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SINDROME DI DOWN (SD) - legata alla presenza di cromosoma soprannumerario - sviluppo ritardato e caratterizzato da disarmonie nel profilo, produzione verbale
ridotta, capacità percettivo visive e linguistiche ridotte.
• Nelle forme più gravi: manifestazioni di tipo simil-autistico, chiusura relazionale, assenza di linguaggio, stereotipie.
• Nelle forme meno gravi, disturbi come ADHD, quadri di tipo ossessivo-compulsivo, disturbi d'ansia e depressivi.
SINDROME DI WILLIAMS (SW) - scarse capacità sintetiche film cronici, difficoltà nelle abilità non verbali e di percezione viso spaziale, eccessiva ansia e presenza di paure o
fobie. I soggetti sono descritti come grandi parlatori, socievoli, affettuosi e sensibili, azione per talento musicali e abilità nel riconoscere i volti e descriverli.
SINDROME DI MARTIN-BELL (DELL X FRAGILE) - iperattività, impulsività, difficoltà di attenzioni, comportamenti di tipo autistico e schizotipici.
SINDROME DI PRADER WILLI - ipotonia congenita associata a obesità e iperfagia: ossessioni e compulsioni, difficoltà di controllo degli impulsi, disordini affettivi e psicosi. I
problemi comportamentali aumentano con l’età.
SINDROME DI ANGELMANN - quadro clinico compromesse caratterizzata da deficit cognitivo grave, assenza di linguaggio, riso eccessivo immotivato, atassia, tremore agli
atti e postura particolare.deficit di attenzione e disturbi del sonno.
SINDROME DI RETT E DI WOLF-HIRSHHORN - assenza totale di linguaggio espressivo, riduzione delle abilità di comprensione.
EPILESSIA
“cogliere di sorpresa” - significato del termine in greco antico, disturbo neurologico cronico definito da crisi epilettiche non provocate da fattori scatenanti occasionali. Una sola crisi
non è definibile come epilessia.
VALUTAZIONE: necessita di essere integrata da un elettroencefalogramma EEG di veglia e sonno o monitoraggio prolungato per registrare e caratterizzare le crisi epilettiche.
Molti casi di epilessia riguardano l'età evolutiva a causa della ridotta soglia critica del cervello in fase di maturazione, cioè della sua predisposizione a generare crisi
epilettiche che si riduce poi con la maturazione completa cerebrale.
CAUSE:
Struttura Fattori Cause infettive: le crisi siano il sintomo Cause metaboliche: nelle malattie neurologiche le crisi sono la Cause autoimmuni: le crisi Eziologia sconosciuta:
li (causa genetici, principale di un disturbo derivato da infezione conseguenza di un disturbo noto del metabolismo cellulare che determina sono il risultato di un processo sono molti i pazienti per i
fisica non ereditari note: tubercolosi, HIV e malaria cerebrale una alterazione della fisiologia e dell’eccitabilità del tessuto cerebrale infiammatorio del SNC quali la causa non è nota
spesso cause appartenenti alle diverse categorie menzionate possono coesistere in uno stesso individuo.
Il cervello è composto da miliardi di cellule nervose che comunicano tra di loro. L’improvvisa ed eccessiva attivita di gruppi di neuroni che sovverte la normale funzione delle
cellule nervose può risultare in un transitorio, breve cambiamento nel comportamento e nello stato fisiologico della persona, che configura quella che viene definita crisi epilettica.
Il tipo di crisi dipende dall’area del cervello da cui l’episodio ha esordito e dalle aree che coinvolge in base alla sua diffusione dal punto di insorgenza.Si ha questa
suddivisione:
• Crisi convulsive (contrazione più o meno ritmica di distretti muscolari) e non convulsive (con prevalente alterazione della coscienza)
• Crisi focali e generalizzate a seconda dell’ampiezza e della localizzazione dell’area del cervello coinvolta dall’anormale attività bioelettrica: focali quando l’improvvisa ed
eccessiva scarica neuronale coinvolge una parte settoriale del cervello, generalizzate quando è coinvolto l’intero cervello – manifestazioni focali possono diffondere e
generalizzare e si parla di crisi focali secondariamente generalizzate
TERAPIA: La maggior parte dei casi di epilessia può essere trattata farmacologicamente,
COMORBIDITA’: Le persone con epilessia tendono ad avere più frequentemente problemi fisici (fratture, lividi, lesioni conseguenti a convulsioni...) e tassi più elevati di difficolta
psicologica, tra cui ansia e depressione, problemi di apprendimento di variabile tipo e severità, difficoltà comportamentali e sociali. Le epilessie si riscontrano con frequenza
relativamente maggiore rispetto alla popolazione genarle, in bambini con altre patologie del neurosviluppo, inclusa la disabilità intellettiva e i disturbi dello spettro autistico.
Manifestazioni Parossistiche non epilettiche
- Parossistiche: improvvise e di breve durata
Ci sono alcuni eventi che possono essere osservati più comunemente e confusi con crisi epilettiche, quali:
- sincope (svenimento):
- spasmi affettivi: vengono quando in seguito a un pianto, provocato da cause che disturbano il bambino, il piccolo smette di respirare o manifesta apnea prolungata durante la
quale il viso diventa cianotico o pallido
- TIC
- Stereotipie o manierismi movimenti, posture o vocalizzazioni ripetitivi, semplici o complesse
- day dreaming (sognare ad occhi aperti) e la disattenzione.
- auto-gratificazione e auto-stimolazione (masturbazione), l’immaginazione eidetica (quella di bambini che portano alla mente immagini visive vivide con cui giocano e
interagiscono in modo immaginario), scoppi d’ira e reazioni di rabbia
- attacchi di panico o ansia,
- crisi non epilettiche (crisi psicogeniche non epilettiche)
- emicrania.
• EFFETTO DELLO STIGMA: che comporta la malattia– l’imprevedibilità della crisi genera pausa e ansia, senso di perdita di controllo del proprio corpo e della propria mente
che possono ridurre il rendimento scolastico. Più di altre malattie in età pediatrica, si associa a f bullismo che porta a isolamento sociale con esiti negativi sul piano psico-
sociale nel tempo.
1. L’epilessia a punte centro-temporali è la forma più frequente di epilessia del bimbo che si presenta in età scolare: si caratterizza per crisi focali localizzate in aree del cervello
che controllano il movimento del volto, prevalentemente della regione oromotoria. ORIGINE GENETICA.
2. epilessia assenza del bambino in cui il egli presenta crisi caratterizzate dall’improvvisa sospensione della coscienza, crisi di assenza, più volte al giorno della durata di pochi
secondi.
L’attività epilettica e le crisi interferiscono con i processi di sviluppo determinano rallentamento nell’acquisizione di tappe dello sviluppo neuropsichiatrico e molto
spesso anche regressione (deterioramento delle funzioni stesse).
• stato di male: stato che si verifica quando una crisi non si interrompe da sola o una serie di crisi si verificando senza che la persona si riprenda tra gli episodi
APPLICAZIONI DIDATTICHE: SUGGERIMENTI
- Per poter potenziare l’attenzione focale, utile evidenziare alcune parole chiave in modo da catturarne l’attenzione,
- modificare la modalità di insegnamento e fare delle pause inaspettate durante la lezione così da favorire il prolungamento dell’attenzione sostenuta.
- Per la memoria, facilitare l’immagazzinamento dell’info presentandola oralmente e visivamente in modo da non sovraccaricare un unico sistema percettivo,
- Riproporre più volte il materiale e promuovere l’apprendimento di significati piuttosto che di informazioni fattuali.
- Per le funzioni esecutive, utile scomporre un compito complesso in sotto-processi, fornire una guida visiva sui processi necessari per svolgere un determinato compito
INDICAZIONI EDUCATIVE LEGISLATIVE
Gli alunni con epilessia sono per diritto autorizzate da valersi di mezzi e strumenti compensativi.
DISTURBI NEUROMUSCOLARI
Colpiscono l'unità motoria, i motoneuroni (cellula nervosa del midollo spinale o del tronco-encefalico che trasmette il muscolo il comando di movimento) con il suo prolungamento
localizzato nel nervo periferico.si tratta di malattie croniche spesso progressive.
• DEFICIT MOTORIO -
• Sono disturbi multi sistemici con manifestazioni in altri organi come il SMN, L'APPARATO GASTROENTERICO, IL CUORE, LA PELLE E GLI ORGANI DI SENSO.
• Nessuna di queste malattie risulta guaribile. È necessaria una presa in carico valutativa precoce affinché i bambini affetti vivono meglio e più a lungo.
CLASSIFICAZIONE DELLE MALATTIE NEUROMUSCOLARI
Le malattie neuromuscolari si distinguono in forme geneticamente determinate e in forme acquisite.
Le forme Le distrofie muscolariprovocano una lenta, ma progressiva perdita di tessuto X-linked: La distrofia La forma congenita è caratterizzata La La distrofia
geneticamente muscolare scheletrico che viene sostituito gradualmente da tessuto adiposo/ mutazione su miotonica da una grave disabilità intellettiva, distrofia muscolare di
determinate fibroso, che si associa a una condizione generale di debolezza. Esistono molte uno dei geni di Steinert difficoltà respiratorie e nutrizionali miotonic Duchenne
forme di distrofia muscolare, che possono essere trasmesse con diverse del (DM1) alla nascita associate a diversi a (DMD) -decorso
modalità: autosomico dominante e autosomico recessiva cromosoma X aspetti malformativi infantile rapido e attivo.
Per adesso non esiste una cura, si somministrano farmaci corticosteroidi che intervengono su processi antinfiammatori, riducendo anche le reazioni immunitarie, ma sono palliative.
È possibile vedere un buon miglioramento della performance fisica se il trattamento farmacologico viene iniziato al momento o prima che i bambino raggiunga il plateau delle sue
capacità fisiche (condizione che tipicamente viene raggiunta verso i 4-6 anni).
PRESA IN CARICO RIABILITATIVA : Il terapista motorio è una figura di primaria importanza, fornisce esercizi di stretching per prevenire lo sviluppo di retrazioni e contratture.
Eventuali aiuti o protesi.
l’intervento deve essere precoce: è importante riconoscere già nel secondo anno di vita le situazioni di rischio e intervenire tempestivamente. In età precoce l’intervento deve essere indirizzato a sostenere lo
sviluppo delle competenze comunicative e relazionali del b. può evitare che attorno a esso si attivino circuiti interattivi disfunzionali (la madre che si deprime perché il b non la guarda) che peggiorano la
situazione
l’intervento deve essere intensivo: non può essere circoscritto nell’ambito delle ore di terapia ma deve estendersi a tutti i contesti in cui il b vive. In Italia, l’inserimento del b autistico nella scuola “di tutti” può,
con gli opportuni accorgimenti, garantire un intervento educativo intensivo
l’intervento deve coinvolgere i genitori: gli stessi vanno comunque sostenuti nella comprensione del disturbo del loro b, attivamente coinvolti nella terapia, ascoltati e curati per le reazioni depressive presenti
l’intervento deve essere non solo sul bambino ma anche sul contesto: questo intervento è particolarmente necessario nei casi di disturbi dello spettro dell’autismo che si manifestano in b intelligenti. In questi
casi è possibile che, per la loro ingenuità sociale, i ragazzi siano oggetto di vittimizzazione e bullismo o che la scuola rifiuti il loro inserimento sulla base dell’erronea interpretazione dei loro comportamenti.
DISTURBI DELL’UMORE
Alterazione dello stato affettivo in senso depressivo o eccitatorio con implicazioni complesse sui livelli di energia, ritmi circadiani e funzioni cognitive. l DSM-5 li suddivide in due grandi
categorie: Disturbi depressivi e Disturbi bipolari – la loro espressività clinica può mutare con il variare del livello di sviluppo, con una maggiore difficoltà diagnostica in infanzia e
adolescenza e una complessa diagnosi differenziale con altri disturbi.
CAUSE: insufficiente trasmissione monoaminergicica, potenziare farmacologicamente. Anomalie strutturali, neurochimiche e neuro funzionali nell'amigdala e l'ippocampo. Fattori
immunologici e infiammatori.
Le caratteristiche cliniche sono la presenza di umore depresso o irritabile e di una costante incapacita nel provare piacere in attività precedentemente piacevoli, associata ad
almeno quattro dei seguenti sintomi:
riduzione di appetito spesso con disturbo del sonno agitazione psicomotoria senso di affaticamento, sentimenti di difficolta nel pensieri di morte, ideazione
calo ponderale (più raramente (insonnia e più raramente (più raramente perdita di energia e indegnità, di concentrarsi suicidaria, tentativi di
aumento) ipersonnia) rallentamento) stancabilita colpa suicidio
Il Disturbo depressivo persistente: disturbo cronico caratterizzato da un umore stabilmente depresso o irritabile per almeno un anno senza intervalli liberi superiore a due
mesi. Almeno 2 dei sintomi precedenti sono stabilmente presenti per la maggior parte del tempo.
Generalmente è meno intenso del Disturbo depressivo maggiore, ma è cronico e pervasivo. La durata media può essere di 2-3 anni, con impatto sulla personalità in formazione
particolarmente intenso. La diagnosi può essere difficile nelle forme a esordio precoce dato che i sintomi sono condivisi con altre condizioni cliniche.
In adolescenza l’umore triste si associa a irritabilità, bassa autostima, sintomi vegetativi, ritiro sociale – spesso si presentano disturbo del comportamento e marcate difficoltà
scolastiche. Almeno la metà dei soggetti sperimenta anche un episodio più acuto, cioè un Disturbo depressivo maggiore, che si sovrappone al Disturbo depressivo persistente – ne
deriva una condizione clinica chiamata Depressione doppia, con maggiore gravità e compromissione funzionale.
I segni e i sintomi si esprimono in modo diverso a seconda delle diverse fasce di età:
eta prescolare le manifestazioni sono Intorno ai 6-7 anni la tendenza In età scolare aumenta la capacità dei bambini di verbalizzare il loro stato d’animo depressivo, con contenuti di
spesso non verbali: appaiono tristi o irritabili, all’evitamento sociale, lo scarso interesse bassa autostima, inferiorità rispetto ai coetanei, timori di perdita o abbandono e sensazione di essere poco amati o
rallentati e apatici, talvolta agitati e instabili nel gioco e lamentele somatiche rifiutati dagli altri. Può emergere un senso di noia o disinteresse per attività precedentemente interessanti.
DISTURBO BIPOLARE
Nel Disturbo bipolare (DB) prepuberale non si osserva una chiara episodicità del decorso, quanto oscillazioni nell’intensita dei sintomi.L’umore può essere euforico in modo
stabile e indipendente dal contesto, ciascun b può essere allegro o eccitato per possibili eventi, mentre nel ipomania questo stato affettivo è inappropriato al contesto e invalidante
(es. fare il clown in classe), e persistente se deriva da frustrazione. È importante verificare nei diversi contesti i diversi esempi di tali stati affettivi ed esplorare le situazioni attivanti.
Altri sintomi sono:
la megalomania e la Atteggiamenti mania è L'iper ridotta necessita di sonno Frequente la l’ip l’impulsivita – aratteristiche episodiche ben delineate, o
grandiosita, convinzioni apparentemente anti l'accelerazione che attivit che differisce dall' insonnia logorrea ers nelle forme più evidenziarsi come improvvise e acute
sulla propria superiorità sociali sono talvolta legati coinvolge il a dell’ansia o depressione concitata e il ess acute il verbalizzazioni depressive su una base di
sui genitori, compagni o alla convinzione di essere pensiero, motor perché non si associa a volume di uali discontrollo del ipereccitazione – possono essere presenti
altre autorità, intolleranza al di sopra delle regole e linguaggio e il ia stanchezza diurna voce elevato. ta comportament anergia, apatia, auto- svalutazione, pensieri
al limite o regoli della legge. comportamento o di morte riferiti a se stessi o ai familiari.
La diagnosi dei Disturbi dell’umore è sostanzialmente clinica e a suo supporto è opportuno l’utilizzo di strumenti diagnostici strutturati – tra questi sono disponibili questionari
autosomministrati o gestiti dal clinico, che forniscono un punteggio numerico con indicazione di un cut-off di patologia. Alcuni esempi sono il CDI (Child Depression Inventory) e il BDI
(Back Depression Inventory) per i disturbi depressivi e il MRS (Mania Rating Scale) per il disturbo bipolare.
Nelle forme più lievi di Disturbo bipolare caratterizzate da instabilità affettiva, impulsività, irritabilità, una diagnosi differenziale importante è quella con i Disturbi della
personalità in particolare con il Disturbo borderline.
TRATTAMENTO: La diagnosi di depressione implica un piano di trattamento. Quando i sintomi sono lievi o non compromettono troppo il funzionamento globale possiamo far fronte
alla spinta depressiva con un adeguato monitoraggio medico e psicologico. Un intervento psicoeducativo (che include un adeguata spiegazione dei sintomi del loro significato) e
un breve intervento di sostegno empatico, possono determinare in queste forme più lievi un miglioramento in almeno 1/5 dei casi. Quando la depressione lieve non risponde dopo 3/4
settimane o è di entità̀ moderata o grave, non sono presenti elementi positivi di supporti interni ed esterni al soggetto e c'è una vulnerabilità̀ genetica per disturbi dell'umore è
necessario un trattamento più specifico. Fondamentale è l'educazione ad una corretta igiene del sonno, a un regolare esercizio fisico, una dieta equilibrata con escluse di
alcolici e sostanze di abuso.
DISTURBI D’ANSIA
Caratterizzati da ansia e paura. Ansia: risposte emotive anticipatoria rispetto a minacce future o percepite come tali. Paura: risposta emotiva una minaccia reale imminente..Nel
DSM-5, si ha la distinzione dei disturbi d’ansia in varie forme:
Disturbo d’ansia da Mutismo selettivo, non è intenzionale o vendicativo mai una Fobia Disturbo Disturbo di Disturbo d’ansia Disturbo d’ansia Disturbo d’ansia da
separazione manifestazione d'ansia di difficoltà a gestire le emozioni specifica d’ansia sociale panico generalizzata indotto da sostanze condizione medica.
CAUSE: jenny, ambiente. L'ansia rappresenta una situazione psicofisica e coinvolge complessi meccanismi e diversi circuiti neuronali con conseguenti manifestazioni psichiche e
somatiche.
Attraverso gli studi di neuroimaging sono state identificate diverse zone responsabili di tale sintomatologia, tra cui le più importanti risultano essere talamo e amigdala.
- Il talamo fa arrivare informazioni derivate da sistemi sensoriali esterocettivi, fino a varie strutture cerebrali come l’amigdala, la corteccia entorinale, la corteccia orbito-frontale e il
giro del cingolo.
- L’amigdala acquisisce ed esprime la paura condizionata, con collegamento tra sistemi recettoriali esterocettivi e le relative aree corticali. Questo avviene tramite due vie: una
breve, automatica e involontaria, e una lunga, con processazione dello stimolo da parte della corteccia.
Inoltre, l’amigdala ha connessioni reciproche con strutture corticali e limbiche, implicate nella risposta emozionale, cognitiva, automatica ed endocrina allo stress.
COMORBIDITA’: disturbi dell’umore, ADHD malattie cardiovascolari, respiratorie e emicranie.
• Fondamentale nei Disturbi d’ansia nei bambini è riconoscere l’ansia normale da quella patologica. Con le interviste cliniche possiamo identificare lo specifico disturbo d’ansia
e la presenza di disturbi associati – le interviste più usate sono: K SADS-PL, DICA-R, DISC, ISC – utile somministrare le interviste sia ai genitori che ai bambini.Abbiamo a
disposizione anche le rating scales: utili per quantificare il disturbo d’ansia e per monitorare l’andamento clinico e la risposta ai trattamenti, ma non sufficienti per effettuare
diagnosi.
Secondo un approccio bio-psico-sociale della salute, la Developmental Psychopathology (DP) è il paradigma che consente maggiore flessibilità nel contesto della consulenza
evolutiva. Un contributo alla DP è la teoria dell’attaccamento di Bowlby, secondo cui gli aspetti relazionali nella diade genitore-bambino sono determinanti per il successivo
sviluppo.Nei bambini ansiosi si ha maggiormente un attaccamento insicuro-ambivalente, come esito di una figura di attaccamento imprevedibile – per questo i bambini per esercitare
controllo sulla madre, manifestano fobie, ansia da separazione, disturbi psicosomatici o disturbi della condotta. Se i sintomi dell’ansia non vengono trattati si possono avere
effetti negativi a lungo termine sullo sviluppo sociale ed emotivo.
• L’ansia è costrutto multidimensionale, con componenti fisiologiche, comportamentali e cognitive. Tra i sintomi comportamentali si osservano condotte di evitamento e fuga. Tra i
sintomi fisiologici riscontriamo sudorazione, tensione addominale, rossore in viso, tremori agli arti, tachicardia e disturbi gastrointestinali.A livello cognitivo si possono avere alcuni
pensieri disfunzionali.
PRESA IN CARICO RIABILITATIVA
Intervento psicoterapico, O farmacologico nei casi più invalidanti. Nei casi in cui il malessere determina limitazioni, l'uso di farmaci può costituire un aiuto transitorio con la
psicoterapia. I farmaci però possono creare dipendenza si tende quindi a usare quelli che agiscono sulla sera tonina e risultano efficaci nel lavoro a lungo termine. Obiettivo è quello
di contrastare distorsioni cognitive e fornire strategie di copying adattive.
un iniziale intervento psicoeducativo in cui il un training di l'identificazion riduzione delle distorsioni cognitive esposizione attraverso la quale prevenzio
terapeuta spiega al bambino e ai suoi genitori l’ansia riconoscimento e e delle attraverso modalità di coping positive e un verranno sperimentate le strategie ne dalle
e le relazioni che intercorrono tra pensieri, emozioni e gestione delle emozioni distorsioni dialogo interno che miri alla riduzione emotive e cognitive apprese ricadute
comportamenti cognitive dell'ansia
Il protocollo di trattamento cognitivo-comportamentale Cool kids program (trattamento evidence- based) è basato sull’acquisizione di competenze, che insegna ai
bambini e ai loro genitori come gestire meglio l'ansia.
INDICAZIONI EDUCATIVE: .Una tecnica efficace ed apprezzata dagli alunni è l'appello dell’emozioni: si chiede di esprimere con un numero da uno a 10 il valore del
proprio umore corrispondente al momento.
programmi di intervento evidence-based ispirati alle terapie della THIRD WAVE influenzati dai concetti della Mindfulness (capacità di porre attenzione in modo intenzionale e non giudicante nel momento
presente) consiste nell’insegnamento a porre attenzione a eventi esterni e interni nel momento presente senza dover perseguire un risultato, e con l’introduzione del valore della “gratitudine”.
DISTURBI ALIMENTARI
I Disturbi alimentari sono un gruppo eterogeneo di disturbi accomunati da un persistente disturbo delle condotte alimentari, ovvero di quei comportamenti connessi
all’alimentazione, che determina un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggia significativamente la salute fisica e/o il funzionamento prosociale del soggetto.
Nella quinta revisione del DESM confluiscono sotto il termine “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione” (D-NA) otto categorie diagnostiche:
Pica; (mangiare persistente Disturbo di Anoressi Disturbo evitante/ Disturbo da Disturbo della nutrizione e della Disturbo della nutrizione e della
di alimenti non nutritivi <2 ruminazione; a restrittivo dell’assunzione alimentazione alimentazione senza altra specificazione. alimentazione con altra specificazione;
anni) nervosa; di cibo; incontrollata;
L’eziopatogenesi dell’AN è multifattoriale: interazione tra aspetti genetici, psicologici individuali e ambientali (fattori macrosociali – modelli estetici, abitudini dietetiche e microsociali relazioni familiari, gruppo
dei pari).
In accordo con il DESM-5, un paziente è affetto da AN se soddisfa i seguenti tre criteri:
1. restrizione nell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo basso rispetto a quanto previsto in base a età, sesso, altezza.
2. intensa paura di aumentare di peso che interferisce con l’incremento ponderale che persiste anche in presenza di un peso significativamente basso;
3. alterazione del modo in cui viene vissuto il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza di questi sui livelli di autostima, oppure persistente
mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
Il DESM-5 distingue inoltre due sottotipi:
• con restrizioni, se durante gli ultimi tre mesi l’individuo non ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione; in questo sottotipo la perdita di peso è ottenuta
attraverso dieta, digiuno e/o l’attività fisica eccessiva;
• con abbuffate/condotte di eliminazione, se durante gli ultimi tre mesi l’individuo ha presentato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione (vomito indotto, uso
inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
Le complicanze mediche dell’AN comprendono alterazioni a carico di numerosi organi e apparati e dipendono dalla fase di malattia:
- prime fasi: vertigini, cefalea, facile affaticamento, sincope,
- nei pazienti con un disturbo cronico si assiste ad una serie di riadattamenti dei vari organi finalizzati al risparmio energetico. In età evolutiva può determinare un arresto
della crescita, con mancato sviluppo puberale; reversibili con il recupero ponderale. Ne bambini e negli adolescenti la malnutrizione interferisce sullo sviluppo cognitivo e sul
rimodellamento cerebrale, caratteristici dell’età evolutiva, con il rischio di danni permanenti.
Il profilo neuropsicologico dei pazienti con AN evidenzia dei deficit significativi nelle FE, nella memoria e nelle abilità visuo- spaziali.
È stato dimostrato che i due sottogruppi dell’AN (restrittiva e con abbuffate/condotte di eliminazione) possano avere profili neuropsicologici diversi. Infatti:
• nel primo prevale uno stile cognitivo riflessivo,
• nel secondo ve ne è uno di tipo impulsivo (come nella bulimia).
La sintomatologia, che riguarda in particolar modo il rapporto dell’adolescente con il proprio corpo, si rivela una sorta di compromesso tra le spinte evolutive dell’autonomia, tipiche
dell’adolescenza, e le difficoltà insite nella riorganizzazione delle modalità di relazione caratteristiche delle ultime fasi dell’infanzia.
- Se da un lato i sintomi dell’AN sembrano poter soddisfare il bisogno di indipendenza dell’adolescente, dall’altro contribuiscono alla formazione di una nuova forma di
dipendenza in grado di risaldare il senso di sicurezza; nella letteratura di matrice psicodinamica, ritroviamo spesso l’interpretazione dei sintomi alimentari come espressione di
un bisogno di dipendenza dalle figure genitoriali non adeguatamente risolto e, dunque, come un fallimento del “secondo processo di separazione-individuazione”.
Le diverse forme di DA condividono un medesimo “nucleo psicopatologico”, caratterizzato da un’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso e da un intenso
bisogno di porli sotto il proprio controllo costante; gli adolescenti con DA presentano una valutazione di sé centrata principalmente o quasi solo sul peso, sulla forma del proprio corpo
e sulla propria capacità di controllarli. Tutte le rappresentazioni percettivo-affettivo-cognitive del corpo umano sono state incluse in due concetti:
1. lo schema corporeo, che comprende le rappresentazioni percettive,
2. e l’immagine corporea, che invece comprende quella di tipo affettivo-cognitivo - il quadro mentale che creiamo del nostro corpo al di là delle esperienze percettive concrete;
rappresenta quindi il modo in cui il corpo appare a noi stessi. È fortemente legata al mondo emotivo dell’individuo, alle relazioni con le figure significative del mondo esterno e alla
storia personale di ciascuno, non è una rappresentazione fissa e immutabile, ma evolve e modifica costantemente nel corso della vita.
L’adolescente che vive un disagio corporeo espresso attraverso uno dei sintomi cardine dell’AN, la dismorfofobia (fobia che si basa su una visione distorta del proprio
corpo, causata da un’eccessiva preoccupazione della propria immagine corporea), non soffre per il proprio corpo o per come è fatto, ma soffre “il proprio corpo” e la sua
condizione.
Da alcuni studi risulta che il rischio di assumere condotte alimentari disfunzionali è incrementato dalla percezione di una scarsa coesione familiare, un bassa espressività di pensieri e
sentimenti, un’inefficace organizzazione familiare e una scarsa indipendenza tra i membri.
In base alle due principali “Linee Guida”, quelle inglesi e quelle americane, il trattamento dei DA dovrebbe comprendere interventi mirati su più livelli:
• un livello psico-biologico individuale, comprendente il controllo internistico periodico e la riabilitazione nutrizionale;
• un livello psichiatrico, comprendente la gestione della terapia farmacologica per il DA e per le comorbidità;
• un livello psicologico individuale e relazionale, comprendente interventi psicoterapeutici sia individuali che familiari;
• un livello psico-educativo/riabilitativo, comprendente terapie in gruppo e terapia occupazionale.
Gli obiettivi minimi cui un intervento dovrebbe mirare sono:
• il ripristino di uno stato nutrizionale sano;
• l’interruzione delle condotte compensatorie;
• l’educazione psico-nutrizionale a condotte alimentari sane;
• l’identificazione e la gestione degli aspetti psicologici e relazionali del disturbo;
• l’identificazione e il trattamento delle condizioni di comorbidità.
iLa formulazione di un piano di riabilitazione nutrizionale prevede la scelta tra diverse strategie di intervento, tra le quali quella sicuramente più usata e considerata di maggiore
efficacia è quella dell’alimentazione assistita;
sessioni di pasto in cui l’adolescente è affiancato dal nutrizionista o dal personale infermieristico, utile in particolare a favorire nell’adolescente lo sviluppo di una maggiore consapevolezza del disturbo e delle
difficoltà che ne conseguono. Qualora l’adolescente non risulti in grado di alimentarsi autonomamente, può rivelarsi necessario il ricorso all’alimentazione enterale via sondino nasogastrico, che ha come unico
scopo quello di garantire il recupero ponderale.
Gli obiettivi della riabilitazione nutrizionale per i pazienti sottopeso sono quello del recupero dello stato di malnutrizione, normalizzazione delle abitudini alimentari e delle
percezioni di fame e sazietà. L’intervento ha la necessità di essere supportato dal lavoro psicologico individuale e familiare, che viene svolto in contemporanea.
Sin dalle prime fasi della presa in carico, è opportuno avviare un lavoro psicologico con l’adolescente in grado di supportarlo durante le fasi della riabilitazione, attraverso strumenti
specifici che vanno dall’intervento psico-educazionale alla vera e propria psicoterapia individuale. OBIETTIVI:
• capire e cooperare con la riabilitazione nutrizionale e fisica;
• capire e cambiare i comportamenti e gli atteggiamenti disfunzionali legati al disturbo alimentare;
• migliorare il funzionamento psicologico, interpersonale e sociale;
• trattare la comorbidità psicopatologica e i conflitti psicologici che rafforzano o mantengono i comportamenti del disturbo alimentare.
Accanto all’intervento con la psicoterapia, risulta utile anche un intervento di tipo psico- educazionale: è necessario modificare la scarsa motivazione al trattamento cercando
di ingaggiare il paziente con un atteggiamento empatico, e non giudicante, e informandolo sulle conseguenze psicobiologiche della denutrizione. È importante spigare al paziente che
molti dei sintomi fisici (intolleranza al freddo e disturbi del sonno) e psicologici (irritabilità, ossessività e isolamento sociale) che lamenta sono la conseguenza del calo ponderale e
sono reversibili con un suo recupero.