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IL CINQUECENTO (Francesca Ancillai)

Secolo altamente drammatico, pieno di contrasti: dalla trasformazione di tutti i valori nascono le idee sulle quali si
fonda la struttura culturale dell’Europa moderna.

Prima parte ‘500

Leonardo da Vinci

Michelangelo

Raffaello

L’arte non è più contemplazione e rappresentazione dell’ordine creato ma inquieta ricerca


Il pensiero che il ‘500 sia il secolo classico per eccellenza risale a Giorgio Vasari, che lo enuncia nelle sue Vite degli
artisti, pubblicate nel 1550 e poi, largamente rivedute, nel 1568. Già a questa data il secolo appare al Vasari diviso in
due versanti: il “progresso” e “l’apogeo” dello spirito e della cultura classici, con

Michelangelo al vertice, e dopo di esso la “decadenza” rappresentata dagli artisti che, non potendo eguagliare il
“divino” maestro, ne ripetono di maniera le forme.

Manierista, nel concetto di Vasari, è colui che imita l’arte e non la natura
Se solo studio è rivolto ai modi dell’arte è chiaro che l’interesse non è più di spiegare la natura “mediante” l’arte,
bensì di chiarire che cosa sia e dove miri quel determinato modo del fare umano che è il fare artistico.

La critica moderna ha “riabilitato” il concetto manierista di Vasari


Il Manierismo: un’arte indipendente della realtà oggettiva e mirante ad esprimere una “idea” che l’artista ha in
mente, è un’arte rivolta alla conoscenza del “soggetto” e, quindi, molto vicina alle concezioni estetiche moderne.

Raffaello e Michelangelo rappresentano due diverse concezioni dell’arte


Da questo momento fino a tutto il Settecento il problema di fondo dell’arte italiana sarà la scelta tra l’ideale di
Raffaello e quello di Michelangelo. Nessuna delle due soluzioni può essere accettata come assoluta e definitiva e
ciascuna vale in rapporto all’altra.

Esiste nell’arte del ‘500 una verità “storica” ed una verità “razionale”.

Realtà storica
Bramante e Raffaello sono gli ultimi a concepire il classico, o antico, come realtà storica che si sviluppa o si rifà
attuale nel presente. Dopo di loro, e già con Michelangelo, l’”antico” diventa un modello astratto, che si può
accettare, respingere o interpretare. In ogni caso, una “idea”, un fatto mentale.

Per ciò che concerne l’aspetto storico dell’architettura: si fissano, soprattutto, “regole” sulle proporzioni del corpo
umano e degli ordini architettonici.
Ciò che interessa agli artisti
non è la certezza della regola, ma il contrasto tra la regola e l’arbitrio, tra la disciplina formale accettata e la
tentazione di uscirne: un contrasto che riflette, nell’arte, quello che agita a tutti i livelli la coscienza del tempo eche,
in definitiva, è il contrasto, ormai nettamente moderno, di autorità e libertà.

Osservazione sull’arte “religiosa” del periodo


Un’arte che voglia essere programmaticamente devota ha due possibili alternative: essere un arte “senza tempo”,
interessata ad una resa “oggettiva” possibile, che trasporti nella pratica artistica l’austerità, il rigore, la semplicità
della vita religiosa, oppure essere un’arte, non meno devota, che stimoli in chi guarda l’immagine, l’attitudine
all’immaginazione. Non sono due alternative che si escludono a vicenda: lo intuiranno, negli ultimi anni del
Cinquecento ed i primi del Seicento, i fondatori della nuova cultura figurativa del Barocco.

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