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Autore: OnlyVictory
SOCIOLOGIA
Interpretazione della realtà
• La realtà è una costruzione sociale » E' prodotto collettivo e trae la sua forza
dalla condivisione (si creano unioni). Esiste quando la interpretiamo » Realtà
sociale In base alle informazioni del soggetto
La società è socialmente costruita (Anche i numeri)
• Nulla esiste in valore assoluto (neanche la verità), prende valore dopo
l'interpretazione
Comunicazione
Il linguaggio è in grado di realizzare "immensi edifici di rappresentazioni simboliche che
sembrano torreggiare sulla realtà della vita quotidiana"
Marx = La società moderna è caratterizzata da classi sociali (Non esiste per lui la
meritocrazia, preferiva il modello comunitario)
Alla base della società moderna sono le regole = Relazioni tra individui non sono
obbligati ma contrattuali.
CAPITOLO 1
CHE COS'E' LA SOCIOLOGIA?
• Sociologia = Scienza che studia la società (guarda a quei fenomeni sociali con
una prospettiva diversa)
• Società= gruppo di persone che vivono in un determinato territorio condividendo
caratteristiche culturali comuni quali la lingua, i valori e le norme fondamentali di
comportamento.
Un concetto molto importante in sociologia è la struttura sociale. Essa si riferisce al fatto
che le attività umane non sono casuali ma strutturate socialmente, e che vi sono delle
regolarità nei nostri comportamenti e nelle relazioni che intratteniamo. La struttura
sociale si differenzia da quella fisica, ad esempio un edificio di mattoni esiste
indipendentemente dalle azioni umane. Nel mondo sociale i mattoni sono invece gli
esseri umani. Il processo di strutturazione è un processo biunivoco in quanto le azioni
umane strutturano il mondo intorno a noi e contemporaneamente vengono strutturate
da esso.
• Immaginazione sociologica (richiede la capacità di riflettere su sé stessi
fuori dalle abitudini familiari della vita quotidiana, al fine di guardarle con occhi diversi)
• Inizio osservazione sociologica =
1.Valore simbolico (fenomeno sociale dietro azioni banali)
2.Relazioni socio-economiche
3.Sviluppo storico-sociale
• Stili di vita
• Differenze socio-culturali
• Metodo sociologico = si stabilisce una relazione tra le cause e gli effetti (cosa
ha generato quel fenomeno) » la sociologia come scienza positiva ed oggettiva,
determinazione del concetto di "fatto sociale"
• Ricerca sul campo (ricerca empirica)
Cronologicamente
• Auguste Comte
Conia il termine Sociologia (Fisica sociale) = La sociologia deve presentarsi come
scienza esatta (la fase empirica è determinante) = Scienza positiva = Positivismo
(dottrina secondo cui la scienza si applica solo a fenomeni osservabili, direttamente
attingibili attraverso l'esperienza)
Elabora la legge dei 3 Stadi (gli sforzi umani per comprendere il mondo sono passati
attraverso i seguenti stadi)=
1.Stadio Teologico (verità per fede)
2.Stadio Metafisico (termini naturali e non più soprannaturali) = Destino (Periodo
Medioevale)
3.Dimostrazione Scientifica.(stadio positivo)
• Emile Durkheim
Primo a confrontarsi sul campo sulla ricerca sociologica
Metodo=
Primo principio della Sociologia: "Studia i fatti sociali(istituzioni e regole che regolano le
azioni e i comportamenti umani) come se fossero cose"
Analisi=
-Primo spunto = concetto di solidarietà
1.meccanica (comunità) = Ciascun membro della comunità riceve automaticamente una
forma di assistenza = Non esiste differenzazione professionale
2.Organica (società moderna) = Speicalizzazione delle mansioni e la crescente
differenzazione sociale = Gli individui diventano sempre più dipendenti gli uni dagli altri,
poichè ognuno ha bisogno di veni e servizi forniti da coloro che svolgono attività
differenti dalla rpopria = Se non ci fosse comparirebbero delle forme di ribellione
-Terzo spunto = Fenomeno del suicidio (cogliere gli aspetti che portano ad uno
squilibrio dell'equilibrio soiale per essere garantito l'unione delle persone) = Individua
diverse variabili che portano alla creazione della situazione.
Integrazione= Modo di relazionanrsi con gli altri
Regolamentazione= Modo con cui si interpreta il mondo
1.Suicidio Egoistico (Carenza di integrazione)
2.Suicidio Altruistico (Eccesso di integrazione)
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Religione= Una serie di regole che regola l'istituzione. Assume un valore totemico
(valore simbolico, forza aggregante). Funziona da collante.
Tradizione
Funzionalismo= la società è un sistema complesso le cui parti cooperano per produrre
stabilità (analisi delle relazioni fra diverse istituzioni per capire come si sviluppano in
stretto rapporto le une con le altre) = Consenso morale (gli individui della società
condividono gli stessi valori) = l'ordine e l'equilibrio come stato normale della società.
1.Funzioni manifeste, quelle note e volute dai partecipanti a un tipo determinato di
attività sociale
2.Funzioni latenti, conseguenze di quell'attività delle quali i partecipanti non hanno
consapevolezza
Divisione del lavoro » Concezione più ottimistica sulla divisione del lavoro, pur
riconoscendone gli effetti nocivi.
La specializzazione dei ruoli professionali rafforzava la solidarietà sociale. Anzichè
vivere in unità isolate, gli individui venivano legati dalla reciproca dipendenza, e la
solidarietà era favorita dalle relazioni multidirezionali tra produzione e consumo.
Riteneva quela una soluzione altamente funzionale per la società. Anche se era
minacciata da cambiamenti troppo rapidi, che potrebbero portare all'anomia.
• Karl Marx
La società morderna è caratterizzata da disuguaglianze.
-Concetto di classe=
1.Classe operaia - Forza lavoro
2.Classe capitalistica - Possesso dei mezzi di produzione
Sono caratterizzati da:
.Rapporto di subordinazione
.Diverse opportunità
.Dipendenza gli uni dagli altri
Comunismo = Società nuova in cui non vi sarebbe stata alcuna netta divisione tra
proprietari e lavoratori (la società non si sarebbe più divisa tra una classe di pochi, col
monopolio del potere economico-politico, e una grande massa di individui privati di gran
parte della ricchezza prodotta dal loro lavoro)
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Tradizione
Teorie del conflitto = Importanza delle strutture sociali = La società è composta di
gruppi distinti, ciascuno dedito al proprio interesse, il che comporta la costante
presenza di un conflitto.
Divisione del lavoro » ritiene che l'industria moderna avrebbe ridotto il lavoro ad una
serie di compiti monotoni e ripetitivi. La divisione capitalisa del lavoro comportava
l'alienazione dei lavoratori dalla loro attività.
Alienazione » rappresenta la perdita di controllo sul processo di produzione che
spesso conduce a sentimenti di indifferenza o di ostilità verso il lavoro e verso l'intera
struttura della produzione industriale.
Il lavoro agricolo almeno dava ai contadini un certo controllo su ciò che facevano,
applicancovi conoscenze e abilità.
• Max Weber
L'influenza di idee e valori sul mutamento sociale è pari a quella delle condizioni
economiche.
Protestantesimo (come causa del capitalismo)
Fattori di tipo culturale = Etica protestante = Idea che l'affermazione individuale deve
venire davanti a tutto il resto
Tradizione
Interazionismo simbolico = Nasce dall'interesse per il linguaggio e il significato = Il
linguaggio ci consente di diventare autocoscienti, cioè consapevoli della nostra
individualità e capaci di vederci dall'esterno come fanno gli altri. L'elemento chiave è il
simbolo = Un simbolo è "qualcosa che sta per qualcos'altro"
Tipi di Sociologia
1.Sociologia professionale, convenzionale disciplina scientifica radicata nelle università,
che genera grandi programmi di ricerca, accumula conoscenze,
2.Sociologia pratica, comprende tutti quegli studi che perseguono obiettivi definiti dai
committenti,
3.Sociologia critica, la coscienza della sociologia professionale, mette a nudo gli assunti
dei progetti di ricerca di quest'ultima,
4.Sociologia pubblica, si rivolge a gruppi sociali come i sindacati, i movimenti sociali, i
gruppi confessionali e le organizzazioni della società civile
CAPITOLO 2
GLOBALIZZAZIONE E MUTAMENTO SOCIALE
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Tipi di società:
• Società di cacciatori-raccoglitori
-Piccoli gruppi che si procurano da vivere con la caccia, la pesca e la raccolta di piante
commestibili.
-Poche disuguaglianze
-Differenze di rango, limitate a età e genere
• Società pastorali
-Ex-paesi in via di sviluppo, oggi basati sulla produzione industriale e in generale sulla
libera impresa
-La maggioranza della popolazione vive in centri urbani, alcuni lavorano in agricoltura
-Marcate disuguaglianze di classe, più pronunciate rispetto alle società sviluppate
-Stati-nazione, tra cui Hong Kong, Corea del Sud, Singapore, Taiwan, Brasile e Messico
Fattori:
• Sviluppo economico
• Mutamento socioculturale
-Si considerano il ruolo della religione, delle comunicazioni, della leadership e delle
idee.
-Religione = Forza sia conservatrice sia innovatrice (esempio più celebre la teoria
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• Organizzazione politica
-Nelle società premoderne, non esiste alcuna autorità politica in grado di influenzare e
mobilitare l'intera comunità » I cambiamenti politici erano prerogative di piccole èlite,
mentre l vita della maggioranza della popolazione procedeva inalterata.
-Nelle società moderne, sono presenti attori politici ben distinti la cui esistenza è
determinante nell'orientare lo sviluppo di una società » Le attività dei leader politici
influiscono quotidianamente sulla vita della popolazione.
• Globalizzazione
Una serie di processi che comportano crescenti flussi multidirezionali di beni, persone e
informazioni in tutto il pianeta » Individui, aziende, gruppi e nazioni diventano sempre
più interdipendenti.
Diffusione dell'ICT
-Progressi tecnologici nell'infrastruttura mondiale delle telecomunicazioni che consente
una connessione mondiale rapida e in tempo reale.
-Ha facilitato la circolazione di informazioni su persone ed eventi geograficamente
distanti » Da un lato, si diffonde sempre di più la consapevolezza che la responsabilità
sociale non si ferma ai confini nazionali ma si estende ben oltre » Dall'altro lato, la
prospettiva globale sembra indebolire in molti il senso di identità nazionale, legata allo
stato-nazione.
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Globalizzazione economica
-Per alcuni sociologi di orientamento marxista, i processi di globalizzazione dipendono
dalle tendenze dell'economia capitalista.
-I sostenitori di un approccio culturalista sostengono che la globalizzazione dipende sì
dalla costante integrazione dell'economia mondiale, che però viene assicurata
attraverso svariati meccanismi culturali.
-Secondo Waters, la dimensione culturale è cruciale per la globalizzazione perchè
attraverso le forme culturali e lo sviluppo politico-economico si svincola dai limiti
materiali della geografia. Nell'economia immateriale, i prodotti si basano
sull'informazione software per i pc, prodotti mediali e d'intrattenimento, servizi basati su
internet » Questo nuovo contesto è stato descritto come società della conoscenza, l'età
dell'informazione e new economy.
Globalizzazione politica
-Crollo del comunismo avvenuto nei paesi dell'Est europeo. Ha accelerato il processo di
globalizzazione, anche se in parte ne è stato il prodotto
-Ampliamento dei meccanismi internazionali e regionali di governo che avvicinano tra
loro gli stati-nazione e che spingono le relazioni internazionali verso forme di
governance globale.
-Organizzazioni internazionali governative e non governative. Le prime sono organismi
costituiti da più governi ai quali viene conferita la responsabilità di sovrintendere a una
particolare area di attività transnazionale. Le seconde sono organizzazioni indipendenti
che lavorano a fianco di organismi governativi nella risoluzione di problemi
internazionali.
• Iperglobalisti
-Sostengono che la globalizzazione è un fenomeno molto reale le cui conseguenze
sono avvertibili ovunque. E' considerata un processo che prescinde dalle frontiere
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nazionali e che produce un nuovo ordine globale sorretto dai flussi inarrestabili della
produzione e del commercio internazionale.
-Questa tesi si fonda soprattutto sulla trasformazione del ruolo degli stati-nazione, che
stanno perdendo il potere di controllare i destini nazionali. I singoli paesi non governano
più le loro economie a causa dell'enorme espansione del commercio mondiale, mentre i
governi nazionali sono sempre meno in grado di intervenire efficacemente su questioni
che trascendono i loro confini.
• Scettici
-Si esagera la portata della globalizzazione e la maggior parte delle teorie in proposito
sono chiacchiere su un fenomeno nient'affatto nuovo » livelli attuali di interdipendenza
economica non sono senza precedenti (la globalizzazione contemporanea differisce dal
passato solo per l'intensità delle interazioni tra stati. Per questo, sarebbe meglio parlare
di “internazionalizzazione”
-I governi nazionali conservano un ruolo chiave nella regolamentazione e nel
coordinamento dell'attività economica e mantengono un ruolo propulsivo attraverso
accordi commerciali e politiche di liberalizzazione economica.
-L'economia mondiali contemporanea non è realmente globalizzata.
-Si concentrano sui processi di regionalizzazione all'interno dell'economia mondiale,
che portano alla formazione di blocchi finanziari e commerciali.
• Trasformazionalisti
-Posizione intermedia tra iperglobalisti e scettici
-La globalizzazione è il processo fondamentale sottesso a un ampio spettro di
cambiamenti che plasmano le società contemporanee, per nella persistenza di vecchie
strutture.
-I governi nazionali conservano tuttora gran parte del loro potere nonostante la crescita
dell'interdipendenza globale, ma si stanno ristrutturando in risposta a nuove forme di
organizzazione sociale ed economica prive di una base territoriale.
-Non vedono nella globalizzazione un percorso lineare unidirezionale, ma un processo
dinamico e aperto, soggetto ad influenze e modificazioni.
loro di costruire attivamente la propria identità » Ci spinge a vivere in modo più aperto e
riflessivo, chiamando a reagire e ad adattarci costantemente al nostro ambiente in
mutamento.
CAPITOLO 3
ECONOMIA E LAVORO
• Crisi bancaria americana del 2008 » Pratiche azzardate di prestito, soprattutto
domestico » Mercato del credito (per avere più clienti, si diminuisce la soglia di garanzia»
Subprime)
• La Crisi USA coinvolge rapidamente il resto del mondo » Subirono perdite le
banche d'investimento in Europa, Cina, Australia e nel resto del mondo.
• Per impedirne il crollo, nel Regno Unito, Islanda e in Francia le maggiori banche
furono praticamente rilevate dal governo, cioè nazionalizzate
• La crisi ha avuto effetti disastrosi nei paesi fortemente indebidati, aiutata dalla
globalizzazione
• Con una crescita rallentata o azzerata, alcuni paesi europei si sono visti costretti
ad accettare l'aiuto dell'UE o del fondo monetario internazionale » I fondi sono stati donati a
patto di rivoluzionare la propria politica fiscale e politiche di austerità » Aggravano la
recessione economica.
• Recessione economica(diminuzione del PIL)
• Adam Smith ("la ricchezza delle nazioni") individuò diversi vantaggi offerti dalla
divisione del lavoro in termini di accresciuta produttività.
Lavoro » Svolgimento di compiti che richiedono uno sforzo fisico o mentale, con
l'obiettivo di produrre beni o servizi destinati a soddisfare i bisogni umani » Base
dell'economia (insieme delle attività concernenti la produzione e la distribuzione di beni
e servizi)
Occupazione » Prestazione di lavoro regolarmente retribuita con un salario o uno
stipendio » Una categoria che rientra nell'occupazione non retribuita viene chiamata
Economia informale (Non comprende solamente le transizioni in nero, ma anche tante
altre attività di cui le persone si dedicano in casa e fuori casa)
DIFFERENZE TRA PAESI IN VIA DI SVILUPPO E QUELLI SVILUPPATI » L'agricoltura
è vista dai primi come il settore col maggior numero di addetti, invece con pochissimi
nei secondi.
Anche la distribuzione occupazionale varia notevolmente nei diversi paesi. Nei paesi
sviluppati, l'economia informale è un settore limitato rispetto a quella formale. Le
proporzioni si invertono nei paesi in via di sviluppo.
dell'interdipendenza economica
Prima dell'industrializzazione, il lavoro extra-agricolo veniva appreso dopo lunghi periodi
di apprendistato, dove il lavoratore provvedeva a tutti gli aspetti dell'intero processo
produttivo.
Con la produzione industriale moderna, molti mestieri scomparvero, mentre la maggior
parte vennero inglobati dentro a processi produttivi complessi, dove ogni operaio
svolgeva sempre lo stesso compito.
All'inizio del XX secolo, anche se il mercato del lavoro era dominato da mansioni
industriali di tipo manuale, pian piano la situazione cambia, facendo spazio sempre di
più alle occupazioni impiegatizie nel settore dei servizi.
Le motivazioni sono:
• La continua introduzione di macchine risparmiatrici di manodopera.
• Una delocalizzazione nei paesi in via di sviluppo delle industrie, dove i costi sono
più bassi.
• La crescita di grandi strutture burocratiche nel welfare, nella sanità e nei servizi
pubblici
Nonostante questo, però, nei paesi in cui esisteva una combinazione fra questi fattori
erano quelli con un tasso di sindacalizzazione più basso. Per spiegare il perchè di
questo fenomeno, vi sono alcune teorie:
• La recessione, accompagnata da alti tassi di disoccupazione, che complì
l'economia mondiale e indebolì la posizione contrattuale dei sindacati
• L'intensificazione della competizione internazionale, in particolare dei paesi
nell'Estremo oriente, dove i salari sono più bassi
• L'avvento in molti paesi di governi di destra che segnalò l'avvio di una politica di
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Nella seconda metà del XX secolo, prende piede nel mondo del lavoro retribuito anche
la femminilizzazione del lavoro, dove un numero sempre crescente di donne è entrato
nel mercato del lavoro.
Nella maggiorparte dei paesi del mondo le donne costituiscono almeno la metà della
forza lavoro, anche se differiscono i tipi d'impiego cui sono adibite. Va aggiunto anche
che il lavoro delle donne è qualitativamente diverso da quello degli uomini. Si stima che
in molte economie sviluppate, i tre quarti della pololazione femminile svolgano lavori
part-time di basso livello retribuito come inservienti, cassiere, addette alla pulizia e al
catering.
Infine, è importante osservare che molte donne scelgono di entrare nel mondo del
lavoro per un desiderio di autorealizzazione e in rispsota alle battaglie per la parità del
movimento femminista.
Nonostante l'uguagliazna formale , tutta via, le donne sono tuttora svantaggiate rispetto
agli uomini nel mercato del lavoro.
Part-time » Le donne preferiscono questa formula lavorativa per conciliare il lavoro con
gli impegni familiari.
Con l'ingresso sempre più crescente delle donne nel mercato del lavoro, la figura
tradizionale del male breadwinner (l'uomo che porta a casa il pane) si sta
ridimensionando sempre di più » Il lavoro casalingo viene ripartito, anche se non in
maniera equa, fra i i membri della famiglia, compreso l'uomo (Adattamento ritardato)
responsabilità. A sua volta conduce a una maggiore produttività e a una migliore qualità
dei beni e servizi. » E' connesso con il concetto di formazione sul lavoro. Le aziende
preferiscono assumere persone non specializzate in grado di sviluppare nuove
competenze direttamente sul posto di lavoro. Nel momento in cui si verifica un
cambiamento tecnologico o di mercato, le aziende riqualificano i propri dipendenti a
seconda delle mutate esigenze.
Telelavoro » Permette di svolgere da casa le proprie mansioni, spesso via telefono o
Internet. Consente di essere più produttivi e di far fronte a responsabilità
extralavorative.
Portfolio workers » Lavoratori che possiedono un portafoglio di competenze, una
molteplicità di credenziali professionali che sfrutteranno per spostrsi da un lavoro
all'altro nel corso della vita lavorativa. » L'idea del lavoro per la vita va sempre più a
ridimensionarsi
Precarietà del lavoro » Non solo rischio della cassa integrazione o del licenziamento,
ma anche preoccupazione per la trasformazione del lavoro stesso e per i suoi effetti
sulla salute e la vita personale » Può avere un impatto devastante sulla vita domestica
e sulla relazione fra familiari, come minaccia per il proprio senso d'identità
L'esperienza della disoccupazione può essere molto sofferta per chi è abituato ad avere
un lavoro stabile. Nei paesi in cui i servizi sanitari e altre forme di provvidenza sono
garantiti a tutti, i disoccupati posso patire solo alcune difficoltà finanziarie. Ma in paesi
come gli Stati Uniti, i sussidi di disoccupazione vengono erogati solo per alcuni periodi e
i servizi sanitari non sono garantiti a tutti, quindi le conseguenze possono essere
drammatiche. Il neo-disoccupato spesso subisce uno shock, seguito dall'ottimismo per
le nuove possibilità che gli prospettano. Ma quando tale ottimismo non viene
confermato, egli può scivolare nella depressione o in un profondo pessimism. Se il
periodo di disoccupazione si protae, il processo di adattamento termina e il disoccupato
si rassegna. Varia in base alla classe sociale. Per chi ha un reddito basso, nuoce per lo
più sotto il punto di vista finanziario, ma per chi ha un reddito alto, la disoccupazione
può nuocere sia sotto il punto di vista finanziario che dello status sociale.
CAPITOLO 4
Interazione sociale e vita quotidiana
Erving Goffman introduce una teoria, che egli definisce Disattenzione civile. La
disattenzione civile non equivale al semplice ignorarsi reciprocamente. Ciascuno
segnala all’altro di aver preso atto della sua presenza, ma evita qualsiasi gesto che
potrebbe essere interpretato come troppo invadente.
Identità primarie sono quelle che si formano nei primi anni di vita e comprendono il
genere, la razza/etnia e probabilmente anche la disabilità.
Identità secondarie si costruiscono su quelle primarie e comprendono quelle
associate a ruoli sociali e status acquisiti, come il ruolo occupazionale e il rango sociale.
Questa distinzione esiste perché gran parte della nostra vita quotidiana è costituita da
continui incontri con altri individui. In sociologia i ruoli sono le aspettative socialmente
definite cui sottostà una persona che appartiene ad un certo status o posizione sociale.
Ogni individuo è molto sensibile al modo in cui viene visto dagli altri e si sforza di
esercitare molteplici forme di controllo delle impressioni che questi possono avere di lui.
Talvolta ciò avviene in maniera calcolata, ma generalmente lo facciamo senza
partecipazione cosciente. I ruoli sociali che adottiamo dipendono dal nostro status
sociale e lo status di una persona, spesso, dipende dal contesto sociale. Gli individui
possiedono molti status allo stesso tempo, i quali vengono definiti con il termine set di
status. Esistono i seguenti status:
Erving Goffman ha studiato questi fenomeni in diverse sue opere e ricerche, elaborando
un’analisi estremamente dettagliata della “messa in scena” e del “retroscena” sociale.
Gran parte della vita sociale, può essere divisa tra ribalta e retroscena:
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Ribalta: costituita da quelle circostanze sociali in cui gli individui agiscono secondo
ruoli formalizzati o codificati, allestendo delle “rappresentazioni sceniche”.
Retroscena: sono quegli spazi in cui gli individui approntano gli arredi scenici e si
preparano all’interazione che dovrà avvenire nel contesto più formale della ribalta.
Questi spazi, fanno parte di uno spazio personale dell’individuo.
Lo spazio personale è una dimensione variamente definita in termini culturali.
Distanza intima (che arriva fino a circa 50 cm) è riservata a pochissimi contatti
(genitori, figli, amanti).
Distanza personale (da 50 cm a 1,20m) è riservata normalmente agli incontri con gli
amici e buoni conoscenti.
Distanza sociale (da 1,20m a 3,5m) è riservata generalmente ai contesti normali di
interazione.
Distanza pubblica (oltre 3,5m) è adottata da coloro che agiscono di fronte ad un
pubblico di spettatori.
Nell’interazione abituale le zone maggiormente esposte sono quelle della distanza
intima e della distanza personale. Se queste zone vengono “invase” gli individui
tendono a riappropriarsi del proprio spazio. Anche in questo ambito contano le
differenze di genere: gli uomini hanno goduto per tradizione di una maggiore libertà
nell’uso dello spazio, ivi compreso l’ingresso nello spazio personale femminile. Ma il
fenomeno inverso, è sovente interpretato come un approccio.
I sociologi hanno sempre riconosciuto il ruolo fondamentale del linguaggio nella vita
sociale. Verso gli anni ’60 è stato sviluppato un approccio rivolto ad indagare come le
persone usano il linguaggio nei contesti ordinari della vita. Garfinkel conia il termine
Etnometodologia, inteso come studio degli “etnometodi”, vale a dire le pratiche di uso
comune, radicate in una certa cultura, di cui ci serviamo per conferire senso a ciò che
gli altri fanno in particolare a ciò che gli altri dicono. Le forme più insignificanti di
conversazione quotidiana presumono una comprensione condivisa tra coloro che vi
partecipano. Le parole usate nei discorsi quotidiani non hanno sempre significati precisi
e noi “mettiamo a punto” ciò che intendiamo dire grazie alle supposizioni tacite che
sorreggono lo scambio verbale. Affinché l’esistenza quotidiana possa scorrere senza
complicazioni le persone devono poter dare per assodati certi aspetti della vita. Le
supposizioni tacite sono state messe in luce da alcuni esperimenti che Garfinkel ha
condotto con studenti volontari incaricati di “violare” le convenzioni della vita quotidiana.
La stabilità e la pregnanza della vita quotidiana dipendono dalla condivisione di
convenzioni culturali inespresse su quanto si dice e perché. Se non potessimo dare
queste convenzioni per scontate, la comunicazione dotata di senso sarebbe
impossibile. Nella vita quotidiana le persone in certe occasioni fingono deliberatamente
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Il vandalismo interazionale
Analisi della conversazione: tecnica per confrontare una selezione di scambi verbali
avvenuti in strada con campioni di conversazione quotidiana. L’analisi della
conversazione è una tecnica che esamina il significato di ogni elemento di una
conversazione da più piccolo “riempitivo” (“ehm”, “ah”), all’esatta tempistica degli
scambi (pause, interruzioni e sovrapposizioni).
Possiamo parlare di Vandalismo interazionale nei casi in cui l’individuo in posizione
subordinata viola le regole tacite d’interazione rispettate da un altro individuo in
posizione di vantaggio. In una conversazione la scelta dei tempi è un indicatore molto
preciso: ritardare la risposta anche di una frazione di secondo è sufficiente a segnalare
il desiderio di cambiare discorso.
I Gridi di reazione invece, sono espressioni linguistiche che non rappresentano una
forma di discorso, ma soltanto esclamazioni inarticolate. Un grido di reazione è di
norma rivolto alle altre persone presenti. L’esclamazione è usata soltanto in situazioni di
scarsa gravità, non nel caso di incidenti seri o calamità, il che costituisce un’ulteriore
dimostrazione della nostra capacità di controllo sui dettagli della vita sociale. (es. “Ops”,
“Oooplà”).
É possibile comprendere come le attività sociali sono organizzate nel tempo e nello
spazio grazie al concetto di regionalizzazione, in quanto le diverse “regioni” sono
delimitate da confini sia spaziali che temporali.
Nelle società moderne la delimitazione delle attività è fortemente influenzata dalla
nostra esperienza del tempo cronometrico. Senza l’orologio e l’esatta misurazione
temporale delle attività le società industrializzate non potrebbero esistere. Inoltre, nelle
società moderne, interagiamo costantemente con individui che potremmo anche non
vedere ne incontrare mai.
Per Katz tutto ciò è “finzione e alienazione, misero surrogato del mondo reale”. La
comunicazione indiretta e telematica viene inoltre accusata di incoraggiare l’isolamento,
sostituendo superficiali contatti online ad autentici e durevoli rapporti di amicizia.
La comunicazione online ha portato alla nascita di norme e regole, definite netiquette,
che governano le interazioni e gli scambi nel ciberspazio. Al momento, tuttavia, la
netiquette sembra basarsi prevalentemente su tentavi di tradurre norme di
comportamento e buone maniere tradizionali in un formato appropriato delle attività
online, anziché su un sistema interamente nuovo. Nonostante l’aumento delle
comunicazioni indirette, gli umani continuano a preferire il contatto diretto. Bolden e
Moloch hanno studiato il bisogno degli individui di incontrarsi in situazioni di interazione
faccia a faccia. Le persone preferiscono interazioni di questo tipo perché offrono
informazioni molto più ricche sui pensieri, i sentimenti e la sincerità degli altri.
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CAPITOLO 5
FAMIGLIE E RELAZIONI D’INTIMITA’
Famiglie monoparentali: sono quelle in cui è presente un solo genitore, sono divenute
sempre più comuni nei paesi sviluppati. La condizione di genitore solo è
prevalentemente femminile e che mediamente i nuclei monoparentali sono quelli più
poveri. La maggioranza di famiglie monoparentali deriva da separazione o divorzio e
non da vedovanza. Sono in aumento le madri che decidono di avere un figlio senza il
sostegno di un coniuge o di un partner.
indicato nella crescente quota di famiglie caratterizzate dall’assenza del padre l’origine
di numerosi problemi sociali dai tassi crescenti di criminalità all’esplosione dei costi per
il sostegno dell’infanzia. É importante distinguere tra “famiglie” e “unità domestiche”
senza padre. In molti casi di separazione e divorzio i padri continuano a svolgere un
ruolo nella vita dei figli nonostante non convivano con loro. Alcuni gruppi sostengono
che la legge, intesa a salvaguardare l’interesse dei figli quando le coppie si separano, è
in realtà squilibrata a favore delle madri, rendendo difficile ai padri rimanere in contatto
coi figli. In Europa le iniziative volte alla realizzazione della pari opportunità hanno
cercato modi inediti per promuovere una “paternità attiva” tra cui un aumento dei
congedi parentali per il padre, un adeguamento delle condizioni di lavoro alle esigenze
delle famiglie e una trasformazione della cultura della giornata lavorativa lunga.
Le seconde nozze: In termini statistici le seconde nozze hanno meno successo delle
prime. Tra le coppie risposate si registrano percentuali di divorzio superiori a quelle che
si riscontrano tra le coppie sposate in prime nozze.
Famiglie ricostruite: sono quelle famiglie in cui almeno uno degli adulti ha figli nati da
una precedente relazione. Affrontano queste difficoltà:
• C’è di solito un genitore naturale che vive altrove la cui influenza sul bambino o
sui bambini rimane tuttavia forte.
• I rapporti di collaborazione tra divorziati entrano spesso in tensione quando uno
dei o entrambi si risposano.
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Famiglie binucleari: i due nuovi nuclei domestici che si formano dopo il divorzio
dormano di fatto un singolo gruppo famigliare a causa della responsabilità congiunta dei
genitori nell’educazione dei figli.
Convivenza: rapporto tra due persone legate sessualmente che vivono insieme senza
essere sposate. In genere i giovani arrivano alla convivenza in modo casuale, senza
una pianificazione calcolata. Soltanto una minoranza di queste coppie mette in comune
le risorse finanziarie. In molti paesi la convivenza sembra costituire per lo più una fase
sperimentale prima del matrimonio. Le ricerche continuano a dimostrare che il
matrimonio sembra essere più stabile della convivenza.
Single: L’aumento del numero di persone che vivono sole nelle società occidentali
moderne è il risultato della combinazione di diversi fattori, tra cui la tendenza a sposarsi
in età più avanzata e l’alta percentuale di divorzi. Essere single significa perciò cose
diverse a seconda delle fasi del corso di vita. Sembra che la tendenza a rimanere single
faccia parte di un più ampio mutamento sociale che colloca l’indipendenza al di sopra
della vita famigliare.
Relazioni di parentela: Raymond Firth distingue tra parenti “effettivi” e “non effettivi”.
• Parenti effettivi: sono quelli con cui abbiamo rapporti sociali attivi
• Parenti non effettivi: sono quelli con cui non abbiamo contatti regolari ma che
fanno parte del gruppo famigliare allargato.
Conciliare lavoro e famiglia: uno dei fattori principali che influenzano negativamente
le carriere delle donne è la percezione che per esse il lavoro venga al secondo posto
dopo i figli, e che badare a questi ultimi sia “naturale” e biologicamente determinato. Tali
convinzioni hanno un impatto diretto sull’equilibrio lavoro - famiglia sia per gli uomini sia
per le donne, nonostante le leggi sulle pari opportunità.
provveda al sostentamento della famiglia, fa una donna che se ne curi, anche quando
ha un lavoro retribuito.
affrontare le richieste della società industriale: il marito lavora fuori casa (ruolo
strumentale) mentre la moglie si occupa dei figli e della casa (ruolo affettivo).
• Approcci femministi: Il femminismo è riuscito a spostare l’attenzione all’interno
delle famiglie, facendo emergere le esperienze delle donne nella sfera domestica. Tra le
femministe ci sono divergenze riguardo all’origine storica della divisone domestica del
lavoro. Alcune la considerano un risultato del capitalismo industriale, altre sostengono che
è collegata al patriarcato e quindi precede l’industrializzazione. Le femministe hanno
richiamato l’attenzione sulla disuguaglianza dei rapporti di potere nelle famiglie, tra cui le
violenze domestiche e hanno fornito un importante contributo sullo studio delle attività di
cura.
Intimità
Anthony Giddens ha considerato l’evoluzione delle relazioni d’intimità nelle società
moderne. Il concetto di amore romantico, distinto dalle “pulsioni passionali” si sviluppò
sul finire del XVIII sec. Secondo Giddens la fase più recente dell’età moderna ha
assistito ad un’ulteriore trasformazione delle relazioni di intimità con lo sviluppo della
sessualità plastica. Nelle società moderne molti hanno una scelta assai più ampia che
in passato su quando, quanto spesso e con chi fare sesso. La sessualità è plastica in
quanto il sesso può essere slegato dalla riproduzione. L’affermazione di questa nuova
plastica di sessualità conduce, secondo Giddens, a una trasformazione della natura
dell’amore. L’amore romantico prevedeva che una volta sposata, la coppia rimanesse
assieme per la vita, a prescindere dagli sviluppi successivi del rapporto. Ora invece la
scelta è ampia. Gli individui perseguono sempre più frequentemente l’ideale di una
relazione pura, in cui la coppia rimane unita per scelta.
Caos
Beck e Beck - Gernsheim affermano che le tradizioni, le regole e i modelli che
governavano in passato i rapporti personali non valgono più, e che gli individui sono
costretti a una serie infinita di scelte riguardanti la costruzione, l’adeguamento, la
crescita o la dissoluzione di relazioni con altri individui. Per loro la nostra epoca è
caratterizzata da una continua collisione di interessi tra famiglia, lavoro, amore e libertà
di perseguire obiettivi individuali. La battaglia tra i sessi è la questione centrale del
nostro tempo, come testimoniato dalla crescita dei tassi di divorzio. L’odierna battaglia
tra i sessi altro non è che l’indicatore più chiaro della “fame d’amore”. Persiste la fede
nella possibilità di trovare il vero amore, proprio per il fatto che il nostro mondo è così
schiacciante, impersonale, astratto e in rapida trasformazione, l’amore ha acquistato
una crescente importanza: è la sola dimensione in cui gli individui possono veramente
incontrarsi e legarsi con altri.
Liquidità
Bauman si sofferma sulla “fragilità dei legami umani”, il sentimento di insicurezza che ne
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deriva e le nostre reazioni. La metafora della “liquidità” viene utilizzata per descrivere la
società moderna, caratterizzata appunto dai mutamenti costanti e dall’assenza di
legami durevoli. Non è più importante la profondità delle nostre relazioni, ma il loro
numero. Ciò che conta non è il messaggio in quanto tale, ma la costante circolazione di
messaggi, senza i quali ci sentiamo esclusi. Bauman osserva che oggi parliamo più di
connessioni e reti che di relazioni; intrattenere relazioni significa impegnarsi con gli altri,
mentre le reti invitano a fugaci momenti di contatto.
CAPITOLO 6
STRATIFICAZIONE E CLASSI SOCIALI
Per descrivere le disuguaglianze tra individui e gruppi nelle società umane, i sociologi
parlano di stratificazione sociale. Spesso pensiamo alla stratificazione sociale in
rapporto a fattori economici, ma essa può essere determinata anche da altri attributi
come il genere, l’età, l’appartenenza religiosa. Individui e gruppi hanno un accesso
differenziale (ineguale) alle risorse sulla base della posizione che occupano nella
stratificazione. La “stratificazione” può quindi essere definita, semplicemente, come un
sistema di disuguaglianze strutturate tra gruppi sociali.
Tutti i sistemi sociali stratificati possiedono tre caratteristiche fondamentali:
Gli operai infatti si trovano a vivere una condizione di alienazione dal loro lavoro. Il
lavoro non è inteso come fonte di soddisfazione, ma solo ed esclusivamente come fonte
di guadagno, necessaria per il proprio sostentamento.
Diverse sono state le critiche mosse al marxismo. Di fatto, viene ritenuta
eccessivamente semplicistica la divisione marxista della società capitalistica in due
grandi forze contrapposte, all’interno del proletariato esistono infatti divisioni tra “operai
qualificati” e “operai non qualificati”. Non si è inoltre avverata la previsione di una
rivoluzione comunista guidata dalla classe operaia nelle società avanzate. Marx vedeva
nella coscienza di classe una conseguenza delle esperienze condivise dal proletariato,
ma oggi gli individui tendono meno a identificarsi con la loro posizione di classe.
Benché le sue principali previsioni non si siano rivelate corrette, l’analisi del capitalismo
da lui inaugurata continua a improntare, ancora oggi, la nostra interpretazione della
globalizzazione.
Weber sviluppa una concezione più complessa e multidimensionale della società. A suo
avviso la stratificazione sociale non si esaurisce nelle classi economicamente fondate,
ma è il risultato di ulteriori determinanti: lo status e il partito:
Classe: Weber ritiene che sia la posizione di mercato a influenzare in maniera
determinante le opportunità che si offrono a un individuo. Chi possiede determinate
qualifiche si trova in una posizione di mercato più vantaggiosa rispetto a chi non le
possiede.
Status: Si fonda su differenze sociali relative all’onore e al prestigio. Lo status viene
riconosciuto attraverso lo stile di vita: diversi contrassegni e simboli di status
contribuiscono a costruire la reputazione sociale di un individuo agli occhi degli altri.
Marx credeva che le distinzioni di status fossero una conseguenza delle divisioni di
classe, per Weber lo status varia spesso indipendentemente dalla classe.
Partito: è un fattore importante nella distribuzione del potere e può influenzare la
stratificazione indipendentemente dalla classe e dallo status. Il termine “partito”
definisce un gruppo di individui che operano insieme in virtù di origini, obbiettivi o
interessi comuni. Status e partito incidono a loro volta sulla situazione economica di
individui o gruppi, condizionando le divisioni di classe.
Secondo Wright, nel sistema di produzione del capitalismo moderno vi sono tre
dimensioni di controllo delle risorse economiche che ci consentono di identificare le
principali classi sociali:
I membri della classe capitalistica detengono in controllo di tutte e tre queste dimensioni
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del sistema produttivo, mentre i membri della classe operaia ne sono privi in tutte e tre.
Tra queste due classi principali, però, si collocano gruppi la cui posizione risulta più
ambigua: dirigenti, impiegati, liberi professionisti, tecnici (colletti bianchi). I colletti
bianchi devono rendere la propria forza lavoro ai capitalisti, così come fanno i lavoratori
manuali, ma rispetto a questi ultimino hanno un maggiore grado di controllo
sull’ambiente di lavoro. Un ampio settore della popolazione è costretto a vendere la
propria forza lavoro. I colletti bianchi dotati di capacità molto richieste dal mercato sono
in grado di esercitare una specifica forma di potere nel sistema capitalistico e possono
chiedere compensi anche assai elevati. Per comprendere le società attuali occorre
trovare un modo di collegare la classe alle altre disuguaglianze. Un tentativo è stato
fatto con l’ introduzione del concetto di Intersezionalità, inteso come complesso intreccio
di disuguaglianze sociali che dà forma alla vita quotidiana e complica quella che un
tempo era l’analisi relativamente semplice delle classi.
L’intersenazionalità postula il carattere costruttivo della razza, della classe, del genere,
della sessualità, dell’abilità e dei diversi aspetti dell’identità. Gli uni improntano gli altri e,
presi nell’insieme, producono un’esperienza del mondo che, a seconda del contesto, è
caratterizzata talvolta da oppressione ed emarginazione, talaltra da privilegio e
vantaggio.
I sociologi hanno operazionalizzato (quando un concetto astratto come quello di classe
viene trasformato in una variabile suscettibile di misurazione) la classe secondo una
varietà di modelli finalizzati a una mappatura della stratificazione sociale. Tali modelli
forniscono il contesto teorico di riferimento per la collocazione degli individui in una
classe sociale piuttosto che in un’altra. Per molti sociologi le divisioni di classe
corrispondono a disuguaglianze materiali e sociali legate alle categorie occupazionali. I
modelli di classe basati sulla struttura occupazionale assumono molte forme diverse.
Alcuni sono modelli descrittivi. Altri modelli sono sorretti da più solidi presupposti teorici
e mirano soprattutto a spiegare le relazioni tra le classi.
Nel corso degli anni ’80 e ’90, la ricerca di Goldthorpe si è sviluppata anche attraverso
un progetto, rinominato Casmin. Il progetto Casmin è un progetto sulla mobilità sociale.
Originariamente comprende undici posizioni di classe, ma nell’uso comune il modello di
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Goldthorpe ha evidenziato che nel suo schema delle “relazioni di impiego”, esse sono
basate sui diversi tipi di contratto:
Il contratto di lavoro, il quale comporta uno scambio specificamente delimitato fra
prestazioni e salari.
Il contratto di servizio contiene elementi “prospettici”, come incrementi di stipendio e
possibilità di carriera.
Alla classe di servizio sono applicati contratti di servizio, alla classe operaia contratti di
lavoro, alla classe intermedia contratti ibridi. L’occupazione non è un indicatore
adeguato delle risorse compressive possedute da un individuo.
Nonostante la concentrazione della ricchezza in poche mani, i “ricchi” non sono un
gruppo omogeneo, né una categoria statica. Esistono percorsi diversi di acquisizione e
perdita della ricchezza. John Scott evidenzia tre diversi gruppi che nell’insieme formano
la “costellazione di interessi” che gestisce i grandi affari:
data l’eterogeneità e gli interessi divergenti delle sue componenti. La sua omogeneità
non è assolutamente paragonabile a quella della classe operaia.
Professionisti, dirigenti e funzionari sono tra i segmenti della classe media più cresciuti
numericamente negli ultimi decenni, ciò a causa di:
L’espansione delle burocrazie dopo il 1945 che hanno creato nuove opportunità
d’impiego
L’ incremento del numero dei professionisti è un riflesso della crescita degli occupanti
nei settori dell’economia in cui lo stato ha un peso determinante
Lo sviluppo economica e industriale ha creato una domanda crescente di esperti in
campi come il diritto, la finanza, la contabilità, la tecnologia, l’informatica.
Un’altra categoria sociale è quella del sottoproletariato. Il termine viene impiegato per
indicare un segmento della popolazione collocato all’estremità inferiore della
stratificazione sociale. I membri del sottoproletariato hanno un tenore di vita nettamente
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più basso rispetto alla maggioranza della popolazione. I membri del sottoproletariato
possono dipende a lungo dai sussidi dello stato sociale. Spesso li si descrive come
“emarginati” o “esclusi”.
Il sottoproletariato è spesso costituito da minoranze etniche sottoprivilegiate. Molti
ricercatori europei preferiscono il concetto di esclusione sociale, che ha un significato
più ampio e ha il vantaggio di evidenziare, più che una situazione individuale, dei
processi sociali, cioè i meccanismi di esclusione. Ecco che si instaura così una Cultura
della povertà, in quanto le persone dipendenti dall’assistenza sociale sono poco
stimolate a trovare un lavoro, a costruire solide reti sociali, ad avere unioni matrimoniali
stabili.
Le identità individuali si strutturano in misura crescente attorno alla scelta dello stile di
vita e in misura decrescente attorno a indicatori di classe tradizionali come l’impiego. Il
sociologo francese Pierre Bourdieu identifica quattro forme di “capitale” tali da definire
la posizione di classe, una sola delle quali è di tipo economico, gli altri tipi di capitale
sono culturale, sociale e simbolico:
Tutti i tipi di capitale sono tra loro correlati, e possederne uno può aiutare a conseguire
gli altri. Brigitte Le Roux e i colleghi scoprirono che i confini di classe venivano
ridisegnati in maniera del tutto inattesa dalla crescente interazione tra capitale
economico e culturale. La stratificazione dipende ormai non solo da differenze
occupazionali, ma anche da differenze in fatto di consumi e stili di vita. Ciononostante i
fattori economici continuano a svolgere un ruolo determinante nella riproduzione delle
disuguaglianze sociali.
Il genere rappresenta uno dei più significativi fattori di stratificazione. Non esiste società
in cui gli uomini non abbiano, in alcuni settori della vita sociale, più potere, ricchezza e
status delle donne. Per classificare una famiglia possiamo basarci sul partner di
posizione sociale più elevata, non importa se uomo o donna. Invece di fondarsi
tradizionalmente sulla posizione del capofamiglia, la classificazione delle famiglie è ora
determinata da chi fornisce il maggior contributo al sostentamento famigliare. Secondo
le ricerche disponibili, infatti, le donne che guadagnano molto tendono ad avere partner
che guadagnano molto; le mogli di professionisti e dirigenti, ad esempio, guadagnano di
più di altre lavoratrici dipendenti. Pertanto, il matrimonio, tende a produrre relazioni in
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Mobilità verticale si intende il movimento verso l’altro o verso il basso nella scala delle
posizioni socioeconomiche.
Mobilità ascendente si ha nel caso di chi guadagna in ricchezza, reddito o in status.
Mobilità discendente nel caso di chi si muove nella direzione opposta.
Mobilità orizzontale si intende il movimento geografico attraverso quartieri, regioni,
città e paesi.
Mobilità intragenerazionale data dal cambiamento di posizione socioeconomica di un
singolo individuo all’interno dell’arco della vita, indicato in genere dalla sua carriera
lavorativa.
Mobilità intergenerazionale: data dal cambiamento di posizione socioeconomica
rispetto alla generazione precedente, indicato in genere dallo scostamento della
condizione occupazionale dei figli in rapporto a quella del padre.
La mobilità verticale in una società rappresenta l’indice principale della sua “apertura”,
indica cioè fino a che punto gli individui nati negli strati inferiori possono salire luogo la
scala socioeconomica. Blau e Duncan ritenevano che la mobilità sociale ascendente
fosse una caratteristica generale delle società industriali nel loro complesso e
contribuisse alla stabilità all’integrazione sociale. La mobilità discendente invece è
meno comune di quella ascendente ma rimane un fenomeno diffuso. Nella dimensione
intragenerazionale essa è molto spesso collegata all’insorgere di problemi e disturbi
psicologici che impediscono di conservare il precedente standard di vita. Un’altra
importante fonte di mobilità discendente è la disoccupazione. L’espansione
dell’istruzione superiore, la crescente accessibilità dei titoli professionali e
l’affermazione di internet e della new economy sono tutti importanti canali di mobilità
ascendente.
CAPITOLO 7
GENERE E SESSUALITA’
Molti autori ritengono che determinati aspetti della biologia umana (cromosomi, ormoni,
dimensione del cervello) comportino differenze innate nel comportamento fra uomini e
donne e che tali differenze si trovino in tutte le culture. I sociologi sono restii a farsi
convincere da simili argomentazioni riduzioniste,che tendono a ridurre le complesse
attività umane e le relazioni sociali a un’unica “causa” biologica. Il grado di aggressività
maschile, ad es., varia a seconda delle culture, come analogamente, ci si attende, in
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alcune culture, gentilezza e passività dalle donne. Non ci sono prove dei meccanismi
che dovrebbero legare i fattori biologici ai complessi comportamenti sociali di uomini e
donne. L’orientamento sessuale è acquisito alla nascita oppure appreso?
Il rapporto di Kinsey
Kinsey e i colleghi riuscirono, nonostante gli strali delle organizzazioni religiose e la
denuncia di immoralità lanciata dalla stampa a raccogliere informazioni sulla storia
sessuale di 18mila persone. I risultati della ricerca furono sorprendenti perché
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Forme di sessualità
Judith Lorber distingue almeno dieci diverse identità sessuali negli esseri umani: la
donna eterosessuale, l’uomo eterosessuale, la donna omosessuale, l’uomo
omosessuale, la donna bisessuale, l’uomo bisessuale, la donna travestita, l’uomo
travestito, la donna transessuale, l’uomo transessuale. Anche le pratiche sessuali sono
numerose. In tutte le società esistono norme che approvano alcune pratiche sessuali
mentre ne scoraggiano o condannano altre. Gli individui le apprendono attraverso la
socializzazione.
La società di genere
Sesso: differenze anatomiche e fisiologiche che caratterizzavano e fisiologiche che
caratterizzano i corpi maschili e femminili.
Genere: concerne invece le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e
femmine e non è necessariamente collegato al sesso biologico. La distinzione tra sesso
e genere è fondamentale, poiché molte differenze tra uomini e donne non sono di
origine biologica.
Socializzazione di genere è l’apprendimento dei ruoli di genere attraverso agenti
sociali come famiglia, scuola e i media. Attraverso i contatti con i diversi generi della
socializzazione, i bambini interiorizzano gradualmente le norme e le aspettative sociali
corrispondenti al proprio sesso. La socializzazione di genere è guidata da sanzioni
positive e negative, che ricompensano o reprimono determinati comportamenti. I rinforzi
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tradizionale. Per molti attivisti, l’introduzione di unioni civili omosessuali non rappresenta
un progresso, ma anzi un rafforzamento della discriminazione sessuale, e un reale
avanzamento si avrebbe solo con la parità di accesso al matrimonio.
L’omosessualità maschile tende in genere a suscitare più attenzione di quella
femminile. Secondo alcune lesbiche, il movimento di liberazione gay persegue interessi
maschili mentre le femministe progressiste e radicali si curano esclusivamente delle
donne eterosessuali delle classi medie.
Approcci funzionalisti
Il funzionalismo considera la società un sistema di parti reciprocamente collegate che,
in condizioni di equilibrio, cooperano armoniosamente per produrre coesione sociale.
L’applicazione della prospettiva funzionalità, o di derivazione funzionalista, allo studio
del genere si traduce nel tentativo di dimostrare che le differenze di genere
contribuiscono alla stabilità e all’integrazione sociale. Gli autori che aderiscono alla
scuola di pensiero della “differenza naturale” tendono ad affermare che la divisione
sessuale del lavoro è basata su fattori biologici: uomini e donne svolgono i compiti per i
quali sono biologicamente meglio attrezzati. Secondo Parsons, la famiglia è un agente
di socializzazione efficiente se esiste una netta divisione sessuale del lavoro, per cui le
donne svolgono i ruoli espressivi, garantendo sicurezza ai figli e offrendo loro sostegno
emotivo, mentre gli uomini svolgono i ruoli strumentali, cioè provvedono al
sostentamento della famiglia. Le femministe hanno sottoposto a dure critiche la tesi di
un fondamento biologico della divisione sessuale del lavoro, sostenendo che non vi è
alcunché di naturale o inevitabile nell’allocazione sociale dei compiti.
Approcci femministi
Il movimento femminista ha prodotto una serie di contribuiti teorici che tentano di
spiegare le disuguaglianze di genere e di formulare programmi per il loro superamento.
Le teorie femministe sulla disuguaglianza di genere sono diverse e in forte contrasto tra
loro.
Femminismo liberale
Il femminismo liberale ricerca le spiegazioni delle disuguaglianze di genere negli
atteggiamenti socioculturali. Quelle liberali non considerano la subordinazione
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Femminismo radicale
Caposaldo del femminismo radicale è l’idea che gli uomini siano responsabili dello
sfruttamento delle donne e ne traggano i benefici. Shulamith Firestone, tra le prime
esponenti del pensiero femminista radicale, sostiene che le donne, impegnate per
ragioni biologiche nella procreazione e nell’allevamento dei figli, diventano
materialmente dipendenti dagli uomini per la protezione e il sostentamento. Altre
femministe radicali vedono nella violenza sulle donne l’elemento fondante della
supremazia maschile. Le norme sociali e culturali che mettono l’accento su un corpo
snello e su un atteggiamento sollecito e amorevole nei confronti dell’uomo, per
esempio, contribuiscono alla subordinazione femminile. Il femminismo radicale viene
criticato in quanto ignora l’importanza che l’ influenza della razza, l’etnia o classe
sociale possono avere sui caratteri della subordinazione femminile.
Femminismo nero
A loro giudizio le divisioni etniche tra donne non sono prese in considerazione dalle
principali scuole di pensiero femminista, che si concentrano sulla condizione delle
donne bianche, prevalentemente della classe media, nelle società industrializzate. Esse
tendono ad accentuarle l’importanza della storia, che impronta tuttora i problemi delle
donne nere. Gli scritti delle femministe afroamericane insistono sulla storia della
schiavitù, della segregazione e del movimento per i diritti civili. le donne di pelle nera
vengono discriminate sia per motivi di razza sia di genere. L’oppressione delle donne
nere può svilupparsi in sedi diverse da quelle delle donne bianche.
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Femminismo postmoderno
Contesta l’idea che vi sia una base unitaria di identità ed esperienza condivisa da tutte
le donne. Anziché un nucleo essenziale della femminilità esso individua numerosi
soggetti e gruppi che hanno esperienze profondamente diverse (eterosessuali,
lesbiche, nere lavoratrici). Oltre al riconoscimento della differenza, questo filone del
pensiero femminista insiste sulla decontrazione del linguaggio e della visione del mondo
maschili. Al loro posto occorre creare un terminologia e un linguaggio fluidi, aperti, che
riflettano più da vicino l’esperienza delle donne.
La “Queer theory”
Mette in discussione la naturalità dell’identità di genere, dell’identità sessuale e degli atti
sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte
costruite socialmente, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti,
usando termini generali come “eterosessuale” o “donna”. Le identità, pertanto, possono
essere viste come qualcosa di pluralistico, instabile e soggetto al cambiamento nel
tempo. La queer theory contesta infatti tutte le identità apparentemente “autentiche” che
sembrano opporsi alla norma eterosessuale dominante. Secondo alcuni teorici, ogni
importante argomento sociologico (religione, corpo, globalizzazione, ecc.) nonché altre
materie tra cui la letteratura e gli stessi studi su gay e lesbiche, dovrebbero essere
considerati in una prospettiva queer, in modo da sfidare gli assunti eterosessuali che
sorreggono buona parte del pensiero contemporaneo. I critici sostengono che questa
teoria tende a studiare prodotti culturali (film, romanzi), è priva di supporto empirico e
non spiega il radicamento delle categorie sessuali e di genere nella vita sociale.
I MOVIMENTI FEMMINISTI
• Il femminismo della prima ondata mirava alla parità di accesso al potere politico
con l’acquisizione del diritto di voto per le donne, e comprendeva campagne per le pari
opportunità in tute le istituzioni sociali, tra cui l’istruzione superiore.
• Il femminismo della seconda ondata ebbe origine negli anni Sessanta e Settanta,
si concentra sulla “liberazione” e l’ “emancipazione” della donna.
• Il femminismo di terza ondata è caratterizzato da un attivismo locale, nazionale e
trasnazionale, in ambiti quali la violenza sulle donne, il traffico di esseri umani, la chirurgia
plastica, l’automutilazione e la complessiva “pornografizazzione” dei media.
CONCLUSIONI
Le idee femministe sono state influenti in ogni parte del mondo e sta contrastando la
disuguaglianza di genere.
La Conferenza delle Nazioni Unite sulle donne, che si è tenuta quattro volte a partire dal
1975, in quella di Pechino del 1995, invita tutti i paesi del mondo ad affrontare questioni
come:
• Il fardello crescente della povertà delle donne,
• La violenza contro le donne,
• Gli effetti dei conflitti sulle donne,
• La disuguaglianza fra uomini e donne nell’esercizio del potere,
• Gli stereotipi sulle donne,
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CAPITOLO 8
RAZZE, ETNIE E MIGRAZIONI
Apartheid: sistema di segregazione razziale imposto dallo stato. Ogni cittadino veniva
classificato in una delle quattro categorie: bianchi, neri, coloured (persone di
discendenza mista) e asiatici. I non bianchi non avevano diritto di voto, ne rappresentati
nel governo centrale. La segregazione razziale era applicata in tutti gli ambienti sociali,
dai luoghi pubblici, ai quartieri residenziali, alle scuole. Milioni di neri vivevano
ammassati nelle cosiddette homelands, lontani dalle principali città, e lavoravano nelle
miniere d’oro e diamanti. Il regime dell’ apartheid era imposto con violenza e brutalità.
Frederik W. de Klerk, divenuto presidente nel 1989, ereditò un paese in profonda crisi e
nel 1990 revocò il bando dell’ Anc e ne fece scarcerare dopo 27 anni di prigionia il
leader principale, Nelson Mandela. Nel 1996 fu promulgata una nuova costituzione che
metteva fuori legge qualsiasi discriminazione basata sulla razza, l’origine sociale o
etnica, le credenze religiose, l’orientamento sessuale, la disabilità. Dal 1996 al 1998
una commissione per la verità e la riconciliazione tenne udienze in molte comunità del
Sud Africa per esaminare le violazioni dei diritti umani avvenute durante l’apartheid.
Dal punto di vista sociologico, dunque, la “razza” va intesa come un prodotto di relazioni
sociali, attraverso cui individui e gruppi vengono classificati assegnando loro attributi o
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Etnia: è un tipo di identità sociale correlata a differenze culturali che diventano effettive
o attive in determinati contesti sociali. I fattori più consueti che distinguono un gruppo
etnico sono la lingua, la storia, la stirpe, la religione, l’abbigliamento, gli ornamenti. Le
differenze etniche sono completamente apprese, non c’è alcunché di innato nell’etnia,
fenomeno puramente sociale che si riproduce continuamente nel tempo. L’etnia può
garantire un’importante continuità col passato e spesso è mantenuta in vita attraverso le
tradizioni culturali. Per quanto si conservi vitale attraverso la tradizione, l’etnia non è un
qualcosa di statico e immutabile. L’etnia è un attributo di tutti gli individui che
compongono una popolazione.
Razzismo: è la credenza che alcuni individui o gruppi siano superiori ad altri sulla base
delle differenze razzializzate.
Razzismo culturale: sfrutta il concetto di diversità culturale per discriminare certi gruppi.
Conflitti etnici
Le società multietniche sono sovente vitali e dinamiche, ma possono anche essere
fragili, soprattutto in presenza di disordini interni o di minacce esterne. Tradizioni
linguistiche, religiose e culturali diverse possono produrre fratture e un aperto
antagonismo tra gruppi etnici. Pulizia etnica: vale a dire la creazione di aree
etnicamente omogenee attraverso l’espulsione delle altre etnie. É stato osservato che
oggi nel mondo i conflitti armati sono sempre più basati sulle divisioni etniche, e solo
una percentuale minima delle guerre coinvolge gli stati; nella stragrande maggioranza
dei casi si tratta di guerre civili con implicazioni etniche.
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Gli studiosi hanno identificato quattro modelli migratori per descrivere i principali
movimenti di popolazione che si sono verificati a partire dal 1945:
• Modello classico: paesi che si sono costituiti come “nazioni di migranti” (Canada,
Stati Uniti e Australia).
• Modello coloniale: tende a favorire l’immigrazione dalle ex colonie rispetto a
quella da altri paesi (es. Francia, Regno Unito).
• Modello dei lavoratori ospiti: prevede un’immigrazione su base temporanea (es.
Germania, Svizzera, Belgio).
• Modelli illegali: gli immigrati che riescono ad entrare in un paese irregolarmente,
oppure fingendo motivi diversi dall’immigrazione, spesso riescono a vivere illegalmente ai
margini della società.
Globalizzazione e migrazioni
Molte teorie delle migrazioni si sono concentrate sui cosiddetti fattori di push (spinta) e
pull (attrazione). I fattori di tipo push sono problemi interni al paese di origine che
spingono le persone all’emigrazione: guerre, carestie, oppressione politica, pressioni
demografiche. I fattori di tipo pull, invece, sono caratteristiche dei paesi di destinazione
che attirano gli immigrati: abbondanza di lavoro, condizioni di vita complessivamente
migliori, maggiore libertà.
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Diaspore globali
Diaspora: processo per cui un’etnia abbandona il luogo di insediamento originario per
distendersi in altri paesi, sovente sotto costrizione o a causa di circostanze traumatiche.
I figli della diaspora sono per definizione geograficamente dispersi, ma restano uniti da
fattori quali la storia comune, la memoria collettiva della patria originaria, un’identità
etnica amata e preservata.
Robert Cohen identifica cinque diverse categorie di diaspore:
• Diaspore di vittime: come il traffico di schiavi africani e gli esodi delle
popolazioni ebraica e armena sono quelle diaspore in cui i popoli subiscono un esilio
forzato e anelano a tornare alla loro terra natale.
• Diaspore dei lavoratori: sono esemplificate dal lavoro forzato degli indiani
durante il colonialismo britannico.
• Diaspore commerciali: volontarie e dovute a ragioni economiche non
traumatiche.
• Diaspore imperiali: l’espansione imperialista in nuove terre trascina con sé
persone che poi si costruiscono in quei luoghi una nuova vita.
• Diaspore culturali: riconducibili a un’emigrazione permanente nutrita di
letteratura, idee politiche, convinzioni religiose, musiche e stili di vita.
CAPITOLO 9
RELIGIONE
Spesso religione e scienza sembrano in contrasto l’una con l’altra. Con l’avvento della
modernità, la prospettiva razionalista è giunta a dominare molti aspetti della nostra
esistenza. La religione è stata parte dell’esperienza umana per migliaia di anni e, in
una forma o nell’altra, è presente in tutte le società conosciute. Le prime società a noi
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I SOCIOLOGI E LA RELIGIONE
Quando studiano la religione, i sociologi lo fanno come professionisti non come credenti
e non; questo significa che in tale sede (sociologia) non ci interessa stabilire se
determinate credenze religiose sono vere o false. I sociologi si sono interessati
soprattutto alle organizzazioni religiose, che sono tra le più importanti della società. Per
alcuni sociologi le religioni sono abbastanza simili alle imprese economiche, in quanto si
contendono sostenitori e risorse. I sociologi hanno spesso giudicato le religioni come
fonti importanti di solidarietà sociale. Credenze religiose, riti e pratiche collettive
contribuiscono a creare una “comunità morale” in cui ciascun membro sa come
comportarsi con gli altri. La religione, però, ha anche alimentato conflitti sociali
distruttivi. Stabilire se la religione produca conflitto o armonia è per i sociologi
contemporanei una questione storica ed empirica, che i padri della sociologia furono i
primi ad affrontare.
studiosi dell’800. Uno fra questi è Feuerbach che usa il termine alienazione per
designare la nascita di forze o personificazioni divine distinte dagli esseri umani.
Secondo tale studioso la religione è caratterizzata da idee e valori prodotti dall’uomo nel
corso del loro sviluppo culturale, ma erroneamente proiettati su personificazioni divine.
La comprensione del fenomeno religioso come alienazione consente secondo lo
studioso grandi speranze per il futuro. Quando l’uomo si sarà reso conto che i valori
incarnati nella religione sono in realtà un prodotto dell’uomo, allora tali valori potranno
essere realizzati su questa terra invece di essere rinviati a una vita ultraterrena. Marx
accetta l’idea che la religione rappresenti l’autoalienazione umana. La religione, è il
“cuore di un mondo senza cuore”, un rifugio di fronte alla durezza della realtà
quotidiana. Nella sua forma tradizionale essa è destinata necessariamente a
scomparire, ma perché i valori positivi che incarna diventeranno gli ideali guida del
destino umano sulla terra, non perché siano in sé sbagliati. Marx dichiarò che la
religione è “l’oppio dei popoli”. Religioni come il cristianesimo rimandano felicità e
ricompense alla vita ultraterrena, insegnando la rassegnata accettazione delle
condizioni date dall’esistenza presente. L’attenzione viene così distolta dalle
disuguaglianze e dalle ingiustizie di questo mondo grazie alla promessa di ciò che
accadrà in quello a venire. In altri termini, la religione contiene un forte elemento
ideologico: credenze e valori religiosi offrono spesso una giustificazione alle disparità di
ricchezza e di potere.
trasportano in una sfera più elevata, nelle quali si sentono in contatto con delle forze
superiori. Queste ultime sono l’espressione dell’influenza esercitata dalla collettività
sull’individuo. L’esperienza religiosa non va lquidata come illusoria, essendo invece
l’esperienza reale di forze sociali.
Riti e cerimonie sono essenziali per stabilire e risaldare il legame tra i membri di un
gruppo; infatti tali manifestazioni non si riscontrano solo nei contesti religiosi, ma anche
nelle principali transizioni come la nascita, il matrimonio e la morte. In tutte le società, in
occasione di tali avvenimenti hanno luogo attività cerimoniali e rituali. Durkheim ritiene
che le cerimonie collettive riaffermino la solidarietà di gruppo nei momenti in cui gli
individui si trovano ad affrontare esperienze critiche di cambiamento. La religione di
fatto condiziona il modo di pensare.
Con lo sviluppo delle società moderne, secondo Durkheim, l’influenza della religione
diminuisce. Il pensiero scientifico sostituisce sempre più la dimensione religiosa, mentre
le attività cerimoniali e rituali arrivano a occupare soltanto una parte molto limitata
dell’esistenza individuale. Durkheim concordava con Marx nell’idea che la religione
tradizionale fosse destinata a scomparire. Egli sembra pensare a una religione civile
dedita alla celebrazione di valori umanistici e politici come la libertà, uguaglianza e
cooperazione sociale.
cristianesimo comporta una costante lotta contro il peccato, e può quindi stimolare la
rivolta contro l’ordine dato delle cose.
IL DIBATTITO SOCIOLOGICO
La secolarizzazione può essere analizzata sulla base di tre parametri:
• Il seguito delle organizzazioni religiose è dato dal numero di persone che
appartengono a una chiesa o ad altre organizzazioni religiose e che partecipano
attivamente alle loro funzioni o cerimonie.
• Il secondo parametro è dato dalla misura in cui le chiese e altre organizzazioni
religiose conservano influenza sociale, ricchezza e prestigio. Nel XX secolo le
organizzazioni religiose hanno perduto gran parte dell’influenza sociale esercitata in
precedenza. E’ una tendenza che si è manifestata in tutto il mondo. I leader religiosi non
possono più dare per scontata la propria autorità sui detentori di potere. Se il seguito
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diminuisce può accadere che chiese e templi debbano essere venduti o si trovino in
condizioni di abbandono.
• Il terzo parametro riguarda la fede e i valori. É quello che possiamo chiamare
parametro della religiosità. Molti coloro che hanno convinzioni religiose non partecipano
regolarmente alle funzioni e alle cerimonie pubbliche. La regolarità di questa
partecipazione non sempre deriva da forti convinzioni religiose: è possibile che un individuo
partecipi pr abitudine, per fare parte di reti sociali o perché ciò rientra nelle attese di
famiglie e comunità. Per capire quanto sia diminuita la religiosità è necessaria un’accurata
conoscenza del passato. I sostenitori della tesi della secolarizzazione affermano che la
religiosità tende a declinare parallelamente all’incremento del tenore di vita indotto dallo
sviluppo socioeconomico e inversamente rimane più forte in condizioni di privazione e di
povertà. Oggi le credenze religiose hanno una presa minore di quella che generalmente
avevano in passato, in particolare se nella definizione di religione comprendiamo l’intera
gamma dei fenomeni soprannaturali e magici in cui allora si credeva. La maggior parte di
noi non avverte più l’ambiente in cui vive come permeato da forze divine o spirituali che
agiscono direttamente sulle nostre vite.
OLTRE LA SECOLARIZZAZIONE?
La tesi della tendenza di lungo periodo alla secolarizzazione sia ben supportata sia
empiricamente, sia teoricamente, le critiche sono state numerose.
quelle delle società di massa. Questa ricerca di rapporti sociali è in termini durkheimiani
una ricerca religiosa. Possiamo dire con Durkheim che nella religione c’è qualcosa di
eterno. Secondo Maffesoli, per ciò che riguarda le vecchie religioni mondiali la
secolarizzazione è un fenomeno indiscutibile, ma sapendo dove guardare i sociologi
potranno individuare nuove forme emergenti di espressione religiosa.
La religione vissuta
Alcuni recenti studi sulle pratiche religiose individuali dimostrano che, alla ricerca di
definizioni e teorie generali della religione , la sociologia può aver ignorato la miscela
creativa di elementi religiosi e secolari in individui che cercano di dare un senso al loro
ruolo nel mondo. Lo dimostra l’indagine di Bellah e colleghi sulla religione “privatizzata”
negli Stati Uniti, dov’è da tempo in atto un distacco da una religione uniforme e pubblica
verso forme di religiosità eterogenee e private, che riflettono un più generale processo
di individualizzazione. In base alle espressioni di fede individuale potrebbero esistere
“220 milioni di religioni in America”, ma questa situazione così radicalmente privatizzata
non contribuisce in alcun modo alla solidarietà sociale, né rafforza la sfera pubblica. Il
pericolo è che si generino forme molto astratte di vita religiosa. Secondo Maguire le
religioni sono o dovrebbero essere uniformi e organizzate , e incsrnare un insieme di
credenze e rituali.
altre due.
Giudaismo (ebraismo): è la più antica delle tre. I primi ebrei erano nomadi che
vivevano all’interno e ai margini dell’egitto. I loro profeti trassero in parte le proprie idee
dalle credenze esistenti nella religione medio-orientale, ma si differenziarono da esse
per la fede in un unico Dio onnipotente. Presentava importanti novità rispetto alle
religioni precedenti: monoteista, la convinzioni che Dio richiedesse l’ubbidienza a rigidi
codici morali e la certezza del monopolio della verità, cioè nel considerare la propria
come la sola vera religione. Fino alla creazione di Israele nel 1948 non esisteva alcuno
stato in cui il giudaismo fosse la religione ufficiale.
Cristianesimo: ebbe origine come filiazione del giudaismo. I suoi discepoli accolsero
Gesù come il Messia atteso dagli ebrei. All’inizio i cristiani furono ferocemente
perseguitati, ma alla fine l’Imperatore Costantino adottò il cristianesimo come religione
ufficiale dell’impero romano. Oggi il cristianesimo è la religione più diffusa al mondo. Le
principali ramificazioni del cristianesimo sono il cattolicesimo, protestantesimo e
ortodossia.
Islam: oggi è la seconda religione mondiale. Nasce dagli insegnamenti del profeta
Maometto nel VII sec dopo Cristo. A un unico Dio, Allah, è attribuito il dominio su tutta la
vita umana e naturale. I due pilastri dell’isola sono i cinque precetti religiosi
fondamentali per i mussulmani: - “Non esiste altro Dio che Allah, e Maometto è il suo
apostolo”. - La recitazione cinque volte l giorno delle preghiere prescritte. - L’elargizione
delle elemosine. - L’osservanza del Ramadan. - Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una
volta nella vita. I musulmani credono che Allah abbia parlato attraverso alcuni antichi
profeti (Mosè e Gesù) prima di Maometto , gli insegnamenti del quale esprimono la
volontà divina nel modo più compiuto. La maggior parte dei fedeli risiede in Africa
settentrionale e orientale, Medio oriente e Pakistan.
Le organizzazioni religiose
I sociologi della religion, pur non mostrando interesse per le religioni non europee, sono
stati tentati di considerare tutte le religioni del mondo attraverso concetti e teorie
sviluppate dall’analisi dell’esperienza religiosa europea.
Chiese e sette
Tutte le religioni si fondano su una comunità di credenti, esistono però diversi modi di
organizzare questa comunità. Weber E Troeltsch hanno introdotto un primo modello di
organizzazione relgiosa; essi distinguevano fra sette e chiese:
Chiesa: associazione religiosa di grandi dimensioni e ben organizzata, come la chiesa
cattolica o anglicana, vi si entra quasi sempre dalla nascita, per trasmissione familiare.
La Chiesa ha una struttura formale e burocratica, incentrata su una gerarchia di
funzionari religiosi.
Setta: associazione religiosa di piccole dimensioni e scarsamente organizzata, che di
solito sorge in polemica con una chiesa, come è avvenuto nel caso di calvinisti e
metodisti. Vi si entra quasi sempre in età adulta per scelta. Le sette mirano di solito a
scoprire e seguire la “vera via” e tendono a ritirarsi dalla società esterna e a chiudersi in
comunità autonome. La maggior parte delle sette è priva o quasi di gerarchia, poiché
tutti gli affiliati sono considerati “uguali”.
Confessioni e culti
Becker ha sviluppato ulteriormente la tipologia Chiesa/seta, elaborando alter due
categorie: confessione e culto.
Confessioni: sono sette che si sono “raffreddate” e hanno cessato di essere gruppi di
protesta attiva per diventare organismi istituzionalizzati. Le sette che sopravvivono oltre
un certo limite di tempo, spesso si trasformano in confessioni. Le confessioni sono
riconosciute come più o meno legittime dale chiese.
Culti: sono le associazioni religiose meno strutturate e più transitorie, essendo
composti da individui che respingono i valori della società esterna. I culti si concentrano
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sull’esperienza individuale e mettono in contatto tra loro persone che hanno un analogo
modo di pensare. I culti si formano molto spesso attorno a un leader ispiratore. I singoli
soggetti non aderiscono formalmente a un culto, seguono particolari teorie o formee di
corporamento.
Movimenti religiosi
Un movimento religioso, è un’ associazione di persone che si uniscono per diffondere
una nuova religione o per promuovere una nuova interpretazione di una religione
esistente. Sono più grandi delle sette e hanno un seguito meno esclusivo.
Essi attraversano determinate fasi di sviluppo. Nella 1 fase, il movimento prende vita da
un leader che Weber definiva carismatico, in grado di catturare l’immaginazione e
conquistare la devozione di una massa di seguaci. (elezione di un leader fase 1). La
seconda fase inizia con la morte del leader; raramente dalla massa sorge un nuovo
leader carismatico. Il movimento affronta quell ache Weber definiva
“istituzionalizzazione del charisma”. Per sopravvivere deve creare regole formalizzate.
Alla morte del leader il movimento può morire oppure sopravvivere e tendere a
trasformarsi in chiesa: diventa un’organizzazione formale di credenti con un sistema
definite di autorità, simboli e rituali. In tal modo possiamo distinguere un ciclo dinamino
di sviluppo religioso.
All’interno delle organizzazioni religiose, come in altre aree della vita sociale, le donne
sono prevalentemente esclude dal potere, solo nel 1994 nella Chiesa d’Inghilterra
furono ordinate le prime donne sacerdote. La decisione viene tuttora osteggiata da molti
conservatori secondo cui l’ammissione delle donne al sacerdozio è una blasfema
deviazione alla verità biblica e un ulteriore ostacolo all’eventuale riunificazione della
Chiesa cattolica. La Chiesa cattolica si è mostrata assai più conservatrice nel suo
atteggiamento verso le donne e continua a sostenere formalmente le disuguaglianze di
genere. La Chiesa cattolica è tuttora fedele alla posizione secondo cui gli uomini affetti
dalla “perversa inclinazione” all’omosessualità devono essere esclusi dai voti religiosi e
dall’ordinazione.
I fondamentalismi
Un altro indicatore del fatto che la secolarizzazione non ha trionfato nel mondo moderno
è la forza del fondamentalismo religioso. Il termine descrive la rigida adesione a un
insieme di principi o credenze. É un atteggiamento mirante a imporre un’interpretazione
letterale dei testi fondamentali di una religione e una loro applicazione ad ogni aspetto
della vita sociale, economica e politica. I sostenitori del fondamentalismo religioso
ritengono che sia possibile una sola visione del mondo: non c’è spazio per ambiguità o
pluralità di interpretazioni. É un fenomeno relativamente nuovo, sorto in gran parte
come risposta alla globalizzazione. In un mondo sempre più globalizzato che esige
motivazioni razionali, il fondamentalismo fa appello a risposte basate sulla fede.
Fondamentalismo islamico
L'islam è una religion che ha continuamente stimolato l’attivismo: Corano, libro sacro
islamico, invitano I credenti a combattere in nome di Dio. Nel corso dei secoli si sono
succedute diverse generazioni di riformatori musulmani e l’islam si è diviso al proprio
interno; lo sciismo è una confessione distaccatasi dal corpo principale dell’islam. Gli
sciiti credevano che il legittimo erede di Maometto avrebbe alla fine imposto la propria
sovranità cancellando le ingiustizie esistenti. In nuovo capo sarebbe stato ispirato
direttamente da Dio e avrebbe governato second il Corano.
L’Islam e l’Occidente
Il medioevo fu attraversato da una lotta continua fra europa Cristiana e musulmani. Fr
ail 18 e il 19 sec gli europei recuperarono la maggior parte dei territory conquistati dai
musulmani e colonizzarono anche molti dei loro possedimenti. Tale capovolgimento fu
catastrofico per la religione e le civiltà musulamne. Alla fine del 19 sec l’incapacità dei
musulmani di resistee all’espansione occidentale portò a movimenti di riforma che
cercavano di ricondurre l’islam alla purezza e alla forza originaria. L’idea di fondo era
basata sul fatto che l’islam dovesse rispondere alla sfida occidentale affermando
l’identità delle sue credenze e pratiche. Nel XX sec tale progetto è stato realizzato e ha
fatto da sfondo alla riv. Islamica (1978-79). La religion come prescritto nel Corano
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divenne il fondamento diretto di tutta la vita politica ed economica. Oggi esistono in Iran
3 gruppi impegnati in una lotta reciproca:
-Radicali: vogliono portare Avanti la riv. Islamica;
-Conservatori: funzionari religiosi convinti che la rivoluzione abbia raggiunto il proprio
scopo, dando loro una posizione di potere che intendono conservare;
-Pragmatici: si oppongono alla rigida subordinazione delle donne , della famiglia e del
sistema giuridico alla legge islamica , sono favorevoli a riforme di mercato, auspicano
l’apertura dell’economia agli investimenti stranieri e al commercio con l’estero.
Lo scontro di civiltà
Molti pensano che il fondamentalismo islamico vada verso un confront a tutto campo
con gli infedeli.
Samuel Huntington ha affermato che, con la fine della Guerra fredda e la crescente
globalizzazione, i conflitti tra Occidente e islam potrebbero trasformarsi in uno scontro di
civiltà a livello mondiale. Secondo Huntington, gli stati - nazione hanno cessato di
essere i protagonisti principali delle relazioni internazionali. Rivalità e conflitti insorgono
ora tra blocchi culturali o civiltà, che sono il fondamento delle identità e delle lealtà
individuali. In particolare, suggerisce Huntington, la religione è il fattore più importante di
differenziazione e divisione tra le civiltà.
Il fondamentalismo cristiano
La crescita delle organizzazioni fondamentalistiche di ispirazione Cristiana in europa
soprattutto negli stati uniti è un fenomeno peculiar degli ultimo decennia.
I fondamentalisti credono che la Bibbia sia la guida in tutti gli ambiti della vita sociale,
dalla famiglia alle attività economiche e alla politica. Essi considerano la Bibbia
“infallibile”, i suoi contenuti espressioni della Verità divina. In reazione alle aperture
teologiche e all’umanesimo laico, il fondamentalismo cristiano si erge contro la “crisi
morale” prodotta dalla modernizzazione: il declino della famiglia tradizionale, il crollo
della moralità individuale, l’indebolimento del rapporto tra uomo e Dio. In un’epoca di
globalizzazione che ha un disperato bisogno di reciproca comprensione e dialogo, il
fondamentalismo religioso può essere una forza distruttiva. Una delle attrattive del
fondamentalismo è la capacità di fornire certezze morali sulla base di testi e
insegnamenti religiosi, certezze di cui le tradizioni liberali e le prospettive laiche sono
prive, poiché accettano che la conoscenza sia in continuo mutamento alla luce di nuove
scoperte.
all’influenza della cultura nella società capitalistica moderna. La loro tesi di fondo
è che nelle società di massa la produzione culturale è standardizzata e dominata
dalla ricerca del profitto nella stessa misura delle altre industrie. In una società di
massa le industrie del tempo libero sono lo strumento per inculcare nel pubblico i
valori ritenuti più appropriati: il tempo libero non è più un’interruzione dal lavoro,
ma una preparazione ad esso. Per Habermas la comunicazione avviene entro la:
sfera pubblica, cioè un’arena di pubblico dibattito in cui possono essere discusse
questioni di interesse generale e si formano così le opinioni.
Gli individui si incontrano da eguali in uno spazio di pubblico dibattito poiché la sfera
pubblica favorisce lo sviluppo iniziale della democrazia.
Oggi l’opinione pubblica è controllata e manipolata dai mass media, non si forma più
attraverso una discussione aperta e razionale.
4. Il più influente approccio interazionista allo studio dei media è rappresentato dalla
teoria del panico morale, che discende dalle prospettive dell’etichettamento di Lemert e
Becker. Lo studio di Cohen sugli scontri tra mods e rockers spiegò come le
rappresentazioni mediatiche esagerate contribuiscano ad alimentare nella società
ondate ricorrenti di panico morale e a individuare i capri espiatori (folk devils).
Approcci recenti:
• modello fondato sulle gratificazioni> considera come il pubblico usa i media per
soddisfare le proprie esigenze, per esempio sapere come vanno i mercati
azionari;
• teoria della ricezione di Stuart Hall> si concentra sui modi in cui la classe di
appartenenza e il retroterra culturale influenzano le interpretazioni dei differenti
«testi» mediatici: libri, film, musica;
• modello interpretativo> il pubblico filtra le informazioni attraverso le proprie
esperienze, legando tra loro «testi» differenti o utilizzando un tipo di media per
contestarne un altro.
Ritzer sostiene che la società nel suo complesso è investita dalla “mcdonalizzazione”
cioè dal processo attraverso cui i principi fondamentali dei fast food sono arrivati a
dominare alti ambiti della società. Già Weber prima di lui afferma che questo lungo
processo di razionalizzazione può, paradossalmente, generare esisti irrazionali.
Secondo Weber le burocrazie assumono vita propria e disseminano nella vita sociale
conseguenze sia positive che negative. La mcdonaldizzazione è disumanizzante!
Secondo Weber oggi stiamo assistendo alla rapida crescita di reti sociali a maglie
larghe, tecnologicamente avanzate.
Le organizzazioni
Spesso gli individui si associano in gruppi per svolgere attività che non potrebbero
facilmente portare a termine da soli. Le organizzazioni dunque Sono gruppi con un
numero identificabile di componenti che intraprendono azioni collettive per il
conseguimento di scopi comuni. Le organizzazioni possono essere composte da un
piccolo gruppo di individui che si conoscono di persona, ma più spesso sono organismi
più grandi e impersonali: esempi di organizzazioni sono le università, le istituzioni
religiose e le imprese. Le organizzazioni tendono ad avere carattere formale.
Un’organizzazione formale quando è razionalmente concepita per conseguire i suoi
obiettivi, spesso per mezzo di norme, regole e procedure esplicite. Il carattere formale è
spesso requisito necessario per il riconoscimento legale delle organizzazioni. Le
organizzazioni hanno per lo più un’architettura definita, sono cioè fondati per scopi
definiti e ubicate in edifici o ambienti specificamente destinati a realizzare questi scopi.
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Si può dire pertanto che esse abbiano una funzione regolatrice: influenzano e
modellano in modi specifici il comportamento individuale. Le organizzazioni esercitano
un’influenza sulla vita delle persone e ciò non sembra avere solo effetti positivi. In
quanto fonti di potere sociale, le organizzazioni possono imporre agli individui imperativi
a cui questi ultimi possono dimostrarsi relativamente incapaci di opporsi.
Le organizzazioni di tipo organici, second Burns e Stalker, sono assai meglio attrezzate
ad affrontare le esigenze mutevoli dei mercati innovativi. Le organizzazioni di tipo
meccanico, invece, sono maggiormente adatte a forme di produzione più tradizionali e
stabili, meno soggette agli alti e bassi del mercato. L’esistenza di ruoli formali e
specializzati riduceva l’incertezza e l’ambiguità, favoriva l’efficenza organizzativa nel
cruciale stadio iniziale e permetteva all’azienda di focalizzarsi sulla sua missione
primaria. Anziché contrapporsi le une alle altre, dunque, strutture meccaniche o
organiche conferiscono un maggior beneficio a seconda dello stadio di sviluppo delle
organizzazioni.
Le organizzazioni transazionali
Le tecnologie dell’informazione hanno reso meno importanti i confini nazionali in campo
economico, culturale e ambientale. I sociologi studiano le organizzazioni internazionali
per capire come vengono create istituzioni che travalicano i confini nazionali e quali
possono essere i loro effetti. I sociologi hanno diviso le organizzazioni internazionali in
due grandi categorie:
• le organizzazioni governative che riuniscono i governi nazionali e
• le organizzazioni non governative a cui aderiscono organismi privati.
Sono istituite da trattati stipulati dai governi al fine di favorire le relazioni tra nazioni. Tali
organizzazioni vengono create per favorire la sicurezza, la regolamentazione dei
commerci, il benessere sociale, i diritti umani, la protezione dell’ambiente. Alcune delle
più potenti organizzazioni oggi esistenti furono create per unificare le economie
nazionali in grandi e potenti aree di scambio. Uno degli esempi più rilevanti in tal senso
è l’Unione Europea. Le organizzazioni internazionali governative possono disporre di
una ragguardevole potenza militare. Le organizzazioni governative interazioni riflettono
sovente le disparità di potere tra gli stati membri. All’inizio del XX sec esistevano al
mondo solo una 30ina di organizzazioni internazionali governative.
Le organizzazioni economiche
Le società moderne sono, in termini marxisti, società capitalistiche. Il capitalismo è un
sistema economico più dinamico di qualsiasi altro nella storia. Esso si distingue per
importantanti caratteristiche: proprietà private dei mezzi di produzione, incentive al
profitto, libera concorrenza sui mercati delle merci, delle materie prime, della
manodopera. Esso cominciò a diffondersi con la riv. Industrial nel XIX sec : nonostante
tutte le critiche ricevute è oggi la forma di organizzazione economica più diffusa nel
mondo.
Imprese e potere
Dall’inizio del XX secolo le economie capitaliste sono state sempre più influenzate dalla
crescita della grande impresa- corporation-. La proprietà è dunque separata dal
controllo: il controllo effettivo è passato ai manager. Il potere delle grandi imprese è
molto esteso. Quando un’azienda occupa una posizione dominante in una data
industria, si dice che detiene il monopolio. Più comune è a situazione di oligopolio, in cui
prevale un piccolo gruppo di grandi imprese, che possono dettare condizioni alle
aziende più piccolo loro fornitrici.
Imprese transazionali
Con l’intensificassi della globalizzazione la maggior parte delle grandi imprese opera
oggi in un contesto economico internazionale. Quando hanno filiali in due o più paesi
vengono dette “multinazionali” o imprese trasnazionali. Le più grandi società di questo
tipo hanno dimensioni gigantesche e possiedono una ricchezza che supera quella di
molti paesi. L’espansione delle società trasnazionali sarebbe stata impossibile negli
ultimi decenni senza i progressi nei trasporti e nelle comunicazioni. (aerie, navi
oceaniche rendono agevole il trasporto ; esso sarebbe stato inconcepibile 60 anni fa)
modello aziendale, sostenibile nel lungo periodo, capace di migliorare le relazioni con
gli stakeholder strategici. La responsabilità sociale d’impresa rappresenta per le
aziende un modo per riallacciare i contatti con la società in mutamento.Esistono dei
limiti, chiaramente, a ciò che possiamo attenderci dai tentative di integrare la
responsabilità sociale nelle pratiche aziendali.
Oltre la burocrazia?
Ritzer sostiene che la burocrazia e la razionalizzazione sono le caratteristiche
fondamentali della maggior parte delle organizzazioni , soprattutto nel mondo
sviluppato. Second altri però il modello proposto da Weber e ripreso da Foucault mostra
segni di logoramento e può essere insufficient a spiegare I mutamenti di tutti I tipi di
organizzazioni.
Molte organizzazioni cercano di diventare meno gerarchiche, non il contrario, e nel
processo diventano più informali e meno rigide. Abbandonando le strutture gerarchiche
rigidamente verticali, molte organizzazioni stanno adottando modelli “orizzontali” e
collaborativi, per divenire più flessibili e capaci di reagire prontamente all’incertezza dei
mercati.
L’economia giapponese ha avuto un andamento assai positivo per la maggior parte del
dopoguerra. Si è spesso sostenuto che ciò dipendesse soprattutto dalle caratteristiche
peculiari delle grandi imprese nipponiche, che differivano in modo sostanziale dalla
maggior parte di quelle occidentali. Le imprese giapponesi si discostano sotto vari
aspetti dalle caratteristiche che associamo alla burocrazia. É assente la piramide di
autorità, al contrario i dipendenti dei livelli più bassi vengono regolarmente consultati su
strategie all’esame dei vertici, e persino i top manager usano incontrarsi con i lavoratori.
Nel modello giapponese i dipendenti si specializzano molto meno dei loro colleghi
occidentali. Le grandi organizzazioni giapponesi assumono con i loro dipendenti un
impegno che dura per tutta la vita. La retribuzione e la responsabilità dipendono
dall’anzianità di servizio, anziché dalla competizione per la promozione. A tutti i livelli
dell’organizzazione gli individui lavorano in piccole squadre o gruppi di lavoro. Sono i
gruppi, e non i singoli, a essere valutati per la loro prestazione. Le organizzazioni
giapponesi si fanno carico di molti bisogni dei propri dipendenti, aspettandosi in cambio
un alto livello di lealtà. Le organizzazioni rispondenti al tipo ideale weberiano sono
probabilmente molto meno efficienti di quanto appaiono sulla carta, essendo incapaci di
stimolare nei dipendenti dei livelli inferiori un senso di autonomia e di coinvolgimento
rispetto alle mansioni che svolgono. Molti studiosi consideravano tale modello, da
seguire. Il rallentamento dell’economia giapponese negli anni 90 ha portato molti
studiosi a ricredersi. L’impegno che molte aziende giapponesi prendevano nei confronti
dei loro dipendenti è stato giudicato negative per la flessibilità e competitività.
conoscenti. Molte persone cercano di procurarsi dei vantaggi attraverso le proprie reti
personali ma non tutti hanno accesso a reti influenti. Le reti di scarso valore, inoltre,
tendono a instradare le donne verso tipiche occupazioni femminili che spesso offrono
una retribuzione inferiore e minori opportunità d’avanzamento.
Reti e Ict
Secondo Castells le reti potenziate dell’information and communication technology e in
particolare da internet sono la struttura organizzativa che definisce la nostra epoca.
L’introduzione di nuove tecnologie ha permesso conseguentemente a molte imprese di
ricostruire la propria struttura organizzativa, rendendola più decentrata e rafforzando la
tendenza a costituire unità più piccole e flessibili anche con il ricorso al telelavoro. Molte
organizzazioni si rendono conto di riuscire a funzionare in maniera più efficace se sono
inserite in una ragnatela di complesse relazioni interazioni con altre organizzazioni e
imprese. Castells sostiene che la “società in rete” è la forma organizzativa più adatta a
un’economia globale dell’informazione. L’interconnessione è resa possible dallo
sviluppo dell’ict . L’ipotesi che la combinazione fra reti e ict ci stia allontanando dalla
vision pwssimistica weberiana del future della burocrazia consiglia una cauta
riflessione.
Il capitale sociale
Spesso gli individui aderiscono a qualche tipo di organizzazione per acquisire contatti e
accrescere la propria influenza. Nel gergo sociologico questi frutti dell’appartenenza a
un’organizzazione sono chiamati capitale sociale, cioè il complesso dei contatti che
permettono ai singoli di conseguire i fini che si prefiggono e di estendere la propria
influenza. Il capitale sociale implica l’esistenza di reti sociali, il reciproco riconoscimento
di obblighi e affidabilità, la comprensione delle regole che rendono efficace un
comportamento e, in generale, altre risorse sociali che permettono agli individui di agire
con efficacia. Le differenze in termini di capitale sociale riflettono le disuguaglianze
sociali. Putnam ha condotto uno studio dettagliato del capitale sociale negli Stati Uniti,
arrivando a distinguerne due tipi:
-il capitale sociale bridging estroverso e inclusivo, che unisce le persone a
prescindere dalle differenze sociali e
-il capitale sociale bonding, introverso ed esclusivo, che rafforza e identità esclusive e
i gruppi omogenei: ne sono esempi le organizzazioni di fratellanza etnica o i club
esclusivi alla moda.
Putnam sostiene che è diminuito il numero di persone che socializzano col vicino di
casa, che sentono di potersi fidare delle persone, è ridotta l’affluenza alle urne
elettorali…questo calo ha molte ragioni. La causa principale second l’autore è una: la tv
ha pres oil posto dell’impegno sociale per la comunità.
La rapida crescita delle tecnologie dell’informazione pone queste ultime sempre più al
centro della routine quotidiana degli individui… esse si è constatato che non siano una
prerogative dei paesi sviluppati e relativamente ricchi.
Quale impatto avranno queste tecnologie sulla vita sociale? Studiando l’utilizzo delle
tecnologie dell’informazioneChambers ha approfondito il passaggio identificato da
Putnam, dai legami relativamente stabili con la famiglia, vicinato e comunità, a legami
più fluidi e volontaristici. La sua conclusion è che si stanno formando nuovi modelli di
frequentazione e nuovi legami sociali basati sull’ideale dell’amicizia, sostenuti in
qualche caso dale reti informatiche.
Altre forme nascono attraverso la creazione di nuove identità sociali tra gruppi un tempo
emarginati, come ad es. Gli omosessuali, che costituiscono spazi sicuri per
l’esplorazione della propria identità.
Le comunità online, virtuali, hanno creato caratteristiche molto diverse dale comunità
tradizionali basate sul contatto fisico, ma ciò le rende forse meno efficacy nella
costruzione di capital sociale bridging? Molti movimenti di protesta politica nascono e si
sviluppano grazie ad informazioni veicolate da siti web, sms o mail. Forse non stiamo
assistendo alla fine della democrazia quanto alla nascita di un nuovo tipo di politica
basato sul principio della democrazia partecipativa anziche rappresentativa.
Chambers sostiene che nonostante gli aspetti positive dei social network queste forme
di socializzazione possono essere inadeguate ad assicurare effettive relazioni di
support che nella maggior parte dei casi richiedono infatti regolari contatti fisici e un
impegno di lunga durata.
CAPITOLO 12
ISTRUZIONE
TEORIE DELL’ISTRUZIONE
L’istruzione, al pari della salute, è spesso considerata un indiscusso bene sociale al
quale tutti hanno diritto. Istruzione e scolarizzazione sono tuttavia due cose diverse:
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• L’istruzione può essere definita un’ istituzione sociale che consente e favorisce
l’acquisizione di conoscenze e competenze e l’ampliamento degli orizzonti personali.
• La scolarizzazione, invece, è il processo formale in cui vengono insegnati
determinati tipi di conoscenze e competenze, di solito attraverso un programma di studi
predefinito e in contesti specializzati che sono le scuole. L’istruzione, come la salute, è un
tema complesso con valenze politiche, economiche, sociali e culturali.
Istruzione e socializzazione
Per Durkheim l’istruzione svolge un ruolo importante nella socializzazione dei ragazzi in
quanto fa loro comprendere i valori comuni che trasformano una moltitudine di individui
separati in una società. Tali valori comprendono le convinzioni religiose e morali e
l’autodisciplina. Durkheim sostiene che l’educazione scolastica permette ai ragazzi di
interiorizzare le regole sociali che contribuiscono al funzionamento della società. Nelle
società industriali, l’istruzione ha un’ulteriore funzione di socializzazione: insegna le
competenze necessarie per svolgere i ruoli richiesti da lavoratori sempre più
specializzati. Nelle società tradizionali è possibile acquisire all’interno della famiglia le
competenze utili al lavoro, ma
con lo sviluppo di società più complesse, fondate su una più estesa divisione del lavoro,
sono nati sistemi educativi col compito di trasmettere le competenze necessarie allo
svolgimento di molteplici ruoli occupazionali specializzati. Parsons riteneva che una
funzione centrale dell’istruzione fosse quella di instillare negli allievi il valore del
successo individuale. Lo status di un bambino in famiglia è scritto, vale a dire fissato
alla nascita. Al contrario, a scuola il suo status è prevalentemente acquisito e nelle
scuole i ragazzi sono valutati attraverso prove ed esami. La funzione principale
dell’istruzione consiste nel permettere ai ragazzi di passare dagli standard
particolaristici della famiglia quelli universalisti che trovano applicazione nella società
moderna.
Teoria funzionalità —> pro: i sistemi educativi forniscono agli individui le conoscenze e
le competenze necessarie a vivere nella società. Contro: all’interno di una società
esistono differenze culturali e l’idea di un unico insieme di valori che andrebbero
insegnati a tutti è contestabile. Secondo i funzionalisti i sistemi educativi svolgono
diverse funzioni per la società, ma il punto debole del loro approccio sta nel fatto che
per loro la società è un’entità relativamente omogenea in cui tutti i gruppi sociali
condividono gli stessi interessi.
Scuola e capitalismo
Bowles e Gintis concludevano che le scuole sono “agenti” della socializzazione ma solo
nel senso
che contribuiscono a produrre il tipo di lavoratore voluto dalle imprese capitalistiche.
Secondo Bowles e Gintis la struttura del sistema scolastico si fonda su un “principio di
corrispondenza” nel senso che le strutture della vita scolastica corrispondono alle
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strutture della vita lavorativa. Sia la scuola sia il lavoro premiano la conformità alle
norme. Insegnanti e manager dettano i compiti, scolari e lavoratori li svolgono.
L’istruzione nel capitalismo è una grande separatrice che riduce ledisuguaglianze
sociali.
Il programma occulto
Concentrandosi sulla struttura dell’istruzione scolastica anziché semplicemente sul suo
contenuto, Bowles e Gintis hanno dimostrato l’esistenza dei sistemi educativi di un
programma occulto attraverso cui gli scolari imparano ad accettare la disciplina, le
gerarchie e la passività verso lo status quo.
Illich è noto per la sua inflessibile opposizione alla cultura del capitalismo industriale,
che priva gradualmente le persone delle proprie capacità tradizionali, via via che esse si
affidano ai prodotti dell’industria e rinunciano alla propria creatività e al proprio sapere.
Era contrario persino al principio dell’istruzione obbligatoria, oggi accettato in tutto il
mondo. Secondo Illich le scuole sono nate per svolgere quattro compiti fondamentali:
- Custodia
- Distribuzione degli individui nei ruoli occupazionali
- Apprendimento dei valori dominanti
- Acquisizione delle capacità e delle conoscenze socialmente approvate
Molto di ciò che nella scuola si apprende non ha niente a che fare con il contenuto
formale delle lezioni. La scuola tende a inculcare quello che Illich chiama “consumo
passivo”: l’accettazione acritica dell’ordine sociale esistente attraverso la disciplina e
l’irreggimentazione. Illich propone la descolarizzazione della società. L’istruzione
dovrebbe permettere a tutti coloro che lo desiderano di accedere alle risorse educative
disponibili in qualsiasi momento della vita, non solo durante l’infanzia e l’adolescenza.
Chi vuole apprendere non dovrebbe essere costretto ad accettare un programma
standardizzato, ma dovrebbe poter scegliere personalmente che cosa studiare. In
sostituzione alle scuole Illich propone diversi tipi di strutture educative. Le sue idee sono
tornate di moda con l’avvento delle nuove tecnologie comunicative e l’estensione
dell’apprendimento all’intero arco della vita.
vantaggio.
- Il capitale sociale consiste nell’appartenenza o nella partecipazione a reti sociali
elitarie, e nella
frequentazione di gruppi sociali dotati di contatti e influenze.
- Il capitale culturale è quello che si accumula all’interno dell’ambiente familiare e
attraverso l’istruzione, e si manifesta in conoscenze e competenze acquisite.
- Il capitale simbolico fa riferimento al prestigio, allo status e alle altre forme di onore
sociale che consentono a chi ha no status elevato di dominare su quanti occupano
posizioni inferiori. Un altro concetto chiave di Bourdieu è quello di campo, un ambito o
un arena sociale in cui ha luogo un confronto competitivo. É attraverso questi campi che
si organizza la vita sociale e operano i rapporti di potere; ciascun campo ha le proprie
“regole del gioco”, non trasferibili ad altri campi. Infine Bourdieu utilizza il concetto di
habitus, che può essere descritto come dotazione di disposizioni acquisite, ad esempio
l’atteggiamento del corpo i modi di parlare o di pensare e agire adottati dalle persone in
rapporto alle condizioni sociali del loro tempo. Il concetto di habitus ci permette di
analizzare i nessi tra strutture sociali da una parte azioni e personalità individuali
dall’altra. Secondo Bourdieu il concetto di “capitale culturale” può assumere tre forme:
• una forma incorporata, per cui possiamo portarlo con noi nel nostro modo di
pensare, parlare e muoverci;
• una forma oggettivata, ad esempio il possesso materiale di opere d’arte, libri o
abiti.
• una forma istituzionalizzata, ad esempio un titolo di studio riconosciuto
facilmente traducibile in capitale economico sul mercato del lavoro.
Il sistema educativo tuttavia non è un campo neutrale separato dal resto della società.
Anzi, la cultura e gli standard educativi sono il riflesso di una specifica società e, in tal
senso, le scuole avvantaggiano sistematicamente coloro che anno già acquisito capitale
culturale attraverso la famiglia e le reti sociali in cui sono inseriti (il loro capitale sociale).
La curva a campana
I risultati di questi test presentano un’elevata correlazione con le prestazioni
scolastiche. Di conseguenza, sono anche strettamente correlati alle differenze sociali,
economiche ed etniche, dal momento che queste ultime risultano connesse al grado di
successo scolastico.
Per Herrnstein e Murray più un individuo è intelligente, maggiori sono le sue probabilità
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di salire la scala sociale: chi occupa le posizioni di vertice lo deve in parte alla sua
maggiore intelligenza.
I critici di Herrnstein e Murray negano che le differenze del Qi tra gruppi etnici e razziali
siano di origine genetica e sostengono invece che derivano da disparità sociali e
culturali. I punteggi ottenuti nei test del Qi possono essere influenzati anche da fattori
che non hanno niente a che fare con le capacità presumibilmente misurate, come lo
stress causato dal test stesso. Studi psicosociali hanno scoperto che la “minaccia
associata allo stereotipo”, la paura cioè di confermare con la propria persona uno
stereotipo sociale negativo, può pregiudicare la performance individuale nei test di
misurazione dell’intelligenza. L’idea che interi gruppi razziali siano mediamente più
intelligenti di altri rimane improbabile e non verificata.
Stephen Jay Gould sostiene che Herrnstein e Murray hanno sbagliato su quattro punti:
• l’intelligenza non può essere espressa da un singolo indicatore
• gli individui non possono essere significativamente collocati lungo una sola scala
di intelligenza
• l’intelligenza non deriva fondamentalmente dalla dotazione genetica
• il livello di intelligenza non è immutabile e migliora con l’età.
L’intelligenza emotiva
Goleman afferma che l’intelligenza emotiva può essere almeno altrettanto importante
del Qi nel determinare le nostre opportunità di vita. L’intelligenza emotiva si riferisce
alluso che le persone fanno delle proprie emozioni e consiste nella capacità di
riconoscere le proprie e altrui emozioni, individuarne le manifestazioni e saperle gestire
Non si ritiene che le qualità dell’intelligenza emotiva siano ereditarie.
Genere e scuola
L’istruzione e i programmi scolastici formali sono stati a lungo differenziati, nelle società
sviluppate,
secondo il genere. Oggi il contenuto dei programmi scolastici della scuola secondaria
non fa più alcuna distinzione sistematica tra i maschi e femmine. Le differenze di
genere nell’istruzione sono altresì evidenti se consideriamo la scelta del ramo di studi. É
più facile che le ragazze siano incoraggiate a optare per materie di minor prestigio
accademico.
Il divario di genere
Perché oggi i ragazzi se la cavano meno bene delle ragazze negli studi?
• Un primo fattore che deve essere preso in considerazione è l’influenza del
movimento femminile sulla crescita dell’autostima e delle aspettative femminili.
• Un secondo fattore è la maggiore consapevolezza della discriminazione di
genere all’interno del sistema educativo.
Alcune teorie si fondano sulla differenza di approccio allo studio tra ragazzi e ragazze.
Si è spesso affermato che e ragazze sono più motivate e maturano più precocemente
dei ragazzi.
Benché in molti settori le ragazze abbiamo preso il sopravvento sui ragazzi, è tuttora
meno probabile che scelgano materie scolastiche capaci di assicurare carriere nel
campo della tecnologia, delle scienze e dell’ingegneria, che sono determinanti per la
crescita economica.
CAPITOLO 13
CRIMINALITA’ E DEVIANZA
I criminali hanno un aspetto nettamente diverso dale persone rispettose della legge.
Nella seconda metà del XIX sec molti credevano che i criminali si nascesse e non si
diventasse. Il criminologo italiano Cesare Lombroso riteneva che i tipi criminali
potessero essere identificati da certi caratteri anatomici. I criminali mostravano chiari
segni di atavismo, cioè esibivano, a differenza degli individui “civilizzati” tratti ereditati
da stadi precedenti dell’evoluzione umana. Essi erano in sostanza esseri
evolutivamente ritardati e non civilizzati e, nella misura in cui la loro criminalità era
ereditaria, non li si poteva incolpare se commettevano dei delitti. Oggi le sue idee
possono essere giudicate molto comiche, all’epoca però esse furono realmente
innovative, in quanto Lombroso puntava alla necessità di uno studio scientifico della
criminalità e ciò pose le fondamenta della ricerca scientifica in questo campo.
La teoria dei “somatipi” di Sheldon distingue tre tipi principali di struttura fisica, uno dei
quali associato alla delinquenza: i tipi muscolosi e attivi, sono più aggressivi e hanno
maggiori probabilità di diventare criminali rispetto ai soggetti più magri o più grassi. Se
anche una relazione tra somatotipo e delinquenza fosse vera, cioè non dimostrerebbe
necessariamente che l’ereditarietà sia il fattore determinante.
Gli approcci psicologici si concentrano sui tratti di personalità. Eysenck ha suggerito che
gli stati mentali anormali sono ereditari e che predispongono un individuo a delinquere o
comunque complicano il suo processo di socializzazione. Sia l’approccio biologico che
quello psicologico presumono che la criminalità e la devianza siano indizio di qualcosa
che non funziona nell’individuo. Secondo tali approcci I crimini sarebbero provocati da
fattori che sfuggono al controllo dell’individuo, perchè congeniti nel suo corpo o nella
sua mente.
Per I sociologi una spiegazione soddisfacente della criminalitàdeve rendere conto di
come certi atti vengono definite criminali. Cosa esattamente intendiamo per criminalità e
devianza??
Concetti fondamentali
La devianza può essere definita come “non conformità a una norma o complesso di
norme accettate da un numero significativo di individui all’interno di una collettività”. La
maggior parte delle persone, per la maggior parte del tempo, osserva le norme sociali in
quanto il processo di socializzazione le abitua a farlo. Tutte le norme sociali sono
accompagnate da sanzioni che promuovono il conformismo e proteggono dal non
conformismo. Una sanzione è qualsiasi reazione al comportamento di un individuo o di
un gruppo volta ad assicurare l’osservanza di una data norma. Le sanzioni possono
essere positive o negative:
- sono positive se ricompensano chi rispetta la legge
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Teorie interazioniste
I sociologici che adottano tale prospettiva concepiscono la devianza come fenomeno
socialmente costruito. Essi si interrogano sul modo in cui I comportamenti vengono
definite deviant e sul perchè certi gruppi e non altri sono etichettati come devianti.
Teoria dell’etichettamento
interpreta la devianza come un processo di interazione tra deviati e non devianti. In
questa prospettiva, per capire la natura stessa della devianza è necessario sapere
perché alcuni individui vengono etichettati come “devianti”. I processi di etichettamento
tendono a esprimere la struttura di potere della società. Nei quartieri poveri, le stesse
manifestazioni (es. dipingere i muri, balzare scuola) possono essere viste come prova
di una propensione alla delinquenza giovanile. Una volta che un ragazzo è stato
etichettato come delinquente, è probabile che venga bollato per sempre come
inaffidabile. Becker ha mostrato come le identità devianti vengano prodotte attraverso
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Il realismo di sinistra
Per i realisti di sinistra la criminalità è un problema serio, dannoso soprattutto per le
comunità operaie, di cui non si può minimizzare l’importanza. Molti criminologi di sinistra
tendevano a tenere in scarsa considerazione le statistiche ufficiali sui reati, sostenendo
che non erano affidabili ma venivano impiegate dai mass media per fomentare le paure
e individuare capri espiatori nei giovani della classe operaia e nei gruppi etnici
minoritari. Il nuovo realism di sinistra riconosce che vi è stato realmente un aumento del
numero dei reati e che I motive di preoccupazione sono fondati. Dunque second tali
sostenitori occorre interessarsi delle vittime e non sono degli autori del reato. Diverse
indagini mettono in evidenza che la criminalità è un problema particolarmente serio
nelle aree urbane povere e degradate. I realisti di sinistra sottolineano che la frequenza
dei reati sale nei quartieri emarginati e che i gruppi sociali più poveri rischiano
maggiormente di essere vittime di reati rispetto a quelli più ricchi. Tali studiosi hanno
avanzato proposte realistiche per modificare le procedure di controllo di polizia:
atteggiamento più sensibile nei riguardi della comunità; politiche di intervento minimale
attravarso funzionari di polizia locali, responsabili verso I cittadini; esso rappresenta
dunque un approccio più concreto rispetto alle prospettive precedent.
Le persone possono ubbidire alle leggi perché riconoscono la legittimità degli organi
che le formulano e le fanno osservare. In tal caso si ubbidisce alle leggi a condizione
che il processo legislativo e quello esecutivo siano percepiti come legittimi. In entrambi i
casi - osservanza indotta della morale personale o della legittimità - le persone
ubbidiscono alle leggi a causa di norme interiorizzate di equità e giustizia, non per
paura della punizione. La ricerca di Tyler suggerisce che inasprire le pene detentive o
mandare più giovani in carcere con ogni probabilità non avranno l’effetto di prevenire il
crimine. Le autorità dovrebbero piuttosto garantire che le procedure usate nel sistema
giudiziario penale siano corrette, alimentando il rispetto della legge. Questo approccio è
noto come realism di destra.
Il realismo di destra
Per i realisti di destra la devianza è una questione individuale che coinvolge chi,
carente di autocontrollo e di moralità, sceglie di adottare comportamenti distruttivi e
sregolati. Il realism di destra liquidava come privy di fondamento gli altri approcci teorici,
in particolare quelli che riccollegavno la delinquenza alla povertà e alle disugualianze di
classe. I governi britannico e statunitense intrapresero un rafforzamento delle attività di
contrasto dell’illegalità: furono accordati maggiori poteri alla polizia, incrementati I fondi
a disposizione del sistema giudiziario penale.. negli stati uniti per contrastare I
delinquent abituali, fu introdotta negli anni 90 la legge THREE STRIKES, che rendeva
obbligatorio il carcere in caso di terza condanna per proteggre I cittadini dagli atti
criminosi recidivi. Come conseguenza vi è l’aumento della popolazione carceraria.
Criminologie ambientali
Secondo alcuni teorici del controllo la crescita dei reati deriva dall’aumento delle
occasioni e dei possibili bersagli di attività criminose nella società moderna. A partire
dagli anni ’80 è stata adottata una pluralità di misure tendenti a impedire gli atti
criminosi mediante l’adozione di accorgimenti tecnici. Nell’insieme, tali misure sono note
con la formula di criminologia ambientale, che ha ispirato una serie di politiche
incentrate sulla modificazione del contesto anziché sul recupero dei delinquenti.
Elementi centrali della criminologia ambientale sono i concetti di “sorveglianza” e di
“protezione del bersaglio”.
• La sorveglianza comporta che le comunità si autoproteggano con ronde di
quartiere e prevede spesso l’installazione di sistemi di telecamere a circuito chiuso nei
centri urbani e negli spazi pubblici come deterrenti all’attività criminale.
• La protezione del bersaglio mira a rendere più sicuro l’obbiettivo dell’attività
criminosa, ad esempio attraverso allarmi e protezioni di vario tipo.
Alcuni sostengono che stiamo vivendo una una “società blindata”, in cui determinati
gruppi sociali si sentono costretti a difendersi da tutti gli altri. Le politiche ispirate dalla
criminologia ambientale possono avere un preoccupante effetto collaterale: nel
momento in cui i bersagli preferiti dai delinquenti vengono blindati, l’attività criminosa
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può semplicemente spostarsi su altri obiettivi. Rafforzare la sicurezza delle nuove auto
ad es. Rende più vulnerabili I modelli più datati mentre I quartieri poveri rischiano di
assistere a un aumento della criminalità via via che quelli ricchi accrescono le proprie
difese. La criminologia ambientale è connessa anche alla TEORIA DELLA FINESTRA
ROTTA second cui bastano piccolo segni di disordine sociale, anche solo la comparsa
di una finestra rotta ad ispirare condotte delinquenziali. Una finestra rotta non riparata è
indice che nessuno se ne cura, per cui la rottura di altre è la risposta criminale razionale
adeguata alla situazione.
Vittime e aggressori
Le ricerche sociologiche e le statistiche dimostrano che gli autori dei reati e le vittime
non sono distribuiti casualmente tra la popolazione. Gli uomini, ad esempio, tendono a
figurare tra gli autori di atti criminosi più delle donne, i giovani sono più spesso sia autori
che vittime rispetto agli anziani. La possibilità di subire un reato è strettamente
connessa con la zona in cui si vive. I tassi di criminalità in generale sono più alti in
generale nelle aree più povere dove risiedono percentuali più elevate di appartenebti a
gruppi etnici minoritari. Il fatto che le minoranze si concentrino in quei quartieri sembra
importante nel determinare una loro maggiore esposizione agli atti criminosi.
nelle statistiche. Essi sono in gran parte tollerati dale aziende e le forze di polizia non
frequentanosolitamente I luoghi in cui possono essere commessi, il loro costo dunque è
enorme.
I reati aziendali
A differenza dei reati commessi dai colletti bianchi a fini di arricchimento personale,
l’espressione reati aziendali denota i reati commessi dalle imprese, in particolare da
quelle di grandi dimensioni, tra cui l’inquinamento, l’etichettatura mendace di prodotti, le
violazioni di norme di sicurezza e d’igiene. Secondo Box, nelle economie capitalistiche
fondate sulla concorrenza le imprese sono intrinsecamente criminogene, nel senso che
sono costrette a prendere in considerazione il ricordo ad attività illecite nella misura in
cui queste ultime conferiscono un vantaggio competitivo. Sono stati classificati sei tipi di
reati riferibili alle grandi imprese:
• amministrativi, irregolarità o non conformità dei documenti
• finanziari, evasione fiscale
• ambientali, inquinamento/assenza di autorizzazioni
• occupazionali, condizioni di lavoro irregolari
• produttivi, pericolosità dei prodotti
• commerciali, pubblicità ingannevole. Gli effetti dei reati aziendali sono spesso
ineguali all’interno della società; chi ne risente in misura sproporzionata è di solito chi è
svantaggiato da altri tipi di disugualianza socioeconomica. Individuare le vittime di tali reati
non è semplice. Spesso le vittime di tali reati non si riconoscono come tali per timore. Nei
sistemi giuridici fondati sul principio della responsabilità individuale I reati aziendali
pongono problem specifici di ardua risoluzione.
Le prigioni
L’obiettivo fin qui è quello di controllare e ridurre I comportamenti illeciti. Ma quando la
prevenzione falliscela società punisce chi delinque e la condanna al carcere rimane
ampiamente utilizzata per sanzionare I colpevoli di reati privandoli delle libertà godute
fino a quell momento.
quelli che in teoria dovrebbero acquisire. Le carceri sono chiamate UNIVERSITA’ DEL
CRIMINE, non sorprende infatti che il tasso di recidività, sia alto.
La giustizia riparativa
Alcuni ritengono necessario il passaggio da una giustizia punitiva a una giustizia
riparativa, intesa cioè ad accrescere nei condannati la consapevolezza degli effetti dei
loro crimini attraverso “sentenze” da scontare all’intero della comunità, ad esempio
l’assegnazione a servizi sociali o incontri di riconciliazione con le vittime. Braitwaite
afferma che le forme più efficaci di giustizia ripartiva sono costruite sul principio e sulla
pratica della vergogna reintegrativa. Gli autori di atti criminosi, in altri termini, sono
messi a confronto non solo con la vittima, ma anche con la disapprovazione sociale per
il loro comportamento in modi che dovrebbero indurli, attraverso la vergogna, a una
conformità liberamente scelta. Lo strumento della vergogna è suscettibile di provocare
una stigmatizzazione che può trasformare i colpevoli in outsider e indurli ad
intraprendere carriere criminali all’interno di subculture devianti. É importante perciò
trattare con rispetto i condannati, costruire relazioni di interdipendenza che rendono
efficace il processo e facilitare il coinvolgimento della comunità del sistema penale. Da
una valutazione sociologica della delinquenza emerge che non esistono facile rimedi; le
cause dei reati sono tutt’uno con le condizioni strutturali della società( povertà, degrade
urbano, peggioramento delle condizioni di vita di molti giovani). Benchè vadano
esplorate soluzioni a brevet ermine (es. Trasformare le prigioni in luoghi di
riabilitazione), le soluzioni realmente efficacy devono essere proiettate nel lungo
periodo.
I reati informatici
Stanno cambiando profondamente il volto delle attività criminali. Per Grabosky e Smith
esistono nove tipi principali di reati fondati sulla tecnologia:
• intercettazione abusiva di comunicazioni: dal controllo del coniuge allo
spionaggio;
• vandalismo e terrorismo elettronici: tentative di compromettere la sicurezza dei
sistemi informatici da cui dipendono in misura crescent le società occidental;
• uso abusivo di servizi: manipolazione dei sistemi di telecomunicazionein modo
da usarli gratis o a poco prezzo;
• violazione del diritto d’autore: riproduzione illecite di testi, film, brani musicali;
• pornografia e istigazione alla violenza: diffusion attraverso internet di material
pornografico, propaganda razzista;
• frodi telematiche: vendite e offerte fraudolente;
• reati connessi al trasferimento elettronico di denaro: interventi illeciti su
transazioni bancarie, commercio elettronico, operazioni finanziarie;
• riciclaggio elettronico di denaro: trasferimento dei proventi di attività criminali in
modo da occultarne le origini;
• associazione a delinquere elettronica: sfruttamento dei sistemi di crittografia e
della velocità di trasferimento delle informazioni per rendere difficile alla polizia il contrasto
delle attività criminose.
Wall distingue i reati informatici in tre fasi evolutive strettamente legate allo sviluppo
delle tecnologie:
• i reati informatici di prima generazione sono reati tradizionali che si sono
semplicemente svantaggiati dell’uso di computer e altri strumenti informatici
• i reati informatici di seconda generazione sono quelli in cui internet ha aperto
nuove opportunità: ne sono esempio il mercato globale della pornografia online e le frodi
condotte per mezzo di d’aste
• I veri reati informatici sono quelli di terza generazione, prodotti esclusivamente
da internet e che possono aver luogo nel ciberspazio.
L’estensione globale dei sistemi di telecomunicazione pone nuove sfide ai tutori della
legge; atti criminosi perpetrati in un determinate paese possono colpire vittime in tutto il
mondo. Ciò ha conseguenze preoccupanti per chi deve perseguire questi reati; diviene
necessario per le forze di polizia dei paesi coinvolti determinare la giurisdizione in cui il
reato è stato commesso.
Conclusioni
Una società tollerante verso il comportamento deviante può restare coesa. Questo
risultato è possibile solo se le libertà invidiali sono accompagnate dalla giustizia sociale,
in un contesto in cui le disuguaglianze non siano troppo ampie e l’intera popolazione
abbia l’opportunità di condurre una vita piena e soddisfacente. Se la libertà non è
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CAPITOLO 14
POLITICA E MOVIMENTI SOCIALI
La sociologia politica ruota attorno al significato, alla natura e alla distribuzione del
potere. Parliamo di potere quando è presente la possibilità di far valere entro una
relazione sociale, anche di fronte all'opposizione, la propria volontà. Weber parla del
potere, e sostiene che il potere consiste nel realizzare la propria volontà anche a
dispetto della resistenza altrui. Il potere infatti, quando viene riconosciuto come
legittimo, assume la forma dell'autorità.
Egli distingue tre categorie, ovvero:
Autorità tradizionale: si presenta quando il potere è fondato su valori tradizionali ed è
presente il dominio ereditario delle dinastie. Un esempio di questa autorità è la
monarchia.
Autorità carismatica: quando il potere viene affidato ad una persona, un leader, che
possiede qualità eccezionali.
Autorità razionale-legale: potere legittimato da norme e regole che valgono in maniera
eguale per tutti.
Anche Focault da una sua interpretazione riguardo il potere, sostenendo che il potere
non si concentra nelle mani di una sola istituzione come lo Stato, ne è detenuto da
gruppi identificabili, ma il potere opera a ogni livello dell'interazione sociale, in tutte le
istituzioni e attraverso ciascun individuo. Nell'ottica proposta da Focault si amplia il
concetto di politica, tanto che potere e conoscenza sono strettamente correlati e si
rafforzano a vicenda. Quando parliamo di regimi politici, possiamo definirne due,
ovvero, autoritarismo e democrazia. Quando lo stile politico adottato è quello
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Data anche la forte diffusione di Internet, è necessario porsi una domanda: internet
favorisce la democratizzazione? Possiamo dire che Internet permette di superare i
confini nazionali, facilitando la diffusione globale dell'idea. Per questo soprattutto i
governi autoritari vedono Internet come una minaccia, tanto da controllarne e limitarne
l'uso. Nonostante l'apparente successo globale della democrazia, nemmeno nei paesi
con sistemi democratici e consolidati essa è un valore universalmente condiviso, tanto
da accrescere segni di apatia e di sfiducia nei confronti dei politici eletti e dei processi
elettorali. Questo processo è testimoniato anche dalla ridotta partecipazione di Stato sia
livello nazionale che europeo. Daniel Bell, sociologo americano, analizza il concetto
della governance globale traendo alcune conclusioni. Secondo il sociologo i governi
nazionali sono troppo piccoli per affrontare le grandi questioni ma al contempo sono
troppo grandi per affrontare i problemi locali. In vista di nuovi rischi diffusi a livello
internazionale, sono state create delle apposite organizzazioni internazionali. L'obiettivo
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è quello di stabilire regole per affrontare i problemi globali e le diverse istituzioni. Tutte
le decisioni e le procedure sono basate su trattati a cui partecipano tutti i paesi membri.
La vita politica però, non si svolge solo nel tradizionale contesto dei partiti politici, delle
lezioni e della rappresentanza. Vi sono spesso gruppi consapevoli che in questo
contesto si pongono degli obiettivi che non possono essere conseguiti. Talvolta infatti il
cambiamento politico e sociale può essere ottenuto solo attraverso delle azioni non
ortodosse. L'esempio più vistoso di azione politica non ortodossa è la rivoluzione,
ovvero il rovesciamento di un ordine politico attraverso un'azione violenta di massa. Il
tipo più comune di attività politica non ortodossa e quella dei movimenti sociali.
I movimenti sociali sono delle azioni collettive tese a perseguire un interesse o un
obiettivo comune attraverso iniziative esterne all'istituzioni. Nascono appunto con
l'obiettivo di provocare un cambiamento, ad esempio l'estensione dei diritti civili ad una
certa parte della popolazione.
Di contro invece, nascono movimenti che difendono lo status quo. In alcuni casi l'azione
dei movimenti sociali è talmente importante da comportare la modifica di alcune leggi.
Negli anni 60 sono state introdotte due teorie riguardo i movimenti sociali:
Tensione sociale: la prima ad occuparsene è stata la scuola di Chicago, i quali
studiosi vedevano degli agenti di mutamento sociale, non solo sui prodotti. Blumer parlo
della teoria della tensione sociale, per spiegare le attività di protesta non convenzionali.
Mobilitazione delle risorse: gli approcci americani si concentrarono su COME si
organizzano i movimenti, mentre quelli europei si chiedono PERCHÈ nascono in un
determinato momento.
Ogni tipo di movimento sociale è motivato dall'insoddisfazione per alcuni aspetti della
società che i movimenti vogliono correggere o cambiare. I movimenti possono essere
attivi o espressivi. Sono attivi quando vogliono trasformare la società, sono definiti
espressivi invece quando tendono a trasformare i soggetti coinvolti. Blumer ha fornito
un'altra teoria importante riguardo i movimenti sociali, ovvero sostiene che essi hanno
un ciclo di vita che passa per quattro stadi successivi:
Primo stadio: lo stadio del fermento sociale, in cui le persone sono inquiete per un
problema che non hanno ancora messo bene a fuoco e sono relativamente
disorganizzate Secondo stadio: stadio dell'eccitazione popolare, durante il quale le
fonti dell'insoddisfazione vengono meglio definite e comprese con maggiore chiarezza
Terzo stadio: lo stadio dell'organizzazione formale, che porta ad un livello più elevato
di coordinamento e a una struttura di lotta più efficace Quarto stadio: lo stadio
dell'istituzionalizzazione, in cui il movimento viene accettato come parte integrante della
società e della vita politica.
movimenti non sono caotici, bensì dotati di uno scopo. I movimenti sociali hanno
bisogno di risorse, per cui non basta l'insoddisfazione politica. Per questo i movimenti
sociali dovrebbero essere competitivi, porsi come una sorta di industria del movimento
sociale entro cui competere per risorse scarse. Però questa teoria non riesce a
spiegare quei movimenti sociali che ottengono successo anche con risorse scarse o
limitate. A partire dai tardi anni 60 Del secolo scorso, si è verificata una proliferazione di
movimenti sociali in tutti paesi del mondo, da quello studentesco, a quello femminista, a
quello per i diritti civili. Nell'insieme sono spesso definiti come nuovi movimenti sociali.
Le teorie dei nuovi movimenti sociali cercano di spiegare perché essi sono sorti proprio
in quel momento. Vengono definiti nuovi, per definirsi contemporanei. I nuovi movimenti
sociali differiscono da quelli “vecchi” per quattro aspetti fondamentali:
Introduzione di nuovi temi, legati alla qualità della vita come ad esempio le condizioni
ambientali o il benessere.
Introduzione di nuove forme organizzative. Viene adottata infatti una forma reticolare,
che respingeva l'organizzazione formale. Avevano una struttura a maglie larghe ed
erano privi di un centro o di un quartiere generale, prediligendo un'articolazione
policefala.
Vengono introdotti anche nuovi repertori di azioni. Azioni dirette e non violente che
fanno leva sull'uso anche dei media.
Sono presenti anche nuovi attivisti con la prevalenza di un nuovo ceto medio, ovvero
quello degli insegnanti.