1. Per “Psicologia Sociale” si intende la Scienza che studia nel suo insieme le caratteristiche universali
dell’individuo in relazione all’altro, all’interno di un contesto sociale e che si occupa del modo in cui
pensieri, sentimenti e comportamenti vengono plasmati dall’ambiente stesso, allo scopo di
identificarne i principi unificatori.
2. La Psicologia Sociale si differenzierebbe dall’Antropologia e dalla Sociologia riguardo a questi
aspetti: La psicologia sociale si interessa non alle situazioni sociali in senso oggettivo, ma al modo in
cui le persone vengono influenzate dalla loro interpretazione, o costruzione, dell’ambiente sociale.
3. Per “Fenomenologia” si intende: Modello filosofico che dà pari dignità alle forme trascendentali
della soggettività e al mondo oggettivo
4. Per “Costruttivismo” intendiamo: Che la realtà è costruita in base a ciò che il soggetto percepisce di
essa, influenzandone le interpretazioni: ambiente e persona sono dunque reciprocamente
interdipendenti
5. Tra le parti costituenti il sé umano individuiamo: Un livello razionale, fantastico, emotivo e senso-
motorio
6. Per “livello razionale” si intende: La comprensione di ciò che l’individuo pensa: concetti, giudizi,
ragionamento induttivo e deduttivo e memoria
7. Per “livello emotivo” si intende: Ciò che l’individuo sente e prova
8. Per “livello sensomotorio” intendiamo: ciò che l’individuo fa, come si muove
9. Tra i valori che sottostanno ai nostri comportamenti, secondo una visione fenomenologica,
ricordiamo: Rispetto per noi stessi e per gli altri, scegliere ciò che è più giusto, assumerci le
responsabilità delle nostre azioni
10. Per “libertà etica” si intende: La capacità di poter scegliere, non quello che si ritiene comodo, ma
quello che si considera più giusto socialmente
1. La nascita della Psicologia sociale è sancita dal testo: “La Psicologia dei Popoli” di Wundt
2. “Conseguenza a un comportamento che incrementa la probabilità che il comportamento venga
prodotto di nuovo” è la definizione di: rinforzo
3. Secondo la Teoria del campo di Lewin: Il comportamento di un individuo è funzione della sua
personalità e dell'ambiente che lo circonda
4. Lewin pone l’accento sul gruppo. Per l’autore il gruppo è un sistema dinamico
5. La Ricerca-Azione si caratterizza per: Rapporto circolare tra teoria e prassi e partecipazione attiva
dei destinatari dell’intervento
6. Nella formula neo-comportamentista “S-O-R”, “S” indica lo stimolo ambientale, “R” la risposta del
soggetto. La “O”, invece, rappresenta organismo.
7. L’uso di personaggi famosi per commercializzare prodotti si rifà ai principi di: Teoria
dell’apprendimento sociale
8. Rappresentano un ponte tra comportamentismo e cognitivismo: Tolman e Bandura.
9. Per Chomsky l’acquisizione del linguaggio è una scoperta di regole innate e universali
10. Secondo il paradigma dello Human Information Processing, la mente umana è paragonabile a un
computer.
1. L’oggetto di studio della psicologia di comunità è: L’interazione tra gli individui e le strutture sociali
più o meno ampie, quali gruppi, organizzazioni e comunità.
2. Per la teoria di campo di Lewin il soggetto è attivo.
3. Barker (1968) definisce i behavior setting come: L’unità ambientale minima in cui si attuano
comportamenti intenzionali significativi.
4. L’ “accordo psicosociale” di cui parla Murrel si riferisce: Alla coerenza tra richieste, vincoli e
opportunità del sistema di appartenenza e aspettative, bisogni, e risorse della persona.
5. I capostipiti della psicologia umanistica sono: Rogers e Maslow.
6. I due principali obiettivi della psicologia di comunità sono: Prevenzione e empowerment.
7. La prevenzione primaria: È diretta all’eliminazione dei fattori che si presume possano provocare o
favorire l’insorgenza di disagio.
8. L’empowerment organizzativo: Include i processi e le strutture organizzative che aumentano la
partecipazione dei membri e migliorano l’efficacia dell’organizzazione nel raggiungere i propri scopi
9. Lo sviluppo delle comunità virtuali è estremamente collegato: al fenomeno della globalizzazione.
10. A proposito del postmodernismo, Bauman analizza i fenomeni sociali intorno al concetto
predominante di: società liquida.
1. L’etologia è definita come: La scienza che studia il comportamento animale nel suo ambiente
naturale
2. John Bowlby e Mary Ainsworth definiscono la teoria dell’attaccamento come: Un approccio
etologico allo sviluppo della personalità
3. Per Bowlby i modelli operativi interni sono Rappresentazioni mentali che il bambino si costruisce in
base all’esperienza interattiva che vive
4. Bowlby definisce il legame di attaccamento come La relazione, il legame tra quello specifico
bambino e le persone che si prendono cura di lui
5. La Strange Situation Procedure è Una procedura su base osservativa che valuta l’attaccamento del
bambino a 12 mesi
6. Le categorie di attaccamento individuate sono Attaccamento sicuro. attaccamento ansioso-
evitante. attaccamento ansioso-ambivalente. attaccamento disorganizzato
7. È possibile osservare il fenomeno del “freezing” all’interno di: attaccamento disorganizzato
8. L’Adult Attachment Interview fu messo a punto da: Mary Main
9. Durante la somministrazione dell’Adult Attachment Interview al soggetto viene chiesto di: Far
emergere i ricordi delle esperienze di attaccamento attraverso la narrazione di descrizioni generali
ed episodi più specifici
10. Le categorie di adulti individuate attraverso l’Adult Attachment Interview sono: Adulti sicuri. adulti
preoccupati-coinvolti. adulti distanzianti. adulti non risolti
1. La Programmazione Neuro – Linguistica afferma che Non siamo sempre consapevoli di cosa stiamo
facendo e del perché, infatti si instaurano dei comportamenti automatici, delle abitudini
2. La Programmazione Neuro – Linguistica è: Lo studio dell’esperienza soggettiva
3. Il cervello umano: Seleziona e analizza solo alcune informazioni. Questo avviene senza uno sforzo
consapevole
4. Nell’ottica della Programmazione Neuro – Linguistica, con “predilezione per un canale sensoriale” si
intende: Ordinare i dati secondo un preciso criterio, il nostro cervello utilizza comunque anche gli
altri sensi, anche se lo fa in misura minore
5. I canali di filtraggio delle informazioni sono: Cancellazione, generalizzazione, distorsione
6. La PNL è: È considerata una pseudoscienza perché non esistono sufficienti prove scientifiche
eclatanti, nonostante esistano comunque prove a suo favore
7. I tipi umani di cui si parla nella PNL sono: Visivo – Auditivo – Cinestetico
8. Il rapport: È il clima di armonia che si crea in qualunque rapporto si avverta allineamento o
somiglianza con l’altro
9. Parlando di canali oculari d’accesso, con Ac si intende: Il movimento in orizzontale a destra dei
bulbi oculari, che indica le operazioni di costruzione o immaginazione dei suoni
10. Il sovraccarico delle informazioni: Può essere evitato mediante i processi di filtraggio
1. L’analisi transazionale è: Un approccio psicologico nato negli Stati Uniti negli anni ‘50
2. Il fondatore dell’analisi transazionale è: Eric Berne
3. Una transazione è Uno scambio tra due persone o più persone, sia verbale che non verbale
4. Secondo la definizione di Stewart e Joines, l’analisi transazionale può essere utilizzata: In qualsiasi
campo vi sia necessità di capire le persone, i rapporti e la comunicazione
5. La differenza tra l’analisi strutturale e funzionale degli stati dell’Io è che: Il modello funzionale
classifica i comportamenti osservati, mentre il modello strutturale classifica i ricordi e le strategie
immagazzinate in memoria
6. Lo stato dell’io bambino, così come graficamente rappresentato nel modello funzionale, è diviso in:
libero e adattato
7. Un genitore normativo si caratterizza per Rigidità Senso di Protezione; Essere una Guida
8. Nel suo esperimento, Asch chiedeva ai soggetti di: Valutare quale stanghetta tra altre era uguale
per lunghezza ad un’altra rappresentata in una figura adiacente
9. Lo stato dell’Io Bambino si caratterizza: Con comportamenti, pensieri ed emozioni riproposti
dall’infanzia
10. Le rappresentazioni sociali hanno un ruolo importante: Nella strutturazione degli stati dell’io e della
nostra personalità
1. L’approccio comportamentista, nella spiegazione dello sviluppo del sé, differirebbe dall’approccio
organismico per i seguenti aspetti: Il primo sottolineerebbe il carattere passivo dell’individuo
rispetto ad un ambiente sociale attivo che ne plasma azioni e scelte, mentre, per il secondo, il
bambino costruirebbe la propria esperienza grazie ad un continuo interscambio con l’ambiente
2. La “Teoria Sociogenetica” di Doise afferma: L’esistenza di un rapporto ricorsivo tra regolazioni
sociali e individuali
3. Per “modello bio-psico-sociale” dello sviluppo del sé si intende: Che lo sviluppo umano è
condizionato biologicamente, ma anche fortemente dalla storia personale e dall’ambiente sociale
in cui cresce il bambino
4. Bronfenbrenner definisce “ecosistema”: L’insieme delle situazioni ambientali che agiscono
direttamente sullo sviluppo umano
5. Per “Microsistema” si intende: La famiglia.
6. Per “Mesosistema” si intende: La relazione tra famiglia, scuola e gruppo dei pari.
7. Lo sviluppo del sé dipende: Sia dalla personalità dei genitori, che dalla generazione, che dalla
cultura di appartenenza del bambino
8. Per genitore empatico si intende: Genitore presente, capace di comprendere le esigenze del
bambino e a cui vi risponde in maniera coerente e adeguata
9. Si definisce “buona” una relazione che: Permette al bambino uno sviluppo integrato di tutte le parti
del Sè, quindi, del pensiero, emozioni, sensazioni e motricità, nonché la capacità di essere libero e
responsabile
10. Le aspettative dei genitori sullo sviluppo del sé del bambino influiscono: sempre.
Lezione 10 – La prima infanzia e la relazione sociale
1. Per “feto sociale” si intende: La sensibilità che il piccolo d’uomo avrebbe nei confronti del contesto
sociale già nel grembo materno
2. Le prime interazioni tra il bambino ed il suo contesto nel I anno di vita avvengono: Attraverso il
corpo
3. Il cervello del bambino alla nascita avrebbe: Un considerevole numero di neuroni ed assoni in più
rispetto al cervello di un bambino più grande
4. Nel bambino, il bisogno di relazione sarebbe: innato
5. Per bambino “egocentrico” si intende: Che tutto quanto avviene dentro e fuori di lui è inteso
soprattutto a soddisfare i propri bisogni
6. Nel neonato, l’intersoggettività sarebbe stimolata: Attraverso tutti i sensi
7. Per “identità” nel bambino si intende: Che il bambino inizia a percepirsi come unità e riconosce le
proprie parti del corpo. È più differenziato rispetto all’altro
8. Il linguaggio verbale nel bambino subentra: a un anno
9. L’ empatia nel bambino, intesa come capacità di comprendere che le sue azioni provocano reazioni
emotive nell’altro, nascerebbe: Tra il I ed il II anno di vita
10. Il bambino diventa un individuo sociale: Quando compaiono le emozioni sociali (vergogna, colpa ed
imbarazzo) legate alla socializzazione
1. Per "Cognizione Sociale" si intende: Studio scientifico dei processi attraverso cui le persone
acquisiscono informazioni dall’ambiente, le interpretano, le immagazzinano in memoria e le
recuperano da essa, al fine di comprendere sia il proprio mondo sociale, sia loro stesse, ed
organizzare di conseguenza i propri comportamenti
2. E’ un principio base della Social Cognition: L’individuo è un organismo pensante
3. Per modello di uomo come “scienziato ingenuo” si intende: L’individuo al fine di spiegare gli eventi,
mette in atto un'analisi cognitiva delle informazioni riguardanti quegli eventi
4. Per “schemi” si intende: Strutture cognitive che organizzano le informazioni su determinati temi o
argomenti, come le persone, noi stessi, i ruoli sociali
5. La funzione principale degli schemi è: Guidarci nella comprensione della realtà e nella scelta dei
comportamenti
6. Per “schema di sé” si intende: La rappresentazione di ciò che siamo
7. Per “schema di persona” si intende: Le informazioni che ci aiutano a descrivere le persone in base
ai loro tratti di personalità e i loro scopi
8. Per “profezia che si autoavvera” si intende: La possibilità di condizionare i nostri comportamenti in
base alle nostre aspettative sociali
9. Per euristica si intende: Scorciatoia mentale
10. L’ “euristica della rappresentatività” è: Scorciatoia mentale impiegata quando le persone cercano
di categorizzare qualcosa di nuovo, giudicando quanto questo possa essere simile al loro concetto
di caso tipico
1. Per “Metacognizione” si intende: Attività di riflessione sui processi cognitivi, sulla loro natura e sul
modo in cui si verificano
2. La capacità autoriflessiva comprende: La capacità di riflettere sui propri stati mentali
3. La capacità di comprensione della mente altrui comprende: La capacità di riconoscere nell’altro
l’esistenza di una mente autonoma
4. Per “Teoria della Mente” si intende: La capacità di attribuire a sé e agli altri pensieri ed emozioni
5. La capacità di comprendere relazioni rappresentazionali di falsa credenza nel bambino si sviluppa
all’età di: 4 anni
6. E’ un precursore della “Teoria della Mente”: il gioco simbolico.
7. Un buon funzionamento metacognitivo è maggiormente correlato a: Stile di attaccamento sicuro
8. Aspetto del contesto scolastico che influirebbe sul funzionamento metacognitivo del bambino: La
relazione bambino-insegnante
9. Per “attaccamento sicuro” si intende: Una relazione madre-bambino fondata sulla capacità della
prima di rispondere adeguatamente ai bisogni del piccolo
10. La capacità metacogniva del bambino dipenderebbe dalla cultura di appartenenza: Falso.
1. Secondo la prospettiva evoluzionistica (Darwin 1872) gli stati emotivi guidano il nostro
comportamento secondo due principi vitali: Quello dell’auto-conservazione e quello della
salvaguardia della specie
2. La parte più primitiva del cervello è: il tronco cerebrale
3. La “cecità affettiva” è provocata dalla rimozione: dell’amigdala
4. Nel suo esperimento sulle emozioni, Ekman dimostra che i giapponesi sono: più inibiti degli
americani
5. Nel nostro repertorio, ogni emozione ha un ruolo unico: Quando siamo in collera: La frequenza
cardiaca aumenta
6. L'intelligenza emotiva: E' un aspetto dell'intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare,
comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni
7. Il quoziente intellettivo e l’intelligenza emotiva: Non sono concetti separati
8. La mindfulness: Aumenta l’autoconsapevolezza
9. I laissez-faire sono le persone: Rassegnate
10. La rabbia è evitata Nella cultura orientale
1. Le abilità verbali consistono, a seconda delle situazioni, di saper utilizzare: Domande chiuse, aperte,
riflesse, libera informazione, autoapertura, cambio di argomento
2. Per avere un atto di comunicazione, sono essenziali: Almeno sei fattori: un’emittente, un codice, un
messaggio, un contesto, un canale, un ricevente
3. La comunicazione umana di distingue in: Comunicazione sociale e interpersonale
4. La comunicazione interpersonale si suddivide in: Comunicazione verbale, non verbale e paraverbale
5. Gli altri fattori che incidono sulla comunicazione sono: Contesto, rumore, ridondanza
6. Gli autori che si sono occupati del complesso rapporto fra lingua e cultura sono: Chomsky e Sapir-
Whorf
7. La prospettiva di Chomsky presuppone che: Il pensiero dia forma al linguaggio
8. La comunicazione efficace presuppone: Non giudicare, non-preclassificare, non aggredire, ascolto
ecc.
9. La comunicazione lineare prevede che: Un segnale (messaggio) passa da un emittente (mittente),
attraverso un trasmettitore, a un destinatario (ricevente), attraverso un recettore, lungo un canale
fisico (supporto materiale)
10. L’ipotesi di Sapir – Whorf fonda la sua teoria: Sulla relatività linguistica
Lezione 18 – La comunicazione non verbale
1. La comunicazione non verbale è Quella parte della comunicazione che fa riferimento al linguaggio
del corpo, alla comunicazione non parlata tra le persone
2. Per comportamento non verbale interattivo si intende: L’insieme dei gesti utilizzati per influenzare
il comportamento interattivo degli altri
3. I dati a sostegno dell’ipotesi dell’esistenza di segnali che hanno una connotazione biologica e innata
sono: Sono utilizzati dai primati non umani, in culture differenti, in bambini nati sordi e ciechi
4. La funzione di coordinazione delle sequenze interattive è: Un modo per ottenere informazioni
sull’interazione in corso e sulle sequenze da rispettare
5. Dallo studio di Mehrabian è emerso che il significato di qualsiasi messaggio viene dedotto: In
percentuale maggiore dal linguaggio visivo del corpo rispetto agli elementi vocali e alle parole
6. Il linguaggio del corpo è: Il riflesso di stati d’animo, pensieri e intenzioni
7. La capacità di cogliere e interpretare i segnali non verbali è: Superiore nelle donne rispetto agli
uomini
8. L’espressione delle emozioni attraverso il volto è: Un fattore di regolazione della vita degli individui
all’ interno del gruppo sociale
9. Il gesto del palmo verso l’alto è: Un gesto non minaccioso, di sottomissione, che suggerisce che il
soggetto non possiede armi
10. La prossemica è: Lo studio della percezione e dell’uso dello spazio
Lezione 20 – Il conflitto
1. Per conflitto in psicologia si intende: Uno scontro tra ciò che la persona, o il proprio gruppo di
appartenenza desidera e un'istanza interiore, interpersonale o sociale che impedisce la
soddisfazione del bisogno o dell'obiettivo connessi a tale desiderio
2. Il conflitto intrapsichico riguarda: I desideri o mete contrastanti di cui il soggetto è normalmente
consapevole
3. Il primo autore che ha parlato di Psicanalisi è stato: Freud
4. Secondo Kurt Lewin il conflitto in psicologia sociale può essere definito come: Una situazione in cui
forze di valore approssimativamente uguale ma dirette in senso opposto agiscono
simultaneamente sull’individuo
5. L’autore che si è occupato della Teoria della Dissonanza Cognitiva è: Festinger
6. Chi tra questi autori ha inteso il conflitto come un processo fisiologico: Spaltro e Piscitelli
7. La gestione costruttiva del conflitto può avvenire attraverso: La consapevolezza e l’espressione
delle proprie emozioni, l’espressione dei bisogni che sono all’origine dei sentimenti, evitare il
“muro contro muro”, rispettare i contenuti del conflitto, evitare giudizi: sperimentiamo la critica
costruttiva, formulazione delle richieste, non delle pretese
8. Le strategie per risolvere il conflitto sono: La meta comunicazione, il disarmo unilaterale,
l’intervento di una terza persona e la ristrutturazione
9. Secondo Rubin, la negoziazione è: Un processo di interazione tra due o più parti in cui si cerca di
stabilire cosa ognuna dovrebbe dare e ricevere in una transazione reciproca finalizzata al
raggiungimento di un accordo mutuamente vantaggioso
10. Nel “Dilemma del Prigioniero” la migliore strategia è: Confessa-confessa
1. I gruppi sociali rappresentano: L’insieme di due o più persone che interagiscono reciprocamente
l’una con l’altra e sono interdipendenti
2. Secondo la prospettiva gestaltica di Lewin, i gruppi: Non sono la mera somma delle parti che li
compongono ed hanno una propria struttura interna e proprie dinamiche interne
3. Lo status in un gruppo è: La posizione occupata da ogni membro, nel gruppo a cui appartiene,
acquisita o per imposizione esterna o per capacità personali
4. I ruoli in un gruppo: Sono l’insieme delle attività e relazioni che ci si aspetta da un componente di
un gruppo, a seconda della posizione che occupa
5. Le norme sono importanti per: Raggiungere gli scopi e definire i rapporti sia all’interno del gruppo
che all’esterno del gruppo
6. Le fasi di sviluppo, in un gruppo sono: Formazione, conflitto, evoluzione, esecuzione del compito,
conclusione e scioglimento
7. Il “modello temporale di socializzazione al gruppo” di Morel e Levine conferisce un’importanza
fondamentale al concetto di: reciprocità
8. Lo “Sponsor”, all’interno di un gruppo, ha lo scopo di: Reclutare nuovi membri nel gruppo
9. La fase di iniziazione al gruppo: E’ una fase focalizzata sull’impatto che i nuovi membri hanno sul
gruppo già formato
10. Il gruppo di lavoro rispetto al gruppo sociale: E’ fondato principalmente su una pluralità di
integrazioni piuttosto che di interazioni
Lezione 23 – Processi e aspetti dinamici nel gruppo
1. I fattori fondamentali per comprendere la reazione dei singoli individui alla presenza di altri, nello
svolgimento di un compito, sono: Il giudizio degli altri e la difficoltà del compito
2. I tre fattori, presenti nella teoria della deindividuazione di Zimbardo, che influenzano il
comportamento degli individui sono: L’anonimato, la responsabilità diffusa, l’ampiezza del gruppo
3. La “perdita di processo” di Steiner: E’ la presa di decisione sbagliata da parte di un gruppo, a causa
di una interazione poco risolutiva
4. Il “Groupthink” di Janis: E’ una situazione che viene a crearsi, nel gruppo, a seguito di un’illusione di
invulnerabilità globale
5. La polarizzazione di gruppo fa sì che: I giudizi iniziali dei membri influenzino la tendenza successiva
al rischio o alla cautela, nel prendere decisioni
6. La rete centralizzata, in un gruppo, rispetto a quella decentralizzata: E’ più efficace nei compiti
semplici e meno soddisfacente per i membri del gruppo
7. Secondo French e Raven, il potere è distinguibile in potere: Di ricompensa, coercitivo e legittimo
8. Il leader è: Colui che esercita la maggiore influenza nel gruppo ed ha lo status più elevato
9. La teoria del confronto sociale di Festinger prevede che: Vi sia una motivazione innata che spinge
l’individuo a valutare costantemente le proprie capacità e le proprie opinioni, in relazione agli altri
10. Il processo di categorizzazione sociale, in un gruppo, permette di: Costituire delle categorie
rappresentative del mondo sociale e consolidare l’identità di un gruppo