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PROCESSO INFERMIERISTICO
Il processo infermieristico è una serie di fasi ed azioni pianificate che mirano a soddisfare i bisogni
e risolvere i problemi degli individui.
Alla base del processo infermieristico troviamo la metodologia utilizzata nel problem solving, un
processo logico e sistematico per risolvere i problemi.
 
PROBLEM SOLVING: stile di indagine e scoperta; complesso delle attività umane finalizzate alla
soluzione di problemi nell’ambito delle discipline scientifiche.
 
CI SONO CINQUE FASI FONDAMENTALI NEL PROCESSO DEL PROBLEM SOLVING:
1. definire il problema
2. diagnosticare l'entità e le cause del problema;
3. formulare strategie o piani alternativi per risolverlo;
4. decidere e programmare operativamente le strategie più desiderabili;
5. valutare il successo delle strategie utilizzate.
Il processo infermieristico acquisisce la metodologia del problem solving come metodo abituale
anche se non esclusivo di risoluzione dei problemi assistenziali, operando due sostanziali
modifiche:
 i problemi da risolvere non sono ipotetici e decisi dall’infermiere, ma reali ed evidenziati
dalla raccolta dati che inizia con il processo.
 le soluzioni proposte non sono tutte equivalenti, ma vengono privilegiate quelle che
risultano più attendibili e convalidate dalla letteratura oltre che dalla soluzione del
momento.
Per concludere possiamo quindi affermare che il processo infermieristico è una serie definita di
azioni, eseguita per raggiungere gli obiettivi dell’assistenza infermieristica, mantenere il
benessere e/o fornire la necessaria e qualificata assistenza in base alla situazione, per consentire
all’utente di recuperare il proprio benessere o contribuire alla sua qualità di vita.
 
Il processo di nursing è costituito da cinque fasi:

PRIMA FASE: ACCERTAMENTO


L’accertamento consiste nella raccolta e classificazione dei dati e conduce alla fase successiva che è
la formulazione della diagnosi.
Ha lo scopo di identificare reali o potenziali problemi di salute dell’utente, che l’infermiere dovrà
essere in grado di affrontare.
La raccolta e la classificazione dei dati sono guidate dai concetti fondamentali della disciplina
infermieristica e sono finalizzate ad ottenere informazioni relative al paziente, considerando i fattori
fisici, psicologici, socioculturali ed emotivi che possono influenzare il suo stato di salute.
L’accertamento serve inoltre a indagare il grado di autonomia dell’individuo nel soddisfacimento
del bisogno, al fine di poter esprimere un giudizio infermieristico clinico e pianificare così azioni
che siano di sostegno, guida, compensazione o sostituzione.
La raccolta dei dati avviene durante ogni interazione tra infermiere e paziente e tramite la
consultazione delle altre fonti disponibili.
I dati dell’accertamento devono essere raccolti e ordinati in modo da prevenire l’omissione di
informazioni utili per la formulazione della fase successiva del processo di nursing e cioè la
diagnosi.
Per organizzare i dati si possono usare dei modelli di riferimento.
Uno dei più importanti è quello di Gordon.
Gordon propone che l’infermiere ripartisca i dati raccolti in 11 diverse aree e poi le valuti per
determinare se l’area o il modello sia funzionale o non funzionale per un particolare utente.
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La struttura dei modelli funzionali di Gordon ha carattere olistico e si applica alla persona in
considerazione del fatto che le entità distinte vanno ricollegate all’unicità e complessità della
persona.
 
I MODELLI FUNZIONALI (FISIOLOGICI) SPECIFICATI DA GORDON INCLUDONO:
1. percezione e gestione della salute
2. nutrizione e metabolismo
3. eliminazione
4. attività e esercizio fisico
5. riposo e sonno
6. cognitivo e percettivo
7. sessualità e riproduzione
8. ruolo e relazioni
9. percezione e concetto di sé
10. adattamento e tolleranza allo stress
11. valori e convinzioni
  
1. Percezione e gestione della salute
La nostra raccolta dati intende quindi verificare:
 lo stato di salute e di benessere percepito dalla persona
 il comportamento generale nei confronti della salute (come gestisce la salute)
 stato di salute in rapporto alla formulazione di piani per il futuro
  
2. Nutrizione e metabolismo 
La nostra raccolta dati intende quindi verificare:
 consumo di alimenti e bevande in relazione al fabbisogno metabolico
 tipi, quantità e preferenze di alimenti e di bevande
 lesioni cutanee e capacità di cicatrizzazione
 indicatori dello strato nutrizionale (quali le condizioni dei capelli, cute e unghie).
  
3. Eliminazione 
La nostra raccolta dati intende verificare:
 modelli di funzione escretoria
 abitudini e mezzi che la persona adotta
  
4. Attività ed esercizio fisico 
La nostra raccolta dati intende verificare:
 esercizio fisico, attività fisiche, tempo libero
 attività di vita quotidiana
 sport
 fattori che interferiscono con l’attività fisica
  
5. Riposo e sonno
La nostra raccolta dati intende verificare:
 modello di sonno, riposo e rilassamento
 percezione della quantità e qualità del proprio riposo
 aiuti e problemi relativi al sonno
  
6. Cognitivo e percettivo
La nostra raccolta dati intende verificare:
 adeguatezza delle funzioni sensoriali
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 percezione e trattamento del dolore


 capacità funzionali nell’ambito cognitivo
  
7. Sessualità e riproduzione
La nostra raccolta dati intende verificare:
 soddisfazione o disturbi nel campo della sessualità
 fase relativa alla riproduzione (pubertà, menopausa, ecc.)
 modello riproduttivo (desiderio di avere figli, uso di contraccettivi, ecc.)
  
8. Ruolo e relazioni
La nostra raccolta dati intende verificare:
 impegni di ruolo (famigliari, professionali, sociali)
 percezione delle proprie responsabilità
 
9. Percezione e concetto di sé
La raccolta dati intende verificare:
 atteggiamenti verso sé stessi
 percezione delle proprie capacità
 immagine corporea, identità, modello emozionale generale
 modello di postura e di linguaggio
 
10. Adattamento e tolleranza allo stress
La raccolta dati intende verificare:
 modo generale di affrontare le situazioni e sua efficacia
 capacità percepita di gestire le situazioni
 capacità e risorse personali su cui poter sempre contare
  
11. Valori e convinzioni
La raccolta dati intende verificare:
 valori, scopi, credenze che guidano le scelte
 conflitti relativi allo stato di salute
  
I metodi usati per la raccolta dati sono:
a. l’osservazione 
b. il colloquio-intervista 
c. l’esame fisico 
d. la visione della documentazione clinica
  
OSSERVAZIONE
 Dal dizionario: “guardare o esaminare con attenzione, considerare con cura, rilevare”
 L’osservazione infermieristica assume un significato più ampio di quello comune in quanto
prevede l’utilizzo di tutti i sensi, di tutte la abilità e conoscenze.
L’infermiere osserva i pazienti in modo specifico, ricorrendo alle sue conoscenze sull’assistenza
infermieristica, alla valutazione fisica, alle scienze di base e sociali, alla fisiopatologia.
Le abilità intellettuali e decisionali sono necessarie quando si tratta di stabilire quali dati servono
per una valutazione completa.
Ciò che l’infermiere che osserva deve possedere è:
o un’adeguata conoscenza dell’anatomia e della fisiologia del corpo umano, delle principali
alterazioni, del modo in cui esse si manifestano, del comportamento e delle influenze
ambientali sulla salute
o un interesse sincero per la persona o il gruppo che osserva
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o molta attenzione, che permette di cogliere il maggior numero di particolari


o la capacità di evitare, per quanto possibile, che l’osservazione venga alterata da distorsioni
e pregiudizi
o una pratica regolare e sistematica dell’osservazione stessa
  
Quando si osserva?
Sicuramente durante il primo contatto Infermiere/paziente poiché l’osservazione iniziale è
fondamentale per la raccolta dati finalizzata all’individuazione dei problemi e alla pianificazione
assistenziale. L’osservazione deve essere sistematica per poter individuare ogni modificazione dei
bisogni che impongono una rivalutazione del piano con conseguente ripianificazione.
 
Metodi dell’osservazione
 osservazione mediante la vista
 osservazione mediante l’udito
 osservazione mediante il tatto
 osservazione mediante l’odorato
 Come appare il paziente dal punto di vista fisico, emotivo e relazionale osservandone la
comunicazione non verbale.
  
IL COLLOQUIO-INTERVISTA
L’osservazione viene completata con il colloquio; per questo l’infermiere deve essere un
comunicatore efficace, capace di condurre con successo un colloquio-intervista, il cui scopo è
quello di ottenere informazioni sui bisogni fondamentali per il paziente.
 
Il colloquio può essere:
o formalizzato quando richiede un percorso indagativo chiaro e preciso; per esempio le
domande vengono poste basandosi su una scheda.
o Guidato quando comporta un atteggiamento di invito, per cui il paziente viene invitato a
esprimersi su argomenti proposti dall’interlocutore
o Libero, quando prende la forma e la sostanza di una conversazione spontanea ma non per
questo meno terapeutica.
 Affinché il colloquio sia efficace, l’infermiere deve creare un clima di accoglienza e di
riservatezza.

Alcune accortezze:
 sedere vicino al paziente può aiutarlo a parlare delle sue difficoltà o di argomenti dolorosi
 sedere quietamente riduce le distrazioni che possono disturbare
 mantenere un contatto con gli occhi lo aiuta a sentire che l’infermiere è attento a ciò che egli
dice.
 
Esame fisico
Si tratta di un metodo di raccolta sistematico, che utilizza i sensi per indagare i problemi di salute;
vi sono quattro tecniche:
·        Ispezione
·        Palpazione
·        Percussione
·        auscultazione
  
DOCUMENTAZIONE CLINICA
La consultazione di altre fonti d’informazione è un ulteriore modo di verificare la validità di ciò che
abbiamo appreso sul paziente e al contempo approfondirlo.
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Molte notizie possono essere tratte da cartelle cliniche e/o infermieristiche contribuendo alla
formazione di un quadro generale sulla situazione clinica (precedenti malattie, ricoveri, funzioni e
disfunzioni) e personale del paziente. La documentazione clinica passata e presente è utile per
completare l’accertamento in quanto può rilevare dati non espressi dal paziente stesso o non
raccolti.
I test di laboratorio e le procedure diagnostiche chiariscono, completano e verificano i risultati
emersi dall’intervista e dall’esame fisico.

DIAGNOSI INFERMIERISTICA
La diagnosi infermieristica è la seconda fase del processo infermieristico; ma che cosa vuol dire
DIAGNOSI?
Per definizione, la diagnosi è l’accurato studio critico di qualcosa allo scopo di determinarne la
natura.
Nel marzo del 1990, nel corso della nona conferenza della North American Nursing Diagnosis
Association (NANDA), l’assemblea generale ha approvato una definizione ufficiale della diagnosi
infermieristica:       
La Diagnosi Infermieristica è un giudizio clinico riguardante le risposte della persona, della
famiglia o della comunità a problemi di salute/processi vitali attuali o potenziali.
La Diagnosi Infermieristica costituisce la base sulla quale scegliere gli interventi infermieristici
volti a raggiungere dei risultati di cui l’infermiere è responsabile. 
La diagnosi infermieristica è un’affermazione che descrive uno specifico tipo di problema o di
risposta identificato dall’infermiere. Essa non va usata per designare tutti i problemi che
l’infermiere può riconoscere, perché questo non metterebbe in risalto l’unicità del ruolo
infermieristico: occorre quindi distinguerla dal problema collaborativo. 
La diagnosi infermieristica esprime il giudizio professionale sulle condizioni del paziente, sulle sue
risposte ai trattamenti ricevuti e sulle necessità di assistenza infermieristica.
È tappa fondamentale per procedere al piano di assistenza…muove, in sostanza, tutto il processo
assistenziale.
Tutto ciò che abbiamo raccolto dall’osservazione, dal colloquio, dall’esame fisico, dalla visione
della documentazione clinica, deve essere organizzato ed interpretato per identificare la capacità del
paziente di far fronte ai bisogni di salute.
Identificare i bisogni che il paziente esprime nel tentativo di adattarsi agli effetti della malattia vuol
dire “considerare” quale tipo di assistenza è necessaria per accrescere e sviluppare il più possibile le
sue abilità per superare lo stato negativo della malattia.
Fare diagnosi infermieristica vuol dire descrivere le risposte, i segni, i sintomi che indicano un
effettivo o potenziale (rischio) problema di salute e identificare le cure più appropriate per
risolverlo.
La formulazione della diagnosi infermieristica è il logico ampliamento della raccolta dati relativi
all’accertamento. Durante l’accertamento avete posto ogni domanda relativa all’anamnesi, svolto
ogni esame tecnico riguardante le condizioni fisiche, preso in considerazione ogni risultato dei test
di laboratorio ed effettuato un’osservazione attenta e perspicace sulle condizioni generali
individuali…
Attraverso:
·        Analisi dei dati
·        Interpretazione dei dati raccolti
·        Individuazione del problema
·        Formulazione degli obiettivi
È possibile diagnosticare il problema o i problemi, reale o di rischio che permettono al
professionista infermiere di pianificare l’assistenza infermieristica volta alla risoluzione del
problema medesimo. 
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Utile a questo scopo è procedere alla stesura di una lista di problemi da comporre seguendo ad uno
ad uno i modelli funzionali di salute proposti dalla Gordon. I problemi devono essere poi ordinati in
modo prioritario per poter sviluppare le diagnosi infermieristiche operative per la pianificazione
assistenziale. 
TIPOLOGIA, STRUTTURA E SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE DELLE DIAGNOSI INFERMIERISTICHE.
Varie sono le tipologie di diagnosi infermieristiche identificate; il NANDA ci propone tre modelli
di diagnosi.
 Attuali o reali: Rappresentano una condizione convalidata clinicamente. 
 Rischio o rischio elevato: Consistono nel giudizio clinico secondo il quale una persona, una
famiglia o una comunità è vulnerabile nei confronti di un certo problema
 Benessere: Consistono in un giudizio clinico riguardante una persona, una famiglia o una
comunità in transizione da un livello specifico di benessere ad un livello superiore.
Riguardano quindi le diagnosi relative alla promozione della salute. Devono in questo caso
essere presenti due elementi:
a) il desiderio di un maggior livello di benessere
b) la presenza di una condizione o funzione efficace, cioè di potenzialità personali e
ambientali per migliorare la situazione.

Come scriviamo una diagnosi infermieristica?


La struttura della diagnosi infermieristica si compone di quattro elementi utili essenzialmente per
l’adozione di un linguaggio infermieristico condiviso. Per questo motivo useremo una terminologia
specifica per diagnosticare in modo infermieristico. Gli elementi componenti sono:
1. Titolo: deve “qualificare” la tipologia del problema; esprime quindi se la nostra diagnosi
esamina un problema di “inefficacia”, “alterazione” o “deficit” in sostituzione di termini
troppo soggettivi come “scarso” o “inappropriato” …
2. Definizione: ci permette di esprimere in modo chiaro e preciso il significato della diagnosi,
contribuendo così a differenziarle da quelle che le assomigliano.
3. Caratteristiche definenti: sono l’equivalente dei segni e dei sintomi soggettivi ed oggettivi
presenti in relazione ad una determinata diagnosi. 
Si dividono in
 maggiori o principali, definite come indicatori critici presenti nell’80-100% dei casi
 minori o secondarie definite come indicatori di supporto (forniscono prove di sostegno per le
diagnosi, ma possono non essere presenti) presenti nel 50-70% delle situazioni. 
4. Fattori correlati:  sono in pratica le cause, i fattori eziologici che determinano una certa
situazione; si possono raggruppare in quattro categorie:
 fisiopatologici (biologici o psichici)
 situazionali (ambientali, sociali, personali)
 fasi maturative (legati all’età)
 trattamenti (terapie, interventi) 
Queste componenti da utilizzarsi per la descrizione di una diagnosi rappresentano il percorso
mentale con cui dobbiamo procedere per mettere a fuoco i reali bisogni del nostro utente.
L’uso della terminologia caratteristiche definenti e fattori correlati al posto di segni e sintomi e di
eziologia è dovuta alla volontà di trovare un linguaggio specifico ma diverso da quello medico.
 
ESEMPIO 1 
Titolo: Liberazione inefficace delle vie aeree 
Correlata a: 
-         secrezione eccessive o dense
-         immobilità
-         effetto sedativo dei farmaci
-         dolore        
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 Che si manifesta con: 


-         tosse inefficace o assente
-         incapacità di espellere efficacemente le secrezioni
 
 
Esempio 2 
Titolo: Deficit della cura di sé (alimentarsi)
Correlata a: 
-         mancanza di coordinamento
-         dispositivi esterni
-         affaticamento e dolore
-         diminuita capacità motoria o visiva e debolezza muscolare
-         stato comatoso
Che si manifesta con: 
-         incapacità di tagliare alimenti o di aprire le confezioni
-         incapacità di portare il cibo alla bocca 
 
Andiamo più nel dettaglio: 
Esempio illustrante le componenti di una diagnosi infermieristica reale, in questo caso la
diagnosi Compromissione della mobilità:
Definizione
Compromissione della mobilità: lo stato nel quale una persona ha, o rischia di avere, una
limitazione del movimento, senza tuttavia essere immobile. 
Caratteristiche definenti
Maggiori (80-100%)
Compromissione dell’abilità di muoversi con uno scopo nell’ambiente, ad esempio mobilità nel
letto, trasferimenti, deambulazione
Limitazioni dell’escursione articolare 
Minori (50-70%)
Restrizione imposta dal movimento
Riluttanza a muoversi 
 
Fattori correlati
Fisiopatologici, cioè correlati a riduzione della forza e della resistenza per :
Ø      alterazioni neuromuscolari (paralisi, deficit sensoriali, malattie del sistema nervoso)
Ø      alterazioni muscolo scheletriche (fratture)
Ø      edema (aumento del liquido sinoviale) 
Trattamenti, correlato ad apparecchiature esterne (gesso, infusione endovenosa), protesi, stampelle,
deambulatore
Situazionali
Correlati ad:
Ø      affaticamento
Ø      motivazione
Ø      dolore
 Fasi maturative
Ø      bambino
Ø      anziano
  
Per la descrizione delle diagnosi di rischio o di rischio elevato i fattori correlati coincidono con i
fattori di rischio, cioè la situazione che accentua la vulnerabilità della persona o del gruppo.
Nel titolo deve comparire sempre il termine “Rischio di…”
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Esempio1 
Titolo: Rischio elevato di compromissione dell’integrità cutanea 
Correlato a: 
Immobilità 
Secondario a: 
Dolore
 
Esempio 2
Titolo: Rischio elevato di infezione
Correlato a: 
Incisione chirurgica
Difficoltà di cicatrizzazione
 Secondario a: 
Diabete mellito
 
A proposito delle diagnosi di benessere, ricordiamo  che queste diagnosi sono legate alla
promozione della salute per cui parleremo di condizioni di attuale benessere che mira ad uno stato
di ulteriore accrescimento.
Sono situazioni in cui l’individuo in salute stabile cerca di modificare le proprie abitudini al fine di
raggiungere un livello di salute più elevato.
 
Problemi collaborativi
 L’infermiere non opera da solo, spesso la gestione dei problemi di salute degli utenti lo chiama a
collaborare in regime di multidisciplinarietà, cioè con altri gruppi professionali. Pertanto, vi sono
situazioni cliniche, non descrivibili con diagnosi infermieristiche, ma che richiedono comunque
interventi assistenziali di natura infermieristica.
 L’infermiere, durante la sua raccolta dati, identifica situazioni cliniche che deve affrontare:
In veste di operatore prescrittore (autonomo)
E in veste di collaboratore con altre professioni (in collaborazione)
Dalla prima situazione, in veste autonoma, scaturiscono le Diagnosi infermieristiche, dalla seconda
situazione invece si evidenziano quelli che vengono denominati Problemi Collaborativi.

Come distinguere le diagnosi infermieristiche dai problemi collaborativi?


Sia le diagnosi, sia i problemi collaborativi richiedono la messa in atto del processo infermieristico
in tutte le sue fasi, tuttavia l’approccio richiesto all’infermiere è diverso nei due casi.
Si parla di problemi collaborativi a proposito di certe complicazioni che gli infermieri controllano
per individuarne la comparsa o una modificazione. Gli infermieri gestiscono i problemi
collaborativi con interventi di prescrizione medica o infermieristica volti a ridurre al minimo le
complicazioni di determinati interventi.
Va precisato che si tratta di certe complicazioni poiché non tutte quelle che si possono verificare
sono da considerare problemi collaborativi. Se l’infermiere, infatti, è in grado di prevenire la
complicazione, o di stabilirne il trattamento principale, allora il problema è una diagnosi
infermieristica.
 
L’infermiere può prevenire:
Ø      Lesioni da compressione
Ø      Tromboflebite
Ø      Rischio di caduta accidentale
Ø      Aspirazione
 
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L’infermiere può trattare:


Ø      Lesioni da compressione
Ø      Problemi di deglutizione
Ø      Tosse inefficace
 
L’infermiere non può prevenire:
Ø      Emorragia
  
I problemi collaborativi rappresentano situazioni delle quali l’infermiere è responsabile perché ne
riconosce l’insorgenza e, in misura variabile collabora alla loro gestione. La gestione dei problemi
collaborativi ha per oggetto il monitoraggio dell’insorgenza o della modificazione di complicazioni
e la risposta ad essi con interventi di prescrizione medica e infermieristica.
L’infermiere assume delle decisioni autonome in relazione sia ai problemi collaborativi che alle
diagnosi infermieristiche. La differenza è che per quanto riguarda queste ultime, gli compete la
prescrizione del trattamento finalizzato a conseguire il risultato atteso; per ciò che concerne il
problema collaborativo invece la prescrizione è sia infermieristica che medica.
Tutti i problemi collaborativi vengono denominati complicazioni potenziali e l’obiettivo
infermieristico è inteso come una riduzione della gravità di certi fattori o eventi.
Per concludere, l’infermiere identifica un problema collaborativo quando sussistono certe situazioni
che aumentano la vulnerabilità del paziente alle complicazioni, oppure quando ne è già affetto:
esempio, il paziente fumatore che manifesta una tosse insistente da tempo.
 Ø      Complicazione potenziale: edema polmonare
Ø      Complicazione potenziale: sanguinamento gastrointestinale
Ø      Complicazione potenziale: parto pretermine
 
Nella fase della diagnosi infermieristica, l’infermiere deve formulare anche quali sono gli obiettivi
da perseguire per poter così procedere alla fase successiva della pianificazione.
 
Cosa sono gli obiettivi?
Sono delle misure che si utilizzano per valutare i progressi dell’utente (risultati) e/o le prestazioni
infermieristiche.
Devono essere espressi in modo chiaro con termini osservabili, misurabili, reali, comportamentali e
temporali. Sono realistici quando si basano sui dati dell’utente.
Possono essere a:
Ø      Breve termine: si intendono quegli obiettivi il cui raggiungimento è atteso come evento
fondamentale nel percorso e proteso al raggiungimento di un obiettivo a lungo termine.
Ø      Lungo termine: si intende un obiettivo il cui raggiungimento è atteso nell’arco di settimane o
mesi. 
Esempio
Smettere di fumare: La risoluzione della tosse in un paziente fumatore è a breve termine, a lungo
termine è la prevenzione di patologie a carico dell’apparato respiratorio. 

Oggi risulta più difficile formulare obiettivi a lungo termine per i pazienti ricoverati in quanto i
tempi di degenza sono sempre più ridotti; gli infermieri di corsia spesso si pongono solo obiettivi a
breve termine.

Gli obiettivi devono inoltre essere concordati con il paziente ogni volta che questo sia possibile;
l’adesione dell’utente è indispensabile in quanto il raggiungimento dell’obiettivo finale lo coinvolge
in prima persona. L’infermiere può rendere partecipe anche la famiglia e stabilire obiettivi
immediati o a lungo termine. Questo perché spesso sono i familiari a continuare il programma
infermieristico una volta che il paziente viene dimesso. 
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Gli obiettivi servono per:


1.      La soluzione del problema
2.      Evidenziare un progresso verso la soluzione del problema
3.      Evidenziare un progresso verso un migliore stato di salute
4.      Mantenere buone condizioni di salute e di funzionalità

TERZA FASE: PIANIFICAZIONE


Tutta la fase progettuale del processo infermieristico, l’accertamento, la diagnosi e l’identificazione
degli obiettivi, culmina nell’espressione massima che è la formulazione di un piano d’assistenza
infermieristica. Nel piano d’assistenza l’infermiere pianifica tutte le sue attività professionali che
mirano a: 
Ø      Monitoraggio
Ø      Prevenzione                                           
Ø      Riduzione o eliminazione dei problemi stessi

Qual è l’obiettivo della pianificazione?


Obiettivo della pianificazione infermieristica dell’assistenza è l’uso migliore delle
risorse disponibili al fine di aiutare la persona a raggiungere i risultati attesi.
E’ inoltre un metodo per comunicare all’intera equipe quale assistenza infermieristica il nostro
utente richiede. 

La pianificazione prevede due momenti: 


1.      Definizione di una diagnosi o di un gruppo di diagnosi e dei problemi collaborativi con
conseguente organizzazione in base alle priorità d’intervento. 
Alle diagnosi e ai problemi collaborativi vanno assegnate delle priorità d’intervento per cui
parliamo di: 
Ø      Alta priorità sia per le diagnosi infermieristiche che per i problemi collaborativi quando
occorre una gestione immediata onde evitare il crearsi di situazioni che influiscono
negativamente sullo stato del paziente.
Ø      A media e bassa priorità quando possono essere rimandate ad un momento successivo senza
che questo comprometta lo stato funzionale del paziente. 
Esempio: il paziente cade a terra in seguito ad uno stato di ipoglicemia, riportando una ferita al capo
come conseguenza del trauma.
La priorità assistenziale è data dalla risoluzione del quadro di ipoglicemia e solo con il ripristino
delle condizioni normali, viene suturata e medicata la ferita. 

2.      Identificazione e prescrizione degli interventi infermieristici volti al contenimento o


risoluzione dei problemi di salute. 
Gli interventi infermieristici sono azioni il cui scopo è assistere il paziente ad affrontare con
successo i problemi e a raggiungere dei risultati positivi in termini di benessere.
Introduco a questo proposito il concetto di “prestazione infermieristica” inteso come un: 
“sistema di decisioni tecnico-gestionali costituito da un insieme di azioni fisiche e/o verbali e/o
mentali, pianificato autonomamente dall’infermiere per rispondere ad un bisogno specifico di aiuto
espresso dall’assistito”.
La risposta ad un bisogno specifico di aiuto è: l’AZIONE COMPENSATORIA di assistenza.      
Gli interventi infermieristici che costituiscono le “prestazioni infermieristiche” sono classificati a
seconda del grado di responsabilità decisionale e possono essere:
1. AUTONOMI: quando sono attuati sulla base delle diagnosi infermieristiche e non richiedono
la prescrizione medica come
 L’insegnamento e l’educazione
  L’assistenza psicologica
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 L’igiene personale
 Il riposizionamento
 L’aiuto nella deambulazione
 L’alimentazione 
2. DIPENDENTI: quando fanno riferimento a problemi che cadono sotto la responsabilità del
medico, quindi della diagnosi medica:
 Somministrazione di farmaci
 Sostituzione delle medicazioni
 Prelievi di sangue
 Somministrazione di infusioni venose 
3. INTERDIPENDENTI: quando vengono effettuati in collaborazione con altri membri
dell’equipe sanitaria come.
 Collaborare ad un programma educativo per un gruppo di pazienti; in questo caso gli
interventi permettono all’infermiere di coordinare attività in modo da utilizzare le
conoscenze di altri professionisti a beneficio del paziente.
 

QUARTA FASE: ATTUAZIONE


In pratica nella quarta fase del processo infermieristico si realizza concretamente l’assistenza
infermieristica. Cioè nella fase di attuazione l’infermiere mette in atto le abilità necessarie per far
fronte alle diagnosi infermieristiche del paziente e per risolvere i bisogni di salute del paziente.
L’esecuzione richiede alcuni (o tutti) dei seguenti interventi:
 Accertare e controllare (ad esempio, registrare i parametri vitali)
 Svolgere interventi terapeutici
 Rendere il paziente più sereno ed aiutarlo nelle attività della vita quotidiana (ad esempio,
riposizionarsi)
 Assicurare le funzioni respiratorie
 Assicurare l’alimentazione e l’idratazione
 Assicurare l’eliminazione intestinale ed urinaria
 Assicurare l’igiene e il confort
 Assicurare la funzione cardiocircolatoria
 Assicurare un ambiente terapeutico e sicuro
 Fornire un appoggio emotivo
 Insegnare e consigliare
  Indirizzare il paziente ad istituzioni e servizi appropriati
 
Durante l’attuazione, l’infermiere non si esime:
 Dal riproporre una nuova valutazione come verifica in itinere se gli interventi
programmati rimangono appropriati.
 Dal revisionare e modificare il piano d’assistenza (il piano non è statico e muta con il
variare delle condizioni del paziente)
 Cercare aiuto, stabilendo se è necessario l’intervento di altri membri dell’equipe o di
altre informazioni

QUINTA FASE: VALUTAZIONE


Durante questa fase del processo infermieristico viene accertata l’efficacia del piano di assistenza
rispondendo a queste domande che devono sorgere spontanee:
 Come è progredito il paziente in termini di obiettivi stabiliti nel piano?
 Il paziente ha nuove necessità?
 Il piano di assistenza richiede di essere revisionato?
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Quindi metto in evidenza se l’obiettivo è stato raggiunto, se è stato raggiunto solo parzialmente, se
non è stato raggiunto, se sono sorti altri problemi o sono state formulate altre diagnosi
infermieristiche.
L’analisi costante del nostro piano di assistenza, attraverso la valutazione promuove un meccanismo
di feedback permettendoci, in un clima di assoluta circolarità ed elasticità, di modificare obiettivi,
interventi e rivalutare costantemente.
 
Queste, le domande, da ripetersi all’infinito:
 Le condizioni del paziente sono migliorate, peggiorate o stazionarie?
 Le diagnosi infermieristiche erano accurate?
 Le necessità del paziente sono state soddisfatte?
 paziente ha raggiunto l’obiettivo documentato nel piano di assistenza?
 Quali interventi infermieristici dovrei correggere o interrompere?
 Dovrei rivedere le priorità dei miei interventi? 

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