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Teatro del Rinascimento

Nel XVI secolo assistiamo al passaggio da un luogo provvisoriamente adibito a sede


di•spettacoli (chiesa, piazza, giardino, cortile, sala) all'edificio teatrale stabile.
Mancando ancora una sede apposita, le rappresentazioni teatrali di impianto
classico, erano generalmente tenute all'aperto, spesso nei cortili dei palazzi
nobiliari i cui proprietari erano proprio i principali fruitori (nonché spesso attori e
sceneggiatori) di questi spettacoli.

La scena era dunque temporanea, adattata nel


loggiato dei cortili, dove venivano usate
prevalentemente tendaggi che venivano
aperti e chiusi durante le entrate e le uscite
degli attori. Ad esempio, a Roma, Palazzo
Riario, dove gli attori recitavano nello spazio
della loggia colonnata che, nella cultura del
circolo umanistico di Pomponio Leto, voleva
essere una rievocazione della scena classica.
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Dopo la riscoperta della prospettiva nel primo decennio del Cinquecento, si
sviluppò l’uso di una scena prospettica centralizzata di città resa dalla
giustapposizione di piani figurati (quinte e fondale), il cui punto di fuga era
posto ad una altezza determinata che coincideva con la visione perfetta del
principe seduto al centro della sala. Gli spettatori potevano essere disposti in
due modalità: o con una gradinata di fronte al palco o con tribune laterali.
Questa sistemazione era naturalmente provvisoria e veniva smontata alla fine
della festa e, se pur in modo effimero, determinava la disposizione teatrale di un
interno.

Veduta scenografica con la


piazza di Ferrara (1550
circa), identificato come
bozzetto per I Suppositi,
Suppositi la
commedia ariostesca
ambientata a Ferrara, poi
utilizzato dal Ruzante.
Ruzante

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Bernardo Buontalenti (1536 - 1608), architetto della corte medicea,
costruì un importante teatro all’interno degli Uffizi per il Gran Duca
Ferdinando I, inaugurato il 16 febbraio 1586, in occasione del matrimonio
di Virginia dei Medici con Cesare d’Este. Era alto quanto i due piani
degli Uffizi e rimase intatto fino al 1889, quando fu usato come sede del
senato quando Firenze fu capitale d’Italia. Fu demolito per fare spazio al
museo ed al Gabinetto delle Stampe. L’ingresso principale al primo piano
degli Uffizi e la scalinata monumentale che portava al teatro sono stati
conservati.

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La Loggia Cornaro
Tra le espressioni della cultura rinascimentale del teatro è la Loggia Cornaro a
Padova (realizzata probabilmente in due tempi diversi dal 1524), edificata per
volere di Alvise Cornaro ed utilizzata per rappresentazioni teatrali (vi si svolsero
le prime rappresentazioni di alcune opere del commediografo Ruzante).
Ruzante

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Il primo teatro stabile coperto dell'epoca moderna è generalmente considerato il
Teatro Olimpico di Vicenza di Andrea Palladio (1508-1580), l'unico
a conservare intatte le scene originali. Il celebre architetto veneto riportò in questa
sua ultima opera gli esiti dei propri lunghi studi sulla struttura del teatro classico,
basati sull'interpretazione filologica del trattato De Architectura di Vitruvio e
sull'indagine diretta dei ruderi dei teatri romani ancora visibili all'epoca.

Palladio in
particolare si
concentrò nella
problematica
operazione di
ricostruire il
proscenio del teatro
romano (di cui non
erano rimaste
testimonianze
visibili).

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Ingegnosamente ricavato all'interno di
una vecchia polveriera di impianto
medioevale, il Teatro Olimpico
dopo la morte di Palladio fu completato
nel 1585 da Vincenzo Scamozzi (1548-
1616).

Nelle tre illustrazioni: Andrea Palladio,


progetto per il Teatro Olimpico di
Vicenza (1590)

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La prima pianta a sinistra mostra un teatro romano, la seconda invece è la pianta
del Teatro Olimpico di Vicenza,
Vicenza dove si ha un'interpretazione prospettica della
scena ed un allargamento in senso semiellittico della cavea. Palladio era un
grande cultore dell’architettura romana, già nel 1556 aveva illustrato una
traduzione in italiano del trattato di Vitruvio sull’architettura.

Alla tradizione della


scena monumentale
romana
(l'inquadramento del
proscenio ad arcate)
Palladio unisce
l'esperienza della
scena prospettica di
città, con
un'accentuazione di
piani lunghi sfuggenti
a tre fuochi per tre
distinte vie
inaquadrate dagli
archi.
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Il progetto di Teatro Olimpico si basava sugli studi del Palladio delle
rovine del Teatro Berga a Vicenza e sugli scritti di Vitruvio. Il Teatro
Olimpico conta 3000 posti sulle gradinate organizzate a semicerchio. Sul
palcoscenico è rimasta la scenografia in prospettiva accelerata che Scamozzi
ha creato per l’Edipo Re di Sofocle nel 1585. Le notevoli scene lignee, erano
inizialmente pensate per un'unica rappresentazione ma sono poi divenute fisse
e giunte miracolosamente intatte ai giorni nostri. Il teatro è tuttora
utilizzato per rappresentazioni classiche e concerti.

Scena del Teatro Olimpico di Vicenza

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Il Teatro Olimpico (qui sotto il disegno della scena fissa) è stato allestito
all’interno di una struttura esistente. E’ stato commissionato a Palladio
dall’Accademia Olimpico,
Olimpico un gruppo d’intellettuali che rappresentavano spettacoli
teatrali in cortili ed altri spazi dal 1556. Palladio stesso era membro
dell’accademia. Il Teatro Olimpico mostra un classicismo essenzialmente
archeologico nella sua aderenza ai modelli antichi. Riproduce un odeon romano.

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Dopo l’esperienza del Teatro Olimpico, Scamozzi è stato chiamato a
Sabbioneta, la città ideale innalzata per volontà di Vespasiano Gonzaga. A
Sabbioneta Scamozzi ha costruito il Teatro all’Antica nel 1590.1590 E’ il primo
teatro nell’Italia moderna appositamente costruito come edificio teatrale, non
all’interno di una struttura preesistente. Il progetto, del 1588, è conservato agli
Uffizi. Ricalca la pianta del Teatro Olimpico, su scala minore, con soli 250 posti.

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Ad oggi il
Teatro di
Sabbioneta
è
perfettamente
restaurato ed
utilizzato
ancora come
luogo di
spettacolo,
nonostante
interventi di
restauro
novecenteschi
poco rispettosi
della
architettura
originaria.
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Il Teatro
Farnese situato
al primo piano del
Palazzo della
Pilotta occupa un
grande "salone" che
era originariamente
destinato a "Sala
d'arme" (lunghezza
m 87.20; larghezza
m 32.15; altezza m
22.65), riadattata e
trasformata in teatro
tra la fine del 1617 e
l'autunno del 1618.

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Il Teatro Farnese fu costruito
in brevissimo tempo, usando materiali
leggeri come il legno e lo stucco
dipinti. Nacque per volontà di
Ranuccio I, duca di Parma e
Piacenza dal 1593 al 1622, il quale
intendeva festeggiare con sfarzo la
sosta di Cosimo II de' Medici a Parma,
programmata in occasione di un
viaggio del Granduca di Toscana a
Milano per visitare le tomba di San
Carlo Borromeo.
Si trattava di un evento di grande
importanza politica per Ranuccio, che
aveva così la possibilità di rinsaldare i
suoi legami con la famiglia medicea,
riallacciati nel 1615 con un accordo
matrimoniale tra le due famiglie
ducali.
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Il Teatro Farnese, ultimato nel 1619, fu inaugurato solo nel 1628,
con uno spettacolo allegorico-mitologico dal titolo "Mercurio e Marte"
(con testo di Claudio Achillini e musiche di Claudio Monteverdi),

Lo spettacolo fu
arricchito da un
torneo e culminò in
una spettacolare
naumachia, per la
quale fu necessario
allagare la platea
con una enorme
quantità d'acqua,
pompata tramite
una serie di
serbatoi posti al di
sotto del
palcoscenico.
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Una descrizione pratica di
come costruire un teatro è
contenuta per la prima volta, in
maniera chiara, nel trattato
“Architettura” di
Sebastiano Serlio,
pubblicato nel 1545.

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In essa sono compresi quattro
punti fondamentali:
• sala rettangolare con
scena posta ad una estremità
della sale e sedili digradanti
per gli spettatori su sostegni;
tale disposizione deriva dalla
cavea del teatro romano.
• divisione delle scene in
scena tragica, comica e
satirica, seguendo la
trattazione di Vitruvio con una
sostanziale proposta di scene-
tipo per più commedie.

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Nella pianta della scena, il Serlio,
Serlio imita la piattaforma
scenica romana, ma la piattaforma è inclinata, sulla quale
poi disporre prospetticamente case costruite e telone dipinto;
le case più vicine alla parete anteriore della scena presentano
due lati: uno parallelo al fronte della sena e uno obliquo verso
l'interno.

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Secondo il
trattato di
Serlio gli
attori non
recitano
nella scena,
ma davanti
ad essa o al
massimo
fanno uso
delle case
più vicine
per non
vanificare
l'illusione
prospettica.

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Alla metà del 1600 comparvero due libri di esclusivo argomento teatrale:
“Pratica di fabbricar scene e macchine ne' teatri” (1638), di Nicola
Sabbatini, e “Architectura recreationis” (1640) di Joseph
Furttenbach.

A sinistra: Sabbatini
illustra i periaktoi il cui
si protrasse per lungo
tempo con una
concezione del teatro in
disaccordo con quella
del Serlio.

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Prospettiva centrale di un fondale scenografico da: “Pratica
di fabbricar scene e macchine ne' teatri” (1638), di
Nicola Sabbatini.

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