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DIDATTICO: LA VALUTAZIONE”
Indice
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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la valutazione
attrezzatura docimologica necessaria per potersi inoltrare lungo i percorsi di studio scolastici
annuali.
valutativi fondamentali.
I primi due momenti valutativi hanno proprio un valore formativo, di orientamento, e di fatti
non prevedono voti, il terzo momento valutativo ha, invece, un valore sommativo, poiché esso è
deputato all’accertamento del rendimento dello studente, da un punto di vista cognitivo e non solo,
essere intesi quali appuntamenti docimologici formativi, sia quadrimestrali sia di fine anno
scolastico, più interessati ai giudizi di merito disciplinari per ogni allievo che ai voti espressi in
cifre.
predittivo e, da un altro punto di vista, che è quello del recupero e del sostegno, possono servire a
pronosticare le metodologie didattiche da utilizzare per quegli studenti che accusano deficit
1
Cfr. F. FRABBONI, F. PINTO MINERVA, Manuale di pedagogia e didattica, Laterza, Roma-Bari, 2013, p. 250.
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Sostiamo ancora meglio (vedi la ridondanza quale quinta qualità strutturale dell’unità
didattica) su questi tre “gradini docimologici” e osserviamo più da vicino che tipo di valutazione ad
Abbiamo detto che la valutazione iniziale occupa la prima parte dell’anno scolastico,
generalmente inizia con l’avvio dell’anno scolastico e si protrae fino alla fine mese del mese di
Se volessimo anche qui utilizzare una metafora mentale, questa volta una metafora medica,
potremmo dire che il dottore/insegnante durante i primi mesi dell’anno scolastico è chiamato, come
didatta, a misurare la “febbre da studio” dei suoi pazienti/studenti, poi a formulare una diagnosi più
o meno esaustiva e, subito dopo, a pronosticare le “terapie didattiche” più adatte, le medicine per
intenderci, per sostenere il loro apprendimento, specie per quelli che accusano malesseri maggiori
orientamento, prognostico, proprio nel senso della metafora medica in questo esempio introdotta.
«Il controllo scolastico, compiuto nelle fasi iniziali del processo educativo (per esempio
all’inizio d’un nuovo corso di studi, o all’inizio d’un nuovo anno soclastivo), può mirare ad
apprendimento, o ancora gli apprendimenti culturali precedentamente compiuti dagli scolari sono in
grado di permettere loro di partecipare senz’altro allo stesso processo educativo. I risultati del
controllo compiuto con funzioni diagnostiche possono portare a rivedere, adattandosi alla
particolare situazione educativa, gli stessi scopo da realizzare [...], o possono ancora suggerire
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adatte alle particolari condizioni degli scolari (per esempio, per mezzo di corsi o lezioni di
recupero dei debiti di istruzione dei nostri pazienti/studenti ammalati, quelli con la “febbre da
studio” la cui temperatura sembra non volersi abbassare abbiamo detto, funge da “termometro” per
misurare, giorno dopo giorno, sia lo status degli apprendimenti, sia i loro cambi d’“abito mentali”;
Questo importante momento docimologico ci fa ben comprendere come lo studente sia oggi
ecologicamente inteso, cioè non più soltanto valutato per i profitti raggiunti delle materie
ecologico per l’appunto, sulla qualità della struttura e della forma dei processi di conoscenza dello
studente, che secondo il punto di vista pedagogico di F. Santoianni sono situati - cioè legati ai
luoghi in cui le interazioni avvengono -, incarnati - cioè legati alla dimensione corporea del
suggerisce anche sulla capacità di entrare in relazione con tatto4, con gli insegnanti e gli altri
studenti.
compiti scritti, i test oggettivi di profitto, ecc., ma soprattutto il suo esserci, l’essere presente dello
2
Cfr. M. GATTULLO, Didattica e docimologia. Misurazione e valutazione nella scuola, Armando, Roma, 1968, p. 17.
3
Cfr. F. SANTOIANNI, Educabilità cognitiva. Apprendere al singolare, insegnare al plurale, Carocci, Roma, 2006.
4
Cfr. F. BOCHICCHIO, Convivere nelle organizzazioni. Significati, indirizzi, esperienze, Raffaello Cortina, Milano,
2011.
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Dunque, questi due percorsi di impegno nello studio e, al contempo, nella vita dello
studente, vengono valutati dagli insegnanti per la sua disponibilità al cambiamento, la gestione
5
Cfr. F. FRABBONI, F. PINTO MINERVA, Manuale di pedagogia e didattica, op., cit., p. 251.
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Tutte facce di quel suggestivo “diamante delle competenze” che N. Paparella descrive
quando immagina l’insieme delle competenze di quello che sarà l’adulto di domani.
N. Paparella nota come già nel latino tardo medievale la parola competentia veniva utilizzata
per dare una certa idea di armonia esistente tra il soggetto e il suo contesto.
In questa prospettiva ecologica che valorizza il funzionamento del soggetto nella sua totalità,
quindi le performance che riesce ad esprimere, il sapere che riesce a coltivare, la conoscenza
profonda della sua identità e quel dialogo in grado di metterlo in comunicazione con il mondo fuori
di sé, non è possibile, o sarebbe altamente riduttivo, confinarla a considerazioni circoscritte soltanto
alle abilità e alle conoscenze, perché ben più ricco lo spazio concettuale e dinamico/relazionale
Per queste ragioni, ciò che più conta in questa raffigurazione grafica, ma anche mentale 7, a
forma diamante della competenza, non è tanto considerare le singole facciate che la compongono,
6
Cfr. N. PAPARELLA, D. IERVOLINO, Professioni autoregolamentate. Formazione, tutela, deontologia, Guida, Napoli,
2013.
7
Più volte, nel corso di queste riflessioni, abbiamo sostenuto che le metafore mentali funzionino per l’individuo come
una sorta di linee guida sul mondo, cioè forniscono gli orientamenti concettuali attraverso i quali comprenderlo.
Secondo George Lakoff e Mark Johnson, il nostro linguaggio quotidiano è molto più ricco di metafore di quanto
potremmo credere. Inoltre, le metafore permettono di configurare un tipo di esperienza nei termini di un’altra e
implicano alcune teorie folk sul mondo e sulla esperienza che di esso facciamo. Per esempio, il concetto di teoria
(theory) è meglio compreso in inglese attraverso l’espressione metaforica secondo la quale le teorie sono edifici
(theories are buildings). Anche noi, quando ci riferiamo ad un particolare assetto epistemologico, magari durante la
presentazione di un convegno, tendiamo ad utilizzare espressioni metaforiche come fondamenta (foundation), sostegno
(support), debole (shaky), stare in piedi (stand), struttura e architettura (framework) e collasso (collapse). [Cfr. A.
DURANTI, Antropologia del linguaggio, Meltemi, Roma, 2000, p. 66; Cfr. G. LAKOFF, M. JOHNSON, Il sistema
metaforico per concettualizzare il Sé, trad. it. M. CASONATO e M. CERVI, (a cura di), Elementi di linguistica cognitiva,
Quattroventi, Urbino, 1998].
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Scrive N. Paparella:
«Percepire la competenza come potere d’agire significa, ad esempio, privilegiare non già i
dati, ma le loro correlazioni, come possibilità di interferenza (e di integrazione) fra conoscenze, fra
conoscenza ed esperienze, fra conoscenze ed intenzioni, ecc., e poi ancora come possibilità di
sviluppo e di crescita. Ecco perché discutendo di competenza, noi siamo soliti pensare ad una
energia che si rifrange come fa la luce in un diamante, e prendendo atto che a generare la
competenza interviene una pluralità di fattori, sottolineiamo anche come ciascuno di essi rimanga in
qualche modo investito, illuminato, precisato, dalla competenza che ha concorso a produrre»8.
Infine, l’ultima valutazione, quella sommativa, è la temuta valutazione delle pagelle e/o delle
schede di valutazione.
C’è però quì da fare un appunto sulla tipologia dello strumento, o prova, di misurazione,
cognitivo.
intenderci, sono disponibili e possono essere utilizzati le prove oggettive di profitto, come per
esempio i quesiti che implicano risposte vero/falso, brani da completare, articoli brevi, ecc.
memorizzare, pensare, argomentare, creare, ecc., sono disponibili e possono essere utilizzati prove
argomentative ad elevati tassi di discrezionalità nelle risposte, come per esempio i dossier, i report,
8
Cfr. N. PAPARELLA, D. IERVOLINO, Professioni autoregolamentate..., op., cit., pp. 17-18.
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Si cerca, dunque, non soltanto di accertare le condotte cognitive e metacognitive del singolo
sistema in grado di favorire la conoscenza di se stessi nella relazione con gli altri studenti, la
maturazione di queste e delle altre cifre gradualmente esprimibili da un punto di vista emotivo,
In breve, l’abbiamo detto più volte e lo ripetiamo ancora, una valutazione ecosistemica.
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3 La valutazione ecosistemica
meglio comprendere il suo stile cognitivo per poi fargli corrispondere le adeguate strategie di
apprendimento, bensì di una ricchezza fatta prima di tutto di doni relazionali, di scambi affettivi non
per forza necessitanti di contro-doni, ma soltanto di quella riconoscenza reciproca tra gli studenti e
In alcuni casi, anzi possiamo sicuramente dire nella quotidianità di ogni plesso scolastico
presente sul territorio italiano, specie quando osserva e cerca di confrontarsi con un bisogno
educativo di un suo studente, nel tentativo di soddisfarlo naturalmente, l’ascolto attivo è il regalo
più bello che un insegnante possa donare alla classe intera intesa quale setting narrativo, proprio
perché è a partire da quel silenzio, dal gioco di sguardi rassicuranti tra lui e i suoi studenti, a volte
dagli abbracci di consolazione e di sostegno, dall’attenzione per le parole che questi hanno da dirgli
e dalle storie segrete e inconfessabili che con grande timidezza e coraggio riescono a raccontargli 9,
che si potrà insieme immaginare un futuro finalmente lontano da una condizione di disagio,
9
Riflettere, da un punto di vista della pedagogia della narrazione, sulla responsabilità di assumere, anche a scuola, la
funzione narrante nei confronti dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’adultità, significa prestare attenzione a tutti gli
indizi di cura presenti in un setting narrante, di fatto una cornice e un contenitore rassicurante, e interrogarsi intorno alla
complessità di senso e significato delle trame emerse. In seguito, le metafore di cui queste trame sono ricche, anche se
non sempre nel caso in cui per esempio le emozioni esondanti non riescono a farle bene emergere, stenderanno un
tappeto su cui adagiare, o al contrario mostrare appena, l’intimità dei vissuti. Se narrazione deriva da gnathos o
conoscenza, la gratuità nello spazio dell’aula scolastica può produrre un clima di ri-equilibrio emotivo-affettivo
adeguato ad accogliere e supportare inedite modalità di partecipazione. [Cfr. M. CONTINI, M. MANINI, (a cura di), La
cura in educazione. Tra famiglie e servizi, Carocci, Roma, 2007].
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l’integrazione dei disabili e degli extracomunitari, gli organi di gestione democratica e partecipativa
della scuola, come anche la qualità del curricolo, le conoscenze disciplinari, le competenze
trasversali, la ricerca quand’è serendipitosa, i crediti didattici, i progetti didattici e le aule didattiche
decentrate territorialmente, definiscono tutti insieme i tratti caratteristici del volto della scuola del
terzo millennio che vogliamo: una scuola capace sempre di legare il profitto scolastico dei suoi
studenti con il loro attivo e collaborativo protagonismo alla vita della comunità alla quale
appartengono.
Questo nesso, questo auspicio didattico, la misura cioè del mondo mentale e del mondo
ecosistemica valutazione.
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Bibliografia
Baldacci M., Programmare l’ambiente per unità didattiche, in Frabboni F., (a cura di), Ambiente e
Bochicchio B., Convivere nelle organizzazioni. Significati, indirizzi, esperienze, Raffaello Cortina,
Milano, 2011.
Contini M., Manini M., (a cura di), La cura in educazione. Tra famiglie e servizi, Carocci, Roma,
2007.
Frabboni F., Pinto Minerva F., Manuale di pedagogia e didattica, Laterza, Roma-Bari, 2013.
Gattullo M., Didattica e docimologia. Misurazione e valutazione nella scuola, Armando, Roma,
1968.
Lakoff G., Johnson M., Il sistema metaforico per concettualizzare il Sé, trad. it. Casonato M., Cervi
Paparella N., Iervolino D., Professioni autoregolamentate. Formazione, tutela, deontologia, Guida,
Napoli, 2013.
Santoianni F., Educabilità cognitiva. Apprendere al singolare, insegnare al plurale, Carocci, Roma,
2006.
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