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Università 

degli Studi di Messina

Riassunto Fondamenti di Sociologia.pdf

Scienze dell'informazione: comunicazione pubblica e


tecniche giornalistiche
Prof: Marco Centorrino

Autore: OnlyVictory

Anno Accademico: 2019/2020


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SOCIOLOGIA
Interpretazione della realtà
• La realtà è una costruzione sociale » E' prodotto collettivo e trae la sua forza
dalla condivisione (si creano unioni). Esiste quando la interpretiamo » Realtà
sociale In base alle informazioni del soggetto
La società è socialmente costruita (Anche i numeri)
• Nulla esiste in valore assoluto (neanche la verità), prende valore dopo
l'interpretazione

2 cose hanno senso assoluto =


Verità di fede (non può essere interpretabile)
Verità giudiziale.

• Nessuno può costruire la sua immagine


• Rispetto dei ruoli imposti dalla società = siamo condizionati e condizioniamo

Comunicazione
Il linguaggio è in grado di realizzare "immensi edifici di rappresentazioni simboliche che
sembrano torreggiare sulla realtà della vita quotidiana"

• Se qualcosa viene assunta per vera, saranno vere pure le conseguenze

Non esiste l'oggettività

Il meccanismo dell'attribuzione del senso sono mutate nel tempo;


• Dall'illuminismo, si inizia spiegare i problemi con la ragione;
• Prima delle Rivoluzioni, vi erano solo lente evoluzioni
• Rivoluzione (politica, economica, scientifica, culturale), alla fine del '700 - inizio
'800) = Rivoluzione Francese, Rivoluzione Americana, Rivoluzione Industriale, La Stampa
a carattero mobili

Nascita società moderna


Fine 1700 - inizio 1800
Nascita scienza = Sociologia
Modello dominante prima della nascita della società moderna =
• Comunità = l'obiettivo è la soppravvivenza della comunità (accrescere la forza
collettiva) - (nella società moderna, viene replicata nel modello sovietico - bandito il
consumismo)
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Marx = La società moderna è caratterizzata da classi sociali (Non esiste per lui la
meritocrazia, preferiva il modello comunitario)

Alla base della società moderna sono le regole = Relazioni tra individui non sono
obbligati ma contrattuali.

CAPITOLO 1
CHE COS'E' LA SOCIOLOGIA?

• Sociologia = Scienza che studia la società (guarda a quei fenomeni sociali con
una prospettiva diversa)
• Società= gruppo di persone che vivono in un determinato territorio condividendo
caratteristiche culturali comuni quali la lingua, i valori e le norme fondamentali di
comportamento.
Un concetto molto importante in sociologia è la struttura sociale. Essa si riferisce al fatto
che le attività umane non sono casuali ma strutturate socialmente, e che vi sono delle
regolarità nei nostri comportamenti e nelle relazioni che intratteniamo. La struttura
sociale si differenzia da quella fisica, ad esempio un edificio di mattoni esiste
indipendentemente dalle azioni umane. Nel mondo sociale i mattoni sono invece gli
esseri umani. Il processo di strutturazione è un processo biunivoco in quanto le azioni
umane strutturano il mondo intorno a noi e contemporaneamente vengono strutturate
da esso.
• Immaginazione sociologica (richiede la capacità di riflettere su sé stessi
fuori dalle abitudini familiari della vita quotidiana, al fine di guardarle con occhi diversi)
• Inizio osservazione sociologica =
1.Valore simbolico (fenomeno sociale dietro azioni banali)
2.Relazioni socio-economiche
3.Sviluppo storico-sociale
• Stili di vita
• Differenze socio-culturali
• Metodo sociologico = si stabilisce una relazione tra le cause e gli effetti (cosa
ha generato quel fenomeno) » la sociologia come scienza positiva ed oggettiva,
determinazione del concetto di "fatto sociale"
• Ricerca sul campo (ricerca empirica)

Padri della Sociologia


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Cronologicamente
• Auguste Comte
Conia il termine Sociologia (Fisica sociale) = La sociologia deve presentarsi come
scienza esatta (la fase empirica è determinante) = Scienza positiva = Positivismo
(dottrina secondo cui la scienza si applica solo a fenomeni osservabili, direttamente
attingibili attraverso l'esperienza)
Elabora la legge dei 3 Stadi (gli sforzi umani per comprendere il mondo sono passati
attraverso i seguenti stadi)=
1.Stadio Teologico (verità per fede)
2.Stadio Metafisico (termini naturali e non più soprannaturali) = Destino (Periodo
Medioevale)
3.Dimostrazione Scientifica.(stadio positivo)

Religione dell'umanità (manteneva unita la società a dispetto di quelle disuguaglianze


nate durante l'industrializzazione)

• Emile Durkheim
Primo a confrontarsi sul campo sulla ricerca sociologica
Metodo=
Primo principio della Sociologia: "Studia i fatti sociali(istituzioni e regole che regolano le
azioni e i comportamenti umani) come se fossero cose"
Analisi=
-Primo spunto = concetto di solidarietà
1.meccanica (comunità) = Ciascun membro della comunità riceve automaticamente una
forma di assistenza = Non esiste differenzazione professionale
2.Organica (società moderna) = Speicalizzazione delle mansioni e la crescente
differenzazione sociale = Gli individui diventano sempre più dipendenti gli uni dagli altri,
poichè ognuno ha bisogno di veni e servizi forniti da coloro che svolgono attività
differenti dalla rpopria = Se non ci fosse comparirebbero delle forme di ribellione

-Secondo spunto = Concetto di anomia = le regole diventano meno importanti


(percezione di un'assenza di significato e di struttura nell'esistenza)

-Terzo spunto = Fenomeno del suicidio (cogliere gli aspetti che portano ad uno
squilibrio dell'equilibrio soiale per essere garantito l'unione delle persone) = Individua
diverse variabili che portano alla creazione della situazione.
Integrazione= Modo di relazionanrsi con gli altri
Regolamentazione= Modo con cui si interpreta il mondo
1.Suicidio Egoistico (Carenza di integrazione)
2.Suicidio Altruistico (Eccesso di integrazione)
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3.Suicidio Anomico (Carenza di Regolamentazione)


4.Suicidio Fatalistico (Eccesso di Regolamentazione)

Religione= Una serie di regole che regola l'istituzione. Assume un valore totemico
(valore simbolico, forza aggregante). Funziona da collante.

Welfare= Politiche di assistenza per garantire il minimo per tutti.

Tradizione
Funzionalismo= la società è un sistema complesso le cui parti cooperano per produrre
stabilità (analisi delle relazioni fra diverse istituzioni per capire come si sviluppano in
stretto rapporto le une con le altre) = Consenso morale (gli individui della società
condividono gli stessi valori) = l'ordine e l'equilibrio come stato normale della società.
1.Funzioni manifeste, quelle note e volute dai partecipanti a un tipo determinato di
attività sociale
2.Funzioni latenti, conseguenze di quell'attività delle quali i partecipanti non hanno
consapevolezza

Divisione del lavoro » Concezione più ottimistica sulla divisione del lavoro, pur
riconoscendone gli effetti nocivi.
La specializzazione dei ruoli professionali rafforzava la solidarietà sociale. Anzichè
vivere in unità isolate, gli individui venivano legati dalla reciproca dipendenza, e la
solidarietà era favorita dalle relazioni multidirezionali tra produzione e consumo.
Riteneva quela una soluzione altamente funzionale per la società. Anche se era
minacciata da cambiamenti troppo rapidi, che potrebbero portare all'anomia.

• Karl Marx
La società morderna è caratterizzata da disuguaglianze.
-Concetto di classe=
1.Classe operaia - Forza lavoro
2.Classe capitalistica - Possesso dei mezzi di produzione
Sono caratterizzati da:
.Rapporto di subordinazione
.Diverse opportunità
.Dipendenza gli uni dagli altri

Comunismo = Società nuova in cui non vi sarebbe stata alcuna netta divisione tra
proprietari e lavoratori (la società non si sarebbe più divisa tra una classe di pochi, col
monopolio del potere economico-politico, e una grande massa di individui privati di gran
parte della ricchezza prodotta dal loro lavoro)
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-Materialismo storico = Meccanismo che garantisce l'evoluzione sociale come


conseguenza di questo conflitto capitalista/lavoratore

Riconosceva la forza dell'istituzione religiosa. Anestetizzava l'impulso rivoluzionario che


avrebbe portato al ribaltamento.

Tradizione
Teorie del conflitto = Importanza delle strutture sociali = La società è composta di
gruppi distinti, ciascuno dedito al proprio interesse, il che comporta la costante
presenza di un conflitto.

Divisione del lavoro » ritiene che l'industria moderna avrebbe ridotto il lavoro ad una
serie di compiti monotoni e ripetitivi. La divisione capitalisa del lavoro comportava
l'alienazione dei lavoratori dalla loro attività.
Alienazione » rappresenta la perdita di controllo sul processo di produzione che
spesso conduce a sentimenti di indifferenza o di ostilità verso il lavoro e verso l'intera
struttura della produzione industriale.
Il lavoro agricolo almeno dava ai contadini un certo controllo su ciò che facevano,
applicancovi conoscenze e abilità.

• Max Weber
L'influenza di idee e valori sul mutamento sociale è pari a quella delle condizioni
economiche.
Protestantesimo (come causa del capitalismo)

-Concetto della razionalità dell'agire umano = Nel compiere qualsiasi scelta si


analizzano pro e contro (costi e benefici) - Soggettivo

-Macrosociologia = Studio del comportamento quotidiano nelle situazioni di interazione


diretta - Parte dal collettivo per arrivare all'individuale.
Macroanalisi = essenziale alla comprensione del contesto istituzionale della vita
quotidiana.
-Microsociologia = Nalaisi delle grandi strutture sociali e dei processi di cambiamento
di lungo periodo - Parte dall'individuale per arrivare a quello collettivo.
Microanalisi = necessaria per la comprensione di importanti dettagli di questi grandi
apparati istituzionali.

-Studio del capitalismo ("Capitalismo e l'etica del Protestantesimo" = Agire sociale - le


azioni significatiche che il soggetto compie nei confronti degli altri)
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Fattori di tipo culturale = Etica protestante = Idea che l'affermazione individuale deve
venire davanti a tutto il resto

Tipo ideale = Modelli utilizzabili per indagare un fenomeno sociale e ci aiutano a


comprendere il mondo - Strutture logiche che cambiano da epoca in epoca

Razionalizzazione = organizzazione della vita sociale secondo principi di efficienza e


sulla base di conoscenze tecniche - Causa del "calcolo strumentale razionale", che
sostituisce le credenze durante l'industrializzazione

Tradizione
Interazionismo simbolico = Nasce dall'interesse per il linguaggio e il significato = Il
linguaggio ci consente di diventare autocoscienti, cioè consapevoli della nostra
individualità e capaci di vederci dall'esterno come fanno gli altri. L'elemento chiave è il
simbolo = Un simbolo è "qualcosa che sta per qualcos'altro"

Cosa serve la sociologia


• Consapevolezza delle differenze culturali. In primo luogo, la sociologia ci
permette di guardare il mondo sociale da prospettive diverse. Se comprendiamo
correttamente come vivono gli altri, comprendiamo meglio i loro problemi.
• Valutazione degli effetti delle politiche. In secondo luogo, la ricerca sociologica
fornisce un aiuto pratico alla valutazione degli effetti delle politiche.
• Autocomprensione. In terzo luogo, più sappiamo sul funzionamento complessivo
della nostra società più saremo in grado di influire sul nostro futuro.

Tipi di Sociologia
1.Sociologia professionale, convenzionale disciplina scientifica radicata nelle università,
che genera grandi programmi di ricerca, accumula conoscenze,
2.Sociologia pratica, comprende tutti quegli studi che perseguono obiettivi definiti dai
committenti,
3.Sociologia critica, la coscienza della sociologia professionale, mette a nudo gli assunti
dei progetti di ricerca di quest'ultima,
4.Sociologia pubblica, si rivolge a gruppi sociali come i sindacati, i movimenti sociali, i
gruppi confessionali e le organizzazioni della società civile

CAPITOLO 2
GLOBALIZZAZIONE E MUTAMENTO SOCIALE
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La modernità di cui parlano i sociologi ha fatto registrare una fortissima globalizzazione


della vita sociale, cioè un processo generale di interconnessione che interessa gli
scambi economici, le relazioni politiche il turismo, la tecnologia e i flussi migratori.

Tipi di società:

• Società umana premoderne

• Società di cacciatori-raccoglitori

-Piccoli gruppi che si procurano da vivere con la caccia, la pesca e la raccolta di piante
commestibili.
-Poche disuguaglianze
-Differenze di rango, limitate a età e genere
• Società pastorali

-Dimensioni variabili da poche centinaia a molte migliaia di individui


-Sussistenza fondata sull'allevamento di animali addomesticati
-Disuguaglianze più accentuate rispetto alle società di cacciatori-raccoglitori
-Governate da capi
• Società agricole

-Basate su piccole comunità rurali prive di centri urbani


-Sussistenza fondata sull'agricoltura
-Disuguaglianze più accentuate rispetto alle società cacciatori-raccoglitori
-Governate da capi
• Società tradizionali (dette comunità)

-Dimensioni notevoli fino a milioni di individui, ma piccole se paragonate alle società


industrializzate
-Presenza di città in cui si concentrano commerci e manifatture
-Sussistenza fondata prevalentemente sull'agricoltura
-Marcate disuguaglianze tra classi sociali
-Apparato di governo distinto con a capo un re o un imperatore

• Società del mondo moderno


• Paesi sviluppati

-Basati sulla produzione industriale e in generale sulla libera impresa


-La maggioranza della popolazione vive in centri urbani, pochi lavorano in agricoltura
-Marcate disuguaglianze di classe, meno pronunciate rispetto alle società tradizionali
-Stati-Nazione, tra cui i paesi occidentali, Giappone, Australia, Nuova Zelanda
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• Paesi in via di sviluppo

-La maggioranza della popolazione lavora nell'agricoltura con metodi tradizionali


-Una parte della produzione agricola viene venduta sui mercati esteri
-Sistemi di libera impresa, in altri casi economie pianificate
-Stati-Nazione, tra cui Cina, India e la maggior parte dell'Africa e del Sud America
• Paesi di nuova industrializzazione

-Ex-paesi in via di sviluppo, oggi basati sulla produzione industriale e in generale sulla
libera impresa
-La maggioranza della popolazione vive in centri urbani, alcuni lavorano in agricoltura
-Marcate disuguaglianze di classe, più pronunciate rispetto alle società sviluppate
-Stati-nazione, tra cui Hong Kong, Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Brasile e Messico

• Trasformazione delle società

-Difficilmente definibile perchè la società muta in continuazione


-Bisogna valutare fino a che punto in un dato periodo si sono trasformate le sue
istituzioni fondamentali. » Strutturalismo = Serie di istituzioni a carattere giuridico (Stato)
o sociale (famiglia). Hanno il compito di creare regole e cercare di garantirne
l'applicazione (Istituzioni/Società= Rapporto biunivoco)

Fattori:

• Sviluppo economico

-L'ambiente fisico può favorire o limitare lo sviluppo economico.


-Costituisce la base dell'attività economica e dello sviluppo, in quanto permette la
trasformazione delle materie prime in oggetti utili o commerciabili.
-Nell'età moderna, il fenomeno economico fondamentale è stato il capitalismo, che
favorisce la costante revisione delle tecnologie produttive » Negli ultimi decenni la
potenza dei computer è aumentata enormemente, infatti l'impatto della scienza e della
tecnologia sul nostro modo di vivere si estende ben oltre la sfera dell'economia »
Scienza e tecnologia influenzano la dimensione culturale e politica, e nel contempo ne
sono influenzate.

• Mutamento socioculturale

-Si considerano il ruolo della religione, delle comunicazioni, della leadership e delle
idee.
-Religione = Forza sia conservatrice sia innovatrice (esempio più celebre la teoria
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dell'etica protestante di Weber)


-Sistemi di comunicazione= l'invenzione della scrittura rese possibile un controllo
crescente delle risorse materiali e lo sviluppo di grandi organizzazioni » Modificò la
percezione umana delle relazioni tra passato, presente e futuro » Con l'avvento di
internet, le comunicazioni sono diventare più rapide e la distanza è sempre meno un
ostacolo. Ha diffuso la consapevolezza dell'esistenza di una società globale.
-Leadership= in termini di carisma, è un ulteriore fattore del mutamento sociale. Un
singolo leader capace di raccogliere un seguito popolare e di modificare modelli di
pensiero prevalenti può contribuire a rovesciare un intero ordine stabilito.
-Idee=Nella vita moderna fanno parte integrante le idee di autorealizzazione, la libertà
individuale, uguaglianza e partecipazione democratica » Idee che si sviluppano in
Occidente, ma che sono divenute universali.

• Organizzazione politica

-Nelle società premoderne, non esiste alcuna autorità politica in grado di influenzare e
mobilitare l'intera comunità » I cambiamenti politici erano prerogative di piccole èlite,
mentre l vita della maggioranza della popolazione procedeva inalterata.
-Nelle società moderne, sono presenti attori politici ben distinti la cui esistenza è
determinante nell'orientare lo sviluppo di una società » Le attività dei leader politici
influiscono quotidianamente sulla vita della popolazione.

• Globalizzazione
Una serie di processi che comportano crescenti flussi multidirezionali di beni, persone e
informazioni in tutto il pianeta » Individui, aziende, gruppi e nazioni diventano sempre
più interdipendenti.

Elementi della globalizzazione


Il processo di globalizzazione è legato allo sviluppo dell'ICT (information and
communication technology) che ha accresciuto la velocità e l'ampiezza delle interazioni
tra persone di ogni parte del mondo

Diffusione dell'ICT
-Progressi tecnologici nell'infrastruttura mondiale delle telecomunicazioni che consente
una connessione mondiale rapida e in tempo reale.
-Ha facilitato la circolazione di informazioni su persone ed eventi geograficamente
distanti » Da un lato, si diffonde sempre di più la consapevolezza che la responsabilità
sociale non si ferma ai confini nazionali ma si estende ben oltre » Dall'altro lato, la
prospettiva globale sembra indebolire in molti il senso di identità nazionale, legata allo
stato-nazione.
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Globalizzazione economica
-Per alcuni sociologi di orientamento marxista, i processi di globalizzazione dipendono
dalle tendenze dell'economia capitalista.
-I sostenitori di un approccio culturalista sostengono che la globalizzazione dipende sì
dalla costante integrazione dell'economia mondiale, che però viene assicurata
attraverso svariati meccanismi culturali.
-Secondo Waters, la dimensione culturale è cruciale per la globalizzazione perchè
attraverso le forme culturali e lo sviluppo politico-economico si svincola dai limiti
materiali della geografia. Nell'economia immateriale, i prodotti si basano
sull'informazione software per i pc, prodotti mediali e d'intrattenimento, servizi basati su
internet » Questo nuovo contesto è stato descritto come società della conoscenza, l'età
dell'informazione e new economy.

Imprese transnazionali » Sono aziende che producono beni o commercializzano


servizi in più di un paese. Le grandi società transnazionali sono economicamente più
forti della maggior parte dei paesi del mondo. La tesi della globalizzazione crescente
dell’industria manifatturiera è spesso formulata in termini di catene globali delle merci,
cioè reti mondiali di processi lavorativi e produttivi dai quali scaturisce un prodotto finito.
Le disuguaglianze globali vengono però confermate dal fatto che le attività più redditizie
di questa catena sono ancora prevalentemente concentrate nei paesi ad alto reddito,
mentre le meno redditizie hanno luogo nei paesi a basso reddito.

Globalizzazione politica
-Crollo del comunismo avvenuto nei paesi dell'Est europeo. Ha accelerato il processo di
globalizzazione, anche se in parte ne è stato il prodotto
-Ampliamento dei meccanismi internazionali e regionali di governo che avvicinano tra
loro gli stati-nazione e che spingono le relazioni internazionali verso forme di
governance globale.
-Organizzazioni internazionali governative e non governative. Le prime sono organismi
costituiti da più governi ai quali viene conferita la responsabilità di sovrintendere a una
particolare area di attività transnazionale. Le seconde sono organizzazioni indipendenti
che lavorano a fianco di organismi governativi nella risoluzione di problemi
internazionali.

• Approccio alla globalizzazione


Le tre scuole principali:

• Iperglobalisti
-Sostengono che la globalizzazione è un fenomeno molto reale le cui conseguenze
sono avvertibili ovunque. E' considerata un processo che prescinde dalle frontiere
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nazionali e che produce un nuovo ordine globale sorretto dai flussi inarrestabili della
produzione e del commercio internazionale.
-Questa tesi si fonda soprattutto sulla trasformazione del ruolo degli stati-nazione, che
stanno perdendo il potere di controllare i destini nazionali. I singoli paesi non governano
più le loro economie a causa dell'enorme espansione del commercio mondiale, mentre i
governi nazionali sono sempre meno in grado di intervenire efficacemente su questioni
che trascendono i loro confini.

• Scettici
-Si esagera la portata della globalizzazione e la maggior parte delle teorie in proposito
sono chiacchiere su un fenomeno nient'affatto nuovo » livelli attuali di interdipendenza
economica non sono senza precedenti (la globalizzazione contemporanea differisce dal
passato solo per l'intensità delle interazioni tra stati. Per questo, sarebbe meglio parlare
di “internazionalizzazione”
-I governi nazionali conservano un ruolo chiave nella regolamentazione e nel
coordinamento dell'attività economica e mantengono un ruolo propulsivo attraverso
accordi commerciali e politiche di liberalizzazione economica.
-L'economia mondiali contemporanea non è realmente globalizzata.
-Si concentrano sui processi di regionalizzazione all'interno dell'economia mondiale,
che portano alla formazione di blocchi finanziari e commerciali.

• Trasformazionalisti
-Posizione intermedia tra iperglobalisti e scettici
-La globalizzazione è il processo fondamentale sottesso a un ampio spettro di
cambiamenti che plasmano le società contemporanee, per nella persistenza di vecchie
strutture.
-I governi nazionali conservano tuttora gran parte del loro potere nonostante la crescita
dell'interdipendenza globale, ma si stanno ristrutturando in risposta a nuove forme di
organizzazione sociale ed economica prive di una base territoriale.
-Non vedono nella globalizzazione un percorso lineare unidirezionale, ma un processo
dinamico e aperto, soggetto ad influenze e modificazioni.

• Conseguenze della globalizzazione


-Comporta che i “mondi” minoritario e maggioritario vengano sempre più percepiti come
parte dello stesso mondo globale
-La rapida espansione mondiale di internet accelererà la diffusione di una cultura
globale che asomiglierà alle culture dell'Europa e del Nord America.
-Glocalizzazione (globalizzazione + locale) » Le forze globali possono avere l'effetto di
rafforzare i valori tradizionali
-Influisce sulla sfera privata » Ogni individuo può avere possibilità di decidere della
propria vita » Gli individui fanno esperienza di un nuovo individualismo,che consente
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loro di costruire attivamente la propria identità » Ci spinge a vivere in modo più aperto e
riflessivo, chiamando a reagire e ad adattarci costantemente al nostro ambiente in
mutamento.

CAPITOLO 3
ECONOMIA E LAVORO
• Crisi bancaria americana del 2008 » Pratiche azzardate di prestito, soprattutto
domestico » Mercato del credito (per avere più clienti, si diminuisce la soglia di garanzia»
Subprime)
• La Crisi USA coinvolge rapidamente il resto del mondo » Subirono perdite le
banche d'investimento in Europa, Cina, Australia e nel resto del mondo.
• Per impedirne il crollo, nel Regno Unito, Islanda e in Francia le maggiori banche
furono praticamente rilevate dal governo, cioè nazionalizzate
• La crisi ha avuto effetti disastrosi nei paesi fortemente indebidati, aiutata dalla
globalizzazione
• Con una crescita rallentata o azzerata, alcuni paesi europei si sono visti costretti
ad accettare l'aiuto dell'UE o del fondo monetario internazionale » I fondi sono stati donati a
patto di rivoluzionare la propria politica fiscale e politiche di austerità » Aggravano la
recessione economica.
• Recessione economica(diminuzione del PIL)

• Nascita della Sociologia Economica, di cui se ne occupano Weber (Economia e


società), Marx (Capitale), Durkheim (La divisione del lavoro sociale).
• Marx » studio del capitalismo come sistema economico dinamico, ma al
contempo distruttivo e fondato sullo sfruttamento. Il capitalismo si basava su relazioni
sociali strutturate attorno a una marcata disuguaglianza e alla proprietà privata.
• Durkheim » Si interessa della crescente divisione del lavoro, che preannuncia
una progressiva specializzazione resa possibile dal capitalismo industriale, ma era anche
convinto che la specializzazione economica svolgesse una funzione di integrazione sociale
• Weber » Si focalizza sulle forme specificamente economiche dell'agire sociale e
delle organizzazioni, ma è centrale per il suo approccio anche il concetto di interesse » Le
azioni sono determinate solo dall'interesse, fondate sulla razionalità strumentale e
dipendono dal presupposto che tutti gli individui si comportino in maniera analoga. (definito
come tradizionale o affettivo)
• La sociologia economica si differisce dall'economia "ortodossa" in vari modi, ma
la differenza centrale sta nel fatto che "il punto di partenza dell'analisi economica è
l'individuo; quello della sociologia economica sono di solito i gruppi, le istituzioni e la
società".
• Sociologia ortodossa » gli individui agiscono secondo il proprio interesse, le
azioni economiche sono basate sulla massimizzazione dell'utilità, quest'ultima è l'unica
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forma di comportamento economico razionale.


• Sociologia economica » Gli individui sono sempre inseriti in un contesto sociale e
gli interessi degli attori sociali si formano nei rapporti con altre persone.

• NASCITA NUOVA SOCIOLOGIA ECONOMICA (grazie a Mark Granovetter) »


sostiene che l'agire economico non può essere ridotto al calcolo razionale del profitto
individuale o alla massimizzazione dell'interesse, ma dovrebbe piuttosto essere collocato in
reti sociali in cui rivestono grande importanza le divisioni sociali, i rapporti di potere, le
organizzazioni, la cultura e la politica (radicamento sociale) » I mercati sono fenomeni
sociali, influenzati dalle relazioni sociali e dalla competizione di status. Allo stesso modo
delle azioni individuali, anche i mercati, sonos empre inseriti nella società e non si
collocano fuori dalle altre strutture sociali.

• Adam Smith ("la ricchezza delle nazioni") individuò diversi vantaggi offerti dalla
divisione del lavoro in termini di accresciuta produttività.

• Frederick Winslow Taylor » Taylorismo, oppure organizzazione scientifica del


lavoro (il lavoratore può funzionare come una macchina, se lo si mette nelle migliori
situazioni organizzative, la produzione aumenterà. Comportava lo studio dettagliato dei
processi industriali, in modo da scomporli in operazioni elementari che potevano essere
cronometrate e organizzate con precisione)
• La teoria taylorista viene adottata da Henry Ford » Introduce la catena di
montaggio mobile (ogni operaio aveva un compito specifico) e i programmi di educazione
per il consumo. » Fordismo (un sistema di produzione di massa finalizzato ad alimentare
mercati di massa)
• Postfordismo » Radicale presa di distamze dai principi fordisti a causa dei
cambiamenti avvenuti a partire dalla metà degli anni Settanta (impiegato sia con riferimento
a un ristretto insieme di mutamenti avvenuti nei processi produttivi, sia in rapporto a un
ordine sociale diverso improntato a un maggiore individualismo) » Decentramento della
produzione in gruppi di lavoro, la produzione flessibile e la customizzazione di massa, la
produzione globale e l'introduzione di una struttura occupazionale più aperta.
• Produzione di gruppo » Accrescere la motivazione dei lavoratori consentendo
ai gruppo di collaborare al processo produttivo, invece di esigere dai lavoratori di
trascorrere la giornata svolgendo sempre lo stesso compito » Circoli di qualità (gruppi
composti da un minimo di 5 fino ad un massimo di 20 che si incontrano regolarmente per
discutere e risolvere problemi di produzione) – Acquisizione di nuove competenze,
un'accresciuta autonomia, una ridotta supervisione manageriale e un maggiore impegno
per la qualità dei beni e dei servizi prodotti
• Produzione flessibile (sistema produttivo in cui vi è una certa quantità di
flessibilità che consente al sistema di reagire in caso di modifiche, sia previste o impreviste)
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» viene combinato con la Customizzazione di massa (processo in cui le industrie si


preoccupano dapprima di vendere e poi di produrre i beni in base alle richieste della
clientela) » Introduzione di metodi in base ai quali i componenti vengono consegnati solo
quando necessario (Just in time)
• Produzione globale

Lavoro » Svolgimento di compiti che richiedono uno sforzo fisico o mentale, con
l'obiettivo di produrre beni o servizi destinati a soddisfare i bisogni umani » Base
dell'economia (insieme delle attività concernenti la produzione e la distribuzione di beni
e servizi)
Occupazione » Prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o uno
stipendio » Una categoria che rientra nell'occupazione non retribuita viene chiamata
Economia informale (Non comprende solamente le transizioni in nero, ma anche tante
altre attività di cui le persone si dedicano in casa e fuori casa)
DIFFERENZE TRA PAESI IN VIA DI SVILUPPO E QUELLI SVILUPPATI » L'agricoltura
è vista dai primi come il settore col maggior numero di addetti, invece con pochissimi
nei secondi.
Anche la distribuzione occupazionale varia notevolmente nei diversi paesi. Nei paesi
sviluppati, l'economia informale è un settore limitato rispetto a quella formale. Le
proporzioni si invertono nei paesi in via di sviluppo.

Lavoro domestico » tradizionalmente riservato alle donne, è solitamente non retribuito,


ma è comunque lavoro, spesso molto duro e faticoso.
nella sua forma attuale il lavoro domestico è nato con la separazione della casa dal
luogo di lavoro. Con l’industrializzazione il lavoro ha luogo lontano dall’abitazione e
dalla famiglia, e la casa diventa sede di consumo, piuttosto che di produzione. Mentre il
“vero” lavoro viene progressivamente identificato con quello retribuito, il lavoro
domestico diventava “invisibile”. Prima dell’industrializzazione il lavoro casalingo era
particolarmente duro. Il lavoro domestico non retribuito ha un’enorme importanza per
l’economia. Questa quantità di lavoro non riconosciuta e non retribuita in realtà sostiene
il resto dell’economia, fornendo gratuitamente servizi da cui dipende gran parte della
popolazione attiva. L’assorbimento a tempo pieno nelle occupazioni domestiche può
essere fonte di isolamento e insoddisfazione. Le casalinghe giudicano estremamente
monotoni i lavori domestici e risentono della pressione psicologica nel rispettare gli
standard che si auto impongono nel proprio lavoro.
A differenza degli uomini che osservano un orario di lavoro ben definito al quale evitano
di aggiungere le faccende domestiche, i doveri extradomestici delle donne allungano la
loro giornata di lavoro.

Nelle società sviluppata vige la divisione del lavoro » Provoca l'espansione


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dell'interdipendenza economica
Prima dell'industrializzazione, il lavoro extra-agricolo veniva appreso dopo lunghi periodi
di apprendistato, dove il lavoratore provvedeva a tutti gli aspetti dell'intero processo
produttivo.
Con la produzione industriale moderna, molti mestieri scomparvero, mentre la maggior
parte vennero inglobati dentro a processi produttivi complessi, dove ogni operaio
svolgeva sempre lo stesso compito.

All'inizio del XX secolo, anche se il mercato del lavoro era dominato da mansioni
industriali di tipo manuale, pian piano la situazione cambia, facendo spazio sempre di
più alle occupazioni impiegatizie nel settore dei servizi.
Le motivazioni sono:
• La continua introduzione di macchine risparmiatrici di manodopera.
• Una delocalizzazione nei paesi in via di sviluppo delle industrie, dove i costi sono
più bassi.
• La crescita di grandi strutture burocratiche nel welfare, nella sanità e nei servizi
pubblici

Sindacato » organizzazione presente, con un numero di iscritti e un'influenza diversi,


nella maggiorparte dei paesi. Dove esistono, i governi riconoscono il diritto dei lavoratori
di astenersi dal lavoro, scioperando, per perseguire finalità di carattere economico.
All'inizio dello sviluppo industriale, i lavoratori erano privi di diritti politici e potevano
scarsamente influire sulle condizioni in cui prestavano la loro opera. I sindacati sis
vilupparono come strumento per riequilibrare le forze tra lavoratori e datori di lavoro.
Nella maggiorparte dei paesi sviluppati, tra il 1950 e il 1980, la sindacalizzazione fu un
fenomeno in crescita constante, e per vari motivi fu anche un fenomeno comune a tutti i
paesi occidentali:
• L'azione sindacale era favorita dall'esistenza di forti partiti politici che
rappresentavano la classe lavoratrice
• La contrattazione tra imprese e sindacati era coordinata a livello nazionale
• Erano i sindacati ad erogare le indennità di disoccupazione

Nonostante questo, però, nei paesi in cui esisteva una combinazione fra questi fattori
erano quelli con un tasso di sindacalizzazione più basso. Per spiegare il perchè di
questo fenomeno, vi sono alcune teorie:
• La recessione, accompagnata da alti tassi di disoccupazione, che complì
l'economia mondiale e indebolì la posizione contrattuale dei sindacati
• L'intensificazione della competizione internazionale, in particolare dei paesi
nell'Estremo oriente, dove i salari sono più bassi
• L'avvento in molti paesi di governi di destra che segnalò l'avvio di una politica di
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contrasto dele posizioni sindacali


Il colpo di grazia venne data dal fallimento di uno sciopero, quello dei Minatori nel
Regno Unito, che fu stroncato da Margaret Thatcher tra il 1984 e il 1985.
L'ascesa della produzione flessibile è un ulteriore fattore di indebolimento del sindacato.

Nella seconda metà del XX secolo, prende piede nel mondo del lavoro retribuito anche
la femminilizzazione del lavoro, dove un numero sempre crescente di donne è entrato
nel mercato del lavoro.
Nella maggiorparte dei paesi del mondo le donne costituiscono almeno la metà della
forza lavoro, anche se differiscono i tipi d'impiego cui sono adibite. Va aggiunto anche
che il lavoro delle donne è qualitativamente diverso da quello degli uomini. Si stima che
in molte economie sviluppate, i tre quarti della pololazione femminile svolgano lavori
part-time di basso livello retribuito come inservienti, cassiere, addette alla pulizia e al
catering.

Nelle società preindustriali, le attività produttive e quelle domestiche non erano


separate. La produzione aveva luogo in casa o nelle sue vicinanze, e le donne avevano
una considerevole influenza nell'ambito della famiglia, sebbene fossero escluse negli
ambiti politici.
La situazione cambiò in seguito allo sviluppo dell'industria moderna, quando la sfera
pubblica e privata si consolidò. Le donne si occupavano della sfera privata, come
l'allevamento della prole, la cura della casa e la preparazione dei pasti. Al contrario, gli
uomini svolgevano un lavoro esterno alla famiglia, dedicando buona parte del loro
tempo alla sfera pubblica.

La presenza della manodopera femminile si intensificò durante la prima guerra


mondiale, quando la carenza di manodopera spinse ad affidare alle donne molte
mansioni considerate "maschili".
La divisioni di genere del lavoro si ridusse dopo la seconda guerra mondiale.

Infine, è importante osservare che molte donne scelgono di entrare nel mondo del
lavoro per un desiderio di autorealizzazione e in rispsota alle battaglie per la parità del
movimento femminista.
Nonostante l'uguagliazna formale , tutta via, le donne sono tuttora svantaggiate rispetto
agli uomini nel mercato del lavoro.

Segregazione occupazionale di genere » Uomini e donne si concentrano in lavori


diversi, che vengono considerati "maschili" e "femminili"
• Segregazione verticale » la tendenza alla concentrazione delle donne in
posizioni di scarso potere e con poche prospettive di carriera, mentre gli uomini occupano
le posizioni di maggior potere e influenza.
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• Segregazione orizzontale » La destinazione di uomini e donne in diverse


categorie d'impiego. Le donne si concentrano soprattutto nel settore pubblico, in mansioni
impiegatizie di routine, mentre nei lavori manuali semi-specializzati e specializzati
prevalgono gli uomini.

Part-time » Le donne preferiscono questa formula lavorativa per conciliare il lavoro con
gli impegni familiari.
Con l'ingresso sempre più crescente delle donne nel mercato del lavoro, la figura
tradizionale del male breadwinner (l'uomo che porta a casa il pane) si sta
ridimensionando sempre di più » Il lavoro casalingo viene ripartito, anche se non in
maniera equa, fra i i membri della famiglia, compreso l'uomo (Adattamento ritardato)

Tecnologia e lavoro » Il concetto di automazione (o macchine programmabili) venne


introdotta a metà 800 con Spencer, l'inventore dell'automat. » Il progresso tecnologico
porta all'invenzione dei robot industriali.
Robot » strumento automatico che può svolgere funzioni ordinariamente affidate a
esseri umani. Il termine robot proviene dal ceco robota, che significa lavoro pesante.
Oggi, la maggiorparte dei robot viene impiegata nelle fabbriche di automobili e nelle
industrie elettroniche che producono televisori, pc, lettori CD e DVD, Ipod, smartphone
e altro. La loro utilità è limitata, poichè la loro capacità di riconoscere gli oggetti e
manipolare forme irregolare è abbastanza rudimentale.
Introduzione delle tecnologie informatiche » Aumento generale delle competenze di
tutti i lavoratori, ma ha prodotto una bipartizione della forza lavoro tra un piccolo gruppo
di professioniosti altamente qualificati con un grado di flessibilità e autonomia elevato, e
un gruppo più numeroso di lavoratori che svolgono mansioni amministrative, ausiliari
con un grando di autonomia scarso o nullo.
Competenza » Costrutto sociale soggetto ad evoluzione » In molti lavori sono stati
associati livelli di competenza diversi, anche cambiato nome, quando ad occuparsene ci
furono le donne. » Collegati anche alla collocazione geografica e alle condizioni locali
d'impiego
Automazione » Upskilling (maggiore qualificazione del lavoro)
Autonomia dei lavoratori » Deskilling

Economia della conoscenza » Economia in cui l'innovazione e la crescita economica


sono sostenute dalle idee, dalle informazioni e dallem forme di conoscenza. La forza
lavoro non è impegnata nella produzione e nella distribuzione di beni materiali, ma in
attività di progettazione, sviluppo, messa a punto tecnologica, commercializzazione,
vendita e assistenza. » Industrie Hi-Tech, educazione e formazione, ricerca e sviluppo,
finanza e investimenti.
Multiskilling » Sviluppo di una forza lavoro capace di assumersi un'ampia gamma di
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responsabilità. A sua volta conduce a una maggiore produttività e a una migliore qualità
dei beni e servizi. » E' connesso con il concetto di formazione sul lavoro. Le aziende
preferiscono assumere persone non specializzate in grado di sviluppare nuove
competenze direttamente sul posto di lavoro. Nel momento in cui si verifica un
cambiamento tecnologico o di mercato, le aziende riqualificano i propri dipendenti a
seconda delle mutate esigenze.
Telelavoro » Permette di svolgere da casa le proprie mansioni, spesso via telefono o
Internet. Consente di essere più produttivi e di far fronte a responsabilità
extralavorative.
Portfolio workers » Lavoratori che possiedono un portafoglio di competenze, una
molteplicità di credenziali professionali che sfrutteranno per spostrsi da un lavoro
all'altro nel corso della vita lavorativa. » L'idea del lavoro per la vita va sempre più a
ridimensionarsi

SIGNIFICATO SOCIALE DEL LAVORO


Importanti caratteristiche del lavoro:
• Sicurezza del reddito
• Svolgimento di attività significative (apprendimento di ed esercizio di
competenze e capacità)
• Diversificazione dell'esperienza (accesso ad ambiti di vita diversi da quello
domestico)
• Strutturazione del tempo (La giornata è organizzata in base al ritmo del lavoro)
• Contatti sociali (l'ambiente di lavoro offre l'opportunità di stringere amicizie e di
condividere con altri una serie di attività)
• Identità sociale (Il lavoro è apprezzato per il senso di stabile identità sociale che
offre)

Precarietà del lavoro » Non solo rischio della cassa integrazione o del licenziamento,
ma anche preoccupazione per la trasformazione del lavoro stesso e per i suoi effetti
sulla salute e la vita personale » Può avere un impatto devastante sulla vita domestica
e sulla relazione fra familiari, come minaccia per il proprio senso d'identità

Disoccupazione » Secondo l'economista Keynes, deriva da un insufficiente potere


d'acquisto sul mercato delle merci, col risultato che la produzione non viene stimolata e
diminuisce il fabbisogno di manodopera. I governi possono intervenire per aumentare il
livello della domanda, consentendo la creazione di nuovi posti di lavoro » A causa dei
tassi di disoccupazione incontrollati durante gli anni 70 e 80, Il keynesismo viene
abbandonato
La disoccupazione è difficile da da definire, perchè, non avendo un lavoro formalmente
riconosciuto e retribuito, i disoccupati possono svolgere svariate attività produttive,
come il part-time o hanno saltuarialmente un lavoro pieno.
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Secondo ILO (International Labour Organization), i disoccupati sono quegli individui


senza lavoro, disposti a iniziare a lavorare entro due settimane e che hanno cercato
lavoro nel mese precedente alla rilevazione.
Ad esso, viene integrato altri due tipi di disoccupazione
• Disoccupazione frizionale, è la naturale e momentanea uscita dal mercato del
lavoro di individui che cambiano impiego, che cercano lavoro dopo la laurea o che
attraversano un periodo di cattiva salute
• Disoccupazione strutturale, è la mancanza di lavoro provocata da condizioni
complessive dell'economia.

L'esperienza della disoccupazione può essere molto sofferta per chi è abituato ad avere
un lavoro stabile. Nei paesi in cui i servizi sanitari e altre forme di provvidenza sono
garantiti a tutti, i disoccupati posso patire solo alcune difficoltà finanziarie. Ma in paesi
come gli Stati Uniti, i sussidi di disoccupazione vengono erogati solo per alcuni periodi e
i servizi sanitari non sono garantiti a tutti, quindi le conseguenze possono essere
drammatiche. Il neo-disoccupato spesso subisce uno shock, seguito dall'ottimismo per
le nuove possibilità che gli prospettano. Ma quando tale ottimismo non viene
confermato, egli può scivolare nella depressione o in un profondo pessimism. Se il
periodo di disoccupazione si protae, il processo di adattamento termina e il disoccupato
si rassegna. Varia in base alla classe sociale. Per chi ha un reddito basso, nuoce per lo
più sotto il punto di vista finanziario, ma per chi ha un reddito alto, la disoccupazione
può nuocere sia sotto il punto di vista finanziario che dello status sociale.

CAPITOLO 4
Interazione sociale e vita quotidiana

Erving Goffman introduce una teoria, che egli definisce Disattenzione civile. La
disattenzione civile non equivale al semplice ignorarsi reciprocamente. Ciascuno
segnala all’altro di aver preso atto della sua presenza, ma evita qualsiasi gesto che
potrebbe essere interpretato come troppo invadente.

Studiare forme apparentemente insignificanti di interazione sociale è di straordinaria


importanza per la sociologia. Ciò è importante perché:
• La routine della vita quotidiana conferisce forma e struttura della nostra
attività. La nostra esistenza è basata sulla ripetizione di modelli di comportamento giorno
dopo giorno;
• Lo studio della vita quotidiana mette in risalto il concetto di costruzione sociale
della realtà, ciò si riferisce al fatto che l’individuo modella costantemente la realtà in base
alle proprie azioni e decisioni;
• Lo studio delle interazioni sociali consente di interpretare le istituzioni sociali.
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L’interazione sociale comprende numerose forme di comunicazione:


• Comunicazione non verbale: scambio di informazioni e significati attraverso le
espressioni facciali, i gesti, le posture e i movimenti del corpo.
• Volto, gesti, emozioni: Elias, vede nello sviluppo del volto umano una stretta
correlazione con il “valore di sopravvivenza” dei sistemi di comunicazione efficienti. Gli
esseri umani sono infatti in grado di comunicare una vasta gamma di emozioni solo con il
volto. Per quanto l’espressione facciale dell’emozione appaia innata, fattori individuali e
culturali condizionano l’esatta forma finale del movimento muscolare e il contesto in cui
esso si ritiene appropriato. Sono culturalmente variabili, ad esempio, il modo particolare in
cui le persone sorridono, il preciso movimento delle labbra e degli altri muscoli facciali, la
rapidità del sorriso. Non è stata dimostrata l’esistenza di gesti o posture del corpo comuni a
tutte le culture, o anche solo nella maggior parte di esse. Come le espressioni del volto,
anche i gesti e gli atteggiamenti vengono continuamente utilizzati per dare maggiore enfasi
alle parole, ma spesso invece indicano inavvertitamente che quanto diciamo non
corrisponde del tutto ciò che veramente intendiamo dire. Sudorazione, irrequietezza,
sguardi fissi o evasivi, espressioni facciali sostenute per un tempo prolungato (quelle
genuine tendono a dissolversi nel giro di quattro o cinque secondi) possono indicare che
una persona sta fingendo.
• Genere e comunicazione non verbale: La filosofa Iris Marion Young ha
esplorato le differenze di genere nell’uso del corpo. Secondo l’autrice, i movimenti “poco
convinti” tipici delle donne quando ad esempio lanciano una palla o una pietra non sono
biologicamente determinati, ma sono il prodotto di discorsi e pratiche che incoraggiano fin
da piccole le ragazze a vivere i loro corpi come “oggetti degli altri”. Gli uomini, invece,
imparano a vivere i loro corpi come attivi e vigorosi “oggetti per se stessi”, il che si traduce
nella maggiore aggressività dei loro movimenti, in particolare nello sport. Il comportamento
di un uomo che fissa una donna può essere interpretato come naturale o innocente, ma
quello di una donna che fissa un uomo viene spesso ritenuto allusivo o sessualmente
esplicito, sono tutti elementi dai quali inevitabilmente parte la disuguaglianza di genere. Le
forme di comunicazione non verbale forniscono sottili indizi che dimostrano il potere degli
uomini sulle donne nella società nel suo complesso. L’identità di genere è socialmente
creata e allo stesso tempo embodied (espresso, incarnato, incorporato). Richard Jenkins
afferma che l’identità è “la capacità umana, radicata nel linguaggio, di sapere “chi è chi”.
Ciò significa sapere chi siamo, sapere chi sono gli altri, sapere che essi sanno chi siamo
noi, sapere che noi sappiamo cosa essi pensano che noi siamo e così via”. Tutte le identità
umane sono quindi identità sociali perché sono formate nel continuo processo di
interazione della vita sociale.

Vi è una distinzione tra “identità primarie” e “identità secondarie”, connesse


rispettivamente con i processi di socializzazione primaria e secondaria.
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Identità primarie sono quelle che si formano nei primi anni di vita e comprendono il
genere, la razza/etnia e probabilmente anche la disabilità.
Identità secondarie si costruiscono su quelle primarie e comprendono quelle
associate a ruoli sociali e status acquisiti, come il ruolo occupazionale e il rango sociale.

Le identità marcano differenze e somiglianze nell’interazione sociale. Una persona può


identificarsi in un determinato gruppo oppure può provare vergogna per l’appartenenza
ad un altro gruppo. L’identità si sviluppa attraverso la socializzazione, ovvero un
processo attraverso il quale i nuovi membri di un gruppo acquisiscono ed interiorizzano
valori, norme, regole, ideali, significati che contribuiscono ad orientare il loro
comportamento.

Quando avvengono degli incontri, si possono presentare due tipi di interazione:

Interazione non focalizzata: gli individui si limitano a mostrare reciproca


consapevolezza dell’altrui presenza.
Interazione focalizzata: si verifica quando un individuo presta direttamente
attenzione a ciò che altri dicono o fanno.

Questa distinzione esiste perché gran parte della nostra vita quotidiana è costituita da
continui incontri con altri individui. In sociologia i ruoli sono le aspettative socialmente
definite cui sottostà una persona che appartiene ad un certo status o posizione sociale.
Ogni individuo è molto sensibile al modo in cui viene visto dagli altri e si sforza di
esercitare molteplici forme di controllo delle impressioni che questi possono avere di lui.
Talvolta ciò avviene in maniera calcolata, ma generalmente lo facciamo senza
partecipazione cosciente. I ruoli sociali che adottiamo dipendono dal nostro status
sociale e lo status di una persona, spesso, dipende dal contesto sociale. Gli individui
possiedono molti status allo stesso tempo, i quali vengono definiti con il termine set di
status. Esistono i seguenti status:

Status ascritto: si viene “assegnati” per ragioni biologiche, come ad esempio la


razza, il sesso e l’età: un individuo può essere dunque “bianco”, “femmina” o
“adolescente”.
Status acquisito: viene raggiunto attraverso lo sforzo individuale; si può essere
perciò “laureato”, “atleta”, o “impiegato”.
Status primari: In ogni società alcuni status hanno la priorità su tutti gli altri e
determinano in generale la collocazione complessiva di una persona.

Erving Goffman ha studiato questi fenomeni in diverse sue opere e ricerche, elaborando
un’analisi estremamente dettagliata della “messa in scena” e del “retroscena” sociale.
Gran parte della vita sociale, può essere divisa tra ribalta e retroscena:
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Ribalta: costituita da quelle circostanze sociali in cui gli individui agiscono secondo
ruoli formalizzati o codificati, allestendo delle “rappresentazioni sceniche”.
Retroscena: sono quegli spazi in cui gli individui approntano gli arredi scenici e si
preparano all’interazione che dovrà avvenire nel contesto più formale della ribalta.
Questi spazi, fanno parte di uno spazio personale dell’individuo.
Lo spazio personale è una dimensione variamente definita in termini culturali.

Edward T. Hall distingue quattro tipi di distanza tra individui:

Distanza intima (che arriva fino a circa 50 cm) è riservata a pochissimi contatti
(genitori, figli, amanti).
Distanza personale (da 50 cm a 1,20m) è riservata normalmente agli incontri con gli
amici e buoni conoscenti.
Distanza sociale (da 1,20m a 3,5m) è riservata generalmente ai contesti normali di
interazione.
Distanza pubblica (oltre 3,5m) è adottata da coloro che agiscono di fronte ad un
pubblico di spettatori.
Nell’interazione abituale le zone maggiormente esposte sono quelle della distanza
intima e della distanza personale. Se queste zone vengono “invase” gli individui
tendono a riappropriarsi del proprio spazio. Anche in questo ambito contano le
differenze di genere: gli uomini hanno goduto per tradizione di una maggiore libertà
nell’uso dello spazio, ivi compreso l’ingresso nello spazio personale femminile. Ma il
fenomeno inverso, è sovente interpretato come un approccio.

I sociologi hanno sempre riconosciuto il ruolo fondamentale del linguaggio nella vita
sociale. Verso gli anni ’60 è stato sviluppato un approccio rivolto ad indagare come le
persone usano il linguaggio nei contesti ordinari della vita. Garfinkel conia il termine
Etnometodologia, inteso come studio degli “etnometodi”, vale a dire le pratiche di uso
comune, radicate in una certa cultura, di cui ci serviamo per conferire senso a ciò che
gli altri fanno in particolare a ciò che gli altri dicono. Le forme più insignificanti di
conversazione quotidiana presumono una comprensione condivisa tra coloro che vi
partecipano. Le parole usate nei discorsi quotidiani non hanno sempre significati precisi
e noi “mettiamo a punto” ciò che intendiamo dire grazie alle supposizioni tacite che
sorreggono lo scambio verbale. Affinché l’esistenza quotidiana possa scorrere senza
complicazioni le persone devono poter dare per assodati certi aspetti della vita. Le
supposizioni tacite sono state messe in luce da alcuni esperimenti che Garfinkel ha
condotto con studenti volontari incaricati di “violare” le convenzioni della vita quotidiana.
La stabilità e la pregnanza della vita quotidiana dipendono dalla condivisione di
convenzioni culturali inespresse su quanto si dice e perché. Se non potessimo dare
queste convenzioni per scontate, la comunicazione dotata di senso sarebbe
impossibile. Nella vita quotidiana le persone in certe occasioni fingono deliberatamente
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di ignorare le convenzioni inespresse.

Il vandalismo interazionale
Analisi della conversazione: tecnica per confrontare una selezione di scambi verbali
avvenuti in strada con campioni di conversazione quotidiana. L’analisi della
conversazione è una tecnica che esamina il significato di ogni elemento di una
conversazione da più piccolo “riempitivo” (“ehm”, “ah”), all’esatta tempistica degli
scambi (pause, interruzioni e sovrapposizioni).
Possiamo parlare di Vandalismo interazionale nei casi in cui l’individuo in posizione
subordinata viola le regole tacite d’interazione rispettate da un altro individuo in
posizione di vantaggio. In una conversazione la scelta dei tempi è un indicatore molto
preciso: ritardare la risposta anche di una frazione di secondo è sufficiente a segnalare
il desiderio di cambiare discorso.
I Gridi di reazione invece, sono espressioni linguistiche che non rappresentano una
forma di discorso, ma soltanto esclamazioni inarticolate. Un grido di reazione è di
norma rivolto alle altre persone presenti. L’esclamazione è usata soltanto in situazioni di
scarsa gravità, non nel caso di incidenti seri o calamità, il che costituisce un’ulteriore
dimostrazione della nostra capacità di controllo sui dettagli della vita sociale. (es. “Ops”,
“Oooplà”).
É possibile comprendere come le attività sociali sono organizzate nel tempo e nello
spazio grazie al concetto di regionalizzazione, in quanto le diverse “regioni” sono
delimitate da confini sia spaziali che temporali.
Nelle società moderne la delimitazione delle attività è fortemente influenzata dalla
nostra esperienza del tempo cronometrico. Senza l’orologio e l’esatta misurazione
temporale delle attività le società industrializzate non potrebbero esistere. Inoltre, nelle
società moderne, interagiamo costantemente con individui che potremmo anche non
vedere ne incontrare mai.
Per Katz tutto ciò è “finzione e alienazione, misero surrogato del mondo reale”. La
comunicazione indiretta e telematica viene inoltre accusata di incoraggiare l’isolamento,
sostituendo superficiali contatti online ad autentici e durevoli rapporti di amicizia.
La comunicazione online ha portato alla nascita di norme e regole, definite netiquette,
che governano le interazioni e gli scambi nel ciberspazio. Al momento, tuttavia, la
netiquette sembra basarsi prevalentemente su tentavi di tradurre norme di
comportamento e buone maniere tradizionali in un formato appropriato delle attività
online, anziché su un sistema interamente nuovo. Nonostante l’aumento delle
comunicazioni indirette, gli umani continuano a preferire il contatto diretto. Bolden e
Moloch hanno studiato il bisogno degli individui di incontrarsi in situazioni di interazione
faccia a faccia. Le persone preferiscono interazioni di questo tipo perché offrono
informazioni molto più ricche sui pensieri, i sentimenti e la sincerità degli altri.
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CAPITOLO 5
FAMIGLIE E RELAZIONI D’INTIMITA’

La famiglia è un’istituzione sociale in profondo mutamento a livello globale. È


importante definire alcuni concetti di base, come famiglia, parentela e matrimonio. Non
esiste un unico modello di vita familiare perciò è più produttivo parlare di pratiche
familiari, ovvero tutte quelle attività che le persone percepiscono come parte della vita
familiare.

La famiglia rappresenta una dimensione costruita dell’interazione umana che presenta


diversi vantaggi:
-aiuta i ricercatori ad esplorare la natura sempre più fluida della vita
-concentra l’attenzione sui modi in cui gli individui si costruiscono una famiglia
-sposta l’interesse sull’azione degli individui coinvolti.

I legami di parentela sono rapporti fondati sulla discendenza tra consanguinei. Il


matrimonio può essere definito come unione sessuale socialmente riconosciuta e
approvata fra individui adulti.

L’unità domestica è composta da individui o gruppi di persone che condividono la


stessa unità abitativa, gli stessi spazi, e l’essenziale per vivere. In molte società la
famiglia viene associata al concetto di monogamia, è illegale per uomini e donne essere
sposati con più di un individuo alla volta. La maggioranza delle società poligame si
trovano i Africa e Asia meridionale. Esistono due tipi di poligamia, la poliginia (più di una
moglie alla volta) e la poliandria (più di un marito alla volta).
Esistono due fattori importanti di mutamento:
• diffusione della cultura occidentale, tipo mass media.
• formazione di governi centralizzati, ad esempio in Cina per far fronte alla
sovrappopolazione sono stati introdotti programmi che prevedono una dimensione minore
delle famiglie, attraverso l’uso di contraccettivi e misure analoghe. Pur nella varietà di
forme che la famiglia assume in diversi sistemi politici e socio-culturali, è possibile
identificare alcune tendenze comuni:
• diminuita l’importanza dei clan
• libera scelta del coniuge
• riconoscimento più ampio dei diritti delle donne
• maggiore libertà sessuale per uomini e donne
• riconoscimento ed estensione dei diritti dei bambini
• accettazione crescente delle unioni omosessuali.

Tra le caratteristiche salienti della famiglia in Europa e in altri paesi ci sono:


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-L’unione è monogamica e la monogamia è prevista dalla legge.


-Il matrimonio si fonda sull’idea dell’amore romantico o “individualismo affettivo”.
-Le famiglie sono in generale patrilineari e neolocali. È più rara la discendenza
matrilineare (caratteristica di alcune tribù native americane. Residenza neolocale
significa che gli sposi si stabilizzano in un’abitazione distaccata da quelle delle loro
famiglie.
-La famiglia nucleare consiste di uno o due genitori che vivono in una medesima
abitazione con i figli. Oggi però si osserva una diversificazione delle forme familiari dal
punto di vista organizzativo, culturale, sessuale e variano anche nel corso della vita.

Gli autori identificano 5 tipi di diversità:


• Organizzativa: le famiglie organizzano i loro doveri domestici individuali e i loro
legami con l’ambiente sociale in una pluralità di modi.
• Culturale: è aumentata rispetto al passato la diversità in termini di aspettative e
valori famigliari
• Di classe: le differenze di classe sono alla base di notevoli differenze in termini di
strutture famigliari
• Di corso della vita: variazioni delle esperienze famigliari (divorzio ad esempio)
• Coorte: si riferisce al susseguirsi di generazioni all’interno delle famiglie.

Il divorzio è ammesso praticamente in tutte le società industrializzate e in via di


sviluppo. Il mutamento del diritto di famiglia, con l’introduzione del divorzio, è stato
accompagnato da una crescita dell’instabilità coniugale. Il divorzio diventa sempre più
diffuso perché: -il matrimonio non ha più molte connessioni con la trasmissione di
ricchezza e status tra generazioni; -le donne diventano sempre più indipendenti
economicamente, perdendo così l’aspetto di partnership economico; -il divorzio è
sempre meno oggetto di pregiudizi.

Famiglie monoparentali: sono quelle in cui è presente un solo genitore, sono divenute
sempre più comuni nei paesi sviluppati. La condizione di genitore solo è
prevalentemente femminile e che mediamente i nuclei monoparentali sono quelli più
poveri. La maggioranza di famiglie monoparentali deriva da separazione o divorzio e
non da vedovanza. Sono in aumento le madri che decidono di avere un figlio senza il
sostegno di un coniuge o di un partner.

La paternità e il “padre assente”: Molti padri seguivano i figli solo sporadicamente a


causa del servizio militare. Con l’aumento dei tassi di divorzio a partire dagli anni
Settanta e il crescente numero di famiglie monoparentali, la formula del “padre assente”
ha assunto un significato diverso: designa cioè quei padri che, in seguito a una
separazione o un divorzio, hanno un legame solo sporadico coi figli o perdono
addirittura il contatto con loro. Sociologi e commentatori di opposte vedute hanno
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indicato nella crescente quota di famiglie caratterizzate dall’assenza del padre l’origine
di numerosi problemi sociali dai tassi crescenti di criminalità all’esplosione dei costi per
il sostegno dell’infanzia. É importante distinguere tra “famiglie” e “unità domestiche”
senza padre. In molti casi di separazione e divorzio i padri continuano a svolgere un
ruolo nella vita dei figli nonostante non convivano con loro. Alcuni gruppi sostengono
che la legge, intesa a salvaguardare l’interesse dei figli quando le coppie si separano, è
in realtà squilibrata a favore delle madri, rendendo difficile ai padri rimanere in contatto
coi figli. In Europa le iniziative volte alla realizzazione della pari opportunità hanno
cercato modi inediti per promuovere una “paternità attiva” tra cui un aumento dei
congedi parentali per il padre, un adeguamento delle condizioni di lavoro alle esigenze
delle famiglie e una trasformazione della cultura della giornata lavorativa lunga.

Le famiglie omosessuali: La maggior parte dei paesi non riconosce legalmente il


matrimonio tra omosessuali, questi rapporti si fondano di più sull’impegno personale e
sulla reciproca fiducia che su uno status giuridico. Unioni civili per le coppie
omosessuali: sono rapporti legalmente riconosciuti tra due individui dello stesso sesso,
le coppie legalmente unite godono in generale, in tutta una serie di circostanze, degli
stessi diritti giuridici delle coppie sposate.
Alcuni studi hanno messo in evidenza tre caratteristiche significative delle coppie
omosessuali:
• Maggiore uguaglianza tra i partner, che non sono guidati da modelli culturali di
genere vigenti per le relazioni eterosessuali.
• C’è una più ampia negoziazione dei meccanismi interni che regolano il rapporto.
Mentre le coppie eterosessuali sono influenzate da ruoli di genere socialmente radicati, le
coppie dello stesso sesso hanno meno aspettative riguardo a chi dovrebbe fare cosa
all’interno del rapporto.
• Le coppie omosessuali dimostrano una particolare forma di impegno prima di
sostegno istituzionale. Un allentamento di precedenti atteggiamenti di intolleranza verso
l’omosessualità è stato accompagnato da una crescente disponibilità dei tribunali a
decretare l’affidamento dei bambini a madri lesbiche.

Le seconde nozze: In termini statistici le seconde nozze hanno meno successo delle
prime. Tra le coppie risposate si registrano percentuali di divorzio superiori a quelle che
si riscontrano tra le coppie sposate in prime nozze.

Famiglie ricostruite: sono quelle famiglie in cui almeno uno degli adulti ha figli nati da
una precedente relazione. Affrontano queste difficoltà:
• C’è di solito un genitore naturale che vive altrove la cui influenza sul bambino o
sui bambini rimane tuttavia forte.
• I rapporti di collaborazione tra divorziati entrano spesso in tensione quando uno
dei o entrambi si risposano.
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• Nelle famiglie ricostruite confluiscono bambini provenienti da ambienti diversi,


che possono avere aspettative divergenti sul comportamento da tenere nell’ambito
famigliare. All’interno delle famiglie ricostruite si sviluppano rapporti di parentela
completamente nuovi per le società occidentali moderne.

Famiglie binucleari: i due nuovi nuclei domestici che si formano dopo il divorzio
dormano di fatto un singolo gruppo famigliare a causa della responsabilità congiunta dei
genitori nell’educazione dei figli.

Convivenza: rapporto tra due persone legate sessualmente che vivono insieme senza
essere sposate. In genere i giovani arrivano alla convivenza in modo casuale, senza
una pianificazione calcolata. Soltanto una minoranza di queste coppie mette in comune
le risorse finanziarie. In molti paesi la convivenza sembra costituire per lo più una fase
sperimentale prima del matrimonio. Le ricerche continuano a dimostrare che il
matrimonio sembra essere più stabile della convivenza.

Single: L’aumento del numero di persone che vivono sole nelle società occidentali
moderne è il risultato della combinazione di diversi fattori, tra cui la tendenza a sposarsi
in età più avanzata e l’alta percentuale di divorzi. Essere single significa perciò cose
diverse a seconda delle fasi del corso di vita. Sembra che la tendenza a rimanere single
faccia parte di un più ampio mutamento sociale che colloca l’indipendenza al di sopra
della vita famigliare.

Relazioni di parentela: Raymond Firth distingue tra parenti “effettivi” e “non effettivi”.
• Parenti effettivi: sono quelli con cui abbiamo rapporti sociali attivi
• Parenti non effettivi: sono quelli con cui non abbiamo contatti regolari ma che
fanno parte del gruppo famigliare allargato.

Conciliare lavoro e famiglia: uno dei fattori principali che influenzano negativamente
le carriere delle donne è la percezione che per esse il lavoro venga al secondo posto
dopo i figli, e che badare a questi ultimi sia “naturale” e biologicamente determinato. Tali
convinzioni hanno un impatto diretto sull’equilibrio lavoro - famiglia sia per gli uomini sia
per le donne, nonostante le leggi sulle pari opportunità.

Lavoro domestico: è principalmente affidato alle donne. Una possibile spiegazione è


di natura economica: poiché le donne guadagnano in media meno degli uomini, esse
continuano a dipendere dai mariti e per questo svolgono il grosso del lavoro domestico.
Di conseguenza, la permanenza delle donne in una posizione di dipendenza potrà
cessare solo con la riduzione del differenziale retributivo. Marjorie Default afferma che
le donne svolgono il grosso delle faccende di casa perché è consolidata l’associazione
di tale attività con la posizione domestica della donna. Da un uomo ci si attende che
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provveda al sostentamento della famiglia, fa una donna che se ne curi, anche quando
ha un lavoro retribuito.

La violenza nelle relazioni di intimità


Prima venivano considerati fatti “privati” e messi sotto silenzio.
• L’abuso su minori: l’entità degli abusi sessuali sui bambini è difficilmente
calcolabile a causa delle svariate forme che questi possono assumere, ma una recente
stima suggerisce che una percentuale tra il 10% e il 20% dei bambini europei subisce
molestie di tipo sessuale. Ricerche indicano che tra i fattori associati a un alto rischio di
maltrattamenti dei bambini vi sono la povertà e tassi elevati di disoccupazione, anche se
occorre cautela nel trarre conclusioni a riguardo. L’abuso sessuale su minori, in ogni caso,
è presente a tutti i livelli della gerarchia sociale, così come pure nelle istituzioni (residenze
assistite, istituti educativi,chiese e così via).
• La violenza domestica: la violenza domestica può essere definita come
maltrattamento fisico di un componente della famiglia ai danni di uno o più famigliari. Le
violenze commesse dagli uomini contro le loro partner è il secondo tipo più diffuso di
violenza domestica. Gli studi femministi sul patriarcato e sulla violenza domestica attirarono
l’attenzione su come questa privatizzazione della violenza e dell’abuso contribuiva a
perpetuare il predominio maschile nelle società patriarcali. Secondo opinioni di parte
conservatrice, la violenza ha a che fare con le “famiglie disfunzionali”. In questa prospettiva
la violenza contro le donne sarebbe dovuta alla crisi crescente della famiglia e all’erosione
dei valori morali. Dalle ricerche si evince che la violenza delle donne contro i loro partner è
spesso difensiva anziché offensiva, e che le donne ricorrono alla violenza solo dopo aver
subito ripetute aggressioni.

La prospettiva funzionalità concepisce la società come un insieme di istituzioni che


svolgono funzioni specificatamente orientate a garantire continuità e consenso.
Secondo questa prospettiva, la famiglia svolge compiti importanti che contribuiscono a
soddisfare i bisogni fondamentali della società e a preservare l’ordine sociale.

PRINCIPALI APPROCCI TEORICI


Lo studio delle famiglie e della vita familiare è stato affrontato in modi differenti da
sociologi e scuole diverse.
I principali approcci teorici:
• Approcci funzionalisti: la famiglia svolge compiti che contribuiscono a
soddisfare bisogni fondamentali della società e a preservare l’ordine sociale. Vengono
individuate due principali funzioni della famiglia:
socializzazione primaria (processo attraverso cui i bambini apprendono le norme
culturali della società in cui nascono,
stabilizzazione della personalità (ovvero il ruolo svolto dalla famiglia nel fornire supporto
emotivo ai suoi membri). La famiglia nucleare è la struttura meglio equipaggiata per
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affrontare le richieste della società industriale: il marito lavora fuori casa (ruolo
strumentale) mentre la moglie si occupa dei figli e della casa (ruolo affettivo).
• Approcci femministi: Il femminismo è riuscito a spostare l’attenzione all’interno
delle famiglie, facendo emergere le esperienze delle donne nella sfera domestica. Tra le
femministe ci sono divergenze riguardo all’origine storica della divisone domestica del
lavoro. Alcune la considerano un risultato del capitalismo industriale, altre sostengono che
è collegata al patriarcato e quindi precede l’industrializzazione. Le femministe hanno
richiamato l’attenzione sulla disuguaglianza dei rapporti di potere nelle famiglie, tra cui le
violenze domestiche e hanno fornito un importante contributo sullo studio delle attività di
cura.

Intimità
Anthony Giddens ha considerato l’evoluzione delle relazioni d’intimità nelle società
moderne. Il concetto di amore romantico, distinto dalle “pulsioni passionali” si sviluppò
sul finire del XVIII sec. Secondo Giddens la fase più recente dell’età moderna ha
assistito ad un’ulteriore trasformazione delle relazioni di intimità con lo sviluppo della
sessualità plastica. Nelle società moderne molti hanno una scelta assai più ampia che
in passato su quando, quanto spesso e con chi fare sesso. La sessualità è plastica in
quanto il sesso può essere slegato dalla riproduzione. L’affermazione di questa nuova
plastica di sessualità conduce, secondo Giddens, a una trasformazione della natura
dell’amore. L’amore romantico prevedeva che una volta sposata, la coppia rimanesse
assieme per la vita, a prescindere dagli sviluppi successivi del rapporto. Ora invece la
scelta è ampia. Gli individui perseguono sempre più frequentemente l’ideale di una
relazione pura, in cui la coppia rimane unita per scelta.

Caos
Beck e Beck - Gernsheim affermano che le tradizioni, le regole e i modelli che
governavano in passato i rapporti personali non valgono più, e che gli individui sono
costretti a una serie infinita di scelte riguardanti la costruzione, l’adeguamento, la
crescita o la dissoluzione di relazioni con altri individui. Per loro la nostra epoca è
caratterizzata da una continua collisione di interessi tra famiglia, lavoro, amore e libertà
di perseguire obiettivi individuali. La battaglia tra i sessi è la questione centrale del
nostro tempo, come testimoniato dalla crescita dei tassi di divorzio. L’odierna battaglia
tra i sessi altro non è che l’indicatore più chiaro della “fame d’amore”. Persiste la fede
nella possibilità di trovare il vero amore, proprio per il fatto che il nostro mondo è così
schiacciante, impersonale, astratto e in rapida trasformazione, l’amore ha acquistato
una crescente importanza: è la sola dimensione in cui gli individui possono veramente
incontrarsi e legarsi con altri.

Liquidità
Bauman si sofferma sulla “fragilità dei legami umani”, il sentimento di insicurezza che ne
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deriva e le nostre reazioni. La metafora della “liquidità” viene utilizzata per descrivere la
società moderna, caratterizzata appunto dai mutamenti costanti e dall’assenza di
legami durevoli. Non è più importante la profondità delle nostre relazioni, ma il loro
numero. Ciò che conta non è il messaggio in quanto tale, ma la costante circolazione di
messaggi, senza i quali ci sentiamo esclusi. Bauman osserva che oggi parliamo più di
connessioni e reti che di relazioni; intrattenere relazioni significa impegnarsi con gli altri,
mentre le reti invitano a fugaci momenti di contatto.

CAPITOLO 6
STRATIFICAZIONE E CLASSI SOCIALI

Per descrivere le disuguaglianze tra individui e gruppi nelle società umane, i sociologi
parlano di stratificazione sociale. Spesso pensiamo alla stratificazione sociale in
rapporto a fattori economici, ma essa può essere determinata anche da altri attributi
come il genere, l’età, l’appartenenza religiosa. Individui e gruppi hanno un accesso
differenziale (ineguale) alle risorse sulla base della posizione che occupano nella
stratificazione. La “stratificazione” può quindi essere definita, semplicemente, come un
sistema di disuguaglianze strutturate tra gruppi sociali.
Tutti i sistemi sociali stratificati possiedono tre caratteristiche fondamentali:

La stratificazione riguarda categorie di persone accomunate da determinate


caratteristiche (I singoli individui possono spostarsi da una categoria all’altra, ma la
categoria in quanto tale continua ad esistere).
Le esperienze e le opportunità invidiati dipendono dalla posizione relativa della
categoria sociale di appartenenza.
I rapporti tra diverse categorie sociali tendono a cambiare lentamente.

Oggi le società industriali e postindustriali sono molto complesse e la loro stratificazione


è a forma di “lacrima”, con la maggioranza degli individui in una posizione media o
medio - bassa, un numero inferiore alla base e pochissimi al vertice. Possiamo
distinguere storicamente quattro sistemi fondamentali di stratificazione delle società
umane, fondati rispettivamente sulla schiavitù, le case, i ceti e le classi.

Schiavitù: forma di estrema disuguaglianza, per alcuni individui che sono


letteralmente posseduti da altri come loro proprietà. La condizione giuridica del rapporto
di schiavitù varia a seconda della società. Storicamente gli schiavi si sono sempre
ribellati alla loro posizione di soggezione. Un’elevata produttività poteva essere
conseguita solo attraverso un controllo costante e brutali punizioni. La schiavitù non è
un sistema economicamente molto efficiente.
Caste: forma di stratificazione in cui la posizione sociale dell’individuo è fissata per
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tutta la vita. La condizione sociale dell’individuo si fonda su caratteristiche personali


visibili, come la razza, l’etnia, il colore della pelle, la religione o la casta dei genitori che
si eredita alla nascita. Nei sistemi di caste è fortemente scoraggiato il contatto intimo tra
membri di caste diverse. La “purezza” della casta viene mantenuta spesso con la regola
dell’endogamia, ovvero l’obbligo per tradizione o per legge di contrarre matrimonio
all’interno del gruppo sociale di appartenenza.
Ceti: il sistema dei ceti ha caratterizzato il feudalesimo europeo, ma è presente
anche in molte altre civiltà tradizionali. I ceti feudali erano formati da strati con doveri e
diritti diversi, a volte fissati dalle norme di legge. In Europa il ceto superiore era
composto dall’aristocrazia e dalla piccola nobiltà. Il clero formava un altro ceto, con uno
status inferiore al precedente ma con importanti privilegi di varia natura. Funzionari,
contadini liberi, mercanti e artigiani appartenevano a quello che veniva chiamato “terzo
stato”. Tra i ceti si tollerava un certo grado di mobilità, ed erano ammessi i matrimoni
misti.
Classi: si parla di classi per indicare vasti gruppi di individui che condividono lo
stesso tipo di risorse economiche. Il possesso di beni e ricchezze e il tipo di
occupazione costituiscono le basi primarie delle differenze di classe. I sistemi di classe
sono fluidi in quanto i confini fra le classi non sono mai netti. La collocazione di classe è
almeno in parte acquisita non essendo ascritta alla nascita. La classe inoltre ha un
fondamento economico, basato sul possesso maggiore o minore di risorse materiali. I
sistemi di classe si basano su rapporti interpersonali non più solo su relazioni, ad
esempio, di schiavitù o sottomissione.

La produzione industriale richiede libertà di movimento affinché gli individui possano


svolgere i lavori per i quali sono adatti e cambiare occupazione di frequente sulla base
della congiuntura economica. Karl Marx si è occupato della teoria del conflitto di classe
e della stratificazione, ma non è riuscito a fornire un’analisi sistematica del concetto di
classe. Studiò le società classiste nel tentativo di comprendere il loro funzionamento,
pervenendo alla tesi centrale secondo cui le società industriali si fondano su relazioni
economiche di tipo capitalistico. Per Marx una classe è un gruppo di individui che
condivide un determinato rapporto coi mezzi di produzione, cioè i mezzi attraverso cui
provvedono al proprio sostentamento. Prima che sorgesse l’industria moderna le due
classi principali erano costituite da proprietari terrieri e dai lavoratori della terra.
Nelle società industriali moderne le due classi principali diventano la borghesia il
proletariato. Tra le classi vige, secondo Marx, un rapporto di sfruttamento. Marx era
colpito dalle disuguaglianze create dal sistema capitalistico.
Nonostante si giunga ad una ricchezza mai vista prima, il proletariato continua ed
essere molto povero. Questo processo mediante il quale la classe operaia subisce un
progressivo impoverimento rispetto a quella capitalistica viene definito da Marx con il
termine Pauperizzazione.
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Gli operai infatti si trovano a vivere una condizione di alienazione dal loro lavoro. Il
lavoro non è inteso come fonte di soddisfazione, ma solo ed esclusivamente come fonte
di guadagno, necessaria per il proprio sostentamento.
Diverse sono state le critiche mosse al marxismo. Di fatto, viene ritenuta
eccessivamente semplicistica la divisione marxista della società capitalistica in due
grandi forze contrapposte, all’interno del proletariato esistono infatti divisioni tra “operai
qualificati” e “operai non qualificati”. Non si è inoltre avverata la previsione di una
rivoluzione comunista guidata dalla classe operaia nelle società avanzate. Marx vedeva
nella coscienza di classe una conseguenza delle esperienze condivise dal proletariato,
ma oggi gli individui tendono meno a identificarsi con la loro posizione di classe.

Benché le sue principali previsioni non si siano rivelate corrette, l’analisi del capitalismo
da lui inaugurata continua a improntare, ancora oggi, la nostra interpretazione della
globalizzazione.
Weber sviluppa una concezione più complessa e multidimensionale della società. A suo
avviso la stratificazione sociale non si esaurisce nelle classi economicamente fondate,
ma è il risultato di ulteriori determinanti: lo status e il partito:
Classe: Weber ritiene che sia la posizione di mercato a influenzare in maniera
determinante le opportunità che si offrono a un individuo. Chi possiede determinate
qualifiche si trova in una posizione di mercato più vantaggiosa rispetto a chi non le
possiede.
Status: Si fonda su differenze sociali relative all’onore e al prestigio. Lo status viene
riconosciuto attraverso lo stile di vita: diversi contrassegni e simboli di status
contribuiscono a costruire la reputazione sociale di un individuo agli occhi degli altri.
Marx credeva che le distinzioni di status fossero una conseguenza delle divisioni di
classe, per Weber lo status varia spesso indipendentemente dalla classe.
Partito: è un fattore importante nella distribuzione del potere e può influenzare la
stratificazione indipendentemente dalla classe e dallo status. Il termine “partito”
definisce un gruppo di individui che operano insieme in virtù di origini, obbiettivi o
interessi comuni. Status e partito incidono a loro volta sulla situazione economica di
individui o gruppi, condizionando le divisioni di classe.

Secondo Wright, nel sistema di produzione del capitalismo moderno vi sono tre
dimensioni di controllo delle risorse economiche che ci consentono di identificare le
principali classi sociali:

Controllo degli investimenti (capitale monetario)


Controllo dei mezzi fisici di produzione (terra, fabbriche, uffici)
Controllo della forza lavoro

I membri della classe capitalistica detengono in controllo di tutte e tre queste dimensioni
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del sistema produttivo, mentre i membri della classe operaia ne sono privi in tutte e tre.
Tra queste due classi principali, però, si collocano gruppi la cui posizione risulta più
ambigua: dirigenti, impiegati, liberi professionisti, tecnici (colletti bianchi). I colletti
bianchi devono rendere la propria forza lavoro ai capitalisti, così come fanno i lavoratori
manuali, ma rispetto a questi ultimino hanno un maggiore grado di controllo
sull’ambiente di lavoro. Un ampio settore della popolazione è costretto a vendere la
propria forza lavoro. I colletti bianchi dotati di capacità molto richieste dal mercato sono
in grado di esercitare una specifica forma di potere nel sistema capitalistico e possono
chiedere compensi anche assai elevati. Per comprendere le società attuali occorre
trovare un modo di collegare la classe alle altre disuguaglianze. Un tentativo è stato
fatto con l’ introduzione del concetto di Intersezionalità, inteso come complesso intreccio
di disuguaglianze sociali che dà forma alla vita quotidiana e complica quella che un
tempo era l’analisi relativamente semplice delle classi.
L’intersenazionalità postula il carattere costruttivo della razza, della classe, del genere,
della sessualità, dell’abilità e dei diversi aspetti dell’identità. Gli uni improntano gli altri e,
presi nell’insieme, producono un’esperienza del mondo che, a seconda del contesto, è
caratterizzata talvolta da oppressione ed emarginazione, talaltra da privilegio e
vantaggio.
I sociologi hanno operazionalizzato (quando un concetto astratto come quello di classe
viene trasformato in una variabile suscettibile di misurazione) la classe secondo una
varietà di modelli finalizzati a una mappatura della stratificazione sociale. Tali modelli
forniscono il contesto teorico di riferimento per la collocazione degli individui in una
classe sociale piuttosto che in un’altra. Per molti sociologi le divisioni di classe
corrispondono a disuguaglianze materiali e sociali legate alle categorie occupazionali. I
modelli di classe basati sulla struttura occupazionale assumono molte forme diverse.
Alcuni sono modelli descrittivi. Altri modelli sono sorretti da più solidi presupposti teorici
e mirano soprattutto a spiegare le relazioni tra le classi.

Il sociologo americano Goldthorpe ha elaborato un modello per la ricerca empirica sulla


mobilità sociale, che non mira a descrivere una gerarchia di classi, ma ad analizzare la
natura relazionale della struttura di classe contemporanea. Lui parla di:

Situazione di mercato di un individuo che concerne il livello retributivo, la sicurezza


dell’impiego e le prospettive di carriera; evidenzia dunque le ricompense materiali e le
opportunità di vita.
Situazione di lavoro, invece, verte sule questioni del controllo e dell’autorità sul posto
di lavoro; concerne quindi il grado di autonomia e di potere.

Nel corso degli anni ’80 e ’90, la ricerca di Goldthorpe si è sviluppata anche attraverso
un progetto, rinominato Casmin. Il progetto Casmin è un progetto sulla mobilità sociale.
Originariamente comprende undici posizioni di classe, ma nell’uso comune il modello di
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Goldthorpe viene ridotto a tre sole categorie principali:

classe di servizio (classi I e II),


classe intermedia (classi III, IV, e V)
classe operaia (classi VI e VII).

Al vertice del suo schema colloca un’élite di proprietari, ma la considera talmente


limitata numericamente da non essere significativa per gli studi empirici. Westergaard
contesta questa idea: “il loro peso sociostrutturale complessivo, immensamente
sproporzionato rispetto al loro numero, è quello che rende la società di cui sono al
vertice una società di classe, quale che sia il modello delle divisioni sottostanti”.

Goldthorpe ha evidenziato che nel suo schema delle “relazioni di impiego”, esse sono
basate sui diversi tipi di contratto:
Il contratto di lavoro, il quale comporta uno scambio specificamente delimitato fra
prestazioni e salari.
Il contratto di servizio contiene elementi “prospettici”, come incrementi di stipendio e
possibilità di carriera.

Alla classe di servizio sono applicati contratti di servizio, alla classe operaia contratti di
lavoro, alla classe intermedia contratti ibridi. L’occupazione non è un indicatore
adeguato delle risorse compressive possedute da un individuo.
Nonostante la concentrazione della ricchezza in poche mani, i “ricchi” non sono un
gruppo omogeneo, né una categoria statica. Esistono percorsi diversi di acquisizione e
perdita della ricchezza. John Scott evidenzia tre diversi gruppi che nell’insieme formano
la “costellazione di interessi” che gestisce i grandi affari:

Alti dirigenti delle grandi aziende


Imprenditori industriali vecchio stile
Capitalisti finanziari (per Scott sono proprio questi il nucleo della classe superiore
odierna).
La classe superiore è composta da una piccola minoranza di individui che possiedono
ricchezza e potere e sono in grado di trasmettere ai figli i loro privilegi (1% della
popolazione). Sotto di loro si colloca la classe di servizio costituita da professionisti,
manager e dirigenti che sono il 25% della popolazione.
L’espressione classe media si applica invece ad un’ampia gamma di individui con molte
occupazioni diverse: professionisti, dirigenti, funzionari, impiegati, tecnici. La classe
media comprende oggi la maggioranza della popolazione in gran parte dei paesi
industrializzati.
Occorre però fare una distinzione tra classe media e classe operaia:
La classe media non possiede coesione interna ed è improbabile che possa dotarsene,
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data l’eterogeneità e gli interessi divergenti delle sue componenti. La sua omogeneità
non è assolutamente paragonabile a quella della classe operaia.

Professionisti, dirigenti e funzionari sono tra i segmenti della classe media più cresciuti
numericamente negli ultimi decenni, ciò a causa di:

L’espansione delle burocrazie dopo il 1945 che hanno creato nuove opportunità
d’impiego
L’ incremento del numero dei professionisti è un riflesso della crescita degli occupanti
nei settori dell’economia in cui lo stato ha un peso determinante
Lo sviluppo economica e industriale ha creato una domanda crescente di esperti in
campi come il diritto, la finanza, la contabilità, la tecnologia, l’informatica.

Professionisti, dirigenti e funzionari accedono alla loro posizione in larga misura


attraverso il processo di determinate credenziali: lauree, diplomi e altre qualifiche.
Marx credeva che la classe operaia sarebbe divenuta sempre più numerosa. Su questo
basava la sua convinzione che essa avrebbe compreso di essere sfruttata e si sarebbe
ribellata. In realtà la classe operaia è divenuta sempre meno numerosa. Sono
nettamente migliorate le condizioni della classe operaia. Il reddito dei lavoratori manuali
è nettamente aumentato all’inizio del XX sec e l’innalzamento del loro tenore di vita si
esprime nell’aumento della disponibilità dei beni di consumo.
Ma questo miglioramento porta i soggetti ad inserirsi nella classe borghese? Questa
idea viene espressa con il termine Imborghesimento, ovvero il processo attraverso il
quale si diventa “borghesi” per effetto del maggior benessere.
Nel decennio successivo, Goldthorpe e altri sociologi condussero una ricerca su questo
tema e risultò che molti operai avevano effettivamente raggiunto uno standard di vita
paragonabile a quello della classe media in termini di reddito e livelli di consumo, ma
che questa relativa agiatezza era stata conseguita attraverso posizioni caratterizzate da
scarse possibilità di promozione e bassa soddisfazione nel lavoro. Quegli operai non
frequentavano membri del ceto impiegatizio e non aspiravano alla promozione sociale.
Non c’erano dunque elementi per ritenere che gli operai si stessero orientando verso
valori e modelli di comportamento tipici della classe media. Si registrava una
correlazione negativa tra il livello di benessere e consensi per il partito conservatore,
laddove i sostenitori della tesi dell’imborghesimento prevedevano invece che il
miglioramento della situazione economica degli operai avrebbe indebolito la loro
tradizionale vicinanza al Partito laburista. I risultati della ricerca portarono alla
conclusione che la tesi dell’imborghesimento era infondata.

Un’altra categoria sociale è quella del sottoproletariato. Il termine viene impiegato per
indicare un segmento della popolazione collocato all’estremità inferiore della
stratificazione sociale. I membri del sottoproletariato hanno un tenore di vita nettamente
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più basso rispetto alla maggioranza della popolazione. I membri del sottoproletariato
possono dipende a lungo dai sussidi dello stato sociale. Spesso li si descrive come
“emarginati” o “esclusi”.
Il sottoproletariato è spesso costituito da minoranze etniche sottoprivilegiate. Molti
ricercatori europei preferiscono il concetto di esclusione sociale, che ha un significato
più ampio e ha il vantaggio di evidenziare, più che una situazione individuale, dei
processi sociali, cioè i meccanismi di esclusione. Ecco che si instaura così una Cultura
della povertà, in quanto le persone dipendenti dall’assistenza sociale sono poco
stimolate a trovare un lavoro, a costruire solide reti sociali, ad avere unioni matrimoniali
stabili.
Le identità individuali si strutturano in misura crescente attorno alla scelta dello stile di
vita e in misura decrescente attorno a indicatori di classe tradizionali come l’impiego. Il
sociologo francese Pierre Bourdieu identifica quattro forme di “capitale” tali da definire
la posizione di classe, una sola delle quali è di tipo economico, gli altri tipi di capitale
sono culturale, sociale e simbolico:

Capitale culturale, che comprende l’istruzione, la sensibilità artistica, i


comportamenti di consumo e l’impiego del tempo libero.
Capitale sociale comprende le risorse che gli individui e i gruppi acquisiscono
attraverso le reti di relazioni con amici, conoscenti e altri contatti.
Capitale simbolico comprende il possesso di una “buona reputazione”. Il concetto di
capitale simbolico è simile a quello di “status sociale”, essendo basato sul giudizio che
gli altri hanno di noi.

Tutti i tipi di capitale sono tra loro correlati, e possederne uno può aiutare a conseguire
gli altri. Brigitte Le Roux e i colleghi scoprirono che i confini di classe venivano
ridisegnati in maniera del tutto inattesa dalla crescente interazione tra capitale
economico e culturale. La stratificazione dipende ormai non solo da differenze
occupazionali, ma anche da differenze in fatto di consumi e stili di vita. Ciononostante i
fattori economici continuano a svolgere un ruolo determinante nella riproduzione delle
disuguaglianze sociali.

Il genere rappresenta uno dei più significativi fattori di stratificazione. Non esiste società
in cui gli uomini non abbiano, in alcuni settori della vita sociale, più potere, ricchezza e
status delle donne. Per classificare una famiglia possiamo basarci sul partner di
posizione sociale più elevata, non importa se uomo o donna. Invece di fondarsi
tradizionalmente sulla posizione del capofamiglia, la classificazione delle famiglie è ora
determinata da chi fornisce il maggior contributo al sostentamento famigliare. Secondo
le ricerche disponibili, infatti, le donne che guadagnano molto tendono ad avere partner
che guadagnano molto; le mogli di professionisti e dirigenti, ad esempio, guadagnano di
più di altre lavoratrici dipendenti. Pertanto, il matrimonio, tende a produrre relazioni in
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cui i coniugi sono entrambi privilegiati o svantaggiati in termini di successo


professionale. A tal proposito possiamo introdurre il concetto di mobilità sociale. La
Mobilità sociale si riferisce ai movimenti di individui e gruppi tra diverse posizioni
socioeconomiche. Abbiamo diversi tipi di mobilità:

Mobilità verticale si intende il movimento verso l’altro o verso il basso nella scala delle
posizioni socioeconomiche.
Mobilità ascendente si ha nel caso di chi guadagna in ricchezza, reddito o in status.
Mobilità discendente nel caso di chi si muove nella direzione opposta.
Mobilità orizzontale si intende il movimento geografico attraverso quartieri, regioni,
città e paesi.
Mobilità intragenerazionale data dal cambiamento di posizione socioeconomica di un
singolo individuo all’interno dell’arco della vita, indicato in genere dalla sua carriera
lavorativa.
Mobilità intergenerazionale: data dal cambiamento di posizione socioeconomica
rispetto alla generazione precedente, indicato in genere dallo scostamento della
condizione occupazionale dei figli in rapporto a quella del padre.

La mobilità verticale in una società rappresenta l’indice principale della sua “apertura”,
indica cioè fino a che punto gli individui nati negli strati inferiori possono salire luogo la
scala socioeconomica. Blau e Duncan ritenevano che la mobilità sociale ascendente
fosse una caratteristica generale delle società industriali nel loro complesso e
contribuisse alla stabilità all’integrazione sociale. La mobilità discendente invece è
meno comune di quella ascendente ma rimane un fenomeno diffuso. Nella dimensione
intragenerazionale essa è molto spesso collegata all’insorgere di problemi e disturbi
psicologici che impediscono di conservare il precedente standard di vita. Un’altra
importante fonte di mobilità discendente è la disoccupazione. L’espansione
dell’istruzione superiore, la crescente accessibilità dei titoli professionali e
l’affermazione di internet e della new economy sono tutti importanti canali di mobilità
ascendente.

CAPITOLO 7
GENERE E SESSUALITA’

Molti autori ritengono che determinati aspetti della biologia umana (cromosomi, ormoni,
dimensione del cervello) comportino differenze innate nel comportamento fra uomini e
donne e che tali differenze si trovino in tutte le culture. I sociologi sono restii a farsi
convincere da simili argomentazioni riduzioniste,che tendono a ridurre le complesse
attività umane e le relazioni sociali a un’unica “causa” biologica. Il grado di aggressività
maschile, ad es., varia a seconda delle culture, come analogamente, ci si attende, in
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alcune culture, gentilezza e passività dalle donne. Non ci sono prove dei meccanismi
che dovrebbero legare i fattori biologici ai complessi comportamenti sociali di uomini e
donne. L’orientamento sessuale è acquisito alla nascita oppure appreso?

Biologia e orientamento sessuale


Il nucleo biologico maschile e femminile governerebbe il diverso comportamento
sessuale di uomini e donne.
Gli esseri umani non solo possono apprendere più delle altre specie, ma devono farlo
per essere membri attivi di società sempre più diversificate e complesse. Gli esseri
umani non solo possono apprendere più delle altre specie, ma devono farlo per essere
membri attivi della società sempre più diversificata e complessa. All’evoluzione
biologica si sovrappone lo sviluppo sociale. L’orientamento sessuale riguarda l’oggetto
dell’attrazione sessuale ed emotiva dell’individuo ed è il risultato di una complessa
interazione fra fattori biologici e sociali che non comprendiamo ancora appieno.
L’orientamento sessuale più comune e quello eterosessualità. L’omosessualità, in
alcune culture non occidentali è anche incoraggiata, mentre in altre culture è oggetto di
pregiudizi e discriminazioni.
Mary MaIntosh è stata tra i primi a suggerire che l’omosessualità non fosse una
condizione medica universale, bensì un ruolo sociale che in alcune società non esiste
affatto.
Il termine omosessuale fu coniato nel 1870 e da allora gli omosessuale furono sempre
più spesso considerati una categoria distinta di persone con una particolare aberrazione
sessuale. Negli studi sulla sessualità, Foucault ha dimostrato che prima del XVII sec. Il
concetto di omosessuali tà era inesistente. La “sodomia” era condannata dalle autorità
ecclesiastiche e dalla legge, talvolta con la pena di morte. In seguito, l’omosessualità
venne “medicalizzata”, gli omosessuali, così come altri “deviati” quali pedofili e travestiti,
erano considerati affetti da una patologia biologica pericolosa per la salute delle società
nel suo complesso.

GENERE E SESSUALITÀ COME COSTRUZIONI SOCIALI


Essenzialismo: la complessità del comportamento umano e della vita sociale è
spiegato mediate il ricorso a una “natura umana”, immutabile o “all’essenza” biologica di
maschi e femmine. Genere e sessualità devono essere visti, almeno in larga misura,
come costrutti sociali: il significato di “uomo” o “donna”, “gay” o “etero” è appreso e non
dato. Esso dipende in gran parte dal tempo e dal luogo in cui vivono le persone, e dalla
loro esperienze del processo di socializzazione.

Il rapporto di Kinsey
Kinsey e i colleghi riuscirono, nonostante gli strali delle organizzazioni religiose e la
denuncia di immoralità lanciata dalla stampa a raccogliere informazioni sulla storia
sessuale di 18mila persone. I risultati della ricerca furono sorprendenti perché
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rivelavano un’enorme differenza tra le aspettative pubbliche prevalenti a quell’epoca e il


comportamento sessuale reale. Kinsey rivelò che quasi il 70% degli uomini aveva avuto
rapporti con una prostituta e oltre l’80% esperienze sessuali prematrimoniali. Lo studio
portò alla luce una diffusione delle attività omosessuali maschili assai più ampia del
previsto, dimostrando che molti presunti eterosessuali nutrivano anche inclinazioni
omosessuali. In Kinsey, si riconosce oggi generalmente uno dei fondatori dello studio
scientifico della sessualità umana, e le sue scoperte furono importanti per sfatare l’idea
che l’omosessualità fosse una forma di malattia mentale bisognosa di trattamento
medico.

Sessualità, religione e morale


Il giudizio prevalente vuole che tutte le attività sessuali siano sospette tranne quando
sono finalizzate alla riproduzione. Nel XX sec., l’approccio religioso alla sessualità fu
parzialmente sostituito da quello medico. Alcuni sostenevano che qualsiasi tipo di
attività sessuale slegata alla riproduzione comportasse gravi danni fisici (es.
masturbazione che porta alla cecità). Il diverso atteggiamento nei confronti delle attività
sessuali maschili e femminili ha costituito per lungo tempo una doppia morale sessuale
la cui influenza si fa ancora sentire. Generalmente si riconosce ormai che il piacere
sessuale rappresenta un aspetto importante e desiderabile delle relazioni d’intimità.

Forme di sessualità
Judith Lorber distingue almeno dieci diverse identità sessuali negli esseri umani: la
donna eterosessuale, l’uomo eterosessuale, la donna omosessuale, l’uomo
omosessuale, la donna bisessuale, l’uomo bisessuale, la donna travestita, l’uomo
travestito, la donna transessuale, l’uomo transessuale. Anche le pratiche sessuali sono
numerose. In tutte le società esistono norme che approvano alcune pratiche sessuali
mentre ne scoraggiano o condannano altre. Gli individui le apprendono attraverso la
socializzazione.

La società di genere
Sesso: differenze anatomiche e fisiologiche che caratterizzavano e fisiologiche che
caratterizzano i corpi maschili e femminili.
Genere: concerne invece le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e
femmine e non è necessariamente collegato al sesso biologico. La distinzione tra sesso
e genere è fondamentale, poiché molte differenze tra uomini e donne non sono di
origine biologica.
Socializzazione di genere è l’apprendimento dei ruoli di genere attraverso agenti
sociali come famiglia, scuola e i media. Attraverso i contatti con i diversi generi della
socializzazione, i bambini interiorizzano gradualmente le norme e le aspettative sociali
corrispondenti al proprio sesso. La socializzazione di genere è guidata da sanzioni
positive e negative, che ricompensano o reprimono determinati comportamenti. I rinforzi
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positivi o negativi aiutano bambini e bambine ad apprendere e conformarsi ai ruoli


sessuali attesi. Se un individuo sviluppa comportamenti di genere che non
corrispondono al suo sesso biologico la spiegazione può essere una socializzazione
inadeguata o anomala. Questa interpretazione rigida dei ruoli e dei comportamenti
sessuali è stata criticata da più parti, poiché ritenuta un processo non armonioso. Dire
che gli agenti della socializzazione creano le possibilità di partecipazione alle pratiche di
genere non equivale ad affermare che il genere è determinato dalla socializzazione. Gli
esseri umani non sono oggetti passivi, che accettano la “programmazione” di genere.
Va comunque evidenziato che le scelte individuali apparentemente libere sono
condizionate dalle tendenze sociali e commerciali del momento. L’identità di genere e
differenze sessuali sono inestricabilmente intrecciate all’interno dei singoli corpi umani.
L’ordine di genere
L’approccio di Connell integra i concetti di patriarcato (predominio socialmente
organizzato degli uomini sulle donne) e maschilità in una teoria complessiva sulle
relazioni di genere. Secondo Connell, le forme della maschilità sono una parte
determinante dell’ordine di genere e non possono essere comprese separatamente da
questo o dalle femminilità. Nelle società capitalistiche occidentali le relazioni di genere
sono tuttora definite dal potere patriarcale. Connell individua tre dimensioni che,
interagendo tra loro, costituiscono l’ordine di genere, cioè il complesso dei modelli
sociali che regolano i rapporti tra maschilità e femminilità: il lavoro, il potere e la catessi
(rapporti personali e sessuali). Il lavoro riguarda la divisione sessuale delle attività sia in
ambito famigliare che in ambito professionale. Il potere opera attraverso relazioni sociali
come l’autorità, la violenza e l’ideologia delle istituzioni, nello stato, nell’apparato
militare e nella vita domestica. La catessi concerne la dinamica dei rapporti intimi,
emozionali e affettivi, tra cui il matrimonio, la sessualità e la cura della prole.
Regime di genere: relazioni di genere in contesti più limitati, come quelli di specifiche
istituzioni. Famiglia, quartiere e stato, ad esempio, hanno rispettivamente uno specifico
regime di genere.

Connell e le dinamiche di genere


Connell individua alcuni “tipi ideali” di maschilità e femminilità. Alla sommità della
gerarchia si colloca la maschilità egemone, dominante su tutte le altre forme di
maschilità e femminilità. Secondo Connell, la sessualità egemone è associata
all’eterosessualità e al matrimonio, ma anche all’autorità, al lavoro retribuito, alla forza
fisica. Tra maschilità subordinate la più importante è la maschilità omosessuale. Le
diverse forme di femminilità si collocano tutte in posizione subordinata rispetto alla
maschilità egemone. La femminilità enfatizzata è un importante complemento della
maschilità egemone. Essa è orientata al soddisfacimento degli interessi e dei desideri
maschili. Tra le donne che hanno sviluppato identità e stili di vita non subordinati vi sono
le femministe, le lesbiche, le streghe, le prostitute e le lavoratrici manuali. Le esperienze
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di tali femminilità resistenti sono tuttavia prevalentemente “ignorate dalla storia”.


Mutamenti dell’ordine di genere: tendenze di crisi
Connell ha proposto una gerarchia di genere ben organizzata, ma respinge l’idea che le
relazioni di genere siano statiche. Indica tre forti tendenze di crisi, relative ai mutamenti
dovuti alle relazioni:
• Crisi dell’istituzionalizzazione: per cui le istituzioni tradizionalmente sostenitrici
del potere maschile, in particolare stato e famiglia, vanno gradualmente declinando.
• Crisi della sessualità: prevalenza meno netta della maschilità egemone, messa
alle corde dalla forza crescente della sessualità femminile e di quella omosessuale.
• Crisi degli interessi costituiti: per cui gli interessi sociali cominciano a fondarsi su
nuove basi che contraddicono l’ordine di genere esistente. Le tendenze di crisi già palesi
all’interno dell’ordine esistente potrebbero essere così amplificate fino allo sradicamento
della disuguaglianza di genere.

Sessualità e diritti civili


Kenneth Plummer ha distinto quattro tipi di omosessualità nella cultura occidentale
moderna.
• L’omosessualità casuale: è un’esperienza omosessuale transitoria che non
struttura in modo sostanziale l’intera vita sessuale di un individuo.
• L’omosessualità situata: si riferisce a quelle circostanze in cui vengono
regolarmente praticate attività omosessuali, ma senza che divengano una preferenza
dominante per l’individuo.
• L’omosessualità personalizzata: designa il caso di individui che preferiscono le
attività omosessuali, ma rimangono isolati dai gruppi in cui questa scelta viene
tranquillamente accettata.
• L’omosessualità come stile di vita: riguarda quegli individui che sono “usciti allo
scoperto” e hanno fatto del rapporto collettivo con altri che condividono gli stessi gusti
sessuali un aspetto fondamentale della propria esistenza.
Atteggiamenti verso le relazioni omosessuali
In passato, l’omofobia era molto comune e si manifestava in modo violento e ingiurioso,
ma, ancora oggi, nonostante una progressiva accettazione, gli omosessuali sono
ancora vittime di aggressioni, minacce e talvolta di omicidi. Gli omosessuali maschi
tendono a rifiutare l’etichetta di “effemminati”, che di norma viene loro attribuita,
respingendola in due modi: coltivando un’effeminatezza smodata o sviluppando
un’immagine di macho, cioè esasperando la mascolinità. Alcuni sociologi hanno
studiato gli effetti dell’epidemia di Aids, ipotizzando che l’epidemia abbia messo in crisi
alcuni fondamenti ideologici della maschilità eterosessuale: il comportamento sessuale
è divenuto argomento di pubblica discussione, come le campagne per il sesso sicuro.
L’accresciuta visibilità degli omosessuali ha messo in discussione l’“universalità” della
condizione eterosessuale e ha dimostrato che esistono alternative alla famiglia nucleare
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tradizionale. Per molti attivisti, l’introduzione di unioni civili omosessuali non rappresenta
un progresso, ma anzi un rafforzamento della discriminazione sessuale, e un reale
avanzamento si avrebbe solo con la parità di accesso al matrimonio.
L’omosessualità maschile tende in genere a suscitare più attenzione di quella
femminile. Secondo alcune lesbiche, il movimento di liberazione gay persegue interessi
maschili mentre le femministe progressiste e radicali si curano esclusivamente delle
donne eterosessuali delle classi medie.

TEORIE DELLA DISUGUAGLIANZA DI GENERE


Tre tipologie di approccio:
• Ricerca di un fondamento biologico delle differenze di comportamenti fra uomini
e donne,
• Teorie sull’importanza della socializzazione e apprendimento dei ruoli di genere,
• Idee di studiosi secondo cui né il genere né il sesso hanno fondamento biologico,
ma entrambi sono costrutti sociali.

Approcci funzionalisti
Il funzionalismo considera la società un sistema di parti reciprocamente collegate che,
in condizioni di equilibrio, cooperano armoniosamente per produrre coesione sociale.
L’applicazione della prospettiva funzionalità, o di derivazione funzionalista, allo studio
del genere si traduce nel tentativo di dimostrare che le differenze di genere
contribuiscono alla stabilità e all’integrazione sociale. Gli autori che aderiscono alla
scuola di pensiero della “differenza naturale” tendono ad affermare che la divisione
sessuale del lavoro è basata su fattori biologici: uomini e donne svolgono i compiti per i
quali sono biologicamente meglio attrezzati. Secondo Parsons, la famiglia è un agente
di socializzazione efficiente se esiste una netta divisione sessuale del lavoro, per cui le
donne svolgono i ruoli espressivi, garantendo sicurezza ai figli e offrendo loro sostegno
emotivo, mentre gli uomini svolgono i ruoli strumentali, cioè provvedono al
sostentamento della famiglia. Le femministe hanno sottoposto a dure critiche la tesi di
un fondamento biologico della divisione sessuale del lavoro, sostenendo che non vi è
alcunché di naturale o inevitabile nell’allocazione sociale dei compiti.

Approcci femministi
Il movimento femminista ha prodotto una serie di contribuiti teorici che tentano di
spiegare le disuguaglianze di genere e di formulare programmi per il loro superamento.
Le teorie femministe sulla disuguaglianza di genere sono diverse e in forte contrasto tra
loro.

Femminismo liberale
Il femminismo liberale ricerca le spiegazioni delle disuguaglianze di genere negli
atteggiamenti socioculturali. Quelle liberali non considerano la subordinazione
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femminile come il prodotto di un sistema complessivo. Le femministe liberali, cercano di


lavorare all’interno del sistema esistente per riformarlo in maniera graduale.

Femminismo socialista e marxista


Questo filone ha criticato quello liberale per la sua incapacità di comprendere che nella
società vi sono potenti interessi ostili all’uguaglianza delle donne. Le femministe
socialiste si sono proposte di sconfiggere sia il patriarcato sia il capitalismo. Engels
sosteneva che:
• il capitalismo intensifica il patriarcato,
• l’economia capitalista funziona se gli individui, soprattutto donne, sono spinti a
credere che i bisogni saranno soddisfatti solo attraverso un consumo crescente di beni e
prodotti,
• il capitalismo ha bisogno di donne che lavorino gratis in casa e di uomini sfruttati
con salari bassi.
Le femministe di orientamento socialista hanno argomentato l’inadeguatezza del
riformismo femminista liberale e hanno rivendicato la ristrutturazione della famiglia, la
fine della schiavitù domestica e l’introduzione di strumenti collettivi per agevolare
l’allevamento dei figli, le attività assistenziali e la cura della casa.

Femminismo radicale
Caposaldo del femminismo radicale è l’idea che gli uomini siano responsabili dello
sfruttamento delle donne e ne traggano i benefici. Shulamith Firestone, tra le prime
esponenti del pensiero femminista radicale, sostiene che le donne, impegnate per
ragioni biologiche nella procreazione e nell’allevamento dei figli, diventano
materialmente dipendenti dagli uomini per la protezione e il sostentamento. Altre
femministe radicali vedono nella violenza sulle donne l’elemento fondante della
supremazia maschile. Le norme sociali e culturali che mettono l’accento su un corpo
snello e su un atteggiamento sollecito e amorevole nei confronti dell’uomo, per
esempio, contribuiscono alla subordinazione femminile. Il femminismo radicale viene
criticato in quanto ignora l’importanza che l’ influenza della razza, l’etnia o classe
sociale possono avere sui caratteri della subordinazione femminile.

Femminismo nero
A loro giudizio le divisioni etniche tra donne non sono prese in considerazione dalle
principali scuole di pensiero femminista, che si concentrano sulla condizione delle
donne bianche, prevalentemente della classe media, nelle società industrializzate. Esse
tendono ad accentuarle l’importanza della storia, che impronta tuttora i problemi delle
donne nere. Gli scritti delle femministe afroamericane insistono sulla storia della
schiavitù, della segregazione e del movimento per i diritti civili. le donne di pelle nera
vengono discriminate sia per motivi di razza sia di genere. L’oppressione delle donne
nere può svilupparsi in sedi diverse da quelle delle donne bianche.
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Femminismo postmoderno
Contesta l’idea che vi sia una base unitaria di identità ed esperienza condivisa da tutte
le donne. Anziché un nucleo essenziale della femminilità esso individua numerosi
soggetti e gruppi che hanno esperienze profondamente diverse (eterosessuali,
lesbiche, nere lavoratrici). Oltre al riconoscimento della differenza, questo filone del
pensiero femminista insiste sulla decontrazione del linguaggio e della visione del mondo
maschili. Al loro posto occorre creare un terminologia e un linguaggio fluidi, aperti, che
riflettano più da vicino l’esperienza delle donne.

La “Queer theory”
Mette in discussione la naturalità dell’identità di genere, dell’identità sessuale e degli atti
sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte
costruite socialmente, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti,
usando termini generali come “eterosessuale” o “donna”. Le identità, pertanto, possono
essere viste come qualcosa di pluralistico, instabile e soggetto al cambiamento nel
tempo. La queer theory contesta infatti tutte le identità apparentemente “autentiche” che
sembrano opporsi alla norma eterosessuale dominante. Secondo alcuni teorici, ogni
importante argomento sociologico (religione, corpo, globalizzazione, ecc.) nonché altre
materie tra cui la letteratura e gli stessi studi su gay e lesbiche, dovrebbero essere
considerati in una prospettiva queer, in modo da sfidare gli assunti eterosessuali che
sorreggono buona parte del pensiero contemporaneo. I critici sostengono che questa
teoria tende a studiare prodotti culturali (film, romanzi), è priva di supporto empirico e
non spiega il radicamento delle categorie sessuali e di genere nella vita sociale.

GLOBALIZZAZIONE E LAVORO SESSUALE


Se nei paesi sviluppati, femminismo significa campagne di uguaglianza per il lavoro,
cessazione della violenza maschile sulle donne, in altre aree più povere del mondo,
esso mira ad alleviare la miseria e a cambiare i tradizionali atteggiamenti maschili. Area
di interesse comune è lo sfruttamento della donna, soprattutto di quelle molto giovani,
nell’industria globale del sesso.

L’industria globale del sesso


Turismo sessuale: viene praticato in diverse aree del mondo, tra cui Thailandia e
Filippine. Oggi, pacchetti turistici all’insegna del sesso, attirano in questi paesi uomini
provenienti dall’ Europa, dagli Stati Uniti e dal Giappone, spesso alla ricerca di rapporti
sessuali con minori. Famiglie disperate costringono i propri figli alla prostituzione,
mentre giovani inconsapevoli sono allettate a entrare nel commercio del sesso se
rispondono innocentemente ad annunci per la ricerca di “intrattenitrici” o “ballerine”.
Prostituzione: può essere definita come la concessione di prestazioni sessuali in
cambio di una ricompensa economica. Sebbene gli uomini possano diventare “clienti
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abituali”, inizialmente il rapporto non si stabilisce sulla base di una conoscenza


personale. Viene punito colui che organizza la prostituzione o trae profitto da essa, ma
non la prostituzione in se. Lo scopo è trasferire la stigmatizzazione della prostituzione
dalle donne che si prostituiscono agli uomini che ne acquistano servizi.
Lavoro sessuale: oggi la prostituzione è generalmente considerata una forma di lavoro
sessuale, definito come fioritura dei servizi sessuali in uno scambio finanziario tra adulti
e consenzienti. Lavori sessuali sono: attori film porno, ballerine di lap dance,
spogliarellisti, specialisti del sesso telefonico e via internet ecc. Nella misura in cui i
servizi sessuali venivano scambiati tra adulti liberamente consenzienti, si affermava che
quel lavoro dovesse essere trattato come qualsiasi altro e in particolare bisognava
depenalizzare la prostituzione. I lavoratori del sesso sottolineano che la
sindacalizzazione può contribuire a sradicare lo sfruttamento e gli abusi dell’industria
dei servizi sessuali.

Il concetto del lavoro sessuale resta controverso: se da un lato, rappresenta


sfruttamento, per molte donne, costituisce un’occupazione relativamente ben pagata e
molte lavoratrici del sesso si vedono come donne indipendenti che hanno assunto il
controllo della propria vita, non diversamente dalle donne di successo in altri settori del
mercato del lavoro.

I MOVIMENTI FEMMINISTI
• Il femminismo della prima ondata mirava alla parità di accesso al potere politico
con l’acquisizione del diritto di voto per le donne, e comprendeva campagne per le pari
opportunità in tute le istituzioni sociali, tra cui l’istruzione superiore.
• Il femminismo della seconda ondata ebbe origine negli anni Sessanta e Settanta,
si concentra sulla “liberazione” e l’ “emancipazione” della donna.
• Il femminismo di terza ondata è caratterizzato da un attivismo locale, nazionale e
trasnazionale, in ambiti quali la violenza sulle donne, il traffico di esseri umani, la chirurgia
plastica, l’automutilazione e la complessiva “pornografizazzione” dei media.

CONCLUSIONI
Le idee femministe sono state influenti in ogni parte del mondo e sta contrastando la
disuguaglianza di genere.
La Conferenza delle Nazioni Unite sulle donne, che si è tenuta quattro volte a partire dal
1975, in quella di Pechino del 1995, invita tutti i paesi del mondo ad affrontare questioni
come:
• Il fardello crescente della povertà delle donne,
• La violenza contro le donne,
• Gli effetti dei conflitti sulle donne,
• La disuguaglianza fra uomini e donne nell’esercizio del potere,
• Gli stereotipi sulle donne,
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• Le disuguaglianze di genere nella gestione delle risorse naturali,


• La persistente discriminazione e violazione dei diritti delle bambine.
La conferenza dimostrò da un lato che molti risultati ottenuti nel mondo sviluppato
ancora da conquistare in paesi in via di sviluppo ed inoltre che la dimensione globale
della vita sociale apre nuove prospettive sulle battaglie comuni per l’uguaglianza di
genere.

CAPITOLO 8
RAZZE, ETNIE E MIGRAZIONI

Apartheid: sistema di segregazione razziale imposto dallo stato. Ogni cittadino veniva
classificato in una delle quattro categorie: bianchi, neri, coloured (persone di
discendenza mista) e asiatici. I non bianchi non avevano diritto di voto, ne rappresentati
nel governo centrale. La segregazione razziale era applicata in tutti gli ambienti sociali,
dai luoghi pubblici, ai quartieri residenziali, alle scuole. Milioni di neri vivevano
ammassati nelle cosiddette homelands, lontani dalle principali città, e lavoravano nelle
miniere d’oro e diamanti. Il regime dell’ apartheid era imposto con violenza e brutalità.
Frederik W. de Klerk, divenuto presidente nel 1989, ereditò un paese in profonda crisi e
nel 1990 revocò il bando dell’ Anc e ne fece scarcerare dopo 27 anni di prigionia il
leader principale, Nelson Mandela. Nel 1996 fu promulgata una nuova costituzione che
metteva fuori legge qualsiasi discriminazione basata sulla razza, l’origine sociale o
etnica, le credenze religiose, l’orientamento sessuale, la disabilità. Dal 1996 al 1998
una commissione per la verità e la riconciliazione tenne udienze in molte comunità del
Sud Africa per esaminare le violazioni dei diritti umani avvenute durante l’apartheid.

Razze: de Gobineau è considerato il padre del razzismo moderno, sostenne l’esistenza


di tre razze: bianca (caucasica), nera (negroide) e gialla (mongoloide). Secondo le sue
idee la razza bianca avrebbe intelligenza, moralità e forza di volontà superiori a quelle
di altre razze, qualità ereditarie su cui poggerebbe l’espansione dell’influenza
occidentale del mondo; la razza nera sarebbe quella meno dotata, caratterizzata da una
natura animalesca, mancanza di moralità e instabilità emotiva. Per molti biologi non
esistono razze ben definite, ma solo una gamma di variazioni tra gruppi umani, le cui
differenze fisiche derivano dagli incroci tra popolazioni, a seconda del grado di contatto
tra società o culture diverse. Tra gli essere umani esistono evidenti differenze fisiche,
alcune delle quali sono ereditarie. Ma chiedersi perché alcune differenze fisiche
diventino fonte di pregiudizio e di discriminazione sociale non è una questione
riguardante la biologia.

Dal punto di vista sociologico, dunque, la “razza” va intesa come un prodotto di relazioni
sociali, attraverso cui individui e gruppi vengono classificati assegnando loro attributi o
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competenze sulla base di caratteristiche biologiche. Il processo di base al quale il


concetto di “razza” viene usato per classificare individui o gruppi è detto
razzializzazione.

Etnia: è un tipo di identità sociale correlata a differenze culturali che diventano effettive
o attive in determinati contesti sociali. I fattori più consueti che distinguono un gruppo
etnico sono la lingua, la storia, la stirpe, la religione, l’abbigliamento, gli ornamenti. Le
differenze etniche sono completamente apprese, non c’è alcunché di innato nell’etnia,
fenomeno puramente sociale che si riproduce continuamente nel tempo. L’etnia può
garantire un’importante continuità col passato e spesso è mantenuta in vita attraverso le
tradizioni culturali. Per quanto si conservi vitale attraverso la tradizione, l’etnia non è un
qualcosa di statico e immutabile. L’etnia è un attributo di tutti gli individui che
compongono una popolazione.

Minoranze etniche: per la sociologia i membri di una minoranza sono svantaggiati


rispetto al gruppo dominante e condividono un senso di solidarietà e di appartenenza
comune. Essere oggetto di pregiudizio e di discriminazione in genere accresce i
sentimenti di lealtà e interesse condiviso. In alcune aree urbane determinati gruppi
etnici possono costituire la maggioranza della popolazione, ma ciò nonostante sono
considerati “minoranze” per la loro svantaggiata posizione.

Pregiudizio e discriminazione: i pregiudizi sono opinioni e atteggiamenti preconcetti


dei membri di un dato gruppo verso gli appartenenti di un altro gruppo. Le persone
hanno in genere pregiudizi positivi dei gruppi con i quali si identificano e pregiudizi
negativi nei confronti degli altri. I pregiudizi si fondano spesso sugli stereotipi,
caratterizzazioni rigide e tendenzialmente immutabili di un gruppo. Il meccanismo del
capro espiatorio è diffuso in situazioni nelle quali gruppi etnici svantaggiati entrano in
competizione tra loro. Il pregiudizio si riferisce ad atteggiamenti e opinioni, la
discriminazione riguarda i comportamenti effettivi verso i membri di un determinato
gruppo, che li escludono da opportunità riservate ad altri, come quando a una persona
di colore viene rifiutato una posto di lavoro disponibile invece per un bianco.

Razzismo: è la credenza che alcuni individui o gruppi siano superiori ad altri sulla base
delle differenze razzializzate.
Razzismo culturale: sfrutta il concetto di diversità culturale per discriminare certi gruppi.

Teorie sociologiche del razzismo


Per comprendere la persistenza del razzismo i sociologi sono ricorsi ai concetti di
“etnocentrismo”, “chiusura di gruppo” e “allocazione differenziale delle risorse”.
• Entocentrismo: è la diffidenza verso i membri di altre culture, combinata con la
tendenza a giudicare quelle culture con i parametri della propria.
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• Chiusura di gruppo: spesso combinata con l’etnocentrismo, la chiusura di


gruppo sono i processi tramite i quali un gruppo preserva i confini che lo separano da altri
gruppi. Tali confini vengono creati e mantenuti attraverso “meccanismi di esclusione”, che
rafforzano le divisioni tra un gruppo e l’altro. (esempio di meccanismi d’esclusione sono:
limitazione o proibizione del matrimonio tra individui di gruppi diversi, restrizione delle
relazioni sociali o economiche, separazione fisica tra i diversi gruppi).
• Allocazione differenziale delle risorse: ossia una distribuzione diseguale dei
beni materiali.

Integrazione, diversità e conflitti etnici


In un’età caratterizzata dalla globalizzazione e da rapidi mutamenti sociali, molti paesi
devono gestire i numerosi benefici e le ardue sfide della diversità etnica. Le migrazioni
internazionali accelerano di pari passo con l’integrazione dell’economia globale, e il
rimescolamento delle popolazioni umane nei prossimi anni crescerà ulteriormente. Nel
contempo continuano a divampare in tutto il mondo tensioni e conflitti etnici, che
minacciano di portare alcuni siti multietnici alla disintegrazione o alla violenza
endemica.

Modelli di integrazione etnica


• Assimilazione: prevede l’abbandono di usi e costumi tradizionali da parte degli
immigrati e la loro adesione ai valori e alle norme della maggioranza. L’approccio
assimilazionista richiede che gli immigrati cambino lingua, abbigliamento, stili di vita e
atteggiamenti culturali per lasciarsi integrare in un nuovo ordine sociale.
• Crogiuolo: anziché dissolvere le tradizioni degli immigrati a favore di quelle
dominati nella società che li accoglie, si cerca di mescolare in nuove forme capaci di
rielaborare i modelli culturali esistenti.
• Pluralismo culturale: nel quale le culture etniche sono pienamente intitolate a
esistenze separate, pur partecipando alla vita economica e politica della società nel suo
complesso. Un importante sviluppo recente del pluralismo è il multiculturalismo, che
incoraggia i gruppi culturali o etnici a vivere in reciproca armonia.

Conflitti etnici
Le società multietniche sono sovente vitali e dinamiche, ma possono anche essere
fragili, soprattutto in presenza di disordini interni o di minacce esterne. Tradizioni
linguistiche, religiose e culturali diverse possono produrre fratture e un aperto
antagonismo tra gruppi etnici. Pulizia etnica: vale a dire la creazione di aree
etnicamente omogenee attraverso l’espulsione delle altre etnie. É stato osservato che
oggi nel mondo i conflitti armati sono sempre più basati sulle divisioni etniche, e solo
una percentuale minima delle guerre coinvolge gli stati; nella stragrande maggioranza
dei casi si tratta di guerre civili con implicazioni etniche.
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Le migrazioni nell’era della globalizzazione


Le migrazioni hanno radici profonde nella storia, ma si sono intensificate con la
globalizzazione, Nel 2012 oltre 200 milioni di persone risiedevano in un paese diverso
da quello di nascita.
Immigrazione: afflusso in un paese di persone che hanno lasciato altri paesi
Emigrazione: l’uscita da un paese di persone che intendono stabilirsi in altri paesi. I
movimenti migratori accentuano la diversità etnica e culturale di molte società e
contribuiscono a determinare la dinamica demografica, economica e sociale.

Gli studiosi hanno identificato quattro modelli migratori per descrivere i principali
movimenti di popolazione che si sono verificati a partire dal 1945:
• Modello classico: paesi che si sono costituiti come “nazioni di migranti” (Canada,
Stati Uniti e Australia).
• Modello coloniale: tende a favorire l’immigrazione dalle ex colonie rispetto a
quella da altri paesi (es. Francia, Regno Unito).
• Modello dei lavoratori ospiti: prevede un’immigrazione su base temporanea (es.
Germania, Svizzera, Belgio).
• Modelli illegali: gli immigrati che riescono ad entrare in un paese irregolarmente,
oppure fingendo motivi diversi dall’immigrazione, spesso riescono a vivere illegalmente ai
margini della società.

Le migrazioni nell’ Unione Europea


Nel corso del XX secolo la maggioranza dei paesi europei è stata profondamente
trasformata dai movimenti migratori. L’immigrazione di extracomunitari è divenuta per
molti paesi dell’Unione Europea una delle questioni più pressanti. Con il progredire del
processo di integrazione europea, molti paesi hanno abolito i controlli alle frontiere con
gli altri stati Ue, per effetto del Trattato di Schengen entrato in vigore nel 1995. Questa
riconfigurazione dei confini europei ha avuto un impatto enorme sia sull’immigrazione
illegale nell’Unione Europea sia sulla criminalità transfrontaliera. L’irrigidimento dei
controlli sui “nuovi migranti” ha ricevuto una risposta informale dalle reti di traffici illegali.
Il traffico di esseri umani è divenuto così uno dei settori di maggiore crescita della
criminalità organizzata europea.

Globalizzazione e migrazioni
Molte teorie delle migrazioni si sono concentrate sui cosiddetti fattori di push (spinta) e
pull (attrazione). I fattori di tipo push sono problemi interni al paese di origine che
spingono le persone all’emigrazione: guerre, carestie, oppressione politica, pressioni
demografiche. I fattori di tipo pull, invece, sono caratteristiche dei paesi di destinazione
che attirano gli immigrati: abbondanza di lavoro, condizioni di vita complessivamente
migliori, maggiore libertà.
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La nuova era delle migrazioni


Secondo Castles e Miller sono quattro le tendenze a caratterizzare i modelli migratori
negli anni a venire:
• Accelerazione: aumenta il numero di migranti da un paese all’altro
• Diversificazione: molti paesi sono destinatari di un’immigrazione assai più
diversificata che in passato, quando prevalevano a seconda dei casi categorie particolari
come i “lavoratori” o i “rifugiati”.
• Globalizzazione: le migrazioni assumono un carattere sempre più globale,
coinvolgendo un numero molto maggiore di paesi come punti di partenza o di arrivo
• Femminilizzazione: un numero crescente di migranti è costituito da donne e
l’emigrazione contemporanea è molto meno connotata rispetto al passato come fenomeno
tipicamente maschile. Castles e Miller sostengono che le migrazioni diventeranno
probabilmente la caratteristica centrale del mondo globale in cui viviamo.

Diaspore globali
Diaspora: processo per cui un’etnia abbandona il luogo di insediamento originario per
distendersi in altri paesi, sovente sotto costrizione o a causa di circostanze traumatiche.
I figli della diaspora sono per definizione geograficamente dispersi, ma restano uniti da
fattori quali la storia comune, la memoria collettiva della patria originaria, un’identità
etnica amata e preservata.
Robert Cohen identifica cinque diverse categorie di diaspore:
• Diaspore di vittime: come il traffico di schiavi africani e gli esodi delle
popolazioni ebraica e armena sono quelle diaspore in cui i popoli subiscono un esilio
forzato e anelano a tornare alla loro terra natale.
• Diaspore dei lavoratori: sono esemplificate dal lavoro forzato degli indiani
durante il colonialismo britannico.
• Diaspore commerciali: volontarie e dovute a ragioni economiche non
traumatiche.
• Diaspore imperiali: l’espansione imperialista in nuove terre trascina con sé
persone che poi si costruiscono in quei luoghi una nuova vita.
• Diaspore culturali: riconducibili a un’emigrazione permanente nutrita di
letteratura, idee politiche, convinzioni religiose, musiche e stili di vita.

CAPITOLO 9
RELIGIONE

Spesso religione e scienza sembrano in contrasto l’una con l’altra. Con l’avvento della
modernità, la prospettiva razionalista è giunta a dominare molti aspetti della nostra
esistenza. La religione è stata parte dell’esperienza umana per migliaia di anni e, in
una forma o nell’altra, è presente in tutte le società conosciute. Le prime società a noi
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note, mostrano chiare tracce di simbologie e cerimonie religiose. La religione ha


continuato ad occupare un posto centrale nell’esistenza umana, influenzando il modo in
cui reagiamo al nostro ambiente. Cosa è esattamente la religione?

LO STUDIO SOCIOLOGICO DELLA RELIGIONE


Lo studio della religione è una sfida impegnativa in quanto mette alla prova la nostra
immaginazione sociologica. Analizzando le pratiche religiose, dobbiamo essere sensibili
agli ideali che ispirano convinzioni ai credenti, ma allo stesso tempo adottare una
prospettiva equilibrata. Dobbiamo individuare le peculiarità di credenze e
comportamenti e allo stesso tempo esaminare la natura della religione come fenomeno
sociale complesso.

CHE COS’E’ LA RELIGIONE?


Per la maggioranza delle persone, la domanda è banale e non richiede profondi
ragionamenti… Analizziamo concretamente. Le religioni sono definite dalla fede in una
o più divinità e nella vita ultraterrena; prevedono la celebrazione di riti in luoghi
appositi(chiese, moschee..) e pratiche religiose come preparare e mangiare o non
mangiare determinati alimenti. I sociologi della religione hanno incontrato difficoltà nel
pervenire ad un consenso generale, pur delimitando il loro campo di studi. Secondo
ALDRIGE non c’è e non potrà mai esserci una definizione di religione… Ci chiediamo…
perché no? Perché innanzitutto la sociologia contiene una pluralità di prospettive
teoriche generali che divergono nel definire la realtà sociale e che, concepiscono
diversamente il modo in cui essa può essere studiata. Secondo molti studi macro essa
è un’istituzione sociale che trasmette di generazione in generazione dei valori, un
codice morale e norme di comportamento;la religione dunque esiste oggettivamente e
produce effetti sugli individui. Invece studi micro sono fondati su una prospettiva
sociale più costituzionalista, che indaga il modo in cui la religione viene continuamente
riprodotta e modificata nei processi di interazione quotidiani.

In termini generali, le definizioni sociologiche della religione possono essere suddivise


in tre categorie: “inclusive”, “esclusive” e “sociocostruzioniste”.
- Inclusive: hanno un orientamento tendenzialmente funzionalista, poiché considerano
la religione un elemento centrale della vita umana, dunque funzionalmente necessario
alla società. Il problema delle religioni inclusive è che tendono a includere fin troppo.
Danno per scontato che ogni essere umano sia implicitamente religioso.
- Esclusive: respingono il funzionalismo di quelle inclusive, cercando piuttosto di
definire le religioni con riferimento alla sostanza delle loro credenze. Si fondano
sull’idea che tutte le religioni propongano una distinzione fra realtà empirica di questo
mondo e realtà sovra empirica o trascendente. L’adozione di tale distinzione comporta
che molti gruppi e credenze (es. club calcistici) rimangano esclusi dall’ambito religioso
in quanto nn fanno alcun riferimento alla realtà trascendente. Questo ha il vantaggio di
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delimitare ciò che deve intendersi come religione e di permettere ai sociologi di


affrontare nelle loro ricerche empiriche il fenomeno della secolarizzazione.
- Sociocostruzioniste: esso è un punto di partenza più adeguato degli altri due.
Anziché presumere che esista un fenomeno reale detto “religione” per esplorare poi i
diversi modi in cui esso si manifesta nelle società, il ostruzionismo ritiene più produttivo
approfondire tutte quelle situazioni in cui le persone stesse fanno riferimento alla
“religione” o al “significato religioso” e si attendono a pratiche autodefinite “religiose”.
Ciò significa che i sociologi non sono obbligati a scervellarsi per elaborare una propria
definizione universale: è sufficiente studiare come la religione viene usata dagli
individui, e come tali usi si modificano.
Uno dei problemi di tali definizioni è che non tracciano una linea di demarcazione fra
fenomeni religiosi e non, accettando come legittimo oggetto di studio tutto ciò che le
persone considerano religioso. Secondo i sociocostruzionisti questa scarsa chiarezza
nelle definizioni non è un problema dei sociologi; li stimola solo a comprendere come
mai tanti esseri umani riescano a condurre la vita senza pervenire ad alcuna certezza
riguardo alla religione . Col tempo sia le definizioni inclusive che esclusive, hanno perso
terreno a vantaggio di approcci più marcatamente sociocostruzionisti allo studio della
religione.

I SOCIOLOGI E LA RELIGIONE
Quando studiano la religione, i sociologi lo fanno come professionisti non come credenti
e non; questo significa che in tale sede (sociologia) non ci interessa stabilire se
determinate credenze religiose sono vere o false. I sociologi si sono interessati
soprattutto alle organizzazioni religiose, che sono tra le più importanti della società. Per
alcuni sociologi le religioni sono abbastanza simili alle imprese economiche, in quanto si
contendono sostenitori e risorse. I sociologi hanno spesso giudicato le religioni come
fonti importanti di solidarietà sociale. Credenze religiose, riti e pratiche collettive
contribuiscono a creare una “comunità morale” in cui ciascun membro sa come
comportarsi con gli altri. La religione, però, ha anche alimentato conflitti sociali
distruttivi. Stabilire se la religione produca conflitto o armonia è per i sociologi
contemporanei una questione storica ed empirica, che i padri della sociologia furono i
primi ad affrontare.

LA RELIGIONE NELLA SOCIOLOGIA CLASSICA


Gli approcci sociologici alla religione sono stati influenzati dalle idee di Marx, Durkheim
e Weber. Nessuno di loro era religioso e tutti e tre ritenevano che le religioni tradizionali
si sarebbero sgretolate col progredire del “disincanto del mondo” prodotto dalla scienza
e dalla ragione.

Marx: religione e disuguaglianza


Egli non ha mai condotto uno studio specifico sulla religione; le sue idee derivano da
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studiosi dell’800. Uno fra questi è Feuerbach che usa il termine alienazione per
designare la nascita di forze o personificazioni divine distinte dagli esseri umani.
Secondo tale studioso la religione è caratterizzata da idee e valori prodotti dall’uomo nel
corso del loro sviluppo culturale, ma erroneamente proiettati su personificazioni divine.
La comprensione del fenomeno religioso come alienazione consente secondo lo
studioso grandi speranze per il futuro. Quando l’uomo si sarà reso conto che i valori
incarnati nella religione sono in realtà un prodotto dell’uomo, allora tali valori potranno
essere realizzati su questa terra invece di essere rinviati a una vita ultraterrena. Marx
accetta l’idea che la religione rappresenti l’autoalienazione umana. La religione, è il
“cuore di un mondo senza cuore”, un rifugio di fronte alla durezza della realtà
quotidiana. Nella sua forma tradizionale essa è destinata necessariamente a
scomparire, ma perché i valori positivi che incarna diventeranno gli ideali guida del
destino umano sulla terra, non perché siano in sé sbagliati. Marx dichiarò che la
religione è “l’oppio dei popoli”. Religioni come il cristianesimo rimandano felicità e
ricompense alla vita ultraterrena, insegnando la rassegnata accettazione delle
condizioni date dall’esistenza presente. L’attenzione viene così distolta dalle
disuguaglianze e dalle ingiustizie di questo mondo grazie alla promessa di ciò che
accadrà in quello a venire. In altri termini, la religione contiene un forte elemento
ideologico: credenze e valori religiosi offrono spesso una giustificazione alle disparità di
ricchezza e di potere.

Durkheim: funzionalismo e rito


Durkaim differentemente da Marx, impiegò parte della sua carriera intellettuale nello
studio della religione. “Le forme elementari della vita religiosa” è lo studio più influente
di sociologia della religione che sia mai stato condotto. Esso dimostrò che qualsiasi
argomento può essere affrontato da una prospettiva sociologica ma anche che, senza
la sociologia, rischiamo di fraintendere la vita sociale. Durkheim non collega in via
primaria la religione con le disuguaglianze sociali, ma con il carattere complessivo delle
istituzioni di una società. Egli basa il suo lavoro su uno studio del totemismo praticato
nelle società aborigene australiane e sostiene che esso rappresenti la religione nella
sua forma più elementare o semplice. Durkheim definisce la religione in base alla
distinzione tra “sacro” e “profano”. Gli oggetti e i simboli sacri, egli sostiene, sono tenuti
separati dagli aspetti ordinari dell’esistenza, che costituiscono il regno profano. Un
totem è sacro perché è il simbolo del gruppo stesso: esso rappresenta cioè i valori
fondamentali della comunità. Sottolinea con forza che le religioni non sono mai soltanto
una questione di fede. Tutte le religioni prevedono attività rituali regolari, in occasioni
delle quali si riunisce il gruppo di credenti. In queste attività rituali viene affermato e
rafforzato il senso della solidarietà di gruppo in quella che Durkheim chiama
effervescenza collettiva, la sferzata di energia generata da adunate e cerimonie
collettive. Esse strappano gli individui dalle preoccupazioni della vita profana e li
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trasportano in una sfera più elevata, nelle quali si sentono in contatto con delle forze
superiori. Queste ultime sono l’espressione dell’influenza esercitata dalla collettività
sull’individuo. L’esperienza religiosa non va lquidata come illusoria, essendo invece
l’esperienza reale di forze sociali.

Riti e cerimonie sono essenziali per stabilire e risaldare il legame tra i membri di un
gruppo; infatti tali manifestazioni non si riscontrano solo nei contesti religiosi, ma anche
nelle principali transizioni come la nascita, il matrimonio e la morte. In tutte le società, in
occasione di tali avvenimenti hanno luogo attività cerimoniali e rituali. Durkheim ritiene
che le cerimonie collettive riaffermino la solidarietà di gruppo nei momenti in cui gli
individui si trovano ad affrontare esperienze critiche di cambiamento. La religione di
fatto condiziona il modo di pensare.

Con lo sviluppo delle società moderne, secondo Durkheim, l’influenza della religione
diminuisce. Il pensiero scientifico sostituisce sempre più la dimensione religiosa, mentre
le attività cerimoniali e rituali arrivano a occupare soltanto una parte molto limitata
dell’esistenza individuale. Durkheim concordava con Marx nell’idea che la religione
tradizionale fosse destinata a scomparire. Egli sembra pensare a una religione civile
dedita alla celebrazione di valori umanistici e politici come la libertà, uguaglianza e
cooperazione sociale.

Weber: religioni mondiali e cambiamento sociale


Affrontò un’imponente analisi delle religioni di tutto il mondo. Nessuno studioso prima e
dopo di lui ha intrapreso un’indagine di portata così ampia. Weber si concentrò su
quelle che egli chiama Religioni mondiali: religioni capaci di raccogliere vaste masse di
credenti e di influenzare in modo decisivo il corso della storia universale. Gli studi di
Weber differiscono da quelli di Durkheim perché si concentrano sul rapporto tra
religione e mutamento sociale, cui lo studioso aveva prestato scarsa attenzione e
differiscono da quelli di Marx perché sostengono che la religione non è
necessariamente la forza conservatrice: i movimenti di ispirazione religiosa, al contrario,
hanno spesso provocato enormi trasformazioni sociali. Weber vedeva la sua ricerca
sulle religioni mondiali come progetto unico. Dopo aver analizzato le religioni orientali,
concluse che esse frapposero insuperabili barriere allo sviluppo del capitalismo
industriale. Ciò non significa che le culture non occidentali siano arretrate: esse hanno
semplicemente elaborato valori diversi da quelli che divennero predominanti in Europa.
Definisce il cristianesimo una “religione di salvezza”, incentrata sulla convinzione che gli
esseri umani possano essere salvati purché scelgano la fede eseguano le sue
prescrizioni morali. Sono importanti le nozioni di peccato e salvezza dal peccato in virtù
della grazia divina. Tali nozioni, generano tensioni e dinamismo emotivo assenti nelle
religioni orientali. Le religioni di salvezza presentano un aspetto rivoluzionario. Mentre le
religioni asiatiche coltivano un atteggiamento di passività rispetto all’esistente, il
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cristianesimo comporta una costante lotta contro il peccato, e può quindi stimolare la
rivolta contro l’ordine dato delle cose.

Osservazioni sulle teorie classiche


Marx, Durkheim e Weber, identificano alcune importanti caratteristiche della religione e
per certi versi i loro approcci sono complementari. L’idea marxiana delle frequenti
implicazioni ideologiche della religione, tendenti a giustificare gli interessi dei gruppi
dominanti a spese di tutti gli altri, può trovare riscontro nel ruolo svolto dal cristianesimo
nella politica coloniale europea. Weber enfatizza l’impatto destabilizzante e spesso
rivoluzionario degli ideali religiosi sull’ordine sociale esistente. Le attività rituali
caratterizzano anche le principali transizioni della vita: la nascita, l’ingresso nell’età
adulta, il matrimonio, la morte. Tutti e tre i pensatori classici previdero che la religione, o
quanto meno le religioni mondiali tradizionali, col tempo avrebbero perso terreno e il
mondo moderno sarebbe stato sempre più laico.

LA TESI DELLA SECOLARIZZAZIONE


In sociologia la Secolarizzazione è il processo o processi attraverso i quali la religione
perde gradualmente la sua influenza nelle diverse sfere della vita sociale. Una misura
apparentemente semplice della secolarizzazione , ad esempio, è la diminuzione delle
presenze settimanali dei fedeli in chiesa. Numerose rivelazioni hanno dimostrato che la
fede non è diminuita allo stesso ritmo della presenza alle funzioni, il che confermerebbe
che l’europa occidentale è un’area del mondo caratterizzata dalla fede senza
appartenenza. E’ stato suggerito che laddove una piccola minoranza attiva svolge
attività religiose per conto e con l’approvazione della maggioranza non attiva, è più
appropriato parlare di religione vicaria. Questa espressione descrive la situazione dei
paesi nordici dove si registra un ampio numero di appartenenti alle chiese ma una loro
scarsa frequentazione. Il dibattito sulla frequentazione delle chiese è tipico del dissidio
tra i sostenitori dell’idea che la religione stia perdendo rilevanza e i loro avversari per i
quali la religione continua ad essere una forza significativa anche se spesso in forme
nuove e poco familiari.

IL DIBATTITO SOCIOLOGICO
La secolarizzazione può essere analizzata sulla base di tre parametri:
• Il seguito delle organizzazioni religiose è dato dal numero di persone che
appartengono a una chiesa o ad altre organizzazioni religiose e che partecipano
attivamente alle loro funzioni o cerimonie.
• Il secondo parametro è dato dalla misura in cui le chiese e altre organizzazioni
religiose conservano influenza sociale, ricchezza e prestigio. Nel XX secolo le
organizzazioni religiose hanno perduto gran parte dell’influenza sociale esercitata in
precedenza. E’ una tendenza che si è manifestata in tutto il mondo. I leader religiosi non
possono più dare per scontata la propria autorità sui detentori di potere. Se il seguito
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diminuisce può accadere che chiese e templi debbano essere venduti o si trovino in
condizioni di abbandono.
• Il terzo parametro riguarda la fede e i valori. É quello che possiamo chiamare
parametro della religiosità. Molti coloro che hanno convinzioni religiose non partecipano
regolarmente alle funzioni e alle cerimonie pubbliche. La regolarità di questa
partecipazione non sempre deriva da forti convinzioni religiose: è possibile che un individuo
partecipi pr abitudine, per fare parte di reti sociali o perché ciò rientra nelle attese di
famiglie e comunità. Per capire quanto sia diminuita la religiosità è necessaria un’accurata
conoscenza del passato. I sostenitori della tesi della secolarizzazione affermano che la
religiosità tende a declinare parallelamente all’incremento del tenore di vita indotto dallo
sviluppo socioeconomico e inversamente rimane più forte in condizioni di privazione e di
povertà. Oggi le credenze religiose hanno una presa minore di quella che generalmente
avevano in passato, in particolare se nella definizione di religione comprendiamo l’intera
gamma dei fenomeni soprannaturali e magici in cui allora si credeva. La maggior parte di
noi non avverte più l’ambiente in cui vive come permeato da forze divine o spirituali che
agiscono direttamente sulle nostre vite.

OLTRE LA SECOLARIZZAZIONE?
La tesi della tendenza di lungo periodo alla secolarizzazione sia ben supportata sia
empiricamente, sia teoricamente, le critiche sono state numerose.

L’AVVENTO DELLE NEOTRIBU’


Il sociologo francese Maffesoli suggerisce una lettura alternativa della secolarizzazone;
sostiene che, nonostante il declino delle religioni tradizionali, nelle grandi aree urbane il
nostro sia sempre più il “tempo delle tribù”. Egli si esprime contro le teorie sociologiche
che insistono su una crescente individualizzazione. L’individualizzazione è il processo
mediante il quale le persone si identificano sempre meno con gli organismi collettivi e
anzi si staccano da strutture sociali quali i sindacati, le classi sociali e persino le
famiglie: diventa importante distinguersi sottoforma di capi d’abbigliamento, musica,
pezzi d’arredamento… attraverso i quali i soggetti cercano di costruire la propria
individualità. Egli contesta anche le precedenti teorie della società di massa, che
suggerivano una crescente uniformità sociale e la perdita delle differenze individuali.
Egli sostiene che le società moderne sono caratterizzate da una rapida crescita di
piccoli raggruppamenti di persone legate dalla condivisione di gusti musicali, opinioni,
preferenze di consumo, attività del tempo libero e così via. Maffesoli chiama questi
gruppi neotribù: somigliano ai gruppi tribali tradizionali in quanto possiedono un’identità
condivisa, ma ne differiscono perché non durano altrettanto a lungo. L’adesione delle
persone alle neotribù è solitamente debole ed effimera, e questo le rende delle entità
sociali molto fluide e fragili. La tesi di Maffesoli è che la continua creazione di neotribù
dimostra quanto siano forti nell’umanità il bisogno e la ricerca di profondi contatti e
interazioni sociali, che non confermerebbero né le teorie dell’individualizzazione né
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quelle delle società di massa. Questa ricerca di rapporti sociali è in termini durkheimiani
una ricerca religiosa. Possiamo dire con Durkheim che nella religione c’è qualcosa di
eterno. Secondo Maffesoli, per ciò che riguarda le vecchie religioni mondiali la
secolarizzazione è un fenomeno indiscutibile, ma sapendo dove guardare i sociologi
potranno individuare nuove forme emergenti di espressione religiosa.

La religione vissuta
Alcuni recenti studi sulle pratiche religiose individuali dimostrano che, alla ricerca di
definizioni e teorie generali della religione , la sociologia può aver ignorato la miscela
creativa di elementi religiosi e secolari in individui che cercano di dare un senso al loro
ruolo nel mondo. Lo dimostra l’indagine di Bellah e colleghi sulla religione “privatizzata”
negli Stati Uniti, dov’è da tempo in atto un distacco da una religione uniforme e pubblica
verso forme di religiosità eterogenee e private, che riflettono un più generale processo
di individualizzazione. In base alle espressioni di fede individuale potrebbero esistere
“220 milioni di religioni in America”, ma questa situazione così radicalmente privatizzata
non contribuisce in alcun modo alla solidarietà sociale, né rafforza la sfera pubblica. Il
pericolo è che si generino forme molto astratte di vita religiosa. Secondo Maguire le
religioni sono o dovrebbero essere uniformi e organizzate , e incsrnare un insieme di
credenze e rituali.

Considerazioni conclusive sulla tesi della secolarizzazione


La religione delle chiese tradizionali appare in declino nella maggioranza dei paesi
occidentali, con l’importante eccezione degli Stati Uniti. Tuttavia individui e gruppi
continuano a predicare la religione ma in modi che rimangono pressoché invisibili per i
metodi di ricerca prevalentemente quantitativi utilizzati nelle indagini sociologiche. La
religiosità e la spiritualità rimangono comunque importanti fattori di motivazione nella
vita di molte persone anche se esse preferiscono non praticarle all’interno delle chiese
tradizionali.Le persone continuano a credere in Dio o in una forza superiore ma
praticano la propria fede al di fuori delle forme religiose istituzionalizzate. La
secolarizzazione sembra assente al di fuori delle società sviluppate.
Il concetto di secolarizzazione è utile soprattutto per spiegare i cambiamenti in corso
nelle chiese tradizionali che vanno perdendo autorevolezza e potere sia nel contesto
sociale, sia al proprio interno mentre cercano di adeguarsi ai movimenti che rivendicano
maggiore ugualianza. Nel mondo contemporaneo la religione deve essere collocata in
un contesto caratterizzato dalla globalizzazione, dall’instabilità e da una crescente
diversità.

Religioni mondiali e organizzazioni religiose


giudaismo, cristianesimo e islam
Le tre religioni monoteistiche più influenti nel mondo sono il giudaismo, il cristianesimo e
l’islam. Tutte e tre ebbero origine in medio oriente e ciascuna di esse ha influenzato le
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altre due.
Giudaismo (ebraismo): è la più antica delle tre. I primi ebrei erano nomadi che
vivevano all’interno e ai margini dell’egitto. I loro profeti trassero in parte le proprie idee
dalle credenze esistenti nella religione medio-orientale, ma si differenziarono da esse
per la fede in un unico Dio onnipotente. Presentava importanti novità rispetto alle
religioni precedenti: monoteista, la convinzioni che Dio richiedesse l’ubbidienza a rigidi
codici morali e la certezza del monopolio della verità, cioè nel considerare la propria
come la sola vera religione. Fino alla creazione di Israele nel 1948 non esisteva alcuno
stato in cui il giudaismo fosse la religione ufficiale.
Cristianesimo: ebbe origine come filiazione del giudaismo. I suoi discepoli accolsero
Gesù come il Messia atteso dagli ebrei. All’inizio i cristiani furono ferocemente
perseguitati, ma alla fine l’Imperatore Costantino adottò il cristianesimo come religione
ufficiale dell’impero romano. Oggi il cristianesimo è la religione più diffusa al mondo. Le
principali ramificazioni del cristianesimo sono il cattolicesimo, protestantesimo e
ortodossia.
Islam: oggi è la seconda religione mondiale. Nasce dagli insegnamenti del profeta
Maometto nel VII sec dopo Cristo. A un unico Dio, Allah, è attribuito il dominio su tutta la
vita umana e naturale. I due pilastri dell’isola sono i cinque precetti religiosi
fondamentali per i mussulmani: - “Non esiste altro Dio che Allah, e Maometto è il suo
apostolo”. - La recitazione cinque volte l giorno delle preghiere prescritte. - L’elargizione
delle elemosine. - L’osservanza del Ramadan. - Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una
volta nella vita. I musulmani credono che Allah abbia parlato attraverso alcuni antichi
profeti (Mosè e Gesù) prima di Maometto , gli insegnamenti del quale esprimono la
volontà divina nel modo più compiuto. La maggior parte dei fedeli risiede in Africa
settentrionale e orientale, Medio oriente e Pakistan.

Religioni dell’estremo oriente: Vi sono forti contrasti fra giudaismo, cristianesimo e


islam da una parte e le religioni dell’estremo oriente dall’altra.
Induismo: religione politeistica. E’ la più antica delle grandi religioni che hanno tutt ora
molta importanza nel mondo. La maggior parte degli induisti accetta la dottrina della
reincarnazione. Costituito dal sistema delle caste, la posizione riflette la loro condotta
nelle precedenti incarnazioni. Per ciascuna casta esiste uno specifico complesso di
doveri e prescrizioni rituali: il destino di ciascuno nella sua vita successiva dipende
principalmente dal modo in cui si attiene a tali doveri. Alcune tradizioni religiose sono
definite religioni etiche perché sono prive di dei e aspirano piuttosto a ideali morali che
pongono l’individuo in relazione con l’armonia e l’unità naturale dell’universo. Le
principali religioni etiche orientali sono il buddismo , il confucianesimo e il taoismo.
Buddismo: deriva dagli insegnamenti dei Siddhartha Gotama, che significa illuminato.
Secondo il Buddha, gli esseri umani possono sfuggire al ciclo delle reincarnazioni
attraverso la rinuncia al desiderio. Il cammino verso la salvezza consiste in una vita di
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autodisciplina e meditazione, sottratta al travaglio dell’esistenza mondana. L’obbiettivo


finale del buddismo è il raggiungimento del nirvana, il completo appagamento spirituale.
Il Buddismo ammette molte variant regionali e non insiste sull’unicità dell’orientamento
religioso. Oggi ha la sua maggiore influenza in diversi paesi dell’estremo Oriente.
Confucianesimo: cerca di accordare alla vita umana l’armonia interna della natura,
enfatizzando la venerazione degli antenati. Fu la base cultural dei gruppi sociali
dominate nell’antica Cina. Confucio era un insegnante, non un Dio ma il “più saggio dei
saggi”.
Taoismo: individua nella meditazione e nella non violenza i mezzi per attingere alla vita
superiore. Taoismo e Confucianesimo hanno perso gran parte della loro influenza in
Cina, avendo incontrato l’opposizione dell’attuale regime politico.

Le organizzazioni religiose
I sociologi della religion, pur non mostrando interesse per le religioni non europee, sono
stati tentati di considerare tutte le religioni del mondo attraverso concetti e teorie
sviluppate dall’analisi dell’esperienza religiosa europea.

Chiese e sette
Tutte le religioni si fondano su una comunità di credenti, esistono però diversi modi di
organizzare questa comunità. Weber E Troeltsch hanno introdotto un primo modello di
organizzazione relgiosa; essi distinguevano fra sette e chiese:
Chiesa: associazione religiosa di grandi dimensioni e ben organizzata, come la chiesa
cattolica o anglicana, vi si entra quasi sempre dalla nascita, per trasmissione familiare.
La Chiesa ha una struttura formale e burocratica, incentrata su una gerarchia di
funzionari religiosi.
Setta: associazione religiosa di piccole dimensioni e scarsamente organizzata, che di
solito sorge in polemica con una chiesa, come è avvenuto nel caso di calvinisti e
metodisti. Vi si entra quasi sempre in età adulta per scelta. Le sette mirano di solito a
scoprire e seguire la “vera via” e tendono a ritirarsi dalla società esterna e a chiudersi in
comunità autonome. La maggior parte delle sette è priva o quasi di gerarchia, poiché
tutti gli affiliati sono considerati “uguali”.

Confessioni e culti
Becker ha sviluppato ulteriormente la tipologia Chiesa/seta, elaborando alter due
categorie: confessione e culto.
Confessioni: sono sette che si sono “raffreddate” e hanno cessato di essere gruppi di
protesta attiva per diventare organismi istituzionalizzati. Le sette che sopravvivono oltre
un certo limite di tempo, spesso si trasformano in confessioni. Le confessioni sono
riconosciute come più o meno legittime dale chiese.
Culti: sono le associazioni religiose meno strutturate e più transitorie, essendo
composti da individui che respingono i valori della società esterna. I culti si concentrano
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sull’esperienza individuale e mettono in contatto tra loro persone che hanno un analogo
modo di pensare. I culti si formano molto spesso attorno a un leader ispiratore. I singoli
soggetti non aderiscono formalmente a un culto, seguono particolari teorie o formee di
corporamento.

Movimenti religiosi
Un movimento religioso, è un’ associazione di persone che si uniscono per diffondere
una nuova religione o per promuovere una nuova interpretazione di una religione
esistente. Sono più grandi delle sette e hanno un seguito meno esclusivo.
Essi attraversano determinate fasi di sviluppo. Nella 1 fase, il movimento prende vita da
un leader che Weber definiva carismatico, in grado di catturare l’immaginazione e
conquistare la devozione di una massa di seguaci. (elezione di un leader fase 1). La
seconda fase inizia con la morte del leader; raramente dalla massa sorge un nuovo
leader carismatico. Il movimento affronta quell ache Weber definiva
“istituzionalizzazione del charisma”. Per sopravvivere deve creare regole formalizzate.
Alla morte del leader il movimento può morire oppure sopravvivere e tendere a
trasformarsi in chiesa: diventa un’organizzazione formale di credenti con un sistema
definite di autorità, simboli e rituali. In tal modo possiamo distinguere un ciclo dinamino
di sviluppo religioso.

Nuovi movimenti religiosi


Espressione usata per indicare collettivamente l’ampia gamma di gruppi religiosi e
spirituali, culti e sette che si sono diffusi nei paesi occidentali accanto alla religioni
consolidate. Molti dei nuovi movimenti religiosi derivano da tradizioni religiose
consolidate mentre altri sono sorti da ceppi pressochè sconosciuti in Occidente. Tali
seguaci sono dei convertiti piuttosto che persone cresciute in quella specifica fede.
Possiamo classificare i nuovi movimenti religiosi in tre ampie categorie, distinte dal tipo
di rapporto intrattenuto con il mondo sociale:
1. I movimenti di affermazione del mondo sono più simili a gruppi di auto - aiuto o
“terapeutici” che a gruppi religiosi in senso convenzionale. Sono spesso privi di riti e
teologie formali, che si concentrano sul benessere spirituale dei membri. I seguaci di
Scientology credono che gli esseri umani abbiano dimenticato la propria natura
spirituale. Attraverso un processo che li rende consapevoli delle loro reali capacità
spirituali, essi possono recuperare poteri soprannaturali perduti, aprire la propria mente
e sviluppare pienamente il proprio potenziale.
2. I movimenti di negazione del mondo si contrappongono ai precedenti per il loro
atteggiamento fortemente critico nei confronti del mondo esterno. Essi richiedono ai loro
seguaci cambiamenti radicali dello stile di vita, come vivere asceticamente, cambiare
abbigliamento o acconciatura, seguire un’alimentazione prestabilita. I primi sono
inclusive, questi invece hanno spesso natura esclusiva. Alcuni impongono ai loro
membri di subordinare l’identità individuale a quella del gruppo, abbracciare codici etici
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rigidi, astenersi da attività mundane.


3. I movimenti di adattamento al mondo sono quelli che più si avvicinano alle religioni
tradizionali. Essi tendono a enfatizzare l’importanza della vita religiosa interiore a spese
degli interessi più strettamente mondani. Gli appartenenti a tali gruppicercano di
recuperare la purezza spiritual che ritengono perduta nelle religioni tradizionali,
continuano a vivere l’esistenza quotidiana e perseguire la carrier con pochi segni visibili
di cambiamento.
Per spiegare la popolarità dei nuovi movimenti religiosi sono state proposte diverse
teorie. Alcuni sostengono che in essi si può vedere una risposta al processo di
secolarizzazione in atto nella società. Chi nelle religioni tradizionali avverte uun eccesso
di ritualismo e carenza di significato spiritual può trovare conforto in nuovi movimenti
religiosi più piccolo; altri vedono nei nuovi movimenti religiosi la conseguenza della
rapidità del mutamento sociale.

TENDENZE RELIGIOSE CONTEMPORANEE


La religione in Europa:
L’influenza del Cristianesimo è stata un element cruciale nello sviluppo dell’Europa
come entità politica unitaria. In Europa la spartizione del continente fra cattollici e
protestanti (XVI SEC) segnò una grande spaccatura del pensiero cristiano.
Questo processo è inseparabile dalla formazione in europa occidentale di quell mosaico
di stati-nazione moderni che ancora oggi vediamo sulla cartina geografica. La riforma
ebbe come element unificante il tentative di sfuggire all’autorità del Papa e della chiesa
cattollica. In Europa si costituirono diverse confessioni protestanti e diversi modelli di
rapporti fra chiesa e stato. L’Europa ospita anche minoranze non cristiane. La storia
degli ebrei è stata contrassegnata dal genocidio il quale ha comportato una drastic
riduzione del numero di ebrei residenti in europa.

La religione negli Stati Uniti


Rispetto ai cittadini degli altri paesi industriali sviluppati gli americani sono insolitamente
religiosi. Secondo I sondaggi la generazione del millennio appare meno legata ad una
fede specifica e più aperta negli atteggiamenti verso l’omosessualità, aborto.. Si
registrata una crescita notevolissima dell’evangelismo, cioè della fede nella “rinascita”
spirituale dopo la conversione. Nel dibattito della secolarizzazione, gli Stati Uniti
rappresentano un’importante eccezione all’idea che la religione stia complessivamente
indietreggiando nelle società sviluppate. Da un lato essi sono uno dei paesi più
modernizzati, dall’altro sono caratterizzati da livelli tra i più elevati al mondo in fatto di
religiosità e di frequentazione dei riti religiosi. La religione è stata dunque importante
nello stabilizzare l’identità personale e nel consentire una più agevole transazione
culturale dell’emergente “crogiolo” americano.

Cristianesimo, genere e sessualità


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All’interno delle organizzazioni religiose, come in altre aree della vita sociale, le donne
sono prevalentemente esclude dal potere, solo nel 1994 nella Chiesa d’Inghilterra
furono ordinate le prime donne sacerdote. La decisione viene tuttora osteggiata da molti
conservatori secondo cui l’ammissione delle donne al sacerdozio è una blasfema
deviazione alla verità biblica e un ulteriore ostacolo all’eventuale riunificazione della
Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica si è mostrata assai più conservatrice nel suo
atteggiamento verso le donne e continua a sostenere formalmente le disuguaglianze di
genere. La Chiesa cattolica è tuttora fedele alla posizione secondo cui gli uomini affetti
dalla “perversa inclinazione” all’omosessualità devono essere esclusi dai voti religiosi e
dall’ordinazione.

I fondamentalismi
Un altro indicatore del fatto che la secolarizzazione non ha trionfato nel mondo moderno
è la forza del fondamentalismo religioso. Il termine descrive la rigida adesione a un
insieme di principi o credenze. É un atteggiamento mirante a imporre un’interpretazione
letterale dei testi fondamentali di una religione e una loro applicazione ad ogni aspetto
della vita sociale, economica e politica. I sostenitori del fondamentalismo religioso
ritengono che sia possibile una sola visione del mondo: non c’è spazio per ambiguità o
pluralità di interpretazioni. É un fenomeno relativamente nuovo, sorto in gran parte
come risposta alla globalizzazione. In un mondo sempre più globalizzato che esige
motivazioni razionali, il fondamentalismo fa appello a risposte basate sulla fede.

Fondamentalismo islamico
L'islam è una religion che ha continuamente stimolato l’attivismo: Corano, libro sacro
islamico, invitano I credenti a combattere in nome di Dio. Nel corso dei secoli si sono
succedute diverse generazioni di riformatori musulmani e l’islam si è diviso al proprio
interno; lo sciismo è una confessione distaccatasi dal corpo principale dell’islam. Gli
sciiti credevano che il legittimo erede di Maometto avrebbe alla fine imposto la propria
sovranità cancellando le ingiustizie esistenti. In nuovo capo sarebbe stato ispirato
direttamente da Dio e avrebbe governato second il Corano.

L’Islam e l’Occidente
Il medioevo fu attraversato da una lotta continua fra europa Cristiana e musulmani. Fr
ail 18 e il 19 sec gli europei recuperarono la maggior parte dei territory conquistati dai
musulmani e colonizzarono anche molti dei loro possedimenti. Tale capovolgimento fu
catastrofico per la religione e le civiltà musulamne. Alla fine del 19 sec l’incapacità dei
musulmani di resistee all’espansione occidentale portò a movimenti di riforma che
cercavano di ricondurre l’islam alla purezza e alla forza originaria. L’idea di fondo era
basata sul fatto che l’islam dovesse rispondere alla sfida occidentale affermando
l’identità delle sue credenze e pratiche. Nel XX sec tale progetto è stato realizzato e ha
fatto da sfondo alla riv. Islamica (1978-79). La religion come prescritto nel Corano
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divenne il fondamento diretto di tutta la vita politica ed economica. Oggi esistono in Iran
3 gruppi impegnati in una lotta reciproca:
-Radicali: vogliono portare Avanti la riv. Islamica;
-Conservatori: funzionari religiosi convinti che la rivoluzione abbia raggiunto il proprio
scopo, dando loro una posizione di potere che intendono conservare;
-Pragmatici: si oppongono alla rigida subordinazione delle donne , della famiglia e del
sistema giuridico alla legge islamica , sono favorevoli a riforme di mercato, auspicano
l’apertura dell’economia agli investimenti stranieri e al commercio con l’estero.

Lo scontro di civiltà
Molti pensano che il fondamentalismo islamico vada verso un confront a tutto campo
con gli infedeli.
Samuel Huntington ha affermato che, con la fine della Guerra fredda e la crescente
globalizzazione, i conflitti tra Occidente e islam potrebbero trasformarsi in uno scontro di
civiltà a livello mondiale. Secondo Huntington, gli stati - nazione hanno cessato di
essere i protagonisti principali delle relazioni internazionali. Rivalità e conflitti insorgono
ora tra blocchi culturali o civiltà, che sono il fondamento delle identità e delle lealtà
individuali. In particolare, suggerisce Huntington, la religione è il fattore più importante di
differenziazione e divisione tra le civiltà.

Il fondamentalismo cristiano
La crescita delle organizzazioni fondamentalistiche di ispirazione Cristiana in europa
soprattutto negli stati uniti è un fenomeno peculiar degli ultimo decennia.
I fondamentalisti credono che la Bibbia sia la guida in tutti gli ambiti della vita sociale,
dalla famiglia alle attività economiche e alla politica. Essi considerano la Bibbia
“infallibile”, i suoi contenuti espressioni della Verità divina. In reazione alle aperture
teologiche e all’umanesimo laico, il fondamentalismo cristiano si erge contro la “crisi
morale” prodotta dalla modernizzazione: il declino della famiglia tradizionale, il crollo
della moralità individuale, l’indebolimento del rapporto tra uomo e Dio. In un’epoca di
globalizzazione che ha un disperato bisogno di reciproca comprensione e dialogo, il
fondamentalismo religioso può essere una forza distruttiva. Una delle attrattive del
fondamentalismo è la capacità di fornire certezze morali sulla base di testi e
insegnamenti religiosi, certezze di cui le tradizioni liberali e le prospettive laiche sono
prive, poiché accettano che la conoscenza sia in continuo mutamento alla luce di nuove
scoperte.

Conclusioni: In un’epoca di globalizzazione che un disperato bisogno di dialogo e


comprensione, il fondamentalismo religioso può essere una forza distruttiva. Nel
fondamentalismo islamico e cristiano esempi di violenze alimentate dal fanatismo
religioso sono tutt’altro che rari. Una delle caratteristiche del fondamentalismo è la
capacità di fornire certezze moali sulla base di testi religiosi. In un mondo sempre più
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cosmopolita aumentano le occasioni di contatto fra portatori di convinzioni religiose


contrastanti. E’ evidente che il modo migliore oer pervenire I conflitti richiede il dialogo
costante fra persone di fedeli differenti.

CAPITOLO 10 - MASS MEDIA

I Media nell'era globale


La comunicazione, ovvero il trasferimento di informazioni tra individui o gruppi, si
attraverso la parola sia attraverso i mass media, è cruciale per tutte le società. Questi
mezzi possono assumere numerose forme, tra cui la televisione, i giornali, il cinema e
internet. Si dicono “di massa” poiché si rivolgono a un pubblico di massa che
comprende un gran numero di individui. I media elettronici secondo McLuhan, stanno
creando ciò che egli chiama villaggio globale, in cui le persone da ogni parte del mondo
assistono insieme ad avvenimenti che suscitano il loro interesse. Le diverse tecnologie
di comunicazione oggi sono strettamente intrecciate grazie ad un fenomeno chiamato
convergenza dei media. Questo indica il processo attraverso cui tecnologie di
comunicazione un tempo distinte vanno progressivamente fondendosi.
Anticamente nelle culture orali, le informazioni venivano tramandate oralmente di
generazione in generazione, ma quando fu possibile trascrivere le parole e conservarle,
cominciarono a comparire le prime culture scritte.
I media influenzano le opinioni del pubblico?
Le principali teorie:
1. Il più antico è il modello ipodermico, che paragona il messaggio ad un farmaco
iniettato da una siringa. Il modello si fonda sull’assunto che il pubblico accetti
direttamente e passivamente il messaggio e presume che il messaggio venga ricevuto
e interpretato più o meno allo stesso modo da tutti i membri della società. In questa
prospettiva, i media “drogano” il pubblico. Questo modello tralascia di prendere in
considerazione le reazioni molto diversificate ai media riscontrabili tra il pubblico.
2. Katz e Lazarsfeld hanno condotto uno studio sulle trasmissioni politiche in occasione
delle elezioni presidenziali statunitensi, si sostiene che la risposta del pubblico si forma
in due fasi: una è quando il messaggio raggiunge il pubblico, la seconda è quando il
pubblico interpreta il messaggio attraverso l’interazione sociale con persone autorevoli,
cioè gli opinion leaders, che influiscono ulteriormente sulla risposta.
3. Le due più importanti teorie del conflitto (teorie dei media) discendono dalla
prospettiva marxista:
• l’economia politica considera i media un’industria ed esamina il modo in cui i
principali mezzi di comunicazione rispondono ad interessi privati;
• l’industria culturale deriva dai membri della scuola di Francoforte o dalla teoria
critica, essi criticavano gli effetti dei mass media sulla popolazione e sulla cultura.
Ritenevano che Marx non avesse prestato particolarmente attenzione
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all’influenza della cultura nella società capitalistica moderna. La loro tesi di fondo
è che nelle società di massa la produzione culturale è standardizzata e dominata
dalla ricerca del profitto nella stessa misura delle altre industrie. In una società di
massa le industrie del tempo libero sono lo strumento per inculcare nel pubblico i
valori ritenuti più appropriati: il tempo libero non è più un’interruzione dal lavoro,
ma una preparazione ad esso. Per Habermas la comunicazione avviene entro la:
sfera pubblica, cioè un’arena di pubblico dibattito in cui possono essere discusse
questioni di interesse generale e si formano così le opinioni.
Gli individui si incontrano da eguali in uno spazio di pubblico dibattito poiché la sfera
pubblica favorisce lo sviluppo iniziale della democrazia.
Oggi l’opinione pubblica è controllata e manipolata dai mass media, non si forma più
attraverso una discussione aperta e razionale.
4. Il più influente approccio interazionista allo studio dei media è rappresentato dalla
teoria del panico morale, che discende dalle prospettive dell’etichettamento di Lemert e
Becker. Lo studio di Cohen sugli scontri tra mods e rockers spiegò come le
rappresentazioni mediatiche esagerate contribuiscano ad alimentare nella società
ondate ricorrenti di panico morale e a individuare i capri espiatori (folk devils).
Approcci recenti:
• modello fondato sulle gratificazioni> considera come il pubblico usa i media per
soddisfare le proprie esigenze, per esempio sapere come vanno i mercati
azionari;
• teoria della ricezione di Stuart Hall> si concentra sui modi in cui la classe di
appartenenza e il retroterra culturale influenzano le interpretazioni dei differenti
«testi» mediatici: libri, film, musica;
• modello interpretativo> il pubblico filtra le informazioni attraverso le proprie
esperienze, legando tra loro «testi» differenti o utilizzando un tipo di media per
contestarne un altro.

Fonte del sistema degli significati


• AGENDA SETTING>il pubblico è portato ad assegnare un’importanza a eventi,
problemi, e persone in maniera molto simile all’importanza che vi attribuiscono i
media (…) I media descrivendo e precisando la realtà esterna presentano al
pubblico una lista di ciò intorno a cui avere un’opinione e discutere.
• FRAMING> Processo attraverso il quale determinati eventi sono collocati
all’interno di cornici che ne enfatizzano specifici aspetti e mettendoli in
connessione tra loro promuovono una determinata interpretazione, valutazione
e/o soluzione degli stessi. Il framing può svolgere le seguenti funzioni:
• 1.Definire il problema.
• 2.Specificarne le cause.
• 3.Trasmettere una valutazione (morale).
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• 4.Avallare particolari soluzioni. La comunicazione ai tempi del web e dei


social media
Reazioni degli studiosi all’ingresso di internet:
• 1approccio ottimistico: determinismo tecnologico (rivoluzione);
• 2approccio pessimistico: determinismo sociale (normalizzazione);
• 3approccio realistico (le tecnologie si diffondono e si “addomesticano” in base
alle esigenze dei soggetti; le tecnologie hanno alcune caratteristiche che le
rendono più adatte di altre per realizzare certe attività).
Avviene un passaggio da un modello broadcast (tipico delle comunicazioni one to
many) a un modello netcast many to many.
Trasformazione dello spazio pubblico> abbondanza informativa, ampliamento numero
attori, competizione pluralistica.
Problemi e questioni:
• Interattività parziale
• Disintermediazione> Nuovi intermediari
• Cacofonia di voci.

CAPITOLO 11 - ORGANIZZAZIONI E RETI

Ritzer sostiene che la società nel suo complesso è investita dalla “mcdonalizzazione”
cioè dal processo attraverso cui i principi fondamentali dei fast food sono arrivati a
dominare alti ambiti della società. Già Weber prima di lui afferma che questo lungo
processo di razionalizzazione può, paradossalmente, generare esisti irrazionali.
Secondo Weber le burocrazie assumono vita propria e disseminano nella vita sociale
conseguenze sia positive che negative. La mcdonaldizzazione è disumanizzante!
Secondo Weber oggi stiamo assistendo alla rapida crescita di reti sociali a maglie
larghe, tecnologicamente avanzate.
Le organizzazioni
Spesso gli individui si associano in gruppi per svolgere attività che non potrebbero
facilmente portare a termine da soli. Le organizzazioni dunque Sono gruppi con un
numero identificabile di componenti che intraprendono azioni collettive per il
conseguimento di scopi comuni. Le organizzazioni possono essere composte da un
piccolo gruppo di individui che si conoscono di persona, ma più spesso sono organismi
più grandi e impersonali: esempi di organizzazioni sono le università, le istituzioni
religiose e le imprese. Le organizzazioni tendono ad avere carattere formale.
Un’organizzazione formale quando è razionalmente concepita per conseguire i suoi
obiettivi, spesso per mezzo di norme, regole e procedure esplicite. Il carattere formale è
spesso requisito necessario per il riconoscimento legale delle organizzazioni. Le
organizzazioni hanno per lo più un’architettura definita, sono cioè fondati per scopi
definiti e ubicate in edifici o ambienti specificamente destinati a realizzare questi scopi.
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Si può dire pertanto che esse abbiano una funzione regolatrice: influenzano e
modellano in modi specifici il comportamento individuale. Le organizzazioni esercitano
un’influenza sulla vita delle persone e ciò non sembra avere solo effetti positivi. In
quanto fonti di potere sociale, le organizzazioni possono imporre agli individui imperativi
a cui questi ultimi possono dimostrarsi relativamente incapaci di opporsi.

LE ORGANIZZAZIONI COME BUROCRAZIE


Il termine Burocrazia è stato inventato da Gournay nel 1745e significa “potere dei
funzionari”. Gli studi sociologici delle organizzazioni come burocrazie sono stati
dominate da Weber.

Weber: la modernità come dominio burocratico


Le organizzazioni sono sitemi di coordinamento delle attività umane stabili nello spazio
e nel tempo. Weber ha anche sottolineato che lo sviluppo delle organizzazioni dipende
dal controllo dell’informazione, e dia evidenziato l’importanza cruciale della
comunicazione scritta di questo processo. Secondo Weber tutte le organizzazioni
tendono ad essere burocratiche. Nelle società moderne l’espansione della burocrazia è
inevitabile. Lo sviluppo di un apparato burocratico è l’unico modo per affrontare le
esigenze amministrative dei sistemi sociali di grandi dimensioni. Un tipo ideale è una
descrizione estratta ottenuta accentuando taluni aspetti di casi reali per metterne in
evidenza i caratteri essenziali.
Caratteristiche del tipo ideale di burocrazia:
• Esiste una chiara struttura gerarchica
• La condotta del personale a tutti i livelli dell’organizzazione è governata da regole
scritte
• Il personale di una burocrazia è costituito da funzionari stipendiati a tempo pieno
• La completa separazione della vita privata contraddistingue i compiti del
funzionario all’interno della burocrazia
• A tutti i membri della burocrazia è imposta la rinuncia al possesso delle risorse
materiali con cui operano.

Secondo Weber quanto più un’organizzazione si avvicina al tipo ideale di burocrazia


tanto più sarà efficace nel perseguire gli obiettivi per i quali è stata istituita. La routine
burocratica e il potere della burocrazia sulle nostre vite sono il prezzo da pagare per
l’efficacia tecnica delle organizzazioni burocratiche. Molti problemi comunemente
attribuiti a un’astratta burocrazia sono in realtà provocati da specifici tentativi di aggirare
le regole e le procedure della gestione burocratica. Le regole burocratiche, se rispettate,
possono in realtà offrire importanti salvaguardie che impediscono, anziché facilitare, gli
abusi di potere dei leader politici. Weber ha individuate un aspetto cruciale della vita nel
mondo modern ed ha mostrato che l’organizzazione burocratica è un element
importante del processo di razionalizzazione della società, che si estende
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progressivamente ad aree sempre più estese della vita sociale.

Relazioni formali e informali nelle burocrazie


L’analisi weberiana della burocrazia assegna un ruolo primario alle relazioni formali,
cioè alle relazioni definite dalle regole dell’organizzazione. Le reti informali si sviluppano
su tutti i livelli delle organizzazioni. Se consideriamo una concreta struttura di potere,
possiamo osservare che al vertice i rapporti personali hanno talora una rilevanza
superiore a quella delle relazioni formali. Le regole e le procedure formali sono alquanto
distanti dalle pratiche effettivamente adottate dai membri delle organizzazioni. Esse
servono a legittimare i modi in cui certi compiti vengono svolti, anche quando ci si
discosta nettamente dal rispetto di quelle regole. Le procedure formali hanno sovente
un carattere cerimoniale o rituale. Le persone fingono di rispettarle per continuare a
svolgere il lavoro vero attraverso altre procedure più informali. La flessibilità di cui le
organizzazioni hanno bisogno viene conseguita tramite una ridefinizione informale delle
regole formali. Le persone fingono di rispettare le regole per continuare a svolgere il
lavoro vero attraverso alter procedure più informali. I rapporti informali tra funzionari di
alto livello possono accrescere l’efficacia complessa dell’organizzazione.

Disfunzioni nella burocrazia


Weber prevedeva che la burocrazia si sarebbe diffusa poiché era la forma più efficiente
di amministrazione creata fino a quel momento. Secondo la terminologia funzionalità, le
burocrazie aiutano le organizzazioni e le istituzioni a svolgere le loro funzioni essenziali
per la società nella maniera più razionale ed economicamente vantaggiosa. Essendo
addestrati a fare rigoroso affidamento su regole e procedure scritte, i burocrati non sono
incoraggiati a essere flessibili, a prendere decisioni sulla base del proprio giudizio, o a
cercare soluzioni creative. Merton temeva che questa rigidità potesse portare al
ritualismo burocratico, una situazione in cui le regole formali sono difese ad ogni costo,
anche quando una soluzione diversa sarebbe più vantaggiosa per l’organizzazione.
Uno dei principali punti deboli della burocrazia è la difficoltà di gestire casi che
necessitano di un trattamento particolare. La burocrazia può essere adatta allo
svolgimento di compiti di routine, ma inappropriata in contesti nei quali le esigenze
lavorative mutano in maniera imprevedibile.
Burns e Stalker distinguono due tipi di organizzazione:
• I sistemi meccanici sono organizzazioni con una rigida catena di comando
verticale in cui I dipendenti sono responsabili di un compito specific e tenuti ad occuparsi
esclusivamente di esso, il lavoro è anonimo e il vertice comunica raramente con la base;
• I sistemi organici sono organizzazioni con una struttura relativamente flessibile,
in cui gli obiettivi primari dell’organizzazione stessa hanno la precedenza sui compiti
specifici di ciascuno. I flussi di comunicazione prevalgono sulla catena di commando e
seguono molteplici percorsi, non solo verticali; si può giungere alla soluzione dei problem
attraverso il contributo di tutti e le decisioni non sono una prerogative esclusiva del vertice.
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Le organizzazioni di tipo organici, second Burns e Stalker, sono assai meglio attrezzate
ad affrontare le esigenze mutevoli dei mercati innovativi. Le organizzazioni di tipo
meccanico, invece, sono maggiormente adatte a forme di produzione più tradizionali e
stabili, meno soggette agli alti e bassi del mercato. L’esistenza di ruoli formali e
specializzati riduceva l’incertezza e l’ambiguità, favoriva l’efficenza organizzativa nel
cruciale stadio iniziale e permetteva all’azienda di focalizzarsi sulla sua missione
primaria. Anziché contrapporsi le une alle altre, dunque, strutture meccaniche o
organiche conferiscono un maggior beneficio a seconda dello stadio di sviluppo delle
organizzazioni.

Burocrazia contro democrazia?


Anche nei paesi democratici le organizzazioni governative detengono quantità enormi
di informazioni sui cittadini. Abbastanza per temere che le attività di sorveglianza
possano mirare i principi democratici. Secondo i critici, i database che contengono i dati
sulle identità dei cittadini non sarebbero sicuri e metterebbero in pericolo il loro diritto
alla privacy e a non subire discriminazioni. I fautori delle carte d’identità sostengono
invece che alcuni tipi di sorveglianza possono in realtà proteggere la democrazia,
permettendo di contrastare più efficacemente coloro che cercano di distruggerla. R.
Michels ha coniato un’espressione, divenuta celebre per descrivere la distribuzione
gerarchica del potere: nelle grandi burocrazie e più in generale in una società dominata
dalle organizzazioni, vige una legge ferrea dell’oligarchia, dove oligarchia significa
“governo di pochi”. Second l’autore, La concentrazione del potere nelle posizioni di
vertice è la conseguenza inevitabile di un mondo sempre più burocratizzato. E’ corretto
affermare che molte grandi organizzazioni comportano l’accentramento di poteri, ma vi
sono buoni motive per supporre che tale legge non sia cosi ferrea come pensava il suo
ideatore. La distribuzione disuguale del potere non è solo una funzione della grandezza,
come presumeva l’autore. Anche nei gruppi di dimensioni modeste possono esservi
differenze di potere assai marcate. All’espansione di un’organizzazione può
corrispondere un allentamento dei rapport di potere. Spesso nelle organizzazioni
modern il potere viene delegato dai superiori ai subordinate. In molte grandi aziende I
capi sono talmente impegnati nel coordinamento dei diversi reparti che cedono la
funzione strategic ai loro subordinate che hanno il compito di elaborare le proposte.molti
capi d’azienda si limitano ad accettare le conclusion che vengono loro sottoposte.

Il controllo dello spazio e del tempo nelle organizzazioni


Molte organizzazioni moderne operano in uno specifico ambiente fisico. Secondo
Foucault l’architettura degli edifici che ospitano le organizzazioni è direttamente
connessa al loro sistema di autorità. Gli edifici in cui hanno sede le grandi aziende
presentano spesso una configurazione fisica di tipo gerarchico: quanto più è elevata la
posizione di un individuo nella gerarchia di autorità, tanto più è probabile che il suo
ufficio si trovi ai piani alti dell’edificio. La configurazione spaziale di un’organizzazione
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influirà sul suo funzionamento,soprattutto se si affida a relazioni informali. La contiguità


fisica favorise la formazione di gruppi primary mentre la distanza può promuovere la
polarizzazione dei gruppi.

La sorveglianza nelle organizzazioni


La diposizione di un edificio che ospita un’organizzazione può offrire indicazioni
significative sul suo sistema di autorità. In certe organizzazioni gruppi di persone
lavorano insieme in ambienti aperti. Poiché nel lavoro di fabbrica alcune mansioni
(quelle connesse alla catena di montaggio, ad esempio) sono noiose e ripetitive,
occorre esercitare su di esse un continuo controllo per assicurarsi che gli operai
tengano il ritmo del lavoro. Foucault ha sottolineato come la presenza o l’assenza di
visibilità nelle strutture architettoniche delle organizzazioni moderne ne influenzi ed
esprima il modello di autorità. Il livello di visibilità determina con quanta facilità i
subordinati possono essere assoggettati a quella che Foucault chiama sorveglianza,
cioè il controllo delle attività nelle organizzazioni. Nelle organizzazioni moderne tutti,
anche coloro che si trovano in posizioni di autorità, sono sottoposti a controllo, ma
quanto più è basso il livello gerarchico di un individuo, tanto più il suo comportamento
sarà tenuto sotto stretta sorveglianza. La sorveglianza può assumere diverse forme.
-La prima è il controllo diretto dei subordinati da parte dei superiori.
-La seconda è più sottile e consiste nel tenere archivi, registri e schede personali dei
dipendenti. Weber aveva capito l’importanza dei registry scritti nellle organizzazioni
modern, usati per contrllare il comportamento dei dipendenti.
-Esiste poi anche l’auto - sorveglianza: sapere che altri ci sorvegliano modifica il nostro
comportamento e limita quello che in pratica facciamo.
Le organizzazioni non sono in grado di operare con efficacia se la loro attività si svolge
in modo irregolare. Le attività di un’organizzazione devono essere strettamente
coordinate nel tempo e nello spazio: ciò è assicurato dalla distribuzione del personale in
strutture fisiche e dalla precisa programmazione degli orari di lavoro. Gli orari
rappresentano una condizione essenziale della disciplina organizzativa, poiché
coordinano le attività di un gran numero di persone.

Le organizzazioni transazionali
Le tecnologie dell’informazione hanno reso meno importanti i confini nazionali in campo
economico, culturale e ambientale. I sociologi studiano le organizzazioni internazionali
per capire come vengono create istituzioni che travalicano i confini nazionali e quali
possono essere i loro effetti. I sociologi hanno diviso le organizzazioni internazionali in
due grandi categorie:
• le organizzazioni governative che riuniscono i governi nazionali e
• le organizzazioni non governative a cui aderiscono organismi privati.

Organizzazioni internazionali governative


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Sono istituite da trattati stipulati dai governi al fine di favorire le relazioni tra nazioni. Tali
organizzazioni vengono create per favorire la sicurezza, la regolamentazione dei
commerci, il benessere sociale, i diritti umani, la protezione dell’ambiente. Alcune delle
più potenti organizzazioni oggi esistenti furono create per unificare le economie
nazionali in grandi e potenti aree di scambio. Uno degli esempi più rilevanti in tal senso
è l’Unione Europea. Le organizzazioni internazionali governative possono disporre di
una ragguardevole potenza militare. Le organizzazioni governative interazioni riflettono
sovente le disparità di potere tra gli stati membri. All’inizio del XX sec esistevano al
mondo solo una 30ina di organizzazioni internazionali governative.

Organizzazioni internazionali non governative


Sono organismi costituiti sulla base di accordi tra individui o associazioni private.
Benché siano assai più numerose delle organizzazioni governative e abbiano
conseguito alcuni successi, le Ong hanno un’influenza molto minore, poiché il potere
della legge e l’imposizione della sua osservanza rimangono in mano agli stati. Un
esempio è greenpeace, il gruppo ambientalista.

Le organizzazioni economiche
Le società moderne sono, in termini marxisti, società capitalistiche. Il capitalismo è un
sistema economico più dinamico di qualsiasi altro nella storia. Esso si distingue per
importantanti caratteristiche: proprietà private dei mezzi di produzione, incentive al
profitto, libera concorrenza sui mercati delle merci, delle materie prime, della
manodopera. Esso cominciò a diffondersi con la riv. Industrial nel XIX sec : nonostante
tutte le critiche ricevute è oggi la forma di organizzazione economica più diffusa nel
mondo.

Imprese e potere
Dall’inizio del XX secolo le economie capitaliste sono state sempre più influenzate dalla
crescita della grande impresa- corporation-. La proprietà è dunque separata dal
controllo: il controllo effettivo è passato ai manager. Il potere delle grandi imprese è
molto esteso. Quando un’azienda occupa una posizione dominante in una data
industria, si dice che detiene il monopolio. Più comune è a situazione di oligopolio, in cui
prevale un piccolo gruppo di grandi imprese, che possono dettare condizioni alle
aziende più piccolo loro fornitrici.

Tipi di imprese capitalistiche


Nello sviluppo delle imprese capitalistiche si riscontrano tre Fasi di evoluzione:
• Capitalismo familiare: le aziende erano gestite da singoli imprenditori o da
membri di una stessa famiglia e trasmesse in eredità ai discendenti. La forma familiare
continua a prevalere tra le piccole aziende. Ma il settore delle piccole e medie imprese è
altamente instabile e il fallimento è un’eventualità assai comune.
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• Capitalismo manageriale: via via che i manager acquisivano influenza


attraverso la crescita delle grandi società di cui erano alla guida, si sostituivano
progressivamente alle famiglie di imprenditori: l’impresa, come è stato detto, subentrava
alla famiglia nella conduzione di se stessa. Dalla fine del XIX sec le grandi aziende hanno
cominciato a fornire ai loro dipendenti alcuni servizi quail asili nido, strutture ricreative,
ferie pagate.
• Capitalismo istituzionale: designa una rete di dirigenti il cui interesse non è
solamente la guida di singole aziende, ma anche lo sviluppo di un potere complessivo delle
grandi imprese. É fondato sulla partecipazione dell’azionariato di altre aziende, in pratica
consigli di amministrazione reciprocamente collegati controllano gran parte dell’economia.
Una delle principali ragioni della diffusione del capitalismo istituzionale è il cambiamento
dei modelli di investimento verificatosi negli ultimi trent’anni. Anziché investire direttamente
in una singola azienda, le persone oggi investono in fondi monetari, fiduciari, assicurativi e
pensionistici che sono controllati da grandi organizzazioni finanziarie, le quali a loro volta
investono nelle grandi imprese industriali.

Imprese transazionali
Con l’intensificassi della globalizzazione la maggior parte delle grandi imprese opera
oggi in un contesto economico internazionale. Quando hanno filiali in due o più paesi
vengono dette “multinazionali” o imprese trasnazionali. Le più grandi società di questo
tipo hanno dimensioni gigantesche e possiedono una ricchezza che supera quella di
molti paesi. L’espansione delle società trasnazionali sarebbe stata impossibile negli
ultimi decenni senza i progressi nei trasporti e nelle comunicazioni. (aerie, navi
oceaniche rendono agevole il trasporto ; esso sarebbe stato inconcepibile 60 anni fa)

Tipi di imprese transazionali


Esse svolgono un ruolo determinante nella divisione internazionale del lavoro, con cui si
intende la specializzazione nella produzione di beni per il mercato mondiale. Perlmutter
ha diviso le imprese trasnazionali in tre categorie:
• Imprese etnocentriche, in cui le politiche aziendali sono definite e per quanto
possibile gestite da un quartier generale localizzato nel paese di origine.
• Imprese policentriche, in cui le sussidiarie estere sono gestite da società locali,
una per ciascun paese.
• Imprese geocentriche, i cui sistemi manageriali sono integrati a livello
globale(quelle giapponesi sono le più etnocentriche).

La responsabilità sociale d’impresa


Essa riguarda i modi in cui un’azienda cerca di allinearsi nei valori e nei comportamenti
a quelli dei suoi stakeholder (soggetto influente nei confronti di un’iniziativa economica,
ad esempio clienti, fornitori, finanziatori, collaboratori ecc). É importante notale che la
responsabilità sociale non significa filantropia, ma è piuttosto il tentativo di creare un
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modello aziendale, sostenibile nel lungo periodo, capace di migliorare le relazioni con
gli stakeholder strategici. La responsabilità sociale d’impresa rappresenta per le
aziende un modo per riallacciare i contatti con la società in mutamento.Esistono dei
limiti, chiaramente, a ciò che possiamo attenderci dai tentative di integrare la
responsabilità sociale nelle pratiche aziendali.

Le donne nelle imprese


Weber presumeva un modello teorico della burocrazia incentrato sulla figura maschile.
La sociologia di ispirazione femminista ha finalmente spostato l’attenzione sulle
relazioni di genere in tutte le principali istituzioni sociali, comprese le organizzazioni e la
burocrazia, studiando non solo gli squilibri di genere all’interno delle organizzazioni ma
anche i modi in cui le organizzazioni moderne si sono sviluppate attorno a specifiche
relazioni di genere. Le donne rappresentavano un serbatoio di manodopera affidabile e
a buon mercato, ma non avevano le stesse possibilità di carriera offerte agli uomini. Lo
stesso concetto di carriera era un concetto sostanzialmente maschile; mentre il
personale femminile sbrigava le incombenze di routine, gli uomini potevano
concentrarsi sulla lotto per le promozioni e alti stipendi. Due important lavori
esemplificano la dicotomia fra una Prospettiva femminista liberaled una radicalel.
Second la prospettiva liberale di Kanter, le donne si trovavano in una posizione
svantaggiata non in quanto donne, ma perché prive di potere all’interno delle
organizzazioni. Gli squilibri sono destinati a scomparire non appena un numero
maggiore di donne avrà acquisito posizioni di potere. Dal suo punto di vista, il problema
di fondo è una questione di potere, non di genere. Prospettiva femminista radical
secondo Ferguson: l’unica vera soluzione era costruire organizzazioni proprie su
principi molto diversi da quelli maschili. A suo avviso le organizzazioni modern sono
inquinate da valori e modelli del dominio maschile. In tali strutture le donne saranno
sempre relegate in ruoli subordinate.

Oltre la burocrazia?
Ritzer sostiene che la burocrazia e la razionalizzazione sono le caratteristiche
fondamentali della maggior parte delle organizzazioni , soprattutto nel mondo
sviluppato. Second altri però il modello proposto da Weber e ripreso da Foucault mostra
segni di logoramento e può essere insufficient a spiegare I mutamenti di tutti I tipi di
organizzazioni.
Molte organizzazioni cercano di diventare meno gerarchiche, non il contrario, e nel
processo diventano più informali e meno rigide. Abbandonando le strutture gerarchiche
rigidamente verticali, molte organizzazioni stanno adottando modelli “orizzontali” e
collaborativi, per divenire più flessibili e capaci di reagire prontamente all’incertezza dei
mercati.

Il cambiamento organizzativo: il modello giapponese


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L’economia giapponese ha avuto un andamento assai positivo per la maggior parte del
dopoguerra. Si è spesso sostenuto che ciò dipendesse soprattutto dalle caratteristiche
peculiari delle grandi imprese nipponiche, che differivano in modo sostanziale dalla
maggior parte di quelle occidentali. Le imprese giapponesi si discostano sotto vari
aspetti dalle caratteristiche che associamo alla burocrazia. É assente la piramide di
autorità, al contrario i dipendenti dei livelli più bassi vengono regolarmente consultati su
strategie all’esame dei vertici, e persino i top manager usano incontrarsi con i lavoratori.
Nel modello giapponese i dipendenti si specializzano molto meno dei loro colleghi
occidentali. Le grandi organizzazioni giapponesi assumono con i loro dipendenti un
impegno che dura per tutta la vita. La retribuzione e la responsabilità dipendono
dall’anzianità di servizio, anziché dalla competizione per la promozione. A tutti i livelli
dell’organizzazione gli individui lavorano in piccole squadre o gruppi di lavoro. Sono i
gruppi, e non i singoli, a essere valutati per la loro prestazione. Le organizzazioni
giapponesi si fanno carico di molti bisogni dei propri dipendenti, aspettandosi in cambio
un alto livello di lealtà. Le organizzazioni rispondenti al tipo ideale weberiano sono
probabilmente molto meno efficienti di quanto appaiono sulla carta, essendo incapaci di
stimolare nei dipendenti dei livelli inferiori un senso di autonomia e di coinvolgimento
rispetto alle mansioni che svolgono. Molti studiosi consideravano tale modello, da
seguire. Il rallentamento dell’economia giapponese negli anni 90 ha portato molti
studiosi a ricredersi. L’impegno che molte aziende giapponesi prendevano nei confronti
dei loro dipendenti è stato giudicato negative per la flessibilità e competitività.

Le trasformazioni del management


L’approccio giapponese si sviluppava in larga misura sulle relazioni tra manager e
lavoratori, assicurando che i dipendenti, a tutti i livelli, sviluppassero un attaccamento
personale all’azienda.
Due diffuse prospettive di teoria del management dimostrarono che il modello
giapponese non era stato ignorato in occidente.
• La gestione delle risorse umane è un modello manageriale che considera i
dipendenti di un’azienda come una risorsa decisiva per la sua competitività: se essi non
sono completamente dediti all’azienda e ai suoi prodotti, questa non sarà mai leader nel
proprio campo. La gestione delle risorse umane si basa sull’assunto che non vi sia conflitto
nell’azienda tra dipendenti e datori di lavoro, e che quindi vi sia poco spazio per i sindacati.
Le aziende che ricorrono alle tecniche di gestione delle risorse umane stipulano contratti
individuali che prevedono un salario legato alla prestazione.
• L’approccio della cultura aziendale è strettamente collegato alla gestione delle
risorse umane. Per incoraggiare la fedeltà all’azienda e l’orgoglio per il lavoro, il
management collabora con i dipendenti alla costruzione di una cultura organizzativa fatta di
rituali, eventi o tradizioni aziendali. Queste attività culturali hanno lo scopo di avvicinare tra
loro quanti lavorano per l’azienda affinché si rafforzi la solidarietà di gruppo.
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Lo studio delle pratiche manageriali


Le organizzazioni vengono analizzate come sistemicostituiti da parti integrate fra loro,
come reparti e gruppi. Il management è un’attività neutral intrapresa nell’interesse delle
organizzazioni, e capire le pratiche di management è un’attività di senso commune che
non richiede particolari aoprocci teorici.
In sociologia però abbiamo bisogno di teorie che colleghino le organizzazioni e pratiche
di management alla società di cui fanno parte. Negli anni 80 abbiamo due prospettive
teoriche: studi critici sul management e actor network theory.

Gli studi critici sul management


Gli studi classici sul management si basano sull’assunto che il management sia
un’attività relativamente neutrale, positiva per i lavoratori, i consumatori e l’intera
società, e che i manager svolgano dunque una funzione socialmente utile. Gli studi
critici sul management mettono in dubbio questa presunta neutralità del management e
adottano un approccio più critico che attinge alle idee di Marx, arricchendola però con i
contributi di Foucault, della teoria femminista e del postmodernismo. Gli studi critici sul
management incoraggiano una più ampia riflessione sull’impatto sociale delle strategie
manageriali e sul modo in cui viene concepito l’addestramento degli studenti di
management.

L’actor- network theory


É un approccio teorico allo studio delle relazioni tra dimensione umana e non umana.
Originato dagli studi sociologici sulle scienze naturali e sulla ricerca scientifica, proposto
in particolare da Latour. La teoria è degna di nota per la sua insistenza sul ruolo attivo
delle “cose” non umane. L’ant suggerisce che non è solo la somma di strutture fisiche e
manodopera umana, ma è costituita da edifici, persone, materiali testuali, macchine e
molto altro, il tutto interconnesso in una rete di attori. L’ant è una teoria controversa
perché sottolinea che nessuno degli astanti ha priorità sugli altri.L’ant ci rende
consapevoli del fatto che le organizzazioni prendono vita dalla combinazione di
differenti attori .

Lo studio delle reti


Le reti sociali Reti
Reti: tutte le connessioni dirette e indirette che una persona o un gruppo hanno con
altre persone o gruppi. Le reti personali comprendono persone che si conoscono
direttamente o indirettamente. Spesso includono persone affini per razza, classe, etnia
o altri tipi di origine sociale. I gruppi sociali sono uno strumento importante per entrare a
far parte di reti, ma non tutte le reti sono gruppi sociali. Grannovetter ha dimostrato la
grandissima forza dei legami deboli, soprattutto tra gruppi socioeconomici più elevati.
Egli ha riscontrato che i professionisti di alto livello e i manager vengono a conoscenza
di nuove offerte di lavoro attraverso i contatti come lontani parenti o semplici
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conoscenti. Molte persone cercano di procurarsi dei vantaggi attraverso le proprie reti
personali ma non tutti hanno accesso a reti influenti. Le reti di scarso valore, inoltre,
tendono a instradare le donne verso tipiche occupazioni femminili che spesso offrono
una retribuzione inferiore e minori opportunità d’avanzamento.

Reti e Ict
Secondo Castells le reti potenziate dell’information and communication technology e in
particolare da internet sono la struttura organizzativa che definisce la nostra epoca.
L’introduzione di nuove tecnologie ha permesso conseguentemente a molte imprese di
ricostruire la propria struttura organizzativa, rendendola più decentrata e rafforzando la
tendenza a costituire unità più piccole e flessibili anche con il ricorso al telelavoro. Molte
organizzazioni si rendono conto di riuscire a funzionare in maniera più efficace se sono
inserite in una ragnatela di complesse relazioni interazioni con altre organizzazioni e
imprese. Castells sostiene che la “società in rete” è la forma organizzativa più adatta a
un’economia globale dell’informazione. L’interconnessione è resa possible dallo
sviluppo dell’ict . L’ipotesi che la combinazione fra reti e ict ci stia allontanando dalla
vision pwssimistica weberiana del future della burocrazia consiglia una cauta
riflessione.

Il capitale sociale
Spesso gli individui aderiscono a qualche tipo di organizzazione per acquisire contatti e
accrescere la propria influenza. Nel gergo sociologico questi frutti dell’appartenenza a
un’organizzazione sono chiamati capitale sociale, cioè il complesso dei contatti che
permettono ai singoli di conseguire i fini che si prefiggono e di estendere la propria
influenza. Il capitale sociale implica l’esistenza di reti sociali, il reciproco riconoscimento
di obblighi e affidabilità, la comprensione delle regole che rendono efficace un
comportamento e, in generale, altre risorse sociali che permettono agli individui di agire
con efficacia. Le differenze in termini di capitale sociale riflettono le disuguaglianze
sociali. Putnam ha condotto uno studio dettagliato del capitale sociale negli Stati Uniti,
arrivando a distinguerne due tipi:
-il capitale sociale bridging estroverso e inclusivo, che unisce le persone a
prescindere dalle differenze sociali e
-il capitale sociale bonding, introverso ed esclusivo, che rafforza e identità esclusive e
i gruppi omogenei: ne sono esempi le organizzazioni di fratellanza etnica o i club
esclusivi alla moda.
Putnam sostiene che è diminuito il numero di persone che socializzano col vicino di
casa, che sentono di potersi fidare delle persone, è ridotta l’affluenza alle urne
elettorali…questo calo ha molte ragioni. La causa principale second l’autore è una: la tv
ha pres oil posto dell’impegno sociale per la comunità.

Nuovi legami sociali?


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La rapida crescita delle tecnologie dell’informazione pone queste ultime sempre più al
centro della routine quotidiana degli individui… esse si è constatato che non siano una
prerogative dei paesi sviluppati e relativamente ricchi.
Quale impatto avranno queste tecnologie sulla vita sociale? Studiando l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazioneChambers ha approfondito il passaggio identificato da
Putnam, dai legami relativamente stabili con la famiglia, vicinato e comunità, a legami
più fluidi e volontaristici. La sua conclusion è che si stanno formando nuovi modelli di
frequentazione e nuovi legami sociali basati sull’ideale dell’amicizia, sostenuti in
qualche caso dale reti informatiche.
Altre forme nascono attraverso la creazione di nuove identità sociali tra gruppi un tempo
emarginati, come ad es. Gli omosessuali, che costituiscono spazi sicuri per
l’esplorazione della propria identità.
Le comunità online, virtuali, hanno creato caratteristiche molto diverse dale comunità
tradizionali basate sul contatto fisico, ma ciò le rende forse meno efficacy nella
costruzione di capital sociale bridging? Molti movimenti di protesta politica nascono e si
sviluppano grazie ad informazioni veicolate da siti web, sms o mail. Forse non stiamo
assistendo alla fine della democrazia quanto alla nascita di un nuovo tipo di politica
basato sul principio della democrazia partecipativa anziche rappresentativa.
Chambers sostiene che nonostante gli aspetti positive dei social network queste forme
di socializzazione possono essere inadeguate ad assicurare effettive relazioni di
support che nella maggior parte dei casi richiedono infatti regolari contatti fisici e un
impegno di lunga durata.

Conclusioni: Le organizzazioni e le reti esercitano un’influenza enorme sulla via dei


loro membri. I giovani d’oggi partecipano meno ai gruppi e organizzazioni si attivismo
civico, e vanno meno spesso a votare, questo calo può essere un indicatore di un
minore livello di adesione alle comunità di appartenenza. Nello stesso tempo,
l’economia globale e le tecnologie dell’informazione ridefiniscono la vita dei gruppi,
rendendo assai più facile per le giovani generazioni far parte di un numero maggiore di
reti flessibili anche non incontrandosi mai di persona, faccia a faccia. Quail
conseguenze avranno queste tendenze sulla qualità dei rapport sociali? E’ prevedibile
che gli individui incorporeranno I nuovi media sociali nella routine quotidiana e ne
faranno uso accanto alle tradizionali relazioni faccia a faccia.

CAPITOLO 12
ISTRUZIONE

TEORIE DELL’ISTRUZIONE
L’istruzione, al pari della salute, è spesso considerata un indiscusso bene sociale al
quale tutti hanno diritto. Istruzione e scolarizzazione sono tuttavia due cose diverse:
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• L’istruzione può essere definita un’ istituzione sociale che consente e favorisce
l’acquisizione di conoscenze e competenze e l’ampliamento degli orizzonti personali.
• La scolarizzazione, invece, è il processo formale in cui vengono insegnati
determinati tipi di conoscenze e competenze, di solito attraverso un programma di studi
predefinito e in contesti specializzati che sono le scuole. L’istruzione, come la salute, è un
tema complesso con valenze politiche, economiche, sociali e culturali.

Istruzione e socializzazione
Per Durkheim l’istruzione svolge un ruolo importante nella socializzazione dei ragazzi in
quanto fa loro comprendere i valori comuni che trasformano una moltitudine di individui
separati in una società. Tali valori comprendono le convinzioni religiose e morali e
l’autodisciplina. Durkheim sostiene che l’educazione scolastica permette ai ragazzi di
interiorizzare le regole sociali che contribuiscono al funzionamento della società. Nelle
società industriali, l’istruzione ha un’ulteriore funzione di socializzazione: insegna le
competenze necessarie per svolgere i ruoli richiesti da lavoratori sempre più
specializzati. Nelle società tradizionali è possibile acquisire all’interno della famiglia le
competenze utili al lavoro, ma
con lo sviluppo di società più complesse, fondate su una più estesa divisione del lavoro,
sono nati sistemi educativi col compito di trasmettere le competenze necessarie allo
svolgimento di molteplici ruoli occupazionali specializzati. Parsons riteneva che una
funzione centrale dell’istruzione fosse quella di instillare negli allievi il valore del
successo individuale. Lo status di un bambino in famiglia è scritto, vale a dire fissato
alla nascita. Al contrario, a scuola il suo status è prevalentemente acquisito e nelle
scuole i ragazzi sono valutati attraverso prove ed esami. La funzione principale
dell’istruzione consiste nel permettere ai ragazzi di passare dagli standard
particolaristici della famiglia quelli universalisti che trovano applicazione nella società
moderna.
Teoria funzionalità —> pro: i sistemi educativi forniscono agli individui le conoscenze e
le competenze necessarie a vivere nella società. Contro: all’interno di una società
esistono differenze culturali e l’idea di un unico insieme di valori che andrebbero
insegnati a tutti è contestabile. Secondo i funzionalisti i sistemi educativi svolgono
diverse funzioni per la società, ma il punto debole del loro approccio sta nel fatto che
per loro la società è un’entità relativamente omogenea in cui tutti i gruppi sociali
condividono gli stessi interessi.

Scuola e capitalismo
Bowles e Gintis concludevano che le scuole sono “agenti” della socializzazione ma solo
nel senso
che contribuiscono a produrre il tipo di lavoratore voluto dalle imprese capitalistiche.
Secondo Bowles e Gintis la struttura del sistema scolastico si fonda su un “principio di
corrispondenza” nel senso che le strutture della vita scolastica corrispondono alle
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strutture della vita lavorativa. Sia la scuola sia il lavoro premiano la conformità alle
norme. Insegnanti e manager dettano i compiti, scolari e lavoratori li svolgono.
L’istruzione nel capitalismo è una grande separatrice che riduce ledisuguaglianze
sociali.

Il programma occulto
Concentrandosi sulla struttura dell’istruzione scolastica anziché semplicemente sul suo
contenuto, Bowles e Gintis hanno dimostrato l’esistenza dei sistemi educativi di un
programma occulto attraverso cui gli scolari imparano ad accettare la disciplina, le
gerarchie e la passività verso lo status quo.
Illich è noto per la sua inflessibile opposizione alla cultura del capitalismo industriale,
che priva gradualmente le persone delle proprie capacità tradizionali, via via che esse si
affidano ai prodotti dell’industria e rinunciano alla propria creatività e al proprio sapere.
Era contrario persino al principio dell’istruzione obbligatoria, oggi accettato in tutto il
mondo. Secondo Illich le scuole sono nate per svolgere quattro compiti fondamentali:
- Custodia
- Distribuzione degli individui nei ruoli occupazionali
- Apprendimento dei valori dominanti
- Acquisizione delle capacità e delle conoscenze socialmente approvate
Molto di ciò che nella scuola si apprende non ha niente a che fare con il contenuto
formale delle lezioni. La scuola tende a inculcare quello che Illich chiama “consumo
passivo”: l’accettazione acritica dell’ordine sociale esistente attraverso la disciplina e
l’irreggimentazione. Illich propone la descolarizzazione della società. L’istruzione
dovrebbe permettere a tutti coloro che lo desiderano di accedere alle risorse educative
disponibili in qualsiasi momento della vita, non solo durante l’infanzia e l’adolescenza.
Chi vuole apprendere non dovrebbe essere costretto ad accettare un programma
standardizzato, ma dovrebbe poter scegliere personalmente che cosa studiare. In
sostituzione alle scuole Illich propone diversi tipi di strutture educative. Le sue idee sono
tornate di moda con l’avvento delle nuove tecnologie comunicative e l’estensione
dell’apprendimento all’intero arco della vita.

Istruzione e riproduzione culturale


Esistono tre teorie sociologiche che tentano di spiegare le disuguaglianze sociali nei
sistemi educativi. Bernstein sottolinea l’importanza del linguaggio Willis considera gli
effetti dei valori culturali sull’atteggiamento nei confronti dell’istruzione e del lavoro.
Bourdieu analizza il rapporto tra cultura scolastica e vita sociale. Riproduzione culturale:
è la trasmissione generazionale di valori culturali, norme ed esperienze.

Bernstein: i codici linguistici


Ha studiato le connessioni tra disuguaglianza di classe e istruzione. Ha scoperto che i
ragazzi provenienti da retroterra diversi sviluppano nei primi anni di vita codici linguistici
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anch’essi diversi, che influenzano la loro successiva esperienza scolastica.


• I ragazzi di famiglie operaie utilizzano un codice ristretto, ovvero un modo di
usare il linguaggio che contiene molti assunti inespressi, di cui ci si attende la conoscenza
da parte degli altri. Un codice ristretto è più idoneo alla comunicazione dell’esperienza
pratica che alla discussione di idee, processi e rapporti astratti.
• I ragazzi appartenenti alle classi medie acquisiscono invece un codice elaborato,
cioè un modo di usare il linguaggio che consente di adattare i significati delle parole alle
esigenze di situazioni diverse. Essi apprendono ad usare il linguaggio in modi meno legati
a contesti particolari e hanno maggiore facilità a generalizzare e a formulare concetti
astratti.
I ragazzi che hanno acquisito codici linguistici più elaborati, suggerisce dunque
Bernstein, sono maggiormente capaci di far fronte alle esigenze dell’istruzione
scolastica formale rispetto a quelli che dispongono di codici ristretti. Coloro che sono
padroni di codici elaborati si adattano molto meglio all’ambiente scolastico. La
maggioranza degli insegnati proviene dal ceto medio, e l’uso che essi fanno del
linguaggio fa apparire normale il codice elaborato e inferiore il codice ristretto.

Willis: preparazione al lavoro e insuccesso scolastico


Willis si prefiggeva di approfondire come si verifica la riproduzione culturale: nelle sue
parole, “come i ragazzi di famiglie operaie finiscano per svolgere lavori operai”. Si
ritiene sovente che frequentando la scuola i giovani appartenenti alla classe operaia o a
minoranze etniche arrivino a riconoscere di non essere abbastanza intelligenti per
ambire in futuro a lavori be pagati o di rango elevato. Secondo Willis però questa
interpretazione non corrisponde minimamente al vero alla realtà della vita e
dell’esperienza. Pochi ragazzi, forse nessuno, lasciano la scuola pensando di essere
troppo stupidi per poter ambire a qualcosa di diverso dal lavoro manuale in una
fabbrica.
Secondo Willis la sottocultura dei Lads, creata attraverso un processo di
contrapposizione attiva alle norme scolastiche e ai meccanismi disciplinari, è lo
specchio della cultura del lavoro subordinato che essi prevedono di svolgere in futuro.
Solo in seguito acquisteranno eventualmente la consapevolezza di essere rimasti
intrappolati in lavori faticosi e scarsamente retribuiti.

Bourdieu: istruzione, capitale culturale e formazione dell’ “habitus”


Bourdieu ha elaborato una teoria generale della riproduzione culturale che mette in
relazione da un lato una posizione economica, status sociali e capitale simbolico,
dall’altro conoscenze e capacità culturali. Il concetto generale della teoria di Bourdieu è
quello di capitale, derivato da Marx. Secondo quest’ultimo la divisione sociale
determinate è dovuta alla proprietà dei mezzi di produzione, che consente ai capitalisti il
dominio sui lavoratori. Ma per Bourdieu questo capitale economico è solo una delle
svariate forme di capitale che gli individui e i gruppi sociali possono impiegare a proprio
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vantaggio.
- Il capitale sociale consiste nell’appartenenza o nella partecipazione a reti sociali
elitarie, e nella
frequentazione di gruppi sociali dotati di contatti e influenze.
- Il capitale culturale è quello che si accumula all’interno dell’ambiente familiare e
attraverso l’istruzione, e si manifesta in conoscenze e competenze acquisite.
- Il capitale simbolico fa riferimento al prestigio, allo status e alle altre forme di onore
sociale che consentono a chi ha no status elevato di dominare su quanti occupano
posizioni inferiori. Un altro concetto chiave di Bourdieu è quello di campo, un ambito o
un arena sociale in cui ha luogo un confronto competitivo. É attraverso questi campi che
si organizza la vita sociale e operano i rapporti di potere; ciascun campo ha le proprie
“regole del gioco”, non trasferibili ad altri campi. Infine Bourdieu utilizza il concetto di
habitus, che può essere descritto come dotazione di disposizioni acquisite, ad esempio
l’atteggiamento del corpo i modi di parlare o di pensare e agire adottati dalle persone in
rapporto alle condizioni sociali del loro tempo. Il concetto di habitus ci permette di
analizzare i nessi tra strutture sociali da una parte azioni e personalità individuali
dall’altra. Secondo Bourdieu il concetto di “capitale culturale” può assumere tre forme:
• una forma incorporata, per cui possiamo portarlo con noi nel nostro modo di
pensare, parlare e muoverci;
• una forma oggettivata, ad esempio il possesso materiale di opere d’arte, libri o
abiti.
• una forma istituzionalizzata, ad esempio un titolo di studio riconosciuto
facilmente traducibile in capitale economico sul mercato del lavoro.
Il sistema educativo tuttavia non è un campo neutrale separato dal resto della società.
Anzi, la cultura e gli standard educativi sono il riflesso di una specifica società e, in tal
senso, le scuole avvantaggiano sistematicamente coloro che anno già acquisito capitale
culturale attraverso la famiglia e le reti sociali in cui sono inseriti (il loro capitale sociale).

DIVISIONI SOCIALI E ISTRUZIONE


Il quoziente di intelligenza
L’intelligenza è difficile da definire, perché comprende molte qualità diverse e spesso
slegate tra loro. Dal momento che il concetto si è dimostrato così refrattario a una
definizione accettabile, alcuni psicologi hanno proposto di definire intelligenza come “ciò
che viene misurato dal test del Qi”.

La curva a campana
I risultati di questi test presentano un’elevata correlazione con le prestazioni
scolastiche. Di conseguenza, sono anche strettamente correlati alle differenze sociali,
economiche ed etniche, dal momento che queste ultime risultano connesse al grado di
successo scolastico.
Per Herrnstein e Murray più un individuo è intelligente, maggiori sono le sue probabilità
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di salire la scala sociale: chi occupa le posizioni di vertice lo deve in parte alla sua
maggiore intelligenza.

I critici di Herrnstein e Murray negano che le differenze del Qi tra gruppi etnici e razziali
siano di origine genetica e sostengono invece che derivano da disparità sociali e
culturali. I punteggi ottenuti nei test del Qi possono essere influenzati anche da fattori
che non hanno niente a che fare con le capacità presumibilmente misurate, come lo
stress causato dal test stesso. Studi psicosociali hanno scoperto che la “minaccia
associata allo stereotipo”, la paura cioè di confermare con la propria persona uno
stereotipo sociale negativo, può pregiudicare la performance individuale nei test di
misurazione dell’intelligenza. L’idea che interi gruppi razziali siano mediamente più
intelligenti di altri rimane improbabile e non verificata.
Stephen Jay Gould sostiene che Herrnstein e Murray hanno sbagliato su quattro punti:
• l’intelligenza non può essere espressa da un singolo indicatore
• gli individui non possono essere significativamente collocati lungo una sola scala
di intelligenza
• l’intelligenza non deriva fondamentalmente dalla dotazione genetica
• il livello di intelligenza non è immutabile e migliora con l’età.

L’intelligenza emotiva
Goleman afferma che l’intelligenza emotiva può essere almeno altrettanto importante
del Qi nel determinare le nostre opportunità di vita. L’intelligenza emotiva si riferisce
alluso che le persone fanno delle proprie emozioni e consiste nella capacità di
riconoscere le proprie e altrui emozioni, individuarne le manifestazioni e saperle gestire
Non si ritiene che le qualità dell’intelligenza emotiva siano ereditarie.

Genere e scuola
L’istruzione e i programmi scolastici formali sono stati a lungo differenziati, nelle società
sviluppate,
secondo il genere. Oggi il contenuto dei programmi scolastici della scuola secondaria
non fa più alcuna distinzione sistematica tra i maschi e femmine. Le differenze di
genere nell’istruzione sono altresì evidenti se consideriamo la scelta del ramo di studi. É
più facile che le ragazze siano incoraggiate a optare per materie di minor prestigio
accademico.

Genere e risultati scolastici


L’impreparazione maschile oggi è uno dei principali argomenti di conversazione tra
pedagogisti e amministratori scolastici. Dall’inizio degli anni novanta, infatti, le ragazze
hanno cominciato ad ottenere risultati scolastici costantemente migliori rispetto ai
ragazzi in tutte le materie. Il problema dell’impreparazione maschile appare legato a più
ampie questioni sociali come la delinquenza, la disoccupazione, la droga.
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Il divario di genere
Perché oggi i ragazzi se la cavano meno bene delle ragazze negli studi?
• Un primo fattore che deve essere preso in considerazione è l’influenza del
movimento femminile sulla crescita dell’autostima e delle aspettative femminili.
• Un secondo fattore è la maggiore consapevolezza della discriminazione di
genere all’interno del sistema educativo.
Alcune teorie si fondano sulla differenza di approccio allo studio tra ragazzi e ragazze.
Si è spesso affermato che e ragazze sono più motivate e maturano più precocemente
dei ragazzi.
Benché in molti settori le ragazze abbiamo preso il sopravvento sui ragazzi, è tuttora
meno probabile che scelgano materie scolastiche capaci di assicurare carriere nel
campo della tecnologia, delle scienze e dell’ingegneria, che sono determinanti per la
crescita economica.

L’ISTRUZIONE NEL CONTESTO GLOBALE


In una società moderna gli individui devono possedere alcune capacità di base - come
saper
leggere, scrivere e fare calcoli - unite a una conoscenza generale del proprio ambiente
fisico,
sociale ed economico. É inoltre importante che sappiano come imparare, in modo da
poter acquisire informazioni nuove e più specialistiche. Decisiva a questi fini è
innanzitutto l’istruzione primaria.
I paesi in crescita demografica ma gravati da un numero elevatissimo di adulti
analfabeti, trovano
formidabili ostacoli ad imporsi nelle competizione economica globale.

Il futuro dell’istruzione - La tecnologia a scuola


La diffusione delle tecnologie informatiche sta influenzando l’istruzione scolastica.
L’economia della conoscenza richiede una forza lavoro che abbia familiarità con il
computer ed è sempre più ovvio che l’istruzione svolgerà in questo un ruolo
determinante.
Secondo alcuni le nuove tecnologie non si aggiungeranno semplicemente ai programmi
esistenti, ma li trasformeranno e li scardineranno. I giovani, si fa osservare, stanno già
crescendo in una società basata sull’informatica e sui media, e sono molto più a loro
agio con queste tecnologie rispetto alla maggioranza degli adulti, insegnati compresi.
Nella maggior parte dei paesi sviluppati i sistemi educativi sono stati modernizzati e
computerizzati. Per gli insegnati la sfida è imparare a integrare nelle proprie lezioni le
nuove tecnologie informatiche in modo educativamente significativo.
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CAPITOLO 13
CRIMINALITA’ E DEVIANZA

I criminali hanno un aspetto nettamente diverso dale persone rispettose della legge.
Nella seconda metà del XIX sec molti credevano che i criminali si nascesse e non si
diventasse. Il criminologo italiano Cesare Lombroso riteneva che i tipi criminali
potessero essere identificati da certi caratteri anatomici. I criminali mostravano chiari
segni di atavismo, cioè esibivano, a differenza degli individui “civilizzati” tratti ereditati
da stadi precedenti dell’evoluzione umana. Essi erano in sostanza esseri
evolutivamente ritardati e non civilizzati e, nella misura in cui la loro criminalità era
ereditaria, non li si poteva incolpare se commettevano dei delitti. Oggi le sue idee
possono essere giudicate molto comiche, all’epoca però esse furono realmente
innovative, in quanto Lombroso puntava alla necessità di uno studio scientifico della
criminalità e ciò pose le fondamenta della ricerca scientifica in questo campo.
La teoria dei “somatipi” di Sheldon distingue tre tipi principali di struttura fisica, uno dei
quali associato alla delinquenza: i tipi muscolosi e attivi, sono più aggressivi e hanno
maggiori probabilità di diventare criminali rispetto ai soggetti più magri o più grassi. Se
anche una relazione tra somatotipo e delinquenza fosse vera, cioè non dimostrerebbe
necessariamente che l’ereditarietà sia il fattore determinante.
Gli approcci psicologici si concentrano sui tratti di personalità. Eysenck ha suggerito che
gli stati mentali anormali sono ereditari e che predispongono un individuo a delinquere o
comunque complicano il suo processo di socializzazione. Sia l’approccio biologico che
quello psicologico presumono che la criminalità e la devianza siano indizio di qualcosa
che non funziona nell’individuo. Secondo tali approcci I crimini sarebbero provocati da
fattori che sfuggono al controllo dell’individuo, perchè congeniti nel suo corpo o nella
sua mente.
Per I sociologi una spiegazione soddisfacente della criminalitàdeve rendere conto di
come certi atti vengono definite criminali. Cosa esattamente intendiamo per criminalità e
devianza??

Concetti fondamentali
La devianza può essere definita come “non conformità a una norma o complesso di
norme accettate da un numero significativo di individui all’interno di una collettività”. La
maggior parte delle persone, per la maggior parte del tempo, osserva le norme sociali in
quanto il processo di socializzazione le abitua a farlo. Tutte le norme sociali sono
accompagnate da sanzioni che promuovono il conformismo e proteggono dal non
conformismo. Una sanzione è qualsiasi reazione al comportamento di un individuo o di
un gruppo volta ad assicurare l’osservanza di una data norma. Le sanzioni possono
essere positive o negative:
- sono positive se ricompensano chi rispetta la legge
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• sono negative se puniscono chi non le rispetta

Le modalità di applicazione possono essere informali o formali:


• Le sanzioni informali sono reazioni più spontanee e meno organizzate
• Le sanzioni formali, invece, sono quelle applicate da uno specifico organismo o
istituzione per garantire l’osservanza di un dato insieme di norme.
Devianza e criminalità non sono sinonimi: la criminalità si riferisce a un comportamento
che viola la legge; il concetto di devianza, è assai più ampio. Molte forme di devianza
non sono sanzionate dalla legge. Nello studio della criminalità e della devianza sono
implicate due discipline correlate, ma distinte:
• Criminologia: studio scientifico della criminalità.
• Sociologia della devianza: indaga sulle manifestazioni di non conformità che
possono esulare dall’ambito personale. Lo studio della devianza ha a che fare con il potere
sociale, l’influenza di classe, le divisioni tra ricchi e poveri.

Teorie sociologiche della criminalità e della devianza:


Nella sociologia della devianza nessuna teoria si è imposta come dominante e
rimangono a tutt’oggi utili. Le più influenti sono 4: Funzionaliste, Internazionaliste, Del
conflitto, Del controllo.
• Teorie funzionaliste: Considerano la devianza e la criminalità come il risultato di
tensioni strutturali e della carenza di regolazione morale all’interno della società. Se le
aspirazioni di individui e gruppi non coincidono con le recompense disponibili in una
società, questa disparità fra desideri e appagamento alimenterà le motivazioni deviant di
alcuni suoi membri.

Anomia e criminalità: Durkheim e Merton
L’anomia second Durkheim descrive l’indebolimento delle norme tradizionali nelle
società modern. Essa insorge quando non esistono chiari punti di riferimento che
guidino il comportamento in una determinata area della vita sociale. In tal caso le
persone possono sentirsi in preda al disorientamento e all’ansia. Per Durkheim la
devianza è un fatto sociale inevitabile, poiché nessuna società può raggiungere un
consenso totale sui valori e sulle norme che devono governarla. Ma la devianza è
anche necessaria alla società, in quanto svolge due importanti funzioni: - ha la funzione
adottiva perché introduce nuove idee e sfide, agendo come forza innovatrice -
incoraggia la definizione dei confini tra comportamenti sociali “buoni” e “cattivi”, nel
senso che può provocare una risposta collettiva capace di rafforzare la solidarietà di un
gruppo ed esplicitare le norme sociali. Le idée di Durkheim erano considerate radicali in
quanto contraddicevano l’opinione conservatrice: la prospettiva funzionalista ha perso
consenso in sociologia ma dobbiamo ricordare che è stata cruciale nell’additare I limiti
delle spiegazioni individuali e la necessità di studiare in maniera sociologicamente
adeguata le forze e I rapport sociali.
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Merton: il declino del sogno americano


Perchè I tassi di criminalità sono rimasti alti nelle società relativamente ricche? Merton
affronta la TEORIA DELLA TENSIONE, la quale colloca la fonte della criminalità nella
struttura sociale e della società americana. Quelli che falliscono si sentono condannati
per la loro apparente incapacità di ottenere successi materiali. In questa situazione
sono le forti pressioni che spingono a “farsi strada” con ogni mezzo, legittimo o
illegittimo. Devianza e criminalità sono dunque i prodotti della tensione tra le mete
culturali proposte dalla società e i mezzi istituzionalizzati disponibili per il loro
conseguimento. Merton individua cinque possibili risposte adottive a questa tensione:
• Conformità: consiste nell’accettare sia le mete culturali sia i mezzi
istituzionalizzati, indipendentemente dal raggiungimento o meno del successo.
• Innovazione: consiste nell’accettare le mete culturali, rifiutando però i mezzi
istituzionalizzati
• Ritualismo: consiste nell’accettare i mezzi istituzionalizzati sottraendosi alle mete
culturali, per cui le norme vengono seguite per se stese, in maniera compulsiva. -
Rinuncia: consiste nel rifiutare sia le mete culturali sia i mezzi istituzionalizzati, che però
vengono attivamente sostituiti da nuove mete e nuovi mezzi in una prospettiva di
ricostruzione del sistema sociale.
• ribellione: rifiutare sia le mete culturali sia I mezzi istituzionalizzati che vengono
attivamente sostituiti da nuove mete e nuovi mezzi in una prospettiva di ricostruzione del
sistema sociale.
Lo schema proposto da Merton intende riassumere alcune delle principali risposte dei
gruppi sociali alle differenti posizioni che essi occupano nella struttura sociale.
Suggerisce una privazine relative profondamente avvertita fra gruppi che si collocano
negli strati più bassi della classe operaia, il che spiegherebbe la loro
sovrarappresentazione nella popolazione carceraria. I critici sottolineano che merton
non ha tenuto conto delle subculture come support del comportamento deviante; è stato
osservato che egli enfatizza eccessivamente la criminalità che si registra negli strati
inferiori della classe operaia, suggerendo che in questa fascia sociale tutti dovrebbero
avvertire una tensione verso il crimine. Siccome la maggioranza non intraprende attività
criminose bisognerebbe chiedersi perchè.
Allo stesso tempo il modello sottovaluta I reati della classe media ( I reati dei colletti
bianchi)il che non si spiega sulla base della teoria di Merton. Il suo studio resta
importante poichè ha affrontato un interrogative importante: perchè in un’epoca in cui
aumenta il benessere della società nel suo complesso continuano a crescere I tassi di
criminalità? Merton addita quale fattore rilevante del comportamento deviante il senso
di privazione relative. egli sostiene che le scelte e le motivazioni individuali si collocano
sempre più in un contest sociale più ampioche condixiona a seconda della posizione
occupatadai gruppi sociali e delle opportunità differenziali di cui dispongono.
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Spiegazioni sub culturali


Cohen, come Merton, vede la principale causa strutturale dei reati nelle contraddizioni
interne alla società americana. Afferma che i ragazzi del ceto operaio più povero,
frustrati dalle loro condizioni di vita, tendono a organizzarsi in subculture delinquenziali,
ad esempio le bande. Queste subculture rigettano i valori dominanti, sostituendoli con
l’esaltazione dei gesti di resistenza e di sfida, che possono sfociare nella delinquenza o
in altri comportamenti non conformisti. Cloward e Ohlin ritengono che i ragazzi più a
rischio siano coloro che hanno interiorizzato i valori del ceto medio e sono stati
incoraggiati, in virtù delle loro capacità, a desiderare un futuro borghese. Scoprirsi
nell’impossibilità di realizzare le proprie aspirazioni li predispone in maniera particolare
a commettere atti criminosi.

Normalizzazione della devianza


Secondo Durkheim, la devianza ricopre un ruolo importante in una società ben ordinate.
Definendo ciò che è deviante, diventiamo consapevoli di quanto non lo è: in questo
processo apprendiamo gli standard sociali condivisi. Anziché eliminare completamente
la devianza, è più probabile che la società abbia bisogno di mantenerla entro i limiti
accettabili. Erikson giunse alla conclusione che il livello di devianza di una comunità
equivale approssimativamente alla sua capacità di gestirlo, espressa dal numero di
prigioni, poliziotti, tribunali e simili. Ciò perché tutte queste agenzie hanno un proprio
interesse nella criminalità e nella devianza, e si accontentano di limitarle anziché
eliminarle del tutto. Oggi il numero di omicidi negli Stati Uniti è assai più elevato che
negli anni Venti, ma essi appaiono così frequentemente sui media che passano quasi
inosservati. Nella diminuzione delle denounce Moynihanvede un altro modo per
normalizzare la criminalità. Egli sostiene che molti dei comporamenti normalizzati
abbiano conseguenze negative sia per l’individuo sia per la società nel suo complesso.

Teorie interazioniste
I sociologici che adottano tale prospettiva concepiscono la devianza come fenomeno
socialmente costruito. Essi si interrogano sul modo in cui I comportamenti vengono
definite deviant e sul perchè certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti.

Teoria dell’etichettamento
interpreta la devianza come un processo di interazione tra deviati e non devianti. In
questa prospettiva, per capire la natura stessa della devianza è necessario sapere
perché alcuni individui vengono etichettati come “devianti”. I processi di etichettamento
tendono a esprimere la struttura di potere della società. Nei quartieri poveri, le stesse
manifestazioni (es. dipingere i muri, balzare scuola) possono essere viste come prova
di una propensione alla delinquenza giovanile. Una volta che un ragazzo è stato
etichettato come delinquente, è probabile che venga bollato per sempre come
inaffidabile. Becker ha mostrato come le identità devianti vengano prodotte attraverso
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l’etichettamento, piuttosto che attraverso motivazioni devianti. Egli sostiene che il


comportamento di un soggetto non è il fattore determinante nella sua trasformazione in
deviante. Vi sono processi (abbigliamento, modo di parlare, paese d’origine)non
collegati al comportamento che esercitano una grande influenza sull’etichettamento di
una persona. L’etichettamento condiziona non solo il modo in cui si è visti dagli altri, ma
anche la concezione di sé.
Lemert sostiene che la devianza è un fatto piuttosto commune e solitamente senza
conseguenze per gli individui. Egli definisce “l’atto iniziale di trasgressione” come
devianza primaria. Nella maggioranza dei casi la devianza primaria resta marginale sul
piano dell’identità individuale, perché interviene un processo di “normalizzazione”
dell’atto deviante. La devianza secondaria, secondo Lemert, si ha quando l’individuo
arriva ad accettare l’etichetta che gli è stata imposta, vedendo se stesso come deviante.
Se la persona etichettata come deviante incorpora l’etichetta nella propria identità
attraverso la devianza secondaria è probabile che le agenzie di controllo intensifichino i
loro interventi, rafforzando a loro volta l’etichettamento. In altre parole, i comportamenti
che venivano considerati indesiderabili si moltiplicano e coloro che sono etichettati
come deviati diventano più resistenti al mutamento. Le prospettive dell’etichettamento
sono importanti in quanto partono dal presupposto che nessun atto è intrinsecamente
deviante. Tale teoria si può criticare in primo luogo concentrandosi sulla devianza
secondaria I teorici minimizzano il significato degli atti di devianza primaria e non
riescono a darne una spiegazione. In second luogo non è ancora chiaro se
l’etichettamento ha davvero l’effetto di rafforzare la condotta deviante.

Teorie del conflitto e della “nuova criminologia”


Taylor afferma che la devianza è una scelta deliberata, spesso di natura politica.
Respingendo l’idea che la devianza sia “determinata” da fattori quali biologia, la
personalità, l’anomia o l’etichettamento, questo approccio ritiene che gli individui
scelgano di adottare un comportamento deviante per reazione alle disuguaglianze del
sistema capitalistico. I comportamenti dei membri di certi gruppi di controcultura
considerate deviant sono atti eminentemente politici che mettono in discussion l’ordine
sociale. I teorici della nuova criminologia sviluppano la propria analisi in riferimento alla
struttura sociale e alla difesa del potere da parte della classe cominante. Hall e colleghi
hanno studiato il fenomeno delle aggression a scopo di rapina. Essi sostenevano che il
panico morale era alimentato dal potere politico e dai media per sviare l’attenzione dalla
disoccupazione crescente, dalla diminuzione dei salari e dai drammatici problemi
strutturali della società. Anche i potenti infrangono la legge, ma raramente vengono colti
sul fatto. Il sistema penale preferisce concentrarsi sui membri più deboli della società,
come le prostitute, i tossicodipendenti e i ladruncoli. Second tali studi il comportamento
criminoso si verifica a tutti I livelli della società e deve essere compreso nel contest
delle disugualianze e dei conflitti di interesse tra gruppi sociali.
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Il realismo di sinistra
Per i realisti di sinistra la criminalità è un problema serio, dannoso soprattutto per le
comunità operaie, di cui non si può minimizzare l’importanza. Molti criminologi di sinistra
tendevano a tenere in scarsa considerazione le statistiche ufficiali sui reati, sostenendo
che non erano affidabili ma venivano impiegate dai mass media per fomentare le paure
e individuare capri espiatori nei giovani della classe operaia e nei gruppi etnici
minoritari. Il nuovo realism di sinistra riconosce che vi è stato realmente un aumento del
numero dei reati e che I motive di preoccupazione sono fondati. Dunque second tali
sostenitori occorre interessarsi delle vittime e non sono degli autori del reato. Diverse
indagini mettono in evidenza che la criminalità è un problema particolarmente serio
nelle aree urbane povere e degradate. I realisti di sinistra sottolineano che la frequenza
dei reati sale nei quartieri emarginati e che i gruppi sociali più poveri rischiano
maggiormente di essere vittime di reati rispetto a quelli più ricchi. Tali studiosi hanno
avanzato proposte realistiche per modificare le procedure di controllo di polizia:
atteggiamento più sensibile nei riguardi della comunità; politiche di intervento minimale
attravarso funzionari di polizia locali, responsabili verso I cittadini; esso rappresenta
dunque un approccio più concreto rispetto alle prospettive precedent.

Teorie del controllo


Le teorie del controllo postulano che il reato si verifiche in conseguenza di uno squilibrio
tra l’impulso all’attività criminosa e il controllo sociale o fisico che ne è il deterrente.
Queste teorie si interessano relativamente poco alle motivazioni che portano l’individuo
a commettere un reato; presuppongono, anzi, che le persone agiscano razionalmente e
strumentalmente: supponendo che certi atti devianti portino vantaggi concreti, qualora
se ne presentasse l’occasione la maggiori parte di noi li commetterebbe. Hirshi ha
sostenuto che gli essere umani sono essenzialmente egoisti e prendono decisioni
calcolate a proposito degli atti criminosi, valutandone i potenziali rischi e benefici.
Individua 4 tipi di vincoli che legano gli individui alla società e promuovono il
comportamento rispettoso della legge:
• Attaccamento (ai genitori, ai pari, alle istituzioni) - Impegno (l’investimento in stili
di vita convenzionali)
• Coinvolgimento (in attività socialmente approvate come studio, lavoro,
volontariato…)
• Convinzione (riconoscimento della legge e dell’autorità)
La teoria del controllo di Hirschi ci spinge ad interrogarci non più sulle motivazioni di chi
commette reati, quanto su quelle di coloro che non violano la legge.
Secondo Tyler il rispetto della legge è strettamente collegato alla moralità individuale e
alla percezione della legittimità della legge. L’individuo valuterà ciascuna legge sulla
base del proprio codice morale personale e rispetterà quelle leggi che vi si accordano,
ma non quelle in conflitto con esso.
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Le persone possono ubbidire alle leggi perché riconoscono la legittimità degli organi
che le formulano e le fanno osservare. In tal caso si ubbidisce alle leggi a condizione
che il processo legislativo e quello esecutivo siano percepiti come legittimi. In entrambi i
casi - osservanza indotta della morale personale o della legittimità - le persone
ubbidiscono alle leggi a causa di norme interiorizzate di equità e giustizia, non per
paura della punizione. La ricerca di Tyler suggerisce che inasprire le pene detentive o
mandare più giovani in carcere con ogni probabilità non avranno l’effetto di prevenire il
crimine. Le autorità dovrebbero piuttosto garantire che le procedure usate nel sistema
giudiziario penale siano corrette, alimentando il rispetto della legge. Questo approccio è
noto come realism di destra.

Il realismo di destra
Per i realisti di destra la devianza è una questione individuale che coinvolge chi,
carente di autocontrollo e di moralità, sceglie di adottare comportamenti distruttivi e
sregolati. Il realism di destra liquidava come privy di fondamento gli altri approcci teorici,
in particolare quelli che riccollegavno la delinquenza alla povertà e alle disugualianze di
classe. I governi britannico e statunitense intrapresero un rafforzamento delle attività di
contrasto dell’illegalità: furono accordati maggiori poteri alla polizia, incrementati I fondi
a disposizione del sistema giudiziario penale.. negli stati uniti per contrastare I
delinquent abituali, fu introdotta negli anni 90 la legge THREE STRIKES, che rendeva
obbligatorio il carcere in caso di terza condanna per proteggre I cittadini dagli atti
criminosi recidivi. Come conseguenza vi è l’aumento della popolazione carceraria.

Criminologie ambientali
Secondo alcuni teorici del controllo la crescita dei reati deriva dall’aumento delle
occasioni e dei possibili bersagli di attività criminose nella società moderna. A partire
dagli anni ’80 è stata adottata una pluralità di misure tendenti a impedire gli atti
criminosi mediante l’adozione di accorgimenti tecnici. Nell’insieme, tali misure sono note
con la formula di criminologia ambientale, che ha ispirato una serie di politiche
incentrate sulla modificazione del contesto anziché sul recupero dei delinquenti.
Elementi centrali della criminologia ambientale sono i concetti di “sorveglianza” e di
“protezione del bersaglio”.
• La sorveglianza comporta che le comunità si autoproteggano con ronde di
quartiere e prevede spesso l’installazione di sistemi di telecamere a circuito chiuso nei
centri urbani e negli spazi pubblici come deterrenti all’attività criminale.
• La protezione del bersaglio mira a rendere più sicuro l’obbiettivo dell’attività
criminosa, ad esempio attraverso allarmi e protezioni di vario tipo.
Alcuni sostengono che stiamo vivendo una una “società blindata”, in cui determinati
gruppi sociali si sentono costretti a difendersi da tutti gli altri. Le politiche ispirate dalla
criminologia ambientale possono avere un preoccupante effetto collaterale: nel
momento in cui i bersagli preferiti dai delinquenti vengono blindati, l’attività criminosa
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può semplicemente spostarsi su altri obiettivi. Rafforzare la sicurezza delle nuove auto
ad es. Rende più vulnerabili I modelli più datati mentre I quartieri poveri rischiano di
assistere a un aumento della criminalità via via che quelli ricchi accrescono le proprie
difese. La criminologia ambientale è connessa anche alla TEORIA DELLA FINESTRA
ROTTA second cui bastano piccolo segni di disordine sociale, anche solo la comparsa
di una finestra rotta ad ispirare condotte delinquenziali. Una finestra rotta non riparata è
indice che nessuno se ne cura, per cui la rottura di altre è la risposta criminale razionale
adeguata alla situazione.

Vittime e aggressori
Le ricerche sociologiche e le statistiche dimostrano che gli autori dei reati e le vittime
non sono distribuiti casualmente tra la popolazione. Gli uomini, ad esempio, tendono a
figurare tra gli autori di atti criminosi più delle donne, i giovani sono più spesso sia autori
che vittime rispetto agli anziani. La possibilità di subire un reato è strettamente
connessa con la zona in cui si vive. I tassi di criminalità in generale sono più alti in
generale nelle aree più povere dove risiedono percentuali più elevate di appartenebti a
gruppi etnici minoritari. Il fatto che le minoranze si concentrino in quei quartieri sembra
importante nel determinare una loro maggiore esposizione agli atti criminosi.

genere, sessualità e reati


Fino agli anni 70 metà della popolazione era ignorata dalla criminologia. Le femministe
l’hanno criticata in quanto disciplina prevalentemente maschile, in cui le donne erano
invisibili dal punto di vista teorico. A partire dagli anni 70 molti studi femministi hanno
attirato l’attenzione sul fatto che I reati femminili si verificano in contesti diversi da quelli
maschili.

Tassi di criminalità maschili e femminili


Pollak ha suggerito che certi reati commessi dalle donne non verrebbero denuncianti.
Secondo Pollak il ruolo prevalentemente domestico delle donne fa sì che i loro reati
siano “occulti”, come l’avvelenamento, e commessi per lo più nella sfera famigliare.
Pollak ha sostenuto anche che i delinquenti di sesso femminile sono trattati con
maggiore clemenza in quanto I poliziotti maschi tendon ad adottare un atteggiamento
cavalleresco nei loro confronti. É un ritratto costruito su stereotipi che non trovano
fondamento nelle ricerche. All’interno del sistema penale vige una doppia morale
sessuale: mentre l’aggressività e la violenza maschili sono considerate fenomeni
“normali”, la spiegazione dei delitti commessi da donne viene ricercata in “squilibri
psicologici”. Secondo alcuni studi è stato constatato che le donne partecipano meno
rispetto agli uomini a reati violent, ma si rendono colpevoli di atti di violenza analoghi a
quelli maschili. Sembra inoltre che le donne finiscono meno in tribunal rispetto agli
uomini per le loro capacità persuasive nei riguardi dell’autorità. Il trattamento
differenziale di tribunal e polizia non può rendere conto in maniera adeguata della
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differenza tra I tassi di criminalità maschili e femminili. Esistono reati prevalentemente


femminili primo fra tutti la prostituzione e reati maschili, dovut a differenze di
socializzazione e al fatto che le attività degli uomini sono in prevalenza
exstradomestiche. E’ dalla fine del XIX sec che I criminology predicono co la
parificazione di genere la riduzione delle differenze fra I sessi in fatto di attività criminali,
ma per il momento quello criminale rimane un fenomeno con profonde connotazioni di
genere.

I reati contro le donne


Esistono categorie di reati in cui gli uomini sono prevalentemente aggressori e le donne
vittime. La violenza domestica, le molestie sessuali, gli abusi sessuali e lo stupro sono
crimini nei quali i maschi sfruttano la propria superiorità fisica o sociale contro le donne.
A lungo tali reati sono stati ignorati dalla giustizia penale. E’ molto difficile accertare con
precision la diffusion dello stupor: solo una piccolo parte viene denunciate. Diverse
sono le ragioni per cui una donna sceglie di non denunciare; la maggioranza cerca di
dimenticare, rifiuta di sottoporsi a unghi interrogatori della polizia, il processo richiede
tempi lunghi e assume carattere intimidatorio. Il dibattimento è pubblico e la vittima si
ritrova faccia a faccia con l’aggressore: paradossalmente è la donna che può finire per
sentirsi sotto processo soprattutto quando oggetto del dibattimento diventa la sua vita
sessuale.
Brownmiller ha affermato che la violenza sessuale è elemento integrante di un sistema
maschile di intimidazione che tiene in soggezione tutte le donne.

I reati contro gli omosessuali


Le indagini dimostrano che gli omosessuali subiscono molte molestie e violenze.in
molte società non sono visti come vittime innocent, ma come persone che si meritano le
violenze di cui sono oggetto. Si ritiene che I rapport omosessuali debbano restare
cinfinati nella sfera privata, mentre in pubblico la norma chiaramente prevalente è
l’eterosessualità. Coloro I quail violano tale regola di separazione fra pubblico e private
viene rimproverato di rendersi vulnerabili alla violenza.

I reati dei colletti bianchi


La più grande società energetica al mondo, la Ernon, fallì nel 2001 dopo la scoperta di
debiti enormi mascherati dai falsi bilanci. Ciò dimostra che anche le persone ricche e
potenti commettono dei reati, le cui conseguenze possono essere di portata assai più
vasta rispetto a quelli commessi dai poveri. L’espressione reati dei colletti bianchi
indotta da Sutherland si riferisce ad azioni criminose commesse da coloro che
appartengono ai settori più benestanti della società. La definizione copre molti tipi di
reati, tra cui le frodi fiscali, le vendite illegali, le truffe assicurative e immobiliari, le
appropriazioni indebite, la produzione e la commercializzazione di merci pericolose. La
diffussione di tali reati è difficile da misurare in quanto gran parte di essi non compare
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nelle statistiche. Essi sono in gran parte tollerati dale aziende e le forze di polizia non
frequentanosolitamente I luoghi in cui possono essere commessi, il loro costo dunque è
enorme.

I reati aziendali
A differenza dei reati commessi dai colletti bianchi a fini di arricchimento personale,
l’espressione reati aziendali denota i reati commessi dalle imprese, in particolare da
quelle di grandi dimensioni, tra cui l’inquinamento, l’etichettatura mendace di prodotti, le
violazioni di norme di sicurezza e d’igiene. Secondo Box, nelle economie capitalistiche
fondate sulla concorrenza le imprese sono intrinsecamente criminogene, nel senso che
sono costrette a prendere in considerazione il ricordo ad attività illecite nella misura in
cui queste ultime conferiscono un vantaggio competitivo. Sono stati classificati sei tipi di
reati riferibili alle grandi imprese:
• amministrativi, irregolarità o non conformità dei documenti
• finanziari, evasione fiscale
• ambientali, inquinamento/assenza di autorizzazioni
• occupazionali, condizioni di lavoro irregolari
• produttivi, pericolosità dei prodotti
• commerciali, pubblicità ingannevole. Gli effetti dei reati aziendali sono spesso
ineguali all’interno della società; chi ne risente in misura sproporzionata è di solito chi è
svantaggiato da altri tipi di disugualianza socioeconomica. Individuare le vittime di tali reati
non è semplice. Spesso le vittime di tali reati non si riconoscono come tali per timore. Nei
sistemi giuridici fondati sul principio della responsabilità individuale I reati aziendali
pongono problem specifici di ardua risoluzione.

Le prigioni
L’obiettivo fin qui è quello di controllare e ridurre I comportamenti illeciti. Ma quando la
prevenzione falliscela società punisce chi delinque e la condanna al carcere rimane
ampiamente utilizzata per sanzionare I colpevoli di reati privandoli delle libertà godute
fino a quell momento.

A cosa serve la prigione?


Il principio ispiratore del sistema carcerario è il recupero, o riabilitazione, degli individui
per prepararli, una volta rimessi in libertà, a riprendere la loro vita in società. Le prigioni
e le condanne a lunghi periodi detentivi sono considerate anche un importante
deterrente del crimine. In genere, oggi, i detenuti non vengono più fisicamente
maltrattati, come accadeva un tempo, ma subiscono molte privazioni: non soltanto la
libertà, ma anche dei mezzi per guadagnasi da vivere, della compagnia di famigliari e
amici, dei rapporti eterosessuali, dei propri vestiti e oggetti personali. I detenuti devono
misurarsi con un ambiente del tutto diverso da quello “esterno”, mentre le abitudini e gli
atteggiamenti che apprendono in prigione sono molto spesso diametralmente opposti a
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quelli che in teoria dovrebbero acquisire. Le carceri sono chiamate UNIVERSITA’ DEL
CRIMINE, non sorprende infatti che il tasso di recidività, sia alto.

La giustizia punitiva negli Stati Uniti


I fautori delle pene severe sostengono che l’efficacia delle carceri è dimostrato dalla
diminuzione complessiva dei reati commessi negli Stati Uniti negli ultimi 15 anni. I critici
dissentono e affermano piuttosto che la riduzione dei reati può essere spiegata da altri
fattori come il buon andamento dell’economia e i bassi livelli di disoccupazione.

La giustizia riparativa
Alcuni ritengono necessario il passaggio da una giustizia punitiva a una giustizia
riparativa, intesa cioè ad accrescere nei condannati la consapevolezza degli effetti dei
loro crimini attraverso “sentenze” da scontare all’intero della comunità, ad esempio
l’assegnazione a servizi sociali o incontri di riconciliazione con le vittime. Braitwaite
afferma che le forme più efficaci di giustizia ripartiva sono costruite sul principio e sulla
pratica della vergogna reintegrativa. Gli autori di atti criminosi, in altri termini, sono
messi a confronto non solo con la vittima, ma anche con la disapprovazione sociale per
il loro comportamento in modi che dovrebbero indurli, attraverso la vergogna, a una
conformità liberamente scelta. Lo strumento della vergogna è suscettibile di provocare
una stigmatizzazione che può trasformare i colpevoli in outsider e indurli ad
intraprendere carriere criminali all’interno di subculture devianti. É importante perciò
trattare con rispetto i condannati, costruire relazioni di interdipendenza che rendono
efficace il processo e facilitare il coinvolgimento della comunità del sistema penale. Da
una valutazione sociologica della delinquenza emerge che non esistono facile rimedi; le
cause dei reati sono tutt’uno con le condizioni strutturali della società( povertà, degrade
urbano, peggioramento delle condizioni di vita di molti giovani). Benchè vadano
esplorate soluzioni a brevet ermine (es. Trasformare le prigioni in luoghi di
riabilitazione), le soluzioni realmente efficacy devono essere proiettate nel lungo
periodo.

La delinquenza nel contesto globale


La criminalità organizzata
La definizione di criminalità organizzata si applica ai fenomeni che presentano molte
caratteristiche analoghe a quelle delle normali attività d’affari, ma che sono illegali (
contrabbando, gioco d’azzardo illegale, traffico di droga…). Queste attività spesso sono
condotte con il ricorso alla violenza o alla minaccia della violenza. La criminalità
organizzata si è sviluppata in modi diversi legati alla cultura dei singoli paesi, ma col
tempo è diventata un fenomeno sempre più transazionale. In america, la criminalità
organizzata è un grande business paragonabile ai più importanti settori legittimi
dell’economia. Il coordinamento delle attività criminali internazionali sta diventando con
l’ausilio delle tecnologie informatiche un element central della nuova economia globale.
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I reati informatici
Stanno cambiando profondamente il volto delle attività criminali. Per Grabosky e Smith
esistono nove tipi principali di reati fondati sulla tecnologia:
• intercettazione abusiva di comunicazioni: dal controllo del coniuge allo
spionaggio;
• vandalismo e terrorismo elettronici: tentative di compromettere la sicurezza dei
sistemi informatici da cui dipendono in misura crescent le società occidental;
• uso abusivo di servizi: manipolazione dei sistemi di telecomunicazionein modo
da usarli gratis o a poco prezzo;
• violazione del diritto d’autore: riproduzione illecite di testi, film, brani musicali;
• pornografia e istigazione alla violenza: diffusion attraverso internet di material
pornografico, propaganda razzista;
• frodi telematiche: vendite e offerte fraudolente;
• reati connessi al trasferimento elettronico di denaro: interventi illeciti su
transazioni bancarie, commercio elettronico, operazioni finanziarie;
• riciclaggio elettronico di denaro: trasferimento dei proventi di attività criminali in
modo da occultarne le origini;
• associazione a delinquere elettronica: sfruttamento dei sistemi di crittografia e
della velocità di trasferimento delle informazioni per rendere difficile alla polizia il contrasto
delle attività criminose.
Wall distingue i reati informatici in tre fasi evolutive strettamente legate allo sviluppo
delle tecnologie:
• i reati informatici di prima generazione sono reati tradizionali che si sono
semplicemente svantaggiati dell’uso di computer e altri strumenti informatici
• i reati informatici di seconda generazione sono quelli in cui internet ha aperto
nuove opportunità: ne sono esempio il mercato globale della pornografia online e le frodi
condotte per mezzo di d’aste
• I veri reati informatici sono quelli di terza generazione, prodotti esclusivamente
da internet e che possono aver luogo nel ciberspazio.
L’estensione globale dei sistemi di telecomunicazione pone nuove sfide ai tutori della
legge; atti criminosi perpetrati in un determinate paese possono colpire vittime in tutto il
mondo. Ciò ha conseguenze preoccupanti per chi deve perseguire questi reati; diviene
necessario per le forze di polizia dei paesi coinvolti determinare la giurisdizione in cui il
reato è stato commesso.

Conclusioni
Una società tollerante verso il comportamento deviante può restare coesa. Questo
risultato è possibile solo se le libertà invidiali sono accompagnate dalla giustizia sociale,
in un contesto in cui le disuguaglianze non siano troppo ampie e l’intera popolazione
abbia l’opportunità di condurre una vita piena e soddisfacente. Se la libertà non è
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bilanciata dall’uguaglianza e se molti considerano irrealizzata la propria vita, il


comportamento deviante ha molte probabilità di orientarsi verso scopi socialmente
distruttivi.

CAPITOLO 14
POLITICA E MOVIMENTI SOCIALI

La politica oggi va oltre i processi di governo e le competizioni elettorali, inglobando


anche quei movimenti che mirano a modificare o difendere le leggi esistenti. Tutte le
città moderne sono stati-nazione, in cui i cittadini si considerano parte di una stessa
nazione. Le tre caratteristiche principale degli stati nazione sono:
Sovranità: ovvero quando un governo detiene una suprema autorità su un territorio
ben definito.
Cittadinanza: i cittadini hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri e si concepiscono
come membri di una nazione.
Nazionalismo: con questo termine intendiamo un insieme di simboli e credenze che
fanno sentire appartenenti ad una comunità nazionale.

La sociologia politica ruota attorno al significato, alla natura e alla distribuzione del
potere. Parliamo di potere quando è presente la possibilità di far valere entro una
relazione sociale, anche di fronte all'opposizione, la propria volontà. Weber parla del
potere, e sostiene che il potere consiste nel realizzare la propria volontà anche a
dispetto della resistenza altrui. Il potere infatti, quando viene riconosciuto come
legittimo, assume la forma dell'autorità.
Egli distingue tre categorie, ovvero:
Autorità tradizionale: si presenta quando il potere è fondato su valori tradizionali ed è
presente il dominio ereditario delle dinastie. Un esempio di questa autorità è la
monarchia.
Autorità carismatica: quando il potere viene affidato ad una persona, un leader, che
possiede qualità eccezionali.
Autorità razionale-legale: potere legittimato da norme e regole che valgono in maniera
eguale per tutti.

Anche Focault da una sua interpretazione riguardo il potere, sostenendo che il potere
non si concentra nelle mani di una sola istituzione come lo Stato, ne è detenuto da
gruppi identificabili, ma il potere opera a ogni livello dell'interazione sociale, in tutte le
istituzioni e attraverso ciascun individuo. Nell'ottica proposta da Focault si amplia il
concetto di politica, tanto che potere e conoscenza sono strettamente correlati e si
rafforzano a vicenda. Quando parliamo di regimi politici, possiamo definirne due,
ovvero, autoritarismo e democrazia. Quando lo stile politico adottato è quello
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dell'autoritarismo, la partecipazione popolare è legata e limitata e le esigenze dello


Stato hanno la precedenza su quelle del cittadino. È un tipo di potere che vige ancora in
molti paesi che però si considerano democratici, come ad esempio l’Arabia Saudita.
Singapore invece, ad esempio, adotta un particolare tipo di autoritarismo, definito
autoritarismo morbido, dove il potere è nelle mani dello Stato, ma i cittadini
intervengono in tutti gli ambiti della società. La democrazia, è al contrario un sistema
politico in cui governa il popolo. In alcuni paesi è estesa solo alla sfera politica, mentre
in altre viene estesa a tutti gli ambiti. Un tipo di democrazia che possiamo citare è
quella della democrazia partecipativa, in cui le decisioni politiche sono prese dai
detentori dei diritti politici. Importante è il ruolo dei referendum, in cui il popolo esprime il
proprio orientamento su una data questione. Esiste anche un tipo di democrazia, detta
rappresentativa, in cui le decisioni non sono prese da tutti i detentori dei diritti politici,
bensì dai loro rappresentanti eletti a questo fine. Nel 15º secolo la politica è
caratterizzata dalla presenza del comunismo, in cui il partito comunista si presenta
come unico detentore del potere, controllando non solo il sistema politico ma anche
quello economico. In contrapposizione al comunismo si ebbe una diffusione di processi
di democratizzazione, poiché la democrazia si dimostrò un regime politico migliore
dell'autoritarismo.

Un ruolo importante in questo processo lo hanno svolto i processi di globalizzazione,


per tre motivi:
I media globali e le nuove tecnologie di comunicazione hanno infatti esposto gli
abitanti dei paesi non democratici agli ideali della democrazia.
Sugli Stati non democratici premono organizzazioni internazionali come Nazioni Unite
e Unione Europea.
Le democratizzazioni sono state facilitate dall'espansione del capitalismo, per
ottenere un maggior profitto.

Data anche la forte diffusione di Internet, è necessario porsi una domanda: internet
favorisce la democratizzazione? Possiamo dire che Internet permette di superare i
confini nazionali, facilitando la diffusione globale dell'idea. Per questo soprattutto i
governi autoritari vedono Internet come una minaccia, tanto da controllarne e limitarne
l'uso. Nonostante l'apparente successo globale della democrazia, nemmeno nei paesi
con sistemi democratici e consolidati essa è un valore universalmente condiviso, tanto
da accrescere segni di apatia e di sfiducia nei confronti dei politici eletti e dei processi
elettorali. Questo processo è testimoniato anche dalla ridotta partecipazione di Stato sia
livello nazionale che europeo. Daniel Bell, sociologo americano, analizza il concetto
della governance globale traendo alcune conclusioni. Secondo il sociologo i governi
nazionali sono troppo piccoli per affrontare le grandi questioni ma al contempo sono
troppo grandi per affrontare i problemi locali. In vista di nuovi rischi diffusi a livello
internazionale, sono state create delle apposite organizzazioni internazionali. L'obiettivo
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è quello di stabilire regole per affrontare i problemi globali e le diverse istituzioni. Tutte
le decisioni e le procedure sono basate su trattati a cui partecipano tutti i paesi membri.
La vita politica però, non si svolge solo nel tradizionale contesto dei partiti politici, delle
lezioni e della rappresentanza. Vi sono spesso gruppi consapevoli che in questo
contesto si pongono degli obiettivi che non possono essere conseguiti. Talvolta infatti il
cambiamento politico e sociale può essere ottenuto solo attraverso delle azioni non
ortodosse. L'esempio più vistoso di azione politica non ortodossa è la rivoluzione,
ovvero il rovesciamento di un ordine politico attraverso un'azione violenta di massa. Il
tipo più comune di attività politica non ortodossa e quella dei movimenti sociali.
I movimenti sociali sono delle azioni collettive tese a perseguire un interesse o un
obiettivo comune attraverso iniziative esterne all'istituzioni. Nascono appunto con
l'obiettivo di provocare un cambiamento, ad esempio l'estensione dei diritti civili ad una
certa parte della popolazione.

Di contro invece, nascono movimenti che difendono lo status quo. In alcuni casi l'azione
dei movimenti sociali è talmente importante da comportare la modifica di alcune leggi.
Negli anni 60 sono state introdotte due teorie riguardo i movimenti sociali:
Tensione sociale: la prima ad occuparsene è stata la scuola di Chicago, i quali
studiosi vedevano degli agenti di mutamento sociale, non solo sui prodotti. Blumer parlo
della teoria della tensione sociale, per spiegare le attività di protesta non convenzionali.
Mobilitazione delle risorse: gli approcci americani si concentrarono su COME si
organizzano i movimenti, mentre quelli europei si chiedono PERCHÈ nascono in un
determinato momento.

Ogni tipo di movimento sociale è motivato dall'insoddisfazione per alcuni aspetti della
società che i movimenti vogliono correggere o cambiare. I movimenti possono essere
attivi o espressivi. Sono attivi quando vogliono trasformare la società, sono definiti
espressivi invece quando tendono a trasformare i soggetti coinvolti. Blumer ha fornito
un'altra teoria importante riguardo i movimenti sociali, ovvero sostiene che essi hanno
un ciclo di vita che passa per quattro stadi successivi:

Primo stadio: lo stadio del fermento sociale, in cui le persone sono inquiete per un
problema che non hanno ancora messo bene a fuoco e sono relativamente
disorganizzate Secondo stadio: stadio dell'eccitazione popolare, durante il quale le
fonti dell'insoddisfazione vengono meglio definite e comprese con maggiore chiarezza
Terzo stadio: lo stadio dell'organizzazione formale, che porta ad un livello più elevato
di coordinamento e a una struttura di lotta più efficace Quarto stadio: lo stadio
dell'istituzionalizzazione, in cui il movimento viene accettato come parte integrante della
società e della vita politica.

I soggetti aderenti ai movimenti si comportano in maniera razionale, in quanto questi


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movimenti non sono caotici, bensì dotati di uno scopo. I movimenti sociali hanno
bisogno di risorse, per cui non basta l'insoddisfazione politica. Per questo i movimenti
sociali dovrebbero essere competitivi, porsi come una sorta di industria del movimento
sociale entro cui competere per risorse scarse. Però questa teoria non riesce a
spiegare quei movimenti sociali che ottengono successo anche con risorse scarse o
limitate. A partire dai tardi anni 60 Del secolo scorso, si è verificata una proliferazione di
movimenti sociali in tutti paesi del mondo, da quello studentesco, a quello femminista, a
quello per i diritti civili. Nell'insieme sono spesso definiti come nuovi movimenti sociali.
Le teorie dei nuovi movimenti sociali cercano di spiegare perché essi sono sorti proprio
in quel momento. Vengono definiti nuovi, per definirsi contemporanei. I nuovi movimenti
sociali differiscono da quelli “vecchi” per quattro aspetti fondamentali:

Introduzione di nuovi temi, legati alla qualità della vita come ad esempio le condizioni
ambientali o il benessere.
Introduzione di nuove forme organizzative. Viene adottata infatti una forma reticolare,
che respingeva l'organizzazione formale. Avevano una struttura a maglie larghe ed
erano privi di un centro o di un quartiere generale, prediligendo un'articolazione
policefala.
Vengono introdotti anche nuovi repertori di azioni. Azioni dirette e non violente che
fanno leva sull'uso anche dei media.
Sono presenti anche nuovi attivisti con la prevalenza di un nuovo ceto medio, ovvero
quello degli insegnanti.

Ad oggi è presente una crescita di nuovi movimenti sociali, poiché le persone le


ritengono come azioni efficaci e come modalità di partecipazione alla vita politica. Oggi
si parla di movimenti sociali globali, poiché si pensa che la globalizzazione metterà in
pericolo la nostra vita, creando ulteriori dislivelli fra ricchi e poveri in tutto il mondo.

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