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RINASCIMENTO: termine attribuibile a Jules Michelet che lo usa nel 1855 per definire “la

scoperta del mondo e dell’uomo”, avvenuta appunto nel 400, origine del termine quindi piuttosto
recente (800).
Negli anni 60 ell’800, poco dopo, Jacob Burckhardt torna sul soggetto ampliandone il
significato, descrivendolo come quella fase storica che, dopo un lungo periodo di oscura
decadenza, ossia il medioevo, diede vita alla coscienza e all’umanità moderne.
Questa impostazione storiografica che tende a opporre medioevo a rinascimento ce la portiamo
ancora dietro. Ma tendenza che riconosce dei rinascimenti nell’epoca medievale, come la
rinascita carolingia.
Altra idea: di ..? Che rinascimento non esistesse, ma che andasse inserito all’interno di una lunga
epoca medievale. Da tarda antichità a rinascimento e barocco.
Espressioni che caratterizzano arte del 400 e 500 sono fenomeno tipicamente italiano con
episodi isolati in Francia e Spagna. Ruolo fondamentale l’hanno i trattati per divulgare la nuova
maniera moderna al di fuori dei confini italiani.
Idea di ritorno e riscoperta di valori dimenticati per lungo tempo. Sembra denunciare
un’anamnesi. Anche il termine di invenzione, che troviamo in tanti trattati, come in Palladio, porta
in se il significato latino di INVENIRE, scoprire. Dunque il carattere di novità è mediato dalla
scoperta di qualcosa che apparteneva al passato. E con passato si intende antichità romana.
Infatti architetti del rinascimento si dichiaravano moderni quanto più riuscivano ad operare
all’antica.

BAROCCO: nonostante legame tra i due sia stringente, il passaggio al barocco è stato a lungo
identificato come un momento di crisi e rottura.
Consuetudine definirlo come un’epoca in sui si scioglie il rinascimento, in cui il rinascimento va
degenerando.
Giulio Carlo Argan dice che fu il barocco a inventare la modernità. Il termine post moderno è
già quasi vecchio per noi, si usava per riferirsi agli architetti degli anni 80.

Ogni lezione inizieremo con un disegno.


Il disegno risale al rinascimento. Anche prima si disegnava, ma in questa epoca si registra il
maggior numero di disegni. Inoltre cambia il supporto, con la carta (non più le tavolette)
Gli inglesi quando traducono dall’italiano Palladio hanno difficoltà a tradurre la parola disegno,
perché in inglese, ad esempio, abbiamo due termini: drawing e design.
Il termine progetto si inizia ad usare durante la rivoluzione francese, prima i progetti si descriveva
con altre parole, ed è proprio il disegno a descrivere il progetto.
Disegno ha le capacità di condensare le caratteristiche progettuali.
Il disegno non solo è il mezzo attraverso cui si costruisce l’opera d’arte, sono il processo di
costruzione dell’opera architettonica. Nel rinascimento nasce una teoria del disegno. Vasari
unisce le tre arti, architettura, pittura e scultura, sotto il segno del disegno.
Lezione dedicata all’immagine che gli artisti consegnano ai posteri.
Disegno di oggi: compare a lato di un trattato di Vitruvio, realizzato da Francesco di Giorgio
Martini. È un militare che nell’ultimo quarto del 400 si trasferisce a Urbino, conquista Federico da
Montefeltro. Inizia a farsi leggere e tradurre il trattato latino di Vitruvio. Leggendo questo trattato
per tutta la vita. Desiderio di tradurre in disegno quello che sta leggendo.
Il personaggio raffigurato è un architetto: DINOCRATE. Si presenta da Alessandro Magno nudo,
con un progetto in mano. Quando Ale. lo incontra, si presenta così: leggi citazione.
La persuasione sul committente fa forza sul proprio aspetto. È una critica che Vitruvio compie
verso questo architetto, che ha fatto presa su Ale magno.
Dice che invece la natura ha privato lui della risorsa del fisico (è ormai vecchio quando scrive), e
dice che allora consegna sapere architettonico al testo.
Il tema della rappresentazione dell’artista è uno dei temi chiave per comprendere il concetto di
rinascenza. Idea di recupero, ritorno, riscoperta dell’antico. Francesco di Giorgio Martini recupera
Vitruvio e allo stesso tempo recupera immagine di un architetto, che è immagine ideale di
architetto che si presenta al committente fiero del proprio progetto. Uno degli aspetti che
notiamo nella cultura figurativa del 400 è l’emergere del ruolo dell’artista che si presenta
come legato sempre più alle arti liberali, anche attraverso l’associazione alle figure degli
umanisti, dei letterati, o attraverso l’inserimento della propria immagine all’interno delle
scene, le cosiddette historia che sono nei cicli figurativi del 400.
1425-26: RAFFIGURAZIOE IN AFFRESCO DELLA CAPPELLA BRANCACCI: confronto tra
Masaccio e Masolino. Ciclo che viene considerato come emblematico dell’inizio del..
Resurrezione dei figlio Teofilo
Sono inseriti dei personaggi (frecce) che sono artisti contemporanei al pittore. Questo
inserimento svolge due funzioni: riconoscibilità degli artisti: Leon battista Alberti, Brunelleschi,
Masaccio e Masolino. Sono anche uno strumento di avvicinamento della storia narrata al tempo
presente.
Nei personaggi rappresentati c’è una differenza di atteggiamento. Tre di profilo, uno ha lo sguardo
verso spettatore, non a caso è Masaccio, che è il pittore. È un tema che ha trattato molto bene
Sherman: è la connessione tra il mondo dello spettatore e della finzione rappresentata. Tema
trattato anche da Leon battista Alberti.
Questo aspetto della rappresentazione degli artisti nelle historiae, non solo svolge
avvicinamento, ma diventa nel 500 anche l’espressione ideale propria del concetto di
renovatio.

SCUOLA D’ATENE DI RAFFAELLO, ROMA PALAZZI VATICANI, STANZA DELLA SEGNATURA,


1510 ca.
Qui siamo nella stanza della segnatura.
Ciclo decorativo che caratterizza l’ambiente preposto alla biblioteca di Giulio 2, ossia il sapere
che dovrebbe possedere il papa umanista. Dunque personaggi dell’antichità esponenti delle
varie discipline. Ma hanno le sembianze degli artisti moderni, a lui contemporanei. L’antico è
moderno.
Il moderno e l’antico coincidono. Bramante è Euclide. Michelangelo è Eraclito.
Poi c’è autoritratto dell’artista che ancora una volta guarda verso lo spettatore.
Vediamo qui un’architettura all’antica, ma non ripropone un edificio realmente esistente, né
ricostruzione di uno spazio ideale. È uno spazio completamente aperto, un’architettura quasi
irrealizzabile, perché è una strana concezione, dove architettura la attraversa.
Artista si fa riconoscere e dialoga con lo spettatore.

Vediamo alcuni dei ritratti:


LEON BATTISTA ALBERTI (probabilmente), forse autoritratto, vestito con abiti da canonico
perché ha studiato diritto canonico a Bologna. Da umanista vedremo che riconsegna la sua
immagine ai posteri attraverso i modi degli antichi romani:
Infatti un’altra IMMAGINE CHE LO RITRAE è una PLACCHETTA che lo ritrae di profilo, il profilo
era il modo degli antichi di ritrarre i volti. È probabile che questa placchetta l’avesse concepita
durante il suo soggiorno Venezia. Quando viene scritto brano, prelude a tradizione
quattrocentesca delle medaglie. Sotto il mento compare l’occhio alato: rappresenta la divinità
che vede ogni cosa. Si trova sul lato della medaglia di Matteo de’ Pasti, egli forgia una medaglia
che ritrae L. E vediamo il motto da un lato e il ritratto dall’altro.
Alberti molto anticipatamente rispetto a Matteo de pasti ed altri, anche perché medaglia è il
veicolo per condividere le proprie architetture. Vediamo dall’altro lato il tempio malatestiano di
Rimini.
Queste opere fanno nascere il genere del ritratto: un genere di opera che ha lo scopo di
riprendere le fattezze di un personaggio vivente e farlo il più possibile somigliante. Si fonda
questo sul modello delle medaglie antiche.
Nella maggior parte dei casi ritraevano conduttori. Definisce volontà dell’artista di mutare il
proprio status sociale

RITRATTO DI GIULIANO E FRANCESCO GIAMBERTI (DA SANGALLO), PIERO DI COSIMO


1482-83
Ritratto seduto su uno sfondo paesaggistico.
Ritratti devono sembrare vivi, devono quasi sostituire la persona viva.
Riprende letteratura antica. Plinio riporta evento legato alla nascita dell’architettura: ossia donna
che sta per perdere il suo amato che sta per partire in guerra e lo ritrae tramite l’ombra che
proietta nella parete.
Doppio ritratto: padre e figlio della famiglia dei sangallo. Nome san gallo dato dal fatto che
vivevano vicino alla posta gallese? Di firenze.
Per capire che erano i due sangallo ci è voluto molto tempo. Solo nel 1879 Frizzone su un
passaggio della vita di Piero di Cosimo spiega ricordato … dice che erano presenti in casa due
tratti
In basso su un tavolo sono collocati gli strumenti della professione: compasso e penna per
figlio e spartito per il padre.
Una prima singolarità è il fatto che è un dittico che ritrae due uomini.
Quadro che introduce questa tipologia è quello del doppio ritratto di Piero della Francesca
che ritrae Battista Sforza e Federico da Montefeltro, forse è anche modello per Piero di
Cosimo. Vediamo sullo sfondo territori, quindi idea di dominio, intento di attenzione alla
riproduzione fisionomica. Se questi sono di profilo, i san gallo hanno invece la
tridimensionalità, dunque era il dibattito con la scultura. Qui Piero di Cosimo ha dei modelli che
non sono più della cultura classica, ma della fiamminga, che è uno degli inn+qui rispetto al
dittico di Piero della Francesca c’è una soglia che separa ma permette di inserire elementi che
definiscono i personaggi. Unisce. E crea distanza in termini prospettici.
Soglia costruisce profondità prospettica
Le linee di fuga non convergono in punto prospettico ma su un asse.
Le due soglie legano insieme i due quadri, le due soglie sono più tarde. Probabilmente i
quadri sono nati indipendentemente, poi sono stati uniti, quindi se non era presente la soglia
non c’erano nemmeno gli attributi della professione.
Paesaggio sul retro, debiti verso cultura fiamminga, lega figure a quadro retrostante. Vasari
inserisce ritratti all’incipit della vita degli artisti: tutte le vite degli artisti sono introdotte da
un dipinto.
Vasari scrive che erano lignaiuoli.
Quando Vasari parla di Piero di Cosimo lo descrive come architetto irrequieto, malinconico, che
probabilmente gli deriva da confronto con arte nordica, non solo fiamminga. Per rappresentare un
architetto o un legnaiolo, cosa introduce? Compasso, penna, ossia strumento del disegno. E per
il legnaiolo mette uno spartito musicale, che è elemento riprodotto sulla tarsia (accento sulla i, la
tarsia è un elemento nelle chiese)
Vediamo architettura sullo sfondo. Vediamo muro traforato: buche pontarie per fissare i
ponteggi, che sono qua interamente fomentati alla parete. Vediamo quindi volontà di
rappresentare edificio in costruzione, perché poi questi buchi venivano tamponati. Anche sul tetto
vediamo una serie di oculi. Nel quadro del padre colloca le architetture più fantastiche.

RAFFAELLO SANZIO. AUTORITRATTO CON UN AMICO (1518-1520)


Non ci parla del mestiere. È doppio, perché Raffaello è quello in secondo piano e condivide con
la figura in primo piano una serie di giochi, Raffaello guarda lo spettatore, mentre quello in primo
piano no. Questo doppio ritratto è straordinario perché è chiaro che siamo di fronte ad un nuovo
genere nel genere. È un ritratto dialogato. Egli esegue il proprio autoritratto come se fosse stato
colto in un momento preciso di una conversazione. Non sappiamo chi sia, forse è un collega.
Questo anno è il 500nario.
Già nel 500 ha una bottega fiorente, dove persone vivono presso la sua dimora e sono come dei
compagni di vita. Questo ritratto è emblema di come sodalizi tra artisti diventano questo rapporto.
La persona in primo piano indica, ma chi? Forse Raffaello che si specchia, forse committente. È
un ritratto pittorico che dialoga con la scultura. Qui non ci sono riferimenti al mestiere
dell’artista, non ce ne è bisogno, per la riconoscibilità dell’artista. Aspetto che ritorna nella
ritrattistica degli artisti, come in quelli di Lorenzo Bernini del 600.
Tra i “figli di raffaello” c’è GIULIO ROMANO

RITRATTO DI GIULIO ROMANO, TIZIANO VECELLIO 1536-38


GIULIO ROMANO ha preso tutto quello che poteva da Raffaello.
G.R. si fa raffigurare da Tiziano. Egli si reca nello studio di T. A Venezia per farsi ritrarre. Accanto
vediamo autoritratto di Tiziano che impugna un album, ha due pennelli nelle mani, e alle spalle
ha un modello all’antica: è come un modo per rapportarsi all’antichità, alla cultura veneta.
Confronto anche tra pittore che guarda al vivo alla natura, piuttosto che all’antico che sta
alle sue spalle.
Fino a Piero di Cosimo vediamo ritratti a mezzo busto, ora (ritratto di Giulio romano)
vediamo ritratti anche di 1 metro, più grande, formato che fa si che siano collocati in sala
importante, capiamo come il ritratto d’artista entri nel mito. Ritratto di Giulio romano rimane
nella sua casa fino alla morte.
Stesso formato del ritratto di Alfonso d’Avalos (personaggio importante).
Tema della luce, molto interessante, nel ritratto di Alfonso vediamo luce dall’eterno che si riflette
sull’armatura.
In quello di G.R. è più sottile, perché ci sono dei punti di luce su alcuni dettagli, sul foglio.
Il tema della natura è romantizzata attraverso l’uso della luce.
La luce è il tramite che guida il racconto di questo quadro, dal volto alle mani: un architetto
che si fa rappresentare con un progetto. Sicuramente Giulio romano ha paternità della
realizzazione di questo quadro, GR era anche pittore.
Tiene in mano progetto di un’architettura che in molto tempo fa si pensava fosse villa circolare,
ma probabilmente chiesa centralizzata, forse nello spazio centrale un altare o un campanile.
Forse cappella palatina a Mantova ? Non realizzata poi da GR.
Vasari ancora usa immagine per presentare l’architetto.
Analisi della pianta che è nel ritratto.
Idea di pianta come generatrice dell’architettura. Si legge spesso questo nella teoria
architettonica del 900. L’architettura del 900 parte dalla pianta. Anche nel rinascimento. Una
pianta rinascimentale ci permette anche di riconoscere un alzato.
C’è un passo nella vita di Giulio romano, Vasari passa da Mantova e visita Giulio romano e leggi
citazione. Sta dicendo che ha mostrato non solo i disegni che ha realizzato per Mantova e roma? ,
ma anche i progetti realizzati per tutta la Lombardia?
Forse gr voleva lasciare i posteri con un’idea architettonica alla quale era affezionato.
Architettura rappresentata è centralizzata, vediamo spazio centrale, con 4 cappelle
transennate.
Forse in questo disegno non aveva intenzione di realizzare cupola, ma una volta, forse a
padiglione. Quindi questa pianta è anche riflessione su tema della copertura.

RITRATTO DI MICHELANGELO, DANIELE DA VOLTERRA, 1544


Egli è ritratto da DANIELE DA VOLTERRA, lo ritrae introno agli anni 40 del 500, poi per volere di
Leonardo Buonarroti si chiede di realizzare un busto.
Vediamo qui il ritratto post mortem dell’artista. Siamo in un momento importante anche della
mitizzazione dell’artista. I funerali di Michelangelo vengono fatti a Firenze, anche se muore a
Roma. I suoi funerali sono quasi funerali che vengono concessi a un principe. Qui si incrociano
tutte le arti. Michelangelo è l’emblema della tradizione vasariana dell’unione delle arti. Sulla
sua tomba sono raffigurate le arti che piangono e al centro vi è il busto, in cui vediamo sorta di
ritratto di artista pensoso e solitario, quasi alter ego di Eraclito e di Raffaello.

Nel 600 nasce un genere nel genere, ritratti realizzati sulla base della biografia degli artisti. Sono
artisti di area toscana, sono tranche de vie della vita di michelangelo: presentazioni dei progetti :
completamento di san Pietro e presentazione del modello della facciata di san Lorenzo.
Accanto alla volontà celebrativa, quanto è rappresentato di architettura è molto impreciso.
Il grande modello di san Pietro e i progetti per san Lorenzo e della laurenziana (che è il disegno
che si avvicina di più), ma in generale nulla di quello realizzato corrisponde, che pure i pittori
potevano vedere, questo è significativo.

ANDREA PALLADIO
Architetto celeberrimo nella capacità di superare i confini italiani. Egli non è interessato a lasciare
la propria immagine in vita. Non compare nei quattro suoi libri.
Quadro attribuito a El Greco. Forse Palladio. Ma non convince pienamente, perché ci sono molti
ritratti postumi di palladio, ma ci sono stati tanti dubbi sulla fisionomia di Palladio.

RITRATTO DI JACOPO SANSOVINO, Jacopo Robusti detto il Tintoretto


Vince la competizione del concorso per la copia del laocoonte. Dunque è un grande scultore.
Dopo il sacco romano scappa da roma e va a venezia. A venezia le uniche due cariche a vita son
l’architetto della platea marciana e il doge. Jacopo Sansovino diventa doge?
Si fa ritrarre da grande pittore con compasso. E vediamo incisione con nome vero, ossia Jacopo
Tatti. Torna qui elemento del compasso come rappresentazione dell’architetto.

RITRATTO DI VINCENZO SCAMOZZI, realizzato dal Veronese.


Tema se colui che è raffigurato sia davvero lui o no.
Nel paragrafo suo, vediamo nel tono venti anni dopo un ritratto che è verosimile, sembrerebbe lui.
Vediamo che nel ritratto pretta un capitello, un modello leggero. Vediamo che con compasso
prende una misura.
Guardando capitello, e prendendo tavola del capitello corinzio dello scritto di scamozzi (Idea
dell’architettura universale). Vediamo che sta misurando il modulo uno.
Altro dettaglio singolare. Capitello è declinazione speciale del corinzio. Le volute centrale
chiamate ELICI, nel capitello del ritratto vengono fondute insieme. Nel trattato il punto di giuntura
fa vedere che sono due foglie distinte

RITRATTI E AUTORITRATTI DI BERNINI


Bernini scultore pittore e architetto
Qui emerge quasi ossessione dell’immagine dell’artista. Per carattere ha grande capacità di
dominare scena romana nel corso del 600, e la sua immagine è quella di un artista fiero. Qui non
c’è alcun riferimento al mestiere, solo lo sguardo dell’artista. È scultore che si confronta con
grandi pittori dell’epoca. Qui il confronto è Velasquez, che subito bernini percepisce come pittore
del momento. Vediamo che il pennello è veloce.

Uno dei rari ritratti del BORROMINI


Confrontato con ritratto..
Vediamo differenza nel vestire.
Borromini è avvolto in una sorta di saio, tipico delle persone legate alla lega di Borromeo.
Borromeo e Borromini significa Romeo, ossia pellegrino che si reca a roma.
Per vedere legame tra Carlo Borromeo e Borromini è ..

RITRATTO DI DOMENICO FONTANA, Federico Zuccari, 1585-1590


Dopo Michelangelo, transizione tra rinascimento e barocco.
Ritratto di Federico Zuccari.
in questi ritratto vediamo che è molto fiero. Porta il compasso sul proprio corpo, come se
prendesse una misura di se stesso.

romanzo: L’ACHITETTRICE
Plautilla Bricci.
Romanzo interessante perché fa porre attenzione su figura della donna come architetto, non
siamo ancora abituati a raccontare storia dell’arte al femminile.
All’epoca era ancora più raro. P. B. Era pittrice e architetto. E lei stessa si firma come
ARCHITETTRICE. Romanzo fa buona ricostruzione dell’epoca in cui è ambientato.

RITRATTO DI INIGO JONES


IJ. Trona dall’Italia con i quattro libri di palladio.
Viene ritratto di Anthony Van Dyck. Diventa uno dei pittori di corte.
Pagine dai libri di palladio con appunti di Jones. Palladio riporta palazzo THIENE, Jones dice
che è nei modi di Giulio Romano, quando palladio lo attribuiva a se stesso.
Vediamo ritratto di 100 anni dopo di Hogarth che riprende disegno di Van Dyck, ma in
controparte. Probabilmente una incisione come riferimento. Vediamo fortuna dell’immagine
dell’artista e della sua importanza, anche attraverso la sua immagine.
Ancora dialogo tra le arti.
Vediamo in questo quadro una tridimensionalità maggiore. Qui la soglia viene travalicata dal
panneggio, dalla carta, solo lei è qui a certificare la funzione dell’artista architetto, vediamo
confronto con la scultura barocca, es: busti i Gian Lorenzo Bernini, vediamo quello di Scipione
Borghese, vediamo la bocca socchiusa di lui che sta parlando forse con lo stesso scultore.
TRIPLO RITRATTO DI CHARLES 1, 1635
Van Dyck, risolve problema con triplice ritratto di Carlo 1 in 3 posizioni diverse, riservando la
querelle su quale fra le due arti fosse la maggiore, tra scultura o pittura.

LA MORTE DI BRUNELLESCHI, Frederic Leighton, 1835


Il mito del ritratto dell'artista arriva fino all’800
Brunelleschi che muore al cospetto di Leon battista Alberti

MORTE DI LEONARDO DA VINCI, Ingres 1818


Morte di Leonardo tra le braccia del committente per eccellenza Federico 1?
Loro due rappresentano le morti

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