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CAPITOLO
1
-‐
Cos'è
la
sociologia
XVII
SECOLO:
Per spiegare i nuovi fenomeni sociali,quali l’Illuminismo e la rivoluzione industriale, la sociologia:
I PRIMI SOCIOLOGI
COMTE
inizio
‘800
positivista.
All’inizio
parla
di
fisica
sociale,
poi
di
sociologia;
egli
voleva
creare
una
SCIENZA
DELLA
SOCIETA’
che
spiegasse
le
leggi
del
mondo
sociale.
Quindi
secondo
il
suo
punto
di
vista:
DURKHEIM
seconda
metà
‘800:
crede
nello
studio
OGGETTIVO
della
vita
sociale.
SOCIOLOGIA:
1
/
42
• Secondo
Durkheim
la
società
ha
un’esistenza
autonoma,
e
pertanto
i
fatti
sociali
sono
esterni
agli
individui.
Un
importante
studio
è
quello
relativo
al
suicidio;
il
SUICIDIO
è
un
FATTO
SOCIALE
spiegato
da
altri
fatti
sociali
quali
l’INTEGRAZIONE
e
la
REGOLAZIONE
SOCIALE.
Queste
due
forze
determinano,
per
carenza
o
per
eccesso,
4
TIPI
DI
SUICIDIO:
• EGOISTICO:
carenza
di
integrazione
sociale;
• ANOMICO(
privo
di
norme):
carenza
di
regolazione
sociale;
• ALTRUISTICO:
eccesso
di
integrazione
sociale;
• FATALISTICO:
eccesso
di
regolazione
sociale(l’individuo
si
sente
oppresso
dalle
regole);
MARX
(contemporaneo
a
Durkheim):
si
concentra
sui
cambiamenti
dell’età
moderna
dovuti,
per
lui,
soprattutto
allo
sviluppo
del
capitalismo.
Considerato
il
TEORICO
DEL
CONFLITTO
SOCIALE*,
egli
riteneva
che
la
società
capitalistica
si
dividesse
in:
Esse
erano
due
classi
sociali
DIPENDENTI
l’una
dall’altra
ma
in
maniera
sbilanciata
dato
che
il
loro
rapporto
si
basava
sullo
sfruttamento.
Per
questo
motivo
Marx
prevedeva
una
ribellione
del
proletariato
con
il
conseguente
avvento
del
comunismo.
WEBER
(contemporaneo
a
Durkheim):
critica
Marx
per
l’importanza
che
rivolge
alle
condizioni
economiche
nel
mutamento
sociale.
Secondo
lui:
• L’influenza
di
idee
e
valori
sul
mutamento
sociale
è
pari
a
quella
delle
condizioni
economiche;
• Le
strutture,diversamente
da
come
afferma
Durkheim,
non
esistono
indipendente
mane
dagli
individui;
Egli
afferma
poi
che
alla
base
del
capitalismo
si
pone
l’etica
protestante
che
induce
l’individuo
a
impegnarsi
per
il
successo
delle
proprie
iniziative
economiche.
2
/
42
simbolo,per
cui
tutte
le
interazioni
tra
individui
comportano
uno
scambio
simbolico
tra
significati.
• MARX→APPROCCIO
CONFLITTUALISTA:
Marx
parla
della
teoria
del
conflitto.
In
passato
si
pensava
che
il
soggetto
fosse
una
tabula
rasa,
privo
di
una
sua
individualità;
la
società
quindi
aveva
l’obbligo
di
socializzarlo.
Oggi
tendiamo
a
studiare
la
socializzazione
come
un
processo
in
cui
l’individuo
ha
molto
più
potere
rispetto
al
passato
nei
confronti
della
propria
vita.
Ha
cioè
capacità
di
autodeterminazione.
La
socializzazione
collega
le
diverse
generazioni,
per
cui
è
un
processo
lungo
quanto
la
vita
stessa.
Essa
è
divisa
in
due
fasi:
• SOCIALIZZAZIONE
PRIMARIA:
processo
di
lungo
apprendistato
che
si
effettua
nei
primi
anni
del
bambino
in
ambito
familiare.
• SOCIALIZZAZIONE
SECONDARIA:
dopo
l’infanzia
per
continuare
fino
alla
maturità
ed
oltre.
Oggi
non
ha
più
senso
questa
distinzione
perchè
esse
si
intersecano
essendoci
più
comunicazione
con
il
mondo
eterno
fin
dall’infanzia.
Oggi
le
opportunità
di
socializzazione
sono
molto
più
ampie
rispetto
al
passato.
L’identità
noi
si
somma
all’identità
io.
Individualismo,
unicità,identità,socialità
sono
gli
aspetti
con
cui
ci
confrontiamo
nell’arco
della
vita.
Siamo
esseri
sia
individuali
che
sociali.
AUTORI IMPORTANTI:
Egli
preferisce,
differenza
di
Parsons,
formulare
teorie
di
medio
raggio,
che
riescano
ad
essere
flessibili
ai
cambiamenti,che
non
si
ritengano
universali.
Durante
la
vita
ognuno
di
noi
può
avere
occasioni
per
svolgere
questa
socializzazione
anticipatoria,
può
fare
cioè
esperienze
anticipate
che
3
/
42
permettono
di
acquisire
costumi
di
quel
gruppo
a
cui
si
legherà.
Dietro
a
questa
socializzazione
anticipata
c’è
la
volontà
di
conformismo.
• DISATTENZIONE
CIVILE:
si
manifesta
quando
due
passanti
si
scambiano
un’occhiata
e,
avvicinandosi,
distolgono
lo
sguardo
per
non
sembrare
invadenti.
• INTERAZIONE
NON
FOCALIZZATA:
regolata
dalla
disattenzione
civile,
avviene
con
i
gesti.
• INTERAZIONE
FOCALIZZATA:quando
avviene
le
persone
hanno
deciso
di
aprire
gli
incontri;
ci
deve
essere
un’attenzione
specifica
ad
una
comunicazione
verbale.
Goffamnn
afferma
che
nella
nostra
esperienza
quotidiana
affrontiamo
più
interazioni
non
focalizzate
che
le
altre.
• INTERAZIONE
STRATEGICA:
Goffmann,negli
ultimi
anni
della
sua
vita,
propone
una
nuova
teoria
secondo
cui
ognuno
di
noi
cerca
di
manipolare
le
situazioni
a
proprio
vantaggio
diventando
scaltri,
indisposti
nel
concedere
agli
altri.
RIBALTA
E
RETROSCENA:
la
vita
sociale
è
divisa
in
queste
due
parti
che
gli
individui/attori
interpretano.
Ogni
attore
ricopre
un
ruolo
che
corrisponde
alle
aspettative
che
la
società
richiede
ad
ognuno
di
noi.
Ovviamente
ciascuno
ha
diversi
ruoli
anche
sovrapposti;
e
con
lo
sviluppo
della
società
essi
aumentano
provocando
uno
stress
nell’
individuo.
RIBALTA:
luogo
della
rappresentazione
dove
l’individuo
rappresenta
il
ruolo,
dove
interagisce
direttamente
con
gli
altri;
RETROSCENA:
ha
a
che
fare
con
la
dimensione
privata
della
vita.
L’individuo
si
riposa,
si
rinfranca,
si
libera
dello
stress
che
riguarda
la
dimensione
della
ribalta
e
si
prepara
alle
prossime
interazioni.
Le
situazioni
di
ribalta
oggi
aumentano
sempre
di
più,
tanto
che
accade
che
l’individuo
non
è
più
solo
nemmeno
nei
momenti
di
retroscena.
Uno stesso luogo può essere, in momenti diversi, di ribalta o di retroscena.
GARFINKEL:
molto
influenzato
da
Goffman,
si
concentra
di
più
sulla
comunicazione
verbale,
sugli
scambi
linguistici;
per
studiarli
realizza
molte
ricerche
empiriche.
Egli
afferma
che
nell’interazione
le
persone
si
trovano
a
dare
per
scontato
parole
che
non
possono
realmente
essere
esplicitate
per
non
rendere
il
discorso
troppo
lungo:
ci
sono
quindi
delle
norme
tacite,
gli
etnometodi.
Da
ciò
si
deduce
che:
→ la maggior parte delle volte i discorsi hanno bisogno di sintesi;
→
gli
scambi
verbali
devono
essere
studiati
sempre
in
un
determinato
contesto,essendo
noti
solo
alle
persone
coinvolte
nella
comunicazione;
4
/
42
CAPITOLO
4:
IL
GENERE
SESSO:
Il
termine
si
riferisce
alle
differenze
biologiche
tra
un
maschio
e
una
femmina.
GENERE: concerne le differenze psicologiche, culturali e sociali tra maschi e femmine.
SOCIALIZZAZIONE
DI
GENERE:
apprendimento
dei
ruoli
di
genere,
dei
comportamenti
maschili
o
femminili
attraverso
agenti
sociali(famiglia,
scuola,
media,…).
Le
differenze
di
genere
da
cui
derivano
i
ruoli
non
sono
biologicamente
determinati,
ma
sono
un
prodotto
culturale.
Gli
agenti
della
socializzazione
di
genere
contribuiscono
al
mantenimento
dell’ordine
sociale,
sovrintendendo
ad
un’efficace
socializzazione
delle
nuove
generazioni.
FREUD:
parla
del
senso
di
privazione
nella
figura
femminile
che
si
sente
squalificata
rispetto
a
quella
maschile;
CHODOROW:
la
privazione
riguarda
più
la
figura
maschile
costretta
ad
un
distaccamento
dalla
figura
materna,
con
la
negazione
degli
affetti;
PARSONS:
parla
di
un’identità
di
genere
maschile
e
una
di
genere
femminile:
uomo
→
ruolo
strumentale
donna
→
ruolo
affettivo
BOWLBY:
la
figura
materna
assume
grande
importanza
perché
dalla
sua
presenza
o
meno
dipenderà
la
capacità
di
socializzazione
dei
figli;
FEMMINISMO
LIBERALE:
cercano
di
dare
spazio
alla
figura
femminile
lavorando
all’interno
del
sistema
esistente
per
riformarlo
in
maniera
graduale.
FEMMINISMO
RADICALE:
teoria
più
estrema
secondo
cui
gli
uomini
sfruttano
le
donne;
critica
il
modello
patriarcale
che
si
fonda
sul
dominio
delle
donne,
sulle
politiche
di
discriminazione
nei
loro
confronti
che
non
permettono
una
loro
ascesa
al
potere.
Propongono
come
soluzione
per
‘emancipazione
l’abolizione
delle
famiglie
e
un
maggiore
interesse
all’ambito
lavorativo.
CONNELL:
L’ORDINE
DI
GENERE→
insieme
di
pratiche
umane
e
relazioni
sociale
che
definiscono
le
forme
della
maschilità
e
della
femminilità.
Egli
individua
tre
dimensioni
che
costituiscono
l’ordine
di
genere
nella
loro
interazione:
• LAVORO
→
divisione
delle
attività
• POTERE
→
relazioni
basate
sull’autorità,
sulla
violenza
• CATESSI
→
dinamica
dei
rapporti
intimi,
affettivi
Nelle società capitalistiche occidentali l’ordine di genere è di tipo patriarcale.
• Maschilità
egemone:
uomini
che
dominano
sia
gli
altri
uomini
che
le
donne.
Questo
tipo
di
uomo
sceglierà
una
donna
con
una
femminilità
enfatizzata;
5
/
42
• Femminilità
enfatizzata:
donna
condiscendente
che
cerca
un
uomo
di
potere;
questa
disponibilità
è
di
tipo
sessuale
nelle
donne
giovani,
di
tipo
familiare
in
quelle
adulte;
• Maschilità
omosessuale:
ripudiata
dalla
maschilità
egemone;
• Femminilità
resistenti:
rifiutano
l’altro
modello;
vi
sono
le
femministe,
le
lesbiche,le
single,
le
streghe.
Sono
le
donne
“ignorate”
dalla
storia.
CAPITOLO
5
–
Famiglie
PREMESSA
Un
aspetto
quotidiano
della
nostra
epoca
è
ormai
la
grande
varietà
dei
tipi
di
famiglia
oltre
alla
tradizionale:
monoparentali
(con
un
solo
genitore),
ricostituite
(che
si
formano
dopo
un
nuovo
matrimonio
o
attraverso
una
nuova
relazione
che
coinvolge
i
figli
di
unioni
precedenti).
CONCETTI
FONDAMENTALI
Una
famiglia
è
un
gruppo
di
persone
direttamente
legate
da
rapporti
di
parentela,
all’interno
della
quale
i
membri
adulti
hanno
la
responsabilità
di
allevare
i
bambini.
I
legami
di
parentela
sono
rapporti
fondati
sulla
discendenza
tra
consanguinei
(nonni,
genitori,
figli
ecc.)
o
sul
matrimonio.
Il
matrimonio
può
essere
definito
come
l’unione
sessuale
socialmente
riconosciuta
e
approvata
tra
due
individui
adulti.
Quando
due
persone
si
sposano,
stabiliscono
tra
loro
un
legame
di
parentela.
Attraverso
il
matrimonio,
i
genitori,
i
fratelli,
le
sorelle
e
tutti
i
consanguinei
di
ciascuno
dei
due
coniugi
diventano
parenti
dell’altro.
Quando
due
adulti
vivono
sotto
uno
stesso
tetto
con
i
propri
figli
naturali
o
adottivi
costituiscono
la
famiglia
nucleare.
Se
insieme
alla
coppia
e
ai
suoi
figli
vivono
sotto
lo9
stesso
tetto
anche
parenti
prossimi
(nonni,
fratelli,
zii
e
nipoti)
si
parla
di
famiglia
estesa.
Nelle
società
occidentali
il
matrimonio
è
associato
alla
monogamia,
per
cui
è
illegale
per
gli
uomini
e
per
le
donne
essere
sposati
con
più
di
un
individuo
alla
volta.
Poliginia: che permette all’uomo di sposarsi con più di una moglie alla volta.
Poliandria:
(molto
meno
comune)
che
permette
alla
moglie
di
avere
contemporaneamente
due
e
più
mariti.
La
seconda
metà
del
ventesimo
secolo
ha
visto
progressivamente
erodersi
la
prevalenza
della
famiglia
nucleare
tradizionale.
Per
queste
ragioni
sembra
più
corretto
parlare
di
famiglie.
6
/
42
importanza
come
unità
di
produzione
economica
e
si
è
concentrata
sulla
riproduzione,
l’educazione
e
la
socializzazione
della
prole.
Secondo il sociologo americano Talcott PARSONS, le due principali funzioni della famiglia sono:
la
socializzazione
primaria
è
il
processo
attraverso
cui
i
bambini
apprendono
le
norme
culturali
della
società
in
cui
nascono
la
stabilizzazione
della
personalità
si
riferisce
al
ruolo
svolto
dalla
famiglia
nel
fornire
supporto
emotivo
ai
suoi
membri
adulti.
In
passato,
secondo
Parsons,
all’interno
della
famiglia
il
marito
assumeva
il
ruolo
strumentale
di
male
breadwinner,
mentre
la
moglie
sosteneva
il
ruolo
affettivo
nel
contesto
domestico.
Oggi
la
concezione
della
famiglia
propugnata
da
Parsons
è
inadeguata
e
antiquata.
I
teorici
funzionalisti
sottovalutano
il
ruolo
svolto
nella
socializzazione
dei
bambini
da
altre
istituzioni
sociali,
come
i
mezzi
di
comunicazione
e
la
scuola.
Approcci
femministi
Il
femminismo
ha
avuto
un
impatto
notevole
sulla
sociologia,
contestando
la
visione
della
famiglia
come
regno
dell’armonia
e
dell’uguaglianza.
Il
femminismo
è
riuscito
a
spostare
l’attenzione
all’interno
delle
famiglie,
per
esaminare
le
esperienze
delle
donne
nella
sfera
domestica
cercando
di
mostrare
gli
squilibri
di
potere
e
le
disparità
di
vantaggi
al
suo
interno.
la
divisione
domestica
del
lavoro.
Col
passare
del
tempo
le
famiglie
starebbero
diventando
più
egualitarie
nella
distribuzione
di
ruoli
e
responsabilità
anche
se
sulle
donne
continua
a
gravare
la
maggior
parte
dei
lavori
domestici
la
disuguaglianza
dei
rapporti
di
potere
nelle
famiglie.
I
maltrattamenti,
gli
stupri
coniugali,
l’incesto
e
gli
abusi
ai
danni
dei
bambini
sono
stati
fenomeni
a
lungo
ignorati
sia
in
ambito
accademico
che
giudiziario
le
attività
di
cura.
Le
donne
tendono
non
solo
a
farsi
carico
dei
lavori
domestici
e
la
cura
dei
figli,
ma
investono
anche
molte
energie
emotive
nei
rapporti
personali.
7
/
42
divorzio
veniva
concesso
solo
in
un
numero
molto
limitato
di
casi,
come
la
mancata
consumazione
del
matrimonio.
In
seguito,
uno
dei
coniugi,
per
ottenere
il
divorzio,
doveva
accusare
l’altro
ad
esempio
di
crudeltà,
abbandono
del
tetto
coniugale
o
adulterio.
Oggi
il
matrimonio
può
essere
sciolto
anche
senza
colpa
di
uno
dei
coniugi,
ma
basta
che
la
convivenza
sia
diventata
intollerabile
e
può
essere
chiesto
da
entrambi
i
coniugi,
non
solo
da
quello
incolpevole.
A
partire
dalla
metà
degli
anni
Sessanta
del
secolo
scorso,
la
quota
di
matrimoni
che
si
concludono
nell’aula
di
un
tribunale
è
cresciuta
rapidamente.
Ma
il
tasso
di
divorzio
non
è
ovviamente
un
indice
fedele
dell’infelicità
coniugale.
Esso
non
tiene
conto
delle
coppie
separate
di
fatto
ma
non
divorziate
legalmente.
Oggi
il
matrimonio
non
ha
più
molte
connessioni
con
la
trasmissione
di
ricchezza
e
status
tra
generazioni
ed
ha
perso
quegli
aspetti
di
partnership
economica
che
aveva
in
passato
per
la
diffusione
di
una
maggiore
prosperità.
Ma
l’incremento
del
tasso
di
divorzio
non
sembra
indicare
una
crisi
profonda
del
matrimonio
come
tale,
quanto
piuttosto
la
crescente
volontà
di
renderlo
un
rapporto
fecondo
e
soddisfacente.
Le
famiglie
monoparentali
Le
famiglie
monoparentali
sono
divenute
sempre
più
comuni
rette,
in
maggioranza,
da
donne.
Quello
di
genitore
solo
tende
ad
essere
uno
status
mutevole
in
cui
si
entra
e
si
esce
in
una
molteplicità
di
modi:
vedovanza
separazione
divorzio
madri
mai
sposate
di
cui
quelle
che
lo
hanno
scelto
deliberatamente
sono
una
minoranza
Le
seconde
nozze
Si
designano
come
seconde
nozze
tutti
i
matrimoni
successivi
al
primo.
In
termini
statistici:
chi
è
già
stato
sposato
e
divorziato
ha
maggiori
probabilità
di
accedere
al
matrimonio
rispetto
a
chi,
negli
stessi
gruppi
di
età,
deve
ancora
sposarsi
per
la
prima
volta
in
tutte
le
fasce
di
età
gli
uomini
divorziati
hanno
più
probabilità
di
risposarsi
che
le
donne
divorziate
le
seconde
nozze
hanno
meno
successo
delle
prime.
Infatti
tra
le
coppie
risposate
si
registrano
percentuali
di
divorzio
superiori
a
quelle
che
si
riscontrano
tra
le
coppie
sposate
in
prime
nozze.
Le
famiglie
ricostituite
L’espressione
famiglie
ricostituite
si
riferisce
a
quelle
famiglie
in
cui
almeno
uno
degli
adulti
ha
figli
nati
da
un
precedente
matrimonio
o
relazione
in
cui
in
genere
devono
essere
affrontate
alcune
difficoltà
tipiche.
8
/
42
In
primo
luogo
c’è
sempre
un
genitore
naturale
la
cui
influenza
sul
bambino
o
i
bambini
rimane
probabilmente
forte.
In
secondo
luogo
i
rapporti
di
collaborazione
tra
divorziati
entrano
spesso
in
tensione
quando
uno
dei
due
o
entrambi
si
risposano.
In
terzo
luogo
nelle
famiglie
ricostituite
confluiscono
bambini
provenienti
da
ambienti
diversi,
che
possono
avere
aspettative
divergenti
sul
comportamento
da
tenere
nell’ambito
familiare.
All’interno
delle
famiglie
ricostituite
si
sviluppano
rapporti
di
parentela
che
sono
nuovi
per
le
società
occidentali
moderne.
Alcuni
autori
hanno
parlato
a
questo
proposito
di
famiglie
binucleari.
Mentre
il
matrimonio
viene
spezzato
dal
divorzio,
infatti,
la
famiglia
nel
suo
complesso
non
segue
lo
stesso
destino.
Specialmente
quando
vi
sono
dei
bambini,
molti
dei
legami
persistono
nonostante
la
costruzione
di
nuovi
rapporti
familiari
da
parte
dei
genitori
che
si
risposano.
Il
padre
assente
Il
periodo
compreso
tra
la
fine
degli
anni
Trenta
e
gli
anni
Settanta
del
secolo
scorso
viene
talvolta
chiamato
“epoca
del
padre
assente”.
Prima
a
causa
delle
guerre
poi
perché
la
maggior
parte
delle
donne
si
dedicava
alla
casa
e
alla
cura
dei
figli,
il
padre
era
colui
che
manteneva
la
famiglia,
di
conseguenza
stava
fuori
casa
tutto
il
giorno
e
vedeva
i
figli
solo
la
sera
e
nei
fine
settimana.
Con
l’aumento
dei
tassi
di
divorzio,
la
formula
del
“padre
assente”
designa
quei
padri
che,
in
conseguenza
appunto
del
divorzio
hanno
un
legame
solo
sporadico
coi
propri
figli.
I
sociologi
hanno
indicato
nella
crescente
quota
di
famiglie
caratterizzate
dall’assenza
del
padre
l’origine
di
numerosi
problemi
sociali:
i
ragazzi
che
crescono
senza
padre
dovranno
lottare
per
diventare
a
propria
volta
bravi
genitori.
Francis
FUKUYAMA
individua
le
radici
della
grande
crisi
familiare
nei
livelli
crescenti
di
occupazione
femminile,
non
perché
le
donne
trascurano
i
figli
ma
perché
gli
uomini
percepiscono
le
donne
come
più
indipendenti
capaci
di
occuparsi
dei
figli
in
modo
autosufficiente
e
quindi
spinti
paradossalmente
a
non
assumersi
le
proprie
responsabilità.
Dopo
un
breve
periodo
di
crescita
subito
dopo
la
prima
guerra
mondiale
e
nel
ventennio
successivo
alla
seconda,
il
tasso
di
fecondità,
cioè
il
numero
medio
di
figli
per
donna,
è
sceso
sensibilmente
in
tutta
Europa
molto
al
di
sotto
della
soglia
critica
di
2,1
figli
per
donna,
cioè
quel
livello
di
rimpiazzo
delle
generazioni
che
assicura
nascite/morti
e
la
crescita
zero
della
popolazione.
Inoltre
in
questo
periodo
ha
avuto
luogo
anche
un
processo
di
convergenza
fra
i
tassi
di
fecondità
dei
vari
paesi
europei.
9
/
42
La
convivenza
La
convivenza,
cioè
il
rapporto
tra
due
persone
legate
sessualmente
che
vivono
insieme
senza
essere
sposate,
è
diventata
sempre
più
diffusa
nelle
società
occidentali.
Viene
scelta
o
come
alternativa
al
matrimonio
o
una
fase
sperimentale
prima
del
matrimonio
stesso.
I
giovani
che
vivono
insieme
prevedono
quasi
sempre
di
sposarsi
in
futuro
anche
se
non
con
l’attuale
partner.
Il
matrimonio,
comunque,
continua
ad
essere
più
stabile
della
convivenza:
le
coppie
conviventi
tendono
a
separarsi
molto
più
frequentemente
di
quelle
sposate.
Le
famiglie
omosessuali
Molti
uomini
e
donne
omosessuali
vivono
oggi
stabili
rapporti
di
coppia
senza
che
venga
riconosciuto
loro
uno
status
giuridico.
In
molti
paesi
occidentali
(Francia,
Gran
Bretagna,
Portogallo,
Ungheria,
Lussemburgo
e
tutti
i
paesi
scandinavi)
sono
riconosciute
le
unioni
civili
o
patti
civili
di
solidarietà
(Pacs)
con
l’estensione
di
alcune
prerogative
tradizionali
delle
coppie
sposate
alle
coppie
di
fatto
tra
cui
quelle
omosessuali
(diritto
all’eredità,
reversibilità
della
pensione,
subentro
nei
contratti
e
nelle
licenze…).
In Olanda, Belgio e Spagna il matrimonio è stato esteso anche alle coppie omosessuali.
Si
può
definire
la
violenza
domestica
come
il
maltrattamento
fisico
esercitato
da
un
membro
della
famiglia
contro
un
altro
o
altri
suoi
membri.
In
genere
le
vittime
sono
i
bambini
e
le
mogli.
La
violenza
femminile
è
più
contenuta
ed
episodica
di
quella
maschile.
Tuttavia,
all’interno
di
una
famiglia
la
violenza
viene
di
fatto
tollerata
e
addirittura
approvata.
Molte
ricerche
hanno
dimostrato
che
una
percentuale
significativa
di
coppie
ritiene
che
in
alcune
circostanze
maltrattare
fisicamente
il
proprio
coniuge
sia
legittimo.
In
seguito
all’opera
di
gruppi
femministi
che
organizzavano
centri-‐rifugio
per
donne
brutalizzate,
questa
forma
di
violenza
non
passa
più
sotto
silenzio
come
in
passato.
10
/
42
sessuale.
Il
rapporto
tra
fratello
e
sorella
è
incestuoso
ma
non
rientra
nella
definizione
di
abuso
(a
meno
che
uno
dei
due
sia
minorenne).
L’abuso
sessuale
sui
minori
si
sta
dimostrando
una
preoccupante
consuetudine.
Si
verifica
più
spesso
nelle
classi
inferiori
ma
è
presente
a
tutti
i
livelli
della
gerarchia
sociale
come
pure
nelle
istituzioni
(scuole,
collegi,
riformatori…).
In
molti
casi
si
registra
l’uso
della
forza
o
la
sua
minaccia,
in
altri
l’adulto
non
ricorre
alla
forza
ma
fa
leva
sulla
dipendenza
psicologica.
L’abuso
sessuale
sui
minori
può
avere
conseguenze
a
lungo
termine.
Gli
studi
condotti
sulle
prostitute,
i
giovani
delinquenti,
gli
adolescenti
scappati
di
casa
e
i
consumatori
di
droghe
dimostrano
che
un’alta
percentuale
di
loro
ha
alle
spalle
una
storia
di
abusi
sessuali.
Nello
studio
della
devianza
continuano
a
rimanere
rilevanti
alcuni
filoni
interpretativi.
TEORIE
SULLA
DEVIANZA
-‐
Teorie
biologiche:
le
più
antiche.
Ricercano
le
cause
della
devianza
in
fattori
biologici
ereditari.
(Lombroso,
Cowen
(i
tipi
criminali
potevano
identificarsi
da
certe
caratteristiche
anatomiche;
la
socializzazione
può
influire
sul
loro
miglioramento,
ma
si
tratta
perlopiù
di
esseri
umani
degradati
o
minorati),
W.
A.
Sheldon
(struttura
fisica
rivelatrice
di
delinquenza:
soggetti
Mesomorfi
(muscolosi
e
attivi:
possibili
criminali),
Ectomorfi
(magri)
e
Endomorfi
(grassi).
-‐
Teorie
psicologiche:
Si
rifanno
alle
teorie
freudiane.
Eysenck
suggerì
che
gli
stati
mentali
anormali
sono
ereditari
e
che
predispongono
un
individuo
a
delinquere.
Causa
della
devianza
in
conflitti
non
risolti,
processi
d’identificazione,
meccanismi
reattivi,
ecc.
verificatisi
in
particolari
situazioni
dell’infanzia
e
dell’adolescenza.
Le
cause,
quindi,
sarebbero
debolezza
di
carattere
e
degenerazione
morale.
da
ciò
emerge,
come
credono
molti
studiosi,
che
il
concetto
di
psicopatia
spesso
accompagni
quello
di
devianza;
infatti,
gli
psicopatici
sono
una
minoranza
di
individui
che
reagiscono
d’impulso
e
raramente
sentono
senso
di
colpa;
a
volte
traggono
piacere
dalla
violenza.
11
/
42
TEORIE
FUNZIONALISTE
-‐
Teorie
dell’anomia:
Le
teorie
funzionaliste
reputano
la
devianza
e
la
criminalità
come
l’esito
di
tensioni
strutturali
e
dell’insufficiente
regolazione
morale
nella
società.
Per
Durkheim
nelle
società
moderne
valori
e
norme
tradizionali
vengono
meno
senza
essere
sostituiti
da
nuovi
punti
di
riferimento
normativi;
per
il
filosofo
la
devianza
è
dunque
un
fatto
sociale
inevitabile
poiché
nessuna
società
può
raggiungere
consenso
totale
su
norme
e
valori.
E’
anche
necessaria
per
la
società,
svolgendo
due
importanti
funzioni:
adattiva
perché
introduce
nuove
idee
e
sfide,
agendo
come
forza
innovatrice;
incoraggia
la
definizione
di
confini,
rafforzando
la
solidarietà
di
gruppo.
Robert
Merton,
rielaborando
il
concetto
Durkheimiano
di
anomia,
nella
sua
teoria
della
tensione
spiega
come
i
valori
generalmente
accettati
del
successo
materiale,
entrano
in
conflitto
con
i
mezzi
istituzionalizzati
previsti
per
il
loro
raggiungimento
(norme
vs
realtà
sociale).
Il
soggetto,
pur
condividendo
valori
e
fini
della
società,
non
sempre
ha
i
mezzi
per
perseguirli;
si
crea
allora
una
spaccatura
tra
individuo
e
sistema
culturale.
Ci
sono
cinque
possibili
reazioni:
1)
Conformità
(accettazione
delle
mete
culturali
e
dei
mezzi
previsti
dalla
società
per
raggiungerle
(yuppies);
2)
Innovazione
(adesione
del
soggetto
alle
mete
indicate
dalla
società,
ma
non
ai
mezzi
prescritti
(chi
ruba,
imbroglia,
ecc.);
3)
Ritualismo
(Soggetto
che
rinuncia
alle
mete
ma
rimane
fedele
alle
norme
sui
mezzi
(burocrate
ossessionato
da
procedure
prive
di
significato);
4)
Rinuncia
(il
soggetto
non
segue
più
i
fini
e
i
mezzi
indicati
dalla
società
(barboni,
alcolizzati,
tossicodipendenti,
ecc.);
5)
Ribellione
(reazione
di
soggetti
che
rifiutano
mete
e
mezzi
proposti
dalla
società
e
li
sostituiscono
con
altri
(hippy,
gruppi
politici,
ecc.).
-‐
Teorie
delle
subculture:
Secondo
Cohen
e
Nisbet
la
disomogeneità
culturale
presente
nella
società
(metropoli
occidentali)
provocherebbe
delle
difficoltà
nella
trasmissione
dei
comportamenti
approvati
dalla
società.
In
pratica,
partono
dagli
studi
di
Merton,
ma
se
ne
differenziano
perché
le
risposte
alla
tensione
fra
meta
culturale
e
mezzi
posseduti
non
sono
individuali,
ma
mediate
dai
gruppi
sociali
(i
ragazzi
dei
ceti
operai
più
poveri,
insoddisfatti
della
loro
condizione,
tendono
ad
organizzarsi
in
subculture
delinquenziali).
TEORIE INTERAZIONISTE
Deviante
è
ciò
che
viene
definito
tale:
questi
studiosi
ne
cercano
il
perché,
concependo
dunque
la
devianza
come
fenomeno
socialmente
costruito
1)
Devianza
appresa.
SUTHERLAND
Spiega
la
devianza
in
termini
di
associazione
differenziale:
in
una
società
con
molte
subculture,
alcuni
gruppi
possono
sviluppare
al
loro
interno
regole
devianti
con
sanzioni
positive
o
negative.
Gli
individui
diventano
deviati
associandosi
ad
altri
che
sono
portatori
di
norme
criminali.
2)
Teoria
dell’etichettamento
“labeling
theory”:
Si
fonda
sull’analisi
di
Howard
Beker
secondo
il
quale
nessun
comportamento
è
deviante,
ma
lo
diviene
nel
momento
in
cui
esso
viene
definito
tale.
Un
individuo
diviene
deviato
dopo
essere
stato
etichettato
come
tale.
L’etichettamento
è
dovuto
in
primo
luogo
a
coloro
che
rappresentano
le
forze
della
legge
e
dell’ordine,
quindi
le
12
/
42
etichette
esprimono
la
struttura
di
potere
della
società.
Il
comportamento
deviante
è
quindi
quello
così
etichettato,
grande
influenza
su
ciò
hanno
però
l’abbigliamento,
il
paese
d’origine,
il
modo
di
parlare…
Edwin
Lemert
sostiene
che
accanto
alla
devianza
primaria
(l’atto
di
trasgressione,
che
rimane
spesso
marginale)
vada
considerata
la
devianza
secondaria,
ossia
l’assunzione
della
definizione
di
sé
come
deviante
da
parte
del
soggetto,
ovvero
come
reazione
allo
stigma
ricevuto
e
alle
punizioni
subite.
(LO
STIGMA:
attributo
che
declassa
una
persona
da
completa
a
persona
segnata,
screditata.
Da
questa
premessa
si
praticano
diverse
specie
di
discriminazione.)
-‐
il
nuovo
realismo
di
sinistra:
nuovo
filone
di
studi
criminologici
nato
negli
anni
Ottanta.
Sempre
di
stampo
neomarxista,
prendeva
le
distanze
dagli
idealisti
di
sinistra,
accusati
di
ammantare
la
devianza
di
romanticismo,
dando
poca
importanza
ai
timori
che
la
delinquenza
suscitava
in
gran
parte
dell’opinione
pubblica.
Per
loro,
la
criminologia
deve
impegnarsi
più
seriamente
sui
problemi
concreti
della
criminalità
e
della
politica
sociale,
anziché
trattarli
in
astratto.
Attraverso
i
risultati
degli
studi
sulla
vittimizzazione
giungono
alla
conclusione
che,
riprendendo
la
riflessione
sulle
subculture
criminali,
esse
non
nascono
dalla
povertà
ma
dalla
mancanza
di
inserimento
sociale.
IL
CONTROLLO
SOCIALE
–
Queste
teorie
si
interessano
poco
delle
motivazioni
che
portano
l’individuo
a
delinquere,
e
postulano
che
il
reato
si
verifichi
in
conseguenza
di
uno
squilibrio
tra
l’impulso
criminale
e
il
controllo
sociale
o
fisico
che
dovrebbe
fermarlo.
13
/
42
Per
accertare
l’estensione
della
criminalità,
e
le
sue
forme
si
può
iniziare
dalle
statistiche
ufficiali,
che
si
basano
sul
tasso
di
criminalità,
cioè
il
rapporto
tra
il
numero
di
reati
commessi
e
la
popolazione.
Molti
criminologi
tuttavia
hanno
messo
in
evidenza
come
queste
statistiche
siano
inaffidabili,
in
quanto
non
si
può
valutare
il
metodo
con
cui
esse
sono
state
prodotte.
Il
limite
è
dovuto
al
fatto
che
esse
tengono
conto
solo
dei
reati
effettivamente
registrati
dalla
polizia,
quando
la
maggior
parte
dei
reati
non
viene
segnalata.
Inoltre,
la
parzialità
delle
denunce
(dovuta
alla
scetticità
della
polizia
in
proposito
ad
una
denuncia
fatta)
e
delle
registrazioni
(la
vittima
può
non
presentare
formale
denuncia)
rende
le
statistiche
ufficiale
poco
valide.
Per
ovviare
a
tale
problema
si
può
porre
in
essere
studi
sulla
vittimizzazione,
chiedendo
ad
un
campione
di
intervistati
se
in
un
dato
periodo
sono
stati
preda
di
reati.
Anche
questi
tuttavia
hanno
un
margine
d’errore
(
se
le
interviste
si
svolgono
a
domicilio,
è
difficile
che
la
vittima
segnali
violenza
domestica
in
presenza
del
responsabile).
Secondo
altri
teorici
del
controllo,
l’aumento
dei
reati
deriva
dall’aumento
delle
occasioni
e
dei
possibili
bersagli
di
attività
criminose.
Il
consumismo
e
il
benessere
hanno
aumentato
i
bersagli.
Per
limitarne
le
opportunità
alcuni
recenti
politiche
hanno
attuato
sistemi
come
la
protezione
del
bersaglio:
anziché
cambiare
i
delinquenti,
sostengono,
è
meglio
prendere
misure
pratiche
per
limitarne
l’azione.
Oppure
una
strategia
è
la
ricostruzione
del
senso
di
comunità;
secondo
la
teoria
della
finestra
rotta
c’è
un
rapporto
diretto
tra
manifestazioni
di
degrado
e
insorgenza
della
criminalità:
se
in
un
quartiere
si
lascia
anche
una
sola
finestra
rotta,
non
riparata,
si
fa
capire
ai
delinquenti
che
nessuno
si
occupa
della
difesa
di
quella
comunità.
Qui
entra
in
gioco
il
poliziotto
di
14
/
42
quartiere
che
dovrebbe
lavorare
a
stretto
contatto
con
i
cittadini
utilizzando
la
collaborazione,
la
persuasione
e
la
consulenza.
Su
questo
solco
s’inserisce
anche
la
strategia
della
tolleranza
zero,
che
si
applica
alla
piccola
criminalità
(vagabondaggio,
vandalismo,
ubriachezza)
per
trovare
risultati
anche
sulla
grande
criminalità.
Applicata
a
New
York,
questa
teoria
ha
avuto
grande
successo
concreto.
Rovescio
della
medaglia:
si
lascia
alla
polizia
il
compito
di
individuare
i
portatori
di
disordine
sociale.
Infatti,
con
la
diminuzione
dei
reati
minori
si
è
avuto
un
aumento
delle
denunce
per
abuso
e
maltrattamenti
da
parte
della
polizia.
I
reati
sono
stati
per
lungo
tempo
un
fattore
prevalentemente
maschile.
Secondo
Pollak
certi
delitti
commessi
dalle
donne
tendono
a
non
essere
denunciati.
Poiché
esse
fanno
prevalentemente
una
vita
domestica,
i
loro
reati
dovrebbero
dunque
esplicarsi
nella
sfera
familiare.
Le
donne,
per
lo
studioso,
hanno
un’inclinazione
naturale
all’inganno
e
sono
molto
abili
nel
nascondere
i
loro
reati.
Inoltre,
i
delinquenti
femminili
vengono
trattati
con
maggiore
clemenza
dalla
polizia,
avulsa
da
un
sentimento
“cavalleresco”.
Francis
Heidensohn,
femminista,
sostiene
che
le
donne
sono
trattate
con
maggiore
durezza
quando
sono
accusate
d’infrazioni
ai
canoni
della
sessualità
femminile.
Ne
emerge
una
variante
della
doppia
morale
sessuale
all’interno
del
sistema
penale:
mentre
la
violenza
maschile
è
considerata
naturale,
i
delitti
femminili
sono
considerati
come
dovuti
a
squilibri
psichici.
Nonostante
i
numerosi
studi,
la
reale
entità
e
le
razioni
della
differenza
generica
dei
tassi
di
criminalità
rimangono
ancora
da
accertare.
Reati
maschili:
dovuti
a
crisi
della
maschilità,
causata
da
disoccupazione
e
incertezza
che
non
permettono
all’uomo
di
aspirare
con
fiducia
alla
sua
posizione
sociale
tradizionale,
ossia
capo
famiglia
con
una
lunga
carriera
davanti.
Soprattutto
i
giovani
maschi
ne
sono
vittima.
Donne: reati contro le donne: stupro, violenza domestica e molestie sessuali.
Omosessuali.
Stigmatizzati
e
emarginati
dalla
società,
sono
visti
come
vittime
innocenti
ma
nel
contempo
come
persone
che
si
meritano
la
violenza.
I
loro
rapporti
devono
rimanere
nella
sfera
privata,
chi
viola
questo
assunto
viene
rimproverato
perché
si
rende
da
solo
vulnerabile
alla
violenza.
Le
manifestazioni
pubbliche
omosessuali
causano
un
“panico
omofobo”,
visto
in
usa
come
provocazione,
tanto
da
poter
trasformare
un
omicidio
volontario
in
preterintenzionale.
L’espressione
reati
dei
colletti
bianchi,
coniata
da
Sutherland,
si
riferisce
alle
azioni
criminose
commesse
da
coloro
che
appartengono
ai
settori
più
benestanti
della
società.
Ci
sono
numerosi
tipi
di
reati,
tra
i
reati
più
frequenti
ci
sono
la
frode
fiscale,
le
vendite
illegali,
le
truffe
assicurative
e
15
/
42
immobiliari,
l’inquinamento
ambientale…
Tali
reati,
denominato
reati
aziendali
poiché
commessi
dalle
imprese
(soprattutto
le
più
grandi),
sono
molto
diffusi
e
sono
divisi
in
sei
categorie:
Individuare
le
vittime
non
è
facile,
come
nel
caso
dei
reati
ambientali,
che
si
manifestano
solo
quando
ormai
la
situazione
è
all’estremo
(catastrofi).
Molto
spesso
accade
che
le
vittime
non
si
considerino
tali,
poiché
la
distanza
spazio-‐temporale
fra
vittima
e
carnefice
non
lo
permette,
o
non
da
modo
di
capire
come
avere
giustizia.
Gli
effetti,
inoltre,
sono
ineguali,
pesando
di
più
nella
società
fra
gli
svantaggiati.
Gli
aspetti
violenti
in
questo
genere
di
reati
sono
meno
visibili,
ma
altrettanto
reali
e
addirittura
a
volte
più
gravi
che
nei
crimini
comuni.
La
criminalità
organizzata,
come
definizione,
si
applica
a
fenomeni
che
presentano
molte
caratteristiche
delle
normali
attività
d’affari,
ma
sono
illegali.
Comprende
tutte
quelle
attività
come
il
contrabbando,
il
gioco
d’azzardo
illegale,
il
traffico
di
droga
e
armi,
la
tratta
d’immigrati,
lo
sfruttamento
della
prostituzione.
Tradizionalmente
essa
si
è
sviluppata
in
modi
diversi,
a
seconda
delle
tradizioni
culturali
del
luogo
d’origine,
ma
col
tempo
è
divenuta
un
fenomeno
transnazionale
(Manuel
Castells).
Con
l’ausilio
della
tecnologia
informatica
aumenta
tale
globalizzazione
criminale:
si
stabiliscono
le
basi
in
paesi
a
basso
rischio,
come
la
Russia.
Sono
di
difficile
identificazione.
Molto
importanti
sono,
dunque,
i
reati
informatici,
commessi
cioè
con
l’aiuto
della
tecnologia
informatica:
16
/
42
Il
principio
ispiratore
del
sistema
carcerario
è
il
recupero
dell’individuo,
in
modo
che
possa
reinserirsi
nella
società
una
volta
rimesso
in
libertà.
Sono,
in
oltre,
un
importante
deterrente
al
crimine.
Ma
questi
obiettivi
delle
carceri
si
realizzano
davvero?
Spesso
esse
vengono
chiamate
“università
del
“crimine”.
I
detenuti
oggi
non
vengono
più
fisicamente
maltrattati,
ma
subiscono
comunque
numerose
privazioni:
libertà,
reddito,
compagnia
di
familiari
ed
amici,
rapporti
eterosessuali,
propri
vestiti
e
oggetti
personali.
Vivono
spesso
in
posti
sovraffollati,
con
rigorose
misure
disciplinari.
Questo
spesso
apre
una
spaccatura
fra
società
e
detenuto.
Essi
possono
sviluppare
una
forma
di
risentimento
verso
i
cittadini
comuni,
accettare
la
violenza
come
fatto
normale,
legare
saldi
rapporti
con
malviventi
incalliti
e
tenerli
anche
una
volta
usciti,
acquisire
capacità
criminali
che
prima
non
avevano.
Il
tasso
di
recidività,
ossia
la
percentuale
di
coloro
che
tornano
nel
mondo
del
crimine
una
volta
usciti,
è
molto
alto.
Alcuni
ritengono
che
sia
necessario
il
passaggio
da
una
giustizia
punitiva
a
una
giustizia
ripartiva,
intesa
cioè
a
fare
apprendere
ai
condannati
la
consapevolezza
degli
effetti
del
loro
crimine.
Invece
che
essere
separati
e
protetti
dalla
società,
dovrebbero
confrontarsi
consapevolmente
con
essa,
con
l’ausilio
di
assistenti
sociali
o
incontri
di
riconciliazione
con
le
vittime.
Anche
se
le
prigioni
non
sembrano
dunque
adatte
a
riabilitare
i
detenuti,
sembrano
utili
a
distogliere
altri
dal
commettere
reati.
Il
dilemma
non
è
dunque
risolto.
In
sociologia
per
“razza”
s’intende
l’insieme
di
relazioni
sociali
che
permette
di
classificare
gli
individui
o
i
gruppi
sulla
base
delle
loro
caratteristiche
biologiche
(razzializzazione).
Si
tratta
di
differenze
fisiche
tra
gli
essere
umani
derivanti
dagli
incroci
tra
le
popolazioni.
I
gruppi
che
formano
la
popolazione
umana
costituiscono
un
continuum.
Le
differenze
nei
geni
all’interno
di
gruppi
accomunati
da
alcune
caratteristiche
fisiche
visibili
sono
pressoché
identiche
a
quelle
tra
i
vari
gruppi.
Le
differenze
razziali
sono
intese
come
variazioni
fisiche
scelte
dai
membri
di
una
17
/
42
comunità
o
società
come
etnicamente
significative.
Razzismo
è
il
pregiudizio
basato
su
distinzioni
fisiche
socialmente
significative.
Razzista
è
chi
crede
che
l’attribuzione
di
caratteristiche
di
superiorità
o
inferiorità
a
individui
di
una
determinata
razza
abbia
una
sua
spiegazione
biologica.
Etnia,
per
molti
è
un
elemento
basilare
dell’identità
individuale
e
di
gruppo,si
riferisce
alle
particolarità
culturali
che
caratterizzano
una
determinata
comunità
di
persone.
Tra
le
caratteristiche
importanti
sono:
la
lingua,
l’abbigliamento,
la
storia,
la
stirpe,
l’alimentazione…
La
caratteristica
principale
delle
differenze
etniche
è
legata
al
fatto
che
esse
sono
totalmente
apprese.
I
membri
di
una
minoranza
in
genere
sono
svantaggiati
rispetto
a
quelli
di
una
maggioranza
e
condividono
un
senso
di
solidarietà.
Con
il
termine
minoranza
in
sociologia
s’intende
la
posizione
subordinata
di
un
gruppo
all’interno
della
società;
in
genere
si
concentra
in
alcuni
quartieri,
città
o
regioni
di
un
paese
e
spesso
i
suoi
componenti
favoriscono
l’endogamia,
cioè
il
matrimonio
all’interno
del
gruppo,
proprio
per
preservare
la
propria
identità
culturale.
PREGIUDIZIO e DISCRIMINAZIONE
Pregiudiziopinioni
o
atteggiamenti
dei
membri
di
un
dato
gruppo
verso
gli
appartenenti
a
un
altro
gruppo.
Dati
da
possesso
di
opinioni
preconcette
su
un
individuo
o
un
gruppo.
Discriminazionecomportamento
effettivo
verso
i
componenti
di
un
altro
gruppo,
che
li
escludono
da
opportunità
riservate
ad
altri.
Non
dipende
dal
pregiudizio.
Stereotipi
e
capri
espiatoriil
pregiudizio
opera
attraverso
il
pensiero
stereotipico.
La
STEREOTIPIZZAZIONE
è
legata
al
meccanismo
psicologico
del
dislocamento.
I
sentimenti
di
ostilità
o
di
rabbia
sono
diretti
verso
oggetti
che
non
sono
la
reale
fonte
della
tensione.
Le
persone
scaricano
la
loro
conflittualità
su
CAPRI
ESPIATORI
sui
quali
ricade
la
colpa
di
qualunque
guaiocomuni
in
situazioni
in
cui
i
gruppi
etnici
deprivati
entrano
in
competizione
l’uno
vs
l’altro
per
ottenere
vantaggi
economicimeccanismo
utilizzato
spesso
contro
gruppi
dotati
di
caratteristiche
distintive
impotenti,
e
ne
implica
quello
della
PROIEZIONE,
inconscia
attribuzione
ad
altri
di
propri
desideri
o
caratteristiche.
Personalità
autoritariaLo
studioso
Adorno
identificò
un
tipo
di
carattere
che
i
ricercatori
denominano
personalità
autoritaria.
Tratti
di
personalità
autoritaria
derivano
da
un
modello
educativo
nel
quale
i
genitori
non
riescono
a
esprimere
in
modo
diretto
il
loro
amore
ai
figli
e
mantengono
un
certo
distacco
e
disciplina
nei
rapporti
famigliari.
Questi
individui
affrontano
rigidamente
la
realtà,
pensano
per
stereotipi
e
non
accettano
incoerenze.
Per
lo
studio
dei
conflitti
etnici,
fondamentali
sono
i
concetti
di
etnocentrismo,
chiusura
di
gruppo
e
allocazione
differenziale
delle
risorse.
L’etnocentrismo
è
la
tendenza
a
considerare
la
propria
cultura
come
superiore
a
tutte
e
a
giudicare
le
altre
in
relazione
ad
essa;
tutte
le
società
considerano
gli
estranei
come
barbari,
alieni,
inferiori
intellettualmente
e
moralmente.
Attraverso
studi
su
tale
meccanismo,il
filosofo
Adorno
ha
compreso
che
i
tratti
della
personalità
autoritaria
(fascista
potenziale)
derivano
da
un
modello
educativo
in
cui
i
genitori
non
riescono
ad
esprimere
il
proprio
amore
ai
figli
e
si
mantengono
distaccati.
18
/
42
La
chiusura
di
gruppo,
si
riferisce
ai
processi
tramite
cui
un
gruppo
preserva
le
distanze
che
lo
separano
dagli
altri,
utilizzando
meccanismi
di
esclusione
(limitazione
del
matrimonio
tra
membri
di
gruppi
diversi,
la
restrizione
delle
relazioni
economiche
e
sociali…).
L’allocazione
differenziale
delle
risorse
consiste
in
una
distribuzione
irregolare
dei
beni
materiali,
che
porta
i
membri
di
un
gruppo
ad
avere
potere
rispetto
a
quelli
di
un
altro
o
altri.
Esempio
di
conflitti
etnici
è
la
pulizia
etnica
in
Jugoslavia:
l’esclusione
dalla
Croazia
dei
serbi
per
mano
dei
croati
e
l’espulsione
di
musulmani
e
albanesi
dal
Kosovo
per
mano
dei
serbi.
ANTAGONISMO ETNICO
Origine
del
razzismotra
la
fine
del
diciottesimo
e
l’inizio
del
diciannovesimo
secolo
abbiamo
la
nascita
di
teorie
scientifiche
sulle
razze,
a
giustificazione
del
colonialismo
emergente.
L’opposizione
tra
bianco
e
nero
come
simboli
culturali
era
profondamente
radicata
nella
cultura
europea.
Bianco
associato
alla
purezza
e
nero
al
male.
Il
conte
Joseph
de
Gobineau,
padre
del
moderno
razzismo,
sostenne
l’esistenza
di
tre
razze:
bianca
(intelligenza,
moralità
e
volontà
di
potenza
superiori
alle
altre),
nera
(meno
dotati,
natura
animalesca
per
mancanza
di
moralità
e
instabilità
emotiva)
e
gialla.
Sta
alla
base
delle
idee
di
Hitler.
Le
razze
non
esistono.
Le
scienze
sociali
le
studiano
come
variazioni
fisiche
prescelte
come
significative
dai
membri
di
una
comunità
o
società.
Da
un
punto
di
vista
sociologico,
la
razza
è
un
insieme
di
relazioni
sociali
che
permette
di
classificare
individui
e
gruppi
assegnando
loro
attributi
sulla
base
di
caratteristiche
biologiche.
Il
vecchio
razzismo,
d’impronta
biologica,
affiora
raramente
nella
società
di
oggi.
Essi
sono
stati
rimpiazzati
da
un
più
sofisticato
nuovo
razzismo,
o
razzismo
culturale,
che
sfrutta
in
concetto
di
diversità
culturale
per
discriminare
certi
gruppi.
I modelli d’integrazione adottati dalle società multietniche odierne sono prevalentemente tre:
- assimilazione:
prevede
l’abbandono
di
usi
e
costumi
tradizionali
da
parte
degli
immigrati
per
un’adesione
ai
valori
e
alle
norme
della
maggioranza.
- crogiuolo
(melting
pot):
cerca
di
mescolare
le
due
tradizioni
in
nuove
forme
capaci
di
rielaborare
i
modelli
culturali
esistenti.
- pluralismo
culturale:
promuove
lo
sviluppo
di
una
società
pluralistica
basata
sul
riconoscimento
dell’eguale
dignità
delle
diverse
subculture.
I
MOVIMENTI
MIGRATORI
I
movimenti
migratori
sono
costituiti
da
due
processi
speculari:
l’immigrazione(persone
che
vengono)
e
l’emigrazione(persone
che
vanno).
Essi
accentuano
la
diversità
etnica
e
culturale
di
molte
società
e
contribuiscono
a
determinare
la
dinamica
demografica,
economica,
sociale
e
politica.
19
/
42
Quattro
modelli
migratori
per
descrivere
i
principali
movimenti
di
popolazione
a
partire
dal
1945:
- modello
classico
(Canada,
Usa
e
Australia,
paesi
che
costituiscono
nazioni
di
immigrati.
Cittadinanza
a
tutti.)
- modello
coloniale
(Francia
e
Gran
Bretagna,
favorisce
l’immigrazione
dalle
ex
colonie
piuttosto
che
da
altri
paesi)
- modello
dei
lavoratori
ospiti
(Germania,
Svizzera
e
Belgio.
Immigrazione
temporanea
spesso
per
rispondere
alle
richieste
del
mercato
del
lavoro,
senza
cittadinanza)
- modelli
illegali
(molto
diffusi
oggi)
Fattori push: spinta; problemi interni al paese di origine che spingono all’emigrazione.
Fattori pull: attrazione; caratteristiche dei paesi che attirano gli emigrati.
Oggi
sostituiti,
perché
troppo
semplicistici,
dai
fattori
macro
(situazione
politica,
leggi
e
regolamenti
che
disciplinano
immigrazione
e
emigrazione,
trasformazioni
economiche
internazionali)
e
fattori
micro
(risorse,
competenze
e
conoscenze
dei
migranti).
- accelerazione
- diversificazione
- globalizzazione
- femminilizzazione.
Un
altro
modo
per
studiare
le
migrazioni
passa
per
l’analisi
delle
diaspore.
Cohen
adotta
un
approccio
storico
e
identifica
cinque
categorie
di
diaspore
a
seconda
delle
forze
propulsive
che
determinano
la
dispersione
della
popolazione:
Nonostante questa diversità di forme, queste diaspore hanno elementi in comune:
Con
l’esaurimento
del
boom
economico
tale
immigrazione
è
rallentata,
ma
dopo
il
crollo
del
muro
di
Berlino
nell’89
e
la
successiva
caduta
dell’URSS
DEL
’91
si
è
avuta
in
Europa
un’ondata
di
“nuove
migrazioni”
contrassegnata
da
due
eventi
principali:
- apertura
delle
frontiere
tra
est
e
ovest,
che
favorì
il
movimento
migratorio
intra
–
europeo;
- la
guerra
nella
ex
-‐
Jugoslavia,
con
l’esodo
dei
rifugiati
nei
Paesi
Europei.
I
paesi
del
sud,
come
l’Italia,
che
prima
erano
stati
paesi
d’emigrazione,
divennero
meta
di
immigrazione.
Uno
dei
passi
in
direzione
dell’integrazione
europea
è
consistito
nella
rimozione
di
molte
barriere
al
libero
movimento
di
merci,
capitali
e
lavoratori.
I
cittadini
dell’Unione
Europea
hanno
oggi
il
diritto
di
lavorare
in
ogni
paese
membro,
fatto
che
favorisce
le
migrazioni
intra
–
europee.
Una
delle
questioni
più
pressanti
è
invece
l’immigrazione
da
paesi
extra
–
Ue.
I
paesi
che
aderiscono
agli
accordi
di
Schengen
(Ue,
tranne
Irlanda,
Gb)
concedono
il
libero
ingresso
ai
paesi
firmatari.
Una
possibilità
d’ingresso
rimane
sempre
il
diritto
di
asilo.
L’aspirante
a
tale
diritto
è
una
persona
che
chiede
ospitalità
in
un
paese
straniero
perché
teme
persecuzioni
nel
proprio
paese
d’origine.
E’
un
diritto
universale,
ma
in
molti
paesi
dell’Unione
le
procedure
di
valutazione
delle
richieste
sono
controverse.
Importante
per
L’Ue
è
anche
smascherare
le
finte
domande
d’asilo,
fatte
da
chi
cerca
in
tutti
i
modi
di
entrare
in
una
zona
dove
le
condizioni
di
vita
sono
migliori
che
in
quelle
d’origine.
Si
sta
costruendo,
in
ogni
caso,
sempre
più
una
società
cosmopolita,
sfida
cruciale
della
globalizzazione,
e
i
sentimenti
in
merito
vanno
dall’entusiasmo
alla
paura.
21
/
42
SCHIAVITU’(Atene,Roma),
che
distingueva
tra
chi
era
libero
e
chi
era
posseduto
da
altri
CASTA, associata più che altro alle culture del sub-‐continente indiano
CETO
(società
medievale),
ha
a
che
fare
con
l’acquisizione
di
titoli.
Era
formato
da
aristocrazia,
clero
e
terzo
stato.
CLASSE
la
più
moderna.
Vasto
gruppo
di
individui
che
condivide
lo
stesso
tipo
di
risorse
economiche
TEORIE
DELLA
STRATIFICAZIONE
→acquisite: non ereditate ma possibili da acquisire. I capitalisti possono ottenerle
la
disuguaglianza
di
natura
economica
si
viene
a
creare
tra
i
capitalisti
e
il
proletariato
e
resisterà
fino
a
quando
i
proletari
riusciranno
a
ribellarsi
con
un
conflitto
molto
aspro.
Egli
parla
di
uno
sfruttamento
della
classe
operaia
la
quale,
durante
la
giornata
lavorativa,
produce
più
di
quanto
riceve.
Tale
plus
valore
viene
preso
dai
capitalisti.
Questo
processo
porta
alla
pauperizzazione
del
proletariato.
WEBER:
secondo
lui
non
è
solo
la
disuguaglianza
economica
a
suddividere
gli
individui
in
classe
ma
anche
altri
tre
fattori:
RISORSE
CULTURALI
(posizione
di
mercato):
distingue
tra
capacità
e
qualificazioni;
chi
ne
possiede
di
più
si
troverà
in
una
posizione
di
mercato
più
vantaggiosa.
CETO(status):
stile
di
vita,
insieme
di
abitudini,
in
parte
ereditate,
in
parte
acquisite
con
l’istituzione.
PARTITO:
GRUPPO
DI
INDIVIDUI
CAPACE
DI
AGIRE
IN
VISTA
DI
OBIETTIVI
COMUNI.
QUINDI
Weber
afferma
che
la
disuguaglianza
sociale
è
dovuta
sia
dall’economia
che
dalla
cultura.
MARX
ANALIZZA
LE
AZIONI
DEL
GRUPPO
SOCIALE
WEBER
ANALIZZA
LE
AZIONI
DEL
SINGOLO
WRIGHT:
complessifica
la
teoria
marxiana.
La
disuguaglianza
sociale
dipende
da
3
dimensioni
di
controllo
delle
risorse
economiche
(nel
sistema
di
produzione
del
capitalismo
moderno):
22
/
42
CONTROLLO
DEGLI
INVESTIMENTI
CONTROLLO
DEI
MEZZI
FISICI
DI
PRODUZIONE
CONTROLLO
DELLA
FORZA
LAVORO
I
capitalisti
godono
di
una
maggior
forza
perché
hanno
la
possibilità
di
controllare
tutte
e
tre
le
dimensioni
del
sistema
produttivo.
PARWIN:
I
rapporti
tra
le
classi
sociali
non
sono
statici;
ogni
classe
mette
in
atto
delle
strategie
di
chiusura,
mentre
i
membri
al
loro
interno
cercheranno
di
usurpare
le
classi
sociali
a
cui
non
appartengono.
La
vita
sociale
è
un
continuo
movimento
tra
meccanismi
di
chiusura
e
usurpazione.
Esistono
vari
tipi
di
mobilità:
• MOBILTA’
VERTICALE:
-‐dal
basso
verso
l’alto→
per
passare
ad
una
classe
superiore
dall’alto
verso
il
basso→
un
individuo
retrocede
perdendo
in
ricchezza
• MOBILITA’
ORIZZONTALE:
movimento
geografico.
• MOBILITA’
INTERGENERAZIONALE:
dovuta
al
cambiamento
di
posizione
socio-‐
economica
rispetto
alla
generazione
precedente.
• MOBILITA’
INTRAGENERAZIONALE:
cambiamenti
di
posizione
socio-‐economica
di
un
singolo
individuo
all’interno
del
suo
arco
di
vita.
GOLDTHORPE:
studia
la
mobilità
sociale
e
il
ruolo
che
ha
l’istruzione
nelle
disuguaglianze.
Egli
divide
la
società
in:
Ad
esse
vengono
applicati
tipi
di
contratto
diverso:
alla
prima
contratti
di
servizio,
alla
seconda
contratti
ibridi,
alla
terza
contratti
di
lavoro.
-‐CONTRATTI DI SERVIZIO: prevedono non solo il salario ma anche possibilità di carriera;
CAPITOLO
9:
LE
ORGANIZZAZIONI
ORGANIZZAZIONE:
associazione
di
individui
che
seguono
condotte
impersonali
al
fine
di
conseguire
determinati
obiettivi.
E’
un
fenomeno
che
nasce
con
l’avvento
della
modernità,
come
conseguenza
di
avvenimenti
economici
e
politici.
Tende
a
regolare
la
vita
dell’individuo.
Essa
è
più
formale
rispetto
al
gruppo
sebbene
laddove
c’è
un
gruppo
sociale
si
possa
pensare
che
ci
sia
un’organizzazione.
23
/
42
TEORIE
DELL’ORGANIZZAZIONE
WEBER:
organizzazioni
come
sistemi
di
coordinamento
delle
attività
umane.
E’
importante
che
l’organizzazione
abbia
delle
regole
scritte.
Egli
delinea
i
tratti
di
un
modello
ideale,
un
tipo
ideale
di
organizzazione
a
cui
bisogna
tendere.
La
burocrazia
rappresenta
la
forma
pura
di
organizzazione,
tipica,
secondo
Weber,
delle
società
occidentali;
laddove
essa
non
sia
presente
è
necessario
svilupparla.
Oggi
tendiamo
a
dare
della
burocrazia
un’accezione
negativa.
Weber
tende
a
premiare
la
burocrazia
perché
essa
riesce
a
rompere
con
il
personalismo;
questo
per
il
fatto
che
è
formata
da
regole
scritte,
formali
dunque,
conosciute
e
condivise
da
tutti.
Per
Weber
era
importante
l’impersonalità.
L’organizzazione
burocratica
consiste
in
una
gerarchia
in
cui
vengono
svolti
compiti
diversi,
ed
ognuno
deve
sottostare
a
quello
subito
superiore.
Nella burocrazia:
Per
Weber
l’organizzazione
burocratica
è
quindi
quella
in
cui
si
lavora
meglio.
Ma
essa
ha
anche
i
suoi
aspetti
negativi;
infatti
nel
processo
di
razionalizzazione
che
la
burocrazia
comporta,
per
cui
la
ragione
diventa
la
variabile
più
importante,
ci
possono
essere
problemi
per
l’uomo:
Weber
afferma
che
l’individuo
arriverà
a
vivere
in
una
gabbia
d’acciaio,
la
stessa
burocrazia,
in
cui
le
norme
diventeranno
sovrane
rendendo
l’individuo
incapace
di
muoversi.
Cosi
Weber,
per
ovviare
a
questo
pericolo,
affianca
al
governo
burocratico
il
potere
di
leader
carismatici:
essi
hanno
la
capacità
di
rompere
la
dittatura
della
norma.
La burocrazia è entrata in crisi per il rischio di arrivare al ritualismo (vedi Merton).
BLAU:
analizza
le
relazioni
formali
ed
informali
dell’organizzazione
burocratica,
scoprendo
che
le
seconde,
quelle
non
definite
da
regole
ma
caratterizzate
da
procedure
informali,
rendono
l’individuo
maggiormente
capace
di
responsabilità
e
di
presa
d’iniziativa.
MERTON:
l’organizzazione
burocratica,
essendo
fondata
su
regole
e
procedure
scritte,
non
rende
l’individuo
capace
di
prendere
decisioni.
In
questo
modo
si
arriva
ad
un
ritualismo
burocratico,
una
situazione
in
cui
le
regole
formali
sono
difese
ad
ogni
costo.
FOUCAULT:
afferma
che
l’architettura
degli
edifici
che
ospitano
le
organizzazioni
è
direttamente
connessa
al
loro
sistema
di
autorità.
Inoltre
nota
che
le
organizzazioni
operano
con
un
controllo
del
tempo
e
dello
spazio,
coordinando
le
attività
di
un
gran
numero
di
persone.
Lavorare
con
gli
altri
significa
avere
relazioni
sociali,
e
si
è
visto
che
per
i
disoccupati
è
più
difficile
convivere
con
l’irregolarità.
DURKHEIM:
da
funzionalista
pensa
che
la
suddivisione
del
lavoro
sia
necessaria,
e
che
la
società
moderna
sia
tale
proprio
grazie
a
tale
sistema.
Per
cui
la
specializzazione
rafforza
la
solidarietà
sociale,
determinando
il
passaggio
da
una
solidarietà
meccanica,
fondata
sull’uniformità,
ad
una
solidarietà
organica,
fondata
sulle
differenze.
Questo
perché
gli
individui
vengono
ad
essere
legati
dalla
reciproca
dipendenza.
Durkheim
è
consapevole,
tuttavia,
che
il
cambiamento
troppo
rapido
della
società
può
portare
alla
perdita
di
punti
di
riferimento
normativi:
l’anomia.
Essa
si
supera
tramite
la
variazione
di
associazioni
sociali,
le
corporazioni,
che
si
dovrebbero
posizionare
tra
lo
stato
e
l’individuo
in
modo
da
unirli.
SMITH:
approva
la
suddivisione
del
lavoro
che
aumenta
notevolmente
la
produttività.
Tuttavia
quando
il
lavoro
si
frantuma
il
singolo
non
è
più
padrone
della
propria
attività
lavorativa;
perciò
viene
spodestato.
TAYLOR:
fonda
il
taylorismo,
l’organizzazione
scientifica
del
lavoro
che
comporta
lo
studio
dettagliato
dei
processi
industriali.
Le
tecniche
tayloriste
massimizzavano
la
produzione
e
incrementavano
il
livello
di
produttività
del
lavoro.
FORD:
sviluppa
il
fordismo,
il
sistema
della
produzione
di
massa,
con
la
catena
di
montaggio.
Dagli
inizi
del
‘900
fino
agli
anni
’70
si
assiste
a
questo
sistema
produttivo
di
massa,
mentre
dopo
questo
periodo
esso
va
incontro
a
problemi
a
causa
della
crisi
economica
che
investe
i
paesi
europei;
a
ciò
si
aggiungono
ragioni
di
tipo
psicologico
e
sociale.
Per
questo
motivo
la
produzione
si
diversifica,
non
è
più
di
massa;
si
ascoltano
molto
di
più
le
esigenze
del
consumatore
il
quale,avendo
meno
da
spendere,punta
più
alla
qualità
che
alla
quantità.
Il
lavoro
diventa
meno
25
/
42
sicuro
tanto
che
esplode
il
fenomeno
del
lavoro
flessibile,
i
contratti
a
tempo
indeterminato
vengono
sostituiti.
La
flessibilità
cela
la
precarietà,
presente
tuttora
nella
nostra
società.
CAPITOLO
11
–
Potere
e
politica
PREMESSA
Lo
studio
del
potere
è
di
fondamentale
importanza
in
sociologia
in
quanto
è
un
fenomeno
pervasivo,
onnipresente
nelle
relazioni
sociali.
POTERE
E
AUTORITA’
In
termini
generali,
il
potere
è
la
capacità
do
individui
o
gruppi
di
far
valere
la
propèia
volontà,
anche
contro
le
resistenze
altrui.
il
potere
economico
esercitato
da
coloro
che
possiedono
beni
materiali
o
risorse
finanziarie
il
potere
ideologico
esercitato
da
coloro
(intellettuali,
predicatori,
giornalisti)
che
sono
in
grado
di
influenzare
le
opinioni
altrui
il
potere
politico
esercitato
da
chi
detiene
gli
strumenti
della
forza
fisica
(nelle
società
moderne
lo
stato).
L’autorità
è
una
forma
legittima
di
potere;
ciò
significa
che
quanti
sono
soggetti
all’autorità
ne
riconoscono
la
fondatezza
e
acconsentono
ad
essa.
Tutte
le
società
moderne
sono
stati-‐nazione,
cioè
stati
in
cui
la
grande
maggioranza
della
popolazione
è
composta
da
cittadini
che
si
considerano
parte
di
una
medesima
nazione.
Le loro principali caratteristiche sono assai diverse da quelle degli stati tradizionali:
sovranità.
I
territori
degli
stati
tradizionali
erano
sempre
delimitati
in
modo
impreciso
e
il
potere
centrale
esercitava
su
di
essi
un
controllo
piuttosto
debole.
La
sovranità
aveva
dunque
sc
arsa
rilevanza;
al
contrario,
tutti
gli
stati-‐nazione
sono
stati
sovrani
cittadinanza.
Negli
stati
tradizionali
la
maggioranza
della
popolazione
era
priva
di
diritti
ed
estranea
alla
vita
politica
(ad
eccezione
delle
classi
dominanti),
al
contrario,
la
maggior
parte
degli
individui
che
vivono
dentro
i
confini
di
uno
stato
nazione
è
costituita
da
cittadini
che
hanno
gli
stessi
diritti
e
doveri
nazionalismo.
Gli
stati-‐nazione
sono
associati
alla
nascita
del
nazionalismo,
definibile
come
un
insieme
di
simboli
e
credenze
che
esaltano
il
senso
di
appartenenza
a
una
determinata
comunità
nazionale.
Il
nazionalismo
ha
fatto
la
sua
comparsa
solo
con
lo
sviluppo
dello
stato
moderno
TIPI
DI
REGIMI
POLITICI
26
/
42
Due
sono
le
forme
fondamentali
di
regime
politico:
la
democrazia
e
l’autoritarismo
La democrazia
La
parola
democrazia
deriva
dal
termine
greco
demokratia
composto
da
demos
(popolo)
e
kratos
(governo).
Democrazia
significa
dunque
“governo
del
popolo”
e
si
distingue
significativamente
da
quelli
in
cui
a
governare
sono
monarchi,
tiranni,
dittatori
o
aristocrazie.
Il
regime
democratico
ha
assunto
forme
differenti
a
seconda
delle
diverse
epoche
storiche,
delle
diverse
società
e
delle
diverse
interpretazioni
date
al
concetto.
Il
“popolo”,
ad
esempio,
è
stato
variamente
identificato
con
i
proprietari,
gli
uomini
bianchi,
gli
uomini
istruiti,
i
soli
uomini,
gli
adulti.
La
democrazia
è
ritenuta
in
generale
il
sistema
politico
che
meglio
di
ogni
altro
è
in
grado
di
assicurare
l’uguaglianza
politica,
la
protezione
delle
libertà
la
difesa
dell’interesse
comune,
il
soddisfacimento
dei
bisogni,
la
promozione
morale
dell’individuo,
l’efficacia
dei
processi
decisionali
nell’interesse
generale.
Democrazia
diretta.
In
una
democrazia
diretta
(o
partecipativa)
le
decisioni
vengono
prese
insieme
dai
detentori
dei
diritti
politici,
come
avveniva
nell’antica
Grecia,
ma
nelle
società
moderne
non
è
possibile
che
tutti
partecipino
attivamente
a
tutte
le
decisioni.
Una
forma
di
democrazia
diretta
che
ancora
sopravvive
nelle
democrazie
moderne
è
il
referendum.
Democrazia
rappresentativa.
La
forma
di
democrazia
oggi
più
comune
è
la
democrazia
rappresentativa,
cioè
quel
regime
politico
in
cui
le
decisioni
riguardanti
una
comunità
sono
prese
non
da
tutti
i
suoi
membri
detentori
dei
diritti
politici,
bensì
da
loro
rappresentanti
eletti
a
questo
fine.
L’autoritarismo
Nei
regimi
autoritari
la
partecipazione
popolare
è
negata
oppure
fortemente
limitata
in
quanto
le
esigenze
e
gli
interessi
dello
stato
hanno
la
precedenza
su
quelli
del
cittadino
e
dove
non
è
possibile
il
formarsi
di
una
opposizione
e
la
rimozione
di
un
leader
(come
in
Cina
o
in
molti
paesi
arabi).
27
/
42
In
occidente
pochi
avevano
previsto
la
formidabile
catena
di
eventi
innescatasi
nel
1989
che
portò
al
crollo
di
un
regime
comunista
dopo
l’altro
attraverso
una
serie
di
“rivoluzioni
di
velluto”.
Dalla
caduta
dell’Unione
Sovietica
e
la
costituzione
di
repubbliche
quali
l’Ungheria,
la
Polonia,
la
Bulgaria…,
i
processi
di
democratizzazione
si
sono
diffusi
in
tutto
il
mondo;
anche
quegli
stati
dove
ancora
resiste
il
regime
comunista,
come
la
Cina,
hanno
dovuto
coniugare
l’autoritarismo
con
una
lenta
apertura
all’economia
di
mercato
in
quanto
la
“globalizzazione
della
democrazia”
continua
a
ritmo
spedito
in
tutto
il
mondo.
in
primo
luogo,
la
democrazia
si
accompagna
di
norma
all’economia
di
mercato
che
si
è
dimostrata
indiscutibilmente
superiore
alla
pianificazione
comunista
come
sistema
di
produzione
della
ricchezza
in
secondo
luogo,
la
globalizzazione
intensifica
contatti
e
rapporti
di
ogni
tipo
al
di
là
dei
confini
nazionali
e
stimola
una
maggiore
partecipazione
politica
dei
cittadini
in
molte
aree
del
mondo
in
terzo
luogo,
la
diffusione
di
nuovi
mezzi
di
comunicazione,
in
particolare
della
televisione
satellitare
e
di
Internet,
fa
sì
che
i
governi
non
riescano
a
conservare
il
controllo
delle
informazioni
cui
attingono
i
cittadini,
che
fanno
sempre
più
resistenza
alla
propaganda
di
regime.
Lo
studioso
americano
Francis
FUKUYAMA
ha
parlato
di
“fine
della
storia”
in
quanto
la
dissoluzione
dell’Unione
Sovietica
avrebbe
segnato
la
completa
sconfitta
dell’ideologia
marxista,
il
trionfo
mondiale
del
capitalismo,
la
scomparsa
di
ogni
possibile
alternativa
ad
esso
e
l’universalizzazione
della
democrazia
occidentale
come
forma
di
governo.
La
democrazia
sta
incontrando
quasi
ovunque
delle
difficoltà:
il
paradosso
della
democrazia
è
ben
strano:
da
un
lato
essa
si
sta
diffondendo
in
tutto
il
mondo,
dall’altro
le
società
dove
le
istituzioni
democratiche
sono
più
antiche
sono
anche
oggetto
di
una
forte
disillusione
in
quanto
quote
crescenti
di
popolazione
sono
insoddisfatte
o
indifferenti
nei
suoi
confronti.
Perché
tanta
insoddisfazione?
Come
ha
osservato
il
sociologo
americano
Daniel
BELL,
i
governi
nazionali
sono
troppo
piccoli
per
affrontare
le
grandi
questio
(la
concorrenza
economica
mondiale,
la
distribuzione
dell’ecosistema
terreste)
e
troppo
grandi
per
affrontare
quelle
piccole
(i
problemi
locali).
Esistono
diversi
sistemi
di
partito
ma
tendenzialmente
i
sistemi
elettorali
maggioritari
(vince
chi
raccoglie
più
voti)
producono
sistemi
bipartici
(o
quantomeno
bipolari)
mentre
i
sistemi
elettorali
proporzionali
(i
seggi
vengono
distribuiti
in
ragione
delle
percentuali
di
voto
ottenute)
tendono
a
28
/
42
produrre
sistemi
multipartitici.
E’
però
improbabile
che
un
singolo
partito
riesca
ad
ottenere
la
maggioranza;
si
formano
così
governi
di
coalizione
che
possono
produrre
governi
deboli
e
il
continuo
ricorso
alle
elezioni
anticipate
con
lo
scopo
di
“ricalibrare”
i
rapporti
di
forza
tra
partiti
e
coalizioni.
Nei
paesi
europei
occidentali
esistono
partiti
di
diversa
origine.
Alcuni
si
fondano
sulla
confessione
religiosa,
altri
sull’appartenenza
etnica
o
linguistica.
Alcuni
rappresentano
determinati
interessi
socio-‐economici,
altri
sono
di
ispirazione
ambientalista.
I
grandi
partiti
di
massa,
tuttavia,
sono
ormai
largamente
pluralisti
dal
punto
di
vista
culturale
e
interclassisti
dal
punto
di
vista
sociale.
IL
CAMBIAMENTO
POLITICO
E
SOCIALE
Talvolta
il
cambiamento
politico
e
sociale
può
essere
ottenuto
solo
attraverso
il
ricorso
a
forme
non
ortodosse
di
azione
politica.
L’esempio
più
vistoso
di
azione
politica
non
ortodossa
è
la
rivoluzione
vale
a
dire
il
rovesciamento
di
un
ordine
politico
attraverso
un’azione
violenta
di
massa.
Più
frequentemente
l’attività
politica
non
ortodossa
più
comune
è
quella
dei
movimenti
sociali.
Un
movimento
sociale
è
definibile
come
un’azione
collettiva
tesa
a
perseguire
un
interesse
o
un
obiettivo
comune
attraverso
iniziative
esterne
alle
istituzioni.
Essi
sono
una
caratteristica
del
nostro
mondo
quanto
le
organizzazioni
formali
e
burocratiche
alle
quali
essi
si
oppongono.
I
nuovi
movimenti
sociali.
A
partire
dalla
seconda
metà
del
secolo
scorso
si
è
verificata
una
proliferazione
di
movimenti
sociali
in
tutti
i
paesi
del
mondo.
Sono
spesso
definiti
nuovi
movimenti
sociali
perché
si
ritiene
che
siano
un
prodotto
specifico
della
società
tardo-‐moderna
e
che
differiscono
profondamente
dalle
forme
di
azione
collettiva
delle
epoche
precedenti.
Tecnologia
e
movimenti
sociali.
Nell’età
dell’informazione
è
diventato
infatti
possibile
che
questi
nuovi
movimenti
sociali
dispersi
in
tutto
il
mondo
si
coalizzino
in
enormi
reti
internazionali
che,
grazie
alla
comunicazione
elettronica,
hanno
la
capacità
di
rispondere
immediatamente
agli
eventi,
accedere
a
fonti
di
informazione,
premere
su
multinazionali,
su
governi
e
organismi
internazionali.
Internet
ha
dimostrato
la
sua
capacità
di
unire
al
di
là
di
ogni
frontiera
fisica
o
culturale.
A
questo
proposito
si
è
parlato
di
netwars,
ovvero
di
conflitti
internazionali
generalizzati
che
hanno
per
29
/
42
oggetto
non
più
risorse
o
territori,
come
in
passato,
ma
l’informazione
e
la
capacità
di
richiamare
l’attenzione
dell’opinione
pubblica.
I
MOVIMENTI
NAZIONALISTI
Tra
i
più
importanti
movimenti
sociali
del
mondo
contemporaneo
vi
sono
quelli
nazionalisti.
La
crescente
interdipendenza
dei
paesi
del
mondo
non
ha
comportato
la
fine
del
nazionalismo,
anzi
per
certi
versi
lo
ha
rafforzato.
Nazionalismo
e
società
moderna.
Il
principale
teorico
del
nazionalismo
è
forse
Ernest
GELLER
secondo
cui
il
nazionalismo
e
il
concetto
dio
nazione
erano
sconosciuti
alle
società
tradizionali.
Esso
è
il
prodotto
della
nuova
società
di
massa
creata
dall’industrialismo
(a
partire
dalla
fine
del
1700)
sia
perché
esso
determina
la
necessità
di
un
apparato
statale
molto
più
efficace
che
in
precedenza
poiché
l’universo
di
riferimento
non
è
più
il
villaggio
locale
ma
una
società
di
massa,
sia
perché
oggi
l’istruzione
generalizzata,
basata
su
una
lingua
ufficiale
insegnata
nelle
scuole,
è
lo
strumento
principale
attraverso
il
quale
una
società
di
massa
può
organizzarsi
ed
essere
tenuta
unità.
La
teoria
di
Geller
non
spiega
però
le
passioni
che
il
nazionalismo
è
in
grado
di
suscitare.
La
sua
forza
è
probabilmente
collegata
alla
capacità
di
creare
identità,
qualcosa
di
cui
gli
individui
non
possono
fare
a
meno.
La
presenza
di
etnie
diverse
da
quella
maggioritaria
in
uno
stato
nazionale
può
produrre
il
fenomeno
delle
nazioni
senza
stato:
il
primo
caso
è
quello
in
cui
lo
stato
nazionale
riconosce
le
differenze
culturali
della
minoranza
etnica
permettendo
un
certo
grado
di
autonomia
(Scozia
e
Galles
in
Gran
Bretagna,
Paesi
Baschi
e
Catalogna
in
Spagna)
il
secondo
caso
è
quello
di
nazioni
senza
stato
che
godono
di
un’autonomia
maggiore
(Quebec
in
Canada,
Fiandre
in
Belgio)
anche
grazie
alla
struttura
degli
stati
di
cui
fanno
parte:
Canada
e
Belgio
sono
stati
federali)
il
terzo
caso
è
quello
di
nazioni
senza
stato
il
cui
riconoscimento
è
negato
con
la
forza
dagli
stati
nazionali
ospitanti
(Curdi
in
Turchia,
SDiria,
Iran
e
Iraq,
>Palestinesi
in
Medio
Oriente,
ceceni
in
Russia,
Tibetani
in
Cina)
30
/
42
globalizzazione
che
spingerebbe
sempre
più
verso
un
“mondo
senza
confini”
in
cui
l’identità
nazionale
sarà
sempre
più
debole.
Tuttavia
non
sarebbe
esatto
affermare
che
stiamo
assistendo
al
tramonto
dello
stato
nazionale.
Per
certi
versi
sta
accadendo
esattamente
il
contrario.
Oggi
ogni
paese
del
mondo
è
uno
stato
nazionale
o
aspira
ad
esserlo:
lo
stato
nazionale
è
divenuto
un’istituzione
politica
universale.
Negli
ultimi
decenni
abbiamo
assistito
a
un
processo
di
convergenza
nella
produzione,
nella
distribuzione
e
nel
consumo
di
informazione.
Internet
minaccia
di
cancellare
qualsiasi
distinzione
tra
le
forme
tradizionali
di
comunicazione
e
di
diventare
lo
strumento
di
informazione,
intrattenimento,
pubblicità
e
commercio
per
eccellenza.
GIORNALI
E
TELEVISIONE
I
giornali.
Gli
antenati
dei
giornali
sono
i
fogli
di
informazione
stampati
e
diffusi
nel
Settecento.
Soltanto
a
partire
dal
1800
essi
sono
divenuti
“quotidiani”
con
migliaia
o
milioni
di
lettori.
A
lungo
i
giornali
furono
il
mezzo
principale
con
cui
le
informazioni
venivano
trasmesse
rapidamente
a
un
pubblico
di
massa.
La
loro
influenza
è
scemata
con
l’avvento
della
radio,
del
cionema
e
soprattutto
della
televisione.
La
comunicazione
elettronica
sembra
in
grado
di
ridurre
ulteriormente
la
circolazione
dei
giornali.
Le
notizie
oggi
sono
disponibili
on-‐line
e
costantemente
aggiornate
durante
il
giorno.
La
televisione.
La
crescente
influenza
della
televisione
è
probabilmente
il
più
importante
sviluppo
verificatosi
nel
campo
dei
media
nella
seconda
metà
del
secolo
scorso.
Le
cosiddette
reti
generaliste
(che
trasmettono
in
chiaro
e
sono
quindi
accessibili
a
tutti)
sono
state
affiancate
in
anni
più
recenti
dalle
reti
ad
accesso
condizionato
che
trasmettono
in
codice,
via
satellite
o
via
cavo
(e
sono
accessibili
solo
su
abbonamento).
Satellite
e
cavo
stanno
trasformando
quasi
ovunque
la
natura
della
televisione:
essi
rendono
sempre
più
difficile
ai
governi
il
controllo
dei
contenuti
televisivi.
Le
televisioni
occidentali
hanno
probabilmente
avuto
la
loro
importanza
nel
preparare
lòe
condizioni
che
hanno
portato
alla
caduta
dei
regimi
comunisti
in
Europa
orientale.
Qualcosa
di
analogo
sta
avvenendo
con
Al
Jazeera,
la
televisione
satellitare
del
Qatar
che
viene
seguita
in
molti
paesi
arabi.
31
/
42
sulle
persone
e
in
particolare
sui
bambini
per
quanto
riguarda
la
propensione
alla
violenza
e
alla
criminalità.
Televisione
e
violenza
Tra
i
programmi
televisivi,
i
telefilm
si
segnalano
per
il
loro
carattere
estremamente
violento
ma
quello
che
sorprende
che
nei
programmi
per
bambini
i
livelli
di
violenza
sono
addirittura
superiori:
tra
tutti
i
tipi
di
programmi
televisivi
sono
i
cartoni
animati
a
contenere
il
numero
maggiore
di
atti
violenti.
Occorre
però
specificare
che
nei
telefilm
polizieschi
e
in
molti
cartoni
animati
per
bambini,
alla
rappresentazione
della
violenza
fanno
da
sfondo
temi
di
giustizia
e
castigo.
Ne
consegue
che
l’intensità
della
violenza
rappresentata
non
sollecita
necessariamente
comportamenti
imitativi
negli
spettatori,
i
quali
sono
forse
maggiormente
influenzati
dai
temi
morali
di
fondo.
Anche
i
bambini
molto
piccoli,
ad
esempio,
capiscono
che
la
violenza
rappresentata
nei
programmi
della
televisione
non
è
“reale”.
I
generi
televisivi
La
televisione
oggi
funziona
come
un
flusso
in
interrotto
ma
assai
diversificato.
Il
palinsesto
contiene
solitamente
parecchi
programmi
diversi
tra
loro.
La
nozione
di
genere
televisivo
è
utile
per
dare
un
senso
alla
natura
apparentemente
caotica
della
programmazione
televisiva.
I
generi
sono
le
categorie
con
cui
sia
i
produttori
sia
gli
spettatori
classificano
i
diversi
tipi
di
programma,
distinguendo
ad
esempio
tra
telegiornali,
telefilm,
telenovele,
talk
show,
telequiz..
ogni
genere
segue
regole
e
convenzioni
che
lo
caratterizzano
e
lo
differenziano
dagli
altri
in
termini
di
ambientazione,
personaggi,
meccanismi
narrativi.
Le
soap
opera
La
caratteristica
fondamentale
del
genere
soap
è
che
richiede
di
essere
seguito
con
assiduità.
Il
singolo
episodio
ha
ben
poco
senso.
Le
soap
presumono
un
plot
noto
allo
spettatore
assiduo,
che
acquista
familiarità
con
personaggi,
le
loro
personalità
e
le
loro
esperienze.
I
sociologi
si
sono
divisi
quando
hanno
cercato
dispiegare
la
popolarità
delle
soap
e
la
loro
diffusione
in
tutto
il
mondo,
non
solo
in
Europa
e
in
America,
ma
anche
in
Africa,
Asia
e
America
latina.
Secondo
alcuni
esse
rappresentano
un’evasione,
soprattutto
per
le
donne
che
trovano
la
propria
vita
opprimente
e
monotona.
Ma
assai
più
plausibile
è
l’idea
che
le
soap
trattino
in
qualche
modo
aspetti
universali
della
vita
emotiva.
Esse
esplorano
situazioni
critiche
che
possono
capitare
a
tutti
e
forse
riescono
ad
aiutare
alcuni
telespettatori
a
riflettere
creativamente
su
certe
situazioni
esistenziali.
Le
prime
teorie
Tra
i
primi
importanti
teorici
dei
mezzi
di
comunicazione
sono
i
canadesi
Harold
INNIS
e
Marshall
MCLUHAN.
Innis
sostiene
che
il
carattere
dei
mezzi
di
comunicazione
influenza
fortemente
l’organizzazione
sociale
l’ormai
celebre
formula
coniata
da
McLuhan,
“il
mezzo
è
il
messaggio”,
32
/
42
significa
che
la
natura
dei
media
influenza
la
società
molto
più
dei
messaggi
trasmessi.
La
televisione,
ad
esempio
è
un
mezzo
molto
diverso
da
un
libro
stampato:
in
una
società
in
cui
la
televisione
svolge
un
ruolo
centrale,
la
vita
viene
esperita
diversamente
rispetto
a
una
società
che
conosce
solo
la
stampa.i
media
elettronici,
secondo
McLuhan,
stanno
creando
ciò
che
egli
chiama
villaggio
globale:
ogni
evento
può
essere
seguito
in
tutto
il
mondo
in
tempo
reale,
cosicchè
tutti
partecipano
simultaneamente
agli
stessi
eventi.
Habermas
ha
elaborato
questi
temi
in
modo
diverso.
Egli
analizza
lo
sviluppo
dei
media
dall’inizio
del
1700
al
presente
delineando
la
nascita
e
la
successiva
crisi
della
sfera
pubblica:
nata
nei
salotti
e
nei
caffè
di
londra,
Parigi
e
altre
città
europee,
dove
le
persone
usavano
incontrarsi
per
discutere
questioni
di
attualità
sollevate
dai
giornali
che
stavano
allora
nascendo.
Secondo
Habermas,
salotti
e
caffè
furono
essenziali
per
lo
sviluppo
iniziale
della
democrazia
perché
introdussero
l’idea
che
si
potessero
risolvere
i
problemi
politici
attraverso
la
discussione
pubblica.
Nelle
società
moderne,
però,
la
sfera
pubblica
è
stata
soffocata
dall’espansione
dell’industria
culturale.
La
politica
viene
presentata
dai
media
come
una
sorta
di
spettacolo:
l’opinione
pubblica
non
si
costruisce
attraverso
una
discussione
aperta
e
razionale
ma
attraverso
il
controllo
e
la
manipolazione.
L’iperrealtà
prodotta
dai
media
è
fatta
di
simulacri:
immagini
che
ricevono
senso
solo
da
altre
immagini
e
per
ciò
non
hanno
fondamento
in
alcuna
“realtà
esterna”.
Nessun
leader
politico
oggi
può
vincere
un’elezione
se
non
appare
costantemente
in
televisione:
l’immagine
televisiva
del
leader
è
la
“persona”
che
la
maggior
parte
dei
spettatori
conosce.
33
/
42
hanno
svolto
un
ruolo
centrale
nella
creazione
delle
istituzioni
moderne
in
quanto
offrono
molte
forme
di
informazione
cui
prima
era
negato
l’accesso.
La
teoria
dei
media
elaborata
da
Thompson
distingue
tre
tipi
di
interazione:
l’interazione
faccia
a
faccia
avviene
in
un
contesto
di
compresenza,
è
ricca
di
indizi
simbolici
che
gli
individui
utilizzano
per
dare
senso
a
ciò
che
gli
altri
dicono,
è
rivolta
a
destinatari
specifici,
è
di
tipo
dialogico
l’interazione
mediata
implica
l’utilizzo
di
una
tecnologia
mediale:
la
stampa,
la
trasmissione
elettrica,
l’elettronica.
Essa
ha
luogo
direttamente
tra
due
individui
specifici
(due
persone
che
si
parlano
al
telefono)
ed
è
di
tipo
dialogico
m,a
non
offre
la
stessa
gamma
di
indizi
simbolici
dell’interazione
faccia
a
faccia
la
quasi-‐interazione
mediata
è
costituita
da
quelle
particolari
relazioni
sociali
che
sono
create
dai
mass
media;
essa
è
monologica
(cioè
a
senso
unico)
in
quanto
non
connette
direttamente
individui
specifici
bensì
una
serie
indefinita
di
destinatari
potenziali
Media
e
ideologia
La
nozione
di
ideologia
rimanda
all’influenza
delle
idee
sulle
credenze
e
sulle
azioni
degli
individui.
La
parola
viene
coniata
da
uno
scrittore
francese
Destutt
de
Tracy
alla
fine
dei
Settecento
con
significato
di
“scienza
delle
idee”.
Marx
considerava
l’ideologia
come
“falsa
coscienza”:
le
classi
dominanti
sono
in
grado
di
controllare
le
idee
che
circolano
nella
società.
Secondo
Marx
la
religione
è
spesso
ideologica
perché
insegna
al
povero
a
essere
contento
della
propria
sorte.
Thompson
chiama
quella
di
de
Tracy
concezione
neutrale
dell’ideologia
e
critica
quella
di
Marx.
Egli
sostiene
che
nozione
critica
sia
da
preferire
in
quanto
connette
l’ideologia
al
potere.
Essa,
infatti,
comporta
l’esercizio
del
potere
simbolico,
cioè
l’uso
delle
idee
per
nascondere,
giustificare
o
legittimare
gli
interessi
dei
gruppi
sociali
dominanti.
34
/
42
La
telefonia
mobile.
Dalla
“prima
generazione”
di
telefoni
cellulari,
che
utilizzavano
una
tecnologia
analogica,
si
è
passati
alla
“seconda
generazione”
che
utilizza
tecnologia
digitale.
La
“terza
generazione”
di
telefonia
cellulare
è
quella
di
Internet
senza
fili.
Anche
se,
al
di
là
di
ogni
dubbio,
essi
sono
una
risorsa
inestimabile
in
un’età
contrassegnata
dal
continuo
movimento,
dal
pendolarismo
casa-‐lavoro,
da
viaggi
frequenti
e
da
giornate
piene
di
impegni,
alcuni
ritengono
che
avere
un
telefono
cellulare
significa
essere
costantemente
rintracciabili
e
ciò
offusca
la
distinzione
tra
vita
personale
professionale.
INTERNET
Internet
nasce
al
pentagono
nel
1969con
il
nome
di
Arpanet
da
Arpa
(Advanced
Research
Projects
Agency).
Inizialmente
consentiva
agli
scienziati
di
condividere
risorse
e
strumenti.
Poi
nelle
università
altre
persone
incominciarono
a
utilizzare
il
sistema
per
i
propri
scopi.
Con
la
diffusione
dei
Pc,
esso
iniziò
a
diffondersi
anche
al
di
fuori
dell’ambito
militare
e
universitario
entrando
in
una
fase
di
crescita
esplosiva.
Un
mutamento
imponente
che
però
è
avvenuto
in
maniera
tutt’altro
che
uniforme:
tra
coloro
che
ne
sono
esclusi
troviamo
gli
strati
meno
abbienti
della
popolazione
nei
paesi
sviluppati
e,
a
livello
globale,
i
paesi
più
poveri.
Ciò
ha
indotto
molti
a
parlare
di
nuove
disuguaglianze
sociali
in
termini
di
divario
digitale
(digital
divide),
cioè
disparità
di
accesso
alle
tecnologie
della
comunicazione.
La
diffusione
mondiale
di
Internet
ha
sollevato
importanti
interrogativi
per
i
sociologi.
Internet
apre
nuovi
canali
di
comunicazione
e
interazione,
trasferendo
on-‐line
un
numero
crescente
di
attività.
Grazie
a
Internet
distanza
e
separazione
diventano
più
facilmente
superabili
in
quanto
espande
e
arricchisce
la
rete
dei
rapporti
sociali,
anche
se
alcuni
ritengono
che
esso
minaccia
di
svuotare
le
relazioni
e
comunità
umane.
Alcuni
sociologi
affermano
che
la
diffusione
di
Internet
accentua
l’isolamento
sociale:
i
contatti
umani
si
riducono,
forme
tradizionali
di
intrattenimento
come
la
lettura,
il
cinema
e
il
teatro
vengono
trascurate,
il
tessuto
della
vita
sociale
si
indebolisce.
Proprio
come
la
televisione
un
tempo,
Internet
suscita
sia
speranze
che
paure.
crescente
concentrazione
della
proprietà.
I
media
globali
oggi
sono
dominati
da
piccolo
numero
di
enormi
e
potentissimi
gruppi
imprenditoriali
passaggio
dalla
proprietà
pubblica
a
quella
privata.
Negli
ultimi
decenni
la
liberalizzazione
economica
e
l’allentamento
delle
regolamentazioni
hanno
condotto
alla
loro
privatizzazione
in
molti
paesi
sviluppo
di
strutture
aziendali
transnazionali.
Le
normative
sulla
proprietà
dei
media
sono
state
allentate
per
permettere
investimenti
e
acquisizioni
internazionali
integrazioni
dei
prodotti
mediali.
L’industria
dei
media
è
molto
più
integrata
e
meno
segmentata
che
in
passato
(singole
industri
producono
e
distribuiscono
musica,
notizie,
programmi
televisivi…)
aumento
delle
fusioni
aziendali.
C’è
una
tendenza
ad
alleanze
tra
aziende
appartenenti
a
segmenti
diversi
dell’industria
dei
media.
35
/
42
Alcuni
temono
che
la
formazione
di
aziende
gigantesche
nel
settore
dei
media
potrebbe
limitare
gli
spazi
che
essi
offrono
alla
libertà
di
pensiero,
di
espressione
e
di
discussione.
Tali
aziende
potrebbero,
infatti,
esercitare
l’autocensura
o
cercare
di
favorire
personaggi
pubblici
e
politici
con
cui
intrattiene
rapporti
di
convenienza.
Il
controllo
dell’informazione
da
parte
delle
maggiori
imprese
di
comunicazione
dei
paesi
industrializzati
(e
innanzitutto
degli
Stati
Uniti)
ha
indotto
molti
osservatori
a
parlare
di
imperialismo
mediatico
e
fa
sì
che
a
livello
globale
sia
costantemente
privilegiato
il
“primo
mondo”,
mentre
ai
paesi
in
via
di
sviluppo
si
presta
attenzione
soprattutto
in
occasione
di
catastrofi,
crisi,
guerre
o
altre
violenze.
Si
considera,
pertanto,
necessaria
una
legislazione
che
armonizzi
a
livello
europeo
il
settore
delle
telecomunicazioni
e
dell’informatica
anche
se
essa
pare
di
difficile
attuazione.
La
convergenza
mediatica
è
una
delle
questioni
al
centro
della
discussione
tra
gli
stati
membri
dell’Unione
europea.
Leggere
non
era
necessario
né
utile.
La
stampa
modificò
la
situazione.
Il
crescente
uso
di
materiali
scritti
in
molte
sfere
diverse
della
vita
portò
a
più
elevati
livelli
di
alfabetismo.
Cominciò
ad
emergere
l’istruzione.
Oggi
nei
paesi
industrializzati
l’alfabetismo,
la
capacità
elementare
di
leggere
e
scrivere,
è
estesa
a
gran
parte
della
popolazione.
Diffusa
è
anche
la
scolarizzazione,
quasi
assente
nell’Ottocento,
ma
resa
obbligatoria
con
l’avvento
della
moderna
società
del
benessere
attraverso
l’universalizzazione
dei
sistemi
educativi:
la
scuola
è
dunque
aperta
a
tutti,
senza
alcuna
distinzione.
Nelle
società
moderne
è
importantissima
poiché
tutti
devono
saper
leggere,
scrivere,
e
fare
calcoli
insieme
con
una
conoscenza
generale
del
proprio
ambiente
fisico
sociale
ed
economico;
inoltre
devono
saper
imparare
per
poter
acquisire
info
nuove.
La
diffusione
delle
tecnologie
sta
influendo
sull’istruzione
in
molti
modi
poiché
le
scuole
sono
un
ambito
in
cui
si
può
conoscere
i
computer
e
le
tecnologie
on-‐line.
La
scuola
si
è
sviluppata
per
fornire
le
competenze
che
davano
accesso
al
mondo
dei
media
a
stampa;
nonostante
ciò
pochi
educatori
vedono
nella
tecnologia
informatica
un
mezzo
in
grado
di
sostituire
totalmente
l’apprendimento
affidato
all’interazione
con
un
insegnante.
Il
sistema
scolastico
svolge
un
ruolo
centrale
nella
socializzazione
dei
giovani,
nella
36
/
42
promozione
delle
pari
opportunità,
nella
formazione
professionale
e
nella
creazione
di
una
cittadinanza
informata
e
partecipe.
EVOLUZIONE
DEL
SISTEMA
SCOLASTICO
ITALIANO
Nato
con
la
legge
Casati
del
1859dopo
scuola
elementare
biforcazione
in
un
ramo
classico
ed
in
uno
tecnico.
Riforma
Gentile
del
1923scuola
tecnica
sostituita
con
un’altra
che
non
permetteva
l’accesso
all’università.
Regime
fascistabiforcazione
più
netta
in
2
rami:
uno
per
classe
media
e
per
la
borghesia,
l’altro
per
la
classe
operaia.
Solo
chi
finiva
il
liceo
classico
poteva
iscriversi
a
qualsiasi
tipo
di
università.
1969
legge
che
consente
ai
diplomati
di
tutte
le
scuole
medie
superiori
di
iscriversi
a
qualsiasi
facoltà
universitaria.
TEORIE
DELL’EDUCAZIONE
Bernstein
-‐
Codici
linguistici
Sostiene
che
i
ragazzi
provenienti
da
entroterra
diversi
sviluppano
nei
primi
anni
di
vita
CODICI
diversi
che
influenzano
la
loro
successiva
esperienza
scolastica.
I
ragazzi
provenienti
da
classe
lavoratrice
acquisiscono
un
codice
ristretto,
linguaggio
legato
ad
un
determinato
ambiente
culturale,
ricco
di
assunti
inespressi
di
cui
ci
si
attende
la
conoscenza
da
parte
degli
altri.
Tipo
di
registro
comunicativo
legato
all’ambiente
culturale
di
una
comunità
o
di
un
quartiere
della
classe
inferiore.
E’un
codice
di
linguaggio
più
adatto
alla
comunicazione
dell’esperienza
pratica
che
alla
discussione
d’idee,
processi
e
rapporti
più
astratti.
Il
linguaggio
è
ispirato
alle
norme
del
gruppo.
Acquisizione
di
un
codice
elaboratostile
linguistico
meno
vincolato
a
un
contesto
specifico,
che
quindi
consente
di
adattare
i
significati
delle
parole
alle
esigenze
delle
situazioni
più
disparate.
I
ragazzi
che
hanno
acquisito
codici
linguistici
più
elaborati
sono
maggiormente
capaci
di
far
fronte
alle
esigenze
dell’istruzione
scolastica
formale
rispetto
a
quelli
che
dispongono
di
codici
ristretti,
perché
il
modo
di
quest’ultimi
di
usare
il
linguaggio
si
scontra
con
la
cultura
accademica
della
scuola.
L’istruzione
moderna
deve
essere
intesa
come
risposta
alle
esigenze
economiche
del
capitalismo
industriale.
Le
scuole
contribuiscono
a
creare
competenze
tecniche
e
sociali
richieste
dalle
imprese
industriali.
I
rapporti
di
autorità
e
di
controllo
presenti
nella
scuola
riflettono
direttamente
quelli
37
/
42
dominati
nel
mondo
del
lavoro.
La
scuola
contribuisce
a
motivare
alcuni
individui
alla
prestazione
e
al
successo.
La
scuola
moderna
riproduce
i
sentimenti
di
impotenza
che
molti
sperimentano
altrove.
Le
scuole
hanno
lo
scopo
di
legittimare
la
disuguaglianza,
limitare
lo
sviluppo
personale
a
forme
compatibili
con
la
sottomissione
all’autorità
arbitraria
e
contribuire
al
processo
che
vede
i
giovani
rassegnarsi
al
proprio
destino.
Illich-‐programma occulto
Autore
controverso.
Sostiene
che
la
stessa
nozione
di
scolarizzazione
obbligatoria
andrebbe
messa
in
discussione.
La
scuola
tende
ad
inculcare
il
consumo
passivo:
l’accettazione
acritica
dell’ordine
sociale
esistente
attraverso
la
disciplina
e
l’irreggimentazione.
1. Custodia
2. Distribuzione
degli
individui
nei
ruoli
occupazionali
3. Apprendimento
dei
valori
dominanti
4. Acquisizione
delle
capacità
e
delle
conoscenze
socialmente
approvate
Il
programma
occulto
insegna
ai
ragazzi
che
il
loro
ruolo
nella
vita
è
quello
di
sapere
qual
è
il
proprio
posto
e
starsene
lì
tranquilli.
Egli
crede
che
la
scuola
tenda
a
inculcare
un
consumo
passivo,
ossia
l’accettazione
acritica
dell’ordine
sociale
esistente
attraverso
la
disciplina;
per
questo
è
favorevole
a
descolarizzare
la
società.
L’istruzione
dovrebbe
permettere
a
tutti
coloro
che
lo
desiderano
di
accedere
alle
risorse
educative
disponibili
in
qualsiasi
momento
della
vita.
Chi
vuole
apprendere
non
dovrebbe
essere
costretto
ad
accettare
un
programma
standardizzato,
ma
potere
scegliere
personalmente
che
cosa
desidera
studiare.
Propone
diversi
tipi
di
strutture
educative.
L’istruzione
non
sarebbe
più
solo
una
forma
di
apprendimento
precoce
affidato
a
specifiche
istituzioni,
ma
diventerebbe
accessibile
a
chiunque
desiderasse
approfittare
di
essa.
Bourdieu
introduce
il
concetto
di
riproduzione
culturale,
che
indica
i
modi
in
cui
la
scuola
contribuisce
a
perpetuare
di
generazione
in
generazione
le
disuguaglianze
sociali
ed
economiche.
Rafforza
le
differenze
di
valori
e
di
prospettive
sottintese
alla
diversità
di
interessi
e
di
gusti.
La
scuola
impone
agli
allievi
regole
disciplinari.
I
ragazzi
della
classe
lavoratrice
vanno
incontro
a
uno
shock
culturale
molto
più
forte
di
quello
dei
ragazzi
provenienti
da
un
retroterra
più
privilegiato,
motivati
a
raggiungere
buoni
risultati
scolastici,
ma
il
modo
di
parlare
e
di
agire,
non
è
conforme
a
quello
degli
insegnanti.
L’intelligenza:
comprende
molte
qualità
diverse
e
non
collegate
tra
loro,
e
può
essere
definita
come
ciò
che
viene
misurato
dai
test
del
Qi,
qupoziente
intellettivo.
Questi
test
sono
costruiti
con
un
punteggio
medio
di
100
punti
e
risultati
presentano
un’elevata
correlazione
con
le
prestazioni
scolastiche,
e
con
le
differenze
sociali,
economiche
ed
etniche.
L’intelligenza
inoltre
non
può
38
/
42
essere
espressa
con
un
solo
indicatore,
non
deriva
fondamentalmente
dalla
dotazione
genetica,
gli
individui
non
possono
essere
collocati
lungo
una
sola
scala
d’intelligenza
e
il
livello
dell’intelligenza
non
è
immutabile.
Fondamentale
è
anche
l’intelligenza
emotiva
che
ha
un
ruolo
pari
a
quello
del
Qi
nel
determinare
le
nostre
opportunità
di
vita;
essa
indica
la
capacità
di
saper
gestire
le
proprie
emozioni
quali
le
motivazioni,
l’autocontrollo,
l’empatia…
concetto
importante
è
anche
quello
dell’
apprendimento
permanente
secondo
cui
la
conoscenza
può
nascere
da
ogni
tipo
di
contatto
e
contesto:
una
conversazione,
l’uso
di
internet,
la
visita
ad
un
museo…
in
questo
senso
i
confini
tra
scuola
e
mondo
esterno
diventano
sempre
più
sottili.
Tipi
di
religione:
il
toteismo,
è
la
credenza
nelle
virtù
taumaturgiche
dei
totem
(tipici
delle
tribù
indiane
dell’America
settentr);
in
tali
società
ogni
gruppo
di
parentela
possiede
un
totem,
cui
sono
collegate
varie
attività
rituali.
L’animismo:
è
la
credenza
negli
spiriti
benigni
o
maligni
che
si
crede
che
popolino
lo
stesso
mondo
degli
uomini.
Le
tre
religioni
monoteiste
più
influenti
nel
mondo
sono:
il
giudaismo
o
ebraismo
nacque
ca
1000anni
a.C.,
i
primi
ebrei
erano
nomadi
caratterizzati
dalla
fede
in
un
unico
Dio
onnipotente
che
richiedeva
l’obbedienza
a
rigidi
codici
morali
e
dal
considerare
la
propria
come
la
sola
vera
religione.
Oggi
ca
14
milioni
di
persone
sono
ebree.
Il
cristianesimo
nacque
ca
2000
anni
fa
come
filiazione
del
giudaismo;crede
in
Gesù,
ebreo
ortodosso
ritenuto
Messia.
Inizialmente
i
cristiani
furono
perseguitati
fino
a
quando
l’imperatore
Costantino
adottò
il
Cristianesimo
come
religione
ufficiale
dell’impero
romano.
Oggi
ca
2miliardi
sono
cristiani;
le
sue
principali
ramificazioni
sono
il
cattolicesimo,
il
protestantesimo
e
l’ortodossia.
L’Islam,
nasce
dagli
insegnamenti
del
profeta
Maometto
nel
6°sec
d.C.
e
attribuisce
ad
un
unico
Dio,
Allah,
il
dominio
su
tutta
la
vita
umana
e
naturale.
Esso
si
fonda
su
cinque
pilastri:
la
ripetizione
del
credo
islamico,
la
ripetizione
5
volte
al
giorno
delle
preghiere
prescritte,
l’osservanza
del
Ramadan,
l’elargizione
di
elemosine
e
il
pellegrinaggio
alla
Mecca
almeno
una
volta
nella
vita.
Tra
le
religioni
dell’Estremo
oriente
l’induismo
è
la
più
antica
ed
è
politeista;
la
sua
maggioranza
crede
nella
reincarnazione,
ossia
che
tutti
i
viventi
siano
parte
di
un
processo
di
nascita,
morte
e
rinascita.
Inoltre
esso
è
costituito
dal
sistema
delle
caste,
che
crede
che
gli
individui
nascano
in
una
particolare
posizione
gerarchica
in
termini
sociali
e
rituali
che
riflette
la
loro
condotta
nelle
39
/
42
precedenti
incarnazioni.
Gli
induisti
sono
circa
un
miliardo.
Il
buddismo
è
una
delle
tre
religioni
etiche
deriva
dagli
insegnamenti
di
Siddharta
Gautama,
il
Buddha
vissuto
nel
6°sec
a.C.;
il
suo
obiettivo
è
quello
di
raggiungere
il
nirvana,
il
totale
appagamento
spirituale.
Il
confucianesimo
si
è
molto
diffuso
in
cina;
confucio
era
un
insegnante,
il
iù
saggio
dei
saggi,
vissuto
nel
6°sec
a.C.
molto
importante
in
tale
religione
era
la
venerazione
dei
morti.
Il
taoismo,
si
basa
sulla
meditazione
e
sulla
non
violenza
per
attingere
alla
vita
superiore;
fondato
da
Lao-‐Tze
nel
6°sec
a.C.
Marx,
crede
che
essa
rappresenti
l’autoalienazione
umana,
un
rifugio
di
fronte
alle
difficoltà
quotidiane;
egli
la
definisce
come
“l’oppio
dei
popoli”,
poiché
rimanda
felicità
e
ricompense
alla
vita
ultraterrena,
insegnando
la
rassegnata
accettazione
delle
condizioni
date
dall’esistenza
presente
(forte
elemento
ideologico).
Durkheim,
egli
crede
che
il
totemismo
rappresenti
la
più
elementare
e
semplice
religione.
Egli
la
definisce
in
base
alla
distinzione
tra
sacro
e
profano:
gli
oggetti
e
i
simboli
sacri
sono
separati
dagli
aspetti
ordinari
dell’esistenza
che
rappresentano
il
regno
del
profano.
Inoltre
crede
che
le
attività
rituali
che
caratterizzano
tutte
le
religione
rafforzano
il
senso
di
solidarietà
del
gruppo,
poiché
distaccano
dalle
preoccupazioni
terrene
e
trasportano
in
una
sfera
più
elevata.
Weber,
concentra
i
suoi
studi
su
le
religioni
mondiali,
capaci
di
raccogliere
vaste
masse
di
credenti
e
di
influenzare
il
corso
della
storia
universale.
Egli
sottolinea
il
rapporto
tra
mutamenti
sociali
e
religione
e
spiega
che
essa
non
è
necessariamente
una
forza
conservatrice,
ma
di
grande
spinta
verso
cambiamenti
sociali.
Tipi
di
organizzazioni
religiose:
la
chiesa,
è
un’associazione
di
grandi
dimensioni
e
ben
organizzata
in
una
struttura
formale
e
burocratica,incentrata
su
una
gerarchia
di
funzionari;
ad
essa
si
appartiene
dalla
nascita
per
trasmissione
familiare.
La
setta
è
un’associazione
piccola
e
poco
organizzata,
spesso
in
polemica
con
la
chiesa,
mira
a
seguire
la
“vera
via”
e
in
genere
si
ritira
dalla
società
esterna,
chiudendosi
in
comunità
autonome.
Le
confessioni
sono
sette
che
si
sono
raffreddate
e
non
sono
più
gruppi
di
protesta
attiva
ma
organismi
istituzionalizzati.
I
culti
sono
simili
e
differenti
dalle
sette;
sono
l’associazione
meno
strutturata
e
più
transitoria,
poiché
sono
costituiti
da
membri
che
respingono
i
valori
della
società
esterna.
Caratteri
secolarizzazione:
per
capire
se
si
sta
verificando
un
evento
di
secolarizzazione,
bisogna
controllare
tre
parametri:
Seguito
(è
un
parametro
oggettivo,
e
corrisponde
al
numero
dei
membri);
Influenza
sociale
(in
passato
tale
influenza
era
massima,
oggi
non
più;
tutte
le
organizzazioni
religiose
nel
mondo
hanno
perso
influenza
sociale);
Religiosità
(riguarda
la
fede
e
i
valori)
La
religione
delle
chiese
tradizionali
appare
in
forte
declino
nelle
società
occidentali,
con
l’importante
eccezione
degli
USA.
I
dati
comunque
dimostrano
che
il
processo
di
secolarizzazione
non
è
avvenuto
ovunque.
40
/
42
Norris
e
Ingleheart,
analizzando
la
frequenza
con
cui
le
persone
nate
nel
Novecento
si
recano
in
un
luogo
di
culto,
hanno
riscontrato
importanti
differenze
in
tre
tipi
di
paesi
che
essi
definiscono
rispettivamente
post-‐industriali,
industriali
e
agricoli.
Nei
post
industriali
(occidentali)
il
dato
di
frequenza
è
minore,
in
quelli
industriali
(ex
comunisti
e
sudamericani)
non
si
è
verificata
alcuna
differenza,
e
negli
agricoli
(gran
parte
dell’Asia
e
dell’Africa)
è
addirittura
aumentata.
Inoltre,
anche
a
livello
dei
paesi
occidentali
rimangono
numerose
differenze,
e
il
ruolo
della
religione
è
molto
più
complesso
di
quello
prospettato
dalal
tesi
della
secolarizzazione.
Religiosità
e
spiritualità
rimangono
comunque
importanti
nella
vita
di
molte
persone,
anche
se
preferiscono
non
praticarle
nelle
strutture
delle
chiese
tradizionali.
Alcuni
studiosi
hanno
ipotizzato
un
passaggio
ad
una
“fede
senza
appartenenza”:
si
continua
a
credere
in
Dio
o
in
una
forza
superiore,
ma
si
pratica
la
propria
fede
al
di
fuori
delle
forme
religiose
istituzionalizzate.
Il
fenomeno
della
secolarizzazione
è
dunque
utile
a
spiegare
quanto
accade
all’interno
delle
chiese
tradizionali,
ma
al
religione
appare
capace
di
assumere
vesti
inedite.
Nuovi
movimenti
religiosi,
con
tale
termine
s’indicano
tutte
quelle
associazioni
religiose
che
si
sono
diffuse
nei
paesi
occidentali
accanto
a
quelle
consolidate.
In
genere
sono
una
derivazione
di
esse.
Sono
divisi
in
3
categorie:
Movimenti
di
affermazione
del
mondo,
privi
di
riti
e
teologie
formali,
concentrati
sul
benessere
spirituale
dei
membri
(Scientology,
New
Age),
Movimenti
di
negazione
del
mondo,
critici
verso
il
mondo
esterno,
richiedono
ai
membri
cambiamenti
radicali
di
vita,
e
sono
finalizzati
alla
conquista
della
partecipazione
personale,
Movimenti
di
adattamento
al
mondo,
sono
i
più
simili
alle
religioni
tradizionali,
enfatizzano
la
vita
religiosa
interiore.
La
perdurante
diffusione
di
questi
nuovi
movimenti
smentisce
dunque
la
tesi
sulla
secolarizzazione.
L’arretramento
delle
religioni
tradizionali
non
comporta
un
tramonto
della
religione.
Non
tutti
gli
studiosi,
tuttavia,
sono
d’accordo:
la
partecipazione
a
nuovi
movimenti,
frammentati
e
disorganizzati,
sarebbe
poco
più
che
un
passatempo
o
un
stile
di
vita.
Movimenti
millenaristi:
il
millenarismo
è
un
movimento
che
si
attende
la
salvezza
collettiva
dei
suoi
membri:
- i
seguaci
di
Gioacchino,
13°sec,
il
movimento
si
ispira
agli
scritti
profetici
dell’abate
Gioacchino
da
Fiore;
i
gioacchinisti
furono
condannati
e
iniziarono
a
guardare
la
chiesa
come
la
meretrice
di
Babilonia
e
il
papa
come
l’anticristo.
- la
danza
dello
spirito,
diffuso
tra
gli
indiani
del
Nord
America
nel
tardo
19°sec,
credevano
che
sarebbe
giunta
una
catastrofe
universale
che
avrebbe
inaugurato
una
nuova
era
di
prosperità.
41
/
42
Il
fondamentalismo
religioso:
è
una
risposta
alla
globalizzazione,
è
un
atteggiamento
che
vuole
imporre
un’interpretazione
letterale
dei
testi
fondamentali
di
una
religione
e
una
loro
applicazione
a
tutti
gli
aspetti
della
vita.
I
suoi
sostenitori
credono
che
la
propria
visione
del
mondo
sia
l’unica
corretta;
l’accesso
al
vero
significato
delle
scritture
è
permesso
a
pochi
interpreti
dotati
così
di
grande
autorità.
Fondamentalismo
islamico:
l’islam
ha
sempre
stimolato
l’attivismo,
la
lotta
contro
i
miscredenti
e
contro
chi
porta
la
corruzione
nella
comunità
musulmana.
Nel
corso
del
tempo
però
l’islam
si
è
fratturato
al
suo
interno.
Tale
movimento
ha
suscitato
nel
tempo
diverse
forme
di
risveglio
islamico
anche
estreme
come
i
massacri
della
popolazione
civile
ad
opera
dei
fondamentalisti
in
Algeria,
l’instaurazione
del
regime
talebano
in
Afganistan,
la
ribellione
antirussa
in
Cecenia,
gli
atti
terroristici
di
Al
Quaeda
in
USA
e
Europa…
Il
fondamentalismo
cristiano
vede
la
Bibbia
come
una
guida
concreta
per
tutti
gli
aspetti
della
vita,
e
nasce
contro
la
crisi
morale
prodotta
dalla
modernizzazione.
Questo
movimento
riscuote
molti
consensi
in
tutti
gli
USA.
42 / 42