Sei sulla pagina 1di 11

STAGLIENO

DALL’INGRESSO PRINCIPALE
DX primo porticato Tomba Appiani
Porticato esterno
- Tomba Badaracco fonde i simboli classici (la porta e la clessidra alata)
con il Realismo (la descrizione della donna che bussa alla porta).

addirittura le lacrime sul volto della donna che piange il lato opposto
- Tomba Podestà, costruita per i coniugi che sono raffigurati in piedi,
ciascuno davanti alla propria cappella. Lo scultore D. Carli in
quest’opera del 1892 è ancora legato alla tradizione classica per
l’impostazione architettonica, mentre la raffigurazione dei committenti è
iperrealistica, ma 
 si può notare come ci si trovi già alle porte del
Simbolismo, per il modo in cui rielabora il messaggio.

- Tomba Drago (a destra), che ritrae un uomo addolorato, con il cappello
in mano e appoggiato a un muro. Art of Noise
http://www.staglieno.eu/it/1508/tomba-drago-1884-augusto-rivalta-2
- Tomba Casella (a sinistra), dove si raggiunge uno dei massimi punti
dell’Iperrealismo: una donna tiene in braccio una bambina che bacia
l’immagine del padre defunto scolpita sulla tomba; ogni figura della
scena è descritta nei minimi particolari.
- Tomba Gnecco, scolpita da Antonio Rota nel 1882. Lo scultore
genovese usa in quest’opera il marmo bianco e il bronzo e, nella
ricerca della concretezza tipica del Realismo di fine ‘800, non si limita a
ritrarre fedelmente le figure rappresentate ma si spinge fino a creare un
vero impianto narrativo. L’anima della madre dei due ragazzi si alza in
volo e un angelo indica il cielo, luogo dove tutti si ricongiungeranno. In
alto quattro cherubini sono pronti ad accogliere l’anima: sono i quattro
figli che premorirono alla madre.

https://www.pinterest.com/pin/354869645609970017/
- tre tombe, tutte dedicate alla Famiglia Piaggio, ma realizzate in tempi
diversi da artisti diversi e ben rappresentano il mutare dell’arte in
coincidenza del mutare del rapporto della società borghese con la
morte.

- In quella scolpita da Benetti nel 1873 per Giovanni Battista Piaggio,
svetta un’imponente architettura neoquattrocentesca, ma i messaggi
sono affidati alla lunetta in alto, dove sono collocati i simboli
professionali che distinguevano l’armatore e quindi il suo ruolo sociale,
e alla realistica figura dolente colta nell’atto di uscire dalla cappella con
un libro di preghiere in mano ed evidentemente provata sia nel fisico
sia nello spirito.
- La seconda tomba, quella di Rocco Piaggio, comincia a segnare il
distacco dai concetti della pietas e del ricordo sia pubblico sia privato
del defunto:
 un angelo con la tromba indica che 
 il Giorno del
Giudizio è arrivato, mentre il sepolcro scoperto significa che la
Resurrezione dei morti si è realizzata.
- terza tomba, scolpita da Saccomanno nel 1877.
 La rappresentazione
di Chronos, il tempo, come un vecchio alato seduto su un sarcofago
con le braccia conserte e in un atteggiamento inquietante di attesa,
non lascia spazio ad alcuna speranza e non è presente nessun
simbolo che possa dare conforto. La morte è un passaggio, nell’attesa
del Giorno del Giudizio e della Resurrezione, che rimangono, però,
solo un’aspettativa umana.
- Particolarmente struggente per il significato intrinseco è la Tomba Da
Passano, scolpita da P. Costa nel 1870 e posizionata in una delle
ultime arcate prima di svoltare l’angolo a destra. Lo scultore raffigura
su un letto disfatto una giovane donna viva, nell’atto di afferrare una
mano, in modo dolce e quasi supplichevole, ad un’altra donna che, in
piedi davanti a lei, indica il cielo. L’opera è dedicata ad una donna
morta poco prima delle nozze, nel fiore della giovinezza, e per questo
Costa l’ha immortalata come se chiedesse ancora del tempo.
https://salonedellutto.files.wordpress.com/2014/04/staglieno-tomba-
dapassano.jpg
- Tomba Erba, altra opera di Saccomanno del 1883. Qui l’autore si è
evoluto ancora rispetto alla rappresentazione di Chronos nella Tomba
Piaggio e ne traspare tutto il pessimismo; la donna addormentata e
quasi sensuale, riporta la morte in una visione ancor più laica e
misteriosa, distante anche dal concetto dell’attesa del Giudizio
Universale: i semi di papavero rappresentano infatti il sonno eterno e
l’eterno oblio. Presimbolista.

- Sullo stesso lato, seguono due opere di G. Moreno, esempi di come lo


scultore fosse molto legato al Realismo Borghese degli anni ’80 e ’90
del XIX secolo, ma ricercasse anche la rappresentazione degli aspetti
più intimistici legati alla morte e alla sofferenza. Tomba Amerigo
(1890) rappresenta il compianto per il defunto nel suo ruolo sociale di
benefattore
 e ai piedi del piedistallo con il busto
 che lo raffigura
stanno, infatti, un cieco
 e un’orfanella ritratti con dovizia di particolari.
https://s-media-cache-
ak0.pinimg.com/736x/59/63/9e/59639e1063118101ea2fe4eaafe4ee4f.j
pg
- La Tomba Gallino (1894), è invece rivolta al compianto privato che
non è più rappresentato nel momento del trapasso, ma in un ricordo
posteriore che avviene già sul sepolcro. Moreno si sofferma sulla
descrizione iperrealistica dei familiari, non solo nell’aspetto esteriore,
ma cercando di cogliere anche l’animo di ciascuno di essi.


http://www.staglieno.comune.genova.it/sites/default/files/Gallino.jpg?14
12688951
- Tomba Taliacarne, una delle opere
 di Santo Varni più improntate al
Neoclassicismo (1868). Sono presenti i simboli classici della morte, la
clessidra 
 e la civetta, oltre alla colonna spezzata, simbolo della
caducità della vita e
 delle cose terrene, e all’allegoria della Fede che
abbraccia il monumento,
-

- https://dearmissfletcher.files.wordpress.com/2016/02/monumento-
taliacarne.jpg
- Tomba Monticelli, di impianto classico, scolpita da G.B. Cevasco nel
1863, e poi sulla sinistra alcuni esempi del Realismo portato al suo
apice.
- La Tomba Pellegrini, scolpita da D. Carli nel 1888, abbina il tema della

famiglia 
 e quello della carità per i poveri:


- La Tomba Da Costa, opera di S. Saccomanno del 1877, esemplifica il
dolore privato: un figlio dà l’ultimo saluto al padre e lo scultore descrive
minuziosamente anche la veste da camera e le pantofole del defunto;

- Tomba Botto (1871), e la Tomba Tagliaferri (1866), entrambe di G.


Benetti, invece, ben rappresentano l’importanza che la società
riconosceva all’uomo nella sua professione.
- Tomba Sibilla, eseguita da Carlo Rubatto nel 1852: si tratta di
un’imponente composizione di architettura classica e tratti romantici,
caratterizzata da una figura femminile piangente, ricordo del ruolo
sociale e del rapport amoroso con la moglie: libro e caduceo sulla base
per la professione, figura piangente per il sentimento
Nicchione X, Porticato inferiore a Ponente
- Tomba gambaro morto vestito da antico romano e parenti in abiti
contemporanei

- due tombe scolpite da Santo Varni: la Tomba Chighizola, del 1852,
 e


la Tomba Petrusati, del 1855. Di concezione classicheggiante la
seconda con il sarcofago decorato a bassorilievo con una scena di
dolore attorno alla defunta, mentre più improntata al Romanticismo la
prima, con un angelo colto nell’atto di scrivere.
- Orengo venditrice noccioline Tomba Campodonico
-

PORTICATO SUPERIORE SX ()
Tomba Balduino
Scultore G. Gaggini 1853

Il monumento testimonia l’importanza sociale del personaggio, senatore del


Regno, cavaliere Mauriziano, abile nella mercatura e nella navigazione. Il
ritratto del defunto, avvolto in una toga e appoggiato a un timone, è collocato
sulla cima di un alto piedistallo ornato di simboli classici: tritoni, pegasi,
bilance. L’autore, Giuseppe Gaggini, uno dei maestri della linea classicista,
insegnò all’Accademia Ligustica e successivamente all’Accademia Albertina
di Torino, dove fu chiamato dalla corte sabauda.

Tomba Pienovi l monumento fu commissionato da Virginia Aprile, vedova di


Raffaele Pienovi. Solo un'iscrizione ricorda il ruolo sociale del defunto,
commerciante dalla "prospera e lodata virtù". La vedova volle che il consorte
fosse ricordato in una dimensione privata e familiare: il gruppo scultoreo
collocato sopra il sarcofago, infatti, la ritrae china sul letto di morte del marito,
mentre solleva il lenzuolo per poterlo guardare un'ultima volta. Il linguaggio
realista di Villa, la sua ricerca del dettaglio - evidente, in questo caso,
nell'abbigliamento come nell'ambientazione da interno borghese - viene qui
esaltato dalla componente fortemente drammatica della scena, che pone lo
spettatore di fronte al tragico mistero della morte senza mediazione simbolica
e senza alcun messaggio consolatorio. Nel corso degli anni Settanta e
Ottanta, infatti, la rappresentazione del defunto sul letto di morte, sempre
meno filtrata dal repertorio classico delle forme del "giacente" o del "sonno",
assume progressivamente il carattere, sempre più concreto, della "presenza
della morte in sé".

Tomba Pignone Con quest'opera cruda e severa Benetti offre forse il primo
esempio di rappresentazione della "morte in sé", che ricorrerà nel Realismo
borghese degli anni Settanta e Ottanta: la giovane donna, abbandonata sul
proprio letto di morte (un canapé di foggia contemporanea), reca evidenti sul
viso, lasciato scoperto dal velo sollevato, i segni di una lunga malattia. La sua
posa è composta, ma il copriletto è quasi scivolato a terra, a sottolineare la
fine di una sofferenza prolungata. Dalla parete la veglia il busto del marito,
Giuseppe Pignone, ricco commerciante noto per essere stato fra i fondatori,
nel 1871, del Lloyd Italico, una grossa compagnia di navigazione, e per aver
ricoperto varie cariche pubbliche. Nella parte superiore del monumento - con
il fronte del sarcofago timpanato, sormontato da una croce ed affiancato da
due angeli, allegoria della Preghiera quello a sinistra, della Resurrezione
quello a destra - è invece ancora vivo il ricordo dell'apparato funebre di
stampo classico.

Tomba Spinola Il monumento in memoria di Maria Bracelli fu commissionato


a Varni dai figli della defunta, i marchesi Antonio Maria, Vincenzo e Francesco
Spinola, ultimi eredi dell’antica e nobile famiglia genovese che costò all’epoca
60.000 lire. Il monumento si rifà a modelli diffusi sin dalla fine del
Cinquecento: il sarcofago è sormontato da una figura – che simboleggia la
Fede – e affiancato da “geni” o “allegorie”, rappresentanti il Sonno Eterno
(con la coroncina di semi di papavero e il cerchio) e la Speranza (con l’ancora
e lo sguardo rivolto alla Fede). Sulla statua corre un triste aneddoto: durante il
trasferimento della stessa dallo studio dello scultore al carro che l’avrebbe
trasportata a Staglieno si chiese aiuto ad un passante ma la statua scivolò e
uccise il malcapitato, rimanendo intatta. La tomba Bracelli Spinola è ancora
lontana culturalmente, se non cronologicamente, dall’esplosione del
fenomeno artistico dominante in Staglieno, quel Realismo borghese che
eliminerà le allegorie per presentare la morte e il dolore nella sua concretezza
più quotidiana e terrena. (Testo tratto da Percorsi d’arte a Staglieno, a cura
del Comune di Genova, Servizi Civici, Assessorato Valorizzazione e
Promozione Storico Artistico Culturale del Cimitero di Staglieno)
Tomba Bracelli nel trasporto al cimitero si chiede aiuto a un passante, la
statua scivola e lo fa fuori

Tomba Rivara
Famiglia piange il defunto

Tomba Raggio
La Tomba Raggio rappresenta il compianto dei famigliari riuniti al capezzale
dell'anziano capofamiglia Carlo. A vegliare il padre è presente anche Edilio,
noto armatore e industriale. Edilio è ritratto in piedi, intento a confortare la
madre ma con lo sguardo rivolto al letto su cui giace il genitore, presso il
quale si trova anche il fratello Armando. Nella Tomba Raggio il processo di
"concretizzazione" del tema del compianto - già preannunciato nella Tomba
Gambaro di Cevasco - si è ormai pienamente compiuto: l'esito è quello di una
rappresentazione della morte "in sé", in un interno borghese dove non trovano
posto angeli del conforto o dell'accompagnamento, né altre figure simboliche.
Il Realismo borghese si rivela lo stile più idoneo ad esprimere questa nuova
concezione della morte: Rivalta ricorre ad un descrittivismo iperdefinitorio che
restituisce non solo i più minuti dettagli dell'arredamento, degli abiti e degli
ornamenti, ma anche, con lo stesso grado di verismo, lo stato emotivo dei
personaggi.

Tomba Oneto
a Tomba Oneto, scolpita da Giulio Monteverde nel 1882. Su uno sfondo
sobrio, mosso solo dalla presenza del sarcofago lineare e dal bassorilievo di
una croce, la scultura esprime tutta l’inquietudine che si cominciava a sentire
a ne secolo nei confronti della vita, della morte e dell’incertezza dell’al di
là. L’angelo, in una posa quasi sensuale, regge la tromba che annuncerà il
giudizio, senza consolare né dare speranza, ma con uno sguardo assorto
o lontano.

Gambaro (G.B. Cevasco, 1861) è saldo il modello del monumento funebre


aulico.

È presente la famiglia e il defunto, vestito con una tunica, viene abbracciato


da un angelo che gli indica che è il momento di andare verso il cielo e la vita
eterna.

La Tomba Rivara, invece, scolpita da G.B. Villa nel 1896, è ancora ben salda
nell’iperrealismo che caratterizzò la scultura funeraria della borghesia dalla ne
degli anni Sessanta. Il defunto,
che giace su un sarcofago, si è spento vegliato dai familiari che vengono
fedelmente ritratti, con una dovizia di particolari che s ora l’ossessione. Villa si
distacca dal vecchio modello estraendo la scena dall’ambientazione borghese
presente ad esempio nella Tomba Raggio, ma reintroduce il motivo classico
del sarcofago rinascimentale e quello religioso della Vergine Consolatrice.
Tornate ora sui vostri passi e lasciate il porticato, dirigendovi verso il
Pantheon.

CAMPO

Tomba Lavarello, scolpita da Brizzolara nel 1926, che rappresenta il defunto


circondato da alcune gure dolenti, quasi fuse in un tutt’uno, e due bambini.

PORTICATO SUPERIORE DX (LEVANTE)

Famiglia Montarsolo, che vi colpirà per l’insolita rappresentazione: Chronos


(il tempo) sta gettando un masso, quasi nell’atto di voler demolire una
cappella che pare scavata nella roccia, sormontata da un’allegoria delle Virtù.
Tomba CelleIl monumento, eseguito per il ricco commerciante Valente Celle,
è noto come Il Dramma Eterno e rappresenta, in una vera e propria "danza
macabra", il vano tentativo della Vita di sottrarsi all'ineluttabile abbraccio della
Morte. Sottolineando il contrasto fra la sensualità della bella e giovane donna
che personifica la Vita e la rigida impassibilità della Morte che la ghermisce,
Monteverde seppe dimostrarsi sensibile al clima d'inquietudine che
permeava la cultura europea fra gli anni Ottanta e Novanta. La componente
sensuale risulta ancora più accentuata nel bozzetto che Monteverde presentò
alla famiglia: nel modello in gesso, oggi conservato presso la Gipsoteca Giulio
Monteverde di Bistagno, la figura della giovane donna è, infatti,
completamente nuda. Al momento della fusione in bronzo, probabilmente su
richiesta degli stessi committenti, lo scultore provvide a celare la troppo
ostentata nudità avvolgendo in un drappeggio la parte inferiore del corpo della
fanciulla.

Tomba Ammirato di De Albertis

Tomba XXX di Ximenes

BOSCHETTO
MOnumento Berthe Grosso Bonin di Baroni

CAPPELLE
Cappella Raggio di Rovelli

Cappella Puccio di Gino Coppedé

PORTICATO INFERIORE LEVANTE


Prima tomba a destra grande teschio

Tomba Orsini di Bistolfi Il monumento, detto anche La Croce, venne


collocato a Staglieno nel dicembre del 1906: era stato commissionato a
Bistolfi dalla contessa Dattili Della Torre Orsini per il padre, il senatore e
giureconsulto Tito Orsini. Come la Tomba Bauer, monumento eseguito a
Staglieno da Bistolfi nel 1904, la Tomba Orsini è emblematica della nuova
concezione simbolista della morte: se nella prima prevale l'immagine della
"Bella Morte" in cui si intrecciano sensualismo e mistero, nella seconda una
complessa allegoria vede riunirsi intorno alla croce una rassegna di valori
laici, quali il Pensiero (o Il Filosofo), l'Amore filiale, la Giovinezza, l'Infanzia, il
Dolore, la Maternità, la Fede e il Lavoro. La ricerca di Bistolfi di un linguaggio
simbolico nuovo, con cui interpretare una visione della morte nella quale
trovavano espressione anche contenuti sociali, fu apprezzata dai
contemporanei: le tombe Orsini e Bauer divennero, infatti, un punto di
riferimento per gli scultori liguri di orientamento liberty-simbolista attivi a
Staglieno nel primo quarto del secolo.

Tomba Delmas Renzo Orengo Maria Francesca Delmas morì a soli 25 anni
in un incidente automobilistico il 13 marzo 1908. Lo scultore Orengo affrontò
con originalità il tema, caro alla cultura simbolista e ricorrente nella scultura
funeraria, della giovane vita spezzata, al quale egli unì quello del compianto,
trasponendolo in una dimensione assolutamente laica: seduta sul sarcofago
una figura maschile nuda, di chiara ascendenza rodiniana, sorregge il corpo
seminudo della giovane compagna, baciandola per l'ultima volta, in una
sensuale rappresentazione. La consapevolezza dell'ineluttabilità della morte
pervade l'opera di malinconia, attenuando in un tono quasi elegiaco la
notevole carica drammatica espressa dal vigoroso abbraccio con cui l'uomo
sembra voler trattenere l'amata.

Potrebbero piacerti anche