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09/02/22

PSICOLOGIA
GENERALE
DI FONZO FRANCESCA
Programma


Definizione di psicologia e suo oggetto di studio


I metodi della psicologia (sperimentale, clinico, psicometrico)


Settori applicativi della psicologia e relazioni con altre discipline


Carattere e classificazione dei fenomeni psichici


Neuropsicologia, campi e metodi d'indagine


La percezione


L’immaginazione e le differenze con la percezione


Attenzione
09/02/22

La memoria: fasi del processo mnesico, tipi di comportamenti mnesici, struttura
della memoria, influenze sulla memoria, l’oblio

Funzioni esecutive-frontali

L’apprendimento: tipi di apprendimento, tipi di rinforzo, estinzione,
generalizzazione, applicazioni terapeutiche

La motivazione: definizione e principali teorie sulla motivazione

Il linguaggio: definizione e funzioni, tipi di linguaggio, fasi di acquisizione del
linguaggio

Pensiero

Vigilanza

Le emozioni e la loro relazione con la razionalità

Comunicazione
09/02/22
Definizione

Contrariamente a quello che l’etimologia della parola potrebbe far pensare la


Psicologia non studia l’anima (che è un concetto metafisico o etico). Pur
avendo una sicura derivazione storica dalla Filosofia, la Psicologia se ne
distingue per la particolarità del suo oggetto di studio e dei suoi metodi.

La psicologia è una scienza naturalistica:

studia gli esseri viventi.

09/02/22
Ma in particolare:

1. Studia l’attività psichica degli essere viventi nel duplice aspetto


dell’esperienza soggettiva, individuale, immediata, interna, osservabile solo da
parte di chi la prova, e nell’aspetto del comportamento, cioè delle reazioni
obiettivamente osservabili anche da altri, al fine di individuare le leggi di tali
fenomeni e di spiegarne le cause.
Ma in particolare

2. Studia la personalità umana, cioè l’individualità dinamica bio-psico-


sociale, quella unità di mente e corpo (psico-fisica) in continua evoluzione e
in relazione costante con l’ambiente in cui si svolge.

09/02/22
I metodi della Psicologia

1. Metodo sperimentale: condiviso con la maggior parte delle altre scienze,


ha la sua espressione paradigmatica nell’esperimento in laboratorio, dove si
riproduce un fenomeno psichico (e solo quello), se ne osservano le
manifestazioni soggettive e oggettive e se ne ricavano delle conclusioni, che
hanno la caratteristica di essere riproducibili e riverificabili
intersoggettivamente.
Limiti del metodo sperimentale:

Etici

Fisici

Artificialità

Mortificazione della soggettività
• Per ovviare ad alcuni di questi limiti si possono utilizzare delle situazioni
sperimentali «di campo», in cui cioè l’intervento dello studioso avviene in
un ambiente fisico-culturale preesistente; oppure lo studioso può ricorrere
all’esperimento realizzato, per così dire, dalla natura. Le informazioni
acquisite sono forse meno «controllate» ma altrettanto utili.
I metodi della Psicologia

Metodo psicometrico: impiegato per la valutazione qualitativa e quantitativa


dei processi mentali degli individui. Lo strumento principale di questo è il
reattivo, il test: una prova posta all’individuo allo scopo di ottenerne in
risposta un comportamento, da misurare in maniera obiettiva e standardizzata,
supponendo tale comportamento rappresentativo della totalità del
comportamento stesso.
Limiti del metodo psicometrico:
-
Per i test di intelligenza i limiti riguardano principalmente l’assunto che
alla loro base ci sia una omogeneità della popolazione non riscontrabile
nella realtà; molto spesso questi test rischiano di misurare, per es., le abilità
scolastiche o altre variabili culturali;
-
Spesso si corre il rischio di utilizzare i test in maniera inadeguata e
scorretta, soprattutto in termini di attendibilità e validità;
Limiti del metodo psicometrico:

-
Per i test proiettivi le prove a carico della loro attendibilità e validità sono
scarse e contraddittorie; eppure la fertilità dei risultati ottenuti in sede
clinica li rende un ausilio talvolta impareggiabile.
-
Bisogna rammentare sempre che i test sono dei mezzi, non dei fini.
I METODI DELLA PSICOLOGIA


Metodo clinico: nato successivamente al metodo sperimentale (anche in
polemica con quest’ultimo), cerca di spiegare il comportamento del
soggetto attraverso lo studio e l’analisi della personalità individuale, della
sua storia e del suo dinamismo.

Tramite il un approccio storico- motivazionale si ricerca il significato e le
motivazioni soggettive del comportamento individuale.
Limiti del metodo clinico:

In assenza di procedure rigidamente normate il metodo clinico è dipendente


dall’esperienza e dall’abilità del clinico; senza queste ultime rischia di essere
soggettivo, vago e intuitivo.
BRANCHE DI STUDIO

1) PSICOLOGIA GENERALE: studia leggi generali, comuni a tutti gli


esseri umani, che governano il funzionamento della vita psichica
(disciplina nomotetica).

2) PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA: studia come le funzioni


psichiche evolvano in relazione alla crescita individuale.

3) PSICOLOGIA DIFFERENZIALE: studia le differenze individuali, le


differenze fra gruppi di individui, le differenze fra esseri viventi
(psicologia comparata).

4) PSICOLOGIA SOCIALE: studia le interrelazioni fra gli individui e il


gruppo sociale di appartenenza, le dinamiche in gioco nelle
relazioni fra diversi gruppi di individui.
BRANCHE DI STUDIO

5) PSICOLOGIA CLINICA: comprende operazioni conoscitive e pratiche


dirette allo studio e all’intervento sul singolo caso individuale (disciplina
ideografica).
6) NEUROPSICOLOGIA: è lo studio delle relazioni tra le alterazioni delle
funzioni cognitive ed il comportamento. I neuropsicologi clinici integrano
fattori cognitivi, emotivi e neurologici per stabilire un pattern di deficit associati
presumibilmente con entità cliniche specifiche.
CAMPI DI APPLICAZIONI

1. SETTORE SCOLASTICO: psicologia scolastica, valutazione


dell’apprendimento/insegnamento, ecc.

2. SETTORE OCCUPAZIONALE/LAVORO: orientamento e selezione del


personale, formazione del personale, ergonomia, ecc.

3. SETTORE CLINICO: diagnosi e cura di problemi psicologici.

4. SETTORE GIUDIZIARIO: in caso di adozioni, divorzi, relazioni, tribunale dei


minori, perizie, ecc.

5. SETTORE SOCIALE: psicologia di comunità, gestione degli spazi pubblici,


interventi di prevenzione (devianza giovanile, tossicodipendenze, genitorialità
responsabile, violenze, ecc.).
RELAZIONI CON ALTRE
DISCIPLINE

Psicologia- biologia: mutuo scambio; ma perché gli stessi stimoli in
soggetti col medesimo patrimonio genetico provocano reazioni diverse?

Psicologia – Filosofia: la prima riconosce un diritto di paternità alla
seconda, ma se ne è differenziata poiché non si occupa affatto di problemi
metafisici o etici.

Psicologia- Pedagogia: la prima offre alla seconda le conoscenze
scientifiche sul mondo infantile e adolescenziale.

Psicologia- Sociologia: mutuo- aiuto, con vasti settori di intersezione.
In realtà la psicologia stabilisce relazioni con qualunque altra
disciplina contempli l’intervento sul comportamento umano.
La Neuropsicologia Clinica

La Neuropsicologia è lo studio delle relazioni tra le alterazioni delle funzioni


cognitive ed il comportamento.
“ i neuropsicologi clinici integrano fattori cognitivi, emotivi e neurologici per
stabilire un pattern di deficit associati presumibilmente con entità specifiche”
Il neuropsicologo clinico

Definizione della National Academy o Neuropsychology degli Stati


Uniti :

Professionista abilitato nell’ambito della psicologia con una specializzazione nel campo
applicativo dello studio delle relazioni
tra cervello e comportamento.
Solitamente un neuropsicologo ha una laurea in psicologia e un ulteriore training nel
campo specialistico della neuropsicologia clinica.
Obiettivi della Neuropsicologia

1. Contribuire alla diagnosi


2. Contribuire con il maggiore livello possibile di accuratezza a differenziare la
normalità dalla patologia attraverso l’uso di batterie neuropsicologiche
3. Definire le alterazione di funzioni e fornire ipotesi di alterazione del sistema
cerebrale
4. Definire i nessi causali tra eventi specifici e danno psichico
5. Valutare il livello di gravità di compromissione cognitiva per monitorare
l’intervento terapeutico
Dimensioni Del Comportamento In
Ambito neuropsicologico
1. Funzioni cognitive – modulari o strumentali:
percezione-azione-linguaggio
2. Funzioni non-modulari:
attenzione/concentrazione-memoria
3. Funzioni esecutive
funzioni affettive/motivazionali
Disfunzione Neurologica

Anomalia di funzionamento di un individuo che si esprime a livello


comportamentale, in conseguenza ad una disfunzione o danno neurologico
Disfunzione
Neuropsicologica
Si distingue tra:
1. Deficit dello sviluppo- evolutivo
Es: trauma da parto, sordità, ritardo mentale,
malattie genetiche e cromosomiche, ecc..
2. Deficit acquisito
Es: autismo, sordità, malattie metaboliche, tumori ecc.
L’esame Neuropsicologico

1. Teoria generale di riferimento


2. Conoscenza della sede della lesione cerebrale e deficit cognitivi risultanti
3. Conoscenza dell’organizzazione funzionale e neuronale dell’architettura
cognitiva per una interpretazione corretta del profilo cognitivo
4. Osservazione del comportamento,colloquio clinico e somministrazione batteria
di test specifici
Esame Neuropsicologico

• Valutare il comportamento generale

• Valutare le capacità di interazione

• Valutare la capacità comunicativa

• Valutare le prestazioni a prove neuropsicologiche prestando attenzione agli aspetti


qualitativi e quantitativi
Valutazione neuropsicologica

La diagnosi funzionale definisce:

1. Limitazioni funzionali cognitive e comportamentali


2. Integrita’ funzionali cognitive e comportamentali
Principali Disturbi di Interesse
Neuropsicologico
Classificazione delle attività
psichiche

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Influenze di altri processi psichici

• Bisogni organici
• Valore individuale degli oggetti
• Famigliarità
• Aspettative
• Consenso sociale
Influenze di altri processi psichici

• Numerosi studi sulla deprivazione sensoriale hanno dimostrato la


fondamentale rilevanza dell’attività percettiva nel determinare l’armonia
psichica della personalità complessiva.

• Perché l’essere umano abbia un comportamento normale, intelligente,


adatto e adeguato occorre una continua varietà di stimoli.
La Percezione

• La percezione è l’attività psichica che organizza ed elabora i dati che


provengono dai sensi, li coordina, li selezione e conferisce loro un
significato.
• E’ il processo mediante il quale traiamo informazioni sul modo nel quale
viviamo, lo conosciamo, ce ne impossessiamo.
• E’ un processo psichico primitivo ed immediato (nel senso di non
intellettuale e riflesso), oggettivo (cioè legato a condizioni esterne il
percipiente), globale ed unitario (non è una pura eccitazione puntuale).
La Percezione

Perché ci sia percezione è necessario che ci sia una stimolazione degli organi
di senso, ma la relazione non si spinge molte oltre; non bisogna pensare,
infatti, che ci sia una stretta corrispondenza fra realtà fisica, oggettiva e
realtà percettiva, soggettiva, fenomenica. Ne sono una chiara dimostrazione
casi di:
• Assenza fenomenica in presenza di oggetti fisici;
• Presenza fenomenica in assenza di oggetti fisici;
• Discrepanza fra oggetto fenomenico e fisico.
La Percezione

• La percezione è una ricostruzione interna della realtà ambientale, che dipende


non solo dalla proprietà degli stimoli ma anche dalle proprietà autoctone
dell’organismo.

• In altri termini il frutto della percezione porta le tracce non solo dell’oggetto
stimolo, ma anche del soggetto percipiente.

• Perché la percezione produca in noi una risposta non è necessario che se ne


abbia consapevolezza.
Leggi Di Organizzazione Del Campo Visivo La
Gestalt
Perché elementi isolati tendono spontaneamente ad assumere
un’organizzazione, una struttura, una forma?

• Parte interna del margine;

• Vicinanza;

• Somiglianza;

• Chiusura;

• Continuità di direzione;

• Buona forma;

• Esperienza passata.
Le Emozioni

Ogni fenomeno psichico ha un aspetto intellettuale-cognitivo ed un aspetto


emotivo-affettivo, cioè suscita una“coloritura”,un’impressione di
attrazione/repulsione, di godimento/sofferenza.

Entrambi questi aspetti concorrono a determinare il comportamento


umano.
Teorie sull’Emozioni

TEORIA DI JAMES E LANGE: l’emozione non è altro che il riflesso


soggettivo, l’interpretazione individuale delle modificazioni somatiche;

La limitatezza di questa teoria è dimostrata anche solo dalla constatazione


della invariabilità qualitativa di queste reazioni di fronte alla più grande
varietà ed intensità degli stimoli.

TEORIA DI CANNON: la stimolazione periferica non dà luogo ad alcuna


emozione se non giunge a parti profonde del cervello (ipotalamo)
Teorie sull’Emozioni

Studi più recenti hanno dimostrato che neppure la stimolazione ipotalamica da


sola è sufficiente a generare un vissuto emotivo se non sono integre le vie
nervose che collegano quest’ultimo ai centri superiori ed alla corteccia.

TEORIA DI PAPEZ: le emozioni hanno sede nel sistema limbico, struttura


ponte del cervello arcaico con numerose proiezioni verso la corteccia.
Il sonno e il sogno

• Dal punto di vista oggettivo, il sonno e il sogno possono essere studiati


tramite registrazione EEG; tali tipi di studi hanno permesso di distinguere
diverse fasi del sonno, contraddistinte da onde elettriche cerebrali di
diversa frequenza ed ampiezza.
• La distinzione più interessante relativa al livello di vigilanza è quella fra
sonno REM (Rapid Eyes Movements per i caratteristici movimenti delle
pupille) e sonno non-REM.
• Da indagini condotte, infatti, si è rilevato che nel corso della fase REM i
soggetti sognano nell’80% dei casi.
Il sonno e il sogno

• Il sogno si presenta come una particolare forma di pensiero di carattere


magico (sia in positivo che in negativo, come per gli incubi) fantasticato,
ricco di fusioni e di associazioni per attributi. Molte caratteristiche del
sogno sono analoghe al delirio psicotico.

• La differenza fra il sogno e il delirio sta nel fatto che il primo avviene
durante il sonno, il secondo in stato di veglia; il primo è spesso
accompagnato dalla consapevolezza che non appartiene alla realtà
(comunque il risveglio tronca l’eventuale illusione di realtà); il secondo
invece risulta reale al soggetto delirante.
Il sonno e il sogno
• Qual è la funzione del sonno e il sogno?
• Gli studi sulla deprivazione di sonno e di sogni
hanno mostrato che entrambi difendono la
nostra salute mentale e la capacità di avere
un valido contatto con il mondo esterno.
La durata del sonno varia da specie a specie e
nello stesso individuo, a seconda dell’età.
Inoltre esistono grandi variabilità
interindividuali; sembra che sia addirittura
possibile, previo addestramento, ridurre la
quantità di sonno necessario per avere buoni livello
di rendimento.
Ontogenesi Delle Emozioni

Alla nascita è presente uno stato di eccitazione indifferenziato in risposta


soprattutto a stimoli interni.

Col maturare delle strutture percettive e cognitive ed il conseguente sviluppo


sociale, si differenziano varie espressioni emotive in risposta anche a stimoli
esterni:

-Tristezza, dolore (prime settimane di vita)

-Contentezza,sorriso, sorpresa (da 3 mesi)

-Paura, gioia (da 8 mesi)


Il Pensiero
• E’ quel processo psichico che permette di formare dei concetti, di metterli
in relazione fra di loro, di formare dei giudizi, di astrarre e generalizzare, di
risolvere problemi nuovi, di adattarsi all’ambiente e di modificarlo per
adattarlo ai nostri bisogni.
Il Pensiero

• CONCETTO: classe di oggetti/eventi aventi qualità comuni e distintive.

• I concetti si esprimono attraverso simboli. La rappresentazione simbolica


per eccellenza è il linguaggio.

• GIUDIZIO: atteggiamento interiore di adesione/non adesione nei confronti


di una relazione fra due o più immagini, percezioni, concetti, ecc.
Il ragionamento
• RAGIONAMENTO: concatenamento sistematico di due o più giudizi per
giungere ad una conclusione.

• TIPI DI RAGIONAMENTO:

o Deduttivo

o Induttivo


I concetti, i giudizi, il ragionamento rappresentano l’espressione più
elevata nella quale si attua l’intelligenza.
Il Pensiero


Il pensiero evolve qualitativamente per tutto lo sviluppo ontogenetico, per
cui le caratteristiche del pensiero infantile sono diverse da quello dell’età
adulta e da quello della senescenza.

Per lo psicologo sono pensiero anche tutte quelle attività mentali che non
rispondono a principi di logica, razionalità, creatività, o perché gli
strumenti logici non si sono ancora formati o per l’intervento di una
componente affettiva; la psicologia infatti, si interessa anche del pensiero
prevenuto, del pensiero psicotico e del pensiero nevrotico.
Tipi di Pensiero


PENSIERO PRODUTTIVO: è quel pensiero capace di ristrutturare i dati
a disposizione ai fini di risolvere il problema, usando oggetti e metodi
altrove familiari in contesti nuovi.

PENSIERO QUOTIDIANO: è quel pensiero che trascura le lacune
dell’informazione, le colma con l’immaginazione, giunge ad una soluzione
che assume come valida anche se non ce n’è alcuna garanzia.
Tipi di Pensiero

PENSIERO PREVENUTO:


si esprime principalmente attraverso lo stereotipo che è una credenza rigida.


resiste a modificazioni di fronte al dato di realtà.

 non dipende dall’esperienza diretta con l’oggetto ma dall’attribuzione all’oggetto


di alcune caratteristiche esclusivamente per l’appartenenza ad un determinato
gruppo.


In genere è determinato sempre da ragioni di tipo affettivo.


È irrazionale.
L’Immaginazione

La rappresentazione di un oggetto in assenza dell’atto percettivo (poiché


l’oggetto non c’è più) prende il nome di immagine; il processo che le forma,
le sceglie le organizza in nuove combinazioni prende il nome di
immaginazione.
Le Differenze Tra Immaginazione e Percezione
Sono:

• La percezione è atto psichico incardinato all’attività sensoriale,


l’immaginazione è sciolta da tali vincoli;

• La percezione è più vivace, intensa e ricca di particolari; l’immagine è


derivata, più debole, più povera di dettagli, più plastica;

• La percezione dipende in larga misura dalla realtà oggettiva;


l’immaginazione dalle condizioni soggettive interiori.
Vigilanza

• Forma elementare di Attenzione rivolta indifferentemente ad ogni evento


• Lo stato di vigilanza è controllato da formazione reticolare –Ipotalamo

Disturbi della vigilanza


o Sonnolenza
o Stupore coma
o Stupore isterico
o Stato catatonico
I LIVELLI DI VIGILANZA

Un individuo può avere diversi livelli di vigilanza (gradi di coscienza) in


momenti diversi.

Si può cominciare con la constatazione ovvia che l’uomo, come altri animali,
per oltre un terzo della propria vita vive un particolare stato di coscienza per
cui è isolato in vario grado dagli stimoli ambientali e vede e sente cose che
esistono solo nella sua testa: cioè dorme e sogna.
Studio Livelli di Vigilanza


Un altro aspetto di studio dei livelli di vigilanza è quello dell’arousal, che
presuppone che il livello di vigilanza vari lungo un continuum dal sonno
all’eccitazione diffusa.

Fra livello di attivazione ed efficienza prestazionale esiste una relazione ad
U capovolta.

Il concetto di livello di attivazione richiede l’introduzione del concetto di
ATTENZIONE, intesa come la capacità di tendere l’energia psichica
dirigendola verso un determinato campo con esclusione degli altri.
L’Attenzione

• L’attenzione ha due dimensioni: intensità e durata, fra loro solitamente in


relazione inversamente proporzionale;

• Anche l’attenzione è una funzione psichica che si è modificata nel corso


dello sviluppo ontogenetico: il bambino appena nato emette già delle
risposte di orientamento selezionando fra gli stimoli ambientali;
progressivamente, con lo sviluppo cognitivo e della memoria, anche i
processi attentivi si perfezionano.
L’attenzione
• Funzione cognitiva che sottende a tutta l’attività cognitiva (percezione,
memoria, pensiero)

• Facoltà di Confrontare e Scegliere tra le varie percezioni

• Protezione contro interferenze esterne ed interne nell’atto di selezionare ed


elaborare alcune informazioni
Attenzione
A. Attenzione dispersa (dormiveglia)
B. Stato di all’erta (Arousal) o Attenzione Aspettante o Attenzione
Diffusa VIGILANZA
C. Attenzione Selettiva o Focalizzata
1. Attenzione selettiva spontanea (determinata dalle tendenze individuali e
dipende dalla presenza nel campo percettivo dalla presenza di oggetti
privilegiati ) questa forma di attenzione non richiede sforzo anzi a volte
bisogna sforzarsi per farla cessare
2. Attenzione volontaria o attiva (Valutata dal soggetto che rivolge
l’attenzione su di un oggetto per sua iniziativa)
RUOLO SPECIFICO DEL LOBO FRONTALE
Attenzione

3. Attenzione spaziale
• per la selezione della posizione spaziale degli stimoli (corteccia
parietale posteriore, nuclei talamici) “VIA DEL DOVE”
• per la selezione degli attributi degli stimoli (forma, colore, dimensioni)
(corteccia prefrontale) “VIA DEL CHE COSA”
Disturbi dell’Attenzione
• Cause “Fisiologiche” (stanchezza)
• Cause Tossiche (farmaci, droghe, tossici esogeni….)
• Cause psicologiche (lo stato emotivo influenza fortemente l’attenzione)
• Cause psichiatriche
• Cause organiche
o traumi
o disturbi di circolo
o demenze organiche
o stati confusionali
o oligofrenia
Attenzione
La Memoria

• E’ quel processo psichico che permette di conservare le esperienze e di


organizzare l’aspetto temporale del comportamento. Gli eventi della nostra
vita, infatti, lasciano dietro di loro una traccia che influenza l’evento
successivo;

• La presenza della memoria è il fattore che contraddistingue una reazione


vitale da una esclusivamente meccanica; se non ci fosse la memoria non ci
sarebbe apprendimento.
Evoluzione della memoria

La capacità mnesica non è costante nel corso della vita umana, ma presenta
fasi di sviluppo:

-Nel primo anno di vita è sostanzialmente una memoria motoria che si


sviluppa attraverso l’imitazione. E’ prevalentemente una memoria di
riconoscimento.

-Nel secondo e terzo anno di vita, grazie alla possibilità di formarsi una
immagine mentale (astrazione) è possibile l’imitazione differita.

Comincia a nascere la memoria a lungo termine


La Prima Forma di Memoria:
Memoria Procedurale
La più importante forma di memoria implicita è la memoria procedurale, che
avviene con la ripetizione di un atto motorio e rappresenta il modo
privilegiato di imparare gli schemi d’azione messi in atto automaticamente.

L’apprendimento non richiede necessariamente un intento cosciente!


Memoria procedurale e Apprendimento secondo il
Condizionamento Classico

Gli esseri umani sono nati con il tratto caratteristico della curiosità,
dell’esplorazione e del gioco.

La curiosità conduce al comportamento esplorativo che a sua volta porta


ad una esperienza sensoriale.
Memoria procedurale e Apprendimento secondo
il Condizionamento Classico

Gli stimoli condizionati possono esser positivi e ricompensati, o negativi e


punitivi.

Attraverso questo processo impariamo inconsapevolmente cosa cercare e


cosa evitare nella vita quotidiana ed è quindi molto importante per la
sopravvivenza.
Memoria procedurale e Apprendimento
secondo il Condizionamento Classico

Il condizionamento di questo tipo dipende inoltre dal consolidamento del


comportamento attraverso la ripetizione, o rinforzo.

Senza un certo numero di ripetizioni la risposta appresa potrebbe diminuire


fino a scomparire.

Tale processo si chiama estinzione.


Memoria e sopravvivenza
L’amigdala è il centro primario per la sopravvivenza, che riceve i messaggi
sensoriali della minaccia e del pericolo ed è sostanzialmente il centro
dell’arousal e della paura.

La sua funzione è di far partire la risposta di attacco/fuga ai fini della


sopravvivenza.
Memoria e sopravvivenza
L’amigdala contribuisce, inoltre, all’immagazzinamento di memorie a
lungo termine basate sulla sopravvivenza alla minaccia e gioca un ruolo
attivo nella produzione dei sintomi del PTSD quando la sua funzione è
stata alterata dal trauma.
Memoria

La memoria è la capacità di immagazzinare informazioni, alle quali attingere quando


necessario

• Comprende i due processi di apprendimento e ricordo

• Si possono distinguere le seguenti fasi:

o codifica

o consolidamento

o immagazzinamento
SISTEMI MULTIPLI DI MEMORIA
Risponde a tre criteri:

1. è un insieme di processi cerebrali correlati che permette di


immagazzinare e richiamare uno specifico tipo o classe d’informazione

2. può essere caratterizzato da una serie di proprietà che descrivono il suo


modo di operare
3. può essere dissociato da latri sistemi sulla base di proveconcordanti
derivate da ricerche di psicologia e neuroscienze.
Principali sistemi di memoria
Memoria Episodica

• È l’esplicito richiamo alla memoria di fatti accaduti in un particolare tempo


e luogo del vissuto del soggetto. Il prodotto di questa memoria contribuisce
all’esperienza del ricordare i dettagli contestuali di un evento passato.
• Una lesione alle parti mediali o più interne dei lobi temporali, inclusa la
formazione ippocampale, compromette seriamente l’acquisizione di nuovi
ricordi episodici.
• Una lesione selettiva alle regioni prefrontali provoca grandi difficoltà a
ricordare dove e quando si sono verificati eventi recenti.
• Le regioni prefrontali si attivano quando i soggetti fanno grossi sforzi per
richiamare un’informazione presentata poco prima, mentre la formazione
dell’ippocampo durante l’effettivo richiamo alla memoria di quella
informazione.
Memoria Semantica

• Si riferisce ad una conoscenza generale dei fatti e dei concetti che non è legata a
nessun tempo, o luogo, particolari. Il prodotto di questa memoria contribuisce
all’esperienza del sapere, o dell’aver familiarità con un fatto o un’associazione
di fatti. La conoscenza è organizzata per categorie.

• L’acquisizione di nuovi ricordi semantici dipende dall’integrità dei lobi temporali


mediali.
Sistema di rappresentazione percettiva

• Sistema di riconoscimento percettivo importante nell’identificazione delle


parole e degli oggetti sulla base della loro forma e struttura.
• Le regioni cerebrali coinvolte nella rappresentazione globale dell’oggetto
sono le aree occipito-temporali.
• Il PRS può essere classificato almeno in tre principali sottosistemi.
Sistema di rappresentazione percettiva

• Sistema visivo della forma della parola, che controlla l’informazione sulle
caratteristiche fisiche e ortografiche
• Sistema uditivo della forma della parola, che controlla l’informazione
fonologica e acustica
• Sistema descrittivo-strutturale che controlla l’informazione riguardo alle
relazioni fra le parti di un oggetto che specificano la sua forma e struttura
Memoria Procedurale

• Si riferisce all’acquisizione di abilità e abitudini, ovvero al “sapere come


fare”.
• Le memorie procedurali vengono acquisite gradualmente attraverso
l’esercizio ripetuto.
• Una serie di studi indica che questo tipo di memoria dipende in modo
critico dal sistema cortico-striatale e dal cervelletto.
Memoria Retrospettiva
Prospettica

• Possiamo recuperare dalla memoria fatti o episodi del passato


(memoria retrospettiva)
• Possiamo ricordare piani, intenzioni e azioni che svolgeremo in
futuro (memoria prospettica)
Memoria Autobiografica

• La memoria autobiografica è riferita al ricordo di informazioni legate al sé


• Il sistema dei ricordi autobiografici comprende tre livelli organizzati
gerarchicamente
o estesi periodi della vita
o eventi generali (giorni o settimane)
o eventi specifici (ore)
• I ricordi autobiografici hanno carattere ricostruttivo
• In molti casi la rievocazione di un evento comporta l’integrazione di dettagli
estratti da episodi simili (memoria riepisodica)
Memoria di Lavoro

• Riguarda il mantenimento dell’informazione per breve tempo. È usata per


mantenere disponibile l’informazione per quelle abilità cognitive di base
come la comprensione, il ragionamento e la soluzione di problemi.
• La memoria di lavoro coinvolge la corteccia prefrontale insieme a diffuse
aree corticali.
Memoria di lavoro

1. Un esecutivo centrale o spazio di lavoro a capacità limitata


2. Un sottosistema detto loop articolatorio, ovvero memoria di lavoro verbale che
rappresenta le informazioni in un codice fonologico, e che possono essere
mantenute grazie ad un processo di reiterazione che consiste in un parlato
interiore. Include una componente di immagazzinamento nella corteccia
parietale ed una componente di reiterazione nella corteccia frontale, entrambe
nell’emisfero di sinistra.
3. Un sottosistema detto taccuino visuo-spaziale coinvolto nella ritenzione a breve
termine dell’informazione visiva e spaziale. In questo sistema, è importante
l’emisfero destro, inclusa la corteccia visiva-associativa, il lobulo parietale
inferiore, e la corteccia prefrontale inferiore.
Memoria a lungo termine

• Memoria a lungo termine


• Questa è l’area della nostra memoria dove conserviamo i ricordi che
portiamo appresso per tempi lunghi, anche per decenni.
•  Il potenziamento a lungo termine, invece, richiede più tempo e
coinvolge anche vie metaboliche differenti, che finiscono con l'attivare
proteine che modificano l'espressione genica, e, in ultima analisi,
rinforzano in maniera molto più duratura la sinapsi.
• La struttura cerebrale principale coinvolta nella memoria è la
formazione dell'ippocampo

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Amnesia

• Deficit di memoria episodica, conseguenti a lesioni cerebrali o traumi


psicologici

o AMNESIA ANTEROGRADA: incapacità di acquisire nuovi ricordi a partire


dall’inizio della malattia/trauma

o AMNESIA RETROGRADA: incapacità di ricordare eventi antecedenti l’esordio


della malattia/trauma

o AMNESIA GLOBALE: riguarda entrambi gli aspetti


Amnesia Globale

• Amnesia anterograda
• Amnesia retrograda di entità variabile
• Intelligenza, linguaggio e MBT normali
• Memoria implicita preservata
Amnesia Globale

• Le lesioni responsabili dell’amnesia globale possono essere:

• A LIVELLO TEMPORALE MEDIALE (IPPOCAMPO)

• Il ruolo dell’ippocampo nella memoria è oggetto di dibattito

• Modello standard: ruolo temporaneo dell’ippocampo nel consolidamento, ma non


nell’immagazzinamento di ricordi remoti

• Teoria della traccia multipla: l’ippocampo è sempre coinvolto nel riattivare la


traccia mnestica, perché ricostruisce il contesto
Amnesia Globale

2) A LIVELLO DIENCEFALICO
Le strutture diencefaliche possono essere danneggiate anche dall’etilismo
cronico. L’amnesia da alcolismo cronico prende il nome di sindrome di
Korsakoff:
confabulazioni (provocate/spontanee)
anosognosia: mancata consapevolezza di malattia
3) A LIVELLO FRONTOBASALE
Amnesia e deficit della
memoria semantica
• Alcuni pazienti mostrano deficit di memoria semantica:
o memoria episodica intatta

o hanno perso le conoscenze relative al significato delle parole, alle conoscenze


imparate a scuola…

I due sistemi, semantico ed episodico, interagiscono:


una normale memoria episodica è necessaria per acquisire nuove
informazioni semantiche e, d’altro canto, l’elaborazione profonda di eventi
richiede una codificazione semantica
Deficit di memoria non dichiarativa

• Gli amnesici possono apprendere abilità motorie anche quando sono incapaci di
ricordare esplicitamente quando abbiano appreso tali abilità

• Quindi, l’apprendimento implicito non richiede necessariamente la


consapevolezza del materiale da apprendere

• Viceversa, esistono pazienti in cui la memoria dichiarativa è intatta e sono


presenti deficit di memoria implicita:

• Pazienti con malattia di Parkinson


• Corea di Huntington
Funzioni Esecutive
comportamenti correlati all’attività

• Volizione (mettere in atto un comportamento intenzionale)


• Pianificazione (identificazione ed organizzazione di fasi ed elementi
necessari per realizzare un’intenzione o raggiungere un obiettivo)
• Azione finalizzata (iniziare, mantenere, avvicendare e terminare sequenze
di comportamento complesso in una maniera ordinata e integrata)
• Prestazione efficace ( abilità di monitorare, auto-correggere e regolare
l’intensità, il ritmo e altri aspetti qualitativi di ciò che viene prodotto)
(M.D. Lezak, 1995)
Consapevolezza
Lobi Frontali

 Le lesioni del circuito prefrontale dorso-laterale


portano a disfunzione esecutiva. I pazienti hanno
difficoltà nel generare ipotesi e nel mantenere
flessibilità o nel cambiare argomento se richiesto
 Le lesioni del circuito orbito-frontale portano
comportamenti disinibiti, irritabili e labili. Sono
anche possibili comportamenti imitativi e di
utilizzazione. I pazienti possono non avere chiari
deficit esecutivi
 Le lesioni del circuito del cingolo nella porzione
mediale frontale/anteriore causano apatia,
acinesia e abulia.

09/02/22
L’Apprendimento

• L’apprendimento è il processo psichico di acquisizione e modificazione


stabile del comportamento;
• Già Darwin rivendicò l’importanza dell’apprendimento ai fini della
sopravvivenza della specie, perché è quello che permette al singolo
individuo di adattarsi all’ambiente.
• Sono da escludersi tutte le modificazioni di attività dovute a innatismi,
maturazione o stati temporanei dell’organismo (es. malattie)

• L’apprendimento è sempre il frutto dell’esperienza, cioè di una situazione-


stimolo che il soggetto incontra e che si correla con la condotta successiva.
E’ questo che ci rende differenti gli uni dagli altri, poiché le esperienze che
ciascuno di noi fa nel corso della vita sono le più variegate.
Tipi di Apprendimento

Nel CONDIZIONAMENTO CLASSICO perché si realizzi l’associazione è


necessario che fra SC e SI siano rispettate delle relazioni temporali:

SC deve precedere SI.

Il numero delle associazioni necessarie per l’apprendimento varia a seconda


della specie.

Naturalmente le RC apprese non sono conservate per sempre dall’individuo.


In assenza delle ripetizioni delle associazioni esse si estinguono. E’ sempre
possibile un recupero.

Un fenomeno molto interessante è quello della generalizzazione dello
stimolo: la comparsa della stessa risposta in presenza di stimoli analoghi. Il
tipo di generalizzazione può essere primario (secondo le caratteristiche
fisiche) o secondario (sulla base di somiglianze apprese, di tipo es.
simbolico).

Le risposte viscerali più frequentemente studiate sull’uomo sono: la
risposta salivare, la risposta gastrointestinale, le reazioni vasomotorie, la
frequenza ed il ritmo cardiaco, il ritmo respiratorio, la risposta
psicogalvanica.
I vari tipi di Apprendimento


Tutti gli organismi possono essere condizionati ma l’efficienza
dell’apprendimento varia con l’età: è stato dimostrata la possibilità di un
condizionamento operante prenatale;

Di solito soggetti molto giovani o molto vecchi forniscono prestazioni
lievemente inferiori;

Con il condizionamento rispondente possono essere messe sotto controllo
numerose reazioni dell’organismo, e cioè può essere utilizzato a fini
terapeuti.
La motivazione

Per motivazione intendiamo il motivo o la “causa” di un comportamento.

Tale definizione, per quanto esatta, risulta generica e non rende merito della
complessità del meccanismo motivazionale alla base del comportamento
umano. E ’evidente , infatti, che il comportamento umano può essere
sostenuto da bisogni basilari legati alla sopravvivenza (es. la fame) e bisogni
di tipo cognitivo (per es. ideologie, principi).
Teorie sulla motivazione

Teoria pulsionale: la presenza di uno stato di bisogno (oltre una certa soglia)
determina la motivazione all’azione, in seguito alla quale si può accedere alla
soddisfazione del bisogno (regressione del segnale sotto la soglia) con
conseguente inibizione della motivazione. L’attività motivata, quindi, sarebbe
retta da un meccanismo omeostatico.
Teorie sulla motivazione
Teoria etologica: Konrad Lorenz sostiene che le pulsioni, pur innate e
istintive, per poter attivare il comportamento devono potersi esprimere in
determinati periodi sensibili o critici, trascorsi i quali, quel comportamento
non potrà più attivarsi, a scapito della complessità dell’espressione
comportamentale del soggetto. Lorenz riuscì, inoltre, a dimostrare che lo
stimolo in grado di scatenare la condotta istintiva (sempre e solo nel periodo
sensibile) può anche non essere quello originario, naturale ma appreso
(es.imprinting).
Teoria Etologica

Secondo la teoria etologica l’uomo avrebbe periodi sensibili più lunghi


rispetto ad altre specie animali, molteplici e sfalsati tra di loro.

Inoltre, i periodi sensibili non sarebbero assoluti, ma costituirebbero il periodo


ottimale per l’apprendimento del comportamento in causa, trascorso il quale,
l’apprendimento sarebbe comunque possibile, anche se più difficile. Questa
teoria può essere interessante a fini pedagogici perché fornirebbe importanti
indicazioni sulla tempistica di un percorso formativo in linea con la massima
ricettività del soggetto, evitando di prospettare insegnamenti precoci, quando
le strutture psichiche non sono idonee a percepirli o tardivi, con enormi sforzi
per risultati mediocri.
Teoria dell’Attivazione

Teoria dell’attivazione: (arousal): contrariamente alle precedenti teorie che


individuano come base del comportamento motivato la necessità assoluta di
ridurre uno stato di “tensione” determinato dal bisogno, questa teoria ritiene
che il valore motivante di uno stimolo non sia assoluto ma dipenda dal livello
di attivazione dell’organismo (arousal).

Gli studi sulla deprivazione sensoriale, infatti, dimostrano che in mancanza di


stimoli provenienti dall’esterno, l’attenzione del soggetto si incentra sugli
stimoli interni e propriocettivi, fino a dare vita, all’estremo, a fenomeni di tipo
allucinatorio.
Teoria dell’Attivazione

Un tale tipo di teoria ha dei risvolti pratici molto concreti, poiché postula che
di fronte a compiti di tipo complesso è conveniente mantenersi ad un livello di
attivazione non molto alto; al contrario, compiti semplici e di routine resistono
a livelli di ansia molto alti.

La semplicità dell’equazione è complicata dal fatto che non tutti gli individui
hanno un livello di eccitabilità e reattività ansiosa uguale.

Inoltre bisogna considerare la soggettività della valutazione della


semplicità/complessità del compito.
Motivazione Cognitiva

Motivazioni cognitive: le motivazioni esaminate finora sono di tipo basico,


elementare, istintivo (respirare,mangiare, bere, ecc,). Sono chiamate primarie
sia perché sono essenziali per la sopravvivenza fisica dell’individuo e della
specie, sia perché compaiono per prime nel corso dello sviluppo.
Particolarmente importanti per l’uomo sono però le motivazioni secondarie,
comparse più tardi nel corso dello sviluppo ontogenetico e filogenetico e non
direttamente collegate alla sopravvivenza fisica.
Motivazione

Una motivazione secondaria molto studiata è “l’attaccamento”, ossia il senso


di piacere/dispiacere legato al fatto di avere contatto/essere separato da un
altro individuo. Freud postulò che l’attaccamento del bambino piccolo nei
confronti dei genitori nasca dal fatto che costoro soddisfano i suoi bisogni
primari. Con la crescita e l’acquisizione dell’autonomia nella soddisfazione
dei propri bisogni, l’attaccamento si radica nel processo di identificazione con
i genitori.
Maslow

• Le ricerche di Harlow hanno, però, dimostrato che l’attaccamento, in alcuni casi,


si crea anche esclusivamente con chi, pur non soddisfacendo bisogni primari,
soddisfa un bisogno di sicurezza.
• Maslow ha proposto un modello di crescita motivazionale di tipo gerarchico:
o bisogno di trascendenza
o bisogni di realizzazione
o bisogno di riconoscimento
o bisogno di appartenenza
o bisogno di sicurezza
o bisogni fisiologici
Gerarchia Maslow

La relazione gerarchica fra questi tipi di bisogni fa sì che un bisogno non


soddisfatto a livello più basso blocchi l’energia dell’individuo a quella fase e
non lasci spazio a livello superiore.

-Anche questa teoria, per quanto più dinamica e meno meccanicista delle altre,
trova ampie dimostrazioni contrarie in molte vicende di vita reale.
Acquisizione del linguaggio
• L’acquisizione del linguaggio procede secondo una progressione regolare e
costante, indipendentemente dalla lingua parlata:
o Suoni (fin dalla nascita)
o Balbettio (dai 6 mesi di vita)
o Prime parole (dai 6 ai 12 mesi di vita)
o Prime frasi (dopo 1 anno di vita)
o Aumento della lunghezza, complessità, correttezza grammaticale (dai
2anni in poi)
o Struttura linguistica completa ed un vocabolario di circa 2000 parole
(5 anni)
Come si apprende a parlare

Fino a prima dell’avvento della psicolinguistica (anni ’50) e di Chomsky, la


psicologia si interessava poco del linguaggio; sostanzialmente lo considerava
un comportamento, appresso al pari di tutti gli altri comportamenti, attraverso
le interazioni con l’ambiente grazie a successivi rinforzi e punizioni.

Con Chomsky si afferma l’idea che esista una disposizione interna biologica
dell’uomo verso l’acquisizione linguistica.
Sviluppo del linguaggio

Attualmente si ritiene che lo sviluppo del linguaggio sia il prodotto di una


interazione tra le componenti biologico-maturative e gli stimoli ambientali.

I casi di bambini “selvaggi” sembrano provare che la componente biologica da


sola non è sufficiente a produrre una competenza linguistica.

La competenza linguistica ha svolto un ruolo così importante nell’evoluzione


della nostra specie da generare un ampio dibattito, ancora aperto, sui rapporti e
le reciproche interconnessioni tra pensiero e linguaggio.
Linguaggio

• Eloquio spontaneo
• Fluidità verbale
• Denominazione
• Comprensione e costruzioni di frasi
• Ripetizione
• Lettura
• Scrittura
L’organizzazione funzionale
del sistema linguistico

Secondo il modello classico, l’emisfero sinistro è specializzato nell’elaborazione


degli stimoli linguistici, mentre l’emisfero destro nell’elaborazione spaziale e
percettiva.

Lo sviluppo di metodi di neuroimmagine (fMRI, PET) ha affinato le conoscenze,


permettendo di “vedere” il funzionamento del cervello durante l’elaborazione di
stimoli linguistici.

Oggi sembra che le regioni coinvolte nel linguaggio siano molto più distribuite e
richiedano la collaborazione di entrambi gli emisferi.
L’organizzazione funzionale
del sistema linguistico

Le prime fonti di conoscenze sono stati gli studi su pazienti in cui delle lesioni
focali avevano alterato la funzione linguistica:

1861, Paul Broca: una lesione nella parte infero-posteriore del lobo frontale
inferiore sinistro (area di Broca) provoca un deficit di produzione
linguistica.

1875, Carl Wernicke: una lesione nella parte posteriore della corteccia
temporale (area di Wernicke) sinistra provoca un deficit di comprensione.
La comunicazione

• La comunicazione

(dal latino cum=con e munire=legare, costruire

communico= mettere in comune, far partecipe)

• È un processo essenziale per gli esseri umani e si configura come un


procedimento che permette loro di creare e mantenere una relazione
La Comunicazione
Si intende per comunicazione qualsiasi passaggio di informazione che si
verifica all’interno di un sistema indipendentemente dal mezzo che viene
usato per comunicare e dal fatto che i membri del sistema ne abbiano

CONSAPEVOLEZZA
La Comunicazione

NON SI PUO’ NON COMUNICARE

In una situazione di interazione, l’intero nostro comportamento ha valore di


messaggio, di comunicazione.

Per quanto ci si possa sforzare, nessuno di noi riuscirà mai a non comunicare.

Anche l’assenza di parole e l’inattività sono espressive.


La Comunicazione

Gli esseri umani comunicano sia con il:

-Il linguaggio verbale è indiscutibilmente il più efficace per esprimere contenuti,


idee complesse e astratte.

-Il linguaggio analogico si adatta meglio a definire la natura delle relazioni, ad


esprimere emozioni ed atteggiamenti profondi.
La Comunicazione

E’ importante sottolineare che i due livelli di comunicazione non sono


indipendenti tra di loro, anzi il livello di relazione qualifica il livello di
contenuto
Nel corso di una normale interazione, il disaccordo può situarsi ad ambedue i
livelli; notevoli difficoltà possono emergere se i due livelli vengono confusi.
La Comunicazione

• Se il messaggio del modulo numerico contraddice quello del modulo


analogico, solitamente prevale il messaggio analogico.

• Quando si verificano guasti nella relazione è frequente l’abbandono del


codice verbale e l’esclusivo utilizzo del codice analogico.

• Numerose ricerche di psicologia dell’età evolutiva dimostrano che a partire


dai due anni d’età, ogni essere umano è in grado di usare, decodificare e
combinare questi due modelli comunicativi, pur senza averne precisa
consapevolezza.
L’Intelligenza

• L'intelligenza è l'insieme di tutte le


funzioni psichiche/mentali che permettono ad un soggetto (individuo o
animale) di capire cose ed eventi, scoprendo le relazioni che intercorrono
tra di essi ed arrivando ad una conoscenza Concettuale e relazionale,
ovvero non percettiva o intuitiva.

09/02/22
Intelligenza

• In ambito umano, si ha un'intelligenza concettuale: la comprensione umana


non può essere infatti codificata ed espressa senza l'utilizzo di "parole" a cui
associare dei significati, ovvero senza l'uso di un linguaggio. La padronanza
di idiomi permette il ragionamento complesso.
Il ragionamento è il processo mentale di analisi per la determinazione delle
relazioni tra gli elementi.

09/02/22
L’intelligenza

 Si percepisce nella capacità di comprendere, adattarsi e fronteggiare con


successo nuove situazioni e può quindi essere concepita come una capacità di
adattamento all'ambiente.
L'intelligenza può essere vista anche come la capacità di attuare delle modalità
di gestione e elaborazione delle informazioni (possedute, in ricezione), dei
ricordi e dei dati percettivi, che facciano individuare i problemi presenti,
scongiurare problemi ulteriori o futuri e risolvere i problemi nuovi.
L'intelligenza pratica è la capacità di agire in modo appropriato alle situazioni.

09/02/22
Intelligenza

In ambito accademico una definizione universalmente condivisa di


intelligenza
non esiste ancora.
Vari studiosi di grande autorevolezza hanno provato a dare le loro
definizioni...
Intelligenza

• « Una generale funzione mentale che, tra l'altro, comporta la capacità di


ragionare, pianificare, risolvere problemi, pensare in maniera astratta,
comprendere idee complesse, apprendere rapidamente e apprendere
dall'esperienza Non riguarda solo l'apprendimento dai libri, un'abilità
accademica limitata, o l'astuzia nei test. Piuttosto, riflette una capacità più
ampia e
profonda di capire ciò che ci circonda – "afferrare" le cose, attribuirgli un
significato, o "scoprire" il da farsi»

09/02/22
Problem Solving

• Altre definizioni date sono: "la capacità di porre e di risolvere problemi


in modo nuovo, la capacità cognitiva generale che permette di reagire in
modo adeguato alle situazioni nuove, di apprendere utilizzando le
conoscenze già acquisite e di elaborare in modo astratto i dati percepiti”.

09/02/22
Problem Solving

• Il problem solving come processo risulta allora maggiormente contestualizzato,


cosa che aumenta il grado di successo nella risoluzione dei problemi, portando i
soggetti ad ottenere prestazioni più elevate.
Il pensiero logico contestualizzato, inoltre, porta a una misura più attendibile,
anche se meno generale dell'intelligenza.
• Il problem solving rappresenta l'approccio cognitivista allo studio
dell'intelligenza.
La definizione dell'intelligenza in termini di problem solving rappresenta il primo
passo compiuto dagli psicologi da una visione dell'intelligenza di tipo scolastico
a concetti più differenziati, come per esempio intelligenza fluida-cristallizzata (
Raymond Cattell), o intelligenza logica-creativa, e recentemente il concetti di
intelligenze multiple(Howard Gardner) e intelligenza emotiva (Daniel Goleman

09/02/22
Intelligenza

• Dal punto di vista storico risulta importante il contributo di


Wertheimer. Max Wertheimer (1965) distingue una intelligenza
logica, di tipo astratto, analitico, e una intelligenza creativa,
orientata alla sintesi e alla costruzione del nuovo.
La prima è orientata ai problemi convergenti, la seconda è orientata
alla soluzione di problemi divergenti

09/02/22
Inteligenza e Ambiente

• INTELLIGENZA E AMBIENTE
E’ fondamentale considerare la questione del rapporto tra l'intelligenza e
l’ambiente.
Non si può non considerare che la maggior parte dei test che valutano
l'intelligenza (come la WAIS-R) non sono "culture free" (cioè scevri
dall'effetto culturale) sebbene lo dichiarino. L'effetto culturale è dunque
importante nell'esito finale del test e, di conseguenza, influisce anche sulla
valutazione dell'intelligenza.

09/02/22
• La psicologia risolve la dialettica tra componenti innate e ambientali
nello sviluppo dell'intelligenza evidenziando come la componente
genetica sembra rappresentare una disponibilità, mentre la
componente educativa rappresenta un fattore di innesco per tradurre
un potenziale in una funzionalità effettiva.

09/02/22
• Per quanto riguarda l'avanzare dell'età, il rendimento su alcune scale del
WAIS tende a diminuire, mentre su altre rimane stabile o aumenta.
Le caratteristiche legate all'intelligenza fluida (acquisizione di nuovi
stimoli e autocorrezione) tendono a diminuire dopo i 60 anni, mentre
L'intelligenza cristallizzata (uso ottimale del proprio patrimonio di
strategie, conoscenze, competenze) aumenta in maniera

09/02/22
Studi differenziali sull-intelligenza

• Gli studi differenziali sull'intelligenza evidenziano una forte correlazione


tra QI di gemelli monovulari.
Altri studi mostrano come la presenza di alcune patologie psichiatriche,
come la depressione, influisca sulla performance al test d'intelligenza
WAIS-R: più è severa la patologia più la performance al test è deficitaria.
Il che non significa che chi soffre di depressione è meno intelligente di un
soggetto non affetto, ma ci suggerisce che, durante l'episodio depressivo,
le capacità intellettive sono altamente inficiate

09/02/22
La teoria delle intelligenze multiple

• L'efficacia del test tradizionale di misurazione del QI è stata con il tempo


fortemente ridimensionata.
Lo psicologo statunitense Howard Gardner distingue ben 9 tipi
fondamentali di intelligenza, localizzati in parti differenti del cervello, di
cui fa parte anche l'intelligenza logico-matematica (l'unica su cui era
basato l'originale test di misurazione del QI)

09/02/22
Intelligenze multiple

• Intelligenza Linguistica: è l'intelligenza legata alla capacità di utilizzare


un vocabolario chiaro ed efficace. Chi la possiede solitamente sa variare il
suo registro linguistico in base alle necessità ed ha la tendenza a riflettere
sul linguaggio. Propria dei linguisti e degli scrittori.
-Intelligenza Logico-Matematica: coinvolge sia l'emisfero cerebrale
sinistro, che ricorda i simboli matematici, che quello di destra, nel quale
vengono elaborati i concetti. È l'intelligenza che riguarda il ragionamento
deduttivo, la schematizzazione e le catene logiche. Comune nei
matematici e in generale in chi si occupa della scienza o delle sue
modalità applicative (ingegneria, tecnologia

09/02/22
Intelligenze multiple

• capacità di percepire forme e oggetti nello spazio. Chi la possiede,


normalmente, ha una sviluppata memoria per i dettagli ambientali e le
caratteristiche esteriori delle figure, sa orientarsi in luoghi intricati e
riconosce oggetti tridimensionali in base a schemi mentali piuttosto
complessi. Questa forma dell'intelligenza si manifesta essenzialmente
nella creazione di arti figurative.

09/02/22
Intelligenze multiple

• Intelligenza Corporeo Cinestesica -: coinvolge il cervelletto, i gangli


fondamentali, il talamo e vari altri punti del nostro cervello. Chi la
possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di coordinare
bene i movimenti. In generale si può riferire a chi fa un uso creativo del
corpo, come i ginnasti e i ballerini.
• Intelligenza Musicale: normalmente è localizzata nell'emisfero destro del
cervello, ma le persone con cultura musicale elaborano la melodia in
quello sinistro. È la capacità di riconoscere l'altezza dei suoni, le
costruzioni armoniche e contrappuntistiche. Chi ne è dotato solitamente
ha uno spiccato talento per l'uso di uno o più strumenti musicali, o per la
modulazione canora della propria voce.

09/02/22
Intelligenze multiple

• Intelligenza Interpersonale: coinvolge tutto il cervello, ma principalmente


i lobi pre-frontali. Riguarda la capacità di comprendere gli altri, le loro
esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli
e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Si può riscontrare
specificamente nei politici e negli psicologi, più genericamente in quanti
possiedono spiccata empatia e abilità di interazione sociale.

09/02/22
Intelligenze multiple

 Comprendere la propria individualità, di saperla inserire nel contesto sociale


per ottenere risultati migliori nella vita personale, e anche di sapersi
immedesimare in personalità diverse dalla propria. È considerata da Gardner
una "fase" speculare dell'intelligenza interpersonale, laddove quest'ultima
rappresenta la fase estrospettiva.
-Intelligenza Naturalistica: consiste nel saper individuare determinati oggetti
naturali, classificarli in un ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi.
Alcuni gruppi umani che vivono in uno stadio ancora "primitivo", come le
tribù aborigene di raccoglitori-cacciatori, mostrano una grande capacità nel
sapersi orientare nell'ambiente naturale riconoscendone anche i minimi
dettagli

09/02/22
Intelligenze multiple

• - Intelligenza Esistenziale o Teoretica: rappresenta la capacità di riflettere


consapevolmente sui grandi temi della speculazione teoretica, come la
natura dell'universo e la coscienza umana, e di ricavare da sofisticati
processi di astrazione delle categorie concettuali che possano essere
valide universalmente. Questo tipo di intelligenza è maggiormente
posseduta dai filosofi, e in una certa misura dai fisici. Sebbene queste
capacità siano più o meno innate negli individui, non sono statiche e
possono essere sviluppate mediante l'esercizio. Inoltre, esse possono
anche "decadere" con il tempo. Lo stesso Gardner ha poi menzionato il
fatto che classificare tutte le manifestazioni dell'intelligenza umana
sarebbe un compito troppo complesso, dal momento che ogni macro-
gruppo contiene vari sottotipi.

09/02/22

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