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SOCIOLOGIA

CAPITOLO 1

I padri fondatori della sociologia sono: Karl Marx, Èmile Durkheim, Max Weber.

La sociologia è lo studio sistematico (perché si utilizzano metodi scientifici) del rapporto


fra individui e società.
Il sociologo si approccia nello studio della società applicando appunto questo metodo
scientifico e abbandonando le sue conoscenze di senso comune.
Il sociologo deve assumere una prospettiva sociologica. Assumere una prospettiva
sociologica significa riconoscere e comprendere i collegamenti fra gli individui e i contesti
sociali nei quali essi vivono.

Ci sono 5 tipologie di prospettiva:


1. Prospettiva demografica = studia le popolazioni e i dati come nascite, morti,
matrimoni (cambiamenti delle popolazioni).
2. Prospettiva psicosociale = cerca di spiegare i comportamenti in base al
significato che hanno per le persone (motivazioni, credenze, atteggiamenti, senso
di identità).
3. Prospettiva delle strutture collettive = studia i gruppi, organizzazioni e comunità,
forme di vita associata (conflitti etnici, conflitti politici, movimenti sociali come la
nascita di un movimento politico).
4. Prospettiva delle relazioni = emerge quando i rapporti tra le persone sono
considerati sulla base dei rispettivi ruoli  un ruolo sociale è costituito
dall’insieme delle aspettative sociali sul comportamento di una persona che occupa
una certa posizione all’interno di un gruppo (ruolo che svolge nella società).
5. Prospettiva culturale = studia i comportamenti delle persone in base ad aspetti
culturali come: valori  indicano gli obiettivi che le persone considerano
socialmente desiderabili (carriera, successo economico, maternità) norme * 
sono il contrario dei valori, come norme formali (tutte quelle regole scritte all’interno
di un codice giuridico) e norme informali o sociali (tutte quelle che si basano sui
valori).

Nel 1959, il sociologo americano C.Wright Mills fornì la più nota descrizione della
prospettiva sociologica.
Secondo Mills, “l’immaginazione sociologica ci consente di afferrare biografia e storia e
il loro mutuo rapporto nell’ambito della società”. La nostra condizione di individui
(biografia) dipende in parte da forze più ampie all’interno della società (la storia).
Come rileva Mills, con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita
personale. Mills e altri sociologi non ritengono che le persone siano semplicemente
soggetti passivi.
La prospettiva sociologica rivela che esiste un’interazione fra le condizioni sociali che
plasmano la nostra vita e le azioni che compiamo in quanto individui. Non abbiamo la
possibilità di scegliere le condizioni in cui viviamo, le opportunità che abbiamo o le
difficoltà che dobbiamo affrontare, ma possiamo decidere come rispondere a queste
circostanza, sia come persone sia come collettività.

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IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA  capacità di guardare i fatti sociali da un punto di
vista diverso dal senso comune. La nostra identità o l’ambiente sociale in cui viviamo
influenza o condiziona il nostro comportamento.
Teorema di Thomas = se le persone definiscono certe situazioni come reali, queste
situazioni saranno reali nelle loro conseguenze effettive.

IMMAGINAZIONE SOCIOLOGICA  capacità di guardare i fatti sociali da un punto di


vista diverso dal senso comune. La nostra identità o l’ambiente sociale in cui viviamo
influenza o condiziona il nostro comportamento.
Teorema di Thomas = se le persone definiscono certe situazioni come reali, queste
situazioni saranno reali nelle loro conseguenze effettive.

LA SOCIOLOGIA COME DISCIPLINA


La sociologia fa parte delle scienze sociali, un gruppo di discipline basate sulla ricerca
empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana. È
questo aspetto a distinguere le scienze sociali dalle scienze naturali che, al contrario, si
concentrano sugli aspetti fisici della natura.
Le scienze sociali applicano lo studio anche in una prospettiva macro, quindi i sistemi
sociali come la scienza politica, l’economia, la psicologica e l’antropologia culturale,
discipline che si occupano di aspetti diversi della vita sociale. I sociologi hanno molti
interessi e, nel suo complesso, questa disciplina presenta diverse aree di
specializzazione: fra queste la sociologia della salute, della famiglia, della religione, delle
migrazioni, del lavoro, del genere, dei media e dei movimenti sociali.
La sociologia è una disciplina figlia del mutamento sociale, emerge come disciplina
quando la società viene messa in discussione rispetto ai propri fondamenti. Tra i padri
della disciplina troviamo Herbert Spencer e Auguste Comte.

Caratteristiche che contraddistinguono la sociologia da altre discipline:


 Area teorica = la sociologia cerca di formulare delle teorie  strumento di
conoscenza parziale e autonomo rispetto ad altre teorie, una teoria è valida quando
ci da dei modelli che sono utili a capire dei fenomeni sociali. Il sociologo elabora
prospettive teoriche per comprendere la realtà (es. perché le persone credono a
delle teorie complottiste?).
 Area empirica = raccoglie dati sulla realtà sociale attraverso ricerche o analisi
statistiche.
 Area operativa = traduzione in prassi dei risultati del processo investigativo.

IL CONTESTO STORICO E SOCIALE DELLA SOCIOLOGIA


Si comincia a parlare di sociologia in Europa intorno alla metà del XIX secolo, in quanto è
un periodo storico caratterizzato dalla rivoluzione industriale, francese e rivoluzione
scientifica. La rivoluzione industriale, ad esempio, ha modificato radicalmente la vita
quotidiana delle persone, ha portato con sé processi sociali come l’urbanizzazione (flussi
di persone da campagne ai nuovi centri urbani), o come il cambiamento della struttura
familiare (da estesa a nucleare), ha cambiato la vita quotidiana dei bambini (da liberi a
lavoratori in fabbrica). Inoltre, abbiamo numerose rivoluzioni politiche (es: francese),
cambia completamente l’assetto della società; rivoluzione scientifica porta con sé un
nuovo modo di approcciarsi allo studio della realtà (metodo sperimentale, fondato
sull’osservazione empirica).

LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTA’

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Gli uomini attraverso le loro azioni mantengono vive le istituzioni della società o le
modificano. Da un lato le strutture sociali influenzano le azioni degli individui, dall’altro le
persone agiscono modificandole.
La struttura sociale definisce i limiti entro il quale l’uomo può agire. L’uomo per agire
deve tener conto delle risorse all’interno della struttura sociale.

- Ciò che definiamo realtà è colta dalle persone attraverso la mediazione di


strumenti simbolici e cognitivi di natura sociale (es. linguaggio  struttura
sociale che utilizziamo per dare senso al mondo).
- La realtà sociale è il prodotto dell’azione e dell’interpretazione delle persone. Con le
loro azioni creano, mantengono e trasformano la realtà sociale.
- I prodotti delle azioni delle persone non vengono considerati come prodotti che ha
creato l’uomo, ma come dati (es. istinto materno). Una volta che un simbolo, un
concetto, definisce la realtà; appare agli occhi degli uomini come qualcosa di
naturale, vero e scontato.

CAPITOLO 2

IL PLURALISMO TEORICO DELLA SOCIOLOGIA

TEORIE SOCIALI  sono dei principi e affermazioni che spiegano il rapporto tra i
fenomeni sociali. Le teorie che funzionano meglio sono le teorie multifattoriali.

Le teorie sociologiche si distinguono con questi elementi:


 Consenso e conflitto = una parte delle teorie ritiene che le società possano
essere stabili poiché vi è un forte consenso delle persone intorno ad un sistema di
valori. Altre teorie, invece, credono che le società siano basate principalmente sul
conflitto, che provoca cambiamenti sociali.
 Realtà oggettiva o soggettiva = da una parte gli uomini danno un significato alla
realtà a partire dalla realtà oggettiva, ovvero ciò che danno per scontato; dall’altra
parte alcune teorie dicono che il mondo assume significato poiché sono gli uomini a
produrre quegli stessi significati.
 Teorie microsociologiche e macrosociologiche = le prime studiano le interazioni
quotidiane tra gli individui, secondo questo approccio i rapporti sociali sono
compresi solo attraverso il significato che le persone danno alle proprie interazioni.
Le seconde studiano le strutture che sorreggono le società (famiglia, scuola, partiti
politici…).
 Azione umana e struttura sociale = Weber ha detto: “le società moderne sono
talmente razionalizzate che l’uomo è come se fosse costretto dentro una gabbia
d’acciaio”. Questo processo condiziona molto la vita degli uomini.

TEORIE MESOSOCIOLOGICHE  studiano le interazioni tra singoli individui e società


(studiano una singola organizzazione).

TEORIA STRUTTURAL-FUNZIONALISTE  teoria incentrata sul consenso e


sull’interazione cooperativa nella vita sociale. Il funzionalismo ha influenzato molto le
teorie sociologiche.
Per il funzionalismo la società è un grande organismo in cui in parte funziona in relazione
alle altre. Nella società possono esistere delle disfunzioni  fenomeno che impedisce o
disturba il funzionamento di un sistema nel suo insieme.

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Secondo Merton il ruolo delle disfunzioni nella società è sul fatto che non sempre esse
vengono reintegrate nel sistema, alcune restano e possono impedire e bloccare il
funzionamento del sistema. Le parti della società possono svolgere funzioni manifeste
(es. la scuola che insegna, educa e fornisce competenze) ma anche latenti (es. la scuola
che causa stress psicologico, un insegnante che trasmette valori a una religione, a un
orientamento politico, alla competizione…).
TEORIE DEL CONFLITTO (Karl Marx)  sono teorie che studiano la società a partire dai
conflitti tra coloro che tengono il potere e tra coloro che ne sono esclusi (disuguaglianze).
Si basano sui seguenti principi:
 La struttura sociale si basa sul dominio di alcuni gruppi su altri (es. datore di lavoro
con i dipendenti)
 Ciascun gruppo sociale ha degli interessi comuni che si oppongono a quelli degli
altri gruppi
 Quando gli individui acquisiscono coscienza dei propri interessi comuni, possono
diventare una classe sociale (es. possono organizzarsi in un movimento, partito
politico, sindacato etc…)
 Intensità del conflitto tra classi dipende da vari fattori =
1. Quanto il potere è incentrato in mani di pochi
2. Quanta possibilità hanno gli esclusi di ottenere il potere
3. Quanta libertà c’è di creare gruppi politici

TEORIA DELL’INTERAZIONISMO SIMBOLICO  (principali esponenti Mead, Blumer)


Secondo questa teoria il rapporto umano non è mai una reazione ad uno stimolo, ma le
persone attribuiscono un significato agli stimoli che ricevono e rispondono a tali significati
piuttosto che agli stimoli stessi. Per questo approccio diventa fondamentale conoscere la
conoscenza condivisa  cioè l’insieme di significati che vengono espressi tramite
simboli.

TEORIE FEMMINISTE E DEL GENERE  concentrano l’attenzione sulle diseguaglianze


che sono create sulla base delle differenze sessuali e di genere. Studiano come la
struttura sociale sia influenzata dalla divisione sessuale dei ruoli sociali.

SOCIETA’ POST-MODERNE  teorie che pongono l’attenzione sulle caratteristiche delle


società contemporanee: ascesa della società dell’informazione (la conoscenza diventa
una vera e propria forma di capitale).

La sociologia è una disciplina multi-paradigmatica, coesistono diverse prospettive


teoriche. I tre concetti chiave per tutte le teorie sociologiche sono:
1. CULTURA
2. STRUTTURA SOCIALE
3. POTERE

CAPITOLO 4

LA CULTURA

La cultura è uno dei concetti chiave della sociologia ed è parte essenziale anche della
definizione appunto di essa.
 È un insieme di valori, credenze, conoscenze, norme, linguaggi,
comportamenti condivisi da persone che hanno in comune uno specifico
modo di vita e trasmessi da una generazione all’altra.
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 La cultura esercita una forma di controllo sociale sulle persone.
 La cultura è un insieme di meccanismi di controllo per governare un
comportamento. -In senso più ampio la cultura è un modo di vivere-
Un aspetto ben evidenziato è che l’acquisizione di una cultura è una questione di
apprendimento (processo di socializzazione): gli esseri umani si distinguono da tutte le
altre specie di esseri viventi perché il loro comportamento è solo in minima parte istintivo.
Il comportamento umano è esente dal controllo genetico, l’uomo può avere dei riflessi, ha
dei bisogni biologici; tuttavia, questi non seguono una programmazione genetica, ma per
soddisfare questi bisogni gli uomini mettono in atto una complessa serie di comportamenti.

Negli esseri umani la cultura svolge la stessa funzione che il comportamento


programmato geneticamente svolge per gli animali.

Tra cultura e società (facciamo riferimento ad una popolazione che vive in un territorio e
condivide una certa cultura) c’è un rapporto bidirezionale (influenza reciproca).
 Determinismo culturale  sono emerse teorie deterministiche, cioè teorie che
dicevano che la cultura influenza la società (es. correnti come idealismo).
 Determinismo sociale  la società prevale sulla cultura (es. Marx sostiene questo
determinismo sociale: la cultura è il prodotto della struttura economica).

Secondo Freud la cultura ha rappresentato un meccanismo, uno strumento di


repressione. La cultura spesso reprime le pulsioni delle persone e definisce le condizioni
alle quali gli uomini possono avere delle gratificazioni (i tempi, i modi, i luoghi che sono
ritenuti accettabili nella soddisfazione dei bisogni umani.)

Selezione culturale
Una caratteristica della cultura è il fatto che essa seleziona solo certi aspetti del
comportamento e dell’esperienza.

ELEMENTI BASE DELLA CULTURA


 CONCETTI  strumenti con cui le persone organizzano la propria esperienza
sociale, ci aiutano a definire il mondo che ci circonda. Ogni cultura adotta concetti
diversi (possono derivare da teorie scientifiche, dal linguaggio).
 RELAZIONI  le culture non si limitano a catalogare il mondo attraverso i concetti,
ma contengono anche credenze riguardo al modo in cui le diverse categorie,
concetti sono in relazione tra loro, nello spazio, nel tempo, nel significato.
 VALORI  sono opinioni condivise sugli obiettivi verso i quali le persone
dovrebbero tendere, definiscono ciò che in una data cultura è considerato
desiderabile.
 NORME  com’è necessario comportarsi per rispettare i valori della propria
cultura, le persone si comportano seguendo punizioni e ricompense promuovendo
l’aderenza alle norme —> sanzioni positive e negative **

La cultura è composta sia da elementi immateriali sia da elementi materiali.


 Cultura materiale  oggetti fisici
 Cultura immateriale  idee, valori, credenze, opinioni

LE CARATTERISTICHE DEI VALORI:


 Possono essere universali e/o particolari  alcuni antropologi sono convinti che
esistano dei valori di fondo che anche se hanno delle differenze possono essere
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considerati universali perché sono valori che rispondono a dei bisogni primari
(istinto di sopravvivenza). Altri hanno criticato questo approccio poiché il modo in
cui ci approcciamo ad un valore dipende molto dalla nostra cultura. Secondo alcuni
critici non c’è sempre corrispondenza tra valori fondamentali e valori di una cultura.
 Possono coesistere tanti valori diversi in una stessa società  pluralismo di
valori: in una stessa società non tutti sono d’accordo su tutto.
 Possono essere organizzati tra di loro  sistemi di valori
 I valori cambiano nel tempo, nelle società contemporanee si assiste ad una
frammentazione del sistema di valori e al contempo si verifica una
presentificazione dei valori  questi valori vengono spesso modificati.

LE CREDENZE  convinzioni o opinioni che le persone credono che siano vere (teorema
di Thomas  importanza delle credenze).

LA CONOSCENZA  insieme delle informazioni che ci permettono di orientarci nel


mondo, la prova di questo deriva dalle situazioni di shock culturale: ogni volta che ci si
trova in una situazione che non si conosce.

LE CARATTERISTICHE DELLE NORME *


 Norme formali  norme scritte con una pena per chi non le rispetta (spesso
giuridiche)
 Norme informali  abitudini del gruppo comuni a una determinata cultura
 Norme sociali  regole che derivano dalle aspettative di una cultura verso i
comportamenti appropriati
 Ritardo culturale  si verifica quando i cambiamenti materiali avvengono a una tale
velocità che la cultura immateriale non è in grado di stare al passo (es. sviluppi
tecnologici)
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Le sanzioni sono il prezzo che l’uomo deve pagare per le proprie trasgressioni. Le
sanzioni negative scoraggiano l’osservanza delle norme, quelle positive incoraggiano
l’osservanza delle norme

- Sanzioni interne: sanzioni che scattano il livello individuale (es. senso di colpa,
vergogna, pudore) nel momento in cui si deve scegliere se trasgredire o rispettare
una norma, funzionano se le norme sono state interiorizzate (nella maggior parte
dei casi bloccano la trasgressione delle norme).
- Sanzioni esterne: sanzioni generate dalla struttura sociale, derivano dalle norme
formali, scatta quando si viola una norma del Codice penale, civile, stradale.
Derivano anche da norme informali quindi in base ai propri comportamenti. Queste
sanzioni scattano raramente.

LINGUAGGIO  sistema di comunicazione che usa suoni e simboli in modo arbitrario ma


strutturato, è lo strumento principale di trasmissione della cultura.
- Comporta anche delle regole di comportamento (es. alzare la voce in una
discussione è sbagliato, usare certi tipi di espressione…)
- Serve ad organizzare l’esperienza: l’antropologia ci ha mostrato come alcuni
concetti che riteniamo naturali ci sembrano tali perché sono incorporati nel
linguaggio che usiamo per esprimerli.
- Crea coesione sociale e identità di gruppo sociale (es. la lingua, tiene viva una
certa appartenenza locale).

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Il linguaggio che usiamo per dare significato al mondo è una costruzione sociale (es.
maschiaccio). Ipotesi di Sapir-Whorf  diversi linguaggi influenzano il modo di pensare di
chi li usa.
COMPORTAMENTI  ci troviamo davanti ad una dissonanza di ciò che le persone
credono e fanno, si crea quindi una distinzione tra cultura normativa e cultura effettiva.

IDEOLOGIA  è un insieme di assunti e di valori condivisi da gran parte della società (es.
uguaglianza). Che funzione hanno le ideologie nella società?
1. Le ideologie servono a ridurre le tensioni sociali, ridurre il divario che si creerebbe
se le persone fossero consapevoli delle diseguaglianze che esistono nelle società
(consumismo  ci da una gratificazione, ci fa percepire meno la tensione tra valori
e realtà)
2. Espressione di interessi  un’ideologia viene elaborata per difendere un certo
gruppo sociale, determinati interessi (ideologie politiche, di tipo socioeconomico)
3. L’ideologia per le persone è una fonte di significato  permette di attribuire
significato a determinati comportamenti o valori (es. affirmative actions 
programmi o leggi che prevedono che aziende o istituzioni si attivino per garantire
spazio alle minoranze discriminate (genere, razza)). Esprimono un’ideologia che
punta ad affermare la giustizia sociale.

PLURALISMO CULTURALE
Una società non è formata da una sola cultura, ma include anche:
- Una cultura dominante  riflette i significati e le idee di coloro che sono in una
posizione di potere (consumismo, capitalismo)
- Subculture  insieme di norme, valori e stili di vita che distinguono un gruppo da
una società più ampia, il far parte di una subcultura non implica un rifiuto dei valori
e delle norme della cultura dominante (es. minoranze etniche)
- Controculture  si manifesta quando un gruppo sociale cerca di sviluppare valori,
norme e stili di vita che si oppongono alla cultura dominante

CULTURA ALTA E CULTURA POPOLARE


Le società includono anche una varietà di espressioni culturali. I sociologi hanno
riconosciuto il rapporto fra cultura e disuguaglianza economica.
 Cultura alta  insieme di forme culturali associate alle élite, diffusamente
riconosciute come valide e legittime. Un esempio di cultura alta è una galleria
d’arte, l’opera, la musica classica e la letteratura.
La cultura alta è stata dominata da persone ricche e molto istruite. I sostenitori della
cultura alta definiscono questa forma di cultura la migliore e la più durevole
rappresentazione di cultura di una nazione.
 Cultura popolare  insieme di forme culturali diffuse e comunemente accettate in
una società. Essa è accessibile per quasi tutta la popolazione, come i programmi tv,
concerti rock, film di Hollywood, eventi sportivi… e non è necessario avere
conoscenze specialistiche né tantomeno essere particolarmente ricchi.

CAPITOLO 5
STRUTTURA SOCIALE

È un insieme di comportamenti che ci aspettiamo che le singole persone o i gruppi


collettivi svolgano (dal punto di vista dell’individuo, vive in una certa casa, in un edificio e a
sua volta in un centro abitato e così via).
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Le strutture sociali di piccola scala con cui ogni persona ha a che fare sono i ruoli 
insieme di comportamenti orientati secondo le aspettative di una certa posizione.
Principalmente i ruoli sociali vengono appresi durante il processo di socializzazione,
dall’interazione con gli altri apprendiamo le aspettative connesse ai diversi status (es.
status di essere donna o uomo).

Le aspettative connesse ad un ruolo possiamo distinguerle in:


- Aspettative formali  previste dalle leggi
- Aspettative informali  aspettative che condizionano i nostri comportamenti,
derivano dalle norme informali (norme non scritte ma condivise dalla società)
Le persone non reagiscono in modo automatico alle aspettative, ma negoziano
continuamente con le aspettative connesse ai propri status.

Ogni persona occupa molte posizioni nella società che vengono chiamati status, e
comporta diritti e doveri. Ad uno stesso status possono corrispondere diversi ruoli 
rapporto tra singolo e struttura sociale.

Ci sono due tipologie di status:


1. Ascritti  status che derivano dalla nascita (genere, nazionalità, classe sociale,
origine etnica)
2. Conseguiti  status che derivano da una prestazione, ottenuti come effetto delle
azioni dell’uomo

Conflitto di ruolo  situazione in cui un individuo è esposto ad aspettative contradditorie


rispetto a due o più ruoli (es. persona che ha come ruolo quello di figlio, con i genitori, e
quello di amico, con il suo gruppo. Tra i due c’è appunto un conflitto).
Tensione di ruolo  si verifica quando le aspettative di ruolo fanno riferimento ad un
medesimo ruolo (aspettative contrastanti, es. ruolo di un genitore, amorevole con i figli ma
anche autorevole quando deve imporre delle regole).

Secondo Merton è la società stessa che suggerisce dei modi per attenuare il conflitto, una
strategia è la priorità di ruolo  il fatto di attribuire una certa importanza ad un ruolo
rispetto ad un altro.
Un’altra strategia è la separazione dei ruoli  le persone cercano di tenere separate le
aspettative contrastanti e individuare nuove soluzioni per ridurre il conflitto.

I ruoli cambiano a seconda del contesto culturale in cui si vive, all’interno di un gruppo
sociale si possono trovare diversi tipi di ruolo:
- Ruoli specifici  sono un insieme di comportamenti ben definiti e circoscritti (es.
medico e paziente, due ruoli che agiscono ad aspetti che riguardano la salute).
- Ruoli diffusi  presentano aspettative e comportamenti più indefiniti, mettono in
atto comportamenti che toccano più in alto molti aspetti della vita (es. padre, amico,
compagna...).
Il sociologo Garfinkel ha proposto il Breaching experiments  situazioni sociali che
infrangono le regole sociali, violando i modelli di comportamento consolidati.
Ha introdotto l’ETNOMETODOLOGIA  approccio che analizza i metodi usati dalle
persone comuni per dare senso alle attività della loro vita quotidiana. L’interazione sociale
è organizzata da regole implicite e da conoscenze condivise. L’approccio
dell’etnometodologia ci propone di studiare la struttura sociale a livello
microsociologico (la struttura sociale si incarna nei ruoli), macrosociologico, ma anche
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a livello mesosociologico  studiare le strutture sociali che si creano nelle
organizzazioni intermedie tra individuo e società.
Nelle organizzazioni troviamo delle strutture sociali che sono incarnate nelle regole formali
e informali.
Struttura sociale a livello macrosociologico  legame che unisce gli individui
all’interno di una società, rispettando norme e valori. Può produrre l’integrazione sociale:
prodotto della struttura sociale.
Secondo Smelser, l’ISTITUZIONE SOCIALE è un insieme di modelli di comportamento
che assumono un carattere normativo in una certa società.

qualcosa che vincola l’azione sociale

Le strutture sociali e le istituzioni sociali non sono sempre funzionanti per la società.
Aspetto sociale  elementi astratti presenti nella società
Organizzazione sociale  istituzione, università, chiesa

AZIONE SOCIALE
Se da un lato il funzionalismo enfatizza il ruolo delle strutture sociali, che sono in grado di
influenzare il comportamento umano, dall’altro troviamo le teorie dell’azione sociale che
al contrario, pongono l’attenzione sulle azioni e le interazioni che producono le strutture.

Max Weber è il primo sociologo convinto che la sociologia debba concentrarsi sulle azioni
sociali che sulle strutture. Introduce una vera e propria teoria sull’azione sociale  può
essere ricondotta a quattro tipi ideali:
1. Azione tradizionale: tutte quelle azioni che compiano sulla base della tradizione, usi
e costumi di una certa cultura di appartenenza.
2. Azione affettiva: basata su emozioni e sentimenti.
Questi due tipi di azione sempre secondo Weber non sono basati sulla razionalità.
3. Azione razionale rispetto ad un valore: pone come finalità un determinato valore 
sono azioni motivate da ideali (es. rispetto verso una persona).
4. Azione razionale rispetto ad uno scopo: (azione dominante nelle società moderne)
le persone agiscono razionalmente perché vogliono raggiungere un obiettivo.
Questi due tipi invece sono basati sulla razionalità.

George Ritzer per spiegare questa dominanza delle azioni sociali usa la metafora di
McDonald, ci sono quattro principi di Mcdonaldizzazione, sono principi che vengono
applicati nelle organizzazioni del lavoro e anche nella nostra vita quotidiana, le nostre
azioni quotidiane sono sempre più improntate all’efficientismo.
1. Efficienza  l’iper-efficientismo porta le persone a svolgere molte ore di lavoro
non retribuito
2. Calcolabilità
3. Prevedibilità
4. Controllo
La McDonaldizazzione è un esempio del modo in cui l’azione umana viene influenzata dai
modelli strutturali della società.

IL POTERE

È la capacità di conseguire un certo risultato anche andando contro la volontà degli altri. In
sociologia distinguiamo due aspetti diversi del potere:

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 Potere “di...” capacità delle persone di ottenere degli obiettivi sviluppando le
proprie competenze, forma di empowerment = auto potenziamento.
 Potere “su...”  capacità delle persone di ottenere qualcosa andando contro gli
altri, potere di dominio.
Le strategie che le persone adottano per aumentare la propria capacità di azione sono tre:
1. Educazione  azioni che le persone compiono per aumentare le proprie
competenze
2. Organizzazione  capacità che le persone hanno di mettersi insieme per
raggiungere un obiettivo comune
3. Networking  capacità di fare rete (mettere a disposizione le proprie risorse e
cercare risorse all’esterno dei gruppi sociali di appartenenza)
Come mettere in atto il potere?
Il primo modello proposto di strategie per metterle in atto prevede:
 Persuasione: creare consenso intorno ad un’idea. Essa non è sempre positiva.
 Ricompensa: ottengo il potere in cambio di qualcosa, offro alle persone un incentivo
positivo (qualcosa di materiale ad es. il denaro, o qualcosa di immateriale ad es.
l’elogio).
 Costrizione: imposizione di dominio attraverso violenza, minaccia.

IL POTERE NELLA VITA QUOTIDIANA


I due autori French e Raven hanno cercato di capire come il potere si esercita nei piccoli
gruppi e nelle organizzazioni, tramite sei modelli di esercizio del potere:
1. Potere di gratificazione: controllo che un soggetto detiene su risorse preziose e
come vengono usate per dare incentivi positivi (chi ha delle risorse (denaro) da
incentivi positivi), può essere materiale ma molte volte è immateriale (elogio).
2. Potere coercitivo: capacità di infliggere delle punizioni. Esso può esercitarsi anche
attraverso la violenza.
3. Potere legittimo: deriva dai diritti e doveri connessi ad un certo ruolo, fa leva sul
senso del dovere (es. docente che incentiva studenti a studiare per far capire loro
che è un dovere).
4. Potere carismatico: esercitato da persone che hanno caratteristiche particolari
(sono gli altri che riconoscono delle qualità speciali di una certa persona).
5. Potere esperto: persone che esercitano il potere in nome delle loro conoscenze in
un determinato settore (es. giudice, medico, ingegnere).
6. Potere informativo: quella persona che detiene delle informazioni (può decidere se
condividerle, manipolarle)

Il potere viene esercitato appunto nella nostra vita quotidiana e allo stesso tempo ognuno
di noi è soggetto al potere, queste tattiche di potere sono classificate in:
 Hard e soft
 Razionali e irrazionali
 Unilaterali e bilaterali

POTERE MACROSOCIALE
 Potere economico  distribuzione delle risorse
 Potere politico  compito di assumere delle decisioni
 Potere culturale  definire la realtà, cioè capacità di elaborare dei sistemi di
significati e li impone alle persone.
L’autore e filosofo francese che si è occupato di studiare questo potere è Michelle
Foucault  secondo lui produce realtà, cioè si basa su sistemi di conoscenza che
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lo legittimano. La conoscenza è basata su norme, categorie. Chi possiede una certa
conoscenza specialistica ha di fatto potere (es. medicina base scientifica si basa su
una conoscenza consolidata, i medici esercitano il potere). Se cambiamo il sistema di
sapere cambiamo la realtà.

Teoria di Max Weber sul potere


Il potere è la probabilità o la possibilità che i subordinati obbediranno ai comandi, l’autorità
è una forma specifica di potere  potere legittimo, cioè un tipo di potere che viene
volontariamente accettato dai subordinati (es. potere che viene esercitato dalle forze
dell’ordine). Al contrario il potere illegittimo è un tipo di potere che si basa sulla
coercizione.

Che cos’è che rende l’autorità legittima?


Individuando tre tipologie di autorità:
1. Autorità tradizionale: basata sulla credenza nelle tradizioni di lunga durata (es.
papa, la sua autorità si basa su una pratica culturale consolidata)
2. Autorità razionale legale: il potere è legittimato sia da norme scritte, sia dal diritto di
chi ha l’autorità di impartire dei comandi secondo quelle norme
3. Autorità carismatica: si basa sulla devozione dei seguaci verso un leader, a cui
vengono attribuite caratteristiche eccezionali

L’obbedienza e la disobbedienza sono forme di potere, se tante persone cominciano


ad agire disobbedendo ad una forma di potere essi acquisiscono il potere stesso.
Un’altra forma di potere è il potere come privilegio  risorsa che appartiene solo a pochi
gruppi sociali. Il prestigio sociale, appartenere a classi sociali benestanti o appartenere ad
una etnia (es. per partecipare ad un concorso pubblico in Italia si deve avere la
cittadinanza).
Dorothy Smith pone l’attenzione sul potere come privilegio e formula la teoria orientata
da un punto di vista specifico  invita il sociologo a studiare le società partendo dal punto
di vista dei gruppi subordinati. A diversi punti di vista corrispondono diverse definizioni
della realtà. Ogni parte vede le cose dal proprio punto di vista.

CAPITOLO 6
INTERAZIONI SOCIALI, GRUPPI E PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE

Tutti gli esseri umani sono coinvolti in relazioni con gli altri. L’interazione sociale è la
relazione tra due o più persone finalizzata ad una interpretazione comune. È resa
possibile tra due elementi:
1. il linguaggio condiviso
2. conoscenza della realtà sociale

Con questi due elementi


si crea l’intersoggettività.

Quando le nostre credenze soggettive diventano elementi oggettivi possono portare a


creare degli stereotipi  è una generalizzazione esagerata, distorta di certe categorie o
gruppi di persone.

TEORIA DELLA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTA’


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Le persone creano la realtà sociale, e dopo averla creata questa diventa oggettiva, cioè
una struttura che è separata dalle persone che l’hanno creata.
Berger e Luckmann cercano di formulare dei passaggi che dal loro punto di vista
contraddistinguono la teoria della costruzione sociale della realtà.
Gli uomini costruiscono la realtà sociale attraverso 3 fasi:
1. esternalizzazione  gli uomini producono una realtà sociale attraverso il
linguaggio e le azioni
2. oggettivazione  gli elementi creati sono separati da chi li ha generati e diventano
considerati oggettivi (elementi creati nella prima fase sembrano reali)
3. interiorizzazione  gli uomini apprendono gli elementi che sono stati prodotti e
oggettivati. In questa fase gli uomini si fanno influenzare dai prodotti che prima
sono stati esternalizzati e poi oggettivati

Quando interagiamo con gli altri mettiamo in gioco i nostri status e ruoli sociali.
Master status  posizione più significativa occupata da una persona, attraverso cui
giudichiamo gli altri.

APPROCCIO DRAMMATURGICO (Erving Goffman)


Secondo Goffman l’approccio drammaturgico interpreta la vita sociale di un individuo
come una serie di spettacoli teatrali.
Richiama molti concetti tipici del teatro:
 gestione delle impressioni: la maggior parte delle nostre rappresentazioni ha
successo; le persone sono continuamente coinvolte nello sforzo di mantenere una
certa immagine di sé.
Le persone agiscono per trasmettere significati simbolici per loro favorevoli (diamo
una certa immagine di noi stessi per controllare quello che gli altri pensano di noi).
 ribalta e retroscena: nella ribalta e le persone sentono di dover presentare una
idealizzazione di sé stesse; nel retroscena al contrario, le persone si sentono libere
di esprimere loro stesse in modi che sono nascosti nella ribalta. L’esistenza di
queste due dimensioni può creare delle tensioni, le persone hanno timore di essere
scoperte per come reagiscono nel retroscena.
Per alcune persone è difficile o anche impossibile gestire le impressioni e si tratta di
persone che sono portatrici di uno stigma  dato dal colore della pelle, omosessualità,
deformità etc.
Una persona portatrice di uno stigma è considerata diversa dagli altri e tende ad essere
isolata, di fatto non vengono considerate “normali”.

RETI SOCIALI
Gli studiosi che studiano le reti sociali studiano come esse si organizzano e che tipo di
influenza hanno sulle persone. Nelle rappresentazioni grafiche i pallini sono chiamati nodi
e le linee che li collegano legami.
 Una delle caratteristiche delle reti sociali è data dalla forza dei legami. Più è forte il
legame tra due persone più è connessa una rete sociale.

Granovetter ha dimostrato la forza dei legami deboli. Ha dimostrato che anche essi
possono avere un grande potere. Mentre i legami forti tendono a chiudere la rete sociale,
i legami deboli tendono ad espanderla. Chi ha tanti legami deboli può spostarsi e fare
riferimento a tante reti sociali. Molte ricerche mostrano che circa la metà dei lavoratori è
riuscito a trovare lavoro grazie ai legami deboli.

PRINCIPIO DELLA ENDOGAMIA SOCIALE


12
Le persone tendono a far parte delle reti sociali composte da persone con caratteristiche
simili. L’è dogai a sociale spiega il perché le reti sociali siano in larga parte composta da
persone che hanno la stessa età, estrazione sociale, orientamento politico…

GRUPPI SOCIALI
I gruppi sociali rappresentano uno dei meccanismi basilari attraverso cui il comportamento
delle persone viene strutturato. Secondo Merton un gruppo è un insieme di individui che
interagiscono secondo determinati modelli, che provano sentimenti di appartenenza al
gruppo e che vengono considerati parte del gruppo dagli altri membri.
CARATTERISTICHE:
 Interazione strutturata  le interazioni che avvengono all’interno di un gruppo
seguono dei modelli strutturati che definiscono i confini all’interno di un gruppo (es.
baby gang)
 Senso di appartenenza  il gruppo esiste perché gli affiliati percepiscono e
manifestano senso di appartenenza che rafforza l’identità del gruppo
 Identità di gruppo  è il riconoscimento reciproco dei membri di un gruppo; è un
elemento che condiziona il comportamento delle persone, che possono essere
influenzate a compiere azioni che altrimenti non farebbero per ribaltare e rafforzare
l’identità di gruppo.

Ognuno di noi fa parte di tanti tipi diversi di gruppi sociali. Esistono due tipi principali di
gruppi sociali:
1. GRUPPI PRIMARI: sono costituiti da un numero ristretto di persone che
interagiscono direttamente e intrattengono rapporti che coinvolgono molti aspetti
della vita e molti aspetti della propria personalità. Il primo sociologo che ha parlato
di gruppi primari è Cooley che ha creato questo concetto facendo riferimento alla
famiglia (i legami che vi si creano sono molto forti ed emotivi).
Hanno:
 Stretti legami personali
 Sono contraddistinti da ruoli sociali diffusi (non specializzati)
 Obiettivi indifferenziati (si creano per il piacere di stare insieme  no scopo)
2. GRUPPI SECONDARI: sono composti da persone che hanno scorsi vincoli emotivi
che interagiscono per raggiungere obiettivi specifici. Gli individui sono più importanti
per la funziona che svolgono (equipe medica…).
Talvolta ci sono gruppi sociali che hanno caratteristiche che attengono sia ai gruppi primari
che ai gruppi secondari (es. mafia).

Il gruppo di riferimento è il gruppo attraverso cui noi elaboriamo continui conforti sociali.
Lo prendiamo in considerazione quando valutiamo noi stessi. Può essere anche un
gruppo di cui non facciamo parte. Le persone tengono in considerazione più gruppi di
riferimento.
 In-Group  gruppo a cui si appartiene e con cui ci si identifica. I membri dell’In-
Group possono avere comportamenti discriminatori nei confronti dell’Out-Group. I
membri di questo gruppo si sentono superiori rispetto a quelli dell’out-group.
 Out-Group  gruppo a cui appartengono gli estranei dal punto di vista dell’Inter-
Group. Più membri ci sono in gruppo, più esso è stabile e ha legami più deboli;
meno membri ce ne sono, meno è stabile ma con legami più forti.

ORGANIZZAZIONI LAVORATIVE

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Le organizzazioni lavorative sono gruppi secondari. Weber si è concentrato sullo studio
della burocrazia. Di fatto tutte le burocrazie rispecchiano quattro caratteristiche:
1. Divisione del lavoro  le burocrazie richiedono specializzazione, non tutti
possono fare tutto.
2. Gerarchia  le burocrazie hanno una struttura piramidale, l’autorità è
estremamente frammentata e il principale compito dei manager consiste nel far
rispettare le regole.
3. Impersonalità  il potere risiede in un ufficio, non nella persona che occupa una
determinata posizione.
4. Regole scritte e archivi  compiti e doveri di una burocrazia sono fissati in regole
scritte e in procedure formali.
All’interno dei gruppi si sviluppano due modelli di comportamento:
1. Conformità: esperimenti di Asch
2. Obbedienza: esperimenti di Milgram

Un altro modello di comportamento che si manifesta nei gruppi è quello di generare al suo
interno una leadership. Mikels ha studiato le burocrazie che si creano all’interno dei partiti
politici e ha coniato la legge ferrea dell’oligarchia: il potere tende a concentrarsi ai
vertici di un’organizzazione. Il potere è detenuto da pochi, che sono immuni da
qualunque tipo di controllo.

Organizzazione scientifica di lavoro


Prevede che i lavoratori generici siano dequalificati in nome della massima efficienza. I
lavoratori vengono destinati a mansioni molto ridotte e semplici per garantire la massima
efficienza (McDonaldizzazione di Ritzer).

FAMIGLIA
I sociologi vedono la famiglia come un’istituzione sociale universale che è centrale per la
vita sociale. Una famiglia è un gruppo di persone legate direttamente da rapporti di
parentela all’interno del quale i membri adulti hanno la responsabilità di allevare i minori.

Che ruolo svolge la famiglia in quanto istituzione sociale?


La teoria funzionalista ha indicato due funzioni specifiche per la famiglia:
1. Socializzazione primaria: processo attraverso cui i bambini apprendono le norme
culturali della società in cui nascono; da ciò la famiglia è l’ambito più importante in
cui si sviluppa la nostra personalità.
2. Stabilizzazione della personalità: ruolo svolto dalla famiglia nel fornire supporto
emotivo ai suoi membri
Secondo la teoria funzionalista la famiglia è un’istituzione deputata a garantire il
consenso sociale e la continuità all’interno delle società.
Parsons e Bales descrivono il modello tipo di famiglia in cui vengono svolti due ruoli
1. Ruolo strumentale: procurare risorse dall’esterno per mantenere la famiglia
2. Ruolo affettivo: educare e dare conforto emotivo ai bambini
In una famiglia l’uomo svolgeva il ruolo strumentale e la donna quello affettivo.
A partire dagli anni 70 sono emerse delle teorie contrastanti  teorie femministe, Betty
Friedam ha parlato di “problema senza nome”, con questo concetto descriveva lo stato di
isolamento e di noia che affliggeva una parte delle casalinghe dei quartieri americani,
donne escluse dal lavoro e costrette ad accudire i figli e al lavoro domestico. Le teorie
femministe evidenziano come la famiglia sia un luogo in cui viene favorita l’oppressione
di genere e forme di violenza.

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Le teorie femministe si sono occupate di diversi aspetti critici della famiglia:
 Divisione domestica del lavoro: il lavoro di cura (lavori domestici, accudimento
dei figli) è riversato sulle donne anziché sugli uomini.
 Diseguaglianza dei rapporti di potere nelle famiglie: pongono l’attenzione alle
forme di violenza che si verificano all’interno dell’ambiente domestico (1 donna su
3). Le principali vittime della violenza domestica sono in primo luogo i bambini sotto
i 6 anni e poi le donne.
 Attività di cura: le donne sono principalmente coinvolte nei lavori di cura
(accudimento di malati, persone anziane), il lavoro delle donne è stato definito un
lavoro emotivo; esse si fanno carico più di questo lavoro emotivo che di altro.

FAMIGLIA NUCLEARE: composta da due adulti che convivono con figli propri o adottivi.
FAMIGLIA ESTESA: insieme alla coppia e ai figli convivono sotto lo stesso tetto anche
altri parenti in un rapporto continuativo (nonni, fratelli e sorelle con i rispettivi coniugi…).
MATRIMONIO: unione sessuale socialmente riconosciuta e approvata tra due adulti.
CONVIVENZA: unione di due adulti senza riconoscimento giuridico.

Nel corso degli ultimi decenni la famiglia ha subito dei cambiamenti. Siamo partiti dalla
famiglia tradizionale  con una chiara divisione dei ruoli (descritta da Parsons), tuttavia i
sociologi hanno puntato l’attenzione sul fatto che la famiglia si sta avvicinando al modello
della famiglia simmetrica  c’è una paritaria distribuzione dei lavori di cura e dei lavori
domestici. Sta sempre più emergendo anche la famiglia a doppia carriera  entrambi i
componenti della coppia sono coinvolti in una carriera professionale; arriviamo alle
famiglie di fatto  nuovi modelli famigliari che comprendono le famiglie composte da
persone dello stesso sesso, famiglie che si creano senza vincoli, senza avere un
riconoscimento formale. Basate su un’uguaglianza tra i partner e da una maggiore
negoziazione all’interno della coppia rispetto alla divisione dei compiti.

LEGAME FAMIGLIARE
Il legame che tiene unito il legame famigliare è l’amore  segnala un profondo
cambiamento culturale. I sociologi distinguono tra l’amore passionale: amore che ha un
esordio improvviso e implica l’idealizzazione del partner con durata breve; e l’amore
basato sull’affetto e sulla complicità, con più valutazioni razionali, rispetto alla persona
amata. Secondo Baumann in molti aspetti delle società contemporanee l’amore diventa
fugace, diventa sempre più un legame instabile. Vale per entrambi i tipi di amore.

DECLINO DEL MATRIMONIO


Il matrimonio è stato considerato per lungo tempo un legame indissolubile. Il divorzio
veniva concesso molto raramente. Poi, il divorzio fu introdotto in tutti i paesi
industrializzati, ma sul principio del “sistema accusatorio”: occorreva incolpare l’altro di
qualcosa (adulterio, abbandono del tetto coniugale, ecc.).
Perché i divorzi aumentano?
Nel 1960 il 60% delle persone tra i 20 e 24 anni era sposato. Nel 2010 il 14%. Le persone
si sposano sempre meno e in età sempre più avanzata  in Italia succede ciò.
Cherlin ha parlato di deistituzionalizzazione del matrimonio: le norme sociali sul
matrimonio tendono ad indebolirsi.
 Più donne entrano nel mondo del lavoro: il lavoro in famiglia e lavoro fuori tende
a rompersi. La donna non può più rientrare nel ruolo affettivo (casalinga). Un tempo
la donna doveva occuparsi solamente della casa e dei figli.

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Matrimonio individualizzato: l’attenzione si sposta dalla coppia al singolo
individuo, cioè il singolo individuo deve trovare spazio per esprimere sé stesso, se
non lo trova allora tende a sciogliere la coppia.
Aumento delle separazioni e dei divorzi: figura del padre assente  padre che tende
ad avere un rapporto più debole con i figli in conseguenza di un divorzio.
Fine dell’ordine (Fukuyama)  la figura assente del padre provoca l’instabilità
sociale.

DECLINO DELLA FECONDITA’


Il declino della natalità porta una parte della popolazione a gravare sulla forza lavoro e un
aumento dell’anzianità.
Uno dei processi fondamentali per la vita sociale è la socializzazione.
È il modo in cui ogni singolo individuo impara ed arriva ad accettare le regole ed i valori di
una società di cui è parte, mentre gli agenti di socializzazione sono gruppi o processi
sociali in cui si verificano processi significativi di socializzazione.

Distinzione tra socializzazione primaria e socializzazione secondaria.


 Socializzazione primaria: neonati e bambini acquisiscono un linguaggio, delle
identità, delle pratiche culturali, delle norme e dei valori mentre interagiscono con i
loro genitori e gli altri membri della famiglia. Essa pone le basi per lo sviluppo
successivo della personalità.
 Socializzazione secondaria: inizia durante l’infanzia o subito dopo e continua fino
alla maturità; le funzioni di socializzazione svolte dalla famiglia vengono assunte da
altri agenti di socializzazione come la scuola, il gruppo dei pari, le organizzazioni, i
media, il mondo del lavoro.
A che cosa serve il processo di socializzazione?
La teoria funzionalista ha cercato di spiegare il ruolo della socializzazione, svolgendo di
fatto alcune funzioni:
 Vengono trasmesse le aspettative di ruolo, ad esempio in famiglia si trasmettono
le aspettative connesse al ruolo di maschio e al ruolo di femmina (socializzazione
primaria). Affinché la socializzazione funzioni occorra che le persone interiorizzino
queste aspettative di ruolo.
 La socializzazione trasmette una propensione alla conformità, cioè la
socializzazione induce negli individui un adattamento a valori e norme interiorizzati.
La socializzazione ha un buon esito se le persone aderiscono a queste conformità.
 La socializzazione spinge le persone a modificare il proprio comportamento;
quindi, ha un buon esito se le persone accettano questa cosa per adeguarsi agli
elementi a cui sono stati socializzati.

La socializzazione ci fa riflettere su come la nostra personalità si sviluppa tramite questi


fattori:
 Interazioni con gli altri
 Caratteri fisici: età, genere
 Ambiente
 Esperienze
 Cultura

PRINCIPALI AGENTI DI SOCIALIZZAZIONE

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 Il primo è la famiglia, la socializzazione che avviene nella famiglia è influenzato
dalla classe sociale, ci sono molte ricerche che evidenziano come nelle famiglie
della classe operaia vengano trasmessi valori diversi alle famiglie della classe
medio/alta. In quella della classe operaia vengono trasmetti valori come
l’obbedienza, mentre in quelle agiate il valore della autodeterminazione. La famiglia
è il primo contesto in cui gli individui acquisiscono le aspettative legate al genere,
quindi i comportamenti appropriati per uomini e donne. Ci sono differenze nelle
famiglie di bassa estrazione sociale e di alta estrazione sociale.
 Il secondo è la scuola, essa tende a rinforzare le diseguaglianze tra classi sociali,
soprattutto in contesti come Inghilterra o Stati Uniti molte ricerche evidenziano
come la socializzazione cambi a seconda del tipo di scuola (scuole pubbliche 
classi povere; scuole private  classi sociali alto reddito).
Nelle scuole frequentate da famiglie a basso reddito enfatizzano il valore
dell’obbedienza e autodisciplina. Invece nelle scuole frequentate da bambini che
provengono da famiglie agiate si trasmette lo spirito critico, l’idea che è possibile
rompere le regole. Certi bambini vengono orientati dalla scuola verso determinate
professioni; quelli di basso reddito  fabbriche, pubblico impiego; alto reddito 
imprenditori.
Le scuole monitorano gli studenti in base alle loro capacità e alle aspettative. Gli
studenti non adatti all’università subiscono trattamenti diversi dagli altri. La scuola
rimarca le diseguaglianze sociali ed economiche già presenti nella società
La scuola trasmette quelli che sono considerati i comportamenti corretti, ad
esempio accade spesso che nelle scuole si svolgono attività divise tra maschi e
femmine. La divisione degli ambienti e delle attività sulla base del genere trasmette
ai ragazzi il messaggio che essi siano diversi per natura.
 Il gruppo dei pari (amici) svolge una socializzazione di tipo informale. Quando
frequentiamo più spesso il gruppo dei pari, succede che la famiglia e la scuola entra
in conflitto con questo. È molto importante perché permette una socializzazione che
avviene anche nei gruppi sportivi. I bambini e ragazzi che tendono a praticare sport
di contatto (box, calcio) tendono ad essere più aggressivi nella vita quotidiana, a
confronto ragazzi che fanno sport di squadra (tennis, basket) che hanno una minore
propensione alla violenza.
 I media: rispetto alla tv, ad esempio, una maggiore esposizione di immagini
violente innesca nei bambini reazioni aggressive. L’uso massiccio dei social media
provoca ansia, depressione, scarsa autostima… si è diffuso il fenomeno della Fit
Inspiration che mostra contenuti che propongono uno stile di vita sano, ma
l’esposizione continua a questi contenuti ha portato le persone a sviluppare
un’autostima ancora più bassa.
 Luogo di lavoro o religione

ISTITUZIONI TOTALI
Nelle istituzioni totali avviene spesso una socializzazione totale, cioè le persone devono
modificare abitualmente il loro stile di vita e la loro personalità per adattarsi al nuovo
contesto. Gli orfanotrofi, ospedali psichiatrici, caserme e collegi… rappresentano un caso
di risocializzazione  processo mediante il quale gli individui che passano da un ruolo a
un altro sostituiscono vecchie norme e comportamenti passati con altri nuovi.

IL SÉ SECONDO COOLEY
Cooley punta l’attenzione sull’interazione con gli altri, fondamentale per lo sviluppo della
nostra personalità. LOOKING GLASS SELF  (Sé allo specchio) è l’idea di come esseri
umani sviluppiamo un’immagine di noi stessi che riflette come gli altri interagiscono con
17
noi. Poiché la prima interazione che abbiamo nella nostra vita è con i genitori è cruciale
nella formazione dell’immagine che abbiamo di noi stessi. Questo processo viene spiegato
dai cosiddetti “umani senza cultura”  bambini selvaggi, allevati nella deprivazione
sociale, questi bambini non riescono a sviluppare un’immagine di loro stessi, non riescono
a capire la loro identità. Di norma le persone sviluppano il senso del Sé in base al
modo in cui interagiscono con gli altri e Cooley individua tre passaggi:
1. Ogni persona immagina sé stesso attraverso gli occhi degli altri
2. Le persone immaginano che gli altri esprimano un giudizio su di loro
3. Le persone provano delle emozioni positive o negative che derivano dal giudizio
che immaginano degli altri.
MEAD  autore considerato precursore dell’interazionismo simbolico che propone un
modello diverso di socializzazione. Mentre l’approccio funzionalista considera la
socializzazione come un processo diretto dell’interiorizzazione degli elementi della cultura,
l’approccio interazionista considera la socializzazione come un processo mediato dal
soggetto. Non c’è una trasmissione diretta degli elementi della cultura, ma il soggetto
viene socializzato a questi elementi, mette in atto un processo di auto-interazione; quindi,
interpreta questi elementi della cultura e successivamente agisce.
Il soggetto rielabora dentro di sé gli elementi della cultura a cui è stato socializzato, può
anche rifiutare, resistere a questi elementi.
Mead cerca di elaborare una teoria che spieghi come si costruisce la nostra identità
sociale, un elemento centrale della nostra personalità è il SÉ  è la capacità che le
persone sviluppano nel tempo di considerare sé stessi come un oggetto: la nostra identità
sociale si sviluppa quando abbiamo la capacità di immaginare di essere al posto degli altri
e di guardare noi stessi con gli occhi degli altri. Le persone hanno bisogno di assumere il
ruolo degli altri per comprendere la propria identità.
Il SÉ è composto da due elementi che ci permette di capire la conformità e l’agire creativo.
 l’IO: è la risposta non organizzata e spontanea agli atteggiamenti di altri, parte di
sé che è imprevedibile, inconscia, creativa; nessuno sa qual è la risposta dell’io. È
la parte di noi che provoca spesso conflitti e litigi. Secondo Mead l’io permette alle
persone di trovare nuove risposte e di mettere in atto comportamenti inaspettati.
 il ME: è l’insieme organizzato degli atteggiamenti altrui assunto dall’individuo. Il
me comporta l’adozione da parte dell’individuo dell’altro generalizzato  costituito
dal fatto che intorno a noi ci sono cose e persone che acquisiscono sempre di più
senso e significato per noi.
Altro generalizzato: insieme di valori e orientamenti di una comunità,
atteggiamento di un gruppo intero e non di un singolo individuo. Assumere l’altro
generalizzato significa guardare a sé stessi e a quello che si fa partendo dalla
prospettiva del gruppo o della comunità.
Questo processo secondo Mead si sviluppa in particolare durante l’infanzia, nel
quale i bambini attraversano delle fasi:
1. fase del pre-gioco anche detta “imitazione”: fino a circa 2 anni il bambino
non ha ancora interiorizzato l’atteggiamento degli altri, tende ad imitare il
comportamento degli altri senza capirne il senso.
2. fase del gioco libero: il bambino comincia un processo di assunzione del
ruolo degli altri (ad esempio cominciano a fare la mamma e a fare il papà),
assumendo gli atteggiamenti dei genitori. In questa fase il bambino ancora
non riesce a distinguere i diversi ruoli e a metterli in relazione tra di loro.
3. gioco organizzato o di squadra: il bambino comincia ad assumere il ruolo
di un gruppo di persone contemporaneamente, riuscendo così a sviluppare il
proprio sé. Permette al bambino di distinguere il proprio sé grazie al fatto che
ha assunto tutti i ruoli degli altri.
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4. fase dell’altro generalizzato: il sé maturo emerge quando l’altro
generalizzato viene interiorizzato in modo tale che la comunità esercita un
controllo sulla condotta dei suoi membri, la struttura in cui si fonda il sé è
questa risposta comune a tutti, in quanto bisogna essere membri di una
comunità per sviluppare il sé.

Per Mead oltre al sé c’è un altro elemento importante, la MENTE  si manifesta


nell’interazione con noi stessi, nella conversazione interiore in cui siamo costantemente
immersi. Nella conversazione interiore spesso pensiamo a come comportarci.
La conversazione interiore è quello spazio di negoziazione della nostra azione sociale.

CAPITOLO 7

MIGRAZIONI ED ETNIE

RAZZA: oggi molte persone credono che gli esseri umani possano essere classificati in
razze biologicamente differenti. Le teorie scientifiche sulle razze umane prendono piede
tra la fine del XVIII e XIX secolo.
De Gobineau sostenne che esistevano razze superiori e razze inferiori, per lui la razza
bianca era la razza superiore, mentre la razza nera “negroide” e la razza gialla
“mongoloide”, che erano razze inferiori (Hitler si è ispirato a lui per legittimare le sue
azioni).
Durante la Seconda guerra mondiale gli studi della scienza della razza è stata
completamente screditata. In termini biologici non esistono razze umane ben definite
ma esistono solo gamme di variazioni tra le popolazioni, che possono derivare dal
contatto con società e culture diverse. I gruppi umani costituiscono un continuum. Le
differenze genetiche all’interno di uno stesso gruppo sono le stesse che possiamo trovare
a quelle tra gruppi diversi. Secondo molti sociologi il concetto di razza, non avendo basi
scientifiche, è solo un costrutto ideologico che alimenta l’idea che queste razze esistano.

Da un punto di vista sociologico la razza può essere intesa come un insieme di relazioni
sociali che permette di classificare individui e gruppi assegnando loro attributi o
competenze sulla base delle loro caratteristiche biologiche.
Questo concetto viene utilizzato per alimentare e riprodurre modelli di potere e
diseguaglianza, all’interno della società. Il processo attraverso cui il concetto di razza
viene usato per classificare le persone è detto processo di razzializzazione, che può
arrivare all’essenzialismo razziale, questo alimenta stereotipi e pregiudizi verso un certo
gruppo sociale e sostiene che ci sono delle differenze inconciliabili tra le razze e quindi
devono essere separate.

ETNIA: è un concetto che ha una dimensione solo culturale e sociale, si riferisce ai tratti
culturali che contraddistinguono una determinata comunità di persone (lingua, religione...)
L’uso del concetto di etnia viene usato in modo improprio perché tende ad individuare dei
gruppi specifici, delle minoranze che hanno dei tratti distinti rispetto ad una certa norma
etnica. Le differenze culturali che esistono tra le diverse popolazioni vengono considerate
spesso come qualcosa di naturale, che in realtà sono differenze costruite socialmente.

CONCETTI DI MAGGIORANZA E MINORANZA


In sociologia si parla di minoranza non con un significato quantitativo, ma per indicare la
posizione subordinata di un gruppo all’interno della società. Un gruppo che subisce forme
di discriminazione e svantaggi rispetto al gruppo di maggioranza.
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La maggioranza è formata da un gruppo che gode di privilegi; quindi, ha un accesso
facilitato alle risorse materiali e immateriali, come denaro o potere.
Peggy McIntosh- “privilegio bianco”, chi fa parte della maggioranza bianca ha il
privilegio appunto di farne parte. Quando si fa parte di una maggioranza non si deve
sperimentare il pregiudizio e discriminazione in modo regolare, mentre chi fa parte di una
minoranza si.
Quando si parla di pregiudizi intendiamo opinioni e atteggiamenti preconcetti dei membri
di un dato gruppo verso gli appartenenti ad un altro. Nascono dal “sentito dire”, dalla
consuetudine, più che da un’esperienza diretta, sono un elemento difficile da sradicare. Le
persone hanno dei pregiudizi positivi nei confronti del gruppo a cui appartengono e
negativi nei confronti di tutti gli altri. I pregiudizi si fondano spesso su stereotipi, che sono
idee rigide e sulla base di ciò ogni persona sviluppa delle opinioni o atteggiamenti, che
portano le persone a compiere delle azioni negative nei confronti del gruppo discriminato.
Le discriminazioni sono i comportamenti effettivi verso i membri di un gruppo oggetto di
pregiudizio. Le persone possono avere dei pregiudizi anche senza arrivare ad agire
(discriminare). Spesso stereotipi, pregiudizi e discriminazioni interagiscono e portano a
mettere in pratica condotte discriminanti.

Modelli di interazione che si vengono a creare tra gruppi di maggioranza e minoranza:


 pluralismo: diversi gruppi che sono in grado di coesistere senza che nessun
gruppo perda la propria identità
 assimilazione: un gruppo di minoranza assume le caratteristiche del gruppo
dominante e abbandona i suoi precedenti costumi. È una pratica forzata, tra la fine
del XIX e inizio XX secolo molti nativi americani furono costretti ad entrare in collegi
e vennero dati loro nuovi nomi e costretti a parlare inglese.
 Ibridazione: i due gruppi si fondono per formare un nuovo gruppo.
 Segregazione: mantenere fisicamente e socialmente separati i due gruppi,
attribuendo gradi differenti di potere e prestigio.
 Genocidio: eliminazione sistematica di un gruppo di persone, in base alla loro
razza, etnia, nazionalità o religione.

Stili di comportamento delle minoranze che reagiscono alla discriminazione:


 Ritiro: una minoranza oggetto di una discriminazione può adottare il ritiro, cioè un
allontanamento fisico da una certa società dominante
 Integrazione: la minoranza si integri nella maggioranza abbandonando i propri tratti
culturali.
 Adozione di un altro codice: le minoranze adottano i tratti culturali della
maggioranza ma mantenendo in privato i propri tratti culturali di origine.
 Resistenza: presa di posizione, quindi ad esempio le minoranze possono
organizzarsi in movimenti sociali, associazioni per contrastare queste
discriminazioni.

Secondo la psicologia le persone utilizzando degli stereotipi scaricano la loro tensione,


conflittualità su un capro espiatorio a cui viene attribuita la colpa di qualsiasi problema.

si verifica quando
diversi gruppi
svantaggiati entrano
in competizione
20
La sociologia invece ha dato diverse risposte attraverso dei concetti:
 Etnocentrismo: diffidenza verso i membri di altre culture giudicate nei termini della
propria cultura e della sua presunta superiorità. Può sfociare in atteggiamenti
irrazionali come la xenofobia: atteggiamento di odio verso i membri di una cultura
diversa da quella di appartenenza.
 Chiusura di gruppo: processi tramite i quali un gruppo preserva i confini che lo
separano da altri gruppi e sono creati attraverso meccanismi di esclusione: ad
esempio ghetti nelle città, leggi che proibiscono matrimoni tra membri di gruppi
diversi.
 Allocazione differenziale delle risorse: i membri di un gruppo hanno una
posizione di potere su altri gruppi, e grazie a questo si crea una distribuzione
diseguale dei beni materiali.
 Relativismo culturale: si cerca di comprendere una cultura a partire dagli standard
di quella stessa cultura.

DISCRIMINAZIONE ISTITUZIONALE O RAZZISMO ISTITUZIONALE


È una discriminazione fondata su differenze etniche. È il prodotto del funzionamento
quotidiano delle istituzioni sociali e delle strutture sociali, delle loro regole, pratiche e
scelte politiche. Alcuni autori l’hanno definito come razzismo sistemico, che viene
prodotto dalla società stessa e dalle istituzioni e strutture sociali.
La discriminazione istituzionale è presente in molti contesti, come nel sistema educativo,
negli USA ad esempio le scuole sono sotto finanziate se hanno tanti ragazzi ispanici o di
colore; anche nel sistema sanitario, ad esempio le persone di colore ricevono poche cure
e di scarsa qualità.

TEORIE DEL PREGIUDIZIO E DELLA DISCRIMINAZIONE


Allport ha sviluppato delle teorie per superare i pregiudizi, ha ideato l’ipotesi del
contatto, cioè in certe condizioni di contatto con membri di un gruppo oggetto di stereotipi
si può ridurre il pregiudizio e la stereotipizzazione. Si possono superare gli stereotipi
quando il contatto è prolungato nel tempo e riguarda dei gruppi sociali che hanno uno
stesso status e quando è approvato dalla sfera politica o sociale.
Il pregiudizio può essere anche legato a dei vantaggi, pregiudizi e discriminazioni sono
connessi agli interessi di gruppo  Split Labor Market Theory, secondo questa teoria i
conflitti etnici si manifestano quando gruppi diversi competono per le stesse risorse, ad
esempio stessi posti di lavoro.
La familiarità genera un senso di sicurezza, mentre la scarsa conoscenza produce sempre
ansia. Interagire con persone diverse da noi può metterci a disagio.
ll Multiculturalismo è il riconoscimento, la valorizzazione e la protezione delle distinte
culture che formano una società.
Vivendo in una società multiculturale siamo regolarmente esposti a culture diverse, ciò
comporta anche varietà di linguaggi che può portare a conflitti. I critici del multiculturalismo
sostengono che i nuovi immigranti debbano integrarsi alla cultura dominante del paese
adottivo; in caso contrario si perderebbe quell’insieme di valori comuni che è essenziale
per l’unità di una nazione (teoria funzionalista)
Il capo espiatorio è un individuo falsamente accusato di aver creato una situazione
negativa.

PANICO MORALE (S. Cohen)


Le società sono soggette a periodi di panico morale. In questi periodi, l’attenzione si
concentra su una condizione, un episodio, una persona o un gruppo di persone,
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considerate come una minaccia ai valori ed agli interessi della società; la sua natura viene
presentata in modo stilizzato e stereotipato dai mass media; barricate morali vengono
erette dai giornalisti, vescovi, dai politici e dagli altri benpensanti.
5 condizioni per il panico morale:
1. ci deve essere preoccupazione per alcuni gruppi di persone e per le conseguenze
negative delle loro azioni
2. deve aumentare l’ostilità verso quei gruppi
3. deve esserci un forte consenso sul fatto che la minaccia che viene da questi gruppi
è seria e reale
4. la paura deve essere priva di fondamento, ingiustificata, prodotta da un pericolo
immaginario o almeno esagerata
5. il panico morale è “volatile”: appare e scompare improvvisamente

CAPITOLO 8

GENERE E SESSUALITA’

Va fatta una distinzione tra sesso e genere:

SESSO  consiste nelle caratteristiche fisiche, primarie e secondarie, che definiscono


una persona come maschio o femmina. I caratteri sessuali primari sono i genitali, quelli
secondari sono quei caratteri che emergono dopo la pubertà (es. seno, peluria, voce).
GENERE  riguarda le nozioni socialmente costruite di maschilità e femminilità. Il genere
ha a che fare con le aspettative culturali, che una certa società associa al maschile e al
femminile. Le differenze rispetto al sesso sono di tipo biologico, mentre quelle rispetto al
genere sono di tipo socioculturale.

GENERE
Rispetto al genere possiamo individuare 3 approcci, che hanno cercato di spiegare cos’è il
genere:
1. il genere è il prodotto di una differenza naturale tra uomini e donne, fondata su una
base biologica: quindi differenze biologiche innate spiegano differenze
comportamentali tra uomini e donne. L’interazione sociale esercita un ruolo decisivo
nella definizione del comportamento umano.

2. pone al centro dell’attenzione la socializzazione di genere: apprendimento dei


ruoli di genere attraverso agenti come la famiglia, la scuola, i mass media. Tiene
diviso il sesso biologico dal genere sociale. Attraverso la socializzazione i bambini
interiorizzano le norme e le aspettative sociali connesse al proprio sesso biologico.
Le differenze di comportamento di uomini e donne sono un prodotto sociale.
Queste teorie ignorano la capacità delle persone di respingere o modificare le
aspettative sociali connesse ai ruoli sessuali.

3. sia il genere che il sesso sono privi di una base biologica e sono considerati come il
prodotto di una costruzione sociale: se è vero che le differenze sessuali
condizionano le identità di genere, anche le identità di genere contribuiscono a
modellare le differenze sessuali. Una concezione di ciò porta gli uomini e modellare
il loro corpo in un certo modo.

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DEFINIZIONI

IDENTITA’ DI GENERE: percezione di sé stessi, cioè al fatto che le persone si sentano


uomini o donne. Essa non sempre segue il sesso biologico, alcune persone si
sottopongono a degli interventi appunto per modificare il sesso biologico (transessuali).
IDEALE DI GENERE: consiste nelle aspettative culturali connesse ai comportamenti
maschili e femminili (es. campo pubblicitario).
RUOLO DI GENERE: deriva dalla divisione sessuale del lavoro, dei diritti e delle
responsabilità. Un tempo i ruoli di genere erano distinti rispetto a ciò. I ruoli di genere
influenzano e condizionano la nostra vita in modo profondo.
ESPRESSIVITA’ DI GENERE: modo attraverso in cui le persone parlano della loro identità
di genere.

MASCHILITA’ E FEMMINILITA’
Connell ha proposto il concetto dell’ORDINE DI GENERE e questa teoria la definisce un
ambito organizzato di pratiche umane e relazioni sociali. L’ordine di genere definisce le
forme di maschilità e di femminilità che non possono essere comprese al di fuori
dell’ordine di genere. Secondo Connell è composto da 3 dimensioni:
1. lavoro: divisione sessuale delle attività, sia in ambito familiare (attività domestiche
e cura dei figli), sia in ambito professionale. segregazione
occupazionale:
in determinati settori troviamo una
maggiore presenza di donne o di
uomini (es. medici uomini, infermiere
donne)

2. potere: riguarda le relazioni basate sulle autorità, sulla violenza o sull’ideologia sia
nelle istituzioni sociali, che nella vita domestica.
3. catessi: concerne il piano dei rapporti intimi, delle emozioni e dei rapporti affettivi.

Il modo in cui maschilità e femminilità si incarnano su queste 3 dimensioni definisce


appunto l’ordine di genere. Connell dice che nelle società capitalistiche occidentali
prevale un ordine specifico di genere, ossia il MODELLO PATRIARCALE.

modello di predominio degli uomini sulle donne, in cui gli


uomini prevalgono sulle donne in tutte e 3 le dimensioni

La teoria di Connell parla anche del fatto che tra uomini e donne si crei una gerarchia di
genere. A livello sociale, maschilità e femminilità sono ordinati secondo una gerarchia
basata su alcuni tipi ideali, su macrocategorie. In questa scala gerarchica pone in alto un
modello ideale di maschilità che ha il nome di maschilità egemone: domina su tutto ed
esercita una supremazia che è di tipo culturale, non viene esercitata con la violenza, ma
con la DOMINANZA CULTURALE, cioè una dominanza che pervade la vita pubblica e la
vita privata. I mezzi di comunicazione, le ideologie e i sistemi di istruzione… possono
rafforzare questa maschilità egemone. I tratti tipici della maschilità egemone sono
l’eterosessualità, la forza fisica, l’autorità, il lavoro retribuito. Molti uomini che non rientrano
nel modello della maschilità egemone traggono comunque vantaggio dalla posizione
dominante della maschilità egemone. Questo vantaggio Connell lo chiama DIVIDENDO

23
PATRIARCALE che raccoglie la maschilità complice: è composta da uomini che
riescono a godere dei vantaggi creati dalla maschilità egemone.

MASCHILITA’
EGEMONE

MASCHILITA’
COMPLICE
Al di sotto di questa scala gerarchica maschilità e femminilità subordinate:
MASCHILITA’ E
in questo
ordine di genere la maschilità omosessuale è stigmatizzata (x gli uomini).
FEMMINILITA’
SUBORDINATE
I tipi di femminilità sono sempre subordinate, quindi subiscono sempre il potere delle
maschilità. La prima forma di femminilità che Connell individua si chiama:
 femminilità enfatizzata: perfetto complemento della maschilità di genere,
caratterizzata da qualità come l’empatia, l’amorevolezza. Essa è orientata a
soddisfare gli interessi e i desideri maschili. Nelle donne giovani si manifesta nella
disponibilità sessuale. Nella fase più avanzata delle donne invece tramite la
maternità (Marilyn Monroe incarna questa femminilità).
 femminilità resistenti: sono quelle donne attiviste, omosessuali, single, prostitute,
lavoratrici manuali. Sono tutte femminilità resistenti ma anche ignorate.

CRISI DELL’ORDINE DI GENERE


Molti autori criticano l’approccio di Connell e questi tipi ideali di maschilità e femminilità si
stanno piano piano indebolendo e lasciando spazio ad altri tipi di ideali.

Effetti sulla società delle diseguaglianze tra uomini e donne


Secondo Connell c’è un modello dominante, ovvero il modello patriarcale  sistema
sociale che prevede la dominanza maschile. In tutte le società si verifica la stratificazione
di genere, implica una forma di diseguaglianza tra uomini e donne  hanno differenti
opportunità di accesso alle risorse (diverso accesso all’istruzione, potere...)

Concetto di soffitto di cristallo  spiega lo svantaggio sistematico che le donne


subiscono. È un insieme di discriminazioni che le donne subiscono nel mondo del lavoro,
da un lato le donne hanno aumentato la loro istruzione (es. in Italia + donne laureate che
uomini), tuttavia nelle organizzazioni produttive, le donne si concentrano nei livelli
gerarchici inferiori delle carriere. Ad oggi in tutte le democrazie avanzate, le donne
costituiscono ancora una minoranza, nelle posizioni direttive, di potere. Nelle istituzioni di
potere, all’avanzare della scala sociale, progressivamente il numero delle donne
diminuisce. Questo concetto rappresenta una barriera invisibile che impedisce alle donne
di arrivare alle posizioni professionali più elevate.

Quali sono le cause che spiegano questo fenomeno?


 Doppia presenza: è un doppio ruolo a cui, soprattutto le donne, sono chiamate.
Le donne devono svolgere sia il ruolo di cura all’interno della famiglia, sia il ruolo
professionale. La donna che deve conciliare la doppia presenza a volte compie
delle scelte professionali che la penalizzano (es. chiede di fare un part-time).

LA SESSUALITA’
Tanto il genere quanto il sesso sono costruzioni sociali.
Identità sessuale  è l’orientamento sessuale, ovvero le preferenze e il tipo di attrazione
sessuale che le persone hanno nei confronti degli altri.

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Influenze sociali che si verificano sul comportamento sessuale
Tutti i bambini/e sono socializzati all’eterosessualità. Molte ricerche, hanno rivelato che,
nel corso della storia, ciò che è stato considerano un comportamento sessuale normale è
variabile, sia storicamente che culturalmente.
Femminilità enfatizzata: donna che ha un aspetto attrattivo per gli uomini, questa idea si
sta inclinando, cioè l’idea della donna come oggetto sessuale.
DOPPIA MORALE SESSUALE: è il diverso atteggiamento sociale nei confronti delle
attività sessuali di uomini e donne, soprattutto nelle culture dove la maschilità egemone è
dominante.
ETEROSESSISMO: fenomeno per cui gli individui non eterosessuali, sono discriminati in
base al loro orientamento sessuale. Oltre a questo, un altro atteggiamento che si
manifesta nelle persone è l’OMOFOBIA: atteggiamento di paura e disprezzo, nei confronti
delle persone omosessuali.
Negli stati democratici gli atteggiamenti nei confronti delle persone omosessuali sono
cambiati. In Italia negli anni 80 le persone che ritenevano l’omosessualità socialmente
accettabile e moralmente giustificabile erano il 10%. Nel 1999 erano saliti al 40%. Oggi
invece il 71%.
Rispetto alla sessualità ci sono molti cambiamenti:
 Affrancamento della sessualità dalla riproduzione (oggi le persone esercitano la
propria sessualità senza avere come obiettivo la riproduzione)
 Piu si va avanti nel tempo, più aumenta la tolleranza rispetto alle scelte
dell’orientamento sessuale
 Differenza tra sessualità e affettività, chiamata “relazione pura”: le persone oggi,
sono spesso coinvolte in relazioni di tipo sessuale che non comportano per forza
una componente affettiva (es. app come tinder, dating hanno incrementato questa
cosa)
 Più si va avanti più declinano alcuni stereotipi sociali, quindi c’è una crisi di senso
tra maschile e femminile (i ruoli materni e paterni sono interscambiabili)
 Pluralizzazione delle forme in cui gli individui auto-definiscono la propria identità
sessuale.

LA SCALA KINSEY
Kinsey fa uno studio sulla sessualità umana e intervista 18.000 americani arrivando a
definire il rapporto Kinsey. Da questi dati emerse il fatto che il 70% degli americani aveva
avuto rapporti con prostitute, l’80% aveva avuto rapporti prematrimoniali. Il 40% di questi
uomini pretendevano di sposare una donna vergine (doppia morale sessuale). Oltre il 40%
praticava la masturbazione, nelle donne il 60%; mentre il 50% aveva avuto rapporti
prematrimoniali.
Kinsey si rese conto che molte persone raccontavano di aver avuto comportamenti di
natura omossessuale durante l’adolescenza o prima del matrimonio. L’8% degli uomini
avevano dichiarato di aver avuto almeno un’esperienza omosessuale e il 13% l’avevano
solo desiderato. Questi uomini però conducevano vite eterosessuali.
Kinsey capì che la sessualità non è una cosa binaria, definita, ma è un comportamento
che può cambiare nel tempo. La sessualità è un comportamento fluido. Le persone
possono essere etero o omosessuali, ma possono anche avere occasionali tendenze
differenti dal loro orientamento.

CAPITOLO 9

STRATIFICAZIONE DISUGUAGLIANZE NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

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Quando si parla di disuguaglianza, parliamo di una distribuzione diseguale di risorse
di vario tipo, materiali o immateriali (risorse economiche e di tipo culturale). Il prodotto
delle disuguaglianze sociale è la stratificazione, cioè l’insieme delle strutture sociali e
delle norme che producono e mantengono le disuguaglianze, è il risultato della
trasmissione delle disuguaglianze di generazione in generazione.
Tutti i sistemi di stratificazione si basano su 3 elementi:
1. Diseguale distribuzione delle risorse
2. Ci sono gruppi che formano diversi strati sociali (chi ha più o meno risorse)
3. C’è un’ideologia che giustifica il sistema di stratificazione

La disuguaglianza è un fenomeno universale?

Molti antropologi sostengono che la disuguaglianza è un sistema presente in tutte le


culture, ma lo è maggiormente in società grandi e complesse. Lenski ha confrontato le
società in base alle forme di disuguaglianza e ha scoperto che nelle società basate sulla
caccia e sulla raccolta le disuguaglianze erano minori. Le disuguaglianze aumentano con il
surplus, cioè si produce di più del necessario. Questo surplus viene dato solo a
determinati gruppi e così si comincia a creare del privilegio. Nelle società agricole dove
aumenta il surplus, alcune persone possono dedicarsi anche ad altre attività, come la
politica o il commercio. Aumentano il surplus, aumentano le disuguaglianze ma il potere
diminuisce, tende a concentrarsi sempre in meno persone.
Le disuguaglianze sono molto resistenti al cambiamento, secondo delle indagini, negli
USA, la concentrazione e la distribuzione della ricchezza è rimasta invariata negli ultimi
200 anni. Più le società avanzano più si crea disuguaglianza.
Negli anni recenti è emersa una nuova forma di disuguaglianza, che ha il nome di
divario digitale, cioè la disparità di accesso delle nuove tecnologie.
I quattro principali modelli di stratificazione che hanno caratterizzato le società̀ funzionano
su logiche ascrittivi e si giustificano alla luce di ideologie non-economiste:
 La schiavitù̀ : forma estrema di disuguaglianza, per cui alcuni individui sono oggetto
di proprietà̀ di altri (uomini liberi) e quindi privati, di fatto e di diritto, di ogni
autonomia personale.
 Il patriarcato: sistema di stratificazione basato sul primato assoluto del “pater
familias” sugli altri membri della comunità̀ .
 Il sistema delle caste: sistema di stratificazione basato su diverse caratteristiche
ascrittivi determinate alla nascita. L’appartenenza a una particolare casta è
determinata alla nascita e non può̀ essere cambiata nel corso della vita. Tale
sistema è stato molto usato in India ma pur essendo stato abolito nel 1952 continua
a essere praticato a livello informale.
 Il sistema dei ceti: sistema di stratificazione sociale simile a quello delle caste che
regolava l’economia, la politica e la vita sociale. Questo sistema era in uso nel
Medioevo e di basava sulla ineguale distribuzione della terra. Si basa sull’idea di
ceto sociale, strato sociale cui vengono associati diritti, doveri e privilegi specifici,
individuati dal diritto e connotati da un determinato stile di vita. Chiamato oggi
anche feudalesimo è costituito da tre strati:
- Nobiltà̀ : strato dominante che possedeva quasi tutte le terre coltivabili
- Clero: secondo stato, serviva la nobiltà̀ ma aveva un certo grado d’indipendenza,
dovuto alla sua autorità̀ religiosa
- Terzo stato: tutto il resto della popolazione

Teoria di Karl Marx sulla stratificazione

26
Il sistema di stratificazione deriva dal modo di produzione del sistema capitalistico e in
altre forme sociali (feudalismo), in questo sistema c’è una classe dominante che controlla
i mezzi di produzione e le classi sociali subordinate, cioè quelle classi escluse dalla
proprietà dei mezzi di produzione. L’economia di una società̀ è il sistema mediante il quale
si soddisfano questi e altri bisogni. Per Marx la struttura fondamentale di una società̀ è la
netta divisione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede pur essendo
parte necessaria del processo produttivo. Nell’economie industriali, la risorsa principale
non è più̀ la terra ma il capitale (denaro da investire in fabbriche, terreni e altre imprese).
Nel capitalismo la divisione è tra due classi continuamente in conflitto:
 Classe capitalista (borghesia): classe che controlla il capitale e possiede i messi di
produzione
 Classe lavoratrice (proletariato): classe che vive del proprio salario.

Max Weber invece, propone il concetto di “chances di vita” che indica la possibilità di
accesso a risorse economiche e culturali. Weber critica la teoria Marxista e secondo lui
esistono altre dimensioni che creano le disuguaglianze e non solo i fattori economici.
Nella dimensione economica, secondo Weber, ciò che spiega le disuguaglianze è

1. la differente posizione di mercato, che non coincide con la proprietà dei mezzi di
produzione, quindi un soggetto può avere un’ottima posizione di mercato anche
senza avere i mezzi di produzione. È definita dalla possessione di capacità e
credenziali professionali spendibili sul mercato del lavoro. Le classi che si
definiscono nella dimensione economica sono formate da soggetti che hanno la
stessa posizione di mercato.

2. data dallo status, che è fondato su differenze sociali relative a una diversa
distribuzione di prestigio, stima, onore. Individua delle differenze di status che
danno origine ai ceti sociali (chi appartiene ad un certo ceto sociale ha un
determinato stile di vita).

3. di tipo politico, è rappresentato dal potere, cioè la capacità che un gruppo ha di


imporre la propria volontà sugli altri. Weber considera i partiti politici, i sindacati e le
associazioni come elementi importanti della distribuzione del potere.

La stratificazione delle classi è funzionale?

Davis e Moore hanno dato una risposta positiva, di fatto la stratificazione è meritocratica,
ovvero che le posizioni più prestigiose sono ricoperte dalle persone più qualificate. Sono
stati criticati perché non tutte le persone riescono a competere dato che non hanno le
stesse risorse. La stratificazione avvantaggia alcuni ostacoli e altri, quindi non è mai
veramente meritocratica.

LE CLASSI SOCIALI
Mobilità sociale: si intende la possibilità di movimento degli individui e dei gruppi sociali
tra diverse posizioni socioeconomiche. Permette alle persone di migliorare o peggiorare la
propria posizione di mercato.
Ci sono diverse tipologie di mobilità sociale:
1. verticale: movimento verso l’alto o verso il basso nella scala delle posizioni
socioeconomiche. Può essere:
- ascendente: la persona migliora la propria posizione socioeconomica
quindi, la propria ricchezza e lo status.
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- discendente: la persona peggiora il proprio status, quindi, perde ricchezza
e posizione di mercato.
2. orizzontale: spostamento da pari posizioni sociali
3. intragenerazionale: cambiamento della posizione socioeconomica di un solo
individuo nell’arco della sua vita
4. intergenerazionale: cambiamento della posizione socioeconomica rispetto alla
generazione precedente

La mobilità sociale si può analizzare sia dal punto di vista macro e micro-sociale:
- mobilità strutturale (macro): macro-cambiamenti che avvengono nella struttura
occupazionale di una società
- mobilità individuale (micro): cambiamenti che avvengono nella posizione di un
singolo individuo
C’è un notevole divario socioeconomico, come si può rimediare a questa
situazione?
Tramite il SISTEMA DI WELFARE, che sono politiche pubbliche volte a ridurre le
disuguaglianze socioeconomiche e a proteggere le persone da alcuni rischi, come il
rischio di malattia, di invalidità e di disoccupazione. I sistemi di Welfare si occupano di
garantire alle persone assistenza sanitaria, pensioni (di vecchiaia e invalidità), assistenza
sociale, assistenza nel caso si perda il lavoro.
Espring e Anderson individuarono 4 modelli di Welfare State:
1. modello socialdemocratico: tipico dei paesi del Nord Europa, generoso e
improntato all’università, è un sistema che riconosce un forte sostegno alle persone
e tende ad estendere a tutti l’accesso a questi sostegni (es. il congedo parentale
per un uomo può arrivare a 240gg, mentre in Italia danno solo 10gg)
2. modello corporativo: rappresentato dai paesi come la Germania e la Francia
3. modello mediterraneo: quello italiano è quello di Welfare familista, fa leva sul
ruolo delle famiglie, è un sistema meno generoso e maggiormente categoriale, i
sussidi sono minori e alcune categorie di lavoratori sono più protetti rispetto ad altri.
4. modello liberale: rappresentato dalla Gran Bretagna
La questione delle disuguaglianze socioeconomiche riguarda le società sia su scala
globale ma anche all’interno di un singolo paese; queste disuguaglianze hanno impatto su
molti aspetti della vita come la salute, l’abitazione, l’istruzione…

Spiegazione delle disuguaglianze globali


- la teoria della modernizzazione attribuisce a differenze culturali, i diversi livelli di
sviluppo economico dei paesi, tesi molto criticata perché non è dimostrata.
- secondo la teoria della dipendenza, le disuguaglianze sono il prodotto dello
sfruttamento dei paesi ricchi rispetto a quelli più poveri.
- neocolonialismo: è una nuova forma di controllo politico ed economico, dei paesi
più ricchi su quelli più poveri, che si è instaurato dopo l’epoca del colonialismo.
- La World System Analysis: questo approccio esamina la diversa posizione
socioeconomica dei paesi in un’ottica sistemica, è un sistema unico in cui troviamo:
- paesi che hanno una posizione centrale, hanno maggiore potere politico ed
economico
- paesi semiperiferici, hanno economie in fase di sviluppo ma scarso potere
politico
- paesi periferici, hanno minimo o nessun potere politico e economie arretrate
- paesi centrali, governano e gestiscono questo sistema globale sfruttando le
economie dei paesi periferici e anche di quelli semiperiferici

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CAPITOLO 11

LE DEVIANZE

Cos’è la devianza?
La devianza è un comportamento non conforme alle norme culturali e ai valori di base di
una società.
- È un fenomeno relativo, cioè che un atto deviante in una certa cultura può non
essere considerato tale in un’altra cultura, quando riguarda degli standard
ambigui, cioè azioni e comportamenti verso i quali esistono opinioni divergenti.

- Un altro aspetto della devianza è l’ambiguità delle aspettative che la riguardano, a


volte le regole da rispettare non sono del tutto chiare, es. attraversare fuori dalle
strisce pedonali (è un atto deviante formalmente, ma tutti lo fanno e nessuno è
cosciente di essere deviante di questo atto). La devianza riguarda molti
comportamenti diffusi che sfuggono ad una precisa codifica.

- Un’altra caratteristica è mancanza di consenso, anche se aspettative e norme,


rispetto alla devianza, sono chiare, a volte manca un consenso es. la fase del
proibizionismo negli USA, si proibisce l’uso di alcool, ma continuava a girare in
maniera illegale (1919-1933).

Ci sono due livelli di devianza:


1. DEVIANZA PRIMARIA: allontanamento più o meno temporaneo e grave da valori o
norme sociali e giuridiche, per mezzo di un comportamento che ha «implicazioni
soltanto marginali per la struttura psichica dell’individuo; essa non dà luogo ad una
riorganizzazione simbolica.

2. DEVIANZA SECONDARIA: Risponde direttamente non tanto ad una motivazione


deviante del soggetto, ma agli atteggiamenti di disapprovazione e isolamento che la
società mette in atto verso l’individuo che ha trasgredito le norme.

Le spiegazioni biologiche riconducono la devianza a fattori biologici, come Lombroso che


identifica il “delinquente nato” individuando delle caratteristiche fisiche che erano tipiche
delle persone devianti. Sono stati fatti anche molti studi di tipo genetico, come quello sui
gemelli, per capire se ci fosse una base biologica alla devianza (studi che non hanno
portato a nulla).

La prima spiegazione sociologica alla devianza viene proposta da Durkheim, la devianza,


secondo lui, è un comportamento che offende la coscienza collettiva, cioè l’insieme dei
valori, norme e credenze condivisi da una certa popolazione.
Individua il concetto di ANOMIA  cioè una mancanza di norme, Durkheim dice che le
norme sociali sono fondamentali per guidare il comportamento umano, però nei momenti
di crisi (crisi economica o una guerra), le norme sociali tendono ad indebolirsi, perché
appunto, in questi momenti, le norme sociali che valevano prima ora non valgono più e le
persone sono disorientate, questo porta le persone a compiere la devianza.
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Il concetto di anomia è stato ripreso da un altro sociologo, Robert Merton, che ha dato
una spiegazione diversa da quella di Durkheim, proponendo la TEORIA DELLA
TENSIONE, secondo questa teoria si verifica una discrepanza tra la struttura sociale e i
mezzi a disposizione delle persone per ottenere ciò a cui è dato valore.
La struttura sociale identifica le mete culturali, quindi in una certa struttura sociale le
persone riconoscono gli obiettivi da perseguire.

Quali sono le mete culturali nella nostra società? Un lavoro a tempo indeterminato, un
lavoro ben retribuito, ottenere un alto livello di istruzione…
Le mete culturali possono essere raggiunte tramite dei mezzi istituzionalizzati, cioè mezzi
legittimati dalla struttura.
Le persone, rispetto a questa tensione, possono adottare comportamenti diversi.

Merton individua 5 modi di adattamento alla tensione:


1. conformità: le persone accettano sia le mete culturali, sia i mezzi previsti per
raggiungere quelle mete (la meta è il successo economico e il mezzo è il duro
lavoro), è l’unica forma di adattamento non deviante
2. innovazione: gli innovatori accettano le mete culturali rifiutando i mezzi per
raggiungerli e sono devianti, appunto perché scelgono dei mezzi illegali per
raggiungere il successo economico
3. ritualismo: riproduzione dei comportamenti senza adesione alle mete sociali
4. rinuncia: l’isolamento e il ritiro che derivano dalla mancanza di accesso ai mezzi e
dal rifiuto delle mete sociali.
5. ribellione: creazione di nuove mete sociali e nuovi mezzi per raggiungerli

POTERE E DEVIANZA
Il potere è connesso alla produzione\riproduzione dei nostri assunti di base relativi a ciò
che è normale e ciò che è deviante. Determina se e come le norme sono applicate e i
comportamenti devianti repressi. L’accesso al potere consente ad alcuni gruppi privilegiati
di impegnarsi in specifiche forme di devianza.

Crimini dei “colletti bianchi”


Crimini commessi da persone dotate di
un elevato status sociale, nell’esercizio
delle loro professioni.

CONTROLLO SOCIALE E DEVIANZA


Il controllo sociale è l’insieme degli incentivi e delle punizioni che assicurano la
conformità alle norme. È diviso in controllo interno, cioè la socializzazione e le pressioni
esterne, cioè la teoria del controllo. La teoria del controllo è quando il nostro
comportamento è regolato dalla forza dei nostri legami di appartenenza alle istituzioni
sociali, incluse la famiglia, la scuola e la religione. Le agenzie di controllo sociale
(istituzioni sociali) tentano di prevenire la devianza e di identificare e punire il deviante.

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