli
individui in una società che li comprenda. Il banchetto è il convivium, la prenda possesso del matrimonio e della figlia.
condivisione del cibo; il Seicento valorizza il banchetto per la conversazio- È una pièce condannata dalla compagnia del Santo Sacramento, in quanto
ne, è il luogo in cui il grado di perfezione cortigiana trova la sua massima sembra che Molière prenda in giro la devozione degli uomini di Chiesa.
espressione. La conversazione è uno scambio, un incontro, è la misura a L’opera è censurata, ma Molière tenterà di rimetterla in scena: ci riuscirà
cui Arnolfo non riesce a partecipare perché malato della sua possessione. nel ’66, alla morte della madre del re (e allo scioglimento della compagnia).
Arnolfo è il personaggio di cui si ride e quindi è espulso dall’ordine socia-
le.
Il pubblico si riconosce, ma il tema desta delle critiche, così come le predi- Dom Juan (1665)
che sul matrimonio di Arnolfo, espresse in un linguaggio cristiano e pio: è
come se linguaggio sacro fosse usato per la soddisfazione personale di as- Mentre il Tartuffe è censurato, Molière mette in scena il Don Giovanni, attin-
sicurarsi Agnese. La manipolazione di un codice etico e di un linguaggio gendo dall’autore religioso Tirso de Molina, attivo durante la riforma cat-
religioso per il soddisfacimento di interessi personali agli occhi delle nobil- tolica. Eppure anche questa opera è criticata.
tà cattoliche era inammissibile. La manipolazione innanzitutto è linguisti- Questa commedia compare pochissimo tempo dopo il Tartuffe, dando
ca: anche qua il linguaggio è al centro, in quanto permette di dare una pro- l’idea di essere stata composta molto velocemente. In realtà il Dom Juan era
fondità psicologica più che l’azione. È una commedia di parole (come Ra- stata pensata tempo prima: sono state scoperte alcune lettere in cui Moliè-
cine) con un dibattito intenso, divertente, ritmato. re due anni prima della messinscena chiedeva materiale per mettere in
Molière risponde alle critiche con La critica alla Scuola delle mogli, in cui i scena la statua del commendatore: la statua doveva essere pesante, per
personaggi discutono sul comportamento di Arnolfo. Dunque di nuovo enfatizzare la leggerezza di Don Giovanni. In parte vige un’istanza di ve-
porta in scena una questione contemporanea, sottolineando il carattere rosimiglianza – si incute terrore tramite il commendatore – in parte occor-
teatrale della corte, dove i personaggi conversano e perdono o acquistano re anche far ridere, tanto che Molière lo fa camminare in modo strano.
una possibilità scenica. Scriverà anche una scena in cui si mette in scena la Trova il modo di suscitare paura mediante un effetto volutamente anche
recita della propria commedia, in un modo metateatrale. Profonda analo- grottesco. La macchina teatrale si deve rivelare, gli inferi devono compari-
gia tra il teatro e la corte. re e oltre il terrore deve esserci il riso.
Molière si dedica anche ad altre opere di balletto, musica, con uso spetta-
colare di specchi, acqua ecc. guadagnandosi l’affezione della corte. Il Misantropo (1666)
Continuano i rapporti tra la religione e il teatro. Quella di Don Giovanni è
un’ipocrisia tipica: finge una conversione, si sposa. Il Misantropo ha al cen-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

tro il tema di chi non vuol partecipare della vita sociale in quanto menzo- lo vediamo sempre tramite lo sguardo degli altri che non ne colgono tutta
gnera. Al cuore della comicità c’è ancora il gioco dell’apparenza, il grande la complessità. Oltretutto Sganarello dice che fingerà tutto il tempo, per-
tema della vita di corte, di una cultura che ha visto tutta la miseria dell’u- ché ha paura: non c’è che finzione). Nel Misantropo tutto è molto statico: il
mano e che ha tentato di rivestire questa miseria sublimandola e control- personaggio principale è nobile, non c’è la parte “bassa”, ma tutti sono
landola. Il tentativo era stato necessario: con la cultura classica si è trovata ammirabili, e ci si può riconoscere (dato che ha abolito la parte bassa, de-
una modalità per eliminare il torbido umano, ma questa facilmente può legata ai servi, Molière è apprezzato dalla critica e dalla norma). Mentre
degradarsi in un gioco di apparenze, di pura manipolazione, dove la verità Don Giovanni è inafferrabile, mobile ecc., Alceste è misantropo, statico:
è occultata (è il tema di Racine). L’eccesso, la dismisura, la perdita di con- tutti si muovono introno a lui. Alceste minaccia all’inizio di andarsene, ma
trollo e l’abuso in Molière diventano ridicoli e causano l’espulsione dalla poi rimane sempre in scena fino alla fine.
società. Il tentativo di ricerca di un ordine può degenerare, facendoci per- Unità aristotelica:
der il contatto con la realtà. Se il contatto con la realtà si perde si degenera • Unità di luogo: casa di Selimene, Parigi, salotto.
nella forma, e si diventa oggetto di riso e quindi di condanna. La condan- • Unità di tempo: poche ore: dopo pochi incontri Alceste decide di an-
na viene spesso dall’esterno (l’intervento del re porta l’ordine in Tartuffe). darsene.
Molière lavora alla pièce del Misantropo fin dal 1662, in un periodo in cui è • Unità di azione: l’unica azione è la presa di consapevolezza di Alceste
ossessionato dalla censura che colpiscono Tartuffe e Dom Juan. del fatto che non può vivere nel salotto.
Molière ha peraltro una vita personale complicata: il suo matrimonio con 5 atti (in versi): ogni atto ha una scena d’effetto. La struttura è perfetta. È
la figlia/sorella di Madeleine Béjart, Armande Béjart, è difficile, perchè tutto intorno al carattere di Alceste, la sua psicologia malata, che genera il
Molière ha 20 anni in più di lei, lei ha diversi amanti e Molière ne soffre riso.
molto. L’amarezza e la fatica di Molière si riconoscono negli atteggiamenti Il tema viene da lontano e non appartiene alla tradizione della Commedia
tipici di Alceste: l’insofferenza di un’umanità che non capisce la sua arte, dell’Arte, ma alla tradizione filosofica antica. Si tratta dell’odio, dell’insof-
l’insofferenza di un mondo femminile che flirta per flirtare ecc. ferenza per gli uomini: chi sopporta male il genere umano, è deluso dal
Il successo di pubblico della commedia non è molto, ma quello di critica è genere umano. È ripreso il Fedone di Platone: la misantropia è la reazione
grande, in quanto il Misantropo corrisponde alla norma. Dopo aver scritto di un uomo che aspira ad un’amicizia ma rimane deluso, è la reazione a
l’Art Poetique, Boileau riconosce Molière come classico contemporaneo, una eccessiva fiducia nell’umanità. Platone sottolinea la debolezza del mi-
(come aveva fatto con Racine). Boileau riconosce il massimo di Molière santropo che non riesce a cogliere la verità dell’altro, ma condanna anche
nel Misantropo. Un altro critico importante lo ammira perchè nota come l’umanità, capace di apparenza e menzogna e quindi deludente. Il misan-
l’eroe non deve fare battute volgari per far ridere, non si ride ad alta voce, tropo, ferito dall’insufficienza dell’umanità, se ne va. In realtà ha mal gesti-
ma si “ride nell’anima”. Oltretutto il misantropo, nonostante la sua follia, to il rapporto con l’umanità.
ha carattere di “uomo onesto”. La commedia non deve far ridere troppo, È la tradizione del personaggio di Timone, cittadino ateniese del V secolo,
c’è una misura nella comicità che va rispettata. In nome di questa spolia- la cui caratteristica è quella di essere deluso dall’ingratitudine umana. Que-
zione fa sorridere dentro, perchè il personaggio rappresenta una dismisu- sta tradizione diventa commedia con Menandro: nel suo Misantropo la mi-
ra. È possibile riconoscersi nel personaggio, in quanto un uomo onesto santropia è reazione al comportamento umano. Il dyscolos ha connotazioni
del proprio tempo, che depreca il vizio e la disonestà, è ammirabile. Nella umane: Menandro lo rende un vecchio che vive in campagna, in un pae-
sua dismisura, l’esagerazione fa sorridere. saggio di sassi, aspro. È l’uomo che abita lontano dalla città, l’eremita.
Non ci sono i balletti, lazzi ecc., incarnati dallo Sganarello del Don Gio- In un dialogo (appunto, il Timone) Luciano di Samosata approfondisce
vanni, interpretato da Molière, che riprende Arlecchino, con il punto di questa reazione umana attraverso tema della ricchezza. Il personaggio di
vista interno del servo che guarda il padrone (non c’è mai Don Giovanni, Timone è prodigo ma mal ripone la prodigalità, e alla fine rifiuta l’umanità
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

e la ricchezza dopo aver sperimentato il fatto che i soldi lo imbrogliano. i testi sacri, con Dio, non è una solitudine con i propri pensieri, in quanto
Anche qui c’è una reazione di rifiuto del consorzio umano e del denaro. questa porta alla pazzia.
Diventa prototipo del cinico. Le Misanthrope ha come sottotitolo ou l'Atrabilaire amoureux. Il riferimento è
Il carattere del misantropo è legato al ragionamento filosofico alto: ha del- al mondo della medicina, che nel Seicento si basava sulla teoria degli umo-
le caratteristiche precise. Vive in un habitat petroso, vive di stracci, rifiuta i ri. L’insofferenza per l’umanità è una reazione fisiologica di chi è ammala-
soldi e le dinamiche della società, regredisce allo stato selvaggio e ferino. to di umore nero. Secondo Ippocrate, l’uomo è fatto di umori, che devono
La posizione del misantropo è criticata perchè la società vede nel consor- esser in equilibrio: se prevale quello nero, si verifica il mal di testa e il sog-
zio umano la felicità. Anche Boiardo riprende la figura di Timone in getto è insofferente verso gli altri, è malinconico. La malinconia è depres-
un’omonima commedia in terzine. Il misantropo viene pesantemente criti- siva, mentre l’insofferenza è una fissità suo proprio stato d’animo che fa
cato perchè torna in uno stadio ferino di abbandono. In realtà l’uomo è un disinteressare alla vita. Nel misantropo c’è un atteggiamento in realtà
animale sociale capace di un equilibrio. Davanti alla società è necessario combattivo, esprime la sua indifferenza con aggressività. Quindi la misan-
essere liberali. Il misantropo infrange un equilibrio e l’idea di uomo come tropia è una malattia che ha una fisiologia e conseguenze psicologiche.
animale sociale. Viene quindi ridicolizzato da una cultura alta. L’insofferenza, l’isolamento e la fissità, conseguenza dell’umor nero, por-
Nel Misantropo di Bruegel il Vecchio (1568, conservato a Napoli), il sogget- tano a attività intellettuali forti e uniche; la malinconia trova espressione in
to è un vecchio con la barba bianca, incappucciato, austero; non si vede il singoli che sono singolari ma separati dal resto del mondo (vedi Tasso).
corpo, come se stesse nascondendo la sua natura. Vicino un ragazzo lo sta La novità sta nel fatto che l’atrabiliare, in questo caso, è innamorato. Ha
scippando. Il misantropo lascia la vita (rappresentata dal mulino a vento) l’umor nero eccessivo, non sta bene, ma è innamorato: sembra un ossimo-
per l’asperità: è un atteggiamento messo in ridicolo dal ragazzo che gli ro. Il misantropo è giovane, nobile, seducente – come Don Giovanni e il
ruba i soldi e un cordone rosso (che simboleggia il cuore), lasciando steri- Tartufo – ed è amato da chi lui ama. È innamorato di Selimene che è una
le. Il ragazzo è allegoria del mondo, la vita, che ridicolizza l’atteggiamento coquette, che fa della conversazione e della vita a corte un punto di forza.
sterile del vecchio e lo condanna con un ultimo gesto di sprezzo in quanto Ama piacere agli altri perchè ama gli altri in modo incondizionato. Come
la scelta del misantropo è scelta di morte, di sterilità. Sotto il quadro c’è coquette si esprime nell’arte di piacere, flirtando con gli altri. Il loro amore è
una scritta, «Poiché il mondo è così infido, mi vesto a lutto»: il misantropo dunque una contraddizione. Ancora una volta, sono in scena le contraddi-
non sceglie solo la solitudine, ma la morte. La forza della vita è anche cat- zioni dell’animo umano.
tiva: nella vitalità c’è anche la parte che arraffa. Il rifiuto della vita, del mu-
lino ma anche del ragazzo che ruba, è la morte. Atto I. Scena 1
Il ‘400 e il ‘500 danno dunque un giudizio negativo sulla figura del misan-
tropo. Il ‘600, secolo di diffidenza per ciò che è bizzarro, ciò che rifiuta la L’inizio è in medias res. I personaggi si trovano nella casa di Selimene a Pa-
società, critica ugualmente questo desiderio di isolarsi dal mondo. Pro- rigi (lei è fuori casa, loro la aspettano). Filinte ha mostrato amicizia per un
muove la vita sociale, il banchetto, la convivenza come unici luoghi di uomo di cui non ha stima e Alceste si è imbronciato per questo. Il dialogo
espressione dell’umano, dove si può prendere la parola, controllando la tra Alceste e Filinte ci svela il carattere del personaggio e l’amore di lui per
nostra parte più difficile. Selimene. Il problema non è esterno ma interno, così come Racine: l’osta-
Nella società classica c’è moto di retrait quando le norme e le attività mon- colo è lui stesso, il suo carattere impedisce il matrimonio. È il suo male
dane soffocano il singolo: questi ha il diritto di trovare uno spazio silen- dell’anima che ostacola in modo inamovibile il rapporto con lei: c’è qual-
zioso dove ritrovarsi. In realtà questa solitudine è un momento dell’esi- cosa che lo attira, ma che poi lo allontana da Selimene.
stenza, le pause di riflessione non sono il silenzio ma la conversazione con

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

8.10.2019 – Lezione 11 • M’échauffer la bile: c’è una sorta di malattia che ha conseguenze fisiologi-
che: Alceste inizia ad avere la bile surriscaldata con la produzione di
Alceste si sottrae al dialogo come se si sottraesse alla conversazione, tipica umor nero.
dell’âge classique. All’inizio Alceste è imbronciato con Filinte e lo incolpa di
un comportamento non veritiero. Eppure, sebbene abbia anche ragione, il Eccesso di insofferenza davanti all’uomo, tragicamente descritto da un
carattere di Alceste si afferma nell’eccesso, che si vede nel ripetere la frase soggetto chiuso nell’affermazione di sé in nome di un suo essere diverso.
je veux, o nell’uso di avverbi negativi (net, nulle): esagerato rapporto tra la Eppure, il solo fatto di dover ribadire il proprio essere diverso mostra che
natura delle cose e la loro espressione. Per Alceste occorre dire quello che in realtà agli occhi degli altri non appare questa diversità. Si sottrae al dia-
si pensa, ma la realtà non è traducibile in maniera immediata, occorre la logo e all’incontro, allo sguardo, alla vita di corte in quanto non sembra
mediazione della lingua e quindi della cultura. L’intera società si esprime poter esprimere quello che è nel mondo. Siamo giudicati dallo sguardo,
nell’elaborazione di una forma che riesca a esprimere la realtà e la natura dalla parola nella società: è come se Alceste non fosse in grado di far
delle cose. Nella traducibilità, nel lavoro retorico c’è il vanto dell’età classi- emergere quello che ha dentro, né di cogliere gli altri: e quindi sfugge, si
ca. Senza questa mediazione non si può tradurre la stessa inefficienza del sottrae ad uno sguardo che lo riduce. È il contrario di don Giovanni, che
reale, così come tutto il resto. Anche in questa fiducia di Alceste di voler si rifugia sotto una maschera e si fa vedere; Alceste al contrario è la fissità,
tradurre il contenuto senza mediazione è eccessivo: è come se lui fosse la permanenza, il suo pericolo non è la mancanza di identità ma la sua as-
l’unico in grado di esprimere direttamente ciò che pensa. C’è in questo senza in scena: non riesce ad affermarsi e il destino è mancare le relazioni,
una volontà di orgoglio, una presunzione nel sentirsi diverso, unico, singo- scomparire.
lare e quindi capace di immediatezza. Fin dall’inizio dice di volersene andare in un deserto. Eppure il sottrarsi al
Nel dialogo scopriamo che Alceste è oggetto di una denuncia, e che ri- luogo in cui vive è come un voler sottrarsi al teatro, quando invece c’è bi-
nuncia alla mediazione dell’avvocato che potrebbe difendere i suoi interes- sogno a teatro di stare in scena e conversare. Selimene, diversamente, ap-
si. Si impone da sé la sua innocenza agli occhi dell’universo. partiene totalmente alla scena: le piace apparire ed esser guardata. Sottrarsi
alla scena sarebbe un ostacolo al matrimonio.
• Pour me faire injustice aux yeux de l’univers: è come se l’universo lo guardas- L’unica possibilità per Alceste è sottrarre alla scena anche Selimene. Ma
se e si accorgesse dell’ingiustizia, in un processo in cui gli danno torto Filinte ricorda ad Alceste che la rettitudine che Alceste desidera, l’imme-
quando lui ha ragione. C’è un eccesso nella volontà, nella presunzione, diatezza tra realtà e forma di cui parla, è in contraddizione con il fatto che
nell’orgoglio, cose che connotano in maniera ridicola, perchè eccessiva, è innamorato di Selimene. Selimene ha proprio lo spirito da coquette e si
il personaggio. impone nei costumi del presente. Alceste vede che lei porge la bellezza agli
• allez, vous devriez mourir…pendre tout à l’instant: anche mediante all’abuso occhi degli altri, sa parlar male, sa esser brillante, vive di questa superficie;
di avverbi negativi e di je voux, il linguaggio si rivela tragico e iperbolico. e lui condanna i suoi difetti. Alceste confessa la sua debolezza: subisce il
Anche parlare di furore è esagerato. Il suo carattere, l’essere franco po- fascino dell’artificiale (contrario all’immediato, al naturale che difende al-
trebbe essere positivo ma in realtà la franchezza è troppa e quindi è l’inizio). La grazia di Selimene è più forte e la fiamma di Alceste potrebbe
esagerato. Anche la fine per cui dice “mi impiccherei” sull’onda di pri- purgarla dai suoi vizi, il suo amore la correggerebbe (di nuovo, fiducia e
ma. Emerge un’insofferenza del misantropo sulle abitudini ipocrite di orgoglio di sé).
finto affetto, di baci e abbracci con cui si vivono le finte relazioni a cor- Selimene, donna brillante che conduce un salotto e accoglie anche uomini
te. a casa sua, è una giovane vedova (così giovane, non potrebbe accogliere
gente, mentre essendo vedova è libera). Lei è innamorata di lui ma tempo-
reggia, si diverte a farsi corteggiare e posticipa una scelta che però va fatta.
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Si diverte ed esprime la sua arguzia nel prendere in giro il resto del mon- un modo dolce). L’uomo è questo essere mortale, imperfetto, dotato di
do; ha successo eppure esagera nel mantenere una posizione ambigua. un’anima immortale. Ha una capacità di bene pur nel suo avere un com-
Come nel personaggio di Fedra, anche in Alceste l’innamoramento espri- portamento animale, ha una coscienza, una consapevolezza ed è in grado
me una conflittualità rispetto a com’è fatto: lui è attratto esattamente dal di controllare la capacità di male che ha dentro. Etica è libertà, scelta: la
tipo di donna che disprezza. Vuole cambiarla per renderla come la vor- scelta sta anche nel compromesso nel quale l’umano si esprime. L’edulco-
rebbe. È qua il gioco comico, innanzitutto perché Alceste non rispetta la razione del contenuto, l’importanza della forma si rendono fondamentali
sua verità, il suo essere unico e superiore: dovrebbe esser coerente e an- in quanto l’essere umano non cambia nei secoli, è fatto dal vizio: cambia la
darsene, eppure resta in scena perchè è in fondo attratto dalla corte e so- possibilità di controllo e misura. La medietà cambia.
prattutto da Selimene. Dice sempre che se ne va, che prende la porta; ep- La flemma è legata al cervello, al controllo: la condotta flemmatica sareb-
pure poi resta: è come se la seduzione della scena sia più grande del deser- be capace di sopportare il comportamento umano e accettarlo anche nel
to. In realtà alla fine sceglierà il deserto. peggio. Filinte dà una lezione di filosofia flemmatica ad Alceste. I due ca-
Nella prima scena ci sono tutti gli ingredienti della commedia stessa. Nel ratteri si contrappongono nella tragedia. Il romanticismo di Rousseau
primo dialogo emerge il carattere, la malattia e la passione amorosa di Al- ammira Alceste come il paladino dell’uomo naturale, mentre Voltaire am-
ceste; il tutto si evidenzia nel contrasto con Filinte, che non si limita ad mira Filinte e vede Alceste come una bestia.
ascoltare, ma è un personaggio che pone una posizione alternativa.
La prima scena è un agone con Filinte, il quale, attraverso la mediazione, è • Pour le franc scélérat…voit l’emporter: Alceste fa allusione al personaggio del
in grado di accettare gli altri e sé stesso traducendo al meglio la propria Tartufo, descritto fisicamente: un uomo ipocrita che dietro la tunica
imperfezione e quella degli altri con la lingua. Ha piena consapevolezza dei nasconde la sua avidità, il suo vizio. Tartufo guarda sempre il cielo, ha
difetti del genere umano, ma cerca di accoglierli. Ha la consapevolezza del un tono mellifluo nel predicare, è sempre presente in ogni decisione.
fatto che siamo animati da passioni meschine, indossiamo maschere. La C’è dunque un’allusione alla situazione di Molière, insofferente per il
natura umana è simile all’animale e l’uomo ne è consapevole: la natura fatto di dover togliere il Tartuffe e il Dom Juan dal cartellone; dopo averlo
però può esser arginata tramite regole. La rabbia dei lupi, emersa nelle pa- sbeffeggiato, Molière si riconosce in Alceste (anche per l’immedesima-
role di Alceste, può essere tenuta a bada. Filinte dice di guardare con dol- zione di sua moglie nella coquette Selimene).
cezza i vizi umani.
[Molière in bicicletta, Luchini interpreta un novello Alceste che rifiuta la so-
• sobriété: «non  siate  più  saggi  di quanto occorre, ma  siate sobriamente cietà. Un amico attore lo va a cercare per mettere in scena il Misantropo, i
saggi» (Montaigne). Esser sobriamente saggi significa avere una misura due iniziano provare alternandosi nelle parti di Alceste e Filinte: questo
anche nel giudicare sé, gli altri, la vita e i vizi. Filinte dice che non si perchè entrambi sono due protagonisti, sono intercambiabili. I due attori
deve esagerare, ma occorre trovare il buono anche nel marcio, provare in seguito si scontrano e Filinte non lo lascerà, lo seguirà dappertutto, nel
una misericordia. La medietas e il giusto mezzo sono i modi con cui vive- tentativo di dialogare con l’amico.]
re nella società (ripresa dell’Etica nicomachea, di Socrate, ecc.): l’uomo è
fatto per il consorzio umano e deve esser capace di accettare e trovare Atto I. Scena 2
un compromesso.
Oronte, personaggio dei salotti, entra in scena. Nei salotti si conversava
In Filinte il dire le cose come stanno e la franchezza prendono forma in riguardo alla corte, vita e cultura (attori, spettacoli, poeti, romanzi) e si
modo diverso: si può dire la stessa cosa in modo rude o in modo gentile leggeva. L’autore e il pubblico convivono nello stesso luogo e spesso pri-
(ad esempio, c’è un modo brusco per dire “non sono innamorato di te”, o
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

ma di pubblicare la propria opera l’autore la modifica in base alla reazione to, l’amicizia come accoglienza dell’umano in tutta la sua stravaganza,
che il pubblico del salotto ha di fronte a una performance come quella di come forma di relazione. La conversazione è un aspetto formale e l’amici-
Oronte, che legge ad Alceste un sonetto perfettamente costruito. Alceste zia è quello contenutistico. Alceste sopporta il discorso di Filinte perchè lo
lo distrugge, offendendo Oronte esprimendo in maniera diretta il proprio fa lui, così come lo scontro c’è perché effettivamente sono amici.
disgusto. Il sonetto di Oronte segue la moda all’epoca, e il pubblico lo ap-
prova. A questo sonetto Alceste oppone una sua creazione fuori moda, Atto II. Scena 1
che potrebbe andar bene per un pubblico cinquecentesco. Questa diatriba
mette in luce la deformazione di Alceste, legato a schemi sorpassati, fuori Il secondo atto è dedicato ai ritratti: all’epoca tra i passatempi nei salotti
dal suo tempo. Questo giudizio è quindi ingiusto rispetto allo spirito del c’era la pratica del ritratto, sia come grande opera pittorica (tradizione
tempo, mostra la (legittima) parzialità del giudizio. Alceste pensa che il nordica), che doveva esprimere il tenore economico, sociale e politico del-
passato sia più morale del presente: ma meno vivi nel presente, più guardi la famiglia; sia come piccolo ritratto, da tener al collo, che secondo una
al passato. convenzione la dama regalava all’amato. C’era l’idea per cui il ritratto può
sintetizzare gli aspetti migliori della figura umana, sostituendo nel migliore
[Rappresentazione del Misantropo di Stéphane Braunschweig (2003): la dei modi la presenza fisica; donando il ritratto si dona l’anima stessa. Nei
scena è l’interno di una casa parigina con le pareti a specchio, perchè i per- romanzi dell'epoca troviamo scene in cui si parla di ritratti. C’è anche il
sonaggi vengano riflessi di continuo. In questo modo si dà l’idea di una tema dell’apparenza e dell’immagine, del verosimile; si vede quanto il ri-
vita di corte in cui c’è una dimensione di superficie da cui sfuggiamo, ma a tratto sia illusorio (l’immagine è una superficie su cui si appiattisce la figu-
cui ci riferiamo sempre. Siamo affascinati e inorriditi dalla nostra immagi- ra). Quindi da un lato il ritratto è illusione e condanna (in quanto la perso-
ne. Tutti i movimenti del personaggio quindi visti da più punti di vista. È na è ridotta nel ritratto ad un’unica dimensione), dall’altro la dimensione
interessante come viene rappresentato l’incontro con Selimene, ambienta- sintetica rivela più del vero aspetto della persona.
to dal regista su un letto matrimoniale, per dare forma ai desideri dei per- In questo caso il ritratto non è pittorico, ma letterario: in pochi versi il
sonaggi e per mostrare come ne sia esibita la parte più intima. Si esibisce e personaggio sintetizza un carattere. È un agone poetico in cui ciascuno si
si prova orrore nell’esibire: è una dinamica tipicamente moderna la neces- esibisce: in pochi versi si schizza un personaggio della corte. Si privilegia-
sità di esibire l’intimo che c’è in noi mantenendo al contempo un’insoffe- no certi elementi del personaggio per divertire il pubblico, si trasforma un
renza verso la stessa esibizione. personaggio noto in un carattere (da commedia). Il difetto non è deforma-
to, ma già per com’è fa sorridere. I difetti son trasformati in versi eleganti,
9.10.2019 – Lezione 12 sintetici, puntuali: ci deve essere una climax, una costruzione con una bat-
tuta finale che permetta di sorridere. C’è un divertimento nel sorridere
I temi che vediamo nel testo sono l’amicizia tra Alceste e Filinte, il tentati- degli aspetti imperfetti. Per questo Molière viene chiamato “il pittore”,
vo di Filinte di ricongiungere il carattere bizzarro e asociale di Alceste nel- perchè riporta in scena la realtà, facendone un carattere in commedia. È
l’ordine sociale tramite il dialogo e la conversazione con lui. Il salotto è una mise en abyme: il teatro rappresenta il lavoro di Molière. Ci si diverte in
luogo di conversazione: l’amicizia è questo incontro, questa conversazione assenza del personaggio.
profonda tra due. L’amore, elemento dissonante nel carattere del misan- Alceste fa il primo ritratto di Clitandro, di cui è geloso. Alceste parla a Se-
tropo, è lo strumento con cui l’amico e la società tendono a trattenere in limene: ritorna l’umore nero. Il ritratto di Clitandro è fisico: Alceste de-
scena l’intruso. L’amore è l’attrazione che l’intruso ha per l’ambiente che scrive il tipico cortigiano attento all’apparenza fino a sfiorare il ridicolo.
dovrebbe rifuggire. Attraverso questo carattere si aprono altre tematiche, Selimene si fa affascinare dall’apparenza. Gli elementi scelti per Clitandro
come il rapporto uno-tanti, le regole che rendono possibile questo rappor-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

fanno ridere e Alceste rimprovera Selimene per il fascino che prova. La • Ce début n’est pas mal: Eliante sa che sta iniziando il gioco dei ritratti con-
posizione di Alceste normalmente valorizza l’interiorità umana, l’anima, tro il prossimo. Timante, Gerardo, Belisa, Adraste, Cleone: è un gioco
non l’aspetto esteriore: adeguandosi al gioco comune, Alceste condanna che si ripete e diverte.
l’aspetto esteriore. Alceste si chiede come sia possibile che qualcuno sia • Selimene parla dei diversi personaggi con una prospettiva che si pre-
innamorato di Clitandro, prendendo in considerazione che Selimene lo sia. tende universale: passa dall’individuo al carattere, vengono lasciati da
Ma in questo modo Alceste cade nello stesso difetto del suo antagonista: parte gli aspetti tipici dell’individuo per sottolineare solo i caratteri ge-
guarda solo l’apparire, si adegua al gioco dei ritratti e guarda solo la super- nerali.
ficie, lui che vorrebbe porsi in contrasto con le abitudini di corte. Per • Timante: è l’uomo del mistero, non ha niente da fare ma è sempre indaf-
compiacere Selimene, si adegua pienamente al gioco di corte. Non ama farato (affaire-affairé: stesso termine, diverso significato). In realtà sem-
questo modo di passare il tempo, eppure è il primo che lo pratica. bra misterioso, ma non ha niente da offrire di segreto, di ogni dettaglio
Selimene si difende rispondendo che fa finta ad esser affascinata: le serve fa una meraviglia. Selimene prende in giro i grandi cortigiani che sus-
perchè Clitandro la sta aiutando in un processo (la presenza di tanti pro- surrano all’orecchio ciò che conta, che hanno potere a corte, tramano –
cessi ci fa pensare ad una giustizia che si occupa di cose di poco conto). le trame di corte hanno un fascino. In realtà sono i piccoli cortigiani
Selimene cerca di tenerseli buoni tutti: è un’opportunista. Promette qual- quelli messi in scena, a differenza di quelli di corte seri (in quel periodo,
cosa agli uomini per proteggersi. Fouquet, ministro delle Finanze, mecenate più ricco del re, venne arre-
L’attenzione sociale e economica in Molière è molto presente. Dietro i stato per l’aver messo in ombra Luigi XIV; La Fontaine, protetto di
valori universali ci sono i discorsi sociali: Molière si rende conto che la pa- Fouquet, farà fatica a esistere a corte).
rabola discendente dell’aristocrazia contemporanea è iniziata. La vera ari- • Gerald: è snob, vuole mostrare la sua ricchezza (esibizione dei cavalli). È
stocrazia non c’è più: è indebitata (come Don Giovanni che chiede soldi al profondamente noioso in realtà.
padre), i valori di onore, cultura, l’incontro nella conversazione sono tradi-
ti. La cultura classique cercava di riproporre ciò che non poteva esser ripro- Questa situazione rappresenta l’estrema conseguenza del Cortigiano: Casti-
posto. glione veniva da una tradizione che esibiva l’animo, la cultura, l’apparire
dell’essere cortigiano; il bon ton perde il rapporto con l’etica, con la virtù,
Atto II. Scene 3-4 con l’essenza. Qui c’è la raffinatezza, un grande gioco di aggettivazioni,
ma tutto è vuoto. Il parlare della classe dirigente è solo vuoto.
Stanno salendo altri ospiti, tra cui Clitandro. Alceste vuole andarsene: nella
scena 3 c’è uno scambio divertente, in cui Alceste ripete di volersene an- • Et ne faut-il pas bien que Monsieur…la bouche d'autrui: Selimene parla di Al-
dare, mentre Selimene lo trattiene. Quando lei sfinita lo caccia, lui invece ceste, in un modo molto raffinato, utilizzando gli stessi avverbi assoluti
resta. Non può abbandonare la scena in quanto lì esiste, mentre fuori non che usa Alceste (mai, sempre). Secondo quanto dice, Alceste ha biso-
più. gno di éclater, di illuminare la scena. È come se sentisse una vocazione
divina nel fare il bastian contrario: c’è una presunzione nel farlo. Se-
• Dans le monde…d’extravagance: inizia il gioco della maldicenza. Selimene condo Selimene lo sforzo di Alceste è apparire controcorrente (è lo
critica la stravaganza, in quanto contro la norma, contro la classicità. Il stesso difetto che lui stigmatizza nella corte). Per lei, lui finge di esser
raisonneur di cui parla Clitandro è un pedante che ragionando annoia, contro tutti, è sedotto dall’onore di contraddire. In maniera raffinata
dice nulla con grandi discorsi, di cui non rimane che il rumore senza dice che la corte cerca di limare il narcisismo, l’aggressività, al fine di
contenuti. essere persone migliori, non ipocrite: in origine la cultura, le regole ser-
vono a rendere più umani gli uomini, non per nascondere le cose, come
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

pensa Alceste. Selimene parla anche della contraddizione dei suoi sen- Alceste si è allontanato per rispondere al processo che Oronte ha intenta-
timenti per lei. to contro di lui per gli insulti ricevuti al sonetto (II, 5-6). L’atto inizia con
un dialogo fra Clitandro e Acaste che parlano dell’amor proprio nel sentir-
Alceste reagisce negativamente: cresce la tensione tra i due. La comicità si belli, alla moda, eleganti, capaci di cogliere l’opinione che circola. Il Sei-
viene meno quando nel pubblico c’è il personaggio. Molière mette in sce- cento stigmatizza l’amor proprio in tutte le sue forme: è il difetto peggiore
na se stesso e il pubblico; c’è chi si offende, perchè si sente descritto così, dell’umanità, perché è come se l'individuo stesso accettasse e ricalcasse
come i due marchesini. Nessuno invece fa un ritratto di Selimene, ma nel completamente la sua immagine compiacendosi della sua stessa apparenza
suo modo di fare i ritratti il personaggio di fatto compie un ritratto di sé: superficiale. Molière ne indaga le forme, anche quella religiosa: l’amore per
ma verrà ugualmente umiliata dall’atteggiamento dei due marchesini e dal- Dio come un amore a sé stessi, perché alla fine si ama l’immagine di sacri-
le lettere che scrive a tutti per farsi proteggere. Nonostante questo non si ficio, di devozione, di conoscenza delle Scritture attribuita a sé. Il Tartufo
indispettisce, ma cambia: è simbolo del pubblico che riflette sulla propria rappresenta il falso devoto che finge non solo per soldi: anche il suo amo-
interiorità e prende delle decisioni, è il pubblico migliore. Selimene acqui- re verso Dio non è che l’amore che in realtà ha per sé stesso, anche gli ora-
sta così una profondità. Alceste invece rifiuta di guardarsi, e pretende che tori fanno brillare di più la loro retorica che il loro messaggio.
gli altri cambino, ma non lui, fisso e immobile nella sua posizione, fino ad La commedia continua a seguire modelli strutturali classici. Il primo atto
abbandonare la corte. presentava un carattere; il secondo, diversi ritratti; ora tocca al duello tra
Eliante chiude l’atto: è simile a Filinte, è una moderata, una che sa ricono- Selimene e Arsinoè, una moralista di una certa età. Arsinoè, vestita di
scere il giusto mezzo. Riconosce i difetti e li accetta. L’amore è altro rispet- bianco, indica la purezza, la virtù, il sapersi comportare; si contrappone al
to all’atteggiamento di Alceste, che critica più che amare. Eliante fa una rosso della veste di Selimene. Alceste è un uomo bello e interessante, e
tirata su cosa sia l’amore: riprende il De rerum natura, che Molière conosce Arsinoè ne è rapita, ed è invidiosa di Selimene.
bene perché lo ha studiato da giovane. Dice che l’amore trasforma in bel- Arsinoè organizza retoricamente il suo discorso per dire a Selimene che
lezza ciò che bello non è nella realtà. Tutto nell’oggetto che ama diventa tutti si prendono gioco di lei, perché sta invitando troppa gente nel suo
amabile. Non è così semplice amare anche i difetti di chi si ama. In Lucre- salotto. Se si mette in discussione la virtù, si va a finir male. Vuole mora-
zio l’amore fa parte della trasformazione di tutto il cosmo: amore è ciò lizzare Selimene, fingendo di averla a cuore (come Tartufo).
che crea il divenire e rende la vita vivibile. Non la fissità, non la contrap-
posizione, ma la trasformazione rende possibile la vita. La trasformazione • censeurs: chi si macchia di un comportamento non adeguato viene “cen-
è un lavoro culturale per cui il difetto assume una forma bella. surato”, e questa condanna implica il non essere più invitato nei salotti
C’è tutta la fiducia nella forma che rende accettabile qualsiasi contenuto e a corte. Non è abbastanza sapere che uno vive bene, la società deve
(classici), ma anche la forma come manipolazione che rende accettabile riconoscerlo.
ciò che accettabile non è. Non si trasforma la persona, ma ai propri occhi
si trasforma il difetto in una qualità. Questo vuol dire amare. È una lezio- Arsinoè in ogni caso dice di essere d’accordo con queste persone, e che
ne per entrambi: Eliante è attratta da Alceste (inclinacion), ma alla fine spo- nonostante i suoi sforzi Selimene è indifendibile, poiché questi atteggia-
serà Filinte. Sarà ricomposto un ordine, quello che i due personaggi simili menti sono veri, e quindi deve cambiare atteggiamento. Dice tutto ciò in
hanno raccontato per tutta la commedia. modo raffinato, anche se di fatto il messaggio è offensivo e negativo, tra le
righe dà della sgualdrina a Selimene. In quel salotto hanno fatto un ritratto
Atto III. Scena 4 di Selimene, il cui modo di vivere veniva condannato pesantemente, e giu-
dicato indifendibile da Selimene.

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Selimene risponde: la sua abilità sta nel rispondere a tono. Le fa lo stesso pedire che l’oggetto sia raggiunto da altri (se l’oggetto non può essere mio,
discorso sull’amicizia, meglio però di come l’abbia fatto Arsinoè, pure allora non sarà di nessun altro). Molière sviluppa questa tendenza, infatti
usando la sua stessa strategia (ovvero, dice di aver sentito dire: entrambe Alceste è geloso: ci sono sospetti, accuse, collera, minacce al limite del tra-
citano delle voci, non criticano direttamente, ma usano un discorso indi- gico. Poi avviene un improvviso cambiamento di fronte a Selimene, Alce-
retto) per farle lo stesso discorso. Usa anche lei la litote, le fa un ritratto ste cambia repentinamente pur di compiacerla – cambiamento che genera
enunciando questa devozione, dimostrando le sue contraddizioni, dando- il riso e stempera la tragedia di prima.
ne un ritratto più preciso e brillante; di fatto, zittendola. Usa lo stesso regi- L’atto si apre sulla questione del processo: Alceste pensa di non doversi
stro, la stessa immagine, le stesse figure retoriche mostrandosi però mi- difendere dalla condanna e gli amici se ne preoccupano. C’è un’atmosfera
gliore nello scontro. Vince quindi nella conversazione. di minaccia data dal processo (scena 1). Arriva Alceste collerico e geloso
Selimene stigmatizza chi critica tutto e tutti come Arsinoè, ma il fatto che (scena 2): è andato da Arsinoè, che ha dato ad Alceste le prove dell’amore
lei sia più brillante fa riflettere. Bisogna guardarsi dentro a lungo prima di di Selimene per Oronte (un biglietto romantico), dunque Alceste ha la
poter pensare di condannare gli altri: in queste sentenze non si può non prova dell’infedeltà.
pensare ad Alceste. Forse l’ipocrita è proprio Alceste, e non la corte, in Il tono di Alceste è tragico, l’azione è tragica: l’idea è la vendetta. Alceste
quanto Alceste fa ridere a causa del suo eccessivo giudicare gli altri, ipocri- pensa di dichiararsi ad Eliante per vendetta. Ritroviamo la centratura del
ta nel suo amore per Selimene. Diventa Alceste un Tartufo che giudica e personaggio che, seguendo il proprio sentire, non vede il mondo circo-
non guarda sé stesso, quando critica tutti per la loro ipocrisia. Alceste è il stante. Si dichiara ad Eliante, ammettendo di farlo per vendicarsi. È una
punto di vista per cui la società è presa in giro, però anche sguardo della dinamica tragica, simile a quella per cui nell’Andromaca Ermione chiede ad
società su di lui ci fa ridere di lui in quanto eccessivo. L’oggetto di ridicolo Oreste di uccidere Pirro. Non c’è soluzione a queste dinamiche: l’oggetto
cambia quindi con il tempo (Alceste, Selimene, Arsinoè, Filinte, Eliante). continua a sottrarsi. L’amore è solo un gioco di possesso, è impedita una
Siamo tutti dentro l’opera: anche Molière stesso si mette dentro questo relazione.
sguardo che, ridendo, ci fa riflettere. Eliante (che è la voce della moderazione) rimane basita davanti alla propo-
sta e ammonisce a non comportarsi in maniera istintiva sulla scia della col-
14.10.2019 – Lezione 13 lera (come fa Teseo): tutto il male che vorremmo fare si dissipa nel mo-
mento in cui approfondiamo le circostanze. Alceste controbatte di essere
Atto IV. Scena 2 convinto, e che mostrerà a Selimene il biglietto incriminato per accusarla, e
poi tornerà da Eliante.
In questo atto si rivelano delle caratteristiche che riprendono The Anathomy
of Melancholy di Robert Burton (1621), che tratta del tema della malinconia Atto IV. Scena 3
attraverso un linguaggio medico. La malinconia è vista come una patologia
curabile. Burton si occupa in particolare della malinconia amorosa e reli- Alceste inizia il suo pezzo tragico. Il discorso di Alceste è caratterizzato da
giosa. All’origine della malinconia Burton individua un soggetto che desi- un’esagerazione: dice che i sospetti che aveva si sono confermati e che ci
dera un oggetto che non riesce a raggiungere. Nella malinconia amorosa la sarà una vendetta. Il tradimento è stato ingannare Alceste, avendogli detto
distanza dall’oggetto rimane: in alcuni temperamenti, uno dei sintomi della che lo amava. Dice che Selimene ha il diritto di amare un’altra persona, e
malinconia amorosa è la gelosia, cui seguono l’accusa e la violenza date dal che avrebbe anche accettato un rifiuto, ma non l’inganno. Rappresenta-
fatto che ciò che non si possiede sfugge. Si cerca di fermare questa dina- zione dell’anatomia della malinconia amorosa di Burton: chi prova l’alie-
mica violentemente, minacciando l’oggetto che ti sfugge, cercando di im- nazione della malinconia amorosa è portato a queste conseguenze, per cui

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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

i propri sentimenti non sono più governati dalla ragione, e si cede ai mo- Alceste, ma al tempo stesso non ha voglia, non ha intenzione di rendere
vimenti della collera. Si è pronti a fare qualsiasi cosa, perché la collera è conto del suo comportamento. Perché deve dimostrare la sua innocenza?
reputata giusta. Lei dice che è impazzito completamente, e lui si giustifica Selimene sa come comportarsi, è brillante nel trovare la forma giusta. Per
dicendo che lo ha perso nel momento stesso in cui l’ha vista lasciandosi interrompere la tragedia non deve legittimarla, ma sottrarsi al gioco. Lei si
incantare dalla sua bellezza, qui rappresentato dal veleno che in realtà lo pone come vittima di questa minaccia esagerata, quando è Alceste la vit-
uccide. Fuori Selimene è bella, dentro in realtà è un mostro che uccide. tima.
Dinamica delle passioni: il sospetto che l’altra possa avere un’altra relazio- Alceste in qualche modo ammira il modo in cui lei si sottrae, è affascinato
ne è inaccettabile, è ciò che dà vita alla tragicità. L’innamorato è disperato da questa donna brillante. Alceste le chiede di dimostrare la sua innocenza,
e quindi reagisce in modo violento (come Fedra quando scopre di Aricia). passando dal tragico al ridicolo: le chiede almeno di fingere di difendersi,
Ancora si mostra in Alceste un amore incondizionato per la verità. Le pa- per dargli soddisfazione. Davanti all’abilità di Selimene di sottrarsi, al po-
role non rispecchiano sentimenti veri. La rabbia è alienazione: chi prova sto di fare come in tragedia, dove la vittima soccombe, lui comicamente le
questo è pronto a tutto, e Alceste minaccia Selimene. C’è uno scontro tra chiede almeno di fingere. In fondo Alceste vuole che lei corrisponda a ciò
come ci si comporta e cosa si sente veramente: Alceste porta così tanta di cui lui ha bisogno: vuole che sia innocente. Non gli importa come sia
rabbia da perdere la ragione e il contatto con sé. È una “giusta collera”: lei, come si esprime. Cerca quindi a sua volta qualcosa di superficiale.
effetto sordina, in quanto la collera non è giusta (linguaggio tragico). Questo è il gioco dell’umanità che sa di non poter cambiare le forme dolo-
Quando ha visto Selimene ed è rimasto incantato ha perso la ragione: la rose della vita, e trova modi per superare le delusioni. Alceste è ridicolo,
vista di lei, la bellezza è veleno in quanto nasconde un mostro, è solo ap- perché mentre prima dice che l’essere è più importante dell’apparire, qua
parenza. invece dice il contrario. Lei lo prende in giro perchè le chiede di mentire.
Selimene non reagisce in modo tragico, ma anzi continua a far il perso- Si sente stupida a provare dei sentimenti per lui nonostante le sue imper-
naggio di commedia: non capisce come un personaggio di tragedia possa fezioni: lei diventa Alceste e lui diventa Selimene.
essere nel suo salotto. Di fatto Alceste non vien preso sul serio, quando lui Alceste non vede quindi altre possibilità se non amarla fino in fondo an-
adotta il registro tragico lei fa finta di nulla, il che esaspera ancora di più dando a vedere se lei avrà il vizio di tradirlo. Dice di amarla in modo asso-
Alceste. Lui insinua che lei starebbe negando il biglietto, e lei risponde che luto fino a minacciarla tanto la ama. Vorrebbe che lei non avesse alcuna
non avrebbe ragione di negare, con un atteggiamento scherzoso. Alceste si qualità, pur di essere padrone del suo amore, pur di poterla glorificare.
è fidato ciecamente di Arsinoè (altra faccia della malattia della malinconia). Vorrebbe che lei non avesse niente, per poterle dare tutto. È la tipica ana-
Anche se non si riferisce ad Oronte, dice che comunque non sono parole tomia della malinconia amorosa. Dice che vuole sottrarle tutte le sue carat-
d’amore dedicate a lui. Selimene ribatte dicendo che magari la lettera po- teristiche tanto da non renderla amabile, per poi poterla amare solo lui.
trebbe essere stata per una donna: le sue parole in realtà potrebbero essere Il biglietto è lo spunto per analizzare la dinamica umana rispetto all’amore:
di amicizia. Non c’è un destinatario sul biglietto. La lingua scritta, la scrit- noi non lo leggiamo e non è importante per chi sia. Molière non ci dice
tura è artificio e manipolazione, e come tale deve essere interpretata. C’è per chi Selimene l’abbia scritto, non è la verità il tema. È chiaro in quanto
un’interpretazione dietro lo scritto: se non c’è il destinatario lei dice che Alceste, il primo che chiede la verità, è il primo a chiedere anche la men-
potrebbe esser un altro, persino una donna. Lui non ci crede, perché vede zogna.
ardore nella scrittura, e la sfida a dimostrare questa sua ipotesi. Lei im- Il possesso è una forma patologica dell’amore: la scena sarebbe tragica se
provvisamente gli chiede di andare al sodo, e di dirgli cosa c’è che non va, Selimene non si tirasse indietro. Si ride di Alceste perchè lei riesce a rider-
con un tono piuttosto scocciato. Selimene dice pane al pane, vino al vino, ne, mostrandone l’incongruenza.
come di solito fa proprio Alceste. Si sottrae al gioco di giustificazioni, get-
ta il dubbio dicendo che il biglietto potrebbe esser interpretato male da
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Atto V. Scena 1 stenza, ma anche la cugina Eliante, a cui chiede un consiglio, le suggerisce
di scegliere (scena 3).
L’atto inizia con la vera tragedia: Alceste ha perso la causa perché non si è La posizione sospesa di Selimene viene sciolta nell’ultima scena, quando
presentato. Questo non fa che alimentare il suo disprezzo per la società entrano in scena tutti i personaggi della commedia. I marchesi, in una sor-
che l’ha condannato. Il dialogo tra Alceste e Filinte rivela due diverse posi- ta di processo, svelano l’atteggiamento da coquette di Selimene: hanno sco-
zioni: quella del misantropo Alceste, che non cambia mai dal primo atto perto altri biglietti, in cui l’accusata continuava il gioco del salotto, descri-
alla conclusione, e quella dell’amico Filinte, che cerca di fargli capire. vendo i vizi di un assente ad un destinatario. I biglietti vengono letti in
Emerge ancora il linguaggio tragico di Alceste, che si autoproclama con- scena. È stata Arsinoè a prendere possesso dei biglietti: il fine di tutto que-
dannato e trattato con orrore. Filinte dice di esser d’accordo, e che in so- sto svelamento è cambiare Alceste. Selimene dice la verità sui personaggi
cietà interesse e astuzia prevalgono sulla vera giustizia (all'accusa importa- rappresentati, ed è ammirata perchè la verità riguarda un personaggio as-
va solo di salvare l'immagine e di guadagnare dei soldi). L’umanità non sente; gli altri apprezzano la sua bravura nel dipingere un tratto caricatura-
dovrebbe essere così; ma per Filinte non è ragionevole tirarsene fuori. le dell’assente. Ma nel momento in cui il biglietto è letto davanti al perso-
L’imperfezione umana richiede virtù: se tutti fossero perfetti, le virtù non naggio rappresentato, nasce l’offesa. Il giudizio diventa diretto: in questo
potrebbero esercitarsi. La distinzione tra gli aristocratici e il popolo è nel modo si impedisce di sopportare il difetto, e il personaggio si offende.
rimanere nel vizio. C’è uno scarto tra cosa dovrebbero essere e cosa sono: I marchesi e Arsinoè compiono così il ritratto di Selimene, distruggendo-
la capacità di riempire lo scarto è ciò che li rende aristocratici. ne l’immagine (che in quella società è tutto). Ma Alceste pensa ancora di
Alceste come al solito si sottrae al dialogo, dicendo che lui non ha la capa- poterla cambiare: egli resiste al tremendo ritratto, perchè vuole toglierla da
cità formale dell’amico: non vuole conversare, non sa argomentare come questa società, per salvarla. Tutti i personaggi in scena rappresentano la
lui e non vuole dialogare, poiché aspetta la decisione di Selimene. Filinte collettività a cui Alceste si contrappone (Filinte è il personaggio che per-
parla di filosofia, aristocrazia, di saper capire e ascoltare, cercando di risol- mette lo svelamento di Alceste, rivelandone l’umor nero; Selimene ci mo-
vere l’umanità imperfetta; la visione antropologica di Filinte è negativa, stra il suo carattere di innamorato; gli altri mettono in luce il gioco tra col-
tutti sono d’accordo sul fatto che nell’uomo c’è uomo il male (pessimi- lettività e individuo).
smo). Occorre capire come distinguersi: non affermando qualità innate, È il momento di debolezza di Selimene, che perde la padronanza nella
che non appartengono all’umanità – Alceste ne dà prova quando afferma scena e nella società. Tutto il suo pubblico l’abbandona, è rimasto solo
l’apparenza. Come sopperire l’imperfezione? Filinte sta di fronte ad Alce- Alceste, ed è il suo momento. Egli si augurava che lei perdesse tutto, ed è
ste, non se ne va ma lo ascolta. Non si pensa mai ai problemi di Filinte: lui successo. Ora le perdonerà tutto, considerando la sua giovinezza, purché
è innamorato di Eliante, lui potrebbe dar vita a una tragedia. Mentre Alce- lei lo segua fuori dalla società, fuggendo nel deserto.
ste propone continuamente il proprio io, Filinte non esagera, non insiste Selimene gli risponde che lo sposerà, ma che non è pronta per il deserto.
ma dice di salire da Eliante per attendre insieme. Filinte gli propone la sua Per Alceste dovrebbe rinunciare al mondo prima di invecchiare; nell’ottica
amicizia. In realtà Alceste vuole star solo con la sua nera nostalgia nell’an- di Alceste non dovrebbe essere un problema, perchè è solo lui che le do-
golo buio. vrebbe bastare. Selimene però non si sente pronta per affrontare una cosa
del genere: se a lui bastasse la sua mano, allora potrebbe accontentarsi di
sposarla. Alceste rifiuta un matrimonio in società. Selimene esce di scena.
Atto V. Scena 4 Alceste parla con Eliante di matrimonio, ma Eliante sceglie Filinte. Alceste
allora decide di ritirarsi nel suo mondo e Filinte chiede ad Eliante di aiu-
Segue una sticomachia tra Oronte e Alceste, che chiedono a Selimene di tarlo ad impedire ad Alceste di completare il suo progetto. Alceste dice
dichiarare la sua preferenza tra i due (scena 2). Selimene ha paura dell’insi-
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

che cercherà un luogo solitario, ai margini, dove poter essere un uomo tù: Alceste è in fondo animato dall’ottimismo che hanno i giovani di poter
d’onore libero. Filinte cerca di fare di tutto per convincerlo a rientrare. cambiare la società e il mondo. In questo profondo ottimismo nei propri
ideali, Alceste appare negativo; ma in realtà è il più positivo della pièce, dal
Lo statuto dei personaggi si realizza nel loro stare sulla scena. Nelle varie momento che va contro chi ha fatto dell’ipocrisia e dell’apparenza un si-
uscite di scena dei personaggi si situa tutta l’interpretazione del testo. stema di vita.
• Uscita di Selimene: ha perso il salotto e Alceste. Alcune attrici escono In Alceste si sono riconosciuti alcuni tratti biografici di Molière, in parti-
di scena ardite (una addirittura sventolando un ventaglio): ci si immagi- colare riguardanti le sofferenze suscitate dalla condotta della moglie e dai
na Selimene che si riappropria della sua libertà ricominciando. Alcuni processi che subisce. Il vero ostacolo alla commedia è il processo: nel Mi-
registi invece la fanno uscire rotolando, punita, in quanto non riesce a santropo si può vedere in filigrana l’angoscia di Molière che deve far i conti
correggersi. con la compagnia del Santo Sacramento, con l’apparenza della corte impo-
• Uscita di Alceste: è un eroe incompreso nel mondo che va a collocare sta da Luigi XIV e con le specifiche richieste del re.
altrove, in una dimensione spirituale, la sua virtù. L’uomo d’onore è Rousseau valorizza Alceste e l’eccesso con cui lui si dimostra franco, in
libero quando non è nella società, e onore e libertà non gli vengono opposizione con società che ha fatto della forma, dell’indiretto il suo ap-
riconosciuti. È un intruso in scena. Alcuni fanno uscire da una porta; parire. Valorizza questo aspetto, sostenendo che non si ride dell’eccesso di
altri lo mettono vicino alla porta, ad aspettare che qualcuno lo richiami: Alceste, ma dell’eccesso di convenzionalità della società che lo critica.
come per tutta la commedia, anche qua non vorrebbe andarsene, si sie- Alceste, come Don Giovanni, è in opposizione alla società del tempo: il
de e sta con gli altri sempre. secondo è infedele, incostante, ama tutte le donne che incontra; il primo
Questo spazio è dato dalla complessità dei personaggi: il Misantropo è con- ne ama una totalmente, in opposizione al gioco di compiacere e piacere
siderata una commedia classica. Non c’è un intrigo complesso, è la storia della coquette. Tutti i personaggi fanno muro contro di lui: sono tanti con-
del matrimonio mancato tra i due grandi personaggi. Eliante e Filinte si tro uno. Secondo la Garavini, il personaggio ridicolo mette in crisi la so-
sposano in quanto sono in grado di portar ordine. cietà che c’è in lui, denunciando questa apparente convivenza sociale: è in
realtà una società incancrenita poggiata su vuote convenzioni, la norma
Commento intesa come gioco di convenzioni ha soffocato totalmente lo scarto inteso
come la vita, la realtà. Se il drammaturgo sembra apparentemente ridico-
Nella semplicità dell’intreccio, è possibile un ampio margine di interpreta- lizzare Alceste, in realtà lo usa per uscire di scena: ciò che il commediogra-
zione. fo non può fare nella vita, la rinuncia al teatro e alla scena, lo fa fare al suo
personaggio. È la morte della commedia: il protagonista sembra intruso
F. Garavini, Epitaffio per Alceste (La casa dei giochi, 1980) nella sua commedia, se ne va, e, secondo la Garavini, non tornerà.
Nel Seicento si segnalano due rivoluzioni: la rivoluzione scientifica (Gali- Questa lettura recupera l’atteggiamento romantico (non per l’eroe sincero,
leo e Copernico) e la rivoluzione filosofico-letteraria del ribaltamento del- ma per la vitalità del personaggio che è altro rispetto ad un gioco di appa-
l’apparenza (si parla dell’apparire per non parlare dell’essere): il libertini- renze). La commedia è vista come la costruzione di un ordine che com-
smo vive dell’apparenza. Nell’Epitaffio (idea di fine e morte del personag- piace il mecenate, ma che non è specchio della realtà, è apparenza, ha per-
gio) si dimostra che Alceste è spaventosamente giovane anagraficamente so il contatto con la realtà. Per questo i personaggi pieni di vita sono co-
perché è giovane nell’animo: è ottimista nel voler cambiare la società e il stretti ad abbandonarla. Lo scarto, che non riesce a stare nella norma, e
mondo. La radicalità nel giudizio dipende dalla volontà di affermare i pro- quindi esce di scena, denuncia l’inutilità della norma.
pri ideali per cambiar un mondo, mostra l’assolutismo tipico della gioven- 1. Garavini prende le mosse dall’attualità del testo di Molière, che secon-
do l’autrice mette in scena un frenetico «carosello di vacuità» di cui è
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

fatto anche il mondo contemporaneo. È il periodo in cui si incrina la laire amoureux caratterizzato dalla follia amorosa: ha la bile nera, è un
Francia cartesiana e cornelliana: si frantuma l’immagine dell’età di fou mélancolie. La sua avversione per i suoi simili è proporzionale a ciò
Luigi XIV tramite l’uso del grottesco. Molière fa una critica moralisti- che si attenderebbe da loro; diventa ribrezzo e distacco, per isolarsi nel
ca dei costumi, delle stravaganze degne di riso, fa una rassegna di «ma- suo ideale di mondo utopico, di deserto.
rionette impazzite» smanianti di «esistenze inautentiche» in quanto 8. Il dramma sta nell’inevitabile interferenza con il mondo di tutti, im-
parte di uno sterile codice salottiero. patto che avviene a tre livelli: il salotto, il tribunale e l’amore. Proprio
2. Molière intende «dipingere gli uomini come sono». È un castigamatti, per questo amore Alceste diventa umano: si rende conto della sconfit-
censore dei vizi e degli eccessi dei contemporanei; oppure, suggerisce ta in quanto, senza Selimene, sarebbe solo; e questa sconfitta gli fa
Garavini, il drammaturgo, incarnandosi nei raisonneurs, è colui che ac- chiedere a Selimene il disperato appello che lo farebbe passare da être a
celera nell’interlocutore la «dichiarazione di promettenti pazzie». Certi paraître. La passione etica di Alceste (parallela alla passione amorosa di
critici lo sviliscono, vedendolo come un «noioso partigiano del buon Don Giovanni) è un precetto di isolamento che lo destina a cadere.
senso». Alcuni attori che l’hanno messo in scena, come Jouvet, dicono 9. Per Garavini il Misantropo è una commedia di confine: Molière, men-
il contrario. tre, da zimbello del re, si dichiara sconfitto perchè deve starvi sotto-
3. I protagonisti sono insensibili a ciò che non è la loro follia, sono cer- messo e schiavo, al tempo stesso abbandona la sua spoglia al suo per-
chi chiusi, fissi in quello che sono. Non c’è dialogo, ma soliloqui, in sonaggio che, come lui, ha la mania di manifestare la sua opinione
quanto ognuno ha un suo linguaggio. È la commedia dell’incomuni- pubblicamente. E il misantropo è chi non può servire e vivere nel
cabilità. Il linguaggio, come strumento di mistificazione, è messo sotto mondo e allora, solo, fugge: è lui il vincitore.
processo. La maschera è innanzitutto verbale.
4. Come i personaggi, lo stesso pubblico è messo in scena, con la ten- 16.10.2019 – Lezione 14
denza del secolo al “nominalismo e al decorativismo”. Il problema del
personaggio è recitare adeguamento la propria parte. Patrick Dandrey, La leçon du “Misanthrope”
5. La società è «collettiva frenesia di esasperate finzioni e scaltre dop- Dandrey si è occupato in particolare di Molière, analizzando il percorso
piezze», con cui si scontra il misantropo, il quale non accetta la con- libertino e anticonformista nel Seicento francese.
venzione, è il polo positivo delle assolute verità e delle candide scem- L’autore inizia dicendo che tutti costruiscono il giudizio sul Misantropo a
piaggini, è il personaggio tramite cui passa la finalità didattica della partire dall’opposizione Alceste-Filinte, mentre la storia racconta lo scon-
commedia. Eppure lo stesso misantropo è caratterizzato da un «bi- tro tra Alceste e Selimene. Nella relazione amorosa (come ricorda il sotto-
slacco fanatismo», è «ansioso di miracoli, invasato, con una goffaggine titolo), peraltro, si vede venir fuori il carattere del protagonista: il punto è
miracolosamente penosa». la questione matrimoniale. La novità è che la giovane coppia non un osta-
6. Molti critici vedono Alceste come una caricatura dell’idealismo severo colo in qualcosa di esterno (come un vecchio padre): qua l’ostacolo è la
in quanto è un disadattato, ridicolo. I contemporanei non sembrano coppia stessa, il carattere dei suoi membri. Per Dandrey, Filinte è la cima
ridere di Alceste. La qualità comica starebbe nell’allontanarsi dal con- del triangolo: vive una distanza da entrambi, e cerca di unirli. Incarna i
sueto modo di vivere (in questo modo peraltro il conformismo dei pregi di entrambi, vede la verità, si rende conto dei problemi sociali; ma
marquis è amplificato), ma in realtà ride di lui solo chi è un «conven- trova una forma adeguata e ordinata per dirli, tanto che ha una relazione
zionale beota». d’amicizia con tutti. Arsinoè è il rovescio di Filinte: incarna i difetti dei due
7. Garavini si spinge fino a una descrizione di Alceste: egli sarebbe un personaggi, in quanto è vanitosa come Selimene e ha un tono moralistico
giovane caratterizzato da un idealismo rigoroso; prende tutto sul serio, come Alceste. Lei vuole spezzare il loro rapporto (trovando i biglietti, ad
è ottimista (ha fede negli uomini, che possono migliorare). È un atrabi- esempio).
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Letteratura francese Modulo A: Alla corte del Re Sole: Molière e Racine

Il fatto che Filinte abbia un doppio negativo ci fa vedere quanto è positi- di critica accettabile. Secondo la lettura di Francesco Orlando, Alceste si
vo: non è il protagonista, benché sia il personaggio che più tiene le fila distingue narcisisticamente dagli altri: la sua struttura psicanalitica narcisi-
dell’intreccio, ma è la philia, l’amicizia all’uomo. È una philia laicizzata, una sta e guastafeste lo porrebbe contro la felicità degli altri, e egli vedrebbe
capacità di amicizia e affetto tra uomini, all’interno di una civiltà. Filinte è all’opposto Selimene realizzata nell’arte di piacere. Entrambi i personaggi
l’honnête home che riesce a correggere la realtà conoscendola. Non si può vengono puniti nei processi. Sono entrambi pericolosi nel loro atteggia-
cambiare il mondo: lo si può correggere e sopportare. Secondo Dandrey, è mento narcisista. Alceste non si difende, e incolpa il processo di ingiusti-
il primo seme di una “tolleranza”, la capacità di rispetto all’altro per prin- zia: in questo è socialmente pericoloso). Entrambi imparano qualcosa: Se-
cipio, non per convenzioni sociali. Prima di conoscere il valore delle paro- limene sceglie Alceste abbandonando l’indecisione, mentre Alceste, nono-
le dell’altro, si riconosce l’altro in quanto altro. stante la condanna subita, continua nel suo atteggiamento, ma augura alla
La tolleranza non nasce in ambito religioso, in questo caso, perchè il Sei- neonata coppia la felicità.
cento è il secolo dell’intolleranza. L’Editto di Nantes viene revocato alla Per Fiorentino a perdere in questa commedia è Filinte, l’honnête home che
fine del secolo, a causa dell’insofferenza della monarchia assoluta. Questo vince nel privato ma non nel pubblico, perché Alceste non si sposa. Egli
causerà la diaspora protestante verso nord. Neanche in ambito politico c’è rinuncia al potere benefico di influenzare Alceste. Filinte rappresenta la
tolleranza. È nella società di corte, che si è data una bienseance, un’etica, na- norma, ma la sua capacità ha senso quando influenza, agisce sugli altri:
sce la tolleranza: ha un’origine sociale e riconosce questa capacità solo a l’istruzione e l’educazione servono a portare beneficio nel mondo; se ser-
chi partecipa a questa società. Nella commedia i due personaggi che la te- ve solo al proprio matrimonio c’è qualcosa che non va. Il valore non è più
stimoniano sono secondari Filinte e Eliante, in quanto negli altri c’è l’inca- sociale ma è privato. Per Dandrey, ci si aspetta che Filinte vada a riprende-
pacità. Molière punisce Alceste e Selimene con il riso, e valorizza Filinte e re ancora Alceste, che ci sia una tensione a questo; per Fiorentino invece
Eliante: sono loro a sposarsi, alla fine, e a essere presi a modello. Questa c’è sconfitta.
capacità di tolleranza non è però stabile e immobile, è una tensione: Filinte
tenta di star in mezzo, e richiamare entrambi gli estremi, ma è un tentativo. Per i contemporanei il Misantropo è la commedia classica per eccellenza, la
La norma è fluida, aperta, aderisce alle persone. La norma è tensione a far massima produzione di Molière; eppure c’è un aspetto non chiaro sulle
aderire gli scarti, così che trovino un compimento. interpretazioni su norma e scarto.
È una visione interessante e ottimistica rispetto a Garavini, perchè valoriz-
za un lascito della cultura classica, che non implode nelle convenzionalità,
corrotta e svilita, ma la prepara: il meglio di questa stagione è poi il ‘700 in
quanto “tolleranza” sarà parola chiave in tutto il Settecento francese. An-
che Voltaire dice che questo termine ha le sue radici nella società del ‘600.

Francesco Fiorentino, «Le Misanthrope» o la critica del «demi-habile» (Il ridicolo


nel teatro di Molière, 1997)
Fiorentino è un francesista italiano. In Il ridicolo nel teatro di Molière legge le
più significative commedie per vedere l’evoluzione della sua comicità. Se-
condo Fiorentino Alceste è ridicolo in quanto eccessivo nella critica. Il suo
atteggiamento più che una richiesta di verità è un atteggiamento narcisista:
non si rende conto che anche gli altri dicono la verità (Selimene, Arsinoè
ecc.). Il gioco dice la verità, ma trovando una forma che rende il contenuto
47
Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

André Gide
Le origini 49
I nutrimenti terrestri (1897) 50
L’immoraliste (1902) 50
21.10.2019 – Lezione 15 51
Le retour de l’enfant prodigue 52
Lc 15, 11-32: la parabola del figliol prodigo 53
Preambolo 56
1. Il figliuol prodigo (L’enfant prodigue) 57
22.10.2019 – Lezione 16 58
2. Il rimprovero del padre (La réprimande du père) 60
3. Il rimprovero del fratello maggiore (La réprimande du frère aîné) 62
4. La madre (La mère) 63
23.10.2019 – Lezione 17 63
5. Dialogo con il fratello minore (Dialogue avec le frère puîné) 64
Commento 66
La riscrittura 68
Il classicismo 69
28.10.2019 – Lezione 18 69
La porta stretta (1909) 71
Gide e il classicismo 72
Teseo (1946) 73
I 75
II 76
29.10.2019 – Lezione 19 77
III 79
IV 80
V 81
VI 82
4.11.2019 – Lezione 20 83
VII 84
VIII 86
IX 87
5.11.2019 – Lezione 21 89
X 89
XI 89
XII 91
Commento 93

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Le origini Gide vive la sua gioventù a Parigi in famiglia: l’unico ambito alternativo è
la comunità letteraria, rappresentata nella Parigi di fine ‘800 dall’esperienza
André Gide nasce nel 1869 a Parigi in una famiglia agiata, che gli permet- simbolista: ci sono alcuni maestri, alcune opere di riferimento, come quelle
terà di vivere di rendita. Le informazioni sulla sua formazione ci arrivano di Mallarmé, il quale riconosce Gide come interessante e lo invita ai suoi
principalmente dal suo diario, che tiene fin da piccolo, in cui racconta ciò mardis, il salotto letterario del martedì.
che legge e scrive: ha una formazione libera nella biblioteca del padre, col- Il simbolismo porta con sé una visione del mondo che disprezza la realtà
to professore di diritto romano. Questa formazione abbastanza libera si come menzognera, parziale, una pallida ombra della verità metafisica sa-
affianca ad un’educazione molto rigida voluta dalla madre, protestante, che cra, reale: la dimensione a cui l’individuo aspira, il piano soprareale che
vuole che André sia educato, soprattutto dalla morte del padre (che avvie- l’artista tenta di costruire mediante l’arte. L’opera quindi trascura la realtà
ne quando Gide ha 11 anni), con una specifica attenzione alla coscienza, al borghese, i valori economici, di potere, di materialità, per tendere ad un
lavoro di riflessione quotidiano spirituale sulle Sacre Scritture, a un rap- ideale assoluto che il linguaggio artistico, poetico, pittorico evoca. L’artista
porto intimo con la Bibbia, a un esercizio di virtù che abbia delle ricadute non cerca impegni politici, sociali, ma si disinteressa del mondo reale. L’o-
poi nell’esistenza. Per questo ne affida l’educazione a un pastore prote- pera prevale sulla vita, l’artificio prevale sulla natura, la bellezza prevale sul
stante, che doveva aver cura della sua formazione spirituale oltre a quella bene. Mentre Baudelaire, nell’affermare un ideale che non riusciva a stare
letteraria. nella vita, le prova tutte fino a distruggersi, Mallarmé è un professore di
Tutto questo avrà ripercussioni sulle peculiarità di Gide autore, che rive- inglese, sposato, ha una vita tranquilla e circoscrive nei mardis il suo impe-
landosi soprattutto nella disciplina con cui è attento alla scrittura, all’auto- gno artistico.
correzione, ai tempi di produzione, al rapporto con editoria. Il tema della Gide è entusiasta di questi incontri, spera che la letteratura possa essere la
norma e dello scarto assume un tratto esistenziale nel giovane Gide: da disciplina che gli permette di esprimere il suo ideale assoluto di perfezione
una parte ha la forte percezione di un senso del dovere, di una disciplinata che la sua cultura (la corruzione che la religione gli mostrava) gli negava.
vita interiore e spirituale; dall’altra, un paradossale desiderio di liberarsi
dalla norma per dare ascolto ad una parte più vitale, istintiva, al corpo. Il trattato di Narciso (1891)
Scrive che nell’età più innocente, in cui si vorrebbe che tutta l’anima fos- Narciso, figura amatissima dal simbolismo, trova la sua ragion d’essere nel-
se\ purezza, innocenza, lui vedeva in sé solo ombra, sporco e vergogna, a la contemplazione della propria immagine e consuma l’esistenza nella ten-
causa dell’esercizio di coscienza a cui era educato. Fin da piccolo, è come sione di questo amore, tanto che nel momento in cui questo amore si
se la natura delle cose non corrispondesse all’esigenza etica che gli hanno compie (quando Narciso bacia la sua immagine) muore.
insegnato. L’opera è nella forma del poemetto in prosa, ma c’è una grande ricerca
È evidente in lui la mancanza dell’affetto materno; trova qualcosa di alter- poetica (giochi di assonanze, ritmo, musicalità; si oppone all’abuso di rime
nativo nel rapporto con la cugina Madeleine, che sposerà nel 1895: lei rap- della poesia romantica). È dedicato a Paul Valéry, uno dei primi incontri di
presenta l’ideale di purezza, bellezza non corrotta. Gide si scopre omoses- Gide nel mondo simbolista.
suale, e il rapporto non verrà mai consumato. Madeleine rimane l’incarna-
zione di un amore puro, ideale; ma anche una norma a cui lui non riesce a Paludi (1892)
corrispondere, in quanto la sua sessualità dice altro. È un antiromanzo che mostra la prima insofferenza di Gide nei confronti
dell’ambiente simbolista, asfittico. Il protagonista è un romanziere che si
cimenta nella scrittura con strumenti formali, filosofici, ma non ci riesce:
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

si rende conto che alla fine non c’è niente da dire e l’unica cosa da dire I nutrimenti terrestri (1897)
riguarda la sua vita. In questa cultura asfittica c’è una distanza tra esistenza
e esperienza culturale: la scrittura non riesce a dare forma alla sua esisten- Si tratta della prima opera composta dopo il viaggio in Africa. Già il titolo
za. Esprime quindi un’insofferenza che taglia fuori la vita. Nel volerla suggerisce il rapporto con la cultura cristiana. Il nutrimento della Bibbia è
riavvicinare all’origine incorrotta, metafisica, la dimentica, la lascia fuori. il nutrimento dell’anima che Gesù dà, è il pane che non finisce, l’acqua che
Gide invece vuole occuparsi del corpo e della vita che vi si trova. Gide toglie la sete. Ma questo nutrimento è “terrestre”: il nutrimento di cui ab-
inizia a frequentare figure di decadenti/simbolisti che rappresentano altro. biamo bisogno è di questo mondo, è una corrispondenza ai sensi e al cor-
Uno di questi è Oscar Wilde: scrivendo a Valéry Gide dice di essere affa- po, e quindi anche all’anima, che è lo specchio, la cartina tornasole del
scinato e al contempo impaurito da Wilde, dice che uccide ciò che gli resta corpo: se il corpo è felice, lo è anche l’anima. Occorre una comunione
dell’anima. Wilde usa il vocabolario religioso ma lo rovescia: occorre pen- profonda con la natura tutta, che non deve passare oltre, ma deve passare
tirsi della propria anima, imparare a distruggerla per vivere religiosamente. attraverso tutto, senza alcun limite, senza pudore. L’infinito è l’inesistenza
L’esperienza simbolista lascia a Gide: di un limite nella natura del finito. Negli stessi anni Wilde scrive il De Pro-
1. L’idea dell’arte gratuita, della letteratura fine a se stessa, che non vei- fundis, accusando la cultura vittoriana incapace di attingere al nutrimento.
cola altro; libertà dell’artista rispetto al tempo. In alcuni momenti Le due opere operano due critiche parallele: Wilde rappresenta la pars de-
Gide assume un impegno politico, come l’aderenza al comunismo (ma struens, Gide la pars costruens, la parte positiva e solare del nutrimento.
dopo un viaggio in Russia denuncerà l’URSS); eppure per lui esiste Non si tratta di un romanzo, ma è una sorta di lettera aperta con riflessio-
una libertà nell’arte: la politica può essere il contenuto dell’arte, ma ni, descrizioni, poesie ecc. Racconta di un’esperienza africana e il protago-
non ne è mai lo scopo. L’autore può scrivere quello che vuole, può nista si rivolge a Nathanael (nome biblico il cui significato è “dato da
anche essere incoerente nelle sue opere. Dio”; è il primo nome dell’apostolo Bartolomeo) raccontandogli le pro-
2. L’idea del ruolo del lettore, che deve comprendere le parole evocative prie esperienze e anche degli aneddoti ispirati alle lezioni del proprio mae-
del testo. Il lettore, nel lavoro di interpretazione, fa parte del testo. Nel stro Ménalque (Menalco è un personaggio delle Bucoliche)
1947 prende il Nobel, ma è messo all’Indice delle opere immorali: la Alla fine l’autore apostrofa Nathanael, dicendogli che quando avrà ultima-
sua fortuna è contraddittoria. Questo per dire che il lettore non è giu- to la lettura dovrà buttare via il libro e uscire, andarsene dalla propria città,
dice dell’opera, ma ha una sua parte; e nello scrivere, l’autore deve la- dalla famiglia, dal pensiero. Dovrà dimenticare anche il libro. Occorre che
sciare che il lettore faccia la sua parte. L’opera rimane polisemica, il libro insegni a interessarsi più a sé che al libro, e più a tutto il resto che a
sé. Occorre uscire da sé, dalla propria conoscenza e formazione, verso il
Nel 1893 Gide inizia a viaggiare, su incoraggiamento di Wilde: il salotto mondo. Occorre tenere a questo altro da sé più di quanto si tiene a te stes-
letterario non gli basta per uscire dall’asfissia che lo opprime, dunque so: questo ha un significato culturale, perchè prima ci si confronta con la
cambia aria. Quello del viaggio è un tema chiave in Gide. Va in Africa, ac- tradizione, con quello che si è, poi se ne esce per fare da sé. Occorre sem-
compagnato dal missionario protestante sotto la cui tutela era stato posto pre riprendere le fila da cui si è preso forma, per poi tagliarle.
dopo la morte del padre. Il viaggio in Africa permette la scoperta di quella
parte vitale dei sensi, del corpo, della sessualità che a Parigi era stata negata
a Gide: si innamora del figlio del missionario, e intraprende una relazione L’immoraliste (1902)
con lui (e con un giovane arabo). Si ammala di febbre, e da convalescente
si sente ancora più sensibile a tutto. Il paesaggio africano contribuisce a L’opera successiva manifesta una rottura con la morale a cui l’autore è sta-
questa consapevolezza di sé e di comunione con la natura. to educato, con la norma di comportamento, per lasciarsi andare alle incli-
nazioni “sbagliate”. C’è anche la consapevolezza che un tale abbandono a
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

sé, al proprio istinto e alla propria natura immediata e trasparente, possa stesso personaggio dei Nutrimenti terrestri: esiste un dialogo non solo tra la
essere un gesto ultimamente egotico, egoista, ma di un egoismo capace di vita e l’opera, ma anche tra le opere, i personaggi tornano, ritornano gli
aiutare a cogliere quello che c’è intorno a sé. Si può esprimere tutto come episodi). Ménalque incarna il suo stesso disagio nella vita borghese parigi-
si vuole e quando si vuole; ma questo avrà sempre delle conseguenze, il na. Michel intende far emergere l’atteggiamento liberante con cui ha preso
diritto non preclude a chi scrive un orizzonte sugli altri e sul mondo. Il contatto nel periodo africano, ma nel frattempo la moglie si indebolisce, si
fatto di essersene andato da casa non genera un ricatto moralistico; ma ammala, perde il bambino: mentre lui si rafforza, lei perde la salute. Deci-
comunque occorre guardare a ciò che ci sta intorno; non si può perdere di dono di rifare il viaggio in Africa: lui a contatto con l’ambiente africano
vista, ad esempio, che c’è una moglie che soffre. La scoperta di sé è con- riacquista forza e decisione nella rinascita di una personalità autentica, an-
temporaneamente anche la scoperta del mondo. Non c’è solo una chiusu- che nella scoperta della propria omosessualità, ma la moglie muore.
ra trasgressiva che allontana dal mondo. L’Immoraliste racconta questa ten- Tutta l’opera è il racconto autobiografico del protagonista agli amici, ed è
sione. una racconto della biografia di Gide. Il racconto fatto dal protagonista è
L’immoralista segue solo sé, fa dello scarto il proprio ideale di vita, fino a un racconto di rinascita, ma c’è un sentimento di colpa. Tanto più si fa
che questo non scarti la realtà. È un isolamento in cui il compiacersi allon- spazio a sé e al proprio egoismo, tanto più intorno si provoca sofferenza e
tana dalla vita, dalla realtà. Non è così facile fare l’immoralista: si perde la perdita, dolore. Michel non è l’a-moralista, quello senza morale, ma è l’im-
morale che ci ha formato, e il non seguire la norma porta fuori dal conte- moralista, è colui che va contro la morale comune, si sente nemico, oppo-
sto. sto e ha un sentimento di distruzione forte. C’è un principio etico forte
che condiziona l’intera opera, senza il quale non ci sarebbe l’immoralista,
21.10.2019 – Lezione 15 che dialoga sempre con il moralista, in due movimenti simultanei e con-
traddittori.
Quella dell’immoralista è una posizione controcorrente, opposta alla for- Nel testo sono riportate anche le lettere di alcuni amici di Michel, che ve-
mazione culturale rigida imposta dalla madre di Gide. L’Immoraliste è un dono sgomenti questo cambiamento: ci sono più narratori, più voci, più
racconto in prima persona che si serve ancora una volta dei dati della bio- punti di vista. La doppia anima del protagonista è intuita anche da questi
grafia dell’autore. Il narratore autodiegetico Michel racconta ai suoi amici altri osservatori. C’è una polifonia di voci narranti, tra cui si inserisce lo
gli ultimi eventi della sua vita. Una volta morto il padre, Michel decide di stesso Gide, che hanno un’impressione differente dell’oggetto della narra-
sposare la sua fidanzata e parte per Tunisi, dove si ammala di tubercolosi e zione (che è il cambiamento di Michel). Non solo Michel si sdoppia, è
dove passa una lunga convalescenza. Ci si sofferma soprattutto sulla sua composto da due anime, ma è anche visto come composto di due anime,
convalescenza: la sua è una lenta ripresa fisica in cui si è fragili, ma anche ed è descritto differente da come si descrive lui. In questa polifonia si inse-
sensibili a tutto e tutti. Il paesaggio assolato e opposto a quello parigino fa risce anche l’autore, che prende la parola in una confusione di piani diege-
rinascere Michel, che rompe con tutta la sua vita precedente. Scopre in- tici voluta: la rottura sul piano etico, sociale, morale, sessuale, si accompa-
nanzitutto il corpo e i suoi desideri, sentimenti, istinti liberatori, le sue sen- gna anche a una rottura sul piano della narrazione. Gide infatti si stacca
sazioni, che si oppongono a un continuo controllare e misurare sensazioni dalla forma del romanzo realista e naturalista tradizionale, già distrutta dal
e sentimenti. Questa scoperta liberatoria si accompagna al bisogno di rien- romanzo decadente della seconda metà dell’Ottocento; sono già stati mes-
tro, di riappropriazione dello spazio dove ha vissuto: Michel ritorna a Pa- si in discussione il patto di lettura, la verosimiglianza, la diegesi… Gide
rigi con la moglie incinta, e riprende la sua vita e la sua posizione, ma ri- continua quest’opera di cambiamento; ma non sul versante della dissolu-
marrà la nostalgia del mondo africano, che continuerà a provocare inter- zione, ma al contrario sul versante di una esuberanza di intrighi, di narra-
rogativi, questioni, in una sorta di smarrimento. Il protagonista percepisce tori che si incrociano mettendo comunque in discussione il principio di
una distanza dalla sua stessa vita fino a quando incontra Ménalque (lo autorevolezza che viene riconosciuto dal lettore al narratore o all’autore.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Da un lato quindi c’è la confusione di piani tra l’opera e l’arte, con una scoperto tutto, i protagonisti sono i figli di Edipo, che sono bastardi. Ne
abbondante materia autobiografica che esaurisce quasi la materia narrativa, Les Caves du Vatican Lafcadio, giovinastro che abbandona tutto e se ne va,
dall’altra questa invadenza di chi si racconta, come se Gide avesse bisogno sarà il protagonista di quello che è passato alla storia come l’atto gratuito,
di trovarsi, di esibirsi infine in maniera autentica di fronte al suo pubblico. quando butta giù dal treno uno degli sconosciuti con cui sta parlando, in
Da un’altra parte ancora questa autenticità è continuamente messa in di- un gesto assolutamente privo di senso agli occhi di tutti fuorché ai suoi. Il
scussione da un incrocio di sguardi ulteriori, oltre che dal narratore stesso suo sentire di sé lo porta a questo gesto che non ha alcuna spiegazione per
che si riconosce in più immagini di sé che dialetticamente convivono: il resto del mondo e che quindi viene legittimato dal fatto che sente l’ur-
esperienza edonistica e conversione, amore coniugale e omosessualità, genza di farlo.
moralità e immobilismo.
La moralità peraltro è espressa in un continuo dialogo con la tradizione: Le retour de l’enfant prodigue
quella che viene messa in discussione è la moralità di tutta la tradizione
occidentale. Il dialogo si esprime anche nei titoli, che sono significativi: La Il continuo rivolgersi al Vangelo come fonte, allusione, citazione, ispira-
porta stretta, ma anche Se il grano non muore, che «non porterà frutto», dice zione delle sue opere dipende da una forte ricerca spirituale. Nella lettura
Gesù: il cristiano deve morire per salvarsi. Nel romanzo autobiografico della Scrittura Gide trova un punto di grande lavoro di ricerca spirituale,
avverrà la morte di Gide, legato a un contesto socioculturale occidentale, e non mette in discussione il testo sacro, cercando fino in fondo se questo
la nascita di una personalità trasgressiva, omosessuale che rompe comple- può dare una risposta alle sue esigenze di senso, o se invece è solo la ri-
tamente. La scoperta di autenticità è inversione della conversione evange- sposta sociale che la sua famiglia ha cerato di imporgli. Questa ricerca reli-
lica. L’uso della metafora evangelica indica l’origine del processo di con- giosa è talmente forte da avvicinare Gide ad alcune figure cristiane di ini-
versione, le radici con le quali è portato a confrontarsi Gide. zio Novecento, in particolare Paul Claudel, che attraverso un lungo per-
Questa è la dinamica di tutta la sua produzione: un urgente desiderio di corso di tipo spirituale si converte. Il dibattito coinvolge alte figure impor-
rottura radicale con la società, la cultura in cui si vive, la religione, la fami- tanti, poeti e scrittori del tempo. Non tutti hanno una appartenenza reli-
glia, in cerca della propria autenticità, in ascolto di sé come individuo uni- giosa precisa, alcuni sono di origine protestante, ma si convertono al cat-
co, indipendente, originale, unica fonte di legittimazione del proprio com- tolicesimo (come Claudel). Vedono, in questa ossessione spirituale, morale
portamento; e dall’altra questa continuità, il confronto continuo con la di Gide, il modo per cercare questa conversione. autori oltre a loro.
propria cultura. Se non ci fosse un filo da tagliare non ci sarebbe la scelta. Le retour de l’Enfant prodigue segna la fine dell’illusione dell’ambiente cattoli-
Di qui il particolare interesse di Gide per i giovani adolescenti, quel mo- co francese di convertire Gide, che prende le distanze; non solo non si
mento della formazione dell’individuo in cui occorre rompere, tagliare. converte al cattolicesimo, ma in seguito, ne Les Caves du Vatican (1914).
L’adolescenza ha tutta quell’energia, quell’insoddisfazione, radicalità nel Sarà particolarmente duro in una polemica contro la cattolicità, contro la
cercare la parte più autentica di sé e di esprimerla; ha l’incoscienza di se- veste mondana della chiesa cattolica. Nei sotterranei del Vaticano mostrerà
guire la ricerca della propria autenticità a discapito di tutto e tutti, pronto tutta la corruzione del messaggio cristiano all’interno dell’istituzione eccle-
ad abbandonare tutto e tutti. In particolare Gide individua nella natura del siastica. Gide verrà tacciato delle cose peggiori e accusato a scena aperta,
bastardo, quello che soffre il fatto di non essere neanche figlio, il paradig- fino a quanto nel 1947 tutta la sua produzione verrà messa nell’Indice.
ma dell’atteggiamento che l’umanità dovrebbe avere verso sé stessa: sentir- In questo testo c’è dunque un ritorno all’esperienza cristiana, con l’eviden-
si completamente libera e seguirsi. te ripresa della parabola evangelica, e al contempo una presa di distanza.
Uno dei libri più famosi di Gide, I falsari, inizia con la scoperta del prota- La riscrittura letteraria è per Gide è la soluzione formale più evidente di
gonista di essere un bastardo; così sono i primi anni di vita, una maschera; questo sentimento di rottura e continuità che anima la sua crescita interio-
così sarà il suo Edipo a teatro, ambientato nel momento in cui Edipo ha già
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

re. C’è una sorta di agone, di lotta tra la tradizione a cui si appartiene e in fatto, riprende coscienza della sua appartenenza alla sua famiglia e decide
cui evidentemente deve proseguire la nostra ricerca e la rottura che rimane di tornare a casa. Si immagina di tornare e pensa a cosa dire al padre, su
nella ricerca, affinché la tradizione a cui si appartiene ci renda il grano che cosa far leva. Nel momento in cui il figlio torna il padre prende tutta la sua
muore. Nella riscrittura c’è il dialogo, il confronto esplicito ma anche la importanza. Prima ancora che la messinscena pensata dal figlio venga at-
trasformazione inevitabile e distruttiva di quello che è il senso primo del tuata, appena lo vede si commuove e gli corre intorno, prima ancora di
testo di partenza. Il rapporto del testo derivato con il testo di partenza è sentire le sue ragioni e le sue scuse, le sue ammissioni di colpa. Lo ricono-
necessariamente agonale. Riscrivere un testo significa al contempo ripor- sce immediatamente come figlio e immediatamente lo reintroduce nella
tarlo in vita e annientarne il senso. La scelta di Gide è esattamente in que- famiglia mediante oggetti simbolici: la veste, l’anello, i calzari. Il figlio è
sta direzione. totalmente introdotto nel suo status. Oltre a questo, ammazzano il vitello
Il racconto è terminato il 16 marzo 1917, come ci testimonia il Journal (che grasso e fanno festa con gioia nell’accoglierlo. Attraverso questo racconto
Gide tiene per tutta la vita) e viene pubblicato nel maggio dello stesso Gesù sottolinea l’amore incondizionato e infinito del padre, la sua capacità
anno, con una celerità rara per Gide, che normalmente rimane molto tem- di perdono a prescindere l’entità dell’errore, del peccato, della miseria inte-
po sulle sue opere. In qualche modo però questa celerità occorre per porre riore ed esteriore del figlio.
fine al carteggio con Claudel e a questa conversione che tutti si attendono. La parabola, per mostrare ulteriormente la dismisura di questo amore,
Il racconto è pubblicato in una rivista letteraria, come buona parte delle prosegue con la comparsa del secondo figlio, il maggiore, che non si è mai
opere del tempo. mosso di lì. È nei campi, sente il rumore della festa, della gioia commo-
Il racconto evoca la parabola lucana (Lc 15, 11-32) già dal titolo. Sono tre vente della reintegrazione, e per questo si arrabbia. Meschinamente, pren-
le parabole in cui si parla di una partenza e di un ritorno: quella della pe- diamo tutti le parti del fratello maggiore: ci si riconosce meno nella radica-
corella smarrita, e quella del figliol prodigo. È una trilogia di parabole in lità del fratello minore, che appartenendo a una buona famiglia lascia tutto
cui sono messe in luce la possibilità che l’uomo si perda, e la forza con cui e se ne va, ma ci si riconosce tutti nell’ingiustizia che subisce il fratello
il divino tenta di recuperare l’umano che si è perduto. maggiore, che si arrabbia e non vuole entrare, non vuole partecipare alla
festa. Gesù qui non perde occasione di alludere non solo ai grandi pecca-
Lc 15, 11-32: la parabola del figliol prodigo tori, ma anche ai peccatori quotidiani, i farisei, che sono rigorosissimi nel
servire la legge ebraica, nel fare le cose che vanno fatte, i rituali formali
Il protagonista della parabola è un uomo che ha due figli, il padre, che as- delle abluzioni e del sabato, le cose che pensano li salverà sicuramente:
sume una chiara posizione nei confronti di entrambi i suoi figli. Uno dei Gesù rompe totalmente questa illusione, scardina la prassi: la salvezza è
due figli compie un gesto molto grave: chiede il patrimonio che gli spette- data dall’amore, e il figlio maggiore mostra un’incapacità di amore nei con-
rebbe ricevere, secondo la cultura ebraica, alla morte del padre. Il figlio fronti del fratello innanzitutto, ma anche nei confronti del padre. È una
esprime un’urgenza, incapace di aspettare vuole accelerare i tempi, come misura: tanto il padre rappresenta la dismisura dell’amore, quasi al di sopra
se desiderasse la morte del padre per averne l’eredità. Il padre lo acconten- della nostra comprensione, tanto il figlio maggiore rappresenta il calcolo,
ta e lui parte per un paese lontano, prende le distanze dal padre: viene la misura, l’attaccamento alla prassi; non solo un comportamento che pos-
meno anche al dovere primo di figlio di accudire il padre anziano. Sperpe- sa garantire la salvezza a prescindere dall’amore, ma anche la nostra misu-
ra le sue sostanze e arriva, anche per fattori esterni quale una carestia, a ra, che non è la misura di Dio.
pascolare i porci (ai margini della gerarchia del tempo, ancora peggio del La stessa questione è posta anche nella parabola dei lavoratori della vigna,
pastore delle pecore); addirittura arriva a invidiare i porci, perché ridotto in cui il padrone garantisce la stessa paga a chi ha lavorato dieci ore e a chi
alla fame. Per questo motivo riprende contatto con sé stesso e con cosa è ne ha lavorato solo una: il tentativo di misurare la grandezza di Dio, la mi-
sericordia, la Sua giustizia; il che è umanissimo, ma i conti non tornano
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

mai. Quando i conti non tornano in eccesso sentiamo la generosità di Dio, La terza sequenza è importante perché la dismisura del padre che corre
quando non tornano difetto sentiamo la sua crudeltà. La figura del padre incontro al figlio deve essere abbracciata dall’umano: non solo ne siamo
abbraccia a dismisura entrambi i figli, li perdona entrambi, ed entrambi i oggetto (perché in qualunque momento possiamo andarcene, perderci, e
figli si allontanano, in maniere diverse: una più concreta e una più metafo- sempre sarà possibile un abbraccio di Dio al nostro ritorno), ma dobbia-
rica. Ma entrambi i figli sono bisognosi di essere ritrovati. mo essere consapevoli che questo in qualche modo ci disturba, è una
somma misura d’amore che resta inspiegabile ai nostri occhi, e il fratello
Le sequenze del testo sono tre: maggiore è lì per ricordarlo. C’è qualcosa di ingiusto da un punto di vista
1. La partenza del figlio minore, la sua condotta dissoluta e il rientro in umano, è oltre la giustizia e la comprensione umana.
sé stesso. È una partenza di cui lui ha bisogno, perché lo porta a com- Tutta la questione è nel termine “prodigo”, con cui la parabola è passata
piere gesti nefandi, come chiedere il patrimonio prima che il padre alla storia. Il termine ha un’accezione doppia.
muoia e l’andarsene in un paese lontano (distacco completo per la 1. Da una parte la prodigalità è il dissipare, esattamente quello che fa il
vecchiaia del padre), crimini che pesano come un macigno su un per- figlio.
sonaggio che è definito solo in quanto figlio. La sua disperazione è nel 2. Dall’altra la prodigalità ha un’accezione di generosità: è una grandis-
tornare in sé stesso e nell’accorgersi di quello che ha compiuto. Dispe- sima generosità, ed è la prodigalità del padre. È come se la dismisura
razione ben immortalata nella scultura del 1904 di Auguste Rodin del padre fosse un amore eccessivo, questa prodigalità ha in sé con-
(L’Enfant Prodigue, 1905, Parigi): Rodin rappresenta un elemento che temporaneamente una dimensione negativa e una positiva, ciò che ci
caratterizza il personaggio: in questo caso la disperazione, per la quale urta è proprio questo spendere tutto per un figlio che non lo merita,
il figlio alza le braccia al cielo e si inginocchia nel momento in cui non l’ha meritato. C’è qualcosa di profondamente umano nel cogliere
prende consapevolezza di cosa ha fatto e prende coscienza della sua questo tratto eccessivo, ci infastidisce l’eccesso di amore che ci attente
appartenenza al padre e alla famiglia. È questa disperazione a convin- sempre qualunque cosa noi facciamo: sembra una maledizione, che ci
cerlo a tornare. lascia liberi, ma ci riaccoglie sempre. Il figlio è prodigo anche dal pun-
2. Ritorno e accoglienza gioiosa del padre. to di vista dell’umiltà, è capace di immaginare che il padre lo possa
3. Dialogo tra il padre e il figlio maggiore. accogliere, e umilmente torna, pur essendo eccessivo nel suo peccare.
È fuori misura nella sua capacità di rendersi conto che ha sbagliato
Ne Il ritorno del figliol prodigo di Rembrandt (Ermitage di San Pietroburgo) tutto, che da solo non ce la fa, e quindi torna, costi quel che costi.
sono presenti tutti i protagonisti della parabola: il padre abbraccia il figlio
inginocchiato, di cui si vedono i piedi sporchi, che indicano la miseria, an- Le sfumature sono molte, a partire dal prodigo: ma ci si potrebbe fermare
che se il mantello e la spada indicano la sua appartenenza a una famiglia di su ciascun elemento, su ciascuna parola e cogliere la polisemia del testo
uno status sociale alto. Le due mani del vecchio padre sono molto diverse: delle parabole evangeliche. Non a caso Massimo Recalcati ha fatto una
una è una mano da uomo, grossa e rude, che sorregge e riprende, l’altra sorta di trilogia sulle figura della madre, del padre e del figlio: parlando del
più raffinata, inanellata, che indica la compresenza nel padre di un affetto figlio, ha scritto un libro in cui prende in considerazione i miti di Edipo e
materno e paterno. Ci sono i servi intorno, e il fratello maggiore, ben e del figliol prodigo (Il segreto del figlio. Da Edipo al figlio ritrovato, 2017). Re-
piantato e rigido, come il suo bastone, insensibile al ritorno del fratello e calcati vede una confusione di piani nel rapporto tra padre e figlio: a quella
alla scena commovente. È impensierito, contrario, distante: è proprio que- che era una tradizione passata di una autorevolezza autoritaria che negava
sta distanza che va riempita, anche lui va perdonato, ha bisogno di amore. libertà e individualità al figlio, imponendo quella del padre, si è ora sosti-
C’è una tensione: a questo abbraccio dovrà seguire un abbraccio secondo, tuita una sorta di empatia del padre verso il figlio, di amicizia, di dialogo,
dal padre al fratello maggiore, e soprattuto un terzo, tra i due fratelli. di immedesimazione, che è però a suo avviso altrettanto perniciosa quanto
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

l’atteggiamento autoritario. C’è infatti un piano di verticalità che va rispet- poesia, costruita sulla spaccatura del vaso. In gioco non c’è un restauro ma
tato, e non di orizzontalità. Non solo: il figlio è tale e tale deve rimanere, una vera e propria conversione. Si tratta di trasformare la cicatrice in poe-
c’è una incondizionata differenza e una fatale incomprensione tra padre e sia. Questa è la lettura che Recalcati dà della festa, del fatto che si uccida il
figlio proprio in quanto individui diversi, posti su due piani diversi, ed è vitello migliore: che si faccia festa a memoria del fatto che il figlio torna,
giusto che un figlio resti ultimamente incompreso dal padre: occorre ac- ma che torna perché se n’è andato. Non un riassestamento delle cose co-
cettare il figlio, non capirlo del tutto, perché questo capirlo del tutto sfug- m’erano all’inizio, ma il valorizzamento della rottura e del cambiamento
ge l’alterità del figlio, che invece è l’unica cosa che un padre deve preserva- del figlio, che non è più quello di prima. Il figlio può essere riaccolto solo
re. in nome di una rottura che l’ha reso tale.
La storia di Edipo pone questa confusione di piani, a partire dall’infantici-
dio tentato da Laio nei confronti di Edipo, fino al parricidio di Edipo nei Un’altra questione che interessa la parabola come genere è il fatto che sia-
confronti di Laio. C’è una simbiotica confusione di piani che porta Edipo no lasciati molti “spazi bianchi”, il che ne ha anche permesso un certo
al suo fatale destino distruttivo. Invece il figlio prodigo, il figlio ritrovato è successo. C’è uno scheletro molto forte, sui temi della partenza, del ritor-
l’esempio di un rapporto che funziona tra padre e figlio, in cui il figlio è no, della festa; ma al tempo stesso ci sono moltissimi impliciti, lasciati lì
erede ma deve essere anche eretico, deve in qualche modo rispettare il pa- perché qualcun altro li finisca.
trimonio che il padre gli consegna e al tempo stesso rinnegarlo. L’errore 1. Si tratta di uno psicodramma rurale totalmente maschile: mancano
del figlio ritrovato è il non rispettare questo patrimonio, pensa di essere figure femminili, manca la madre – elemento che Rembrandt in qual-
totalmente altro dal padre, e dissipa il patrimonio, senza riconoscere una che modo ha reso presente in una delle due mani del padre.
derivazione. Il padre invece si comporta esattamente come deve compor- 2. Poi mancano moltissime informazioni sul figlio minore: non viene
tarsi un padre: permette al figlio di andarsene, di allontanarsi da lui, gli dà spiegato esplicitamente perchè parte, né perché torna lui torna dispe-
ciò che chiede, nonostante tutto, perché si perda. Ed è poi capace di aspet- rato per fame; ma questa fame è di ordine metaforico (“fame” di ri-
tarlo, di essere sempre lì nel momento in cui il figlio decide di tornare: congiungersi al padre), o è semplicemente l’opportunismo di chi,
senza cercarlo, senza andare a prenderlo, senza avvincerlo. E questo è l’at- avendo disfatto tutto, vuole tornare per poter sopravvivere?
teggiamento del padre, che deve accettare la differenza che il figlio espri- 3. Inoltre non sappiamo niente della sua vita da dissoluto, alla fine il fra-
me e la sua volontà di esprimere, ed essere in grado di accoglierlo in qua- tello ci parla di prostitute, ma è un’informazione mediata dal suo pun-
lunque momento voglia tornare. Non per dimenticare la partenza, ma per to di vista; non sappiamo precisamene come ha dissipato i soldi del
valorizzarla: la festa è per dare valore, per riconoscere la scelta del figlio, padre.
per ricordare sempre, perché in questa scelta il figlio ha espresso la deci- 4. Soprattutto, il finale è aperto: la parabola suggerisce la conversione,
sione di individuarsi. Che poi sia stata la scelta sbagliata di dilapidare il pa- non la definisce. Il prodigo resterà a casa, una volta rinvigorito? Non
trimonio, questa è la spesa che deve pagare il figlio; ma il padre accetta se ne andrà più? Il maggiore parteciperà alla festa, dopo il discorso del
anche questa potenzialità e la valorizza. Alla fine del libro c’è un racconto padre? Si abbracceranno?
metaforico di un artigiano che deve riparare un vaso rotto: ci si aspetta che
l’artigiano, che è bravissimo, sia in grado di ripararlo talmente bene che la La fortuna di questa parabola ha visto via via l’affermarsi del figlio come
spaccatura risulti invisibile. Invece l’artigiano segna con l’oro proprio il protagonista, perchè ha da subito rappresentato l’umanità, che si riconosce
punto della spaccatura. La scelta non è solo estetica, ma anche etica: si in questo smarrimento, in questo allontanarsi da casa, come principio per
tratta di valorizzare le crepe e le fratture, le lacerazioni subite, al posto di una conversione. In particolare Sant’Agostino si identifica nel figliol pro-
provare a nasconderle. La memoria dell’offesa non è cancellata, ma vi può digo, capisce perfettamente questa insistenza nell’abbandonare casa, in
seguire un nuovo inizio. La riparazione diventa così un’avventura, una questa assolutezza, e vi riconosce parte della sua esistenza, e si commuove
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

pensando che qualcuno lo attendesse, pensando all’abbraccio di Dio al suo Pure, andar via, mano da mano, come
rientro. Agostino sottolinea in particolare l’aspetto affettivo: lo commuove riaprendo una piaga già guarita;
la certezza di essere attesi, e il fatto che Dio possa essere felice perché io andarsene; ma dove? Nell’incerto,
torno. Questo modo inequivocabile, preciso con cui Dio ama me: quando a una calda, lontana, estranea plaga,
torno io, fa festa. Per Agostino leggere questa parabola provoca un sussul- come una quinta dietro ad ogni gesto
indifferente: parete o giardino;
to al cuore, perché essa racconta di sé, perchè il figliol prodigo è il para-
e andarsene: perché? Per impulso o natura,
digma dell’essere umano, con le sue istanze di libertà, indipendenza, ricer- per impazienza, per attesa oscura,
ca del piacere, orgoglio: tutta la vita di Agostino avvocato di Ippona, lon- per l’Incompreso e per l’Incomprensibile:
tano dalla fede nonostante la presenza della madre; proprio la madre lo
manda a Milano dove lui è convinto di trovare il coronamento della pro- Prendere tutto questo su di sé e forse invano
pria carriera forense, ma in realtà Monica lo ha mandato da Sant’Ambro- lasciar cadere il nostro dalle dita
gio, sperando che almeno lui possa fare qualcosa per la sua fede, e Am- per morir soli e non saper perché –
brogio ci riesce. Agostino dunque racconta di sé proprio nei termini del
figliol prodigo: rende molta concreta la sua inquietudine e poi la gioia di Questo è l'ingresso di una nuova vita?
esser abbracciato.
Nei secoli rimane sempre più centrale la figura del figliol prodigo, e sem- Rilke si sofferma sul fatto che il luogo da cui partiamo non ci appartiene
pre più sbiadita quella padre, che in realtà è il protagonista della parabola. fino in fondo, ci sfigura, dando un’immagine di noi che non è quella au-
Il padre è via via sempre più identificato con la casa, con il luogo della tentica, e quindi richiede il distacco, nei termini di un distacco definitivo,
partenza, che perde la connotazione di essere un luogo di salvezza, un perchè finalmente ci si specchi in un’immagine autentica.
luogo del cuore, e riveste sempre più i tratti di un luogo oppressivo, di au- Kafka in Ritorno a casa (1920) riprende ancora la parabola del figliol prodi-
torità psicologica, economica, sociale, nel quale fondamentalmente ci si go e si sofferma sul motivo del ritorno: al ritorno il figlio trova la casa di-
sente estranei. In una celeberrima poesia, La partenza del figliol prodigo, Rilke versa da come l’aveva lasciata, non c’è nessuno che lo aspetta e percepisce
rilegge la parabola privilegiando, appunto, il tema della partenza del figlio: un’estraneità tale che rimane sulla soglia e decide di non entrare.

Ora andar via da questo grumo torbido Ti senti a tuo agio, senti di essere a casa tua? Non lo so, sono molto incerto. È
ch’è nostro e tuttavia non ci appartiene; la casa di mio padre, ma freddi stanno gli oggetti l’uno accanto all’altro, come
che come acqua in antiche fonti trema se ciascuno badasse ai fatti suoi che in parte ho dimenticati, in parte mai cono-
specchiandoci e l’immagine sfigura; sciuti.
da tutte queste cose che ogni volta
si riaggrappano a noi come spine – Non solo la partenza è dunque dettata da un sentimento di estraneità ver-
andarsene, e l’una o l’altra cosa so un luogo cui non si appartiene, ma anche il ritorno diventa un’esperien-
che più non vedevamo tanto era za di estraneità, diventa impossibile, perchè si è cambiati troppo, non c’è
quotidiana e abituale, all’improvviso, nessuno a valorizzare le crepe, manca la figura del padre.
quasi fosse un principio, da vicino
guardarla, concilianti e dolci, in viso;
e comprendere come impersonale, Preambolo
come di là da tutti era la pena
onde la nostra infanzia fino all’orlo era piena –;
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Gide scrive un racconto breve, diviso in piccoli paragrafi titolati. Innanzi- l’autentico nell’immagine che si voleva distruggere – che è la vicenda del
tutto c’è un preambolo, che si distacca dal racconto stesso in quanto è figliol prodigo, che parte da un distacco per conquistare chissà quale verità
scritto in corsivo, non ha un titolo, ed è una sorta di introduzione dell’au- di sé, per poi scoprire che la verità di sé è con il padre. Sono tutti elementi
tore al racconto. evidentemente affini al tipo di contenuti e forme a cui è abituato Gide.
Abbiamo già parlato di una confusione tra l’autore, i suoi personaggi (che
vivono della materia biografica dell’autore), il narratore, che spesso in indice:
Gide è intradiegetico, e che quando è extradiegetico (come qui) assume il
punto di vista dei suoi personaggi: qui la focalizzazione è sul figliol prodi- 1. Il figliuol prodigo
go, sul maggiore, sulla made… E spesso dismette i suoi panni di narratore 2. Il rimprovero del padre
attraverso un processo di monologo interiore o di discorso indiretto libero 3. Il rimprovero del fratello maggiore
che sembra dare espressione diretta al pensiero dei personaggi più che a 4. La madre
quello del narratore. In alcuni capitolati si privilegia il dialogo, in cui il nar- 5. Dialogo con il fratello minore
ratore scompare, dando l’illusione di una corrispondenza tra il tempo del
racconto e il tempo della storia, come a teatro – è curioso il fatto che Gide 1. Il figliuol prodigo (L’enfant prodigue)
abbia pubblicato questo racconto nella raccolta del suo Teatro completo.
Nel preambolo a parlare sembra essere Gide stesso, che dice di aver dipin- Il primo capitoletto rende evidente la centralità della figura del figlio ri-
to (metaforicamente, usa il linguaggio pittorico) la parabola raccontataci spetto al padre.
da Gesù. Si denuncia apertamente l’opera di riscrittura. La riscrittura prevede omissioni, amplificazioni, immissioni di eventi nuo-
L’allusione al trittico è giustificata non dal numero di capitoletti (5) ma vi. I personaggi della madre e del fratello minore sono immissioni che
dalla struttura della parabola stessa. C’è inoltre uno specchio tra la prima vanno a coprire alcuni spazi bianchi lasciati dalla parabola.
immagine e l’ultima: come nel trittico, in cui all’apertura è opposta la chiu- La prima sequenza è la più legata al testo di partenza in quanto riassume
sura. Come nel trittico, l’autore si mostra in un angolo, come se facesse rapidamente la prima parte della storia: la disperazione e la decisione di
part della vicenda sacra (che solitamente attinge da parabole evangeliche). rientrare. Il racconto inizia nel momento in cui l’Enfant ha già deciso di
L‘autore dichiara quindi di entrare nell’opera e si identifica con un perso- tornare. La prima lunga sequenza della parabola è ridotta a poche subor-
naggio: non è il figliol prodigo, ma si rispecchia in lui. Quello dell’autore è dinate, in cui il figliol prodigo stesso evoca la sua decisione di partire, quel-
un viaggio alla ricerca di sé, che si compie nel trovarsi in ginocchio come il lo che ha fatto (dissipare il patrimonio) e l’esigenza di tornare. La prima
figliol prodigo, nell’atteggiamento in cui si riconosce la propria dispera- parte è dunque vista dallo sguardo di chi ha già deciso di tornare, ed è co-
zione e si chiede aiuto al padre, sorridendo e piangendo al tempo stesso. Si stituita da un insieme di subordinate che sintetizzano, riducono moltissi-
racconta di un’ambiguità del figliol prodigo, che è felice ma anche pian- mo.
gente. Perché piange? Commozione? Per essere stato costretto a tornare? Il narratore extradiegetico in terza persona racconta della situazione del
L’autore si immedesima in un personaggio ambiguo e polisemico per de- figliol prodigo all’indomani della partenza. In poche subordinate si rias-
finizione. sume tutto il movimento di partenza e ritorno: il bisogno di cercare sé
L’ispirazione che anima l’autore è doppia, e questa duplicità anima una stessi, di evadere, la piccolezza dei luoghi. La focalizzazione è sull’Enfant, è
dialettica che attraversa tutta l’opera di Gide, su più piani: immedesimarsi lui che sta valorizzando quello che ricorda: la camera non è più così picco-
o prendere le distanze dal proprio personaggio; raccontarci di sé o sempli- la, ora che dorme all’addiaccio, e ha già deciso di tornare.
cemente darci una finzione artistica; combattere per essere, e quindi di-
struggere l’immagine, per cogliere qualcosa di più autentico, o scoprire
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Non solo ha dilapidato e non ha trovato la felicità, ma neanche quella vede la preparazione della cena, vede la madre e quindi decide di correre
ubriacatura data dalla sensazione di essere libero, che anche quando manca giù dalla collina; ma è la nostalgia che evoca questo spazio.
la vera libertà, cioè la felicità (passaggio eminentemente giussanesco), ti acconten- Nella casa il tempo è dilatato. Ci si passa il tempo raccontato nella parabo-
ta. la e anche lo spazio bianco dell’indomani. Il dialogo con il padre termina
Nel passaggio al discorso diretto libero l’Enfant mette in scena il suo ritor- infatti con un rimando al giorno successivo. Questo tempo si dilata in più
no a casa, immaginandosi come commuovere il padre per ritornare in giornate scandite sempre allo stesso modo: sono occupate totalmente sul-
casa. C’è una messinscena del ritorno da colpevole. Viene direttamente l’incontro e si chiudono sulla notte, sul riposo che viene esplicitamente
citato il testo di partenza («Padre mio, ho peccato contro il cielo e contro dichiarato alla fine. C’è una simmetria nella modalità con cui il racconto
te»): riscrive pedissequamente, cita il testo evangelico, questo è il capitolet- progredisce, data soprattutto dal tempo, un tempo che non viene vissuto
to più vicino all’ipotesto. Si passerà all’allusione, e poi all’abbandono. (non c’è il racconto di quello che viene fatto nella giornata) ma è cadenza-
to, ha un ritmo, una simmetria, come in un trittico, in cui c’è un evento
22.10.2019 – Lezione 16 che ritorna. Si rispetta la stessa ripetitività del Vangelo; si usa l’iterazione
dell’avverbio “domani” per cadenzare, laddove mancano tutti i riferimenti
La condensazione della partenza avviene a vantaggio dello spazio lasciato espliciti alla temporalità.
al momento della scelta di tornare a casa. Questo primo capitolo è quello che riprende in maniera sistematica alcuni
Il tempo del racconto biblico è lineare: i tre momenti di partenza, ritorno elementi della parabola e li sviluppa. Il tempo e lo spazio sono connotati
e perdono sono scanditi in tre momenti specifici cronologici su cui la pa- affettivamente e ampliati dal punto di vista del protagonista, con alcuni
rabola non si sofferma ma che vengono rispettati nella loro successione dettagli su cui Gide si sofferma: la corsa dalla collina, l’avanza mento nella
temporale semplice, senza che venga dettagliato il tempo metaforico, della corte della casa, il cane che abbaia perchè non riconosce il figlio. I dettagli
parabola. Anche lo spazio è metaforico, non ci sono descrizioni: le uniche tendono a umanizzare, profanare il discorso metaforico, che si concretizza
indicazioni spaziali sono il figlio minore è andato in un paese lontano, nei dettagli della nostra umanità quotidiana. Il fatto che il cane non rico-
mentre il maggiore è rimasto nei campi. È una parabola che parla di un nosce il padrone a distanza di anni (cosa che di solito succede) ci mostra
movimento, sempre metaforico, dentro-fuori: volutamente la narrazione quanto il ragazzo è cambiato.
non si sofferma sugli spazi, perché metaforizza un discorso universale in Soprattutto sono i personaggi ad acquisire un carattere a tutto tondo, vo-
uno spazio trasversale; l’unico spazio possibile è il fuori, abbandono di lutamente assente nella parabola, in cui i personaggi sono metaforici, e
Dio (momento del peccato) contrapposto al dentro, il ritorno a Lui (mo- ciascuno di noi può riempire gli spazi lasciati bianchi. La dimensione
mento del perdono). atemporale, universale, eterna del racconto non permette lo svolgersi di
Diversamente il racconto di Gide ha un tempo. Il tempo delle subordinate dettagli, che invece proliferano in Gide.
è stato un tempo di ricerca della felicità deludente. Viene dunque amplifi- Innanzitutto l’Enfant, il cui spessore è aumentato dai dettagli che il narra-
cato il tempo del ritorno: sostanzialmente si suppone che in un’intera tore dissemina qua e là, e mediante l’uso del monologo interiore, usato
giornata avvenga la riflessione, il cammino, l’arrivo, la cena e il dopocena: molte volte da Gide, mentre nella parabola c’è solo una volta, quando il
la sequenza si chiude a notte inoltrata. Ci sono degli elementi che defini- profugo si immagina come poter esser riammesso in casa. In questo punto
scono il tempo – il farsi sera e la notte – e caratterizzano uno spazio; on il monologo interiore serve per caratterizzare il sentimento di colpevolez-
tano quello della partenza, benché evocato e con nostalgia: la «cameretta» za e il desiderio di perdono. Lui si sente colpevole, si misura: è fondamen-
e alcune connotazioni affettive rispetto allo spazio (la madre china). La tale perchè sarà confrontato con la dismisura della misericordia del padre.
focalizzazione è sull’Enfant ed è lui che connota lo spazio. Vede la casa, In Gide il gioco è amplificato: non solo la focalizzazione è sul prodigo, e
quindi lo spazio della casa è rivissuto con nostalgia, il tempo è condensato,
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

sempre nel pensiero del prodigo il tempo della partenza, ma soprattutto si na meno metaforica che quella evangelica. Tutta la gioia è generata dal fat-
amplifica la scena immaginata del ritorno. Dentro l’amplificazione c’è la to che si immaginava che il figlio fosse finito chissà dove, probabilmente
ripresa letterale di Luca e l’interrogativo, che nella parabola non c’è, in cui morto ammazzato, e invece è vivo, o c’è il senso metaforico del peccato?
si chiede cosa farà se il padre gli chiede di entrare. C’è l’aspettativa, ma an- Ancora una volta c’è una sorta di profanazione del discorso biblico, che
che la paura che questo rientro accada. Viene amplificata anche l’idea di assume un significato letterale nell’esperienza umana, laddove invece nella
chiedere perdono: umilmente, coperto di cenere, con la testa china, in- parabola veicola totalmente un significato religioso: la «morte» era la mor-
somma con l’atteggiamento di chi va a Canossa. C’è l’utilizzo, voluto, di te dell’anima, non una morte reale.
termini legati al peccato (il termine avouer, “confessare”) La corsa del padre qui non è verso il figlio, ma verso la madre, per dirle
Tuttavia l’amplificazione suggerisce la finta: il prodigo si incammina in che appunto il figlio è tornato. Ancora una volta assistiamo a una umaniz-
maniera pia, quasi facendo le prove di un fatto umile, di incamminarsi pie- zazione.
tosamente. Nessuno lo guarda, non serve a niente adesso camminare in Il figlio maggiore non si arrabbia, rimanendo fuori dalla casa, ma partecipa
maniera pia, è ancora lontano da casa; è un pieusement che corrisponde al alla festa, si siede a tavola con gli altri, perché subisce la pressione del pa-
suo stato d’animo, o sta recitando per convincere il padre? Gide insinua dre. Anche l’ultimo dei servitori è stato invitato a tavola, eppure il figlio è
qui un dubbio assolutamente assente nella parabola, in cui i personaggi l’unico corrucciato. Il narratore gioca con il pensiero nascosto del fratello,
sono assoluti, non ci sono oscillazioni; i personaggi qui invece sono psico- mediante un discorso indiretto libero, che ci fa pensare di entrare nel pen-
logicamente connotati. E l’oscillazione è sicuramente il tratto più significa- siero del fratello. Il fratello maggiore, che nella parabola era stigmatizzato
tivo del ragazzo. con il paradigma del fariseo incapace d’amore acquista qui una psicologia.
Il primo che corre qui è il prodigo, mentre nella parabola l’unico a correre Il prodigo viene definito “peccatore pentito”, e ci si chiede perchè gli ven-
era il padre , che gli corre intorno appena lo vede. Qui lui appena vede la ga dato tutto questo onore. Si torna al narratore, che ci dice che il maggio-
casa corre verso la casa. re preferiva all’amore il buon ordine. Viene fuori l’idea, espressa all’inizio
Il padre lo attendeva: si usa l’imperfetto, tempo della continuità: ciò che il nella prospettiva del prodigo, come «l’economo fratello maggiore che non
padre fa in questo spazio tra la partenza e il ritorno è l’attesa. Il padre ha mai amato». L’ “economia” del maggiore è esattamente l’opposto della
coincide con questa attesa, che è la cosa più bella della parabola e che dismisura del padre. Il maggiore misura persino la su partecipazione alla
Gide non mette in discussione, anzi è come se prolungasse questo mo- festa, decide di prestare, fare credito al fratello di un po’ di gioia, ma per
mento. Lo riconosce subito (al contrario dei servi e del cane). poi ottenere qualcosa. Misura la commozione, la partecipazione. Il suo
La confessione del figlio è più o meno la parafrasi di quello che dice nella guadagno sarà nel rimprovero al fratello
parabola. Aumento del discorso, e drammatizzazione del discorso che Il capitolo si chiude con la notte che cala sulla casa è «affaticata», sembra
però ha già preparato. personificata: «anima dopo anima» la casa si addormenta. La casa è il luo-
La gioia del padre trabocca, déborde, con la dismisura del padre che debor- go dell’anima, è il luogo del ritorno, luogo dell’anima, dove uno ritrova se
da; piove, il verbo pleure è impersonale, però qui è la gioia che piove, che lo stesso. È il luogo in cui procederà l’azione, attraverso gli incontri che det-
fa piangere. In realtà si piange di gioia, Gide gioca con la sintassi e con la tagliano il rientro.
grammatica per dare l’immagine della commozione. Nella conclusione del capitolo il narratore smette di avere una focalizza-
Nel discorso del padre c’è una leggera distorsione: il padre riveste il figlio zione interna e fa una considerazione da narratore onnisciente. Nella casa,
con elementi simbolici che lo reintegrano nella casa, e poi c’è una citazio- dove dovrebbe terminare la parabola, luogo di pace e perdono dei figli, in
ne quasi completa del testo evangelico. Avviene un cambiamento nell’af- questo momento atemporale e mistico in cui l’anima torna a se stessa in
fermazione più importante del padre, si passa da «il figlio che era morto è Dio, pur tuttavia c’è altro, e il racconto prosegue. Di fianco alla camera del
tornato in vita» a «il figlio, che dicevo morto, è vivo». La frase gidiana suo-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

prodigo c’è qualcuno che non partecipa di questo silenzio, di questa pace. cose l’ha tradito, è un’apertura, è una possibilità per tutti. E soprattutto
Torneremo nella sua camera nell’ultimo capitoletto. questa idea che la prima istanza non è il rimprovero, che quella parte che
La simmetria tra paragrafi si vede anche nella chiusa che cadenza il rac- ci condanna non ha forma nella parabola. Di fronte al ritorno c’è l’abbrac-
conto, e anche nello specchio tra i capitoli: l’accenno alla cameretta è pro- cio del padre: oltre a permettere che l’altro faccia la sua esperienza, il la-
lettico, l’ultimo capitolo si apre ed è interamente ambientato nella cameret- sciar partire, c’è l’accoglienza senza rimprovero.
ta. Viene qui anticipato un elemento che è del tutto originale rispetto alla Nell’umanizzazione che avviene in Gide, che ci riporta sulla terra, il padre
parabola ma che è anche una chiave di lettura per tutto il testo. il giorno dopo qualche domanda al figlio la fa (gli spazi bianchi vengono
riempiti).
Il racconto non progredisce nell’azione se non nella partenza del figlio più Prima di dare la parola al padre c’è uno strano monologo: in tutto il rac-
piccolo: il tema della partenza dunque non occupa l’inizio del racconto, conto c’è volutamente una sovrapposizione tra autore, narratore e perso-
come nella parabola. La partenza c’è ma non nel primo tempo del trittico. naggio. Cambia il livello diegetico: viene da pensare che sia l’autore a
Il processo del testo gidiano si sviluppa in ritorno-perdono-partenza, prendere la parola, perché ci sono alcuni elementi che richiamano il pre-
mentre quello evangelico era partenza-ritorno-perdono. ambolo dell’autore; eppure siamo ancora nella diegesi. Gide sperimenta
Nulla accade se non dei dialoghi. spesso sul soggetto dell’enunciazione, fa intervenire l’autore in maniera
irregolare, che prende la parola come Gide alla luce della sua esperienza
2. Il rimprovero del padre (La réprimande du père) autobiografica, interrompendo l’enunciazione del narratore diegetico, che
narra in prima persona confondendosi spesso con il personaggio, salvo
Dopo aver perdonato e riaccolto il figlio, il padre gli avrà pur detto qual- immettere altri narratori. La confusione, la contraddizione tra piani non
cosa. Quando il prodigo e il padre si ritrovano nella parabola, ci si imma- intende distruggere l’esistenza del romanzo, ma mettere in discussione
gina un rimprovero (réprimande): è proprio ciò che manca nel testo evange- l’autorevolezza di un autore. Questo ci fa capire che tutte le voci presenti
lico, e in questo consiste la dismisura del padre. Addirittura quella che for- sono una manipolazione, che la realtà sfugge, non esiste il vero ma solo
se è la delusione più grande, il tradimento di Pietro, che dopo tre anni che dei punti di vista, dei modi di raccontarlo. Si infrange continuamente il
è con Gesù, e dopo aver azzeccato anche una serie di risposte alle doman- patto di lettura: il fatto che anche l’autore possa mentire, oltre alla parziali-
de di Gesù, all’inizio della Passione, quando vengono a prendere Gesù – il tà dei personaggi e del narratore, spiazza il lettore. C'è anche una confu-
quale non è ancora morto, Pietro non ha ancora la scusa della disperazio- sione di registri e di generi.
ne – e le cose si mettono male Pietro lo tradisce, e il gallo canta, esatta- Si riprende la posizione espressa dal preambolo, l’essere in ginocchio con
mente come Gesù aveva detto. Quando Pietro e Gesù si ritrovano, uno si il viso inondato di pianto. L’autore si immedesima: lui è l’Enfant, e il padre
immagina che Gesù lo rimproveri, un tu quoque Petre, e invece Gesù lo è Dio. Usa uno strano verbo, remémore, che più che ricordare significa fare
chiama tre volte e gli dice: pascerai le mie pecorelle, gli consegna la Chiesa memoria, uno dei verbi più significativi del Vangelo, dove Gesù dice che i
nelle mani. Gli chiede solo di ripetere che lo ama: non gli chiede delle scu- suoi discepoli devono appunto fare memoria di Lui rifacendo i suoi gesti,
se, non gli dice l’hai fatta grossa, te l’avevo detto, non gli chiede se è penti- primo fra tutti l’Eucarestia, per riconoscere Cristo presente nella memoria.
to, tutto questo non c’è. C’è solo il “Pietro, mi ami tu?”, si chiede solo La presenza di Cristo (non l'idea) per la religione cattolica passa attraverso
questa conferma d’amore, conferma che Pietro dà. Indipendentemente dal la memoria. Fare memoria della parabola significa allora attualizzarla, ren-
percorso di ciascuno, questo è grandioso: rispetto a un’umanità che ha il derla presente: la parabola fa pressione e urgenza, costringe a prendere
senso del limite – ciascuno di noi sente la sua fragilità – l’idea che sia stata posizione. Se questa parabola diventa qualcosa di presente, che agisce nella
consegnata la Chiesa a san Pietro, quello che appena si sono messe male le mia vita è perchè io so che cosa significa essere l’enfant prodigue.

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Viene citata ancora la parabola: è come se il narratore ci comunicasse di Ma la casa era per il figlio un luogo che chiudeva (enfermé), non che custo-
aver deciso di fare memoria perchè sa che è un figliol prodigo e sa che an- diva. La casa, dice, non l’ha costruita davvero il padre. Eppure l’uomo ha
che lui ha fame di Dio. La citazione è modificata con l’uso della parola bisogno di una casa, di un luogo in cui riconoscersi, appartenere, seguire
«mercenari»: lui, che cerca Dio, pensa che c’è gente che è con Dio e non delle regole, una vita. Non si può vivere all’aperto, senza regole, senza
ha fame, e fa finta di averla per avere del pane. Distingue chi sta con Dio luogo, senza appartenenza. Non è dell’umano esser senza un’appartenen-
perchè ha fame da chi sta con Dio perché si mangia: polemica nei con- za.
fronti di una cultura cattolica in cui si mangia, ma non si mangia Dio. Il padre fa pressione sul concetto di povertà cercando di far capire al figlio
La voce narrante si immagina l’abbraccio del padre, l’amore a cui il cuore che non si può vivere senza un tetto sulla testa se si è ricchi. Qui c’è un
si scioglie. L’autore percepisce di aver fame di Dio, di quell’amore incon- discorso che emerge anche dal carteggio tra Gide e Claudel sul concetto di
dizionato: gli amici di Gide avevano intravisto giusto quando pensavano povertà: il concetto è evangelico, e Gide si chiede se non sia il caso di la-
che fosse a un passo dalla conversione. sciare tutto e andarsene; mentre Claudel sostiene che Gide sia ricco di ca-
L’autore racconta proprio come è nata l’opera: è lui che si immedesima pacità e talento, doni di Dio che non vanno sprecati. La capacità intellet-
nella parabola e si immagina di tornare, di essere abbracciato, e se lo im- tuale di Gide può risultare fondamentale nella convinzione e nella conver-
magina come ce l’ha scritto. L’interesse è nato dalla lettura della parabola, sione altrui, anche lavorando con Claudel, che è un autore engagé che si
che ha suscitato in lui un’identificazione con l’enfant. Il personaggio fa impegna in un periodo in cui la Chiesa cattolica francese è particolarmente
quello che lui vorrebbe fare, ma che non fa. L’autore ferma tutto, non va impegnata a difendere l’integrità e l’identità francese, è culturalmente in
avanti, dice di fermarsi, di non correre alle conclusioni e a una sua inevita- prima linea. E Gide invece si sottrae a orientare il suo impegno, ribadirà
bile conversione e appartenenza al mondo cattolico. Si rivolge al figliol sempre la gratuità dell’arte. Il dialogo qui ha comunque un valore sociale e
prodigo e gli chiede che cosa il padre gli ha detto il giorno dopo. politico preciso, nell’affermare però il disimpegno.
C’è sia il rumore delle parole del figlio maggiore, che è alle spalle del padre I parentes economes richiamano la biografia di Gide: sua madre era economa
a parlare, a giudicare. C’è l’idea che la casa, la chiesa, il luogo dove l’anima nell’amare, nel regolare la vita spirituale, nella disciplina, tutte cose che
torna, è luogo dove si sentono molto i fratelli maggiori dire che cosa si avrebbero distillato in Gide tanta virtù. Il suo sentimento etico profondo è
deve fare, l’etica, le regole ecc. Gide invece chiede di sentire la voce di Dio, dato dalla sua educazione. Ma forse tutta questa virtù, tutto questa consa-
del padre, di cosa lui ha detto al figlio. Ha già però definito questo dialogo pevolezza etica del valore della vita lo hanno portato una fiamma più vera.
come una réprimande. Il padre riporta sempre tutto a un piano ideale: l’amore vero e profondo è
Nel dialogo il figlio mette in discussione in primo luogo il fatto di aver l’amore di Dio, non carnale, non sessuale, non è una conoscenza concreta,
lasciato il padre. Si può davvero lasciar il padre? Si può davvero scegliere ma è un piano che non consuma, un piano più alto. Invece il figlio ha in-
una vocazione, una felicità lontana da Dio? Questo significa che esistono contrato l’amore che consuma, forse è stata questa l’esperienza che lo ha
esperienze di felicità che non corrispondo con Dio, che stanno fuori dalla cambiato.
Chiesa. Si può immaginare qui la drammatica esperienza omosessuale di Il padre gli fa notare come si è ridotto con quell’amore che consuma. Ma
Gide. Vivere autenticamente la propria sessualità significa dire che lì non proprio riducendosi così, ribatte il figlio, ha scoperto la voglia di stare con
c’è Dio? Ma Dio non è dappertutto? Ci sono dunque delle strade in cui lui. Si arriva al punto più alto del dialogo, in cui il figlio cerca di far capire
questo amore non si può esprimere? Gide sta chiedendo questo. che proprio nell’aridità del deserto (si può sentire un richiamo al paesaggio
Il padre risponde che nella casa c’è un destino buono scritto per lui nei africano dei Nutrimenti terrestri e dell’Immoraliste), nel luogo dove si vive
secoli, perché lui fosse l’erede, perché lui potesse esprimersi nel suo com- nudi, dove ci si spoglia dalla civiltà, dalla cultura, da tutto il mondo parigi-
pito, che è un compito di alto livello. no, dove c’è il contatto essenziale con una natura così forte, che si impone,
che ci si risveglia. In questa aridità del deserto non c’è nient’altro se non io
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

e la mia sete di Te: abbandonando tutto mi son reso conto della sete di Te. volto del padre misericordioso: lo attendeva. Non gli dice che ha sbagliato
Mentre invece il padre riduce il deserto alla miseria, e il ritorno all’oppor- a tornare, e che anzi lo avrebbe ritrovato sempre ad attenderlo. Lascia in-
tunismo (la stessa idea che ci siamo fatti all’inizio del racconto), e la casa è tendere che l’enfant prodigue aveva ragione: lui è dappertutto, non c’è biso-
il conforto. gno del ritorno alla casa (che è l’istituzione, la Chiesa cattolica) per trovare
L’interpretazione è libera: il fatto di riscrivere la parabola permette a Gide Dio: non è vero che fuori di lì non c’è salvezza.
di non parlare esplicitamente di questo suo drammatico allontanarsi e tor- Pur mantenendo gli elementi della parabola, alcuni di essi sono suscettibili
nare, ma gli permette di avere una polisemia, una ricchezza di significati, di riscrittura: le ghiande, il tema della partenza e del perdono. I due perso-
data innanzitutto dal continuo riferimento alla parabola. Di fatto il Je ne naggi prendono spunto dai protagonisti della parabola, benché il padre
sais è ciò che caratterizza l’enfant, non sa perchè è tornato. E forse ha ra- assuma tratti molto più umani (la corsa alla moglie, la necessità di chiedere
gione, forse è tornato per pigrizia, forse non sosteneva più quella nudità, al figlio come mai se ne sia andato – anche se alla fine dice che già lo sa-
quell’autenticità, quella verità essenziale. Deve tornare a casa, tra i suoi, a peva) ma c’è anche un cambiamento (il fatto che il padre stia sotto il fra-
Parigi, alla scrittura, all’attività intellettuale che lo caratterizza, alla moglie, tello maggiore, che è il padrone di casa).
agli amici, al testo sacro. È difficilissimo ritrovarsi in questa solitudine es-
senziale, spoglia, di un Tu e un io. Ci vuole un eremita, ci vuole un’altissi- 3. Il rimprovero del fratello maggiore (La réprimande du frère
ma capacità umana per sostenere questa solitudine, non a caso sono i santi
che ci riescono. aîné)
Il nutrimento di cui si parla è quello degli eremiti, che si nutrono di miele,
ghiande, frutti selvaggi: le ghiande dei porci sono il tipico pasto degli ere- L’enfant la prende alla lontana. Il linguaggio del fratello maggiore è giudi-
miti. Racconta l’esperienza di lontananza come l’esperienza dell’eremita cante: condanna, parla di peccati, di colpe; di casa, regole, ordine. Parla per
nel deserto: deve tornare perché non è stato capace, non è stato abbastan- slogan, per definizioni teoriche.
za forte, abbastanza coraggioso. Il tempo della dissolutezza, paradossal- Il prodigo sostiene che il tratto che lo differisce da suo fratello proviene
mente, è stato il tempo della ricerca di sé, di sacrificio, digiuno, solitudine a anch’esso dal padre; dunque, come un tratto che ha dato il padre può esse-
cui non ha saputo resistere. re negativo? Va ridotto, controllato, represso, risponde il maggiore, che
Il vitello grasso ricorda il vitello d’oro: è il nutrimento che accontenta la non vuole sopprimere, ma esaltare le parti migliori: inizia un tentativo di
pancia, interrompe la fame. È dunque il vero nutrimento o il nutrimento ricondurre una personalità contraddittoria in un ordine etico e religioso
idolatra che interrompe la fame fisica ma non quella eterna? Dio porta istituzionalizzato.
un’acqua per cui non avremo più sete. Il vitello grasso, o d’oro, sembra È una esplicita critica che Gide fa all’istituzione religiosa, all’ordine eccle-
sostituirsi a ciò che veramente cercava l’enfant prodigue. Ma il gusto selvatico siastico, alle regole, alla prassi, ad un moralismo, alla legge che prevale sul-
delle ghiande dolci resta nella sua bocca: ha nostalgia delle ghiande, un l’amore. In questo è ancora fedele alla parabola, in cui il maggiore rappre-
sapore che niente potrebbe coprire. Quello che era il segno della miseria, senta, in maniera neanche tanto meno polemica, proprio la legge che pre-
dell’umiliazione più bassa, della distanza più grande tra padre e figlio – tra scinde dall’amore, come se il rispetto di un comportamento potesse sosti-
la sua condizione felicità vicino al padre e di bestialità lontano dal padre – tuire l’amore. Questa è la testimonianza maggiore che Gesù fa, è parados-
diventa segno di una condizione felice, il sapore vero della vita che niente sale che si possa accusare la Chiesa di rappresentare esattamente il difetto
nella casa paterna può coprire. che Gesù nei suoi tre anni di vita pubblica critica, l’atteggiamento farisai-
Il padre risollevando il figlio torna a essere il padre accogliente. Non era il co. È nella fragilità dell’indole umana costruire forme che garantiscano
padre a rimproverare il figlio, ma il fratello maggiore, che ha obbligato il l’appartenenza; è molto più difficile scegliere continuamente l’amore piut-
padre a condannare il figliol prodigo. Ma ora il padre torna ad assumere il tosto che aderire a delle regole; giocare la propria libertà e quindi scegliere
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

per il bene tutte le volte è molto più difficile che demandare a qualcuno na intenzione di dialogare con il minore; la madre almeno si pone senza
che ci dice cosa sia bene, e soprattutto seguire delle regole che garantisca- rimprovero.
no il nostro bene. È un fenomeno talmente umano, una fragilità talmente L’incipit, ancora, interroga su chi su chi dice cosa: probabilmente qui è il
umana che si ripete costantemente, in qualunque forma spirituale, ma nel narratore extradiegetico che si rivolge al suo personaggio, chiedendogli di
cattolicesimo questo è davvero paradossale. Gesù nei vangeli continua a di lasciarsi andare. È simile a quello che l’autore aveva fatto all’inizio della
spiazzarci utilizzando una misura che non è la nostra (come nell’episodio réprimande del padre (è paradossale che l’autore chieda al personaggio di
dell’adultera, in cui nessuno osa scagliare la prima pietra), verso la quale rivelargli una parte della narrazione, come se l’autore non sapesse come
sentiamo una seduzione fortissima, ci sentiamo fatti per essere trattati evolverà la sua storia e cosa chiederà il personaggio padre al personaggio
così, però poi facciamo moltissima fatica ad avere questa posizione nella figlio). Qui invece si incoraggia il personaggio a lasciarsi andare: è il mo-
quotidianità. Se c’è una lezione che possiamo trarre da questo racconto, mento in cui il ritorno a sé è un ritorno al seno materno. La domanda del-
come dalla parabola, è di non illuderci che stando nelle regole ci siamo la madre è la domanda che tutte le madri si sono fatte leggendo la parabo-
garantiti non tanto l’amore del padre, che sarà sempre lì per abbracciarci, la.
quanto la felicità nella vita. Questo fratello appare tutto fuorché felice. La madre rappresenta il lato affettuoso del convincimento alla conversio-
Forse si aspetta, un domani, di essere premiato; ma a furia di demandare al ne: Gide rappresenta la madre che lo attende da sempre – e in questo è
domani passa la vita, e non solo: al momento del premio si vede anche analoga al padre – ma davvero, nel dettaglio di un’umanità di una madre
sorpassato dal fratello, che arriva da peccatore. non smette mai di sperare che il figlio apra la porta, non si addormenta se
non c’è, sta sveglia attendendo; e soprattutto la madre che prega, come
A questo punto abbiamo esaurito i personaggi della parabola: il seguito del faceva la madre di Gide. Lui dice che le sue preghiere lo hanno portato a
racconto introduce personaggi inventati, ma verosimili. Innanzitutto la tornare. Anche questo modo è un ricatto, si dice “ho pregato tanto”, come
madre, il primo spazio bianco da tutti immaginato. se le preghiere in qualche modo dovessero agire forzando la volontà del
figlio.
4. La madre (La mère) Sembra che prima non ci sia stato dialogo con nessuno. Il padre ha assun-
to la maschera del fratello maggiore, il fratello maggiore è incapace di
La madre incarna una figura di tenerezza. Il padre della parabola com- ascoltare ma sta nella sua etica moralista, la madre si pone senza rimprove-
prende anche quella parte di tenerezza, di affetto (come vedevamo anche ro, mentre il vero dialogo è quello con il figlio minore.
in Rembrandt). Umanizzando il racconto, Gide sente il bisogno di mettere
in scena anche lei, come se il padre non riuscisse ora ad avere anche il 23.10.2019  – Lezione 17
compito della tenerezza. La prima connotazione materna è data dal fatto
che in questo titolo non c’è una réprimande. La madre è quella parte che La madre è espressione di un’affettività che si colora anche della preoccu-
non giudica, ma che cerca un dialogo. Il titolo migliore spetterà al figlio pazione spirituale e religiosa che caratterizza il mondo materno di Gide e
minore, che non solo non avrà una réprimande, ma un dialogo: in questo quindi la sottolineatura è anche nell’insistere sulla preghiera, che diventa
Gide ci suggerisce che forse gli altri non erano dialoghi, le réprimande erano una sorta di ricatto morale di una forte personalità religiosa che si assume
réprimande, nonostante a livello formale smetta la narrazione in terza per- il diritto di decidere del destino dei giovani, attraverso un’insistita preghie-
sona extradiegetico e assuma la forma del dialogo: i personaggi non si ra che lo riconduca all’ovile. Ma la cosa più innovativa è il fatto che la ma-
ascoltano, non si capiscono: il padre non capisce il figlio, perché ha assun- dre parli del fratello piccolo, introducendo l’altra novità del racconto. Ne
to la maschera che il figlio maggiore gli ha dato; il maggiore non ha nessu- parla al prodigo perché è preoccupata, teme che anche lui sia insofferente
ala casa e quindi invita il figliol prodigo a parlare a questo fratellino, so-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

prattutto a dipingere di tinte drammatiche la partenza da casa, a illustrare della casa, dei beni, del futuro: tutto lo status sociale, tutto il mondo ma-
tutto ciò che si perde andando via. Lo invita quindi ad assumere quell’at- schile biblico. Questa tenerezza è stata la cosa più difficile da abbandona-
teggiamento morale che lei stessa incarna nei confronti del figlio: non solo re, e questo lui rimpiange.
a rientrare in casa, ma ad essere padre e madre nei confronti del figlio più Dopo questi incontri, che sono costati fatica emotiva e psichica, il prodigo
piccolo, ad assumere lui i tratti di colui che invita a rimanere in casa, a vin- chiede il meritato sonno ristoratore; ma fin dal primo paragrafo sappiamo
cere questa sorta di inesauribile tentazione alla fuga. Anche perché la ma- che c’è uno che non dorme, nella camera accanto a quella del prodigo. È
dre riconosce una somiglianza tra i due ed è preoccupata. Nel dipingere i come se tutta la tensione degli incontri si risolvesse nel dormir che chiude il
tratti del fratello introduce un nuovo elemento. paragrafo. Tutto si addormenta: la casa, le menti, le tensioni, le insofferen-
La madre rappresenta la solidità della casa, l’anima della casa, anche nella ze, la paura. Tutto è rimandato all’alba, alla luce, all’indomani. L’unica atti-
sua preoccupazione per i membri della casa; in verità è incapace di ascolto, vità della notte sarà la preghiera.
forse più delle figure precedenti, tanto che non si ferma nonostante le in- In verità questa notte non si dorme, perché va trovare il figlio più piccolo,
terruzioni del discorso. Il termine réprimande nel titolo non c’è, la madre che partirà all’alba. La temporalità che sembrava mancare al racconto –
esiste solo come madre, non rimprovera, ma vuole che tutti restino. Ma eccetto il continuo rimando al giorno seguente, che però non fa progredi-
l’unico dialogo sarà quello finale. re la storia – c’è, ma è metaforica e anormale, disumana: ogni giorno è
Si introduce una figura a cui nella parabola si allude, ma solo come nuovo uguale al precedente, completamente saturato da una richiesta di assun-
padrone da cui si mette al servizio il figliol prodigo nel momento più bas- zione del ruolo che ognuno deve compiere (il figlio deve compiere le ri-
so della sua fuga: il porcaio. (Il prodigo sarà al punto più basso, perché chieste che gli vengono fatte), mentre la notte non è che sospensione,
sarà porcaio di porci che non sono neanche suoi.) Qui il porcaio lavora sonno, silenzio. C’è un ritmo che il racconto assume ma è fittizio, artificia-
per il padre, nella casa; ed è una strana figura che il prodigo già conosceva, le rispetto all’insofferenza, l’inquietudine che innanzitutto si esprime di
per le storie che raccontava, storie che danno la possibilità di uscire dalla notte, che richiede un tempo diverso da questo, che è un tempo regolato,
casa pur rimanendo nella casa. Il porcaio è colui che ha iniziato il prodigo imposto.
alla lettura, alla letteratura, all’immaginazione. Non ci viene detto nient’al-
tro: ma questa figura, che il prodigo senz’altro conosceva, che non appar-
tiene alla casa, che racconta storie, lascia immaginare al lettore una sorte di 5. Dialogo con il fratello minore (Dialogue avec le frère puîné)
liaison con il prodigo, e di un ruolo che questo porcaio ha avuto nella sua
decisione di partire. Non solo, per ascoltarlo il fratello minore lo segue L’inizio riprende esattamente la chiusa del primo capitoletto. Siamo ricon-
nella stalla dei porci, e non torna che per cenare, senza appetito, con i ve- dotti al primo lato del trittico, come in uno specchio. Si ripete anche l’idea
stiti pieni di «odore»: si tratta ovviamente di quello della stalla, ma l’allu- della camera per niente stretta, presente invece nel ricordo del prodigo,
sione ha un tratto sessuale. C’è una suggestione di natura sessuale che è all’inizio del primo capitoletto. Ci sono attente riprese testuali, sia dalla
iniziazione verso quell’allontanamento dalla casa che ha segnato il figliol parabola sia autocitazione dal testo stesso, che mette in scena le parti, a
prodigo ma che evidentemente riguarda anche il minore. La sensazione è specchio, a ricordare il lettore il fatto che ci fosse una nostalgia nella men-
che l’iniziazione si compia nell’avvicinamento alla soglia: sempre più in là, te del figliol prodigo, che le cose non sono come sono ma come sono per-
sempre più in là, finché il ragazzino non sia in grado di partire. cepite.
Né il fratello maggiore né il padre estorcono un’ammissione di rimpianto Il prodigo inizia a voce bassa: se il minore dorme, non lo vuole svegliare.
al figliol prodigo; la madre ci riesce. Gide sente il bisogno di dare un per- Il sonno ha un valore metaforico: il ragazzo dorme, se appartiene alla casa
sonaggio alla tenerezza materna, sentimento presente nel figliol prodigo, vuol dire che ha assolto, ha assopito le sue istanze, e il prodigo non si
ma che non era espresso nella parabola, in cui si parlava dell’abbandono permette di svegliarlo.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

All’inizio del dialogo, l’adolescente è molto brusco. In Gide gli adolescenti perlomeno nei confronti delle persone che lasci (il padre, la madre). Allora
sono abbastanza scostanti, amano la solitudine, si contraddicono, pole- bisogna tenere in conto una componente di sofferenza? Oppure tu sei
mizzano, gridano; li fotografa bene perché li adora, sono nell’età della vita questo legame, e quindi la sofferenza del reciderlo la dai a te, non a loro?
che lui trova più interessante, anche nella loro contraddizione, esprimono Perdi qualcosa di te, ti metti al servizio di qualcosa che è estraneo a te?
la dialettica (umana, quotidiana, che ha diritto alla contraddizione) in cui Allora come riconoscere cosa servire? Di chi sei figlio? di chi ti paga? di
l’umano si svela. È un’esigenza adulta quella di risolvere le contraddizioni. chi ti permette di sopravvivere? dei tuoi genitori? Non è così semplice ca-
Anche la brutalità dell’adolescente è affascinante. pire la storia del figliol prodigo, capire le motivazioni per cui è partito,
C’è nel fratello minore un’istanza di libertà che il prodigo riconosce im- perché è tornato, cosa lo separava dalla casa, cosa lo legava alla casa e gli
mediatamente. permetteva di essere. Tutto quello che trovi in alternativa alla casa ti per-
Ci sono i dettagli di una luce che va scomparendo, ma è la luce esterna che mette di essere o ti obbliga ancor meno a essere, perché ti lega a qualcosa
viene meno: la lampada appoggiata per terra fa molta meno luce rispetto che è meno profondo e meno vero della casa, dei genitori, di chi sei figlio?
alla lampada sollevata, quindi c’è una penombra, ed è in questa penombra Di chi diventi figlio? di chi ti paga? Questa ipotetica libertà fuori dalle
che avviene il dialogo. La luce è legata al giorno, alla chiarezza, al vedere mura, che cos’è? Sono tutti interrogativi che attraversano la parabola, che
tutto in maniera limpida, alla madre, al padre, al fratello maggiore: ma non parla della sofferenza, della partenza, della nostalgia, della dipendenza, del-
certo a questi due, ed è come se il prodigo lo intuisse, ed è per questo che la necessità di un ritorno, della paura di un giudizio, di una condanna, di
abbassa la lampada. Sono dettagli semplici, è una scrittura lineare, concisa, un ritorno in cui non sei più quello di prima.
con poche frasi non complesse, con verbi al presente, paratassi, un modo Il riferimento è a Saul, personaggio biblico, ma anche al Saül, la tragedia
sobrio di narrare la storia: delinea in pochi tratti, ma sono sempre tratti che Gide aveva fatto su quel personaggio, cogliendo la drammaticità di
carichi di significato. È quindi tutto un gioco di luce. questo re che alla fine si innamora del giovane Davide, e tutto il dramma
Comincia la prima analogia, con il fratello maggiore. Il ragazzino odia il dell’essere il re e di voler abbandonare il suo ruolo per poter essere qual-
fratello maggiore (ovviamente usa termini radicali), ma ce l’ha anche con il cosa di più autentico.
prodigo, con il quale tuttavia ha un tentativo di comunicazione. Rovesciamento della parabola: non è il figliol prodigo che torna, ma il fi-
Il minore fa una descrizione della notte del ritorno: non sapeva neanche di glio più piccolo che parte per trovare il prodigo.
avere un altro fratello, questo elemento che appartiene alla casa ma che In ultima analisi, il prodigo riconosce di essere tornato perché ha dubitato
non era nella casa, che torna coperto di stracci e di gloria, lo incuriosisce. di sé stesso, di riuscire a trovare qualcosa, di riuscire a essere libero. È par-
È attratto dall’alone di mistero che gravita intorno al fratello, perché il mi- tito determinato, ma a un certo punto si è chiesto dove fosse, cosa stesse
stero in casa è assente, è tutta luce, è tutto giorno. Da un lato è affascinato facendo. Più che un’esigenza concreta, un supporto, ha cercato un suppor-
dal fratello, dall’altro lo rimprovera di non avergli rivolto una parola in to morale, qualcuno che lo confortasse, che gli desse un’identità; non tro-
quei giorni. vando un’autenticità, non riuscendo a sostenere quella libera ricerca per-
Quella che conduce il fratellino è un’interrogazione serrata, va al cuore del ché ha iniziato a dubitare che esistesse qualcosa, la possibilità di vivere
problema. Attraverso il filtro dell’Enfant prodigue, Gide pone una serie di così, che ci fosse una felicità, un «reame libero». È questo dubbio che lo
interrogativi familiari, sociali, religiosi: cos’è il peccato? Se ciò che ti muo- ha fatto tornare: ha dubitato delle sue forze. Ora dice di sentirlo bene.
ve è un’urgenza, un sentimento profondamente genuino, autentico, come Non è che è stato deluso, che è mancata la forza fisica, è che ha messo in
può essere un peccato? È un peccato seguire i propri desideri? È necessa- dubbio sé stesso, la sua ricerca, il senso della sua ricerca. L’ostacolo a sé
rio saper giudicare ciò che si prova, ciò che è bene e ciò che è male? Ma stesso è stato lui. Per questo ha fallito.
allora, se giudichi male ciò che provi, rinunci a essere ciò che sei. O ti ras- A questo punto il personaggio ha raggiunto la sua massima profondità
segni al fatto che è impossibile essere quello che sei senza fare del male, psicologica. La sua evoluzione si è compiuta nel dialogo con il fratello mi-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

nore. A questo punto il prodigo entra in crisi, perché si rende conto che prodigo dice al padre. Come quel passo biblico, in cui gli uomini cercano
non è colpa di nessun altro, di nessuna circostanza, di nessuna persona di costruire un tempio a Jahweh, e lui acconsente solo nel momento in cui
che ha incontrato, di nessuna miseria, povertà o fame, nostalgia. È colpa gli uomini capiscono che Egli non può essere ridotto a un tempio, che può
del fatto di aver dubitato della sua domanda, del senso della sua domanda. essere luogo di omaggio, ma non luogo in cui chiudere Dio.
In questo ha fallito, ha tradito sé stesso. La frase che il prodigo pronuncia mentre fissa il cimitero degli avi è ambi-
Emerge ora il paesaggio desertico, africano, che ricorre spesso in Gide, gua: i parents morts possono essere sia gli avi, sia i genitori. A quel punto il
con diversi significati: soprattutto quello di spogliarsi di tutto. Uno spazio fratello minore cerca di convincerlo a partire con lui. Non solo c’è uno
aperto, libero, seducente, ma anche spoglio, e in ciò drammatico, nel suo scambio di ruoli, ma nella scena è il minore a porre il braccio attorno al
essere privo di riferimenti, di connotazioni. Sembra che il porcaio frequen- collo del maggiore, mentre all’inizio dell’episodio tutta la tenerezza era
ti questo deserto, che porti da lì dei frutti, che ha regalato al minore, che diretta dal maggiore al minore.
sanno di setaccio, di acre: frutti che fanno venire più sete di prima. Ed è Il racconto si chiude sulla soglia, con lo struggente addio tra i due fratelli.
proprio questa sete che cercava, quella “voglia di…”, di cui il prodigo ha Il racconto quindi, nonostante il titolo, non ci dice di un ritorno, ma di
parlato già al padre – non era mai stato così vicino al padre come quando una partenza. C’è un rovesciamento, molto significativo, nel senso che la
era nel deserto: nel luogo più lontano, nell’eremitaggio assoluto ha potuto partenza evangelica scompare quasi dal racconto – le poche subordinate
ascoltare sé stesso, sperimentare la spoliazione, la verità. Ed è una condi- già sulla soglia del ritorno – ; mentre il tema della partenza diventa centra-
zione difficile da sostenere: chi rientra dall’eremitaggio non lo fa mai per le nella parte finale del racconto. Rovesciare la sequenza partenza-ritorno-
dormire su un letto comodo o per mangiare un pasto abbondante: lo fa perdono in ritorno-perdono-partenza è molto significativo, significa dire
perché non regge la solitudine con sé stessi, questa indagine senza divertis- che il ritorno, che è il tema della parabola – occorre tornare a sé stessi,
sement pascaliani. Lo sguardo non è distratto da niente, è lì su di sé, su Dio, non perdersi, cioè ricongiungersi al Padre che ci attende sempre – in realtà
sull’anima – dipende dal tipo di ricerca, sull’esigenza di un senso. Non è è partire.
facilissimo accorgersi di questo abisso, questa vertigine: noi siamo in un
mondo costruito apposta per evitare che questo spazio non emerga, un Commento
mondo dove la musica e l’immagine sono perenni. Immaginarsi uno spa-
zio vuoto come questo deserto è difficile, immaginare l’intensità con cui ci Come in un trittico, il racconto è costruito sul tema unico del ritorno a sé
si pone davanti a sé stessi, spogliarsi in questo modo. Ma anche noi oggi stessi, svolto in alcune sequenze. C’è un gioco di rimandi esplicito, di
cerchiamo luoghi in cui essere irraggiungibili. simmetrie, nel creare questi paragrafetti non necessari in un racconto così
Per Gide il deserto è sì luogo di ricerca di Dio, ma anche il luogo in cui ha breve, che diventa così frammentato; questa divisione produce un gioco
conosciuto il suo primo partner omosessuale, ha iniziato a vivere libera- simmetrico a partire dai titoli, dal tempo, ai rimandi interni che collegano
mente la sua omosessualità. Occorre ricordarsi di questo per evitare di un po’ a specchio e ci fanno capire che il Ritorno dell’enfant prodigue corri-
connotare il deserto in termini troppo spiritualistici, come se questo stare sponde alla partenza dell’enfant puîné. Questa simmetria semplifica, in cui le
nudo di fronte a sé stesso dovesse essere il digiuno dell’eremita. Non è nel ripetizioni, rendendo il racconto simile a una parabola, servono, in manie-
senso cristiano mistico che si parla di questo deserto. Gide questo conti- ra cadenzata, a corrispondere alle aspettative del lettore, che ormai sa che
nua a ripeterlo perché la sua lontananza dal Padre è costantemente giudi- a un dialogo ne segue un altro, e poi un altro, e poi un altro: la notte e poi
cata da tutto il suo giro come una devianza: l’Africa è devianza, l’omoses- l’incontro. Si tratta di una struttura semplice, come una parabola, ma in
sualità è devianza. Torna alla casa, gli dicono, abbandona la tua dissolutez- realtà complessa, perché non si tratta di una ripetizione, ma di un rove-
za: ma, risponde, in quella dissolutezza, in quel deserto sono vicino a Dio, sciamento.
è lì che si gioca la mia autenticità, la mia verità. È lì che c’è Dio, e questo il
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

È un rovesciamento innanzitutto della parabola, e questo avviene nelle sto punto abbiamo una sorta di dispersion, il testo d’origine tende a scom-
forme di riscrittura, nell’agone con il testo d’origine. All’inizio la parabola parire, si allontana sempre di più. La parola si libera di quel rapporto, di
è molto presente, in primis con le citazioni testuali: la citazione è la prima quel legame di schiavitù, quasi, con la parola originaria; si inventa. Per
forma di riscrittura, perché si prende la parola scritta e la si inserisce in un Gide la riscrittura è anche questo movimento gradualmente liberatorio:
nuovo contesto enunciativo, facendola dialogare con la parola altrui. In nasci dalla citazione; appartieni alla citazione del testo che ti precede; inte-
questo caso è il narratore stesso che interagisce, dialoga con dei lacerti di ragisci con una riscrittura che lascia emergere, ma che sviluppa e amplifica
testo altrui, di cui Gide si serve per farli brillare di nuovi significati, met- dei frammenti, per poi liberartene completamente, rovesciando il senso e
tendoli in contesti che evocano l’intera parabola (basta citare il termine raccontando una nuova storia, dell’ennesimo adolescente che vuole parti-
“prodigo” per evocare immediatamente l’intero episodio). La riscrittura è re, del dolore della partenza, della bellezza della partenza: prendendosi una
funzionale quindi a creare in primo luogo una polisemia, una varietà di libertà assoluta, che ha più valore, perché nasce da una sorta di dipenden-
significati che va ben al di là del senso letterale della citazione. za. Se ci avesse raccontato di un ragazzino che a un certo punto se ne vuo-
Si evoca un mondo, che precede l’autore, è estraneo al narratore e aiuta le andare di casa, sarebbe stato molto meno incisivo, non avrebbe riguar-
Gide anche in quel lavoro di moltiplicazione dei punti di vista che lui già dato la cultura tutta, Dio, il tempo, la Chiesa. Diventa molto più vasto il
mette in atto animando il racconto della presenza di un autore che intera- senso di questa partenza, per il fatto che è il fratellino del figliol prodigo.
gisce, che si introduce; di un narratore, che però acquista focalizzazioni Il ritorno a sé stessi è un momento liberatorio ma che passa attraverso alla
plurime; e infine del personaggio che parla direttamente, privilegiando il tradizione. Il minore può partire solo dopo che ha visto l’enfant prodigue, ha
dialogo e il discorso diretto. Abbiamo già diversi livelli enunciativi, cui si bisogno di vederlo per partire. Partire è fare un viaggio che altri hanno
aggiunge l’enunciazione che ha prodotto un altro, in questo caso Dio o fatto prima di te, con la consapevolezza che altri hanno fatto questo viag-
qualcuno sotto sua dettatura, dalla Scrittura, e che si impone non solo al gio, con la difficoltà e tutto quello che per loro ha significato. E nonostan-
narratore ma soprattutto all’autore; come se ci fosse anche un co-autore, te tutto, partire: il viaggio poi lo fai tu. Tutto quello che precede serve al
che è un’ennesima modalità che Gide sceglie per mettere in discussione il ragazzino: il prodigo lo porta alla soglia, lo sostiene, lo approva; e tutto
principio dell’autore, l’autorevolezza dell’autore. Qui ci sono almeno due questo lo conduce alla soglia; poi però il viaggio lo fa da solo, e a quel
autori e uno mette in discussione l’altro. punto la tradizione rimane alle spalle. Questo stacco, questa dimenticanza
Ma la riscrittura non è solo citazione: è anche allusione, forma più velata a quel punto è necessario: spetta a ciascuno, ogni volta. Il fatto che gli altri
per far emergere il testo di partenza in maniera meno evidente. Genette l’abbiano già fatto non è più importante, a quel punto.
spiega l’intertestualità con l’immagine felice del palinsesto, in cui si intra- Il gesto chiede perdono? L’atteggiamento del prodigo fa capire che la sua
vede, tra le linee del nuovo inchiostro, l’ombra del testo precedente. partenza è costata qualcosa: costa, al mondo, vederti partire. Ridurre la
Emergono allusioni, frammenti che non sono citazioni letterarie ma ri- casa e i suoi abitanti a una connotazione negativa significherebbe ridurre la
guardano il testo della parabola: innanzitutto legate al tema del ritorno, al portata degli incontri e dei dialoghi che il figliol prodigo fa, e ridurre anche
fatto che ci siano dei personaggi della parabola che ritornano nel racconto. la sua statura a codardo, vigliacco, incapace, opportunista. Il padre glielo
La riscrittura va a riempire gli spazi bianchi della Scrittura: il dialogo che ci dice, che se non ce la faceva più ha fatto bene a tornare, perché può essere
si immagina tra il figliol prodigo e il padre finalmente accade. Anche il fat- che tu abbia bisogno di restare qui. Liberi anche da chissà quale imperati-
to che i due fratelli dialoghino è una riscrittura: c’è l’esigenza di un dialogo, vo categorico, è il perdono che assume un valore: il perdono dei genitori, il
c’è una sorta di contrapposizione implicita nel testo evangelico che Gide perdono del fratello più piccolo, che perdona il prodigo e gli propone di
sviluppa. partire con lui. È uno sguardo misericordioso che tiene conto della fatica,
Dal quarto paragrafo è come se Gide abbandonasse la parabola e iniziasse della debolezza, delle contraddizioni, anche del caratteraccio, della necessi-
una scrittura: si inventa una madre e un fratellino che vuole partire: a que- tà di una mamma che ti dà un bacio in fronte, della debolezza umana.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Non c’è niente di eroico. Il tema del perdono è salvaguardato: se non ci quindi questa dismisura dobbiamo averla verso noi stessi, perché nel mo-
fossero questi abbracci… mento in cui iniziamo a misurare tendenzialmente non partiamo più. La
In questo il personaggio più escluso è il fratello maggiore, senza dubbio. prodigalità come atteggiamento verso sé stessi. Il prodigo non riesce ad
La sua incapacità di perdono lo taglia fuori completamente. Mentre col esserlo del tutto verso sé stesso, ma con il fratello più piccolo sì.
padre e con la madre esiste un legame significativo, tanto è vero che il
prodigo non parte per restare a consolare la madre. Il maggiore incarna la La riscrittura
negazione della domanda, e in questo incarna l’aspetto della legge, la legge
per la legge, che nega che ci sia la domanda. Nega che ci sia una motiva- In questo racconto l’intertestualità è fondamentale. La riscrittura della pa-
zione per cui partire. E lui obbliga tutti a negare, scandendo la giornata, rabola non è solo una novità formale – proporre la riscrittura come dina-
come se fosse uno spreco di forze ed energie, una dissipatezza. Mentre in mica fondativa del racconto – ma è al fondo, e non solo nella forma: è
quello spreco c’è l’umanità; ma è un aspetto forte della società del tempo questa possibilità di accogliere una tradizione e rivisitarla, in tutte le sue
di Gesù come di quella di Gide, l’atteggiamento per cui si nega l’esistenza componenti, fino a farla scomparire, per affermare qualcosa di nuovo.
di un bisogno urgente di autenticità, scoperta, espressione di sé, come se Questo avviene attraverso una forma che lentamente Gide articola, in ma-
fosse una perdita di tempo. C’è il pericolo che la partenza si tramuti in una niera sempre più rigorosa (citazione, allusione, manipolazione, rovescia-
perdita di tempo e di soldi: è il punto di vista del fratello maggiore, ma è mento, amplificazione) e diventerà sempre più una costante nella sua pro-
oggettivamente vero che il prodigo dilapida tempo e ricchezze. Nessuno duzione, anche perché gli permette di riflettere sulla forma, sulle costri-
garantisce che la perdita di tempo non ci sia: lasciarsi andare vuol dire tan- zioni della forma. La riscrittura è una forma di costrizione, perché obbliga
te cose e Gide, che ha una struttura etica così forte, sente sempre questo a partire dal rispetto di un testo, dalla presenza di un testo: a un agone, a
pericolo, pur affermando per tutta la vita che l’immoralità è una forma di un confronto.
moralità, e manifestando una costante paura per l’amoralità, per cui si but- Nel crescere come scrittore, è come se Gide scegliesse questa forma per
ta via ciò che si ha e si fa soffrire gli altri. C’è stato un tempo in cui si an- creare una dialettica tra sé e il testo degli altri, che introduce concretamen-
dava in India a cercare sé stessi. Per alcuni è stato sicuramente così, un te nel suo testo, e che manipola, rovescia. Oltre a questa riscrittura biblica
viaggio di svelamento, ma dipende sempre dalla propria posizione, nulla scrive una tragedia sulle vicende di Saul, di Betsabea, ma anche una trage-
garantisce che andare dall’altra parte del mondo sia un autentico lavoro di dia su Edipo, in cui fa prendere in mano a questo rappresentante della fa-
conoscenza di sé. Tanti in India si sono persi. Il pericolo che la partenza talità greca il suo destino, rovesciando così la tradizione, pur rispettando
non si trasformi in un lavoro serio c’è, e a un certo punto il figliol prodigo gli elementi primi della tragedia sofoclea: Edipo diventa un esempio di
è lì, ha iniziato a mettere in dubbio che questa ricerca fosse significativa o libertà. Così come il Prometeo male incatenato – Gide attinge dal patri-
urgente e si è perso via, ritrovandosi servo. monio classico come dalla Scrittura – che si innamora dell’aquila: si parte
Il tema della dismisura è centrale nella parabola e corrisponde al perdono, dagli elementi del mito, anche con la ripresa precisa di alcuni passaggi di
che è mancanza di misura. Non c’è calcolo, non c’è un rapporto tra la Eschilo, ma contenutisticamente c’è il senso profondo del mito, anche qui
quantità perdono e la quantità di errore. La reazione del padre è al di là di manipolato, ampliato, rovesciato, frutto di un dialogo agonistico, di un
una misura. È come se questa dismisura fosse rivolta a sé stessa. C’è un’o- confronto serrato che produce altro alla fine.
perazione di laicizzazione e umanizzazione della parabola: la focalizzazio- E sempre più è la forma che permette questo significato altro: sono i ro-
ne è sul figlio e non sul padre, il discorso non riguarda Dio ma l’esigenza vesciamenti, le amplificazioni, le ellissi che mettono in discussione la tra-
del figlio di partire. Alla fine, questa dismisura è innanzitutto verso noi dizione stessa ma anche la libertà dell’autore, perché l’autore è costretto a
stessi: decidere che questa urgenza c’è e che valga la pena abbandonare confrontarsi con altri autori, a dialogare, a immettere. E quindi la grande
tutto per seguirla vuol dire abbandonare il calcolo, il nostro progetto: e
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

libertà del lettore, di riconoscere quanto ha manipolato Gide, quanto era Charles Maurras, intellettuale francese del periodo, pubblica Le voyage
già in nuce nella parabola, quanto Gide la rispetta, quanto rovescia, quanto d’Athènes (1896-1899), cronaca di un suo viaggio ad Atene, di fatto un’apo-
lascia aperto (anche lui lascia i suoi spazi bianchi). L’autore presuppone logia della forma apollinea della classicità, di cui la Francia è erede indi-
anche che il lettore conosca il valore del deserto che c’è in Gide, e quindi scussa. Questa apologia dell’arte e della cultura greca diventa un pretesto
altri testi; c’è un riferimento proprio a Saul, e quindi alla propria tragedia. per glorificare la grande tradizione classica francese: il classicismo del Sei-
Gide dialoga con la sua stessa opera, riscrivendosi. Nel Teseo troveremo un cento, ma anche un’impronta classica che la filosofia francese oltre che la
Edipo totalmente diverso da quello dell’Edipo. Gide costringe il lettore a letteratura ha espresso nei secoli. La chiarezza, la clarté, che è innanzitutto
confrontarsi con più autori: con lo stesso autore in periodi diversi della ragione cartesiana, la possibilità di esprimere pensieri limpidi, di dire la
sua vita, con posizioni differenti dello stesso autore oppure con lo stesso realtà, come caratteristica dello spirito francese, uno spirito classique che sa
argomento trattato da autori diversi. Quindi un significato che si preserva unire un esprit de géométrie ed esprit de finesse, la capacità di analisi dell’interio-
ma che viene messo in discussione. rità, della complessità dell’umano, attraverso una espressione facile, imme-
È così che Gide contribuisce all’affermazione della modernità del roman- diata, limpida, netta. Si dà a questo discorso culturale un significato etico
zo, dove il lettore partecipa alla costruzione di senso del romanzo, il ro- forte: questa capacità esiste perché il popolo francese avrebbe valori (cat-
manzo è una manipolazione continua di materiale preesistente, fino a tolici, monarchici, nazionalisti) profondi, di grande significato. L’apologia
pubblicare sulla «Nouvelle Revue Française» il suo capolavoro, I falsari. Il della classicità diventa strumento di un movimento nazionalista cattolico
tema è quello del falso, della scrittura che manipola, di un autore che è il monarchico che Maurras rappresenta. Egli fonda dapprima la rivista «Ac-
falsario per eccellenza, che finge di raccontare la sua verità, che finge di tion française», e poi un omonimo movimento politico in cui si strumen-
rappresentare la realtà, che finge di riprendere un tema già noto alla lette- talizza il dibattito estetico-culturale per ribadire un discorso nazionalistico,
ratura, che gioca con questo, in un romanzo che è una mise en abyme, in cattolico, monarchico particolarmente aggressivo. Tutto il Romanticismo
quanto parla di una truffa di falsari, il protagonista principale, Edouard, è viene tacciato come patologia in cui si svilisce, viene meno la volontà
un romanziere che sta scrivendo un romanzo sui falsari il cui protagonista umana, ci si abbandona ai sentimenti più superficiali, una degenerazione
è un romanziere. È un romanzo che parla del romanzo, che parla del rap- esistenziale che inizia con il Romanticismo e tocca la sua punta più infima
porto tra la realtà e l’arte, della manipolazione, della non sincerità dell’au- col decadentismo e col simbolismo. Un giudizio su movimenti di carattere
tore, della contraddizione dell’autore e della propria opera, e quindi mette estetico-letterario che in realtà è lo strumento per una battaglia politica.
a tema nel romanzo quella ricerca di autenticità che noi come lettori chie-
diamo, paradossalmente, a un autore di letteratura. 28.10.2019 – Lezione 18

Il classicismo Si afferma dunque un classicismo nazionalistico all’inizio del Novecento,


in reazione alle poetiche decadenti di fine Ottocento. C’è la rinascita del-
I falsari è pubblicato nel 1925 sulla «Nouvelle Revue Française», fondata l’affermazione della poetica classica, che in realtà diventa strumento ideo-
nel 1908 proprio da Gide e altri intellettuali a partire dalla forte esigenza di logico per il movimento nazionalista di destra, che si oppone al romantici-
fare un discorso che sia squisitamente letterario, ma che sgombri il campo smo, al simbolismo e alle avanguardie contemporanee, tacciandole innan-
da un utilizzo molto ideologico della letteratura, che si sta affermando nei zitutto di una debolezza estetica che è espressione di una profonda debo-
primi decenni del Novecento. In particolare, imperversa una diatriba, che lezza etica e quindi di una esterofilia e di una mancanza di attenzione per
anima la cultura francese, su cosa sia il classicismo. la storia francese.
Il Romanticismo è considerato proprio una patologia, quell’abdicazione
della volontà, a vantaggio del sentimento, che porta a bassezze e al manca-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

to controllo dell’essere umano, quindi a una degenerazione morale, al di- scrittore non dipende dal suo lettore, che uno scrittore ha nella gratuità la
sinteresse politico, e a una scelta di modelli estranei alla tradizione france- sua arma migliore – non deve veicolare contenuti, non deve vincolarsi a
se. Il Romanticismo è essenzialmente tedesco, ed esistenza fortissima con- niente e a nessuno – è anche vero che esiste in quanto ha un lettore, e non
trapposizione con il modo germanico, acuita dopo la battaglia di Sedan può che scrivere in un confronto serrato e in dialogo con il suo lettore.
(1870), in cui Napoleone III perde clamorosamente. Di conseguenza allo Sono le due anime che spesso in maniera contraddittoria coesistono in
scontro con il nemico tedesco, che sfocerà nella prima guerra mondiale, Gide, che tende spesso a isolarsi per poi tornare in cerca di un lettore.
ciò che proviene dalla Germania è criticato. In questa occasione si forma Nel 1908 fonda la «Nouvelle Revue Française», che già nella titolata gene-
un movimento anti-germanico, il revanscismo. rica caratterizza diverse stagioni di produzione della letteratura francese.
Il termine classique, insieme all’idea di estetica classica, cultura classica, âge Esiste in varie forme, in vari argomenti. Nouvelle Revue Française significa
classique, Racine, Molière, Fontaine, Boileau, è usato come baluardo dei un questo movimento di sguardo all’indietro, quindi di dialogo aperto con il
nazionalismo di destra che liquida l’esperienza romantica quanto l’espe- passato, ma anche novità, apertura. Gide la dirige fino al 1914, quando la
rienza decadente e l’esperienza dell’avanguardia come un’espressione pato- rivista è costretta a fermarsi per motivi storici; nel momento in cui ripren-
logica, malata, degenerativa dello spirito francese. Maurras è uno dei primi, de la pubblicazione cambia direttore, anche se Gide rimane fino alla se-
ma c’è un forte movimento, a cui si oppone Gide. conda guerra mondiale una delle anime più esplicative della rivista.
Gide in realtà si è sempre contrapposto al Romanticismo, cui dà dei giudi- Durante la seconda guerra mondiale diventa direttore Drieu La Rochelle:
zi critici netti, in quanto la vede come un monologismo dialogante esclusi- la rivista è diventata importante, è letta in tutta la nazione e non solo, sco-
vamente con sé stesso, convinto che l’originalità sia il fondamento del pre tutti i talenti più significativi, ha un prestigio enorme e non tace duran-
movimento stesso, che non si rende conto che tale originalità non esiste, e te l’occupazione tedesca, ma continua, sotto la direzione di una delle figu-
che qualunque cosa si crei è in dialogo con ciò che si è creato. La creatività re più brillanti della cultura di destra francese. In Francia nel primo Nove-
nasce da una dialettica, un confronto, da un dialogo; l’originalità in sé non cento esiste una significativa cultura di destra, che è stata obliata nel corso
esiste e laddove è proclamata come unico criterio estetico-culturale si rive- del secondo dopoguerra. C’è stata una vera epurazione del periodo della
la falso, ipocrita, disonesto, oppure un’illusione senza fondamento. Gide seconda guerra mondiale e del governo collaborazionista che continuò ad
ha anche proclamato la fine di alcuni valori assoluti che il Romanticismo animare la vita culturale francese. La cultura di destra di questo periodo,
proclamava. Ma Gide si è staccato con forza anche dal simbolismo-deca- solida, strutturata e ben formata, produce forse il meglio che il romanzo
dentismo: quel ripiegamento su di sé, quell’intimismo in cui svolgere francese ha dato nel XX sec. Céline, figura caratterizzata da posizioni or-
un’attività estetica, un’esperienza del bello che non appartiene all’esperien- rende, eppure è un meraviglioso scrittore, che ha cambiato la storia del
za, taglia fuori l’esperienza, e quindi mostra anche la sua fragilità. romanzo tanto quanto Proust; ma a causa delle sue idee verrà osteggiato.
I primi dibattici sui movimenti estetici vengono condotti da una piccola Lo stesso La Rochelle è uno dei più brillanti scrittori della prima metà del
rivista, «l’Ermitage»; come tutte le riviste tardo-ottocentesche, ha il limite Novecento, così come Brasillach. All’indomani della dine della guerra que-
di essere autoreferenziale, vi scrivono alcuni autori protagonisti della sta- ste figure di intellettuali molto capaci, produttivi e compromessi con il re-
gione decadente, che si leggono tra di loro e non si esce da questo rappor- gime nazista vengono epurate e condannate (La Rochelle muore suicida,
to squisitamente estetico tra sé, la propria ricerca, le proprie forme, com- Brasillach fucilato). Camus scrisse una petizione per la non fucilazione di
prese solo dal lettore che partecipa a questa estetica. Invece Gide da Paludi Brasillach: ci intellettuali di sinistra, impegnati nella Resistenza, si spesero
ha bisogno di un dialogo, un confronto con la realtà in cui vive, con la cul- perché queste epurazioni non avvenissero, e ci sono altre figure sempre di
tura contemporanea e con la tradizione. Questo lo porta a proporre la na- sinistra, come Sartre, che durante il collaborazionismo sono rimasti chiusi
scita di una rivista di confronto con la cultura nazionale, con un obiettivo nei loro studi, che non aprono bocca. La Rochelle scrisse Fuoco fatuo, uno
di diffusione nazionale, una collettività con cui dialogare. Se è vero che lo dei romanzi più belli della letteratura francese.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Gide all’inizio degli anni ’40 abbandona la Francia, ma fino a quel momen- re. La vedova avrebbe ora la possibilità di sposare il cavaliere, ma decide di
to è una delle anime più importanti della NRF. Non solo riesce a mettere chiudersi in un convento. A un primo sguardo può sembrare una decisio-
su questa rivista, che influenza effettivamente il gusto, e fa un’opera di cri- ne estremamente moralistica, ma in verità si tratta di un enorme gesto di
tica letteraria molto significativa, promuove una serie di iniziative editoriali trasgressione: si sottrae al gioco della corte, i cui partecipanti si aspettano
molto significative grazie al contratto con Gallimard, editore della rivista un matrimonio tra i due giovani, belli e liberi, protagonisti della corte stes-
dal 1911 per sempre. Su segnalazione dei protagonisti della rivista, Galli- sa; si sottrae a questo gioco sociale, di apparenze – l’aspetto degenerato
mard pubblica romanzi e una parte di produzione significativa di questi della corte denunciato da Alceste, che anche la protagonista depreca, e
anni. L’abbaglio più grande di Gide fu considerare poco significativa la quindi decide di rifiutare il matrimonio che tutti aspettano, e soprattutto di
Recherche di Proust; al di là di questo Gide scopri, incoraggiò e permise la vivere una passione amorosa portatrice solo di negatività. Infatti si rende
pubblicazione di protagonisti degli anni Venti, Trenta e Quaranta della conto di quanto diventa gelosa, meschina: lo spia, ne legge la posta. Si
letteratura francese. rende conto che questa passione amorosa, come nel teatro di Racine, to-
glie forza, carattere, personalità, ragionevolezza all’individuo. Rifiuta quin-
La porta stretta (1909) di di perdersi nell’esperienza amorosa, che viene vissuta come una perdita
della propria volontà: ci si trova a fare ciò che non si vorrebbe, e non le
Tra il 1907 e il 1909 scrive Il ritorno del figliol prodigo e La porta stretta, ro- piace. Preferisce dunque un gesto trasgressivo, ritirarsi in convento, piut-
manzo considerato come il capolavoro della classicità. Ovviamente c’è il tosto che cedere a una passione e a un matrimonio che socialmente la cor-
solito rimando evangelico: la protagonista decide di passare per la porta te le ha già organizzato.
stretta, rinuncia ad un amore, fino alla morte, per un ideale di virtù, che la Mentre i romanzi barocchi avevano tantissime avventure raccontate in mi-
rende protagonista del romanzo stesso. È l’altra anima di Gide, quell’ani- gliaia di pagine, il romanzo di Madame La Fayette consta di 5 atti, capitoli
ma molto rigorosa, nell’immoralismo come nella moralità: in questo caso è laconici in cui lentamente assumiamo il punto di vista della protagonista: il
il turno della moralità, della capacità di rinuncia e di autodisciplina nell’af- monologo interiore ci scopre la sua passione, che in qualche modo lei rie-
fermare di valori più alti rispetto a una storia d’amore che ha i suoi aspetti sce a controllare e a dominare. Lo stile è espressione chiara, lucida, laconi-
oscuri, e a cui la protagonista rinuncia. ca e perfetta di un confuso groviglio interiore che è l’unico soggetto del
Il romanzo classique per eccellenza in Francia è La principessa di Clèves romanzo: non succede quasi nulla, il romanzo dura qualche mese. Come la
(1678), di Madame de La Fayette: è considerato il primo romanzo moder- tragedia, rispetta la verosimiglianza e rappresenta, con una certa distanza,
no francese. Madame de La Fayette appartiene allo stretto e felice gruppo la corte del secolo precedente.
di esprit fin dell’âge classique (La Fontaine, Racine…), era frequentatrice dei La porta stretta riprende questo romanzo. Ci aiuta a entrare nella psicologia
salotti del tempo e della conversazione culturale di Molière e Racine. La della protagonista e dal suo punto di vista cogliamo l’interesse di questa
protagonista del suo romanzo è una giovane ragazza presentata a corte, scelta, di un’etica di alto livello. Non solo, Gide la propone all’inizio del
che all’inizio non ha neanche diritto di parola, mentre poi lentamente, du- Novecento: la scelta della “porta stretta” è ancora più impressionante
rante il romanzo, attraverso una sorta di monologo interiore (che rende La quanto scandalosa. Anche la destra riconosce questo classicismo e invita a
principessa di Clèves il primo romanzo moderno) capiamo i pensieri di questa un classicismo di questa sorta, pure in un rapporto contraddittorio con la
ragazza, le due decisioni, e piano piano la sua presa di posizione nella real- figura di Gide, che è pur sempre l’autore dell’Immoraliste, un intellettuale
tà. Sposata, si innamora, corrisposta, del cavaliere più brillante e bello della omosessuale di origine protestante. Gide è dunque guardato con sospetto,
corte, ma è virtuosa e non cede; è talmente torturata da questa passione da ma pur è visto come colui che indica una strada alla letteratura francese.
confessarlo al marito, il quale apprezza la sua sincerità ma muore di dolo-

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Gide e il classicismo stiva, ma anche, perchè è una spoliazione formale, per cercare una lingua
giusta, efficace – questo è un atteggiamento squisitamente classico, la lin-
Gide è così costretto a prendere posizione, a scrivere proprio sul classici- gua è il risultato di una spoliazione, di uno sfrondamento, di tipo ideologi-
smo, sul classicismo che non solo lo riguarda, ma riguarda anche la NRF, co-culturale e formale. Gide arriverà a dire che Racine è esempio per tutti
la sua rivista: dunque ha la responsabilità di parlare anche per gli altri, di noi, che niente è più interessante per lo scrittore attuale che La Fontaine,
prendere posizioni che aprono a un dibattito culturale. Il dibattito dura e che Baudelaire è uno degli autori più classici che si possano immaginare:
parecchi anni; in particolare viene ripreso negli anni ’20, in cui si celebra il l’ostinazione della ricerca formale dei Fiori del male è una evidenza, l’osti-
cinquantenario dalla repubblica. La celebrazione della Repubblica diventa nazione, il lavoro faticoso, continuo perché emerga una forma assoluta e
occasione per porsi contro il Romanticismo, il simbolismo, le avanguardie, perfetta.
e per una apologia del classicismo francese. La NRF si produce in molti Il classicismo dunque è tutto fuorché quel concetto immobile e assoluto
articoli, molti proprio di Gide; dall’altra parte, la rivista ***, espressione di che pretende la cultura contemporanea: è invece il risultato di un confron-
un pensiero nazionalistico cattolico monarchico di destra, fa un’inchiesta, to, di una dialettica. Non una restaurazione (parola d’ordine del movimen-
una sorta di referendum, su classicismo e Romanticismo. Gide inizia a par- to di destra, intesa soprattutto in senso politico, ma non solo), ma una dia-
lare di un “classicismo moderno”, termine ossimoro che usa per dissociar- lettica, un confronto aperto, all’origine dell’arte come della vita: il classici-
si dalla battaglia in favore del classicismo che al tempo stesso lo riguarda. smo è un agone, è una capacità di sfida contro ciò che ci ha preceduto,
Innanzitutto continua a sottolineare la fecondità dei modelli, opponendosi contro le origini e con il presente. È un atto del vivere, un atto di scelta
quindi al monologismo romantico: è fondamentale un dialogo aperto, morale attraverso una serie di interrogazioni.
conflittuale, con i propri padri: non esiste figlio senza un padre. Il modello Naturalmente, come nell’âge classique tutto il tormento di questa interroga-
è fondamentale, è il punto di confronto dal quale partire. zione che ci ribalta dai piedi a capelli, tutto lo sgomento, lo scandalo che
Gide si riferisce non solo al monologismo romantico, ma anche alle avan- questa interrogazione può fare emergere, va espresso con chiarezza, in
guardie. Scrive un articolo contro l’alfa privativo: l’assenza-di non è un modo conciso, limpido, efficace. A una materia che può essere difficile,
punto di partenza. Opporsi, distruggere qualcosa significa sempre fare i incandescente, va trovata – e in questo la disciplina, il rigore, devono starci
conti con quello che c’è. I modelli sono assolutamente necessari e fecondi. – una forma chiara, lineare, evidente, efficace, netta.
I modelli più semplici sono le norme: sono il punto di costruzione iniziale Gide prenderà sempre più posizioni, attraverso la NRF, e si occupa di let-
di un artista. La norma che si è andata costruendo è frutto di un dialogo teratura, cultura, arte, e come inevitabile conseguenza anche di politica, nel
precedente, fra l’autore e il suo lettore, e si stabilisce in nome di un gusto dibattito letterario emergono posizioni politiche – non avviene il contra-
reciproco. Si stabiliscono dei perimetri su cui edificare. La norma ci dice rio: non è la politica che si serve della letteratura. Gide non è l’artista enga-
del dialogo dell’autore con il lettore, che nel tempo cambia, perché il dia- gé, ma occupandosi d’arte di occupa della realtà, e quindi della politica.
logo è anche di tipo geografico e storico, si allarga nello spazio e nel tem- Questo aspetto diventa preponderante negli anni Trenta, in Gide come
po. La norma è il risultato da cui partire, da interrogare in prima istanza nella cultura francese dell’epoca. Il viaggio in Congo lo porterà a scrivere
Gide parla anche di stile, in termine di rigore, disciplina; come espressione opere contro il colonialismo francese, che sono all’avanguardia del dibatti-
di questo dialogo, di questo confronto serrato, ostinato, etico. C’è una po- to sull’argomento. Sposa delle posizioni di sinistra, fino a iscriversi nel Par-
sizione limpida, ogni artista deve confrontarsi senza ipocrisia, senza diso- tito comunista francese: il viaggio in URSS lo pone di fronte alla realizza-
nestà, fino in fondo, con ciò che lo precede, e in questo confronto si deve zione di quelli che dovrebbero essere i suoi ideali politici, ma la sua disillu-
spogliare non solo del proprio pensiero, dei propri pregiudizi con una sione lo porta a denunciare lo stalinismo, con un certo anticipo sui tempi.
continua, diretta lettura della tradizione, etica, quindi seria, completa, esau- Per questo motivo Gide risulta una figura scomoda, un po’ inclassificabile,
tende a uscire clamorosamente da ogni gruppo in qui viene inserito.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Con l’occupazione nazista lascia la NRF e la Francia: va prima a Londra, passato non aveva alcun peso su di me se non per darmi un’unità. Era
poi si stabilisce a Tunisi e in seguito ad Algeri, dove ha la possibilità di in- come il filo misterioso che legava Teseo all’amore passato, ma che gli
contrare De Gaulle. Fa parte di quell’attività francese di collaborazione impediva di camminare attraverso nuovi paesaggi. Questo filo doveva
con gli Alleati per distruggere il governo collaborazionista e il nazismo. essere tagliato». Qui torna il tema del filo, l’idea che si necessiti del filo
Dopo il conflitto torna in Francia e riceve il premio Nobel per la letteratu- per arrivare allo scopo (il centro del labirinto, per uccidere il Minotau-
ra (1947), con la giustificazione di aver sempre espresso con onestà il ro); ma al tempo spesso questo filosofia deve essere rotto: e Arianna
dramma dell’esistenza umana e aver promosso attività di aiuto e sostegno (come Creta) verrà abbandonata.
alla libertà dei diritti dell’uomo. L’anno successivo tutta la sua produzione La necessità di un filo che dà unità e l’urgenza della rottura: sono i due
viene messa all’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa. Muore nel 1951. momenti metaforici della vita di Teseo in cui si riconoscono Ménalque e
soprattutto Gide, in particolare in questo momento della sua vita: nel ’38
muore la moglie, Madeleine, figura fondamentale della sua vita, che non
Teseo (1946) l’ha mai abbandonato nonostante tutto, e che rappresenta quel timore eti-
co, quell’ideale virtù che la vita richiede, quella coerenza, serietà, forma-
L’ultima opera zione di disciplina, di lettura dei testi sacri, di confronto onesto fino in
È l’ultima opera che scrive, e per questo è normalmente visto come il suo fondo. Muore per lui un riferimento importante, a cui non ha mai smesso
testamento. Gide viene sempre letto in maniera contraddittoria, e questo di scrivere, non ha mai smesso di chiedere consigli, pur avendo scelto poi
ogni opera fa sì che lo si iscriva in un movimento, in una tendenza ideolo- altre strade. Nel suo Journal racconta dello sgomento, del venir meno del-
gica, salvo poi, con la pubblicazione dell’opera successiva, trascinarlo da l’origine del suo gomitolo. Non meno drammatica è l’esperienza del con-
un’altra parte. Ma questa è l’ultima, quindi la si prende come testamento.È flitto mondiale. Mai come ora sente il bisogno di un filo, a cui riportare
l’opera di un settantenne, uno che è arrivato in fondo alla vita. un’intera cultura. Forse proprio per questo decide di dedicare l’intero rac-
L’opera risente molto del clima terribile in cui viene scritta. Gide ci lavora conto a Teseo, che in qualche modo lo ha seguito un po’ per tutta la vita.
durante l’esilio in Africa, tra il maggio e il giugno del ’44. È escluso dal suo Quello di Teseo è visto come il mito fondatore della cultura occidentale,
Paese e dalla NRF, che ha tutt’altra dirigenza. In poche settimane scrive di colui che ha fondato Atene. Forse nel ’44 è urgente tornare a Teseo,
questo racconto, pubblicato nel ’46 a New York e in forma definitiva nel riannodare questo filo.
’47 a Parigi, da Gallimard.
Gide ha sempre pensato a Teseo, è una figura che torna nella sua produ- Il mito di Teseo
zione: Teseo è il fondatore per eccellenza, e il suo mito è antico, la sua figura
1. Nel 1919 ha scritto delle Considérations sur la mythologie grecque, in cui fa precede la guerra di Troia di due generazioni. La paternità è incerta: già le
riferimento a Teseo e dice che «non si è capito niente del carattere di fonti antiche sono indecise tra Egeo, re di Atene, e Nettuno. La madre è
Teseo se si ammette che l’audace eroe ha lasciato la vela nera per Etra, figlia del re di Trezene (che poi diventerà parte di Atene). Egeo dopo
semplice inavvertenza: ammiro in Teseo una temerità quasi insolente». essersi unito a Etra la abbandona e seppellisce le sue armi e i sandali sotto
Dopo l’atto eroico (l’uccisione del Minotauro) l’eroe si sente pronto una roccia pesantissima, dicendole che quando il figlio sarà in grado di
per fare il re; per questo motivo, deve eliminare il re precedente. Ri- sollevare la roccia e indossare le armi e i sandali sarà pronto per conoscere
torna l’idea che il momento della maturità corrisponda con la fine dei il padre e la sua storia, e sarà a quel punto erede del re di Atene. Compiuta
padri: ci vuole audacia, insolenza temeraria. la sua prima missione, Teseo va ad Atene via terra, attraversando una re-
2. Nei Nutrimenti terrestri si paragona Ménalque a Teseo: «avevo il dono gione pericolosa animata da briganti e mostri: attraverso questo cammino
prezioso di non essere troppo bloccato su me stesso. Il ricordo del terrestre intende cimentarsi in gesta eroiche che lo portino a conoscere il
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

padre essendo già noto come eroe. Ad Atene Egeo si è sposata con Medea l’Ade, ma arriva a rapire Elena. Sarà l’inizio della sua fine, perché secondo
e ha avuto un figlio. Medea si sente minacciata per il ritorno di Teseo e varie fonti viene ucciso a seguito di questo episodio, per l’arrivo dei fratelli
tenta di ucciderlo con il veleno. Teseo sventa questo tentativo di avvele- di Elena e Menelao. Teseo muore ucciso, o cadendo da una roccia per un
namento e riesce ad affermarsi come erede. Atene soffre però il tributo passo falso. Un passo falso che non è che l’espressione di quel rapimento
del Minotauro. Il Minotauro è il mostro più significativo che Teseo deve di Elena che non avrebbe mai dovuto compiere.
sconfiggere, rappresenta la cultura cretese, minoica e arcaica vinta dall’e-
roe greco che vince con l’astuzia e la capacità delle armi. Diventato re Le fonti
dopo la morte del padre, non si accontenta di essere re ma compie l’opera Gide riprende esplicitamente il mito di Teseo per come è riportato da Plu-
di sinecismo, cioè l’unificazione delle piccole comunità autonome intorno tarco nelle Vite parallele, tradotte in francese già nel Cinquecento da Jac-
ad Atene in un governo democratico dove lui non è il re ma il garante di ques Amyot (1572): la sua traduzione è considerata all’inizio del francese
una legislazione che permette il bene pubblico: l’unione dunque dei beni letterario, di quella lingua francese che tutta la letteratura rinascimentale ha
con una costituzione democratica, di legalità di cui lui è il garante. Questa tentato di mettere in forma – la Francia viveva già un’unità nazionale a cui
è la grande opera di Teseo: l’uccisione dei mostri è precedente, è la rappre- doveva corrispondere un’unità linguistica all’altezza: su esempio del volga-
sentazione concreta, tradizionale di colui che porta la pace, ma anche della re italiano, di cerca di riconoscere nei testi delle espressioni paradigmatiche
razionalità (uccide il mostro che richiedeva sacrifici umani); Teseo è so- per fondarsi. Uno di questi testi è proprio la traduzione di Amyot. Non a
prattutto l’iniziatore di una forma politica di governo, che è la premessa a caso Gide cita Amyot come fonte, in quanto modello classico (nonostante
uno sviluppo culturale che trova il suo culmine nell’Atene del V sec., ma appartenga a un periodo precedente l’âge classique), in quanto ha mostrato
che perdura nei secoli fino a Gide. Fonda la cultura occidentale, basata come il greco, con un ideale di chiarezza, di nitore, permettendo molte
sulla legalità, oltre che sulla razionalità, sulla garanzia di questa legalità at- sfumature, ma cercando di farsi comprendere dal pubblico. Per questo
traverso forme politiche e culturali cui è debitrice tutta la cultura occiden- motivo la sua lingua è lodata da tutti i grandi scrittori del Cinque-Seicento
tale. Questa è la cosa interessante, che sia portatore di ordine, giudizio, (che lodano Amyot più di Plutarco).
misura, che è confronto, scambio, tolleranza. È questa la parte solare di Nel 1937 esce una prestigiosa edizione nella Biblioteca della Pléiade della
Teseo. traduzione di Amyot, che diventa un best seller mondiale. Gide fa riferi-
La parte in ombra è invece quella del seduttore, che di per sé non è pro- mento esattamente a questo testo, non solo per il contenuto ma anche per
blematica, non fosse che è legata al tradimento, alla manipolazione della la forma: Gide riprende il lessico, e a volte anche la sintassi, da Amyot. Nei
parola, alla sopraffazione, alla violenza, allo stupro. Gli episodi narrati primi dieci capitoli si riprende sostanzialmente il racconto di Plutarco, an-
sono molteplici: con le Amazzoni, Arianna, Fedra… È una parte di cui che nella sua razionalizzazione. In Plutarco c’è un narratore in terza per-
Teseo ha bisogno per imporsi su culture matriarcali. Questa figura pacifi- sona che riordina gli eventi, è uno storico che tende a evitare ripetizioni,
catrice si colora di violenza: la pace nasce con un atto di violenza, e si af- contraddizioni, punti di vista soggettivi, onde fornire una ricostruzione
ferma nella compressione di questa violenza che è all’origine, e Teseo è oggettiva di un evento mitico. Gide invece mette in scena Teseo maturo,
incarnazione di questo nella cultura occidentale. È colui che sopraffà at- alla fine della sua vita, come narratore omodiegetico. Teseo rievoca, spesso
traverso la ragione, la forma politica; è garante di pace e razionalità; ma è in modo disordinato ed emotivo, gli eventi della sua esistenza, filtrati dalla
sopraffazione, imposizione, eliminazione. L’ordine ha un prezzo e Teseo sua memoria e soprattutto dallo sguardo del presente. Questo dà un’im-
lo vive in prima persona. pressione fresca, a volte anche realistica degli eventi, ma ben presto si mo-
Il gesto finale è il rapimento di Elena: nella sua parabola Teseo arriva a strano le sue contraddizioni, in quanto spesso Teseo ricorda male, non
presumere le proprie forze, la sua universale capacità di seduzione e ap- ricorda, ricorda come vuole lui… Gide gioca su questa testimonianza, su
propriazione delle donne a tal punto non solo da corteggiare la regina del- questa garanzia di autopsia, di aver vissuto quello che racconta, di dire il
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

vero con la manipolazione del racconto, da parte di un narratore che non storia una storia che va molto al di là dell’autoricognizione di Teseo, del-
solo è soggettivo ma che è anche disonesto. Come al solito, si mette in l’autoriflessione di Gide, come autoriflessione di una intera cultura che si
discussione l’autorevolezza dell’autore; in questo caso, il narratore è il per- mette in discussione, che rivela le sue zone d’ombra, e anche il suo caratte-
sonaggio stesso. Il narratario dovrebbe esser Ippolito, il figlio a cui Teseo re manipolatore.
dovrebbe raccontare affinché lui impari. Dunque un racconto di forma-
zione. Ma Ippolito muore ben prima di Teseo, dunque l’impressione è che I
il racconto sia fatto innanzitutto per sé stesso, che questa evocazione della
sua storia sia un’auto-ricognizione del senso del suo vivere, quindi un’in- • «istruire» è un termine forte, significa dire al figlio come deve vivere,
terrogazione sostenuta a sé stesso riguardo alle sue scelte, alla legittima- dargli dei contenuti didattici.
zione delle sue scelte. • «ma non c’è…stesso»: già nell’incipit si rivela un carattere di questo rac-
Negli ultimi due capitoli, che riassumono il sinecismo, Gide si distacca da conto: all’affermazione segue la contraddizione della stessa. Si sottrae
Plutarco: non racconta il rapimento di Elena, non completa la parabola da subito a una coerenza.
dell’esistenza di Teseo, ma al contrario finisce sulla fondazione di Atene, • «raccontare», non “scrivere”: dialogo orale, fedele alla tradizione mitica.
della democrazia, quindi sulla saggezza dell’ultima stagione di Teseo, in cui Sottolinea anche il valore effimero, soggettivo del racconto orale rispet-
diventa garante del sistema politico-culturale mostrando il suo impegno to allo scritto. Il racconto, in quanto orale, non è stato corretto.
nei confronti della collettività, e non tanto il suo percorso individuale, la • relater significa “mettere in fila” le cose. Si tratta di un verbo radical-
sua eroicità personale, le sue conquiste. Anzi fa di questo uno strumento mente opposto rispetto a “raccontare”, che ha una prospettiva sogget-
per il bene pubblico. Un’autoricognizione che legittima il suo percorso, tiva (in cui la dimensione estetica emerge con forza): relater significa
che giustifica le zone di ombra (l’abbandono di Arianna, la morte del pa- mettere in relazione tutti gli episodi della sua vita, senza un giudizio
dre e del figlio) attraversandole per poi legittimare delle scelte e conse- soggettivo.
gnarci una figura saggia. • pudibond: si rispetta la tradizione, in particolare il sottotesto raciniano,
Teseo racconta di sé: Gide ha bisogno di utilizzare Teseo per raccontare sé ove proviene l’Ippolito pudibond che non riesce neanche a parlare delle
stesso, i suoi fili rotti, le sue zone oscure e quelle luminose, per arrivare in avventure erotiche del padre. Avendo scelto una figura così presente
fondo a una legittimazione del proprio lavoro letterario. Di nuovo, c’è una nella letteratura occidentale e in particolare francese, Gide ha la possibi-
mise en abyme di un autore che nel racconto costruisce il racconto di sé, sul lità di operare una riscrittura che parta da più pergamene, e di far risal-
senso e il valore della propria opera. Tenendo peraltro conto del fatto che tare ipotesti di diverse origini.
è l’ultimo racconto e dunque ha un valore testamentario. • «conoscere me stesso»: siamo quello che abbiamo vissuto, il passato ha
Ippolito non c’è, e Teseo rivolge questo racconto a un lettore: siamo noi il un valore; ritorna l’esigenza di un filo, che andrà pur tagliato ma che
narratario. Si tratta di un discorso colloquiale con cui Teseo instaura un deve esserci, per renderci quello che siamo.
dialogo corale, diretto, franco, fresco con il suo lettore. Siamo convocati a • «mostri»: le avventure galanti sono accostate ai mostri. Tratto ironico.
cogliere tutte le contraddizioni, le inesattezze, le manipolazioni di Teseo, a • «“si tratta innanzitutto…”»: emerge un dialogo con il figlio avvenuto
domandarci il significato di questa autoricognizione, che senza dubbio è effettivamente, quando il figlio era in vita; un dialogo di altissimo livel-
una autoricognizione di Gide, che ha fatto nel corso della sua vita una ri- lo, in cui si mette a tema il problema di conoscere sé stessi. Questa è la
cognizione dell’intera cultura occidentale, che nell’affermare i propri valori posta in gioco: la formazione è in vista della comprensione dell’indivi-
ha portato alle soglie dell’abisso, alla seconda guerra mondiale. Qualche duo. Una volta capito chi sei, potrai tagliare, andartene.
interrogativo sul percorso costruito sui valori, sui gesti compiuti, sulla ra-
zionalità, sul bene garantito fino ad allora se lo pone, e coglie in questa
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

• O premiers ans…: l’infanzia viene descritta come la vita in Africa dei Nu- relative: la conquista di un territorio è una nobile causa, ma non lo è per
trimenti terrestri: una vita nell’innocenza, una formazione senza alcuna il genocidio che provochi occupando il territorio. “Ottieniti” è il punto,
preoccupazione, un completo abbandono alla fisicità della natura. In la vera nobile causa: sei tu, il premio. Se ottieni te stesso a te stesso,
verità la vita di Gide iniziò al contrario, con rigore, disciplina; per sco- ecco che hai compiuto l’atto eroico, il senso della tua vita. È quello che
prire in seguito la propria fisicità, l’abbandono, la perdita del senso del farà Teseo: lo capisce da vecchio, che tutte le azioni che ha compiuto le
tempo, la libertà assoluta in un secondo momento. Qui invece si tratta ha compiute per ottenersi. Non ne rimpiange neanche una.
dell’infanzia. Procede sempre con queste incise che tendono a rendere
il racconto una sorta di discorso orale, con un linguaggio colloquiale II
con cui evoca i suoi dialoghi.
• On jour non père…: con lo sguardo del presente Teseo giudica positiva- • En vérité: Egeo ci è stato descritto come un bravo padre, che lo lascia
mente il rimprovero paterno. La possibilità di guardare il passato con lo libero, poi lo richiama all’ordine, lo fa allenare, gli fa trovare le armi, gli
sguardo del presente permette a Gide di far convivere due atteggiamen- fa un discorso significativo su quello che deve trovare. È il padre di un
ti perennemente contraddittori: il desiderio di darsi all’abbandono, di eroe. Ma nel capitolo successivo, simmetricamente al rovesciamento
vivere senza preoccupazione, ascoltandosi, ascoltando il proprio corpo che si ha avuto per Ippolito, si ha un rovesciamento anche per Egeo:
come un elemento della natura, e dall’altra parte invece l’esigenza di “penso che non sia mio padre”. C’è un’affermazione e la sottrazione
impegno, innanzitutto con sé stessi; lo sforzo (effort), che apparente- dell’affermazione stesa. Si costruisce sottraendo verità a quello che ha
mente è contraddittorio con l’abbandono. appena affermato.
• des roches: nel racconto della prova della roccia Gide non segue Plutarco, • On me l’a dit: Teseo sta raccontando, anzi relazionando, la sua vita, e ri-
che racconta che Egeo se n’è andato, avendo spiegato a Etra della roc- guardo alla cosa più importante, ovvero suo padre, non ci riporta nean-
cia, e che Teseo è diventato consapevole di essere re e figlio di Egeo che la fonte della sua informazione. Il sospetto di contraddizione qui
solo dopo la conquista delle armi. In Gide Teseo racconta di un dialogo non è tanto nel contraddire quello affermato prima, ma nel relegare
con il padre, come se fosse cresciuti con lui. l’origine di una informazione molto significativa a un soggetto impreci-
• Poeséidon: siamo nella tipica situazione degli adolescenti di Gide: quando sato, su cui non si sofferma, nella sua indagine.
un adolescente si trova nei momenti bui, inizia la sua formazione di • Humeur volage: l’incostanza nell’amore sarebbe il tratto che lo rende più
adulto, esce dall’infanzia e scopre che il padre con cui vive non è suo simile a Poseidone – come se questo fosse il tratto più significativo del-
padre, e quindi decide di andarsene in quanto bastardo. Qui sembra che l’essere figlio di una divinità.
il padre vero sia Poseidone, che ha nascosto le armi.
• Je sens en toi…: discorso con cui Egeo lo inizia alla vita. Il discorso as- Il racconto non segue la linearità cronologica del racconto di Plutarco, ma
sume un tono altisonante: le parole del padre suonano un po’ retoriche. il racconto della sua vita emerge tramite una memoria soggettiva, che a
Per quella gloria di cui parla, Egeo si ucciderà. pezzi in qualche modo evoca la sua esistenza precedente. La memoria
• Obtiens-toi: “ottieniti”. Il discorso è un po’ altisonante, ma finisce con soggettiva di Teseo evoca episodi attraverso una cronologia disordinata,
una sgrammaticatura: si ottiene qualcosa per qualcuno, “ottenere” non che suggerisce al lettore la soggettività del ricordo, quindi il potenziale re-
esiste con un oggetto riflessivo. È una forzatura grammaticale: non ci si lativismo di quello che ci racconta.
ottiene, si ottiene qualcosa. La forzatura avviene perchè si condensi –
questo è il classicismo di Gide – tutto il significato di quello che nel Occorre ricordare che Gide sceglie Teseo per questa indagine che è l’inda-
periodo precedente ha espresso in maniera retorica. “Ottenersi”, è que- gine personale sulla sua attività di scrittore, sul suo impegno con la scrittu-
sto che dà nobiltà a quello che fai: non le nobili cause – che sono molto
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

ra, sul suo pubblico; è una mise en abyme del suo lavoro, del suo racconto, mette in parte in discussione il racconto stesso, rivelandone il carattere
ma al tempo stesso è una sorta di interrogazione sull’intera cultura occi- manipolatorio ci suggerisce che questo racconto fondativo è una forma di
dentale. Sceglie in qualche modo di legittimare una cultura che si è fondata manipolazione. Ne mette in discussione a più piani la veridicità, perché si
su Teseo attraverso il ricordo disordinato e soggettivo di Teseo, a significa- discosta da Plutarco, mentre invece si avvicina a una finzione letteraria, a
re quanto soggettivismo ci sia in questa ricostruzione, e soprattutto quan- Racine; perché si discosta anche dalla finzione letteraria e dai contenuti
to una cultura che riflette su di sé in realtà manipola la propria riflessione, che vincola, culturali (cultura francese che imita cultura greca). In questo
eliminando elementi, oscurandone altri, dando ampio spazio ad alcuni ri- continuo scarto, scambio manipolatore, è in realtà al tempo stesso riscrit-
cordi per omettere interi episodi… Questa è la storia della cultura occi- tura di un mito e sua contestazione.
dentale, vista da un occidentale.
Il terzo capitolo si apre con l’affermazione: C’est très compliqué, cette histoire: è
29.10.2019 – Lezione 19 una riflessione sicuramente sul contenuto filosofico-culturale di questo
mito fondativo, che racchiude il senso di un’intera civiltà, la civiltà classica,
Il racconto di fatto è un monologo del personaggio unico Teseo che evoca da cui proveniamo; attraverso questa rivisitazione soggettiva, che tenden-
altri dialoghi con altri personaggi, che ci vengono presentati e messi in zialmente degrada in un discorso orale e colloquiale il contenuto altamen-
scena: nulla ci garantisce che il discorso originale, tutto passa attraverso te filosofico del mito stesso. È un modo sbrigativo per definite la com-
una visione soggettiva del personaggio che si identifica con il narratore. E plessità del problema. Ma la storia è complicata anche come narrazione, è
Teseo è un personaggio mitico che evoca una storia nota a tutti, soprattut- anche una riflessione metaletteraria: la narrazione è complicata, si sovrap-
to nell’ipotesto plutarcheo, in cui la narrazione è data per storica. Il lettore pongono diverse scritture, punti di vista, sguardi. E il fatto che ci sia un
contemporaneo di Gide aggiunge alla narrazione “storica” una serie di ingombrante narratore si desume anche da una somma di interventi: pa-
riscritture della stessa storia che precedono Gide, e che sono altrettante rentesi, incisive tra virgole, nelle quali il Teseo del presente, della maturità,
note rispetto a Plutarco (primo fra tutti Racine). Questo racconto sogget- fa irruzione nella narrazione per commentarla, per aggiungere dettagli,
tivo è continuamente confrontato con una tradizione culturale che ha fatto ironizzare, complicando quindi il senso che il racconto, il mithos veicola
di questo racconto il fondamento della sua civiltà. Il racconto della vita di nella tradizione. Una critica dice che questo soggetto scrivente, che si
Teseo è il racconto di colui che ha liberato il mondo dai mostri, che ha identifica con il narratore del mito e con Teseo stesso, ha una presenza
sconfitto il Minotauro a Creta; è il racconto dell’affermazione di una cul- “soverchiante”, si esprime spesso, irrompe con una certa continuità.
tura razionale in grado di soggiogare le culture precedenti arcaiche, legate
ancora a poteri magico-esoterici, oppresse da culture religiose violente, È complicata anche la storia della affermazione della sua eroicità. A partire
crudeli, inspiegabili, inspiegate; in queste tenebre del passato emerge la dal rapporto con il padre putativo, viene investito di questa missione:
figura di Teseo e la sua vita illustra il progressivo affermarsi di una cultura prendere le armi, raggiungere il padre e meritare la successione legale. È
occidentale che ha fatto della ragione, della figura maschile il proprio car- quello che fa nel secondo capitolo; ma prima anticipa il ritorno dall’avven-
dine. Ripercorrere questo cammino in questo quadro suggestivo, che rie- tura che lo renderà eroe fino in fondo, e la morte del padre. È la prima
voca i fatti secondo una memoria fatta di ricordi confusi (ci sono analessi avventura che vuole raccontarci.
e prolessi, il ricordo non è lineare), sottolineare questa soggettività (Teseo
a volte sbaglia, non ricorda bene il nome, ammette di aver inventato, di • Mais à vrai dire: possiamo distinguere un vrai dire, che appartiene al pre-
non ricordarsi tutto) denuncia una soggettività che non dipende solo dal- sente, e un faux dire, che appartiene forse appartiene al racconto del
l’esperienza del soggetto che racconta, ma anche delle modalità del rac- mito. Teseo dice di non gradire l’autointerrogazione: questo suona iro-
conto, che è una manipolazione di quelle esperienze. Questa soggettività
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

nico, in quanto tutto il racconto può essere letta come una grande au- «chiarito il cielo», ha fatto delle divinità qualcosa di più razionale, com-
tointerrogazione. Interviene il soggetto narrante del presente. prensibile, perché l’uomo avesse meno paura e fosse meno sorpreso.
• je ne puis jurer: nel racconto mitico si parla di una dimenticanza. È dun- • Mais quant aux femmes: a questa progressiva affermazione del suo potere
que messo in discussione il racconto mitico, si pone un dubbio. razionale si accompagna la consapevolezza di un potere seduttivo quan-
• vous: si ripete tre volte nel racconto; Teseo ripete il suo rivolgersi al let- tomai incostante (seduzione delle donne che cambiano una dopo
tore. l’altra): l’humeur volage. Da un lato il rimando è ancora una volta alle ca-
• Médée: è un continuo ironizzare sugli elementi del mito. Esone, padre di ratteristiche che sono considerate prime di questa cultura greca, di que-
Giasone, viene fatto ringiovanire da Medea, non Egeo; c’è una sostitu- sta classicità: una razionalità, un mondo che si impone più per intelli-
zione. Ed è Teseo, non Egeo, che si sente vecchio come marito, quando genza e volontà che per forza bruta, che sa usare la forza bruta a servi-
sposa Fedra, che è piccola: ed è esattamente questo il discorso che farà zio di una intelligenza, la chiarificazione, la possibilità di spiegare, to-
Teseo quando racconterà la storia di Fedra e Ippolito, giustificando gliere le tenebre, ma anche questa centralità della figura maschile, miso-
l’innamoramento della moglie come qualcosa di naturale. Inoltre Me- gina, con l’eliminazione del matriarcato precedente; e a questa compo-
dea, quando raggiunge Atene e si unisce a Egeo, non è più giovanissi- nente misogina una sorta di forza seduttiva al servizio dell’affermazione
ma, ha già due figli. La vecchiaia di Egeo è qui legata al fatto che è arri- del potere, che sostituisce una donna all’altra con una certa facilità. Il
vato il momento della successione. volage è tipico dell’eroe greco: Giasone che si serve di Medea per poi
• fâcheuse idée è un giudizio, non un ricordo. Il linguaggio colloquiale ab- abbandonarla, Teseo, Ulisse… Una prova di forza, rispetto al mondo
bassa il discorso mitico a un discorso spicciolo, di convenienza, di poli- femminile, che viene immediatamente conquistato e posto al servizio di
tica familiare; ma d’altra parte con i continui rimandi ad altre versioni qualcosa di più grande, che è l’affermazione di un potere, di una città, e
del mito, a punti di contatto con altri miti (come accade nel normale che viene in fondo ereditato dal mondo latino, ad esempio nella storia
racconto mitico, che è assolutamente in sintonia con gli altri, è un seg- di Enea e Didone: nella missione maschile l’uomo è l’unico protagoni-
mento di un mito più ampio nel quale si inscrive) rovescia i significati, li sta. Nel volage c’è anche un tratto di leggerezza che caratterizza Teseo,
carica del suo sguardo soggettivo, che vede nel problema del padre un eroe così solido nelle sue capacità, ma anche al tempo stesso anche leg-
problema che sarà suo con Fedra, e nella dimenticanza la sua volontà, gero, dinamico. I protagonisti delle riscritture devono avere una legge-
assolutamente giustificabile, di fare il re rezza, devono avere poco spessore per poter essere via via riempiti, così
• Athènes: riprende tutti gli elementi della tradizione, ma suggerendo al come fa Gide, nelle riscritture stesse. Teseo è incostante, cambia conti-
lettore di aver voluto eliminare il padre: questo era stato suggerito an- nuamente: Fedra, Arianna, l’Amazzone, e ne parla, dettagliando l’inco-
che nel primo capitolo, quando il padre lo ferma mentre sta per solleva- stanza e rilegandola al tema del filo.
re le mattonelle del palazzo, consegnandoli la concezione fondativa del- • appoltronner: c’è il solito tratto di degradazione rispetto all’ipotesto, pre-
la cultura occidentale, e cioè che l’intelligenza è più importante della sente anche nel Ritorno del figliol prodigo: per la volontà di degradare là il
forza, e che la ragione guida il braccio che guida le armi; ma Teseo nella testo sacro, qui il racconto mitico, il racconto sacro degli inizi, una
sua foga stava togliendo le piastrelle di casa, stava smantellando il pa- scrittura greve di rimandi metafisici, sul significato delle cose: la riscrit-
lazzo. C’è un elemento ironico, ma anche l’idea che Teseo sarà colui che tura del Novecento degrada questo piano, riportando il discorso nell’e-
smantella il palazzo del padre. sperienza terrestre. Appoltronner è un neologismo che significa lasciarsi
• C’est un fait: si riportano le azioni di colui che ha fatto fuori quello che accasare.
impauriva l’umanità, quello che è arcaico, mostruoso, ferino, cruento, • passe outre: nella frase dell’amico ritorna la stessa enunciazione del padre,
violento – le culture passate –, affermando la civiltà greca. Ma ha anche – il quale aveva detto: obtiens-toi –, questi segmenti brevi, incisivi, effica-
ci, in cui si riassume una prassi utilitaristica nel comportamento che in
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

realtà significa una morale. Prima «ottieniti», cioè “misurati per trovare to, ci dà un elemento della psicologia di Teseo, che si innervosisce del
te stesso”, ora «passa oltre», “impara a vivere le tue avventure, ma va’ fatto che la posterità lo confonda con Ercole. Ercole è la forza bruta,
oltre, al di là”. Outre diventerà un po’ il suo motto, Teseo vivrà le sue Teseo l’intelligenza, la forza della ragione; che sono poi i due elementi
esperienze pronto ad abbandonare tutto e ad andare oltre, senza legarsi. (vita attiva e vita contemplativa, azione e riflessione, intellettuali e com-
Torniamo al tema del filo, che qui diventa il fil rouge di tutto il racconto. battenti) che è la dialettica su cui si confrontano i protagonisti della no-
Si tratta di partire da un filosofia, riconoscere un gomitolo, servirsene, stra cultura. Teseo presume di essere molto più importante di Ercole;
ma poi tagliarlo, non legarsi a nulla in modo definitivo. Arianna voleva ma lui stesso si confonde, per poi correggersi. Questa memoria fa ci-
legarlo a sé, ma lui questo filo lo rompe. L’unica volta che trattiene un lecca, dobbiamo diffidare di questo racconto in prima persona. È il
filosofia è quando dà fiducia a Fedra, le crede, vede la morte del figlio. problema di tutta l’opera di Gide: la maggior parte dei suoi testi sono in
• Mais le moment n’est pas…: sembra che i ricordi emergano in una linearità prima persona, con un narratore che spesso volutamente si confonde
casuale; ma Teseo si ferma e riconosce quando è il caso di parlare di con l’autore e il personaggio. Il risultato è che il lettore confonde il nar-
cosa. C’è una strategia, ci racconta quello che ci vuole raccontare quan- ratore e il personaggio con l’autore, e quindi riconosce l’esperienza del-
do ce lo vuole raccontare. Finge una retorica dell’improvvisazione, l’opera nella vita dell’autore, anche perché Gide immette nell’opera dei
mentre in realtà sta ordinando i ricordi secondo una sua volontà. lacerti della sua biografia. Qui è come se stesse dicendo che quella nel
• Athènes: torna a raccontare della partenza da Trezene. Segue il discorso racconto non è la sua vita, ma un racconto. L’opera letteraria è una ma-
di Plutarco, che dice che sceglie di seguire la via per terra e non quella nipolazione, un discours. Teseo ci racconta la sua vita, che peraltro noi
per mare. La via terrena è più lunga, è piena di mostri e pericoli, ha un conosciamo, e i conti non tornano mai: ogni episodio può essere letto
immenso giro (immense détour): ci suggerisce un percorso che sarà labi- in mille modi diversi. Diffidate del narratore e della sua univocità.
rintico, e che forse questo è come il racconto di una discesa del labirin-
to nel suo passato dove il filo è il tentativo di dare un significato a quel- III
lo che l’ha mosso, Ippolito – nonostante Ippolito non ci sia più, il pun-
to di partenza è stato quello. Il filo è quello di riconoscere un senso a La narrazione si arresta improvvisamente su questo episodio, il ricordo si
tutto questo suo vagare, tornare, fondare, riprendere, se un senso c’è; o fa dettagliatamente descrittivo, realistico nei termini del realismo ottocen-
arrivare al Minotauro e vincerlo sono i dubbi, i rimorsi, le incertezze, tesco; il viaggio, a partire dal nome del porto da cui è partito, equipaggio,
ciò che ha compiuto di più nefando. La possibilità di vincere ancora la tempesta, la descrizione di Creta, del palazzo. Mentre i ricordi sembra-
una volta il Minotauro è la possibilità positiva di uscire vincente dalla vano sparsi, soggettivi, impressioni, qui è come se passasse a relazionare ,
sua storia. E questa complessità del racconto non è che il labirinto della in una sorta di journal quotidiano, ogni cosa. Ci mostra la soggettività di
sua esistenza, nella quale si muove per giustificare l’esistenza stessa. È il questo racconto rispetto al mito: Teseo amplifica alcuni dettagli, aggiun-
modo con cui Gide si muove nel racconto mitico per giustificare una gendo nozioni verosimili e storicamente documentabili (con attenzione
cultura che da lì ha preso forma, la sua, e che si trova all’indomani della alla verosimiglianza, al realismo letterario), privi tuttavia di interesse rispet-
seconda guerra mondiale, e dunque ha bisogno di un filosofia, di ritro- to al significato del mito. Mentre il mito ci restituisce le sequenze fonda-
vare i suoi punti di forza, il senso, e al tempo stesso si è scontrata con mentali per cogliere il punto del mito stesso – la presa di coscienza del sé
un Minotauro gigantesco, da cui esce vincente ma un po’ a pezzi. dell’uomo di fronte alla divinità, a seconda del mito –, senza ornamenti ma
• Sinnis…: enumerazione dei banditi e i mostri; emerge ancora la confu- con l’appiattimento dei personaggi nella loro funzione (esattamente come
sione della memoria, nella sovrapposizione con Ercole che caratterizza nella parabola evangelica), Gide aggiunge una psicologia: Teseo si soffer-
tutto il racconto (ma anche la tradizione dei due eroi). Questo continuo ma su questo episodio del suo arrivo a Creta, che non appartiene alle se-
evocare Ercole nel racconto significa che questo paragone l’ha disturba-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

quenze del mito originario; alcuni elementi li desume dallo storico, Plutar- regina orientale flaubertiana i tratti taurini che dicono del destino di
co, dando una sorta di legittimità oggettiva al racconto; e fornisce ai per- Pasifae.
sonaggi secondari del mito una psicologia, uno statuto di personaggio,
oltre che una descrizione su cui si sofferma in modo dettagliato. La descrizione prosegue come la descrizione realistica un romanzo otto-
• Minosse: la descrizione del re riprende delle caratteristiche dell’abbi- centesco: in particolare l’attenzione agli abiti, come in Flaubert, è per sot-
gliamento del Re Sole, in particolare il mantello rosso fatto di un unico tolineare l’appartenenza a una classe, ma anche al capitale. Non ci aveva
pezzo e che va dalle spalle alle caviglie; le placche d’oro cesellate rap- descritto i vestiti del padre, né i suoi; improvvisamente il racconto si fer-
presentanti dei fiori, il giglio, il fiore di Luigi XIV. La monarchia france- ma. Questo significa da una parte prendere le distanze dalla narrazione
se ha utilizzato in tutti i mantelli delle decorazioni di gigli. Ci sta in- sacra, che non dettagliava il mondano, il contingente, l’effimero; il contin-
somma parlando della monarchia assoluta, e lo fa non con rispetto gente inficia il discorso universale del mito; mentre qui ce lo descrive det-
maestoso, ma con ironia: il poitrine vast gioca sul significato di vast, più tagliatamente, non si sofferma sul dettaglio privo di significato se non per
adatto a un “regno” che a un “petto”. Gli elementi esteriori alludono dare una rotondità al personaggio, che evidentemente ci tiene all’abbiglia-
alla vastità del regno, ed ecco che allora il petto è vasto come il regno. Si mento, ma che nell’abbigliamento esprime un potere e un destino.
prende qui gioco dell’apologia della monarchia, del come si presenta e
rappresenta. Questo viaggio labirintico non è solo nel passato di Teseo, • Arianna e Fedra: Arianna, la maggiore, è alla destra della madre (come
ma è in tutta la storia occidentale, tutto quello che ha preso forma dal in un contesto biblico: a destra sta il preferito, l’erede), Fedra a sinistra.
mito di Teseo. E si rappresenta dunque il suo potere secondo elementi (Nell’ironia gidiana, i personaggi assistono a una corrida spagnola, dove
simbolici che devono destare ammirazione, salvo avvicinare Luigi XIV si ammazza il toro.) Fedra è rappresentata in tutto come una bambina,
a Minosse, a un re arcaico, come se di tutto questo mondo arcaico fosse ha i tratti dell’ingenuità, quasi dell’infanzia. La sua gonna rappresenta
passata questa immagine abbastanza pesante della monarchia che si au- quello che lei è, come per Arianna.
toglorifica e si autorappresenta. Tutto quell’oro e lo scettro rappresen-
tano la monarchia in tutta la sua pesantezza dorata: è Versailles. Teseo si trova a Creta non come vittima, ma come carnefice del Minotau-
• Pasifae: nella descrizione della regina il lettore francese riconosce quella ro: attua quindi una strategia per compiere la sua missione. Vedendo che
flaubertiana della Regina di Saba di La Tentation de Saint Antoine: Gide si Arianna lo guarda insistentemente, decide di sfruttarla.
serve di segmenti della tradizione letteraria francese. Questo viaggio
nella storia occidentale che prende forma dal mito di Teseo, di una cul- IV
tura che afferma il proprio potere nella sopraffazione dell’altra cultura,
è anche un viaggio labirintico nella letteratura che ha espresso questa Minosse lo sottopone alla prova dell’agnizione (anche perché Poseidone è
cultura: da Plutarco, Racine, Flaubert, Mallarmé, i Romantici, Voltaire, particolarmente venerato a Creta). Si tratta di una tipica prova mitica, fia-
Rousseau, come se questo Teseo dovesse fare i conti con una cultura e besca, simbolica: riuscire a prendere la corona del re. Anche questa volta la
con l’espressione letteraria di questa cultura. In particolare i grand yeux riscrittura, l’ironia fa sì che Teseo si irriti, o perlomeno reputi impossibile
vides sono quelli della Regina di Saba. Si aggiunge però il tratto la prova, si rifiuti: non intende comportarsi come un cane: si prende gioco
«bovino», che rimanda al mondo bovino che la caratterizzano: rimanda del significato simbolico della prova e del simbolo della corona. Nella sua
al suo desiderio amoroso che ha generato il Minotauro. Il «cappello di controproposta dimostra tutto l’ardimento e l’astuzia dell’eroe. Teseo stes-
stoffa» è «ridicolo» agli occhi di Teseo, giovane greco cresciuto in ma- so ci spiega il trucco.
niera abbastanza selvaggia, spartana; non ha ancora vissuto a corte. La
caratteristica del corne sovrappone definitivamente all’immagine della
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

Registri: V
• Colloquiale in alcuni momenti: parbleu e altre interiezioni, i presentativi, Teseo è morto di fatica per le cose fatte, ed è portato in una stanza. Anche
aggettivi di un lessico prosaico, comune, ordinario; il palazzo, meraviglioso, è descritto nel dettaglio senza importanza: come
• Descrizione dettagliata che mima il realismo ottocentesco nel descrivere la luce che sfuma quando entra affinché possa riposare, illuminato da una
i vestiti, tanto quanto quella simbolista: La Tentation de Saint Antoine non sola lampada. Il giovane greco acerbo incontra la cultura orientale, stu-
è un’opera realista, ma squisitamente decadente, dove la descrizione pendosi della raffinatezza: le posate, la conversazione (due cose a cui Te-
dell’abito e dell’aspetto evocano l’interiorità del personaggio: prassi di seo risulta inadeguato). È una cultura molto raffinata che però sta andan-
cui si prende gioco Gide-Teseo mettendo i bambini che giocano sulla do scomparendo, lui è quello che la farà scomparire, è l’inizio della deca-
gonna, piuttosto che il corno… Riprende una forma per metterla in denza della cultura orientale e dei suoi significati (il sacrificio umano, il
discussione, per parodiarla. toro, la donna, il paredro…). È anche una corte che ricorda le corti fran-
• Nella descrizione del tuffo, dell’atto eroico – che sappiamo essere una cesi come quella di Luigi XIV, Napoleone: è l’avvicinarsi di culture iper-
dissimulazione, una truffa – usa un registro alto: passati remoti, lessico raffinate che nel momento in cui esprimono il massimo nella raffinatezza
forbito (come per i nomi esatti delle pietre preziose: Mallarmé riuscì a vivono la loro decadenza, la loro mancanza di senso, di valori che forse
produrre una composizione sull’onyx che è tra le più raffinate e note, inizialmente avevano veicolato, e quindi destino di morte che segue a que-
prendendosi gioco di quelle che erano le pietre preziose in Émaux et ste grandi monarchie. Tutti parlano il greco in modo perfetto ma lui non
camées di Théophile Gautier – questa preziosità delle pietre evoca diret- riesce a seguire la conversazione, è acerbo, tanto che mangia e beve troppo
tamente un altro pezzo di letteratura e cultura francese. Come se questo e deve vomitare, mentre gli altri sono perfetti.
Teseo fosse in grado di descrivere il nome esatto delle pietre preziose Incontro a due con Pasifae: da un lato questa regina, vestita all’orientale,
che ha in mano), avverbi rari (dûment, profondément), un ritmo ricercato. che evoca la Regina di Saba, e dall’altra questo ragazzetto che ha bevuto
Uno stile elevato, improvvisamente alto rispetto al registro colloquiale troppo, ha appena vomitato e non sa che cosa dire. Pasifae si presenta
cui siamo abituati. Al gesto del tuffo segue il dono galante: anche la de- come una femme fatal, la donna che ha varcato i confini della normalità,
scrizione del gesto diventa un’affettazione del linguaggio alto. vuoi perché ha in sé una bestialità, un inquietante legame con il mondo
taurino, una perversione sessuale, che la porta a confondere il piano fisico
Il gesto si rivela essere una dissimulazione, una menzogna (affecté), un con quello metafisico e quindi a colorare il suo desiderio sessuale di misti-
prendersi gioco di loro per dire che effettivamente è figlio di Nettuno, per cismo. Questo appartiene alle femme fatal, che vivono la loro sessualità in
legittimare uno degli elementi più significativi del mito di Teseo. Gli eroi maniera perversa, sia nell’ascetismo che nell’erotismo più sfrenato; non
sono sempre in origine parte di una divinità, o assurgono a divinità. C’è perché sono delle donne di malaffare, ma perché esprimono in questa
una sacralità del racconto mitico, che qui viene svenduta con un trucchet- perversità un misticismo, un bisogno di assoluto, di varcare ogni limite, di
to per compiacere un pubblico che è in realtà lì per divertirsi, non si sta trasgressione metafisica attraverso la trasgressione fisica, questo desiderio
mettendo alla prova nulla. L’episodio è divertente, mostra l’affascinante d’amore completo, totale, senza limiti che in realtà è desiderio di morte:
eroe greco, che viene riconosciuto come nobile. Teseo prova la sua appar- l’ultimo limite da trasgredire, che rende queste donne nere, fatali, spesso
tenenza allo status più alto della Grecia fingendo. Questo inganno è tipico mortifere per i loro amanti, spremuti fino alla morte. È come se Gide ci
dell’eroe greco: Ulisse l’ha fatto migliaia di volte, perché questa astuzia è dicesse che tutta questa sete di assoluto che percorre le vie del bene e del
all’origine dell’affermazione del potere della Grecia, vuoi attraverso il di- male, a seconda che la femme fatale sia quella mistica e irraggiungibile, in-
scorso – la retorica – vuoi attraverso l’azione, non eroica nella forza ma toccabile, inarrivabile, o quella che si dà in mille modi perversi (ma sono
nell’astuzia. l’una specchio dell’altra); questa grande strada dell’espressione del deside-

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

rio di assoluto, quindi di misticismo, altro non è che ammantare un deside- Hérodias: ambientata in Palestina, nel palazzo di Erode ci sono bellissimi
rio sessuale. Non c’è che un’attrazione sessuale, una voglia di sperimenta- giardini sospesi, e ci sono diverse descrizioni di Flaubert di questi meravi-
re, che viene in qualche modo legittimata e giustificata da un misticismo gliosi giardini con questi intensi profumi orientali, in un clima mistico
culturale facilmente smascherabile. Pasifae, con tutta questa sua rappresen- dove i personaggi perdono un contatto con il limite della realtà, della co-
tazione, e questo “cercare Dio in tutto e dappertutto”, e quindi anche nel scienza. Il tentativo è proprio quello di perdere il contatto: o sono questi
toro cercava la presenza di Dio, il toro in fondo era uscito dai frutti mari- giardini pervasi da profumi esotici, intensi, o questi ambienti interiori, in-
ni, unendosi al toro si sarebbe unita a Nettuno, così come Europa con terni, ugualmente sono soffocanti, quindi con un calore e altri profumi
Zeus, come Leda col cigno, sarebbe lei la dea madre che usa il paredro ma intensi, questi interni che schiacciano i personaggi, desiderosi di una fuga
che in realtà partecipa alla creatività dell’universo tutto… in fondo Teseo metafisica di fatto impossibile. Teseo invece è desideroso dell’aria tersa,
pensa che Pasifae sia una che lo toccaccia un po’ dappertutto mentre gli per respirare a pieni polmoni. Non sopporta gli ambienti chiusi: qui il rife-
parla, che di fatto abbia un irrefrenabile desiderio sessuale che evidente- rimento è a Palude, alla sua presa di distanza da una letteratura asfittica.
mente il marito non accontenta e che ammanta di questo misticismo. La
trova inopportuna, ridicola, un po’ passata di età; svilisce una delle forme Arianna è un personaggio che tendenzialmente parla per versi. Non solo
con cui la cultura decadente ha rappresentato la donna, la donna artificiale produce alessandrini rachidiani perfetti con rima interna, ma ne è anche
di Baudelaire, tutta vestita con questi giri di collane di perle, descritta in consapevole. Vuole parlare per versi, vuole usare un linguaggio letterario
tutta la sua bellezza con gli occhi come minerali, gambe come quelle delle per esprimere il proprio sentimento d’amore. Prova un sentimento come
statue, cioè il più lontano possibile dalla natura. Qui è il più lontano possi- quello dei romanzi: se Pasifae è la femme fatale, Arianna è la donna romanti-
bile dall’amore naturale, tra la donna e l’uomo: ha sperimentato il toro, ha ca, che si innamora perdutamente al primo sguardo, che è pronta a giocare
sperimentato di tutto, evitando la naturalità delle cose. tutta la sua vita per aiutare l’amante. E soprattutto Arianna è il Romantici-
Questo incontro è abbastanza imbarazzante per Teseo, e lei stessa dice di smo letterario: utilizzare dei versi per far parlare i personaggi, vezzeggiati-
aver fatto passare il suo desiderio per una vendetta degli dei, la famosa vi, punti esclamativi, tutta quella retorica romantica che Gide (e qui è cor-
maledizione, di Venere, sulla generazione femminile a cui appartiene anche rispondente alla mentalità del suo tempo) reputa assolutamente inadeguata
Pasifae: è solo la legittimazione del desiderio del mondo femminile che all’espressione letteraria, in quanto facilona, esasperante. Innanzitutto nella
evidentemente andava fuori dalla relazione matrimoniale. forma, perché manca di forma, quanto di contenuti.
Pasifae cerca di perorare la causa del figlio, dice che il Minotauro è una
brava persona, e che potrebbe stringere un rapporto con Teseo; il quale, • compliqué, le labyrinthe: il personaggio parla per stereotipi: “non sai quan-
da parte sua, subisce la regina, ma non è affatto attratto, anzi rifiuta la cul- t’è labirintico il labirinto” è un’affermazione tautologica.
tura decadente, quella Palude da cui Gide ha preso le distanze, anche in • Entre toi et moi: esasperazione del linguaggio romantico. "Ci sono io e ci
maniera ironica. È una parodia. sei tu, ci sei tu e ci sono io, ci siamo noi, e solo noi potremo vivere:
senza di noi è la morte. Senza di me tu non ci sei, senza di te io non ci
VI sono ecc.” È un linguaggio romantico ridicolizzato.

La parodia successiva è rappresentata da Arianna. Arianna ha già deciso che saranno amanti, che sarà una bellissima storia, in
La riscrittura è fatta dai frammenti della letteratura francese che precede seguito dirà di volerci scrivere sopra un libro – ovviamene, il libro deve
l’esperienza di Gide. Il primo riferimento è ancora alla Regina di Saba dei raccontare la propria storia personale: gli autori romantici devono augu-
La Tentation de Saint Antoine e all’altra grande opera decadente di Flaubert, rarsi di innamorarsi perdutamente, altrimenti non possono scrivere il loro
romanzo, perché se non l’hanno provato in prima persona non lo possono
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

raccontare. Non fa che parlare di sé, è totalmente narcisistica; e poi abbas- lo, ma tra Teseo e Teseo, tra il Teseo storico e il Teseo raccontato da Teseo
sa drasticamente il registro: c’est à prendre ou à laisser. È uno scambio com- stesso.
merciale, Teseo può prendere il pacchetto completo (vittoria nel labirinto Oltre allo sguardo di Teseo che descrive la sua stessa storia, ci sono anche
e amore eterno) oppure niente. È un modo ironico, divertito, di mettere a delle interferenze letterarie. La riscrittura utilizza anche lacerti della lettera-
distanza tutta una letteratura che fa parte della letteratura occidentale. È tura francese: Flaubert, La Tentation de Saint Antoine e Salammbô; il Roman-
un viaggio in un labirinto in cui Teseo cerca di legittimare l’affermazione ticismo francese. Il viaggio di Teseo è anche un viaggio nelle lettere, nella
della cultura greca e al tempo stesso la cultura occidentale, ma che è so- cultura francese. Dal testo plutarcheo ad alcuni riferimenti a Cartesio, al-
prattutto la letteratura occidentale; è un viaggio dentro parti di espressione Romanticismo, Voltaire, Rousseau, Mallarmé, altrettanti mostri che Teseo
della letteratura occidentale che vengono di fatto messe in ridicolo, paro- deve affrontare, sconfiggere, domare, addomesticare, rivisitare, demistifi-
diate, di cui Gide si prende gioco, come se questo lavoro di formazione care, per fondare quel classicismo moderno che anima sia l’opera critica
dovesse passare per una fase di distruzione, o di smascheramento. Come che l’opera letteraria di Gide, e di cui c’è un improvviso e urgente bisogno
se Gide dicesse: abbiamo parlato tanto di questo mondo decadente, meta- all’indomani della seconda guerra mondiale.
fisico: ma in realtà era gente che aveva solo una perversione sessuale. Ab- Qui il romanticismo è rappresentato proprio dall’innamoramento improv-
biamo parlato tanto di questi amori perduti, di queste donne romantiche: viso, improvvido di Arianna, e da questa puerile inclinazione a metterlo in
ma in realtà erano solo delle fuori di testa, che non si rendevano conto, versi, a farne un’opera letteraria, anzi il capolavoro letterario, spontaneo
che volevano vivere la loro grande storia d’amore. Madame Bovary di fat- quantomai artificioso, in quanto sembra che sia prioritario mettere in versi
to ha imparato così, leggendo i romanzi, e si fa una tale testa di questi ro- il sentimento d’amore più che il sentimento d’amore stesso, nato con una
manzi, di questi amori assoluti che il primo che le capita pensa sia l’amore certa facilità. Non solo, rappresenta proprio l’aspetto melenso di questo
assoluto, mentre è un Rodolphe qualsiasi; vive delle esperienze d’amore sentimento, colloso, appiccichiccio, che stringe e soffoca Teseo (l’abbrac-
che sono delle avventure extraconiugali, niente di più; ma le ammanta di cio è visto come una stretta che impedisce il movimento, il respiro).
un significato assoluto che in realtà non esiste. Queste riprese di personaggi, situazioni, singole parole, singole descrizioni
tipiche della letteratura francese più nota sono in effetti uno strumento
4.11.2019 – Lezione 20 parodico, perché la riscrittura tende a prendersi gioco. È proprio la forma
a essere presa in giro, perchè si esprime attraverso stereotipi sul legame,
L’opera è intessuta su un’alternanza tra il récit mitico, la vita di Teseo pre- sulla relazione, o utilizza degli alessandrini, o continua a riaffermare sé. Lui
sentata da Plutarco e dalla tradizione occidentale, e discour più ironico, con se ne prende gioco, riducendo Arianna a un sintagma: son quant-à-soi.
uno sguardo più a distanza rappresentato evidentemente dall’io narrante, Questa fanciulla, che dovrebbe essere romantica, che dovrebbe concedersi
che evoca questa storia: la storia raccontata da un Teseo anziano che guar- a quest’unico amore prima di morire eccetera eccetera in realtà appare a
da indietro e in qualche modo il suo sguardo inficia la linearità del raccon- Teseo come una facile. C’è una degradazione di quella che è la donna ro-
to. Non solo perché i tempi e quindi gli elementi del racconto sono di- mantica per eccellenza, non solo una presa in giro di questa sua inclina-
scontinui rispetto alla linearità di Plutarco, ma anche perché l’età matura di zione alla letteratura (artificiosa, finta), ma anche e soprattutto del senti-
Teseo fa sì che gli elementi della sua vita affiorino attraverso una soggetti- mento di amore assoluto che la donna romantica invece in qualche modo
vità. Non solo, il narratore racconta, fa un’operazione finzionale letteraria, incarnava.
e quindi questa soggettività è anche quella di una ricostruzione, una riscrit-
tura che ci dà solo alcuni elementi, ne amplifica altri, ne omette altri anco- • sensiblerie: è il termine che caratterizza il Romanticismo francese: non
ra, e quindi la vita parallela plutarchea non è più quella tra Teseo e Romo- sono i sensi, ma la sensibilità, un sentimento interiore che parte dai sen-
si, che è fisiologico, ma che in realtà riflette una sfumatura illimitata di
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

sensazioni interiori, messa a tema da Rousseau e poi sfruttata da tutto il Dedalo conosce perfettamente il labirinto e suggerisce a Teseo di usare lo
Romanticismo francese. Per Teseo diventa rapidamente insopportabile. stratagemma del filo. Dedalo è l’ingegnere, colui che ha saputo costruire il
• petits noms tendres: i vezzeggiativi sono una delle caratteristiche della poe- labirinto per rinchiudere il Minotauro, per distinguerlo dal resto della città,
sia di Lamartine, laddove il poeta, questo Io lirico assolutamente prota- per rimuoverlo: Dedalo è il prototipo di un artefice in grado di rimuovere
gonista dei versi nel suo sentimento d’amore si rivolge all’amata con il pericolo in un luogo distante in modo che nel resto della città si possa
una serie di vezzeggiativi che dovrebbero in qualche modo esprimere vivere ordinatamente.
leggerezza e amore eterno. Teseo risponde con una demistificazione Nella sua descrizione ci appare l’immagine del saggio, il sapiente rinchiuso
dell’amore romantico, della passione assoluta, ma anche di quella poesia nella sua stanza, immerso tra le sue carte e i suoi strumenti bizzarri. È l’in-
facile che ha caratterizzato tutta una parte del Romanticismo francese, ventore, homo sapiens e faber, caratteristiche presenti in Dedalo già nel rac-
in particolare Lamartine: quel romanticismo che Flaubert paragona a conto mitico. La sua età è avanzata, ha una barba argentea: l’anzianità è
un rubinetto, in quanto lo si può aprire e chiudere a seconda delle ne- caratteristica del saggio, che è ammantato di una sua sacralità da profeta,
cessità, e quando lo si apre si viene infondati da frasi come «Un solo stregone. È colui che sa, anche perché ha una secolare esperienza. La bar-
essere vi manca, e tutto è spopolato» (Lamartine), versi che hanno cre- ba argentata appartiene a coloro che nella letteratura sacra, di origine
sciuto una generazione ma che suonano facili, formalmente mediocri, ebraica e orientale, rappresentano i sacerdoti. In Dedalo, in questa sua
che è quello che rende insopportabile il Romanticismo. Se si mette in saggezza, e soprattutto nel discorso che fa a Teseo – in cui lo analizza, gli
discussione l’esistenza di un sentimento unico, eterno, assoluto, lo si spiega com’è fatto, gli indica le sue inclinazioni migliori, i suoi difetti, gli
mette in discussione perché se è espresso con questa mediocrità non spiega cos’è e com’è fatto il labirinto – è un po’ un maître à penser, così
può essere né unico né immenso. come molte figure che nella prima metà del Novecento francese si sono
poste culturalmente come mandarin, l’intellettuale illuminato da cui si an-
Registro: continuo passaggio tra un linguaggio colloquiale, familiare, con dava (il martedì, il giovedì), che rimaneva chiuso nelle sue stanze, tra i suoi
cui ci si rivolge al lettore, e una scrittura letteraria complessa: congiuntivo libri, da dove emanava il verbo: come scrivere, come inventare la scrittura
imperfetto, passato remoto, tempi verbali di alto registro letterario che in- come il modo di vivere. Diversi sono i maîtres à penser che hanno illuminato
farcisce il discorso di Teseo. la prima metà del Novecento francese.
Se c’è un certo rispetto per quest’aura sacra, c’è anche la considerazione
A questo punto c’è una sorta di sospensione, con i capitoli dedicati a De- del fatto che questo maître à penser è capace di intuire perfettamente chi si
dalo e Icaro. Ritroveremo Arianna nel capitolo IX, che inizia con il primo trova davanti. Di Teseo ama la capacità d’azione, la forza, l’energia: è colui
litigio tra i due amanti, in relazione ai gomitoli: lei vuole trattenerlo nel suo che già ha vinto molti mostri, ma è la joie che Dedalo ama in Teseo, che lo
grembo, lui vuole liberarsi. Il filosofia, indispensabile per uscire dal labirin- rende differente da Ercole. Dedalo lo loda per essersi sbarazzato del pen-
to, è anche un legame inscindibile con il mondo femminile, da cui però siero, per essere un uomo d’azione, pieno d’energia, che agisce con gioia,
Teseo si vuole slegare, e quindi già nell’accettare il filo è attento a cercare perché non sta molto a riflettere sul bene e sul male, sul giusto e sullo sba-
un modo per cui poi se ne possa liberare. gliato: fa quello che è giusto fare, e questa è l’energia che lo rende la per-
sona giusta per entrare nel labirinto.
[spoiler cap. XI: vd. cap. XI] Dedalo si presenta anche come un artista, che ha abbandonato l’Attica a
causa di litigi con il nipote – uno scultore come lui –, ma come artista ha
migliorato l’umanità. Queste figure di maître à penser sono capaci, attraverso
VII il proprio pensiero, la propria riflessione, la propria produzione, di miglio-
rare l’umanità, di liberarla dalla superstizione, dalla religiosità convenziona-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

le, aprire nuovi sentieri di verità, di pensiero; rendere «l’Olimpo […] vicino sordine nel luogo del potere stesso. Il labirinto marca dei confini, delle
alla terra», razionalizzare, attraverso la scienza rendere l’uomo simile agli frontiere rassicuranti tra questo luogo appagante, dove risiede il Minotau-
dei. Sono dunque figure di profanazione per eccellenza, di intellettuale ro, dove possiamo vivere le inclinazioni più nascoste e mostruose senza
ateo, a-religioso, capace di liberare il pensiero debordare nel luogo della comunità, della civiltà e dell’esperienza comune.
Ciò che però ha reso famoso nei secoli Dedalo è il labirinto, che lui stesso Il Minotauro si accontenta facilmente, con il cibo che lo interessa e che
ci presenta come prigione infallibile per il Minotauro. Ogni architettura satura l’orizzonte dei suoi desideri; ma chiunque accede al labirinto, intor-
umana ha la sua falla, dunque è impossibile trattenere qualcuno da qualche pidito da queste droghe, si abbandona a quello che è il suo appagamento
parte, prima o poi si troverà una via di fuga (Dedalo si dimostra capace di intimo, interiore, e che lo esclude dalla realtà.
saper cogliere il limite dell’umano). La possibilità per cui la fuga è evitata è È molto importante che in questo labirinto Teseo porti il filo, perché lui
nella piacevolezza della prigione per l’ospite, che è spinto così a restare in stesso subirà l'azione di questa droga e si lascerà volontariamente andare a
un luogo che appaga immediatamente le proprie inclinazioni più profon- un abbandono della sua volontà di azione nella realtà, appagandosi del
de. Il labirinto è da sempre un luogo seducente, poiché rappresenta in ma- proprio desiderio e dei propri istinti, dimenticandosi della realtà a cui ap-
niera concreta una sorta di meandro interiore nel quale facilmente ci per- partiene. Il filo è la memoria, che gli ricorda l’urgenza del viaggio, dell’agi-
diamo. È l’espressione manifesta del percorso umano dentro sé stesso, e di re, del partire, dell’andare oltre l’appagamento primo: appagamento che
una visione complessa, articolata, da un certo punto di vista senza solu- può essere il proprio ambiente (la famiglia, la casa, la madre, le certezze di
zione che è la ricerca umana, la ricerca in sé stessi, la possibilità di trovarsi: una cultura religiosa; la Parigi intellettuale, gli amici simbolisti). Il filo ri-
una ricerca esistenziale, interiore, infinita che non arriva mai all’uscita, al corda che esiste il deserto, l'Africa, la natura, il corpo, altro, che a sua volta
centro, non si risolve. Il labirinto lo attraversiamo lungo l’arco di tutta la però potrebbe diventare un labirinto, dimenticandosi di Parigi, della fami-
nostra esistenza. glia, della rivista, del Journal, dell’opera critica, abbandonarsi al deserto, al
Fare del labirinto un luogo interiore più che una difficile architettura da corpo, alla jouissance, senza tempo, senza responsabilità. Il labirinto quindi
conquistare è un’invenzione di Gide, il quale ne fa un posto appagante, non è una cosa sola: diverse inclinazioni laddove diventino l’orizzonte ap-
non un percorso difficile, scomodo, che attraversiamo lungo l’esistenza, pagante, che satura il nostro desiderio, che quindi impedisce la conoscen-
ma il un luogo cui apparteniamo per inclinazione, per piacere, per dovere, za, il viaggio, l’azione, la scoperta, il passare oltre. Il filosofia è in questa
secondo la fattura di ciascuno. Il luogo appagante, che immediatamente ci dinamica di congiunzione, di memorie, di ritorno, ma al tempo stesso
corrisponde, nel quale vogliamo stare. nuovamente di abbandono, di taglio, di rottura della continuità. Se fino ad
Dedalo dice di averlo caratterizzato per emanazioni di profumi e fragranze ora si è parlato di passe outre, Dedalo rimanda al filo da trattenere.
che addormentano la volontà umana e la assecondano nell’abbandonarsi a
ciò che li appaga più profondamente, a discapito di una azione che li porti Il labirinto è un tema di questi anni: durante e all'indomani della seconda
nella realtà. Come se questo labirinto fosse una sorta di realtà interiore che guerra mondiale Gide non è il primo a utilizzare il labirinto anche per fo-
dominiamo, che ci appaga e che ci corrisponde, addormentandoci; che tografare una situazione attuale. Tendenzialmente, i labirinti famosi della
distrae da una realtà esterna più scomoda, che scopriremmo in una dialet- letteratura francese (ad esempio Camus) sono luoghi di sofferenza, chiusi,
tica col mondo esterno. Questo sguardo invece è centripeto, rivolto a noi in cui l’umanità perde il proprio tratto umano, c’è un’allusione a luoghi di
stessi e basta: può essere quindi appagante, ma immobilizzante; è il contra- totalitarismo, e nella produzione successiva i lager saranno identificati con
rio del viaggio. Dedalo, per rassicurare Minosse dal disordine provocato il labirinto, un luogo di sofferenza chiuso all’umanità, dove l’umanità
dal Minotauro, crea questo luogo confortante, quasi che il potere ci sugge- scende, si degrada, si perde, non c’è più un’identità umana. In questo caso
risse di risiedere nel labirinto, ci invitasse a sostare in questo luogo appa- però Gide usa quest’immagine al contrario, come un luogo di piena soddi-
gante, rinunciando a una dinamica critica e dialettica in grado di porre di- sfazione appagante. Questo appagamento però viene indotto al proprio
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

sentire, alla propria inclinazione, a quel volere più immediato, semplicisti- ha dato il labirinto; questo è anche evidentemente un giudizio sull’intelli-
co, istintivo, o comunque riduttivo rispetto all’orizzonte ampio dei desideri ghenzia della cultura Occidentale, che al massimo delle sue capacità produ-
dell’umanità. ce dei labirinti nei quali siamo assuefatti – Icaro invece ha il fascino di un
C’è un riferimento anche all’accusa fatta da De Gaulle al collaborazioni- giovane uomo: la bellezza, sulla quale si sofferma Gide, che ci racconta dei
smo, definendolo un labirinto in cui i francesi si sono persi. I quattro anni capelli biondi, dello sguardo fisso che però non sembra fermarsi su nessun
del periodo collaborazionista non sono solo una prigione: De Gaulle e lo oggetto, tanto che non vede neanche Teseo; uno sguardo perso che non
stesso Gide hanno lasciato Parigi, ma il governo di Vichy è una sorta di ha nessun rapporto con la realtà. Il pericolo del labirinto è incarnato nella
appagamento dentro una situazione labirintica; il collaborazionismo è una figura di chi il labirinto lo ha abitato ed ha tentato di liberarsene, attraverso
sorta di labirinto nel senso gidiano, un luogo in cui apparentemente la vita una possibilità metafisica.
francese viene appagata (non si è in prigione, si può continuare a vivere, a Icaro ha degli stivali di cuoio bianco, che ricordano le ali di cera che Icaro
lavorare, a scrivere, a produrre, a fare spettacoli teatrali, a pubblicare gior- usa per volare: Gide cerca sempre di essere fedele alla scrittura del mito
nali, a vivere la quotidianità: la vita continua), ma all'interno di un labirinto, così come la tradizione lo consegna, per evidentemente riscriverlo. In real-
che non lascia alcuna possibilità dialettica di uno sguardo critico. Quindi è tà le uniche ali sono quelle dello spirito di Icaro. Per Gide, una delle tenta-
peggio di un lager, da un certo punto di vista, non è così imposta, sei as- zioni più forti, se non la tentazione più forte è quella intellettuale, il tenta-
suefatto. tivo di liberarsi da questo labirinto, da questo meandro in cui ci cerchiamo
L’idea del labirinto gidiano è quella della assuefazione, e non a caso si par- attraverso un pensiero, il pensiero di Dio; un percorso metafisico che ci
la di droghe, di paradisi artificiali, così alla moda nella poesia francese. Il liberi da limiti, appunto, del fisico e ci porti a librarci oltre qualunque labi-
primo a essere condannato è Baudelaire, che se ne serve come via alterna- rinto che sembri appagarci. Ma il tentativo metafisico è l’ennesimo labirin-
tiva a una consapevolezza spleenetica della vita, una via alternativa che to, anzi forse è il labirinto più pericoloso, perché è di fatto squisitamente
permette di superare apparentemente la condizione spleenetica; in realtà astratto, il percorso non è un percorso di esperienza, non ci si misura con
Baudelaire stesso si accorge che non solo non sono una risoluzione, ma la realtà ma con una sola realtà, e quindi è un percorso della mente, dello
in più indeboliscono l’immaginazione, che è la facoltà regina dell’antropo- spirito, astratto: è un interrogativo che si pone a sé stesso, e che non lo
logia baudeleriana, e quindi, affievolendo l’immaginazione, sono ancora sposta di un millimetro da là.
più spleenetici della condizione della realtà in cui viviamo. Una condanna
nella condanna. Il monologo di Icaro inizia con le grandi domande della metafisica, sull’e-
A questo punto, perché sia ancora più chiaro cosa si intende per labirinto, terno, sulla differenza uomo-donna, sulla possibilità della generazione, sul
Dedalo ci presenta il figlio Icaro, colui che secondo la tradizione ha tenta- principio primo che ha generato tutto il resto, sulla contraddizione tra uni-
to di abbandonare il labirinto, riuscito a sollevarsi in volo grazie alle ali tà e multiplo… Sono i principi primi della filosofia. Il riferimento è alla
inventate dal padre, ma caduto per essersi avvicinato troppo al sole. Già tradizione cattolica. Sono lacerti di un discorso filosofico complesso sulla
nel capitolo VII Dedalo presenta il figlio dicendo che il suo labirinto è me- molteplicità e l’uno, e quindi sul tema della Trinità, e del molteplice in re-
tafisico. lazione all’Uno.

VIII • Il se tut…puis reprit: affermazione ripetuta tre volte anaforicamente, qua-


si a sottolineare concretamente, in tutto questo pezzo, la circolarità sen-
Icaro è coetaneo di Teseo. Se il fascino di Dedalo era nella sapienza, nella za via di fuga di questo atteggiamento. È circolare non solo perché
saggezza – che però, come massimo prodotto di questo homo faber sapiens, pone degli interrogativi sulle origini del mondo e finirà sullo stesso in-
terrogativo (termina parlando ancora dell’unità di Dio, che non riesce a
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

definire): pone degli interrogativi su cui torna nel filo del discorso, con Mallarmé, che procede per sottrazione, elimina le tracce concrete del
una circolarità che non ha via d’uscita, che non ha soluzioni. Il mono- cammino, attraverso l’evocazione e l’evacuazione dal reale, fino ad arri-
logo si ritma di atteggiamenti identici a sé stessi, ripetuti, come se que- vare al profumo, al nulla che resta una volta che si è smaterializzata la
sta sorta di ricerca non portasse mai ad un avanzamento, a una scoper- realtà; quel nulla, quell’azzurro, quel bianco, quel frutto di spoliazione è
ta, ma si esaurisse nella ricerca stessa. Questo secondo Gide è il labirin- l’assoluto, ma ci si arriva solo per via poetica; che non è un cammino.
to più pericoloso, il labirinto metafisico che pone intellettualmente in- Qui Gide ci mostra un ragazzo che non vive, che vive sotto una coper-
terrogativi senza risposta, li pone circolarmente, senza aggiungere nulla ta, in qualche modo preannunciando un disagio psichico contempora-
all’esperienza umana. neo. Non è mai andato da nessuna parte e non ha mai neppure scritto
• du plus beau syllogisme: l’origine è Dio, il creatore, la cui origine è la crea- una riga, perché sembra che questo ideale ultimo e squisitamente esteti-
tura che crea Dio: Dio è all’origine delle creature che siamo, ma siamo co sia profondamente sterile, quanto tutta la ricerca metafisica della fi-
noi che creiamo Dio, che Icaro trova nel ragionamento solo se ve lo ha losofia occidentale.
posto in precedenza. • Il s’écarta: l’unico gesto di Icaro è quello di ritrarsi, andare all’indietro dal
• las d’errer: in questo discorso, oltre ad una sorta di ridondante ritorno su padre che l’ha scoperto, mettendolo sotto una sorta di piccolo rifletto-
di sé e sull’idea di Dio, dice di aver percorso tutte le strade orizzontali re. È lui si mette sotto la coperta, che la solleva e poi la lascia ricadere
della logica, e di essere stanco di errer, errare, cioè vagare ma anche sba- sopra di sé.
gliare; l’uscita è il moto cui che aspira Icaro.
L’inclinazione di Icaro, che quindi diventa il suo labirinto, era uno slancio
Icaro viene presentato dal padre che solleva una coperta, sotto cui c’è il metafisico, e quindi si appaga di questo slancio, di questa ricerca infinita,
ragazzo; se già la stanza è in penombra, la parte di Icaro è ancora più in ripetitiva, ridondante e circolare per la quale non si muove di un passo.
ombra, perché è il padre è a sollevare la coperta e a tenerlo nell’ombra del- Addirittura Dedalo dice che quello non è neanche più Icaro vivo, è ormai
la penombra, quasi a significare anche il peso di questo padre, che fa e di- un Icaro morto, perché questa modalità, questa ricerca spegne, muore. Un
sfa il destino di Icaro. In questo caso Dedalo è l’origine, il creatore di Icaro uomo che vive così è morto, dice Dedalo, non è che l’ombra di sé stesso.
e della sua avventura, sia perché è colpa di Dedalo se Icaro era nel labirin- Lo slancio della poesia non è che un malefico incanto, che non appartiene
to, sia perché è Dedalo che lo fa uscire con le ali di cera, e quindi è re- all’esperienza.
sponsabile anche del destino successivo del ragazzo – il peso del Padre che
in qualche modo inficia anche il destino del figlio. Icaro è in questa ombra, Dedalo incoraggia Teseo a prendere il gomitolo e ad andare, anche perché
e vorrebbe rigettare il peso del passato. Teseo ha tutt’altro destino: «fondare Atene, dove consolidare il dominio
dello spirito». Deve resistere al labirinto, e «passare oltre».
• L’azur m’attire, ô poésie!: l’ultima possibilità metafisica, esclusa la cono-
scenza di Dio, che altro non è che la nostra creazione intellettuale, è la IX
poesia, e l’azur è lì per innestare nel testo uno dei frammenti della cultu-
ra occidentale, in particolare la poesia simbolista. L’azur è una poesia di Il primo litigio tra Arianna e Teseo riguarda il gomitolo, un filo indispen-
Mallarmé, e l’azzurro è la possibilità metafisica che Mallarmé evoca sabile per uscire dal labirinto, ma ossessivo, poiché lo lega ad Arianna che
solo attraverso la poesia, unica strada in cui la cultura occidentale evoca, detesta. Teseo litiga con Arianna per il filo, finalmente la convince, la lascia
crea l’azzurro, il metafisico. lì e inizia a entrare nel labirinto.
• un chemin non tracé: è un cammino che si smaterializza affinché emerga,
accada l’istante assoluto metafisico: è esattamente la prassi poetica di
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

La narrazione avviene attraverso lo sguardo soggettivo del ricordo di Te- il lato più autentico, più interessante, e valorizza la trasgressività irruente e
seo vecchio, che dà un amplissimo spazio al soggiorno Cretese – le sue il suo aspetto fisico, in cui convivono i due caratteri.
impressioni, la cena, il rapporto con la famiglia reale, l’incontro con Deda- Nel 1933 a Parigi viene fondata la rivista di storia dell’arte Minotaure: gli
lo e Icaro (l’unico con cui in realtà non incontra, perché Icaro non dialoga, autori non hanno mai spiegato l’origine del titolo e perché nelle immagini
vive soltanto un monologo in cui è ormai morto, e non si relaziona più di copertina fossero presenti sempre immagini di tori, labirinti e corna,
con nessuno) – e concede solo un breve passaggio, all’interno del capitolo fatte da autori del calibro di Dali, Picasso, Matisse; il riferimento al Mino-
IX, all’avventura principale: l’uccisione del mostro. tauro della tradizione è abbastanza esplicito:
• in parte sicuramente interessava il carattere ibrido, perché la rivista era
L’incontro con il Minotauro avviene nella zona più bella del labirinto, una multidisciplinare, non aveva un genere specifico;
specie di paradiso terrestre in cui domina la luce, un giardino pieno di fio- • in parte perché il dibattito dal punto di vista estetico aveva già fatto del
ri. Lui è sdraiato in una posa di abbandono (couché), molle e aggraziata, in Minotauro la compresenza dei due elementi della tradizione occidentale
questo prato fiorito. apollinea e dionisiaca, elementi oggetto della proposta della rivista;
• in parte perché i contenuti della rivista riguardavano anche la sessualità
Del Minotauro la tradizione non racconta molto, se non l’origine e la sua e la violenza, finalmente sdoganati come elementi primari, unigeniti,
caratteristica mostruosa, che è l’essere ibrido; al contrario dei centauri, ha dell’espressione umana, assolutamente fondamentali nel descriverla;
la testa ferina e il corpo umano. Però è il frutto di un’esperienza che ci • infine, assumere il punto di vista del Minotauro è politicamente un at-
viene raccontata dal punto di vista di Minosse o Pasifae, il Minotauro, non teggiamento contro il razzismo imperante degli anni Trenta.
sembra avere una sua personalità, non compie delle azioni; subisce l’ac- In un’epoca razzista, dove tendenzialmente si emargina sempre più il di-
coppiamento dal quale prende origine, e l’inevitabile prigionia a cui è con- verso, che non appartiene alla razza pura, assumere il punto di vista del
dannato proprio per il suo aspetto. Di fatto rappresenta il disordine, la Minotauro significa invece difendere ciò che è emarginato, diverso, alter-
perversione, la colpa: in Racine il mostro è la colpa, il concretizzarsi di nativo, e quindi prendere una posizione politica importante. Tutto questo
quel desiderio sessuale immorale che provano sia Pasifae che Fedra e che sta nel Minotauro bello che scopre Teseo.
richiama in qualche modo un’arcaica civiltà dove la donna usava l’uomo in
un rapporto complesso bollato dalla cultura greca come perverso. È la Ciò che rende bello il Minotauro è l’unione tra i due aspetti apparente-
razionalità greca a fare del Minotauro il frutto di una colpa, e il suo aspet- mente contraddittori, quello bestiale e quello umano. È la capacità che ha
to mostruoso altro non è che un concentrato di quel disordine, di quella il Minotauro nella sua concretezza fisica di esprimere contemporaneamen-
perversione ferina, arcaica che la cultura greca è venuta a domare. Il Sei- te i due aspetti a renderlo seducente, affascinante, interessante: è come
cento non fa altro che ribadirlo, e quindi mostri ne vediamo spesso in Ra- l’obiettivo di tutta la ricerca gidiana, le due anime apparentemente in con-
cine: ogni personaggio che nella Fedra mostra la propria colpa viene para- trasto irrisolto possono convivere, trovare espressione simultanea, e quindi
gonato al Minotauro. Nei secoli successivi rimane questa immagine bestia- ne fanno la sua bellezza: proprio quella mostruosità diventa fa la sua bel-
le, ferina. lezza.
È il Novecento a riscoprire la figura del Minotauro, affascinato innanzitut- In più questo Minotauro appartiene proprio a quella categoria di adole-
to per questo carattere ibrido – come se il Minotauro rappresentasse le scenti bastardi, quei giovani che non si sono ancora cimentati nella vita ed
diverse anime dell’umanità, l’aspetto più ferino, animalesco, violento e ses- hanno quella freschezza, quell’audacia, quel desiderio di rottura, quell’irri-
sualmente libero e quello più razionale e controllato, che tendenzialmente verenza che li rende infinitamente affascinanti.
sopraffà quello animalesco. Il Novecento scopre che forse quello bestiale è

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

• armes, contre moi, plus fortes que la force: ecco il labirinto di Teseo, che para- sato) che lo fa uscire da lì; così come i suoi compagni, che escono a malin-
dossalmente è il mostro che è venuto a uccidere nel labirinto, è proprio cuore, perché vorrebbero rimanere lì.
la possibilità di lasciare spazio a quell'aspetto ambivalente che lo carat-
terizza, e quindi alla seduzione del Minotauro. Lui, eroe della Grecia, 5.11.2019 – Lezione 21
fatto per uccidere il mostro, ne rimane affascinato e questa seduzione
potrebbe trattenerlo a uccidere il mostro, e quindi a uscire dal labirinto. X
Allora raccoglie tutte le forze, pensando al ben altro destino che lo atten- Teseo è portatore senza scrupoli di una morale immorale: all’inizio imbro-
de; ma ciò che gli permette di agire è l’apertura dell’occhio bovino, stupi- glia il padre non cambiando le vele, poi Arianna, ora Minosse; quest’ulti-
do, del Minotauro. Questa mancanza di intelligenza rende questa bellezza mo è il tradimento più grave, in quanto imbroglia un re che per di più lo
meno affascinante, ricordando a Teseo che è l’intelligenza la sua arma mi- aveva ospitato e gli aveva affidato il figlio. Tutti i valori della civiltà greca
gliore. sono eliminati. Nel percorso di affermazione dell’eroe Gide suggerisce
Poi Gide aggiunge che Teseo non ricorda esattamente quello che è succes- una violenza, un andamento immorale che è la sopraffazione della cultura
so. Il tampone che usa per cercare di non respirare i vapori narcotizzanti cretese da parte di quella greca: Teseo si approfitta della cultura minoica
non ostacola del tutto la loro azione, dunque l’eroe è un po’ intorpidito dai per soddisfare il proprio desiderio, il gesto eroico sembra essere dettato da
vapori della prima sala, che raggiungono la memoria rendendo la vittoria un desiderio istintivo, un voler affermare sé più che una vocazione alla
sul mostro solo un ricordo confuso, ma voluttuoso. Non solo c'è un’ellissi salvezza della città.
sul momento dell’uccisione del Minotauro, il momento fondante dell’eroi-
cità di Teseo, ma non si ricorda bene cosa ci ha fatto con il Minotauro;
suggerendo che l’aver scoperto la sua stupidità lo ha reso più forte, quindi XI
è lui che ha posseduto il Minotauro e non il contrario. Ma in questo pos-
sedere il Minotauro, in questa vittoria sul Minotauro c’è un’allusione ses- [spoiler da lez. 20]
suale, qualcosa di voluttuoso: è evidentemente successo qualcosa, tra i due,
perché Teseo ha mantenuto la sua posizione prioritaria, di sopraffazione. [Il capitolo si apre con l’abbandono di Arianna, i suoi lamenti («gridi rit-
L’inciso con cui chiude la narrazione dell’evento critico («basta così») mina mati») e la minaccia di scrivere un «lungo poema» a riguardo. In effetti la
ancora l’attendibilità del narratore. decima delle Heroides di Ovidio è un famoso lamento di Arianna contro
Teseo ha un rapporto strano con tutte le donne che ha avuto, è come se Teseo. Teseo approva la sua minaccia, giudicando, secondo un criterio
mostrasse tutta la sua capacità seduttiva, prima di subirne il fascino. Non estetico puramente romantico, che vista la quantità delle sue emozioni
subisce il fascino di Arianna, la usa. Anche il fascino dell’Amazzone è il Arianna non potrà che scrivere un capolavoro. Nella risposta di Teseo
brivido del selvaggio, non un vero amore: non solo, è colpito dall’aspetto emerge anche la sua misoginia, tipica dell’eroe greco per eccellenza. Il di-
perverso del fisico di questa donna. Ci si domanda se l’eterosessualità di scorso si chiude con una pennellata dell’eroe certo della propria razionali-
Teseo sia una verità oppure un racconto del mito. Non è chiaro se l’uso tà, che in realtà si affida all’istinto, che crede sicuro per semplicità, per non
che Teseo fa delle donne che incontra sia un vero innamoramento, o sia darsi troppi problemi.
meramente strumentale. Forse nel labirinto Teseo ha scoperto tutt’altro, • dans le vin: la tradizione mitica ci dice dell’arrivo di Dioniso, che sposa
forse il rapporto più interessante e voluttuoso ce l’ha con il giovane Mino- Arianna. Qui la degradazione raggiunge il massimo livello: il racconto
tauro. Con rimpianto e a malincuore riprende il filo e riesce a tornare: è mitico è un bel modo per raccontare le disavventure dell’umanità. Que-
solo il filo (Arianna, tornare ad Atene, la memoria, la sua missione, il pas- sta donna abbandonata si è data all’alcol, così diciamo che dopo l’ab-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

bandono è stata visitata da Dioniso. Il racconto è così degradato e de- Minosse, o sono solo rumori, un modo con cui il suo mito è andato
sacralizzato, si suggerisce che il racconto mitico non è altro che la tradi- creandosi e lui alimenta proprio perché tale mito si affermi?]
zione accettabile della nostra miseria quotidiana. È facile che una donna
abbandonata si dia a Bacco. • Le vrai c’est que…: la giovinezza di Teseo è stata piena di scorribande,
• L’on raconte: improvvisamente il narratore inserisce nel racconto raccon- truffe, giochi di seduzione-abbandono. Al ritorno ad Atene c’è un cam-
ti altrui, di autori imprecisati, che ha letto o ascoltato, e di cui si fa por- biamento radicale: il tempo della formazione si è concluso e lui ora
tavoce. sposa Fedra, è re e marito volontariamente.
• danser: la danza è un elemento che ricorre nel mito di Teseo. Il suo • J’épousai la femme et la cité tout ensemble: dall’avventura al radicamento, dalla
comportamento non è dettato dalla comprensione di un evento sacro leggerezza con cui si è comportato alla gravità. La sua vocazione, al di
che è all’origine della fondazione di Atene, non sono davvero feste che là di sconfiggere i mostri, è quella di fondare Atene.
caratterizzano Atene, o un culto che segna la storia di Atene, ma si trat-
ta di un opportunismo di tipo politico, se non addirittura individualisti- Il matrimonio – la famiglia – e il piano pubblico del diventare il re di Ate-
co: per salvaguardare il suo buon nome, per tagliare corto con queste ne sono i due simboli di cambiamento. Sposa la moglie e la città insieme.
accuse di aver abbandonato a Nasso questa povera Arianna, lui stesso È questo l’aspetto eroico di Teseo, più che la vittoria sul Minotauro, che
partecipa alle voci, non fa che alimentare il mito di Arianna. avviene sulla menzogna, sulla debolezza. Fonda Atene e arriva a unificare
• Certains: si continua a usare l’indefinito per esprimere le voci, questa e creare la democrazia, mediante la forza e l’astuzia, i soliti mezzi. Non
volta relative direttamente a Teseo. Gli eventi mitici che segnano la pa- impone più se stesso, ora, ma impone i valori necessari alla città. Inizia la
rabola discendente dell’eroe nel racconto plutarcheo (il rapimento di sua azione al servizio degli altri, la vocazione più vera di Teseo, quella che
Elena, lo stupro di Proserpina) qui sono considerate come voci che lui definisce l’eroe: l’aver messo sé al servizio. Mentre prima partiva per Creta
si guarda bene dallo smentire, perché non appartengono alla verità della per la propria gloria, e per questo uccideva il Minotauro, ora il cambia-
sua vita ma alimentano il suo mito, e da queste voci trae un surcroît de mento è mettere l’astuzia e la forza al servizio del bene comune. Nel lavo-
prestige. Occorre rinsaldare la fede del popolo in credenze di cui lui, ro di unificazione Teseo si presenta come uno tra i pari, non è più il re ma
come la popolazione dell’Attica, tende a beffarsi. uno che ha una vita senza sfarzo, uno che garantisce l’uguaglianza. È ga-
rante di questa unità. Inizia con il ridurre la proprietà privata, equipara
Questi incisi minano profondamente lo statuto veritiero del narratore, che grandi proprietari e contadini, propone una forma diversa di governo ri-
è autodigetico, cerca di convincerci di una verità che lo riguarda, e ammet- spetto a Egeo. Mettersi insieme, edificare per combattere l’aristocrazia di
te di non aver smentito voci sulla sua vita che non appartengono alla veri- nascita e fondare l’aristocrazia di merito.
tà; non solo, afferma di aver mentito, ampliando quelle voci; mente nel In questo discorso sulla fondazione di Atene come Atene del V secolo,
raccontarsi, inventa. Segue delle strategie perché il popolo come i suoi quella che in seguito riuscirà a governare tutta la Grecia, Gide rivisita al-
ascoltatori reagiscano secondo una linea politica che lo riguarda. Niente di cuni vertici della cultura francese, mettendo nel testo alcune parole chiave
più lontano rispetto a quella illusione romantica della trascrizione fedele come “proprietà privata”, alludendo al Discorso sull’ineguaglianza di Rous-
della propria esperienza, dell’autobiografia, la spontanea scrittura di ciò seau. Nella seconda metà del Settecento c’è un dibattito su questa questio-
che si prova, come elemento fondante della scrittura stessa. In realtà c’è ne: per alcuni gli uomini non son uguali, ci sarà sempre chi avrà di più,
una strategia retorica che qui si autodenuncia, e che nell’autodenunciarsi dunque è giusta l’ineguaglianza. Dall’altra parte l’eguaglianza è vista come
inficia tutta la narrazione: ci ha raccontato solo delle voci che sta alimen- condivisione di una proprietà, in assenza di proprietà privata. A Rousseau
tando o fatti reali? Si è davvero tuffato in acqua e ha davvero ingannato si contrappone Voltaire. Qui il dibattito viene solo alluso, non c’è un vero
confronto, ma si capisce che Gide lo ha in mente.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

L’atteggiamento attivistico di Teseo in realtà poi è scoraggiato dai suoi in- I due episodi chiave del mito di Teseo sono l’uccisione del mostro l’inna-
terlocutori: in questa fase egli si trova da solo, perchè il rinnovamento che moramento incestuoso di Fedra: Gide li riscrive riducendone, per entram-
chiede al suo popolo è radicale e incomprensibile. bi, l’importanza. Il primo viene raccontato solo parzialmente, e inoltre fa
C’è sempre una dialettica tra i valori che Teseo vuole imporre ad Atene immaginare un’avventura alternativa al mito; il secondo viene riassunto
credendo in loro, e un opportunismo: quando dice di aprire la città agli nell’ultimo capitolo. Ancora, si vede la sovversione, la manipolazione del-
stranieri, afferma che solo seguendo le regole potranno essere cittadini; l’evento mitico. Gide continua a dissolvere la diegesi tradizionale con am-
ma dice che intende accogliere gli stranieri per aumentare l’importanza e la plificazioni, tagli, omissioni, riduzioni.
potenza della città. Per questa apertura Edipo andrà ad Atene; secondo
l’oracolo, il posto dove Edipo sarebbe morto sarebbe stato benedetto. Ci • croître en grâce: Teseo si riferisce a Feda citando i vangeli.
sono dunque una fiducia nel progresso e nell’eguaglianza, ma anche un • Évidemment elle tenait de sa mère: la complessa, arcaica discendenza fami-
opportunismo e un gioco di sopraffazione, ammantato da civiltà, quella gliare, il fatto che il suo male venga da più lontano (Racine), viene ri-
manipolazione operata dall’intelligenza che usa il classicismo per regola- dotto da Gide con un «evidentemente». Non c’è predestinazione, viene
rizzare e ristabilire un ordine sulle macerie del rimosso. ridotto il mito della grande madre e del mondo cretese antico femmini-
le ad una spiegazione semplice, ad un “aver preso dalla madre”.
XII • Je crois: è un’espressione che usa molto e fa emergere ancora la soggetti-
vità in un racconto mitico – causando straniamento.
In questo agire politico in cui si trova solo, Teseo ha una consigliera, Fe- • vainement: lo stesso avverbio è usato in Racine: Fedra, quando si accorge
dra. L’ultimo capitolo è dedicato alla sua storia. dell’innamoramento, fa dei tentativi con cui cerca di dimenticarsi di Ip-
Sposare insieme la città e Fedra è l’affermazione di un cambiamento e di polito (l’esilio di Ippolito, la preghiera a Venere che però diventava ido-
un impegno, un servizio al popolo ateniese. Si fida di Fedra: ritorna il tema latria di Ippolito).
del filo. Teseo ha mostrato di usare il filo delle relazioni, quando esso gli • Dans ma belle-famille, tout le monde était pieux: è ironico chiamarla “bella
permette di ottenere un risultato; ma ha anche mostrato di essere capace famiglia” (ma belle-famille non significa “famiglia acquisita”?). Tuttavia i
di tagliare il filo, quando la vita lo porta altrove. Non ha mai avuto relazio- “pii” della famiglia non si indirizzavano alla stessa divinità
ni stabili, perché le tesse ma poi le taglia subito.
Il filo ha diversi significati: In poche righe si riassume la maledizione di Teseo e l’intervento di Posei-
• memoria: è memoria del passato, del fatto che lui è Teseo ed è chiamato done. L’ironia tragica in Racine emerge quando le uniche preghiere (a Ve-
ad un percorso: non può abbandonarsi a un rapporto voluttuoso con il nere e Poseidone) son ascoltate; in questa ironia Racine non esprime irre-
Minotauro; ligiosità, ma la fragilità umana, incapace anche di pregare, che quindi chie-
• capacità di conquista e seduzione, che porta avanti il racconto; de la cosa sbagliata. C’è una disciplina anche nella preghiera, nella liturgia:
• rassicurazione, in quanto è consegnato da Dedalo, l’homo faber, paradig- disciplina non rispettata da questi eroi, che quindi sono puniti perchè ir-
ma della civiltà greca, che dà lo strumento per sconfiggere il mostro. ruenti. Ma a differenza di Racine, che esprime la fragilità umana davanti
Con Fedra il filo tagliato nel rapporto con Arianna è riannodato. L’eroe è alla sfera religiosa, Gide sottolinea il tratto irriverente dell’uomo, la sua
solo, non ha una collettività che lo sostiene e Fedra è il legame privato che irreligiosità: Teseo afferma che Nettuno lo ha reso più infelice.
subentra quando il pubblico non lo acclama più.
• Beau, fier, insoumis: eco dei versi della seconda confessione di Fedra (a
Ippolito), in cui dice di amare Teseo a causa di alcuni attributi che in

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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

realtà non appartengono a lui, ma a Ippolito. Indomito, non-sottomes- si”. È uno dei sintagmi brevi, concisi, laconici spesso presenti nel testo,
so è aggiunto : Fedra lo ammira perchè anticonvenzionale. a fianco di grandi subordinate lunghe (differenze di registro). Per la riu-
• rênes de l’État: Teseo parla delle redini messe nelle mani pure: c’è ironia scita di Teseo, l’eterna benedizione non sarà Tebe ma sulla sua Atene,
tragica, perchè Ippolito muore proprio per l’incapacità di tener redini. Il come vuole Teseo
disinteresse per la politica (e quindi il suo avere le mani pure) agli occhi
di Teseo lo rende un perfetto politico, disinteressato a farsi piacere, alle Teseo si stupisce del fatto che si sia parlato poco del loro incontro a Colo-
relazioni ecc. no. Qui non si tratta di un narratore onnisciente, ma di un narratore auto-
• Il était semblable à moi: l’innamoramento di Fedra non viene spiegato diegetico che conosce la propria fama, compresi i filoni diversi, i punti di
tramite la sua origine minoica, o con un riferimento alla fragilità umana vista di miti minori. Per Teseo questo incontro è il coronamento della sua
che si lascia trasportare dalle passioni, o con l’ambizione di una regina gloria. Fino ad allora tutti erano sottomessi a Teseo, solo Edipo gli era
che immagina uno Stato diverso di fronte all’assenza del re-marito. equivalente: la sua infelicità lo rende grande ai suoi occhi. La grandezza di
Gide propone una spiegazione laica, profana, tutta umana, che non va a Edipo sta nell’affermare l’uomo sulla divinità. Gide fa riferimento alla sua
toccare il fondo da cui prende forma il mito: Teseo è vecchio, Fedra è produzione: ha scritto una tragedia, l’Edipo, in cui c’è una celebrazione
una bimba cresciuta e quindi ha un’età vicino a quella di Ippolito, è ex- dell’uomo, che è limitato e umano, ma riesce ad affermarsi sul Dio, audace
traordinairement (non è comune in francese aggiungere “-mente” agli ag- come non mai.
gettivi lunghi) giovane. È tutto in questo “straordinariamente”: con gli Dato che ha fatto ciò che doveva fare, Edipo è nel giusto. Teseo non capi-
occhi di uno che invecchia, si vede la reazione naturale di un Teseo vec- sce perchè Edipo si sia punito; erano gli dei i veri colpevoli. I due discuto-
chio davanti al figlio giovane. In quella possibile superficialità sta tutta no sul perchè si sia accecato pur non essendo colpevole: davanti alle paro-
l’umanità per Gide, la profondità sta nella superficie. Teseo ne legittima le di Edipo, però, Teseo non comprende.
tutta l’importanza.Di fatto egli accetta l’innamoramento, spiegandolo Quella di Edipo è la tragedia dell’antichità: l’eroe che non sconfigge il suo
così, ma non accetta la calunnia. destino anche se tenta di sfuggire; ma di fronte al male che continua a col-
• Pour leur malheur… les exaucent: l’unica volta che Teseo ha dato impor- pirlo, lui resiste. È il motivo per cui Aristotele sceglie l’Edipo re come tra-
tanza a questo filo, il filo ha contato di più che il legame con il figlio, gedia tipica. Il male che non abbatte l’uomo: è il grande punto della trage-
più dell’istinto: così ha perso, ha ucciso il figlio con il beneplacito della dia. Si acceca per non guardar il male, per non guardare sé. Se non si capi-
divinità che esaudisce desideri peggiori. sce la cecità non si capisce Edipo.
Gide, nella tragedia scritta, presenta un Edipo audace, contro gli dei: non è
Teseo è vecchio, solo, abbandonato dagli amici, dalla moglie. Gide non il vero protagonista, i suoi figli lo sono più di lui. Edipo è il padre che vie-
allude a Aricia, perchè vuole presentarci un Teseo sulle macerie, solo. ne messo in discussione dai figli che lo vogliono far fuori: è preoccupato
per loro. Gide dunque fa di nuovo i conti con un personaggio che aveva
Ultimo dialogo con Edipo. Edipo è ramingo, cieco, alla ricerca di perdono già affrontato. Non c’è una grande produzione su questo episodio dell’in-
e arriva ad Atene, la città dove le colpe sono lavate – tanto che la vicenda contro tra Teseo ed Edipo a Colono, eppure Gide sceglie proprio questo.
di Fedra si svolge a Trezene; Gide peraltro ha scelto Teseo ad Atene pro- Edipo parla: come nella tragedia, anche qua dice di aver provato orrore e
prio per purificare le colpe di un’intera cultura, immaginandone una rina- di aver voluto protestare, strappando la tela, l’inganno che lo aveva cir-
scita. condato. È l’inganno della religiosità, degli oracoli, del destino. Non credo
più: lacero, protesto, distruggo, mi acceco per non vedere una divinità così
• J’ai réussi: Teseo si paragona a Edipo, che ha fallito, ha abbandonato la ingiusta. Eppure, dopo la prima spiegazione “bella” (protesto e mi acceco
città di Tebe, ha ucciso il padre; mentre Teseo può dire di sé “j’ai réus- per non vedere l’inganno degli dei), ora dice di aver fatto tutto per istinto.
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

È un eroe che non sa dire il perchè delle sue azioni. L’oggetto polemico ri; attraverso quella che è una forma di un governo, che è una tradizione
qua non è la religiosità, ma è l’eroicità stessa, come se gli eroi non cercas- che segna tutta la cultura occidentale. In fondo la vittoria sui mostri, sul
sero un significato profondo, ma facessero tutto per istinto. Edipo si è disordine, sulla guerra, sulle macerie della seconda guerra mondiale; e la
accecato per vedere una realtà interiore, spirituale, che prima non vedeva. possibilità di ripartire da lì, dall’origine, dalla fondazione di Atene per rico-
L’oscurità sulla realtà mondana porta luce sul mondo interiore. struire – che è senza dubbio anche un discorso sulla sua stessa opera, sulla
Teseo è impaziente, vuole capire. È impreparato, perchè vedeva Edipo sua vocazione di scrittore.
come un eroe modello che ora sembra cadere. Non capisce questo sguar- C’è stata una lettura critica metaletteraria di questo incontro: Edipo sceglie
do diretto a un mondo interiore, è ciò che sfugge alla sua intelligenza. una strada interiore, ma anche solitaria, in cui non agire per il bene dell’u-
Senso di un peccato che ci chiede di essere lavato, ci chiede un’oscurità, un manità: smette di agire per Tebe, si ritira in un percorso individuale, fa-
silenzio: è allusione del percorso religioso, che per Gide ha valore. È come cendo i conti con sé stesso: che è anche quella gratuità della letteratura,
se si incontrassero, senza capirsi: quella religiosa, fatta di perdono, purifi- per Gide, la letteratura come una sorta di autocoscienza, come un percor-
cazione dal peccato, e quella ragionevole, laica, che proclama il diritto al so interiore, che illumina via via l’autore stesso, ed solo è verso di sé che si
peccato, alle esperienze umane come scoperte di sé. Edipo ha fatto il suo ha una responsabilità. Quanto gli altri capiscano, quanto gli altri possano
percorso, e non viene preso in giro per la sua religiosità: non è un passivo cambiare, cosa accada al resto del mondo, non interessa troppo: è questa
astratto ricercatore di altro, non è un immobile, ma è l’eroe alla fine di un idea di una letteratura autoreferenziale, gratuita, libera da qualsiasi impe-
percorso che ha la sua verità. Il gesto grandioso dell’accecarsi per Teseo è gno etico, politico, civile. Dall’altra invece Teseo fa dell’impegno civile,
più grande degli dei stessi: ha perdonato gli dei, ha colto nella sua storia e etico, nel senso del sevizio al resto del mondo il punto più forte della sua
nel gesto che ha fatto una redenzione e quindi è lodevole più che gli dei. cultura, l’unico veramente significativo.
C’è qualcosa di sovrumano che Teseo non può che ammirare, anche se Quindi trasmette le due anime dello scrittore, che in parte ha sempre pre-
non capisce. so posizioni educative, etiche, civili, e dall’altra ha negato di volerle pren-
Teseo ha fatto quello che doveva fare: il sinecismo è compiuto. Lascia una dere, proclamando a gran voce la gratuità della letteratura, la libertà del-
città, Atene, con dei valori: ha amato la sua città più della sua stessa fami- l’autore, la libertà anche di contraddirsi; e quindi questo continuo rimando
glia. Ha vissuto. nella sua opera a precedenti opere sue, rivisitate e corrette, perché questo
Edipo non è lo stesso Edipo che abbiamo visto nella sua tragedia. Ed è
Commento suo diritto: non c’è una coerenza a cui si deve fare riferimento.
Con chiarezza dunque pone queste due anime, una religiosa (di origine
Il destino dell’uomo è vivere la propria vita, si esaurisce nell’orizzonte del- protestante, l’urgenza di un percorso interiore, di ordine spirituale) e l’esal-
la vita. Senza dubbio l’incontro conclusivo con Edipo, le parole finali del tazione della vita mondana, del corpo, di quella superficie, di quell’appa-
racconto, fanno sì che la tradizione abbia letto l’intero racconto come un renza in cui siamo tutto lì; queste due anime convivono in tutta l’opera e
testamento di Gide: ha settant’anni, tra poco morirà, e conclude la sua in- anche in questo incontro, in questo dialogo non si risolvono. Non ha ra-
tera opera attraverso la figura di Teseo, le luci e le ombre di questo eroe gione Edipo, non ha ragione Teseo: hanno ragione entrambi. Sono due
della classicità, che tutto sommato però ha risposto al destino, ha riempito anime che possono convivere, e da lì occorre ripartire, non a caso dai due
il destino, ha realizzato una sua vocazione; consegnandoci un filo, il filo eroi della classicità, paradigmatici, che errano nel loro cammino, e i loro
del mito, della cultura greca, della cultura occidentale, della democrazia, errori Gide ce li ha mostrati tutti – alla fine Teseo è vecchio e solo, ha per-
dell’accoglienza, dell’ospitalità, del servizio per gli altri, della politica come so il padre, il figlio, la moglie, ha ingannato e tradito amici, re, ospitanti,
servizio, del tentativo inesauribile di rendere più felici gli uomini, cioè libe- donne… è su un comportamento evidentemente immorale che la moralità
dell’eroe si impone. Quasi che Gide suggerisse al suo pubblico che nono-
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Letteratura francese Modulo B: Il classicismo irriverente di André Gide

stante l’incoerenza, gli sbagli, le cadute, le colpe, c’è la possibilità di rian- no di assolutamente inaffidabile, che la racconta come la vuole raccon-
nodare il filo. L’Atene di Teseo è l’opera di Gide, che spera migliori l’uma- tare, che però è un abile retore, che riesce a divertire il suo pubblico. È
nità, resti oltre la sua vita, sia abitata dai suoi lettori. Una sorta di chiaro come se la forma di questo romanzo inficiasse quel contenuto, quel
messaggio testamentario in cui Gide assume il volto di Teseo e ci invita a testamento, quella gravità del mito stesso.
questa rifondazione. • L’intertestualità è una caratteristica di Gide, questo prendere a piene
Però questa apparente chiarezza, questa pseudotrasparenza in cui Teseo si mani, non solo dal racconto biografico plutarcheo, ma anche da lacerti
sovrappone all’autore, e il messaggio dell’opera assume i contorni di una di letteratura colta, che fanno emergere una cultura francese esibita nel
città rifondata, viene messa in discussione nell’opera stessa. Abbiamo visto suo tratto manipolatore, decontestualizzata, degradata, ridicolizzata:
diversi punti: letteratura che in qualche modo va a inficiare quel canone classico a cui
• Il narratore autodiegetico, in teoria garante della veridicità dei fatti, è un apparteneva: Pascal, Racine, Voltaire, Rousseau, Mallarmé. Non si va
narratore assolutamente inverosimile, improbabile, inaffidabile, che solo a evocare e quindi ridicolizzare in un contesto degradante la cita-
mina sempre la sua stessa credibilità: confonde i nomi, le avventure di zione letteraria, ma se ne inficia il contenuto veicolato. La riscrittura
Ercole con le sue; non ricorda episodi fondamentali, omette; imbroglia, torna a essere effettivamente un agone, un conflitto: interroga, minac-
come dice lui stesso, per amplificare la sua fama, inventa seguendo i cia dall’interno proprio la letteratura evocata, ne mette in discussione i
rumori che possono aumentare il suo prestigio. valori.
• Il narratore manipola sistematicamente la sacra parola degli inizi, de-
gradandone significati e significanti: la progressione coatta del mito Da una parte l’eroe che fonda la città, dall’altra una visione critica e un
viene continuamente destabilizzata, con una dissoluzione della diegesi, progressivo affrancamento da quella fondazione. Un classicismo moderno,
in cui manca un centro narrativo (l’uccisione del Minotauro, piuttosto quello di Gide, con questo sfrontato e appassionato atteggiamento critico
che l’episodio di Fedra); mentre invece c’è il dettaglio dell’aspetto di nei confronti di una cultura che in verità abbraccia, descrive, anima. Que-
Pasifae, l’abbigliamento di Icaro; questi dettagli insignificanti legati alla sto ci porta ad alcune conclusioni finali.
contingenza, che esattamente quello che mette in discussione la parola
mitica, universale. Il narratore si perde lui stesso in un labirinto, si perde
la linearità del discorso mitico, anche il senso, che viene degradato (l’al-
colismo di Arianna, il trucco con Minosse, il dichiarato opportunismo
di certe scelte).
• Il narratore si cimenta in molti registri diversi: un registro familiare, col-
loquiale (deittici, pause, ridondanze, abuso di interazioni informali, sin-
tassi disarticolata, giri tipici dell’oralità, come se veramente parlasse con
noi) interrompe periodi perfettamente costruiti, complessi, articolati in
subordinate, in uno stile che imita la prosa ottocentesca francese: la
scelta di termini specifici, certe etimologie. Come se mettendo insieme
sintassi, lessico, registri differenti esibisse la finzione letteraria, la mani-
polazione stilistica con cui gioca per raccontare i suoi episodi. Il mito è
un racconto, è una finzione letteraria: posso scegliere il registro, met-
terne insieme di diversi, divertirmi: c’è un gusto ludico ma anche una
desacralizzazione. Il racconto mitico è un’affabulazione fatta da qualcu-
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Conclusioni Il filo gidiano, la possibilità di una continuità che il classicismo suggerisce,
anche di fronte alle macerie della guerra del mondo intero, di fronte alla
Il classicismo come espressione di contenuti e forme perfettamente strut- devastazione delle passioni di ogni singolo cuore. Una continuità, una
turate nel tempo e condivise, frutto di una lunga ricerca, di una disciplina conversazione ininterrotta con l’umano, che testimonia una stabilità,
che le spoglia, in un certo senso, dell’inutilità della contingenza. Le conse- un’essenza immutabile, ma soprattutto una parola: una parola netta, chiara,
gna limpide, essenziali, assolute all’umanità. Queste forme classiche sono chiarificatrice, che, forte della tradizione, di un lavoro di lima, di perfezio-
tali, a mio avviso, anche perchè attraversate da un’inquietudine, sottile ma namento infaticabile giunge a dire tutto, infine, e rende quindi dicibile,
permanente: cioè da un pensiero critico, o meglio auto-critico, un brivido comunicabile, condivisibile l’umano, anche nei suoi aspetti più torbidi, più
di sgomento, una sensazione di rimosso, un dubbio che costantemente mostruosi o semplicemente più meschini.
affiora, nei contenuti e nelle forme, e svela l’intima e insopprimibile fragili- Il filo dell’alessandrino raciniano, che nel ritmo, nel lessico, nella rima
tà di tutta la costruzione. L’arte classica, dunque, la forma, che la rappre- scioglie, attutisce, sorveglia, riordina il labirinto umano.
senta nella sua tradizionale e rassicurante regolarità, sembra costringere al Il filo della conversazione molierana, che sorride dei difetti e convoca a
senso, alla direzione, all’ordine quell’incongruenza caotica e dolorosa che è corte l’amicizia, la somiglianza, la tolleranza.
la vita. Pur tuttavia non ne ignora mai la forza dirompente, non ne nega Il filo della parabola gidiana, che riannoda in un discorso del tutto profano
l’esistenza, l’originalità, al contrario: nelle proprie pieghe – in un certo parole come «prodigalità», «solidarietà», «perdono».
scarto, leggero nel Seicento; in un più paradossale controcanto nel Nove- Il filo di Teseo infine, che lo sostiene in un improbabile viaggio nel mon-
cento –, trattiene le contraddizioni, le accoglie. Accoglie il dubbio, forse la do occidentale, in un viaggio accidentato, a tratti impervio, solitario, sco-
sofferenza, la diversità, in un gioco di equilibri che è volutamente precario. raggiante, ma destinato alla meta di sempre: la fondazione di una città, la
L’arte classica è questa consapevolezza di compiere un’operazione cultura- scrittura di un’opera che ridà un senso alla critica del vivere: J’ai vécu.
le raffinatissima, fondamentale alle società humaniores, le società che vo- Un filo che è anche sopraffazione: il mostro muore sempre, il sincero esce
gliono essere più umane; ma pur sempre un’operazione manipolatrice. Sa di scena, il figliol prodigo deve tornare a casa; ma qualcun altro riparte, e
di coprire, evitare, omettere; sa di incoraggiare l’oblio di Fedra, sa di esige- persino Fedra, che giace morta, giustamente punita, è la protagonista in-
re l’espulsione dell’intruso Alceste, affinché torni l’armonia in scena e si domita di una tragedia che non smette di farla vivere nei secoli.
celebrino le nozze. Ma denuncia (implicitamente nel Seicento, chiassosa- Quindi, il classicismo prevede il suo stesso superamento? Forse. Incorag-
mente nel Ventesimo secolo) questa stessa manipolazione, ne è profon- giando la prassi di una riscrittura, sa di potersi alimentare anche di uno
damente consapevole; ed esprime in questa consapevolezza forse la forma sguardo critico, perturbante, purché il dialogo non si interrompa, purché si
più alta della sua conquista intellettuale, cioè della sua classicità: è un pun- leggano, in trasparenza – come nel palinsesto – le tracce del testo origina-
to di arrivo altissimo e al contempo è un punto di partenza, una sorta di rio; la norma e lo scarto convivono nel classicismo più autentico, sfuggen-
incrinatura che è un’apertura, un’esigenza di rinnovamento continuo e di do alla sterilità, all’immobilismo della ripetizione, della restaurazione, della
fatto inevitabile. omologazione; e forse è questo l’esito più interessante, almeno per noi:
Abbiamo analizzato delle riscritture: del mito, della parabola, della tradi- apprende di essere piccola parte di qualcosa di molto più grande e duratu-
zione comica, della tragedia, della biografia antica, come segno di questo ro, di una lunga tradizione di senso, di valore, di bellezza, che prevede im-
classicismo inquieto, di questa differenza nella permanenza, di questo perturbabile la nostra dissidente originalità.
scarto, più o meno ampio, nella linearità della norma, fino al labirinto della Incoraggiandovi a questo sentimento di dissidenza, sorvegliato, vi invito al
modernità, ma sempre con un filo in mano. confronto serrato con la classicità che vi ho presentato. Buon lavoro.

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