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Il manierismo

Con il termine manierismo (o pittura di maniera) non s’intende un vero e proprio stile, ma piuttosto il
periodo storico di passaggio tra Rinascimento e Barocco. Il termine viene coniato nel 1800 dallo storico
d’arte Luigi Lanzi (il Vasari lo aveva chiamato semplicemente “ bella maniera” all’interno delle “Vite”).
Dal 1600 per circa 3 secoli il termine viene usato per dare un’accezione negativa agli artisti dell’epoca: è
un’arte che altera il vero e che non è originale dato che si basa sull’imitazione dei grandi artisti.
Lo stile manierista si sparse in tutta Europa è in realtà (a differenza di come si pensava prima del 1918
con Dvorak) presenta delle innovazioni:
-il dinamismo
-la grazia, l’armonia, il soggettivismo
-il contesto delle tecniche era apportato diversamente
-le composizioni erano affollate
-tendenza al drammatico nelle espressioni.

Andrea Allegri (il Correggio) 1489-1534


Nasce a Correggio in provinca di Reggio Emilia e si forma nella Mantova di Mantegna (ne risente del suo
stile aspro e duro) e studierà molti altri artisti, specialmente Leonardo.
Presenta uno stile raffinato ed aggraziato con scioltezza nelle pose e nelle espressioni, ed è considerato
il più grande rappresentante dell’arte parmense.
Le caratteristiche principali del suo stile sono la dolcezza espressiva, l’uso sapiente della prospettiva,
l’illusionismo e l’affollamento delle figure.

La camera della Badessa (1518/19), convento di S. Paolo a Parma


Viene commissionata privatamente dalla badessa del convento, Giovanna da Piacenza.
Venne riscoperta dopo il 18^ secolo dato che si trovava in un convento di clausura.
Viene creato un finto pergolato diviso in 16 spicchi da dei fusti sottili (canne) che convergono al centro,
nello stemma del convento. All’interno di ogni spicchio si apre un ovale con degli amorini con sfondo sul
cielo (tra questi vediamo Eros bambino, perchè rappresenta l’amore puro e non l’ingannatore).
Al termine degli spicchi ci sono delle cunette dipinte (non architettoniche) con delle figure mitologiche.
Ci sono due letture allegoriche principali:
- Quella proposta da Roberto Longhi, è un’allegoria della caccia che spiega anche l’affresco della dea
Diana sul camino (non ci è giunto il testamento della badessa quindi non lo sapremo mai).
- Quella più accreditata proposta da Panofsky prevede che tutta l’iconografia rimandi alle virtù morali
della badessa, portatrice di amore e realtà

La cupola del Duomo di Parma/l’Assunzione della Vergine (1526-1530)


La commissione venne ricevuta nel 1522, ma l’artista cominciò più tardi a lavorarci perchè impegnato ad
affrescare altre cupole.
Il tema rappresentato, l’Assunzione della Vergine, è il momento in cui Maria non muore e Cristo scende
per portarla in paradiso: tutte le figure dei santi e dei beati si trova sul vortice a spirale delle nuvole ai
lati; mentre al centro si vede la luce dorata di Cristo che raggiunge la Madonna.
Nel turbinio ci sono dei personaggi riconoscibili, come S. Bartolomeo, S. Sebastiano e i gli apostoli.
Neii 4 pennacchi angolari del tamburo poligonale ci sono invece i 4 patroni della città dentro a delle
conchiglie:
-San Giuseppe
-San Tommaso
-San Bernardo
-San Ilario.
La Madonna è circondata da una folla gioiosa dove si vedono anche Adamo ed Eva; ma non ci sono nè
architetture nè precisi dettagli iconografici che permettono di riconoscere gli apostoli o i santi.
Non è nemmeno presente la tomba della Vergine e si pensa perchè dovesse coinvolgere lo spazio reale
nell’opera: sotto la cupola si trova infatti l’altare (lo spettatore è portato a immaginare che la tomba si
trovi lì) = continuità tra mondo reale e pittura.

Andrea Palladio (1508-1580)


Non essendo nobile, eredita solo il patronimico dal padre (datogli dal maestro di bottega, Trissino). In
gioventù inizia a operare come scalpellino e viene mandato in bottega dal padre, anche se poi scapperà.
Viaggiò a Roma dove studia l’architettura tramite i monumenti classici (come il Pantheon); scriverà poi i
“Quattro Libri dell’Architettura” dove inserisce progetti che avrebbe voluto realizzare.
È conosciuto principalmente per il fattoc he volesse riportare in auge le forme classiche e per le “Ville
Palladiane” presso Vicenza: si tratta di ville costruite con materiali a basso costo che appaiono sfarzose e
maestose, decorate in maniera ricca (statue e colonne) ma solo sulla facciata.
È considerato il più importante architetto dellla repubblica di Venezia.

Teatro Olimpico/Palladiano (1580-83), Palazzo del Territorio, Vicenza


La richiesta, insolita per il Rinascimento, era costruire un teatro a sè stante, che non si appoggiasse su
altri edifici.
Il Palladio ha 72 anni quando accetta la commissione:
- Finirà il progetto pochi mesi prima della sua morte, l’intera realizzazione è affidata al figlio Silla.
- Si basa sugli studi vitruviani sui teatri romani (ma ha delle caratteristiche manieriste, il chiaroscuro ad
esempio)
- Presenta degli espedienti ottici e illusionistici (le statue sporgenti davanti all’arretramento delle fronti e
il gioco di nicchie che aumentano l’illusione di profondità.
- La cavea gradinata (spalti) ha una forma elittica e non semicircolare a causa del ridotto spazio del
teatro. È cinta da un colonnato con statue sul fregio, statue che rappresentano gli uomini più importanti
dell’accademia, ovvero i committenti.
Di fronte alla cavea si trova il proscenio, che presenta 3 ordini architettonici di stile classico e 3 porte
(quella centrale era l’ingresso e quelle laterali erano le uscite degli attori):
- 1^ ordine: colonne corinzie
- 2^ ordine: delle edicole e delle nicchie con statue e bassorilievi intervallati da semicolonne; con
frontoni triangolari o a lunetta
-3^ ordine: attico con metope doriche decorate a bassorilievi aggettanti.
Questa soluzione permette di avere un’acustica eccellente anche in uno spazio piccolo.
Nel proscenio è presente un’illusione prospettica di una città: viene realizzata in salita e con progressivo
restringimento, in modo che lo spazio sembri più grande.
Il teatro venne censurato durante la controriforma, e quindi rimase inutilizzato fino al 1800 circa quando
viene messa in scena la tragedia “Edipo” di Sofocle.

Jacopo Robusti (Tintoretto), 1519-1594


È considerato uno dei più grandi artisti della scuola veneziana e l’ultimo pittore del Rinascimento
italiano. Il soprannome deriva dal padre, che era tintore di stoffe (era quindi di famiglia benestante).
Venne mandato dalla famiglia a studiare in bottega da Tiziano (perchè dimostrava già da giovane di
avere grande abilità nel disegno), ma verrà poi cacciato per via del suo carattere poco tollerante e poco
paziente.
Lavorerà sempre a Venezia ma viaggiò a Roma, a Mantova e nel nord Italia.
Non è mai stato ritrovato l’atto di battesimo (incendio agli archivi di San Paolo) quindi non si sa con
precisione quando sia nato, ma si ha il necrologio.
La sua arte prende esempio dal disegno di Michelangelo (quindi corpi molto vigorosi) e dall’atmosfera
tonale e colori di Tiziano.

Ritrovamento del corpo di San Marco (1561-62), Pinacoteca di Brera


Nel 1548 viene contattato per abbellire le pareti della scuola di San Marco, a Venezia; quindi dipinge
questa tela enorme (4 metri e passa).
La storia prevede che il cadavere di S. Marco si trovasse ad Alessandria d’Egitto e che poi fu trafugato da
dei tombaroli veneziani per riportarlo a Venezia: la scena rappresentata è il momento in cui il santo
appare ai tombaroli e indica loro il luogo dove si trova il corpo, in un sarcofago in alto a destra.
- La prospettiva e il taglio prospettico sono laterali, il punto di fuga coincide con la mano di Pietro.
- Il santo è rappresentato con aureola e vangelo sotto braccio, e sotto di lui sdraiato su un tappeto c’è il
suo cadavere: il suo gesto ha come scopo il fermare i profanatori liberare l’indemoniato.
- C’è il doge di Venezia con una toga patrizia, ovvero Tommaso Rangone (il committente).
- Sulla destra c’è un secondo gruppo di figure tra cui spicca l’indemoniato, che viene portato da San
Marco per essere esorcizzato.
L’atmosfera è scura e presenta 3 fonti di luce: la tomba aperta sullo sfondo, la luce frontale e il corpo del
santo: la luce soffusa crea un effetto che è come se uscisse polvere/fumo dai sarcofagi.
Si può vedere lo stile di Michelangelo nei corpi, nell’incarnato e nella posa serpentinata.

Miracolo di San Marco (1548), Gallerie dell’Accademia, Venezia


La scena rappresenta un episodio scritto da Jacopo da Varazze, secondo il quale il santo è intervenuto
dall’alto per salvare uno schiavo destinato al martirio (doveva essere accecato e gli dovevano
frantumare gli arti).
Col la discesa di Pietro, che appare molto scenografica (a testa in giù), gli oggetti del martirio si
rompono, diventando inutilizzabili. Anche in questo caso il santo è rappresentato con aureola e vangelo
sotto braccio.
È evidente nei personaggi presenti nell’opera l’emozione, la paura e lo stupore; difatti tutti posano gli
oggetti del martirio.
- Lo sfondo è un portico classico (qui si ha un effetto di “sfondamento della parete”, il Tromp O’leil).
- La luce proviene da 3 punti (quella frontale, dall’aureola e dallo sfondo); e va a creare un chiaroscuro
che ci permette di vedere solo quello che dobbiamo vedere.
- I colori tipici di Tiziano (rosso, arancio, verde) enfatizzano l’atmosfera e la pennellata veloce rende i
colori più definiti.

Paolo Caliari (Veronese), 1528-1588


È originario di Verona (ma va?) dove lavora e dove si forma con quadraturisti ed architetti; conoscerà la
pittura mantovana ed emiliana.
Studia l’architettura classica per poter dare un tono scenografico ai suoi sfondi.
- Lavora presso il Palazzo Ducale e per la chiesa di S. Sebastiano a Venezia.
Le caratteristiche del suo stile sono la ricchezza decorativa (è ricordato per essere “l’artista dell’eccesso
pittorico”), l’elemento della folla (tipica del manierismo), le architetture classiche e l’uso dei colori
complementari.

Le nozze di Cana (1563), Louvre, Parigi


La commissione è del Convento di San Giorgo Maggiore a Venezia, per il proprio refettorio.
La scena rappresentata è dal racconto biblico della trasformazione dell’acqua in vino, tratta dalle nozze
di Cana.
Sulla tela è rappresentato un banchetto tipico della Venezia del 500, alla quale partecipano 132
personaggi (tra cui in primo piano ci sono dei musicisti che sarebbero degli artisti di quel tempo,
esempio gli stessi Tiziano e Veronese).
A causa di quest’opera il Tribunale della Santa Inquisizione chiama il Veronese per via della scena p
rofana (alcune scene non potevano essere rappresentate in un’opera sacra):
- Servo che perde sangue dal naso
- Un uomo con un pappagallo in mano
- Personaggi estranei (come dei servi di colore, nani eccetera)
Cristo e Maria sono gli unici al tavolo con le aureole, e gli unici (oltre agli sposi, che si trovano
sull’estrema sinistra) a guardare lo spettatore; tutti gli altri guardano verso al miracolo dell’acqua
trasformata.
- C’è un grande studio nei colori delle vesti dei personaggi.
- Minuzia dei particolari decorativi
- Architettura classica, dietro al banchetto si trova una balaustra
- Sopra Gesù in maniera verticale si trova presumibilmente un servo che taglia la carne = simbolo del
sacrificio di Cristo.

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