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Modello Klein-Bion

In Bion l'identificazione proiettiva è intesa come possibilità comunicativa offerta


nella diade madre-bambino. Il neonato proietta parti di sè per allontanarle o
preservarle. Tendenzialmente le parti di sè proiettate corrispondono ai cosidetti
elementi beta. Gli elementi beta sono pensieri non pensabili, elementi indistinti
allo stato grezzo. Gli elementi beta sono caratterizzanti all'interno della psiche
dei neonati, sono la base del loro "pensiero", siccome questi ultimi non
possiedono processi mentali e pensieri razionali. Lo psicotico possiede allo
stesso modo del neonato questi sudetti pensieri beta, che costruiscono una
struttura di pensiero destrutturante sovrapponibile alle fasi di sviluppo
neonatali (all'epoca normali). Il neonato proietta elementi beta e la madre con la
sua forza trasformatrice riesce a renderli elementi pensabili e strutturati in
modo da restituirli al bambino come processi di pensiero eleborati chiamati
elementi alfa. (Tutto tramite identificazione proiettiva). La madre, che possiede
una funzione trasformatrice accoglie le sensazioni corporee del bambino il
quale non conosce il significato delle proprie esperieze e può "impararle" solo
tramite le risposte fornite dalla madre che si presuppone sappia riconoscere gli
stimoli infantili e rispondere adeguatamente. Questa funzione
trasformatrice materna è chiamata col francese reverie; per Bion la madre è un
contenitore che trasforma dei contenuti (i processi di pensiero). Bion è uno dei
primi che affronta il concetto di processo di pensiero. La reverie materna che è
quindi connessa alla dimensione del pensiero può essere paragonata all'holding
winnicottiano che corrisponde al sostegno fisico del bambino, quindi per
winnicott questa funzione è più relegata ad un sostegno proprio pratico.
Questa dimensione di proiezione del bambino e la conseguente restituzione
materna è finalizzata alla comunicazione del pensiero. (Identific proiettiva
sottesa a tutto il processo serve per COMUNICARE).Quando l'elemento diventa
pensabile il bambino nel tempo e non con la signola esperienza imparerà ad
associare quella sensazione fisica ad un'esperienza che avrà un'etichetta
all'interno del suo pensiero. (Questa sensazione qui si chiama fame perché mia
madre risponde con l'allattamento.) Lo sviluppo del processo di pensiero parte
da queste primissime esperienze corporee veicolate nel loro riconosciemento e
nella loro strutturazione simbolica e di pensiero alla risposta materna. [Il peso
della madre è importantissimo].Per fare in modo che sia così la madre dovrà
rispondere adeguatamente ad esempio alla sensazione di fame del bambino
(che il bambino non sa che quella sensazione sia fame), e dargli del latte in
modo tale che anche il neonato riconosca ed identifichi quella sensazione come
fame nelle volte successive e per il resto della vita. Il bambino quindi acquisirà
la capacità di identificare e riconoscere le proprie sensazioni interne ed esterne
(ambientali) in base alle risposte veicolate dalla madre che si presuppone siano
adeguate. Nei casi di alterazione psichica materna assistiamo ad una forma di
alterazione psichica anche nel bambino --- > Joker . Trauma di cui si perde
traccia e poi ritorna ad un certo punto, ma sempre veicolato dalla madre.

Piccolo sunto:
Da Winnicott in poi vediamo che la responsabilità materna diviene troppo grossa
rispetto a struttura della mente del bambino.

Teorici pulsionali puri :Freud a capo

Psicologi dell'IO, dopo Anna Freud : spostano attenzione su una delle due istanze.

Diramazioni che permettono spostare attenzione su una dimensione piuttosto che


un'atra. Assistiamo in Europa alla nascita della psicoanalisi britannica, intesa come
psicoanalisi dei teorici delle relazioni oggettuali, indipendenti, il middle group nella
diatriba tra M.Klein e Anna Freud. Psicologia del sè Kohut, Kenberg.

Sullivan Psicoanalisi Interpersonale


Greenberg Mitchell.Giusto ponte tra le dimensioni pulsionali e dimensioni
relazioni.Nasce nel 1892 a NY e muore a Parigi nel 1949, fu un seguace di
Whiter Meyer (psichiatra).

Con Sullivan e in genrale con la psicoanalisi interpersonale ci spostiamo


repentinamente su un terreno squisitamente basato sulla relazione; la
personalità sarà quindi sana basandosi sul frutto delle relazioni sane
instaurate durante la vita. Non è necessario occuparsi di istanze come Io, Es,
Super Io ed eventuali pulsioni. Per la prima volta in assoluto ci si oppone col
modello di Sullivann alla psicologia basata sulle pulsioni. Egli infatti viene
ricordato proprio per questa netta opposizione. Inoltre, tratterà i pazienti
psicotici che secondo Freud non potevano essere curati. Secondo lui infatti il
fine della psicoanalisi e quindi della psicologia generale è riuscire a ricreare
all'interno della dimensione tecnica,professionale il rapporto interpersonale che
è stato carente nella sviluppo dell'individuo e da ciò riuscire quindi a
recuperare la personalità del soggetto.

Struttura mente secondo Sullivan:

lo sviluppo secondo Sullivan come già detto procede di pari passo allo sviluppo
delle relazioni interpersonali; l'individuo si struttura sulla base dei bisogni
relazionali che possiede e i vari stadi dello sviluppo prevedono quindi un
soddisfacimento del bisogno relazionale che se si altera condiziona la
strutturazione completa dell'individuo. La psicoterapia ha come obbiettivo
ultimo ricreare lo sviluppo dell'individuo. Se la strutturazione c'è stato la
persona può ritenersi una persona sana. Come avvengono le risposte al
bisogno relazionale dello sviluppo? Avvengono attraverso la funzione materna
empatica.

Empatia: riconoscimento del bisogno messo in atto dalla madre, una madre
sanamente empatica che in Bion è in grado di accogliere gli elementi beta e
trasformarli in elementi alfa. La madre è in grado di riconoscere il pianto del
bambino e sapere che il pianto è fame.

Sviluppo (diviso per stadi ed età)

Il primo momento dello sviluppo è quindi la dimensione empatica e l'individuo


diviene schizofrenico ad esempio, quando la madre è stata carente da un
qualche punto di vista. (Joker) Nei primissimi momenti dello sviluppo quindi è
fondamentale che ci sia questa empatia materna, altro è se l'empatia viene a
mancare in momenti successivi.Già al 5°-6° mese dalla nascita del bambino la
madre modula la funzione materna in modo diverso.La maternità è concepita
come quella fase di sana follia quando la madre è esclusivamente concentrata
sul neonato, non ha attenzioni per sè o per il partner o per il lavoro, fino a 4-5
mesi, mentre dopo non è più normale l'attaccamento morboso ed ossessivo al
nuovo nato. Ovviamente bisogna in ogni caso considerare la resilienza
dell'individuo, perché spesso è quella che fa la differenza tra una persona e
l'altra. ESEMPIO: Quando bambini molto piccoli vivono l'esperienza di avere un
fratellino o una sorellina con un minimo di differenza d'età, si può assistere
alla regressione del bambino. La dimensione empatica esclusiva della madre si
rivolge al bambino piccino.

Dal secondo anno di vita questo rapporto puramente empatico e bisogno di


contatto corporeo che ha caratterizzato il primo anno cambia. Nasce nel
bambino l'esigenza di avere un rapporto con l'altro e ha bisogno di un pubblico.
Dal quinto all'ottavo anno che coincide con la fase della scolarizzazione nasce
l'esigenza di competizione con l'altro per primeggiare. Nella pubertà il bisogno si
trasformerà in esigenza di avere un amico dello stesso sesso e successivamente
nell'esigenza di intimità con un partner più o meno stabile che accompagnerà
l'individuo nella fase adulta. Da questo modello evince che soddisfatti i bisogni
realazionali l'individuo è sano.

Ansia ---> Patologia


Qui come anche negli altri modelli possiamo assistire allo sviluppo di alcune
forme di alterazione che derivano dalla presenza nel rapporto con la madre di
un elemento che chiamiamo ansia. Quando i livelli di ansia della madre sono
significativi e si ripetono in associazione con determinate modalità
comportamentali del bambino quest'ultimo sarà spinto ad associare il proprio
comportamento alla manifestazione materna che ovviamente è alterata rispetto
alle modalità assunte. Il bambino pur di vedere la madre interagire bene si
limiterà nell'espressione comportamentale che elicita nella donna quella
modalità ansiogena; il bambino quindi interrompe il comportamento. Il
bambino si limita in quella manifestazione che ritiene essere diretta causa della
modalità alterata presentata dalla madre e associerà il proprio modo di fare a
quello che noi definiamo cattivo. Andrà ad amplificare quella schiera di
comportamenti che tranquillizzano la madre che andranno a costituire quello
che è il Buon Me. Quando invece l'ansia della madre non è significativa ma
gravemente patologica questa sarà totalmente inibente rispetto allo sviluppo
del bambino e questa modalità comportamentale crea nel bambino delle parti
dissociate che prenderanno il nome di Non Me, ovvero delle parti che restano al
di fuori dell'elemento di coscienza e segneranno l'individuo per tutta la vita e
fanno irruzione improvvisamente e danno vita ad una serie di disturbi.
(Ovviamente il livello di ansia accettabile funge da protezione della specie.)

PS. La psicoterapia da Sullivan in poi offrirà il poter recuperare l'esperienze


perdute in età adulte.

RESILIENZA: la capacità di resilienza ad oggi, non trova una spiegazione nei


modelli psicodinamici. Fa riferimento non solo alla dimensione di relazione
sana ,ma anche ad una sorta di corredo biologico che caratterizza l'individuo e
ne fa la differenza tra altri individui. Studi sui gemelli omozigoti ad esempio.

MODELLI RELAZIONALI (confronto)


Per i teorici indipendenti della psicoanalisi britannica esiste solo il bambino in
relazione psichica e fisica con la madre. Gli autori della psicoanalisi britannica
considerano inutile descrivere i bambini negli stadi iniziali dello sviluppo se
non in relazione al funzionamento mentale della madre.Questo nasce da
Winnicott che non era psicanalista ma era un pediatra, le sue osservazioni
nascono dal fatto che i neonati non andavano da soli dal pediatra. Le pulsioni
nei relazionali diventano ricerca di oggetto, ovvero ricerca di relazione. Nei
relazionali quindi la capacità di godere la vita è radicata nella possibilità di
creare relazioni ed avere dei rapporti interpersonali che siano gratificanti. Per i
teorici delle relazioni oggettuali la salute mentale è data dalla spontaneità del
sè. Sono spontaneo quando manifesto il mio bisogno reale, se però mamma che
sta in relazione con me vuole dominare e modulare la mia manifestazione reale
di bisogno, lei condizionerà la mia manifestazione comportamentale che
diventerà compiacente rispetto alla sua esigenza (esigenza materna). La
mamma annullerà la dimensione di spontaneità del sè e quindi del bambino.
Se il bambino piange perché ha fame e la madre gestisce male quella fame
perché teme che il piccolo possa soffocare mangiando e quindi piuttosto che
dargli da mangiare lo strattona, lo spinge, il bambino per evitare le paure e le
ansie della madre limiterà le sue manifestazioni legate alla stessa. Il bambino
quindi diventerà compiacente rispetto all'esigenza materna per fare in modo
che rimanga tranquilla e non provi ansia. Quindi il bambino strutturerà un sè
che non risponde più all'esigenza reale, ma risponde alle esigenze materne,
ovvero quello che Winnicott chiama falso sè. Cos'è psicopatologia per i teorici
delle relazioni oggettuali? E' psicopatologia la costrizione e corruzione del sè
assoggettato al volere della madre e non al volere del bambino. I rifornimenti
parentali e l'atteggiamento sufficientemente buono della diade (o madre) che sa
cosa fare e quando farlo e non si può insegnare, anche se negli USA sembra
che gli assistenti sociali insegnino alle madri. Ogni psicopatologia all'interno di
questi modelli comporta un deterioramento del funzionamento del sè ed è un
prodotto delle deficienze genitoriali. O note come teorie del deficit. Sarà quindi
responsabilità di mamma o papà se dovessi manifestare un modalità alterata di
sviluppo.

Regressione: mancato o eccessivo soddisfacimento all'interno delle prime fasi di


sviluppo che comportano fissazione in quella fase e successivamente da adulto
ad una regressione a quella suddetta fase. Anche all'interno dei relazionali la
regressione prende un significato totalmente diverso. Quando i riforinimenti
genitoriali non sono in grado di far fronte alle esigenze lo sviluppo si arresta per
cui i desideri derivati dalle pulsioni possono essere stati soddisfatti, ma i
bisogni che sono differenti e sono una necessità dello sviluppo spingono
l'individuo a bloccarsi. Regressione è restare fermi ad un fallimento di cui sono
artefici mamma e papà. Totalmente legato alla relazione con la diade. Significa
che c'è un deficit specifico nella cura genitoriale che se recuperato può tornare
come prima.

Mentre nei pulsionali la regressione è patologica e pericolosa e ci porta i una


dimensione alteralta lasciandoci lì nei relazionali è una ricerca di esperienze
mancanti. Quindi la tendenza alla regressione nel paziente si manifesta nella
relazione con lo psicologo. L'individuo regredisce per autocurarsi in alcune forme
esperienzali e in altri casi lo psicoterapeuta può attuare esperienze di vita
correttive e subentra al posto di mamma e papà.

Per i relazionali non esiste più il concetto di intepretazione come nei pulsionali
a cui si arrivava tramite le libere associazioni. Per i relazionali lo
psicoteraupetua non intepreta ma agisce,è direttivo, è interventista, va a
bilanciare lo sviluppo dell'individuo che si è arrestato in una determinata fase.
E' il ruolo che si oppone nettamente alla psiconalisi ortodossa perché è un
ruolo attivo in modo tale che anche la mente alterata del paziente legata ad
esperienze di vuoto possano colmarsi. Quindi va incontro al paziente, gli
stringe la mano, gli chiede come si sente, non lascia al silenzio l'avvio della
relazione, ma che chiede al paziente. Sostituisce con la sua persona la madre
che non c'è stata o che è stata patologica. La psicoanalisi relazionale offre un
ambiente curativo che è capace di fornire facilitazioni appropriate dove
l'obbiettivo deve essere la strutturazione di un Vero sè che sia la
compensazione delle relazioni create con un Falso sè. Si può però semplificare
troppo questo genere di modello e soprattuto dare la colpa in toto ai genitori del
mancato sviluppo dell'individuo. Qual è il punto di debolezza dei modelli
relazionali? Estremo peso che viene dato agli altri che si prendono cura del
bambino. E anche un altro aspetto è che il trauma è un trauma reale, ovvero
non più legato a dimensioni interiorizzate , o fantasie innate sottese allo
sviluppo dell'individuo, ma è un trauma che si vive nell'esperienza reale con la
madre ed è il frutto del cumulo di una serie di alterazioni che si reiterano nel
tempo, ovvero non basta una singola esperienza di alterazione a fare in modo
che lo sviluppo del bambino divenga alterato, ma è necessario che quella
esperienza sia ripetuta nel corso del tempo.

Trauma: è tutto ciò che non riesce a trovare un giusto significato all'interno
dell'esperienza di vita dell'individuo e quindi non esiste trauma in quanto tale,
ma è soggettivo. Non si può generalizzare quindi. Infatti ci sono esperienze
traumatiche che possono spronare in una crescita in positvo e dipende
ovviamente dal corredo genetico che spiega come un individuo in una situazione
apparentemente destrutturante può crescere positivamente. La lettura dell'evento
è correlata direttamente alla capacità soggettiva che gli viene anche data dalla
diade genitoriale.

WINNICOTT
Nell'esperienza soggettiva sana affinché il sè si possa realizzare e il bambino
inizia il suo percorso di sviluppo già dai 4 5 mesi, la mamma accompagna il
bambino dalla dipendenza assoluta ad una dipendenza che diventa relativa e la
madre offre delle esperienze di vita naturali (frustrazioni) adeguate al bambino
e queste nuova esperienza di frustrazione e attesa accompagnerà il bambino in
una forma di dipendenza che è relativa.

Dipendenza assoluta -- > Indipendenza

All'inizio quindi c'è illusione o onnipotenza magica accompagnate alla dipendeza


assoluta, il bambino ha l'esigenza immediata della risposta e la madre
sopraggiungendo fornisce la stessa. Il bambino sente quindi di aver creato la
sua esigenza con le sue mani, vive un'esperienza di grandiosità che deve vivere.
Kohut ci parlerà delle esperienze oggetto-sè. Non è qualcosa che parte
dall'interno ma dall'esteerno e facilita una dimensione di interiorizzazione che è
veicolata dalla relazione. Se la madre non è lì, non è presente e di conseguenza
non mi presenta l'oggetto che è finalizzato a farmi strutturare questa
dimensione di onnipotenza magica in realtà cade la mia zona di esperienza che
prende il nome di esperienza magica. La prima struttura del sè avviene in
questa fase, nel primissimo momento del contatto.

All'inizio i bambini erano separati dalla madre, ora fin da subito si fa


condividere il rapporto tra madre e bambino per dare il senso di coesione e
continuità al neonato. Si insinua il germe per la strutturazione della
simbolizzazione del pensiero grazie alle esperienze che prima di essere fisiche
sono esperienze di strutturazione mentale, quindi del pensiero, veicolate anche
dal corpo. Senza la madre quindi io non vivo l'esperienza di onnipotenza
assoluta e quindi la dimensione allucinatoria totale. No fasi, no stadi, ma
esperienze che avvengno in parallelo per tutta la vita. (Quattro esperienze. -
Dipendenza assoluta -- indipendenza / Oggetto transizionale/ Falso Sè Vero
sé/ Madre sufficientemente buona). Affinché vi sia superamento da dipendenza
assoluta a relativa è necessario che mamma faccia vivere delle esperienze al
bambino, prima di tutte è la tolleranza della frustrazione. Capacità da parte del
bambino di aspettare che la mamma giunga con il latte dopo cinque minuti
invece che immediatamente. (Esempio.) Questa frustriazione va a dilatare i
tempi di risposta e fa capire al bambino che il latte non se lo procura da solo
ma tramite un'altra persona e quindi permette al bambino di uscire da una
dimensione che altimenti diventerebbe patologica; se questa onnipotenza e
l'esperienza allucinatoria persistono l'individuo resterà dipendente a vita e in
maniera assoluta e paleserà modalità comportamentali alterate rispetto al sano
sviluppo, ovvero esame di realtà compromesso se ritiene di poter creare il
mondo che desidera. Il ruolo materno è fondamentale affinché l'individuo passi
da dip. assoluta a dipendenza relativa. In teoria intorno al quindicesimo anno
di età autonoma sopravvivenza dell'individuo (trent'anni fa.) Secondo Winnicott
non si raggiunge mai l'indipendenza, ma vi è soltanto una tendenza
all'indipendenza e questa tendenza si traduce in piena realizzazione del sè
basata sulla dimensione di spontaneità. Essere spontanei equivale a rispondere
pienamente alle proprie esigenze che non siano basate su quelle materne e che
siano contestuali in succesione e quindi adattarsi alle regole sociali. Essere
indipendenti significa aver acquisito la capacità di essere soli anche in presenza
di altri. La capacità di dare vita e mantenere la propria spontaneità anche in
presenza di altri che non equivale a dire trasgredire alle regole, ma equivale a
dire sentirsi pienamente spontanei all'interno di un contesto che è modulato
dalla società. L'individuo veicola con una dimensione di creatività, dimensione
più piena di spontaneità del soggetto, gli artisti ad esempio. Essere dei bambini
grandi, ovvero comportarsi al pari di un bambino che in realtà gioca, l'adulto
deve conservare la capacità di giocare e quindi di dare sfogo a quella
dimensione di spontaneità. All'indipendenza ci accompagna mamma e
l'esperienze di relazione con gli oggetti si vadano verificando. Come si modula
l'oggetto all'interno delle esperienze? Nel primissimo momento di onnipotenza
la madre presenta l'oggetto, ovvero la rispsota tramite la sua persona e la
percezione soggettiva è che l'oggetto viene prodotto dal bambino;
nell'acquisizione dell'indipendeza il soggetto è perfettamente consapevole che
l'oggetto è altro da sè, è separato dal sè e l'oggetto va ricercato e raggiunto
attraverso delle strategie. E' necessario che tutti i processi di pensiero
nell'esperienza soggettiva vadano affinandosi per raggiungere l'oggetto. (Ad
esempio lavorando o vivere da soli o ad esempio creare delle relazioni stabili, è
una proiezione verso l'indipendenza ) Finché si possa realizzare il processo che
porta alla tendenza verso l'indipendenza che Winnicott dirà che non si sarà mai
del tutto indipendenti è necessario vivere un'esperienza importantissima che è
quella di mezzo, ovvero quella relativa, la transizionale.

Oggetto transizionale (Dipendenza relativa)

Qui l'oggetto non è nè creato in maniera onnipotente nè un oggetto che


desidero e raggiungo attraverso la messa in atto di forme di pensiero
sofisticate, ma è un'esperienza di transizione da un momento di vita ad un
altro. L'oggetto si chiama transizionale, di passaggio. E' un oggetto che popola
la terza aerea, quella di mezzo, ovvero è l'area di dipendenza relativa. Un
oggetto transizionale per eccellenza è la copertina di linus.E' un oggetto scelto
dal bambino.E' quindi un oggetto reale, vero, che caratterizza l'esperienza
condivisa di madre e bambino,(non dovrebbe essere un telefonino, o tablet),
ergo del mondo condiviso, con delle caratteristiche che siano evocative della
presenza materna ad esempio, cuscino,lenzuolino, la copertina, peluche
(ciuccio non preferito), quindi va a sostituire la madre quando quest'ultima non
è presente facnedo vivere quella frustrazione adeguata per progredire nello
sviluppo che si traducono nell'attesa della risposta materna ed in quel
momento si insinua l'oggetto transizionale ovvero dal 4 5 mese di vita che
coincide quindi con l'esperire il differimento della gratificazione. Possiede
quindi morbidezza, calore che si imprimono nelle espeienze del bambino anche
come proprietà sensoriali ad esempio l'odore e forniniscono continuità con
l'esperienza mentale vissuta. L'oggetto viene manipolato durante il primo anno
di vita del bambino e naturalmente lasciato con la scolarizzazione (quando c'è
uno sviluppo sano) siccome il bambino non vuole condividere il proprio oggetto
transizionale con gli altri. Questo oggetto proprio perché possiede delle qualità
organolettiche, uns determina puzza, odore, calore, livello di sporcizia, viene
conservato in maniera riservata per evitare le contaminazioni nel rapporto con
l'altro. Spesso le madri lavano l'oggetto transizionale ma non si dovrebbe
lavare. Buttare l'orsacchiotto sporco è ancora peggio per la dimensione di
continuità della relazione che viene persa. L'oggetto transizionale non può
essere una persona,un amico immaginario, un prolungamento del sè tipo il dito
o addirittura se non viene abbandonato nell'età giusta può farci supporre che
ci siano alterazioni dell'esperienza transizionale. Nei casi in cui l'oggetto non c'è
il bambino è probabilmente fermo nell'esperienza allucinatoria onnipotente e
non vi è una proiezione della tendenza all'indipendnza, ovviamente questa zona
dell'esperienza è veicolata dalla madre, il bambino non è solo. La madre quindi
non fa vivere al bambino la frustrazione ottimale, ovvero la dimensione di
separazione, non è più una madre sanamente folle, ma solo folle. Se la madre
non è in grado di svincolarsi dal bambino crea una dimensione simbiotica in
cui permane la dimensione di allucinazione dell'onnipentenza magica non
funzionale allo sviluppo normale dell'individuo. Il bambino non sperimenterà
più una continuità del sè, quindi sulle proprie esigenze, ma una discontinuità
del sè in risposta alle esigenze materne. Anche la frustrazione precoce come
ritardata porta ad alterazione dell'esperienza. Ovviamente la persona se riesce
a creare una nuova relazione importante può essere sostitutiva e
compensativa. Non possiamo dire che ad una determinata alterazione
dell'oggetto corrisponde una determinata alterazione. L'oggetto transizionale si
trova all'interno della terza area in cui è importante la capacità di giocare del
bambino. Il gioco è un'evoluzione dei processi di pensiero ovvero la
simbolizzazione, il gioco di ruolo. L'oggetto transizionale resta insieme all'adulto
come capacità di giocare, ovvero di ritornare bambino quindi anche
l'espressione di creatività.

Nelle situazioni psicopatologiche la madre non riesce a separarsi dal bambino,


e quindi il sè del bambino non si struttura sulle sue esigenze ma sulle esigenze
materne e costringe il bambino ad abituarsi ad una determinata forma che
diventerà la forma e il bambino avrà difficoltà a lasciare l'indipendenza
assoluta per entrare in quella relativa o addirittura nell'indipendenza che si
ritrova nell'adulto con disturbo evitante o dipendente.

Disturbo dissociativo: ovvero personalità multipla.

Se il disturbo è forte e disgregante può comportare un utilizzo anomalo della


relazione con gli oggetti, ma nella singola esperienza. La forma di alterazione
subentra prima della strutturazione dell'oggetto.

Falso sè

La tendenza degli individui è quella di creare un sè spontaneo.Cos'è il sè?E' un


contenitore che dà forma ai contenuti, è un contenitore che mantiene insieme tutti
quei contenuti che possono essere rappresentati da quelle che qualcuno ha
chiamato istanze, ma anche le relazioni, le esperienze, in questo caso con la
madre. E' una forma di organizzazione dell'esperienza ed è caratterizzata da
un'autodirezionalità e una forma di orientamento verso gli obbiettivi. E' una
sovrastruttura che definiamo in generale. All'interno di Winnicott la tendenza è
verso la realizzazione di una sovrastruttura che è frutto di quanto vissuto nelle
primissime esprienze nel rapporto con la madre. La struttura generale
dell'indiniduo si configura come forma di risposta a quella che è stata
un'esigenze materna. Se l'esigenza materna è rispettosa del desiderio del
bambino allora abbiamo la strutturazione di un sè spontaneo. La madre veicola
delle risposte che sono del tutto sovrapponibili alle esigenze del bambino e a
desiderio futuro corrisponderà soddisfacimento adeguato. Ma se la madre ha
difficoltà a separarsi, è ossessionata col cibo, o ha difficoltà con il contatto fisico
ella fornirà risposte alterate. Nella strutturazione del sè il bambino non ha
livello di consapevolezza e non sa che in alcuni casi la madre può fornire
risposte non in linea con le esigenze e quindi sarà comunque compiacente
rispetto alle risposte materne. Questa compiacenza offusca il reale desiderio del
bambino e farà strutturare un falso sè che è la rispondizenza non al bisogno
reale dell'individuo ma a bigogno dell'altro. Più questo sè è compiacente più
sarà alterato nelle relazioni con gli altri.Tutti noi abbiamo quote di falso sè, che
non sempre il desiderio corrisponde soddisfacimento reale di desiderio, il punto
è la qualità e quantità di questo falso sè. Se questo falso sè è pervasivo,
annebbia la dimensione di spontaneità del vero sè più la forma di alterazione
patologica è grave. (Possediamo un bagaglio potenziale che poi comunque verrà
influenzato dalla relazione.)

In Winnicott manca il concetto di nevrosi e psicosi ma ognuno di noi vive


avendo quote di falso sè, che servono a mantenere integrate delle parti di sè
che altrimenti si disgregherebbero. Non vi è consapevolezza delle quote di falso
sè in quanto c'è un erroneo riconoscimento nel tipo di associazioni vissute in
seguito alle prime esperienze con la madre.

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