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LEZIONE 1 E 2

TESTI

Corbetta P. (2015) La ricerca sociale: metodologia e tecniche. [Volume I] I paradigmi di riferimento.


Bologna: il Mulino.

Bagnasco A., Barbagli M., Cavalli A. (2012) Corso di Sociologia. Bologna: il Mulino.

INTRODUZIONE SOCIOLOGIA

La sociologia è una scienza che si pone in posizione opposta a quello del senso comune.

Ognuno di noi, per il fatto di vivere si è fatto una serie di idee su come funziona la società e su come
dovrebbe funzionare. Questo sapere, per quanto utilissimo, ha dei limiti (per esempio definire una cultura
attraverso pregiudizi). È innanzitutto legato all’esperienza diretta che per quanto vasta è sempre circoscritta
(al di là dello spazio sociale di cui abbiamo esperienza, dobbiamo fare affidamento sul “sentito dire”). C’è
bisogno di una distanza oggettiva tra oggetto e soggetto, la sociologia ha bisogno di alcuni attrezzi per porre
delle distanze, infatti la sociologia è una scienza empirica. Infatti la sociologia ha sviluppato metodi e
strumenti per superare i limiti del senso comune (si parte quindi dai pregiudizi), anche se non può
prescindere da esso.

La sociologia è lo studio scientifico della società e quindi la società è l’oggetto della sociologia. Non è però
l’unica scienza che si occupa della società, ma esistono molte scienze sociali che si occupano di essa:
antropologia culturale, storia, psicologia, economia e scienza politica, demografia…

La sociologia si differisce con l’antropologia culturale perché quest’ultima studia società altre rispetto a
quello occidentali. si occupa di comunità, di culture piccole, ristrette (ricerche focalizzate su ambiti specifici
di specifiche culture). Mentre la sociologia si occupa della società in chiave più generale. Questa differenza
non è più così vera oggi, perché l’antropologia ha iniziato a studiare la società nel suo complesso a causa
della globalizzazione che ha portato una uniformazione delle differenze tra culture.

La sociologia si differisce dalla storia perché quest’ultima è una cronologi dei fatti sociali attraverso l’analisi
di fonti storiche. È un passaggio di eventi che ci permette di capire l’evoluzione della società. La sociologia si
serve della storia in quanto è interessante vedere il PATTERN degli eventi (PATTERN SOCIALI) (ripetizioni).
La sociologia si serve quindi della ricerca diacronica: raccogliere dati in lunghe serie storiche per capire cosa
cambia nel corso della storia riguardo lo stesso oggetto (disoccupazione, conflitti…)

La sociologia si differisce dalla psicologia perché quest’ultima è rivolta all’individuo, non alla società come la
sociologia. La sociologia studia le cause esterne all’individuo. C’è quindi una differenza di FOCUS.

La sociologia si differisce dall’economia (tratta di mercato che è dentro la società, non fuori. L’economia è
spiegabile tramite la ricerca sociale) e scienza politica (governi, sistemi di welfare, partiti politici… guarda le
cose nel loro contesto di interazione).

La sociologia si differisce dalla demografia perché quest’ultima è una descrizione di come cambia la
demografia dei diversi paesi, è meno attenta a rispondere ad una domanda tipica della sociologia, la
sociologia si differisce quindi da tutte queste scienze per una domanda, un grande interrogativo: COME E’
POSSIBILE LA SOCIETA’? Come è possibile l’ordine sociale? Chi ci insegna a rispettare le dinamiche sociali?
Ogni giorno si compiono azioni senza pensarci. Come è possibile che sia possibile la società? Le altre scienze
non si fanno questa domanda.

AMBITO DI STUDI DELLA SOCIOLOGIA

Rispetto alle altre scienze che posizione occupa la sociologia? Tre soluzioni:
1. Soluzione gerarchica (Comte): posizione assunta dal primo psicologo che ha definito la sociologia
(Comte). la sociologia per lui viene posta sopra tutte le scienze, anche quelle scientifiche. Le scienze
dure stanno quindi sotto la sociologia. Le evoluzioni scientifiche dipendono da un cambiamento
della società.
2. Soluzione residuale (Runciman): opposta a quella gerarchica. Idea che la sociologia studia ciò che le
altre scienze non hanno avuto l’interesse di affrontare, ossia tutto ciò che4 è troppo
contemporaneo o troppo poco discorsivo per essere chiamato “storia”.
3. Soluzione analitica o formale (Simmel): la sociologia non è interessata ai fatti sociali, ma è
considerata come una grammatica sociale, studia la dinamica sociale, le forme pure di relazione.
(subordinazione, dominio, concorrenza…)

Dare una definizione rigorosa di sociologia è quindi un’impresa disperata, ed è ragionevole accontentarsi di
una definizione tautologica: la sociologia è l’insieme delle ricerche di coloro che si riconoscono e vengono
riconosciuti come sociologi. Bisogna probabilmente rassegnarsi all’idea che i confini tra sociologia e altre
discipline sono inevitabilmente sfumati e per di più mutevoli nel tempo.

ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA

Si istituzionalizza in Europa, nasce come conseguenza della concorrenza di tre rivoluzioni:

1. Rivoluzione scientifica
2. Rivoluzione industriale
3. Rivoluzione francese

Siamo fine 700, inizio 800. Nasce come convergenza del potere dell’occidente sulle altre culture. Nasce in
occidente come risultato delle grande evoluzioni di quel periodo storico (700/800), nasce per rispondere a
delle esigenze conoscitive per esprimere i fenomeni delle rivoluzioni industriale e francese (si ha bisogno di
descrivere quei fenomeni). Il mondo non era più stabile come prima (processo di secolarizzazione con la
rivoluzione scientifica, nuovi classi sociali con la rivoluzione industriale, cambiamento dinamiche di potere
con la rivoluzione francese).

La rivoluzione scientifica è importante perché determina il modo di procedere della sociologia. Si afferma il
metodo INDUTTIVO (studio della realtà per trovare delle costanti, fondato sull’osservazione dei fatti).
Traslazione del metodo per lo studio della società (studio della società nel campo, raccogliendo dati per
decifrare la grammatica sociale). I principi del metodo scientifico vengono estesi allo studio dell’uomo, della
società e della cultura, e anche dei rapporti e delle istituzioni umane.

La rivoluzione industriale è il momento in cui si affermano le grandi fabbriche, grandi masse di popolazioni
si spostano in città, viene affermata la classe operaia…

La rivoluzione francese marca simbolicamente il passaggio dal potere legittimo della monarchia alla
necessità di ricevere una legittimazione, un consenso da parte del popolo. La società emerge come oggetto
di studio quando cambiano gli ordinamenti, i rapporti tra gruppi sociali e gli individui, i criteri che guidano i
comportamenti e i fondamenti stessi della società.

La sociologia inizia a farsi strada a partire da un atteggiamento ambiguo e ambivalente nei confronti della
società moderna. Se da un lato le rivoluzioni vengono viste come tappe decisive sulla strada del progresso,
dall’altro questo grande cambiamento viene interpretato come un fattore di dissoluzione di legami naturali
e autentici per la creazione di rapporti impersonali di scambio, artificiali e meccanici.

Queste trasformazioni fanno in modo che la sociologia si sviluppi attorno a due dei temi principali chiamati
paradigmi (temi classici della sociologia):
I paradigmi scientifici, secondo Kuhn, sono quegli assunti di base di natura teorica e metodologica sui quali
una comunità di scienziati in un determinato campo sviluppa un consenso storicamente accettato da tutti i
suoi membri: ci si trova, quando ciò accade, in una fase di “scienza normale”. Quando invece emerge un
nuovo paradigma ci troviamo in una fase di “rivoluzione scientifica”, dove se quest’ultimo ha successo
soppianterà il precedente. Nelle scienze sociali questo modello è difficilmente applicabile, poiché non v’è
mai un solo paradigma in atto, ma ve ne sono molteplici. Le scienze sociali sono prive di un unico paradigma
largamente condiviso dalla comunità scientifica. La sociologia è perciò definita MULTIPARADIGMATICA.
Questa interpretazione del concetto di paradigma non esclusiva ma in aperta competizione con altre
prospettive, è certamente l’interpretazione più diffusa e corrisponde all’uso corrente del termine nelle
scienze sociali. (quindi differenza tra paradigma scientifico e sociologico)

1. Com’è possibile l’ordine e mutamento (paradigma dell’ordine e del mutamento):


Se prima delle rivoluzioni l’ordine sociale appariva assicurato dalla credenza in un’entità
trascendente, una volta infranta la credenza nella sacralità della tradizione il fondamento
dell’ordine sociale andava ricercato all’interno della società.
Quattro studiosi si concentrano su questa tematica:
- Comte (1798-1857): conia il nome della sociologia, l’aveva chiamata prima come fisica sociale. È
tra i primi a formulare un modello che viene definito organicistico: la società è un organismo i
cui organi (famiglia, istruzione, associazioni…) hanno determinate funzioni che contribuiscono
al funzionamento del tutto che non è mai statico ma dinamico e in continua evoluzione. Questa
concezione viene chiamata POSITIVISTA E FUNZIONALISTA
- Spencer (1820-1903): Teoria dell’evoluzione naturale, segue la concezione di stampo
evoluzionistico e organicistico di Comte
- Durkheim (1858-1917): la società viene tenuta insieme dalla divisione del lavoro e forme della
solidarietà sociale. Quando in una società la divisione del lavoro è scarsa ciò che unisce le
persone (lui la chiama solidarietà meccanica: solidarietà tra individui attraverso una
credenza/entità comune che è superiore, comune a tutti ed esterna a noi. Conia inoltre la
solidarietà organica, che nasce quando in una società la divisione del lavoro è ben definita:
forme di solidarietà stabilite insieme (accordi tra le persone))
- Tonnies (1855-1936): inverte la solidarietà meccanica e organica di Durkheim. Per Tonnies
organica è la solidarietà che nasce dalla famiglia in modo naturale, meccanica è la solidarietà
che nasce da accordi che si basano sullo scambio e la divisione del lavoro. Il modello è
dicotomico: organica è la comunità che emerge dai vincoli di sangue (famiglia), di luogo
(vicinato) e di spirito (amicizie) i quali formano delle unità organiche in cui gli individui si
sentono uniti in modo permanente dai fattori che li rendono simili gli uni agli altri. Ciò non
avviene però nella società, vista come una costruzione artificiale e convenzionale dove gli
individui vivono isolati o in tensione gli uni con gli altri poiché ogni tentativo di entrare nella
sfera privata è visto come un’intrusione.

Lo sviluppo in questi casi è lineare, senza ostacoli. Non c’è una vera spiegazione su come avvengano
questi cambiamenti, ci si deve rivolgere ad altri filoni teorici cioè a coloro che hanno tematizzato il
conflitto sociale.

2. Com’è possibile il conflitto e integrazione sociale (paradigma del conflitto): il cambiamento sociale
è determinato da una dialettica che porta sempre a delle sintesi diverse (a delle soluzioni diverse
dovuti da conflitti). Si ha un’evoluzione della società in cui ci sono degli intoppi, conflitti che
portano ad un cambiamento sociale. Aggiustamenti che la società si trova ad attraversare nella sua
storia.
Due studiosi si concentrano su questa tematica:
- Marx (1818-1883): in ogni società i rapporti sociali fondamentali sono quelli che si instaurano
nella sfera della produzione e della distribuzione di beni e servizi che servono alla società stessa
per funzionare e riprodursi: questi ne determinano la struttura di classe. Essendo questi
meccanismi dei rapporti di dominio e di sfruttamento e quindi intrinsecamente conflittuali, la
storia è una storia di lotta di classe. La lotta di classe è la grande forza della storia, il motore del
mutamento sociale.
L’evoluzione storica e sociale è determinata dalle contraddizioni oggettive legate alle forme di
produzione, ovvero alla disponibilità di risorse materiali e tecniche. Al centro dell’evoluzione
sociale ci sono diversi rapporti che si instaurano attorno a come si producono e a come si
distribuiscono i beni. Il cambiamento di come si producono e si distribuiscono i beni crea delle
relazioni di potere (classi) che in determinate situazioni di esasperazione portano a dei conflitti,
i quali mettono in gioco l’ordine costituito (rischiano l’ordine precedente) e portano ad
un’ulteriore cambiamento sociale. Quindi nasce un mutamento che porta ad un conflitto che
può irrompere e diventare rivoluzione oppure può innescare una dinamica di ricomposizione
della società che però non è mai uguale a se stessa.
- Weber (1864-1920): Padre del paradigma dell’azione. Il conflitto non si riduce nella lotta di
classe. Oltre che all’interno della sfera economica il conflitto è nella sfera politica, del diritto,
della religione, dell’onore e del prestigio. Il conflitto non è una condizione patologica della
società, ma la sua condizione normale: esso non conduce alla disgregazione della società, ma
crea strutture istituzionali dove si esprimono i rapporti di forza cioè gli ordinamenti sociali.
Non v’è pertanto, come v’è invece in Marx, un esito finale e armonico che assegna un fine al
corso della storia, poiché il conflitto genera sia ordine (ordinamenti sociali) che mutamento
(lotta di classe).

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